sabato 8 maggio 2010

Lgbt Omofobia Transfobia, I toscani e la maratona contro l’omofobia


Barack Obama ha recentemente firmato una legge che definisce un “delitto federale qualsiasi attacco contro una persona solo per il suo orientamento sessuale o la sua identità sessuale”. Al contrario il nostro Parlamento è riuscito a far decadere, per motivi di incostituzionalità, la proposta di legge sulla quale l’onorevole Paola Concia del Pd aveva lavorato per più di un anno. Questa proposta consisteva semplicemente in una estensione della cosiddetta “Legge Mancino”, che già prevede un’aggravante per i reati motivati da odio razziale, etnico, nazionale e religioso.

La proposta di Paola Concia tendeva soltanto ad aggiungere a questi, i casi in cui il motivo d’odio è fondato sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere. Ovviamente la legge Mancino, già in vigore da anni, aveva positivamente superato il vaglio di costituzionalità, quindi si capisce bene come l’incostituzionalità di cui è stata tacciata la proposta Concia, sia stata solo una presa di posizione ideologica e strumentale. E questo è gravissimo. Perchè la cronaca riporta ormai, quasi quotidianamente, incresciosi accadimenti a danno di persone omossessuali, spesso giovani, che hanno la sola “colpa” di essersi scambiati in pubblico una innocente effusione o di essere usciti da un locale gay. L’attuale maggioranza, in compagnia dell’Udc, ha ritenuto di non far passare una legge, ormai presente in quasi tutti gli stati europei, che avrebbe offerto alle vittime di queste aggressioni una maggiore tutela legislativa. Il motivo? Si è detto che, con l’estensione della Legge Mancino, sarebbe stata perseguibile qualsiasi manifestazione di pensiero contraria ai cittadini omosessuali e/o ai loro diritti. Verrebbe da chiedersi perchè la stessa obiezione non sia stata sollevata nei confronti delle altre categorie tutelate dalla legge Mancino. Credo si possa ben capire quanti pregiudizi regnino ancora incontrastati persino all’interno del nostro Parlamento.

Un paese che voglia definirsi civile deve ritenere un proprio dovere lottare contro qualsiasi forma di razzismo, indipendentemente da chi ne sia vittima. Il 18 gennaio 2006 il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione che invita tutti gli stati membri a condannare con forza ogni discriminazione fondata sull’orientamento sessuale ed a legiferare in tal senso. Quando sarà possibile che queste autorevoli indicazioni trovino attuazione anche in Italia? Per rispondere a questa carenza legislativa è stata proposta dai tavoli Lgbt nazionali, del PD e di Sinistra e Libertà, una maratona del buon governo. E’ stato cioè proposto ai Consigli Comunali, Provinciali e Regionali di mettere all’ordine del giorno e quindi approvare una mozione che impegni città, province e regioni a condannare fermamente ogni discriminazione a danno dei cittadini Lgbt e soprattutto ad adoperarsi per sensibilizzare i propri cittadini, le scuole, gli ambienti lavorativi affinché si combattano questi deprecabili episodi con i giusti strumenti.

Anche per illustrare i risultati di questa campagna politica Il 15 maggio, a Follonica (GR) si svolgerà un’iniziativa dal titolo “Basta Omofobia”, alla quale parteciperanno don Franco Barbero e Pasquale Quaranta, per presentare il libro “Omosessualità e Vangelo”; Ivan Scalfarotto, vicepresidente del Pd, che illustrerà le recenti decisioni della Corte Costituzionale in merito alle ordinanze provenienti da quattro coppie omosessuali, che si sono rivolte alla Consulta dopo che non hanno ottenuto dal proprio Comune di residenza la possibilità di procedere alle pubblicazioni matrimoniali; Anna Paola Concia, deputata del Pd, che presenterà alle istituzioni presenti ed alla cittadinanza i dettagli della Maratona contro l’Omofobia, che prevede l’approvazione di una mozione da parte delle istituzioni, come ha fatto il Consiglio Comunale di Follonica di recente; Giuliano Gasparotti, giurista e coordinatore della Segreteria del Pd di Firenze, che illustrerà lo stato dei diritti Lgbt nel nostro paese in raffronto alla situazione legislativa degli Stati esteri.

Nel frattempo, sul blog bastaomofobia.worpdress.com, sarà comunque visibile in tempo reale lo stato dei lavori (e qui il testo della lettera inviata alle istituzioni). Con questa iniziativa, cui tutti sono invitati a partecipare e con questa campagna politica, Cambia l’Italia (l’area politico culturale nata intorno all’ex candidato segretario Ignazio Marino) ed il Partito Democratico intendono dare il proprio contributo volto a fare della nostra Toscana, e della nostra Italia, una terra che sempre di più si distingue per civiltà, libertà e giustizia.
fonte cambialitalia

Amore: Donne gli errori da evitare su internet


Noi donne siamo sempre in cerca del principe azzurro anche quando ci convinciamo che stiamo benissimo da sole, in fondo speriamo sempre che qualcuno ci travolga, ci sorprenda e ci ami davvero, no? Nell’era moderna per trovare l’amore anche internet è un posto per conoscere persone nuove, per innamorarsi e per deludersi purtroppo, la prima cosa da fare è tenere gli occhi ben aperti per evitare le fregature, almeno quelle facilmente evitabili, poi il passo successivo è non commettere i soliti errori, noi donne siamo bravissime a fare autogoal.

Ecco alcuni errori che noi donne dobbiamo evitare di fare:

*Pretendere di essere uniche, nella rete come nella vita, il concetto di unicità non esiste, siamo donne come le altre fino a quando lui non si innamora perdutamente di noi, quindi non fate “le uniche” della situazione, rischiate pure di sembrare antipatiche.
* Gli uomini amano essere provocati e amano provocare, ma non fate cose che non vi appartengono, se cercate l’amore e non un’avventura, siate voi stesse, comportatevi normalmente. Se lui cerca una “bambolina” da guardare in cam è bene che capisca sin da subito che deve rivolgersi altrove.
* Non mentite, non toglietevi chili, non inventate passioni che non esistono, non fate finta di essere libere e free se poi sistematicamente ci restate male!
* Non aspettatevi niente, su internet i legami sono abbastanza labili, tutto sembra perfetto ed idilliaco i primi tempi ma non dimenticatevi che la vita reale è quella da vivere, la chat, facebook ecc sono solo una piccola parte.
* Non pensate di conoscere l’uomo di turno da come si descrive, le persone si conoscono con il tempo, guardando come si comportano, come reagiscono, cosa fanno, come gesticolano, come mangiano la pasta e l’insalata, per conoscere una persona serve la vita vera, quindi prima di 10 appuntamenti (dal vivo, non online) potete aspettarvi di tutto.
* Non innamoratevi di quest’uomo perfetto fatto apposta per voi, ma che il fato non ha voluto ancora farvi incontrare, se pensate che possa essere quello giusto, è bene mettere i piedi per terra, uscirci e frequentarlo, prima che la situazione vi scoppi in mano e voi vi ritrovate innamorate di qualcosa che non esiste.
fonte pourfemme

Transfobia, Usa: trans aggredito in un campus, proteste delle comunità gay


L’aggressione contro uno studente transgender in un campus universitario californiano ha scatenato le proteste della comunità gay e della stessa università. Lo riferisce il sito EdgeBoston. L’episodio si è verificato lo scorso 15 aprile nell’Ateneo California State-Long Beach campus: un uomo ha chiamato lo studente di 27 anni per nome dall’interno di un bagno. Quindi lo ha aggredito, sollevandogli la maglietta e incidendo sul petto le lettere “It” con un oggetto appuntito.

“Mi reputo fortunato, sono vivo”, ha detto lo studente che ha preferito rimanere anonimo: “Ho paura, quella persona è ancora a piede libero”. Il giovane è un attivista per i diritti degli omosessuali, e forse per questa ragione il suo aggressore ne conosceva il nome. La vicenda è emersa il 23 aprile, grazie ad un articolo pubblicato dal giornale del campus, Long Beach Post.

Il lunedì successivo l’Università ha diramato una nota fornendo i dettagli dell’episodio e liquidandolo come “un caso isolato”. La polizia ha un identikit dell’aggressore e sta cercando l’uomo. L’episodio ha scatenato le proteste della Lgbt e di molti studenti: questa sera è in programma una manifestazione contro la violenza.

Gli organizzatori puntano l’indice contro l’Università: “Qualificandolo come isolato, cercano di non avere alcuna responsabilità. Ma tutti sappiamo che non è la prima volta che si verificano cose simili”, ha detto Nicoal Renee Sheen, una delle organizzatrici della marcia.
fonte blitzquotidiano

Libri, Sapphire autrice bisessuale di "Precious" contro Madonna


C’è stato un momento in cui i libri venivano pubblicati prima del film che da quelle pagine veniva estratto. Oggi non è più così tanto che in Italia “Precious” è stato pubblicato da Fandango solo dopo che la pellicola omonima è riuscita ad aggiudicarsi due Oscar (per la miglior attrice non protagonista, Mo’Nique, e la sceneggiatura non originale).

Proprio in seguito alla pubblicazione, in Italia, del libro Vanity Fair ha intervistato l’autrice: Sapphire. Femminista, politicamente impegnata, dichiaratamente bisessuale, afroamericana. E non giovane (il prossimo compleanno spegnerà 60 candeline).

Se una come lei è riuscita ad emergere solo dopo il tocco magico di Oprah Winfrey, decisiva durante la campagna elettorale di Barack Obama, allora la comunità GLBTQ dovrebbe iniziare a ragionare seriamente sui propri limiti. Probabilmente anche per gli omosessuali vale la stessa teoria elargita in più occasioni sulle donne, nemiche le une delle altre.

Sapphire a Vanity Fair ha spiegato perché non ha venduto i diritti del proprio libro a Madonna, intenzionata a produrre il film prima Oprah.

“A chiunque negli anni mi aveva chiesto la stessa cosa, ho sempre risposto: “Voglio vedere quello che hai fatto fino ad oggi”. Precious è una storia che ha a che fare con questioni come la razza, la povertà, l’essere donna, l’obesità, l’analfabetismo.

Gli afroamericani che si vedono nei film di Madonna sono giovani ballerini. Niente di male, va bene per lei, ma non va bene per me. Tutto qui”.
fonte queerblog

venerdì 7 maggio 2010

Lgbt "Certi Diritti" sfida il divieto del Gay Pride a Vilnius: "Noi ci saremo"


Si doveva tenere sabato 8 maggio uno dei primi Gay Pride che ogni anno si celebrano nel mondo, a Vilnius, in Lituania. Ma proprio ieri è arrivato lo stop da parte delle autorità: la manifestazione è stata vietata! Il tribunale amministrativo ha dato ragione al procuratore generale Raimondas Petrauskas che aveva mosso un’istanza contro quel raduno. Dicono che la preoccupazione maggiore sarebbe l’arrivo di persone da Estonia e Lettonia. La parata dell’8 maggio avrebbe dovuto svolgersi all’interno di un evento di cinque giorni interamente dedicato al tema dei diritti degli omosessuali e lgbt, evento che sta provocando non poche polemiche nel Paese, a maggioranza cattolica.

“Abbiamo ragione di credere – si legge nell’istanza – che lo Stato non sarà in grado di fornire una adeguata protezione ai partecipanti”

Ma si sa come vanno le cose in quella parte del mondo dove le minoranze sessuali sono ancora viste con disprezzo e poco protette dalle autorità. A sfidare il divieto si sono detti pronti alcuni membri di “Certi Diritti” che per voce di Ottavio Marzocchi, responsabile per le questioni europee, e di Joaquin Nogueroles Garcia, membro spagnolo dell’Associazione dichiarano:

“Nonostante la sospensione dell’autorizzazione per il Pride Baltico di Vilnius previsto per l’8 maggio, decisa ieri da un Tribunale amministrativo su istanza del Procuratore Generale e sulla base di presunti rischi di turbativa dell’ordine pubblico, i militanti di Certi Diritti manifesteranno a Vilnius per la libertà di espressione, d’assemblea, di manifestazione e per l’uguaglianza e la lotta alle discriminazioni. L’Associazione Radicale Certi Diritti esporrà anche cartelloni favorevoli al matrimonio gay in Lituania, Italia ed in Europa, atto potenzialmente punito dalla contestata “legge sulla protezione dei minori dalle informazioni nocive”, che ricomprende anche la promozione di informazioni pubbliche favorevoli ad un concetto di famiglia diverso da quello (eterosessuale) previsto dalla Costituzione lituana”.
fonte queerblog

Transessualità, Luxuria? Casablanca o no, è già una donna.


Non importa più se Vladimir Luxuria si sia operata a Casablanca o no. Non importa più che lo dica o non lo dica, non importa più che abbia scelto una clinica di Trieste o di Teheran per liberarsi per sempre di Vladimiro Guadagno

Non importa più se sia Vladimiro o Vladimir o addirittura Vladi. Luxuria è diventata una donna nel migliore dei modi: a suon di vita. E le si vede in tutto il corpo. Bella, magrissima, in pace. Invidia gli occhi delle donne incinte, perché brillano e attendono. Ma non si rende conto, Vladi, del fatto che i suoi, oggi, non hanno nulla da invidiare, incinta com’è della nuova se stessa.

Sere fà, davanti a Maria Latella (Canale Lei ore 22.35) a Scusi, lei è favorevole o contrario? spiegava perché preferiva non spiegare del suo viaggio nella patria del cambio di sesso «non voglio influenzare nessuno con le mie scelte. Perché quello è un viaggio senza ritorno». E concludeva che la sua vita non è mai ferma, mai in una fase sola e raccontava dell’amore per sua madre e del libro che sta scrivendo «La madre promessa» e di quello che non potrà essere mai. E poi ha raccontava dell’unica volta che madre si è sentita persino lei.

Qualche anno fa, in Mozambico dove è andata con una missione per portare i soldi vinti all’Isola dei famosi «e forse è il tuo cervello che cerca di concentrarsi su una cosa sola, perché diversamente non potrebbe reggere tutto ciò che vede. Ma c’era questo bambino che mi parlava e gliel’ho visto negli occhi che avrebbe voluto venire via con me. E l’ho guardato diventare sempre più piccolo nello specchietto retrovisore della jeep su cui mi stavo allontanando» e, davvero, anche i più scettici glielo avrebbero dato quel piccino di cui parlava e che aveva scelto lei per attaccarsi alla vita. E poi ha detto quello che nessuna transgender ha mai detto, finalmente: «Quando sento le mie sovraesposte “colleghe” che in tv si vantano di quanto guadagnano e del fatto che gli uomini vanno tutti con loro perché ormai le donne non si truccano più... beh, mi cascano i siliconi».

È una «spietata sensuale» Vladimir, secondo l’arbitrarissima collocazione del geniale psicologo della trasmissione, Massimo Cirri. E lei la accetta volentieri quella definizione. Ma solo se per «sensualità» s’intende «una che usa tutti e cinque i sensi». Per ascoltare, annusare, gustare... Se serve a spiegare una che va avanti a colpi di vita, insomma.
fonte Il Giornale

Libri "Il corpo delle donne" di Zanardo Lorella


Da anni le donne italiane tacciono. Per fortuna non l’autrice de “Il corpo delle donne”. Lei si è ribellata alla dittatura dei media usando per il suo documentario di denuncia le stesse immagini televisive che quotidianamente offendono la dignità femminile. “Perché le donne italiane continuano a sopportare una televisione che le umilia profondamente?” chiede Lorella Zanardo. “Perché le donne hanno silenziosamente introiettato il presunto modello maschile di bellezza e perché le donne italiane accettano di lavorare più di tutte le donne europee?” Attraverso i commenti che le lettrici del blog www.ilcorpodelledonne.com le inviano, Lorella Zanardo intuisce che il silenzio delle donne è solo nella sfera pubblica, mentre nell’ambito privato sono in atto cambiamenti profondi che la società e la politica non sono in grado di riconoscere. Dice Lorella Zanardo: “Se con il documentario mi ero proposta di lavorare sulla consapevolezza delle donne, di stimolarla e se possibile di approfondirla, a partire dai danni provocati dalla tv, il libro contempla anche la proposta di un metodo concreto su come educare i più giovani a una visione critica dei media: ‘Nuovi Occhi per la tv’ diventa così un percorso formativo per cambiare, da subito e concretamente”. Il corpo delle donne è più di un manifesto, è più della ricostruzione di una stagione di lotta contro l’arroganza televisiva, “Il corpo delle donne” è innanzitutto la storia di una donna che ha finalmente detto basta all’abuso mediatico del corpo femminile.
Editore: Feltrinelli
Anno: 2010
Prezzo: 10,40 Euro
fonte biblion.org

Manifestazioni Lgbt, Si discute dei ‘Pride’ e del loro futuro. Le opinioni dei leaders.


Il Presidente della Camera dei Deputati nei giorni scorsi ha rilasciato alle agenzie di stampa una dichiarazione in cui nel succo dice che: “La cultura del sondaggio non è la sola strategia politica”.

Prendendo a prestito tali parole ed a seguito delle ultime polemiche sorte attorno al pride romano e, di riflesso, quello nazionale di Napoli, possiamo dire che “La cultura della parata gay non è e non deve essere la sola strategia politica di massa del mondo Lgbtq?”.
Leggendo tutt’intorno nel web e non solo su Facebook è lampante che oggi le persone Lgbtq, per quello che riguarda l’appuntamento dei Pride, vogliono essere partecipi (e a livello nazionale) in qualcosa di più importante e di spessore che non sia solo la tradizionale e tanto criticata parata gay.

Abbiamo chiesto un’opinione nel merito ad alcuni autorevoli esponenti del movimento Lgbtq e non. Le prime risposte pervenute sono di Paolo Patanè, attuale presidente nazionale di Arcigay e di Aurelio Mancuso, suo predecessore.

E’ evidente che il Pride non può essere la sola strategia politica di massa del mondo lgbt, anche se di fatto negli ultimi tre anni è apparsa tale. Arcigay promuove iniziative costanti lungo tutto l’anno e su tutto il territorio nazionale ed ognuna in fondo rappresenta un laboratorio per nuovi metodi di comunicazione ed aggregazione. Non è certo il Pride il problema, anzi: piuttosto è vero che accanto al Pride deve riproporsi una modalità di manifestazione con altre caratteristiche. L’ideale sarebbe creare un filo conduttore tra eventi di massa diversi in momenti diversi dell’anno sulla base di una precisa strategia che sappia utilizzare approcci che rimangono spesso differenti ma mettendoli in relazione. E poi quest’anno credo che sia giunto il momento di sperimentare qualcosa di nuovo durante la parata, e penso proprio che in questo senso il Pride a Napoli saprà stupire.
Paolo Patanè


In anni recenti si sono sviluppati diversi momenti di massa del movimento lgbt, ricordo le manifestazioni Tutti in Pacs, Sveglia è l’ora dei Diritti, Pacs Day ecc. I Pride sono una grande occasione di aggregazione, certamente non possono essere gli unici momenti. Chi conosce realmente la storia e l’ha vissuta, sa che oltre alle manifestazioni nazionali, ci sono state e ci sono iniziative culturali e sociali dove il movimento esprime una grande capacità di confronto e dialogo con la società intera. Iniziative come il Festival internazionale del Cinema di Torino, o le rassegne cinematografiche e teatrali di Milano, Napoli ecc., hanno un grande valenza anche di massa. Ma il tema vero è convergere su obiettivi chiari, diffusamente condivisi, se no ci si riduce a pur onorevoli gesti di testimonianza fine a se stessi. I pride italiani, infine, avrebbero bisogno di fare un salto di qualità, trasformarsi da comprensibili momenti di orgoglio per la visibilità conquistata, in manifestazione di concreta condivisione sociale.
Aurelio Mancuso
fonte gaynews24

giovedì 6 maggio 2010

Lgbt Omofobia, Domenica 5, Ci risiamo… Povia deride un ragazzo gay


Un altro bell’esempio di omofobia da parte del cantautore Povia che deride di fronte al pubblico di “Domenica Cinque” un ragazzo omosessuale. I nostri complimenti.

Dopo l’orribile Luca era gay che praticamente si poteva cantare sopra le note dell’altra canzone che ha interpretato a Sanremo quest’anno della quale ci siamo già scordati il titoli, Povia ne ha combinata un’altra delle sue contro la comunità gay. Nello studio di Barbara D’Urso, mentre un ragazzo gli rivolgeva una serie di domande sul brano Luca era gay, Povia ha risposto alla questione “Sai cosa significa essere gay?” accavallando le gambe, portandosi indietro i capelli stile vamp e mimando delle movenze femminili, fra gli applausi del pubblico divertito. Per tutta risposta, ha poi invitato il ragazzo ad andare al suo prossimo concerto che presumiamo sarà in qualche sagra paesana e di piazza (con tutto il rispetto per quelle manifestazioni) e il ragazzo ha seccamente risposto: “No grazie, sto meglio a casa mia“.
Fonte|Newnotizie.it

Arriva lo spray che rende coccolone e sensibile anche l'uomo macho scorbutico


Uno spray rivoluzionario è oggetto di ricerca e studio per le donne che vogliono rendere coccoloni i propri uomini scorbutici e tutti d'un pezzo, magari anche un po' musoni. Un gruppo di ricercatori del Babraham Institute di Cambridge afferma appunto di aver scoperto uno spray che rende affettuosi e teneroni anche gli uomini più duri, quelli che si definiscono "macho". Tutto merito di un ormone contenuto nello spray, l'ossitocina. Dopo la rivoluzione del viagra che ha reso la vita diversa a tanti uomini e donne la nuova frontiera della ricerca da portare in borsetta è appunto lo spray "coccolonizzante" che rende l'uomo premuroso e affettuoso.

Lo spray, oggetto di studio dei ricercatori britannici insieme ai colleghi tedeschi dell'Università Fredrich Wilhelms di Bonn, conterrebbe una sostanza, l'ormone ossitocina (ormone femminile naturalmente prodotto dal corpo, in particolare durante e dopo il parto con l'effetto di stringere un legame più forte tra madre e figlio), meglio conosciuto come la "coccola chimica" in quanto stimola sentimenti affettuosi, amorevoli e di fiducia. I risultati della ricerca sono stati pubblicati oggi sul Journal of Neuroscience, come riporta il Mirror.

Per studiare gli effetti di questo spray, i ricercatori hanno fatto inalare l'ossitocina a 24 uomini mentra ad altri 24 è stata fatta inalare una sostanza placebo. A tutti poi sono state fatte vedere delle foto come quelle di un bambino che piange o di una ragazza che abbraccia un gatto.
Il Dr Rene Hurlemann dell'Università Friedrich-Wilhelms di Bonn, ha dichiarato che "il gruppo che ha inalato l'ossitocina ha dimostrato subito un livello di empatia decisamente più alto degli altri raggiungendo livelli emozionali che di solito si riscontrano nelle donne".

Questa scoperta potrebbe dare la possibilità alle tante donne desiserose di coccole da parte de propro partener di utilizzare lo spray a base di ossitocina per aiutare i fidanzati e i mariti un po' troppo machi ad entrare in contatto con il loro lato femminile.
I ricercatori comunque avvertono che non si è ancora in grado di sapere con certezza quanto duri l'effetto dello spay.
Anche se l'ossitocina è stata molto studiata, va sottolineato che questa è la prima volta in cui si è dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio che rende gli uomini più sensibili.
Lo spray all'ossitocina può essere acquistato anche via Internet per una varietà di usi, ma gli esperti questione non forniscono la certezza che tutte le marche sono altrettanto efficaci e ne è altamente sconsigliato l'uso durante la gravidanza.

Ma gli scienziati ovviamente guardano oltre e pensano che questo particolare ormone possa rivelarsi utile nel trattamento di malattie neurologiche come l'autismo, la schizofrenia e le altre in cui sia implicato lo stato emotivo del paziente.
fonte italia-news

Lgbt, Cuba, Mariela Castro: “L’omosessualità non è più un tabù”


“L’omosessualità a Cuba non è più un mistero profondo. La gente ne discute e ciò vuol dire che sta parlando su una realtà di cui prima non se ne parlava”. A fare cadere i tabù sui gay, nonostante i pregiudizi, è la figlia di Raul Castro, Mariela Castro, direttore del Centro nazionale di educazione sessuale (Cenesex) nella presentazione del programma della terza giornata cubana contro l’omofobia, in programma dall’11 al 18 maggio.

Il principale risultato dopo due anni di celebrazione di questa giornata è che “c’è dibattito nella società cubana”, ha spiegato.

Mariela Castro è sempre in attesa che l’Assemblea nazionale (Parlamento) discuta una proposta parlamentare presentata da anni per rivedere il Codice di famiglia. “Non sappiamo nulla. Stiamo aspettando”, ha detto. C’è invece soddisfazione sulle operazioni di cambio di sesso per i transessuali, una realtà a Cuba da giugno 2008, anche se Mariela Castro non ha voluto fornire cifre sul numero di interventi realizzati. Gli interventi, gratuiti, “procedono secondo il budget annuale del Ministero della salute. Si è molto soddisfatti di come stanno andando avanti le procedure”.

Per il programma della giornata contro l’omofobia Mariela Castro vorrebbe contare con la presenza dell’attore statunitense Sean Penn, attualmente ad Haiti, in occasione della proiezione del film ‘Milk’, di Gus Van Sant. “Quest’anno abbiamo meno risorse ma più appoggi di istituzioni e personalita”, fra cui le istituzioni religiose che per la prima volta appoggeranno la campagna. Nella giornata contro l’omofobia dello scorso anno gay, lesbiche e transessuali hanno manifestato per i loro diritti per la prima volta, con alla testa Mariela Castro, in una piccola marcia attraverso la capitale cubana.
fonte blitzquotidiano

Lgbt, E il "Don't Ask, Don't Tell" diventò un ballo militare (quasi gay)


Che mattacchioni questi americani; di certo non manca loro la voglia di divertirsi. Anche quando le vicissitudini richiederebbero altro. In questi mesi si fa un gran discutere per l’abrogazione della famigerata legge abbreviata in DADT, che tradotta è sempre quella che vieta ai militari omosessuali di dichiararsi, pena l’espulsione dai ranghi militari. Il presidente Obama ce la sta mettendo tutta, a pare ci sia una forte resistenza da parte di alcuni vertici militari, tanto che qualche associazione gay ha spronato il capo supremo delle forze armate statunitensi a darsi da fare di più e liquidare quella legge iniqua.

Girando per la rete, mi sono imbattuto in un video che pare parodiare quello che potrebbe essere una parte di esercito senza quella obbligatorietà del DADT. Probabilmente c’è poco di politico e molto di divertimento fine a se stesso. Si tratta di un gruppo di soldati di stanza in Afghanistan che si improvvisano novelli ballerini, agghindati come possono, e danzano in stile very gay, una canzone di Lady Gaga, Telephone, versione remake. Qualcuno, dopo averlo guardato, ha commentato: “Ma glielo hanno detto che il DADT non è stato ancora abrogato?”

Del filmato su Youtube, ne girano un paio di versioni, tutte accattivanti e divertenti. Magari, come dicono altri nulla vi è di “responsabilmente gay”, anzi, vedere sculettare quei giovanotti, sembra prendano in giro l’omosessualità. Ma insomma, credo a volte si possa essere leggeri. Se poi pensiamo dove vengono spediti, qualche svago va da sé. Non so, giudicate voi.
fonte queerblog

mercoledì 5 maggio 2010

Libri Inchiesta: Stragi 93-94 presentato il libro su requisitoria PM Chelazzi, di Francesco Nocentini

Firenze: "Peggio di una guerra. L'Italia sotto ricatto". La requisitoria del pm Gabriele Chelazzi al processo per le stragi del '93 e '94': è questo il titolo del libro presentato nell'aula bunker di Santa Verdiana del Tribunale di Firenze.

Il volume, a cura del giornalista Francesco Nocentini
e dell'Associazione tra i familiari delle vittime della Strage di via dei Georgofili, contiene una selezione della requisitoria del giudice al processo sugli attentati di diciassette fa.

La requisitoria, si ricorda nel libro, venne svolta dal pm Chelazzi e dal collega Giuseppe Nicolosi.

Investigatore scrupoloso, magistrato di grande rigore morale e professionale, Gabriele Chelazzi è stato il pubblico ministero che ha coordinato le indagini sulle autobombe del '93-'94: l'attentato a Maurizio Costanzo (a Roma), la strage di via dei Georgofili a Firenze e quelle di via Palestro a Milano e le due di Roma, a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio al Velabro (oltre al fallito attentato al pentito Salvatore Contorno nell'aprile 1994).

Grazie al suo lavoro e a quello dei colleghi Piero Luigi Vigna, Francesco Fleury, Giuseppe Nicolosi e Alessandro Crini, boss e gregari di Cosa Nostra sono stati condannati definitivamente quali mandanti ed esecutori di quella 'stagione di terrore'.

Negli ultimi anni Chelazzi era entrato a far parte della direzione nazionale antimafia ed era stato distaccato a Firenze per seguire ulteriori indagini sulle stragi mafiose. Morì a Roma, la notte fra il 16 e il 17 aprile 2003.

Sono stati tanti oggi gli ospiti presenti nell'aula bunker di Santa Verdiana. L'incontro è stato aperto dal vicesindaco di Firenze, Dario Nardella e dall'assessore alla pubblica istruzione della Provincia Giovanni Di Fede: sono poi intervenuti, tra gli altri, Giuseppe Quattrocchi, procuratore capo della Procura di Firenze, Piero Luigi Vigna, procuratore onorario della Corte di Cassazione ed ex procuratore nazionale antimafia, Enrico Ognibene, presidente del Tribunale di Firenze, Giuseppe Nicolosi e Alessandro Crini, entrambi sostituti procuratori della Procura di Firenze.

Erano presenti, infine, Caterina Romagnoli Chelazzi, moglie del magistrato, la figlia Francesca e Giovanna Maggiani Chelli, portavoce dell' Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili.
fonte: Ansa.it

"Le mie personali Congratulazioni vanno a Francesco Nocentini, giornalista e scrittore di indubbio valore che con serietà e professionalità da anni si occupa con i suoi libri inchiesta della nostra purtoppo spesso martoriata Italia,
e lo ringrazio per il suo prezioso apporto che spesso da al mio blog..
Attraverso la sua conoscenza e professionalità, mi ha infuso la passione nel comunicare ed informare, e lo ringrazio per la sua preziosa Amicizia, Lisa"

Cinema. Verona, a “Schermi d’Amore” il pubblico premia un film a tematica Lgbtq


La 14a edizione della rassegna cinematografica “Schermi d’amore”, tenutasi a Verona dal 27 aprile al 2 maggio scorso, ha chiuso con la meritata vittoria dei due migliori titoli in gara. Il film “Against the current” di Callahan dove uno splendido Joseph Fiennes affronta il tema della morte con grazia. Il pubblico premia «Little ashes» sull’amicizia tra Garcìa Lorca, Buñuel e Dalì. “Little ashes” dell’inglese Paul Morrison (già vincitore nel 1999 con Solomon and Gaenor) si è aggiudicato la Rosa di Schermi d’Amore, assegnata dal pubblico. Non un capolavoro ma senza dubbio una rara occasione di “spiare” l’intimità di tre grandi artisti come Federico García Lorca, Louis Bunuel e Salvador Dalí, in un momento poco conosciuto della loro giovinezza.
fonte gaynews24

Lgbt, Mondo Queer-il documentario-la musica al cinema.


Nell’invasione di manuali e manualetti, storici e teorici, di argomento cinematografico che rappresentano ormai il grosso della “ricerca” (tra molte virgolette) universitaria e non, il nuovo libro di Pier Maria Bocchi, Mondo Queer – Cinema e militanza gay (Lindau, pp. 214, 19 euro), piomba come un oggetto curioso: perché, ben lontano dall’essere una storia del cinema a tematica omosessuale, è soprattutto un libro di “idee”, al limite del pamphlet, molto critico, spesso arrabbiato, in cui l’autore, approfittando della polisemia del termine queer, si concede numerose deviazioni in territori che con il cinema omosessuale (e poi solo al maschile) c’entrano poco, almeno all’apparenza. Si tratta, più esattamente, di una raccolta di saggi (ma ordinati secondo un precisa progressione interna), costruiti attorno a interrogativi di ordine diverso (estetico, politico, culturale etc.) tenuti insieme dal costante riferimento agli “schermi velati” (per usare il titolo del celebre volume di Russo sul cinema omosessuale) e dall’intreccio tra analisi filmica e contesto. Il primo, per esempio (La militanza matrigna) tratteggia con lucidità gli “errori di prospettiva della critica queer”, come recita il sottotitolo, scavando i molti sensi di etichette ricorrenti nel dibattito sul cinema e la cultura omosessuale: come queer, appunto, ma anche camp, trash e pop: gioco di “insiemistica” in cui Bocchi ha di mira la critica all’autoghettizzazione e il rinnovamento di tali etichette nella prospettiva di una “sensibilità sociale e politica queer”. Ricerca difficile, poiché gli schematismi, le facilonerie interpretative e il “politicamente corretto” rischiano sempre di appiattire il senso, travisare il valore politico del cinema gay e concedere facili esultanze sia alla cultura queer, sia alle pieghe omofobiche della società. Il problema, come emerge a poco a poco, che è del critico e dello storico prima ancora che dello spettatore, ha dunque a che fare con la giusta relazione tra “contenuto”, condizione sociale dell’omosessualità e immagine cinematografica: approccio culturologico (e del resto il volume è nutrito soprattutto di studi americani e “all’americana”) che rappresenta già di per sé una decisa novità nell’ambito della ricerca italiana e che risulta particolarmente prezioso per (ri)disegnare limiti e prospettive d’ambito. Bocchi, del resto, non si limita mai a parlare solo di cinema: l’inquadramento è sempre più vasto, e il cinema diventa semmai un luogo (magari emblematico) in cui si manifestano le contraddizioni della cultura queer contemporanea, come mette acutamente in luce l’ultimo capitolo, dedicato allo stereotipo e soprattutto al suo “buon uso”: “come dovrebbe fare la critica cinematografica – si chiede l’autore – per individuare un buon film gay? Cioè: un film gay che possiede degli stereotipi, o si sviluppa attraverso di essi, è sempre e comunque un cattivo film gay?”. La differenza tra “un film che usa degli stereotipi” e “un film stereotipato” è sottile ma fondamentale; ed ecco allora una rassegna delle grandi figure del cinema gay (drag queen, adolescenti, il gay macho, quello debole e vessato e quello militante…) dove Bocchi a volte sorprende, “bocciando” certi paladini (Jarman) e promuovendo magari piccoli film o serie televisive che però, in modo forse più silenzioso o “locale”, hanno contribuito a far bene il loro “lavoro”. Che, riassumendo un po’, dovrebbe coincidere soprattutto con l’affermazione di una diversità: queer, alla fine, persi per strada tanti altri significati, suggerisce soprattutto questo. Essere diversi, contro l’omologazione imposta dalla cultura dominante e suggerita dalle debolezze e dalla miopia della stessa cultura gay.

DUE MANUALI: Il documentario e La musica al cinema

Continua, presso l’editore Lindau, la pubblicazione degli “strumenti” editi originariamente nella collana dei Cahiers du cinéma. Dopo il punto di vista, l’inquadratura, il montaggio e il cinema d’animazione, escono adesso quelli dedicati al documentario e alla musica. Si tratta, come sempre, di piccoli manuali contenuti nelle cento pagine, stesi da docenti universitari e divisi equamente tra riflessione teorica e analisi. Scritto da Jean Breschand, quello sul documentario (“L’altra faccia del cinema”, recita il sottotitolo), si apre con un breve ma efficace inquadramento storico (“Le origini del documentario”) in cui, a poco a poco, vengono a disegnarsi tre orientamenti attraverso cui questo particolare “genere” (che però, in effetti, è più correttamente un’altra “faccia”) è stato pensato e praticato a partire dagli anni Venti, quando il termine diventa di uso comune per giungere fino a noi. Il primo orientamento riunisce quei registi che “fanno del documentario il luogo di una presa di coscienza del mondo, dei suoi molteplici livelli di realtà come né le attualità, troppo ellittiche, né la finzione, troppo artificiale, riescono a mostrare agli spettatori”; il secondo è interpretato, al contrario, da coloro che “considerano la macchina da presa come un dispositivo di percezione che li avvicina a un’esperienza poetica del mondo” mentre il terzo identifica una serie di autori che, spesso sulla base di un’opzione politica ben definita, intendono il documentario come “un mezzo per arrivare sperimentalmente a nuove rappresentazioni”. Le tre opzioni, non solo compresenti lungo tutta la storia del cinema ma talvolta sovrapposte nello stesso autore, identificano alla fine tre diverse storie – comunicanti – nate con la scoperta delle possibilità e potenzialità “documentarie” dell’immagine cinematografica. Una bussola preziosa per aggirarsi, senza farsi strangolare dalle definizioni, nella molteplicità di forme e opzioni stilistiche e ideologiche assunte da questo genere fino a oggi, passando per il cinema diretto e il cinema verità, l’uso propagandistico e quello, più vicino ai giorni nostri, “privato” (i film di famiglia). Preziosa, come sempre in questo tipo di volumi, la seconda parte di “documenti, testimonianze, testi, analisi delle inquadrature”, a cui si perdona volentieri una prospettiva un po’ troppo “francesecentrica”. Opere di Marker, Philibert, Cavalier, Depardon e Morin, tra gli altri, vengono sottoposte a brevi ma illuminanti analisi, chiuse da una rassegna di scritti teorici. Completa il volume una bibliografia aggiornata. Stessa struttura per il volume di Gilles Mouëllic su La musica al cinema. Per ascoltare un film. Prima parte storica, veloce e originale, con molti esempi tratti anche dal cinema contemporaneo (Godard, Lynch, Coppola). Al percorso storico si intreccia quello semantico, destinato a presentare i molteplici usi che sono stati fatti, di volta in volta, della musica al cinema, distinta, secondo la definizione di Chion, tra musica “da buca” (quella extra-diegetica) e musica “da schermo” (diegetica). Semantica del suono musicale che l’autore associa poi, utilmente, ai “fondamentali” del linguaggio cinematografico (montaggio, inquadratura, ritmo…), muovendosi nell’analisi tra usi “industriali” e usi “autoriali”. Nella parte di testi e documenti, l’unicum dei “diari” di Paul Fosse per il Gaumont-Palace, un’analisi di Luci della città, le note di Resnais per Toute la mémoire du monde e, naturalmente, Fino all’ultimo respiro di Godard.
fonte tribe

Lgbt, Omofobo è anche chi fa finta di non vedere


Arcigay Roma, ArciLesbica Roma e Fondazione Massimo Consoli hanno promosso e organizzato venerdì 30 aprile 2010 un volantinaggio sui bus romani partendo dalla stazione Termini.

"Vogliamo mantenere alta l´attenzione dei cittadini sul tema della violenza contro lesbiche, gay e trans - ha detto il presidente di Arcigay Roma, Fabrizio Marrazzo - negli ultimi mesi si sono verificati troppi episodi, molti dei quali non hanno ancora un responsabile. E´ necessaria una risposta collettiva che veda unite le Istituzioni e tutta la nostra comunità".

Un´iniziativa nata dopo l´aggressione a Mattia, 22 anni avvenuta nella notte tra sabato 24 e domenica 25 aprile a bordo dell´autobus N8 da parte di un gruppo di coetanei.

"Sul volantino - ha aggiunto Marrazzo - c´è scritto ´omofobo è anche chi fa finta di non vedere´, perché nessuno ha difeso il ragazzo che è stato preso di mira proprio perché indossava una spilla di Arcigay ed è stato colpito fra l´indifferenza di tutti i viaggiatori. Non è possibile che un episodio di questo tipo non abbia scosso la coscienza di nessuno. In una situazione del genere tutti hanno il dovere di intervenire".

"Oggi - conclude Marrazzo - abbiamo chiesto alla città di reagire: è importante, adesso, continuare questo impegno comune contro l´indifferenza e l´intolleranza. E alle istituzioni chiediamo azioni concrete, a partire dalle scuole".
fonte arcigay

martedì 4 maggio 2010

Lgbt, Lesbica compra i Chicago Cubs


Una lesbica dichiarata, attivista per i diritti lgbt, ha comprato insieme ad altri membri della sua famiglia una famosa squadra di baseball americana, i Chicago Cubs, ed è diventata la prima lesbica a possedere un team sportivo. E' Laura Ricketts, 41 anni, che fa parte del comitato direttivo di Lambda Legal, una associazione nazionale che offre assistenza legale gratuita alle persone lgbt, e che è stata protagonista di importanti processi a difesa dei diritti lgbt.
Ora è la nuova proprietaria dei Chicago, insieme ai fratelli Pete, Tom e Todd. Uniti nella passione sportiva - tanto da sborsare 845 milioni di dollari per l'acquisto della squadra -
i Ricketts sono divisi politicamente. Pete, fratello maggiore di Laura, è un repubblicano conservatore che si oppone al matrimonio lesbico e gay, un diritto che invece sua sorella ha più volte difeso in tribunale, per se stessa e per tutti.
fonte lanuovatowanda

Cinema, “Piacere, sono un po’ incinta” con Jennifer Lopez


Arriva nelle sale cinematografiche il 21 maggio il film “Piacere, sono un po’ incinta” orrenda traduzione del titolo americano “The Bak-up Plan”. Ad interpretarlo ci sono Jennifer Lopez, Alex O’Loughlin, Eric Christian Olsen e tanti altri interessanti protagonisti, diretti da Alan Poul. Nella bizzarra pellicola J Lo vestirà i panni di una donna single stufa di aspettare il proprio principe azzurro, tanto da decidere di diventare mamma da sola, con l’inseminazione artificiale. Ma il destino le riserverà qualche sorpresa.

Il giorno stesso in cui la protagonista scopre di essere in dolce attesa, grazie all’inseminazione artificiale, la donna incontra e si innamora di un ragazzo perfetto, interpretato dall’affascinante Alex O’Loughlin.

Fortunatamente, l’uomo dei suoi sogni deciderà di aiutarla a crescere il piccolo.

Si tratta di una commedia romantica e divertente che segna il ritorno di Jennifer Lopez ad un genere di film da cui mancava dal 2005, anno di Quel mostro di Suocera.
Se quest’ultima pellicola è stato un boom di incassi, ora tocca aspettare la fine di maggio per verificare se anche “Piacere, sono un po’ incinta” sarà in grado di conquistare il pubblico con una storia insolita ma comunque divertente che ironizza sulla solitudine di molte donne e sull’idea di ricorrere all’inseminazione artificiale pur di avere un figlio.
fonte pourfemme

Teatro Lgbt, Sarà in scena dal 5 al 9 Maggio al Teatro Sancarluccio lo spettacolo “Claude” di Roberto Capasso


Al centro della storia (tratta da “Being home with Claude” di René Daniel Dubois) l’incontro a porte chiuse fra l’investigatore Robert e Yves, un ragazzo di vita, che si auto-accusa d’aver ucciso il suo amante, Claude.

Il tentativo dell’ispettore di dare un senso logico alla vicenda si articola attraverso l’incalzante confessione del giovane quasi come se quest’ultimo prendesse solo in quel momento coscienza delle proprie emozioni e di ciò che è realmente accaduto e perché.

È la confessione di un amore ritenuto dalla società benpensante come deviato, ma che, seppur nella sua assurda pazzia, rivela tutta la propria purezza. L’adattamento (di Roberto Capasso e Stefania Aruta) evidenzia la profonda tragicità di questo sentimento: la dolorosa ed estrema scelta di Yves di sottoporsi come unica vittima della realtà quotidiana, riservando al proprio amante l’eternità del solo istante di pura felicità e di amore assoluto.

Per rappresentare il lato onirico del testo sono stati volutamente coinvolti quattro giovani artisti non-professionisti, che hanno utilizzato i linguaggi artistico-espressivi a cui si sentono più vicini.

In scena Roberto Capasso e Giovanni del Monte. E con Antonio Buono, Gianluigi Esposito, Flavio Massimo, Paco.
Scene di Roberta Mattera; costumi di Pina Sorrentino; movimenti coreografici di Anna Pisco. Regia di Roberto Capasso.

Orario spettacoli: feriali ore 21.00; domenica ore 18.30.
Il Teatro Sancarluccio si trova in via San Pasquale a Chiaia 49 a Napoli.
Per info: 081 40 50 00 | 081 42 61 61 | sancarluccio@teatrosancarluccio.com
fonte napoligaypress

Lgbt, James Ivory, regista dell'indimenticato "Maurice" : "Mi manca tanto Ismail, il mio compagno di una vita"


James Ivory è il regista dell’indimenticabile “Maurice“, film ormai diventato un cult. Dichiaratamente gay ha affermato di non aver mai avuto difficoltà a lavorare nell’ambiente cinematografico e di non aver subito mai discriminazioni. Ma, soprattutto, ammette quanto gli manchi il suo compagno, Ismail, morto nel 2005:

“È stato il mio compagno di vita. Il ricordo più bello che ho di lui è la sua estrema dolcezza. Stavo mostrando a New York un documentario su alcune miniature indiane. Avevamo un amico in comune che ci ha presentato. È mancato da cinque anni ed è molto dura. Mi manca non solo sentimentalmente ma anche professionalmente: era il mio produttore e ora faccio fatica a realizzare film”

Parole delicate e concrete che sottolineano quanto sia duro perdere chi è rimasto al nostro fianco per anni e anni. Alla faccia di chi non crede nell’amore tra persone dello stesso sesso
fonte queerblog

lunedì 3 maggio 2010

Lgbt, Caso Luxuria. La psicologa dei trans dice "Aumentano giovani che vogliono cambiare sesso"


L'indiscrezione sul cambio di sesso di Vladimir Luxuria continua a rimbalzare sui siti Internet. L'ex deputata di Rifondazione sarebbe andata a Casablanca per l'intervento. Ma anche in Italia si può accedere a questa operazione, dopo un percorso psicologico e la sentenza del tribunale di residenza che autorizza il cambio di sesso. Dal 1994 la psicologa e psicoterapeuta Daniela Anna Nadalin accompagna le persone «in transito» con l'attività consultoriale convenzionata con l'azienda Usl di Bologna, insieme con le colleghe Patrizia Stella e Annapaola Sanfelici.

Quali sono le difficoltà che incontrano le persone transgender che sono intenzionati a cambiare sesso?
«Hanno il timore di non essere riconosciute come persone. Di non essere accettate in famiglia, di subire discriminazioni nell'ambiente lavorativo e nella società in generale. E ovviamente hanno paura delle modificazioni corporee. I dubbi, del resto, fanno parte del percorso».

Se la notizia fosse vera, Luxuria ha deciso di cambiare sesso dopo molti anni di vita da trans. Come avviene il passaggio alla decisione?
«Ogni persona è un caso a sé. Certo alcune hanno bisogno di prendersi tempi morbidi per definire la propria identità di genere».

Dal suo punto di vista, a che punto siamo nell'accettazione culturale della transessualità?
«È un work in progress. La novità degli ultimi anni è che sempre più giovani, spesso minorenni, si rivolgono a noi accompagnati dalle famiglie. La nostra attività mira infatti a seguire un percorso che coinvolga le famiglie».

Quanto dura il percorso che porta al cambio di sesso?
«Varia da situazione a situazione: dopo la valutazione psicologica e la terapia ormonale, si accede all'intervento chirurgico in circa due anni. Ma a volte i tempi si allungano

È più facile il passaggio uomo-donna o donna-uomo?
«A Bologna si effettuano due interventi al mese. Uno da uomo a donna e l'altro da donna a uomo. Il passaggio chirurgico da uomo a donna è più soddisfacente per chi vi si sottopone».

Quanti insuccessi registrate?
«È difficile sbagliare dopo un percorso di anni che facciamo insieme alla persona».
fonte style.it

Politica Lgbt,Anche la sinistra è omofoba, ce lo possiamo dire? di Paola concia e Aurelio Mancuso


Caro direttore, siamo due persone molto diverse: una lesbica, l'altro gay, una agnostica l'altro cattolico, una solare e appassionata, l’altro misurato e brusco, una sportiva e l'altro pigro; una parlamentare, l'altro impegnato nel movimento gay. Ma entrambi non ci stiamo a vederci incasellati nelle comode nicchie dei diritti civili negati: né in quella della minoranza caciarona tutta lustrini e carri allegorici, né in quella ideologica e ferma a linguaggi buoni per un glorioso passato.
Molte altre cose ci uniscono profondamente: l’amore esacerbato per questo Paese, la passione mai sopita per la politica, quella che cambia le esistenze collettive. E una certezza ci accomuna: la sinistra in italia non può più andare avanti così. Ha perso sogno ed efficacia, due tasselli sui quali costruire una alternativa culturale, politica e di governo.

Altro che chiacchiere, altro che Comitato di liberazione nazionale. Noi vogliamo un Paese migliore. E dalla battaglia sui diritti civili vogliamo contribuire a cambiarlo.
Non vogliamo più “diritti a parte” ma “diritti parte di un’idea di società”. Anche se questa idea di società complessiva, quella che tiene insieme sogno ed efficacia dalle nostre parti non la vediamo ancora. Per questo siamo a disagio nei confronti di una sinistra culturale e politica che per molti versi non capiamo più.

Una sinistra che sembra principalmente concentrata sui suoi riti, le sue adunate rassicuranti, che non aprono reali conflitti, che non alimentano speranza in chi ormai da alcuni anni sente un po’ autocelebrative le chilometriche sottoscrizioni su documenti pomposi in cui appaiono i soliti testimonial di professione. Le piazze si riempiono, i palchi sono zeppi di cantanti, attori, intellettuali sempre pronti a svolgere la propria parte, con diligenza, generosità e senso civico. Ma una constatazione amara dobbiamo farla, che ci viene anche dalla fatica quotidiana di una battaglia solitaria: mai una volta che questi grandi personaggi abbiano risposto concretamente alla richiesta di aiuto che si sollevava dalla comunità lgbt. Meglio ci è andata con Simona Ventura, Maria Grazia Cucinotta e tante altre figure note del mondo dello spettacolo non schierate a sinistra: per il resto il silenzio. I tanti personaggi pubblici che giustamente vogliono essere esempi di civismo si sono sempre tenuti a debita distanza. I gay, le lesbiche e i trans, saranno pure simpatici, ma meglio non schierarsi, meglio stare in compagnia con i soliti amici e compagni di tante edificanti battaglie. Tra le poche eccezioni ci piace ricordare Lella Costa e Ottavia Piccolo, che si sono sempre fatte trovare al telefono, sono state con noi in tanti momenti duri o di festa. Sarà un dettaglio che sono tutte donne? La sostanza è un’altra: in troppi, forse altrimenti impegnati, non hanno mai mosso un dito! Non sono bastati morti, violenze, aggressioni, campagne d’odio ripetute e costanti anche in questi giorni, per smuovere alcuna anima bella della sinistra a fare, magari spontaneamente, sì vivaddio spontaneamente, un gesto, una raccolta di firme, una riflessione. Possibile che non vi veniamo mai in mente? Tra la foca monaca e Emergency, tra la desertificazione dell’Amazzonia e la difesa della Costituzione, della libertà di stampa e della democrazia, vi saremo venuti in mente una volta o no?
Sui media della sinistra intellettuale non va meglio. Grande spazio quando c’è l’efferata aggressione, poi il nulla, non c’è una volontà culturale e politica di trarre le conseguenze di quello che avviene nella società profonda, dilaniata da un odio sempre più lacerante su cui imperano le risposte della destra più razzista e omofoba.

Ma, forse, anche la sinistra è omofoba, ce lo possiamo dire? Nel peggior modo, ovvero nel silenzio e nell’imbarazzo. Un silenzio evidente nei talk show come Ballarò e Annozero, che discutono davvero tutto, ma mai di noi. Del resto culattone, finocchio o frocio, sono termini che sentiamo spesso evocare dai tanti comici alternativi di Zelig piuttosto che dai vignettisti di grido. Tutto fa ridere, tanto loro sono i nostri maledetti amici, che guardiamo e ascoltiamo con disgusto.
È in questo quadro generale che opera un movimento lgbt annichilito dalla sconfitta, un fuscello con solide radici, in balia dei venti del minoritarismo rabbioso oppure della bonaccia del conformismo rinsecchito dal rapporto con partiti ipocriti e indifferenti. Si chiede il matrimonio, mentre la Corte costituzionale risponde come Ponzio Pilato, rimandando tutto al Parlamento; si grida, giustamente, all’omofobia dilagante, incuranti che il suono si perda nella steppa delle reciproche sordità.
Per tornare all’origine di questo intervento, la notizia è questa: esattamente come noi i gay, lesbiche e i trans italiani non vogliono riconoscersi né con la sinistra saccente, né con i proclami utopici, né con il minoritarismo, né con il conformismo. Alla sinistra proponiamo un confronto alla luce del sole, vogliamo stanare questa indifferenza e insipienza, che prima che essere dilagante nei partiti della sinistra, è consolidata nei suoi salotti, tra i suoi intellettuali. Bene: è ora di dirsi le cose in faccia, perché noi davvero questo Paese lo vorremmo migliore, non bearci perché noi ci sentiamo i migliori. E gli altri sono solo trinariciuti perché votano Berlusconi. Un dubbio ci assale: non sarà che pensate che i diritti civili siano diritti borghesi? O che Romano Prodi ha perso per colpa delle coppie di fatto? Non sarà che pensate ci siano cose più importanti nel nostro Paese che occuparsi di gente che si diverte e fa una vita glamour, vero?

Siamo cattivi? No siamo incattiviti. Vogliamo smuovere le acque impantanate della sinistra, metterci in gioco e accettare la sfida vera del cambiamento. Nello stesso tempo abbiamo la consapevolezza che anche noi gay lesbiche e trans che fanno questa battaglia di errori ne facciamo e ne abbiamo fatti. Vogliamo dire al movimento, con amore e condivisione frutto del nostro essere sorelle e fratelli di un’unica storia collettiva, che è ora di uscire dall’angolo non tanto con l’unità delle sigle associative (cosa di per se importante) ma con una convinzione comune. È tempo di costruire la comunità invece che privilegiare il pur nobile confronto interno al movimento. Anche noi siamo d’accordo che le lesbiche e i gay in Italia devono poter essere cittadine e cittadini uguali, con stessi diritti e doveri. Ma è prima di tutto dentro la comunità che deve maturare questa consapevolezza, se no la politica e i poteri non ci daranno mai ascolto. Basta con i distinguo, i personalismi, le piattaforme articolate e mai considerate dal Parlamento. Il movimento lgbt così come è, risulta agli occhi di molti un ostacolo. Trent’anni di battaglie lgbt hanno cambiato questo Paese ma non abbiamo ottenuto uno straccio di diritto in più. Di questo abbiamo il dovere di essere consapevoli. Noi siamo convinti della necessità di un percorso nuovo: la costruzione di una rete popolare di eguaglianza e libertà che parli fuori dal movimento, che crei utili alleanze e faccia parte di un concreto progetto di cambiamento riformista. Incalzando la sinistra arrogante e autocelebrativa.

Ma non solo. Di liberali di destra ce ne sono in Italia. Rivolgiamoci anche a loro, rompiamo steccati se vogliamo vincere. In altri Paesi è andata così, i nostri diritti non sono né di destra né di sinistra, sono diritti fondamentali, che stanno prima, sui quali tutti ma proprio tutti dovrebbero essere d’accordo. Noi la vediamo così, è giunta l’ora di agire, di cambiare passo e sguardo, nella certezza che tanti gay e tante lesbiche si domandano se gli ostacoli che non ci hanno permesso di ottenere neanche un risultato legislativo siano solo esterni. Ci piacerebbe discuterne con i rappresentanti delle associazioni, con spirito di ascolto e di piena apertura. Nel caso contrario ognuno andrà per la propria strada, che almeno per ora sarà differente.
fonte ilriformista

Roma "LIbreria Tra Le Righe" LIbreria Bistrot


Chi siamo? Non è semplice fare un ritratto dei sei che hanno dato vita a tutto questo, perché i sei sono molto diversi tra loro e non solo, sono sei persone con tante realtà, sei mondi diversi, sei modi di pensare che, oltre tutto, amano rimettersi in discussione.
I sei si incontrarono, chi prima chi poi... prima, parallelamente, Alessandro e Laura che volevano metter su qualcosa e realizzavano progetti su progetti, e Giulia e Valentina che sognavano di avere a che fare con i libri ogni loro giorno (e più che mettere giù business plan parlavano di disporre i libri per il colore della copertina...), e poi Giulia e Alessandro erano amici, e allora perché non...? e nel frattempo si cercava un'altra socia e c'era un'altra Valentina, amica di Valentina e Giulia, che ama i libri e le persone e allora perché non...? e poi c'era Gabriele, amico di Giulia, che fantasticava anche lui su un posto che fosse un luogo di incontro, e allora perché non...? Ovviamente riassumiamo, perché ci sarebbe da scriver un romanzo su come ci siamo incontrati e su come poi sia tutto accaduto.
Di tante cose che ci sarebbero da dire ce n'è una, che forse è quella che ci rende più felici. Indubbiamente c'è un'impronta ben definita per quel che riguarda la scelta dei libri, impronta che hanno dato Vale grande, Giulia e Vale piccola; ma poi sono comparsi tutti i libri di Murakami che piace tanto a Laura, tutti i libri che parlano del Che, perché, come dice Giulia "Come Valentina prende tutti i libri che nel titolo hanno "Manhattan", così Gabriele deve prendere qualsiasi libro che nel titolo abbia Che", (e così siamo pieni di titoli tipo "La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo", "Che tu sia per me il coltello", "La donna che sbatteva nelle porte" e così via...), e poi le poesie, Kavafis, che nessuno di noi conosceva e che è stato suggerito da un cliente, è diventato uno degli autori più letti, e così sta accadendo con tanti altri libri che di volta in volta ci suggeriscono di prendere e che prendiamo, perché scopriamo spesso che sono belli, che sono da avere.
Poi c'è la caffetteria, che aiuta a rallentare i tempi della fruizione, sia dei libri che delle persone, perché con la scusa di un tè si fanno anche due chiacchiere, e se ti guardi intorno le due chiacchiere probabilmente le fai sui libri, o perlomeno inizi da lì... poi vieni a sapere che il tè che stai bevendo viene dal Paraguay ed è del commercio equo e solidale (la decisione di prendere i prodotti del commercio equo è quella che ci ha visti più uniti!) e allora magari, se non ne sai nulla, chiedi informazioni su questo, e tra poco si potrà venire da noi la sera e ascoltare musica dal vivo, e i bambini possono venire a fare il corso di disegno o alle feste con lettura e giochi che organizziamo ogni tanto... e, insomma, spesso ci dicono che la nostra libreria è accogliente come una casa, e ci sembra un complimento bellissimo, perché assomiglia un po' ad ognuno di noi ed è aperta a tutti, proprio come noi siamo aperti all'ascolto delle idee di chi viene a trovarci, perché la curiosità e la passione per ciò che abbiamo intorno, per le persone e per i libri è qualcosa che fa parte di noi e speriamo non ci abbandoni mai.

IL BAR
E perchè non una colazione in libreria? Magari senza fretta, sfogliando un libro e facendo due chiacchiere. Oppure un the, una cioccolata calda nel pomeriggio o un bicchiere di vino, un giusto e meritato riposo tra i nostri libri.
Per la caffetteria proponiamo soprattutto prodotti del commercio equo e solidale, per i quali ci rivolgiamo alla Cooperativa sociale Pangea o direttamente al Consorzio Ctm altromercato.

APERITIVI
Dal lunedì al sabato, a partire dalle 19 fino a chiusura, proponiamo l'aperitivo in libreria!! Potete rinfrescarvi con la birra Menabrea, o assaporare un bicchiere di vino bianco o rosso. Abbiamo scelto con cura sia la birra sia i vini, cercando di offrire la qualità a prezzi accessibili, proponendo anche piccole aziende che danno molta importanza alla lavorazione ed alla qualità dei loro prodotti.

PRANZI
Vi aspettiamo dal lunedì al venerdì per offrirvi un pranzo semplice e gustoso. Si va dalla torta rustica alla lasagna, dal piatto freddo del giorno al crostino, il tutto accompagnato da una bella insalata e volendo da una birra, da un guaranito o da un bicchiere di vino.
Libreria "Tra le Righe" Viale Gorizia, 29 Roma - tel. 0685354165
http://www.libreriatralerighe.it/home.php

Roma: ecco la libreria Tra le Righe“Tra Le Righe”, è una libreria bistrot, che si trova nel quartiere Trieste a Roma. Qui lo spazio è molto accogliente e ben organizzato. Ci sono piccoli quadri colorati che indicano in maniera chiara e intuitiva i temi dei libri ospitati dai vari scaffali.

Inoltre, c’è anche una saletta con dei tavolini, sedie colorate e un bancone, perché qui a differenza di altre librerie si può anche mangiare. Qui è possibile trovare piatti semplici e freschi.

Non manca poi una buona selezione di tè e di dolci. Per la caffetteria propongono soprattutto prodotti del commercio equo e solidale, per i quali si rivolgono principalmente alla Cooperativa sociale Pangea o direttamente al Consorzio Ctm altromercato.

La scelta è molto varia, si va dalla torta rustica alla lasagna, dal piatto freddo del giorno al crostino, il tutto accompagnato da una bella insalata e volendo da una birra, da un guaranito o da un bicchiere di vino. Inoltre per chi non vuole pranzare, c’è anche la possibilità di bere semplicemente un bicchiere di vino o una birra all’ora dell’aperitivo.

Lo spazio ospita anche concerti, corsi e laboratori, mostre ecc. Nell’era dei non luoghi e dei megastore spersonalizzati, questo luogo ha un’anima e un tocco veramente accogliente, la vocazione ad accogliere oltre che a vendere.
il negozio è aperto fino alle 9 di sera , ed anche la domenica mattina.
Le informazioni dettagliate le trovate tutte sul sito www.libreriatralerighe.it.

domenica 2 maggio 2010

Libri Lgbt,"Mamma Schiavona" La Madonna di Montevergine e la Candelora: religiosità e devozione popolare delle persone omosessuali e transessuali


martedì 4 maggio ore 21
LUO - Libera Università Omosessuale
presenta:
Mamma Schiavona. La Madonna di Montevergine e la Candelora: religiosità e devozione popolare delle persone omosessuali e transessuali
di Monica Ceccarelli
(Gramma, 2010)
Incontro con l´autrice Monica Ceccarelli.
Intervengono Fiorella Giacalone e Porpora Marcasciano, vicepresidente MIT Bologna

Ricerca di carattere storico-antropologico sul rito della Candelora a Montevergine, dove i femminielli prima, le persone omosessuali e transessuali oggi, venerano Mamma Schiavona.
Icona antichissima, che ritrae la Madre di Dio, come altre icone mariane in Campania, riprendendo i tratti delle dee madri. Un'analisi del rapporto/conflitto tra religiosità ufficiale e religiosità popolare, che nel rito della Candelora a Montevergine, studiato su base storico-antropologica, si rivela in tutte le sue contraddizioni e tensioni. Questa ricerca non è un testo militante, non si intende sostenere una tesi, un principio o il riconoscimento di diritti. I testi del magistero sono presi in esame per capire in base a quali informazioni può accadere che un vescovo si arroghi il diritto di cacciare alcune persone da una chiesa, ovvero capire se queste persone erano già state cacciate dalla Chiesa. La religione cristiana di fede cattolica sembra secolarizzarsi sempre di più, il bisogno di affermarsi in una società secolarizzata porta a temere e a guardare con sospetto quelle espressioni di fede che non rientrano del tutto nei canoni previsti. Ma se è vero, come scrive William Shakespeare nell´Amleto, che ci sono più cose in cielo e in terra di quante possa averne sognate la filosofia di Orazio, probabilmente è anche vero che ci sono più cose del cielo in terra di quante possano prevederne i nostri teologi.

Monica Ceccarelli è laureata in Scienze per la cooperazione allo sviluppo. Vive e lavora a Bologna. Mamma Schiavona. La Madonna di Montevergine e la Candelora. Religiosità e devozione popolare delle persone omosessuali e transessuali è il suo primo libro.

Fiorella Giacalone è professore associato di Antropologia delle società complesse presso la Facoltà di Scienze politiche dell´Università di Perugia. Studiosa delle pratiche magico-religiose e festive, è attualmente impegnata nell´analisi dell´immigrazione dal versante dell´educazione interculturale.
Tra le sue opere: Forme devozionali e kitsch cristiano (1991), Il postalmarket della magia (1992), (con altri) L´identità sospesa. Essere stranieri nella scuola elementare (1994).

Porpora Marcasciano , sociologa vive e lavora a Bologna, impegnata nella difesa dei diritti dei/lle transessuali sui/lle quali ha svolto numerose ricerche sul campo.
È vicepresidente del MIT (Movimento Identità Transessuale). Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Tra le rose e le viole, Ed entrarono in scena (2002), AntoloGaia. Sesso, genere e cultura degli anni '70 (2007), Favolose narranti. Storie di transessuali (2008).
fonte cassero

La felicità...


Forse la felicità è un argomento di stagione: difficile parlarne d’inverno, quando il cielo è plumbeo, la natura è in letargo, le vacanze sono lontane e il lavoro occupa tutti i nostri pensieri ed i nostri affanni…

Fatto sta che, ora che è primavera inoltrata, nello stesso giorno, pochi giorni fa, due giornalisti mi hanno fatto domande sulla felicità.
Vorrei condividere le risposte che ho dato anche con voi, lettori di questo Blog, in cui si parla di sesso, di amore, di donne, di coppie e, in definitiva, semplicemente di vita, per conoscere i vostri preziosi commenti sull’argomento.
Ringrazio i giornalisti che mi hanno interpellato e riporto integralmente l’intervista di Achille Perego per Intimità.

Felicità.

Dr. Giuliana Proietti
Da: Intimità (n. 15 - 2010)

I CONSIGLI DELLA PSICOLOGA

AP Come si può cercare la felicità?
GP La felicità deve essere cercata anzitutto nel presente, nelle cose che si hanno e che si fanno, nell’affetto delle persone che ci amano - risponde la dottoressa Giuliana Proietti, psicologa, direttrice editoriale del sito psicolinea.it e autrice del libro Il pensiero positivo, edizioni Xenia, Milano. - La felicità può essere anche rappresentata dalla gioia per la realizzazione di un obiettivo per cui si è molto lavorato (es. ricerca del lavoro, carriera, il matrimonio, i figli, ecc). Spesso tuttavia, come ci ha insegnato Leopardi, le persone sono molto più felici durante il periodo dell’attesa, dello sforzo, piuttosto che in quello della fruizione del bene che ci si è conquistati. La motivazione a fare qualcosa infatti può far sentire la persona importante, utile, piena di energie, coraggiosa e forte. Una volta raggiunto l’obiettivo la carica adrenalinica scompare e il tono dell’umore volge rapidamente verso la depressione. Il segreto dunque è quello di avere sempre qualche progetto da realizzare, ma senza pensare che la felicità dovrà arrivare necessariamente dopo: sperare nel futuro e godere del presente è il massimo della saggezza.

AP Quali sono i gesti, le emozioni, i sentimenti che possono farci capire che siamo felici?
GP La felicità non è uno stato costante, ma è fatta di momenti. Quando si è felici i gesti del corpo tendono all’assunzione di posizioni di apertura verso il mondo esterno, si è più disponibili al sorriso, al contatto visivo con le altre persone. La felicità infatti dà un senso di benessere che fa vincere le ansie, le paure, i sensi di inadeguatezza.

AP E’ vero che a volte l’invidia, lo stress, l’ambizione ci possono impedire di essere felici?
GP Questi sentimenti sono il contrario della felicità, perché proiettano le aspettative nel futuro, non avendo la possibilità di poter godere del qui e ora. L’invidioso aspetta con ansia una qualche disavventura della persona invidiata, l’ambizioso non è mai contento del suo presente, lo stressato non è nella condizione di provare piacere per qualcosa, perché eccessivamente concentrato sulle sue preoccupazioni.

AP Ci potrà mai essere una pillola per la felicità?
GP Sicuramente ci sarà. Del resto anche un farmaco antidepressivo può scacciare le ansie ed i tormenti e far sentire la persona più felice. Il problema è che, finito l’effetto, tornano i problemi e se si prendono sempre questi farmaci che attenuano le emozioni negative o sono euforizzanti non si ha in realtà la spinta e la motivazione a fare qualcosa per risolvere i propri problemi e tutto resta come prima.

AP Che consiglio finale darebbe allora, per essere felici?
La felicità consiste nel provare quello che c’è di bello nella vita. Si tratta di un’abilità individuale, e non di un’eventualità del destino: tutti possono essere felici se imparano a capire come si fa ad esserlo. Infatti, per vivere una vita felice è necessario essere capaci di godere di ciò che già si ha. Ognuno di noi pensa di avere qualcosa che ancora gli manca per essere felice: il matrimonio, un lavoro, la carriera, la casa, la laurea, la vacanza. Così la felicità, sempre rimandata, continua a sfuggirci. Ricordiamoci che non conta quanto abbiamo, ma quanto riusciamo a godere di quello che abbiamo. E’ inutile trascorrere la vita inseguendo sempre il successo, la fama, i soldi. Invece dovremmo essere capaci di ritrovare la gioia nelle piccole cose quotidiane e impostare la vita secondo i nostri valori.
fonte donnamoderna

Lgbt, Il “Movimento Pansessuale” di Siena presenta: Verba volant, scripta… queer!


Presentazione Elenoir a Siena!
Verba volant, scripta… queer! è una rassegna di letteratura GLBTQ (Gay, Lesbica, Bisessuale, Transgender, Queer), organizzato dall’Associazione “Movimento Pansessuale” di Siena, che ha la finalità di proporre ad un pubblico più vasto testi altrimenti fruiti da soli lettori di “nicchia”.

Conoscere la “diversità” e concepirla come un arricchimento è una delle finalità principali che l’iniziativa si propone. I dibattiti che scaturiranno dalla lettura dei testi proposti avranno lo scopo di informare e di animare e favorire il dialogo di quanti prenderanno parte agli appuntamenti della rassegna.

In una società che rinnega e accusa la “diversità”, che addita tutto ciò che non rientra nella norma precostituita, che tenta di tener saldi dei principi che vengono puntualmente disattesi, in una società che parla ancora di normalità e anormalità senza saper definire né l’una né l’altra, diventa sempre più necessario e moralmente sensato dare prova che anche la comunità GLBTQ è fatta di persone, persone capaci di amare, di apprezzare la vita e di viverla malgrado le difficoltà connesse alla “diversità” che viene loro affibbiata. La coerenza è una qualità che pochi hanno, il coraggio è una virtù che appare sempre meno diffusa, la libertà è un diritto che tutti gli esseri umani dovrebbero aver garantito.

Verba volant, scripta… queer! è un’opportunità per conoscere meglio quanto spesso viene ignorato o valutato e giudicato secondo banali luoghi comuni, è un momento di dialogo, di confronto e di belle pagine di letteratura cariche di momenti commoventi, divertenti, semplici, quotidiani e, soprattutto, “diversi”.

PROGRAMMA

Il Festival si svolgerà nel corso di tre giornate. 14-15-16 maggio 2010, a Siena, presso la libreria Becarelli, alle ore 17,30.

Prima giornata: 14 Maggio 2010
Presentazione

Presentazione dell’iniziativa da parte del Presidente del “Movimento Pansessuale”, Alessandro Maggi, e della responsabile del Gruppo Iniziative Culturali, Eleonora Giambrone. Ringraziamenti e interventi dei rappresentanti delle istituzioni locali patrocinanti l’iniziativa.

Introduzione del primo tema:
Omosessualità femminile
Prima presentazione:

Delia Vaccarello (a cura di), Pressoché amanti. Racconti d’amore e di vita di donne tra donne, Mondadori, Milano, 2009

Delia Vaccarello, Quando si ama si deve partire, Mondadori, Milano, 2008

Seconda presentazione:
Julie Maggi, Elenoir, Foschi Editore, Forlì, 2009

Elenoir è una ragazzina tanto confusa da fare tenerezza e insieme tanto forte da sorprendere. La "sua" Valentine è morta e Elenoir cerca una spiegazione fra discoteche, lapidi e misteriose apparizioni. È un'eroina che non si fa dimenticare: una giovane e intrigante interpretazione romantic-noir di una classica storia di amore e morte, disegnata con ironia e eleganza.
Oltre all'atmosfera intrigante in cui si svolge la storia e la personalità ricca di sfumature della protagonista, il punto di forza e l'originalità di questo romanzo, si devono anche alla contaminazione del romanzo con la graphic-novel.
A seguire: DIBATTITO
fonte jelenoir