domenica 27 dicembre 2020

Roberto Bolle in "Danza con me": In prima serata su Rai1 il 1° gennaio 2021, con Francesco Montanari, Stefano Fresi e Miriam Leone

DANZA CON ME un programma di Roberto Bolle

Prodotto da Rai1 in collaborazione con Ballandi e Artedanza srl
Scritto da Roberto Bolle e Pamela Maffioli con Rossella Rizzi, Fabrizio Testini e Marco Silvestri
La direzione artistica è di Roberto Bolle
Le scene sono di Giuseppe Chiara
La fotografia è di Carlo Stagnoli
La regia di Cristiano D’Alisera
Ideazione Grafica e Messa in Scena Cristina Redini
La consulenza musicale è di Giorgio Oreglio
Direttore di produzione Antonio Fontana
A cura di Francesca Bignami. Produttore Esecutivo Rai Michela Amendolea
Produttore Esecutivo Ballandi Claudio Tarquini

Ad aprire un anno carico di speranza e aspettative, ancora una volta, Rai1 ha voluto la bellezza dell’arte e della danza di Roberto Bolle con il suo Danza con me, in onda in prima serata il 1° gennaio 2021 che torna per la quarta edizione. 

“Mai come in un momento come questo – dichiara Bolle – siamo stati convinti dell’importanza di esserci. In un periodo terribile in cui lo spettacolo, l’arte e il mondo sono paralizzati, tenuti in ostaggio dalla paura, mi piace pensare a Danza con Me come ad una trincea di resistenza, dove custodire e difendere l’Arte e la bellezza, nell’attesa di poter tornare a riprenderci i nostri spazi.  L’Arte è vita, è la custode della nostra umanità migliore, è la spinta che ci ricorda quello che siamo e ci fa vedere quello che potremmo e potremo tornare ad essere, pensare, creare. L’arte e lo spettacolo sono ristoro per l’anima e per lo spirito. È importante non dimenticarlo ed era importante dare un segnale forte in questo senso. Che sia un tempo sospeso, ma al quale non bisogna abituarsi”.

Danza con me – prodotto da Rai1 in collaborazione con Ballandi e Artedanza srl – è una bella abitudine a cui non ci si abitua mai. 
Pur nelle difficoltà del fare spettacolo di questi tempi, Danza con me va in scena anche quest’anno e viaggia, incontra, abbraccia portando gli spettatori con leggerezza in un mondo altro. 

Gli ospiti che hanno accettato l’invito di Roberto Bolle a esibirsi con lui sono molti. 
Tra loro Vasco Rossi, che manca dagli studi televisivi dal 2005 e che ha scelto proprio Danza con me per lanciare in esclusiva la sua nuova canzone nel segno e nella speranza della rinascita: “Una canzone d’amore buttata via”. 
Il brano è stato coreografato da Mauro Bigonzetti per Roberto Bolle insieme con Virna Toppi, Prima Ballerina del Teatro alla Scala di Milano, Agnese Di Clemente e Gioacchino Starace, della Compagnia della Scala, in un incrocio di passi a due, momenti corali e assoli per raccontare l’amore in ogni sua forma. La coreografia è ambientata nel Laboratorio Ansaldo del Teatro Alla Scala di Milano dove l’arte viene costruita e custodita in attesa che tutto riprenda. Questo nuovo brano e la danza costruita su di esso, non solo apriranno la serata come sigla, ma potranno poi essere rivisti in Danza ancora con me alla fine del programma, con contenuti inediti che raccontano l’incontro storico tra Bolle e il rocker.  

La conduzione della serata è affidata agli attori Francesco Montanari e Stefano Fresi. Un duo inedito, che richiama la televisione di un tempo, elegante e divertente. I due, armati anche di un pianoforte, presenteranno, interpreteranno, suoneranno e balleranno. Accanto a loro Miriam Leone, che con grazia e ironia non mancherà di rivelare doti nascoste di ballerina. 
Ospite d’eccezione della puntata Michelle Hunziker che si esibirà con Bolle in un numero di musical. A lei inoltre Roberto ha affidato la presentazione di un pezzo contro la violenza sulle donne, tema ad entrambi molto caro.

La musica è come sempre tra gli ingredienti principali di Danza con me.
Quest’anno per la prima volta ospite Ghali, che offrirà al pubblico la sua musica, ma anche un’interpretazione toccante della poesia dell’attivista per i diritti civili Maya Angelou “Still I Rise” che verrà interpretata dalla danza di Carlos Kamizele, il ballerino congolese di street dance che ha conquistato per l’Italia il titolo di Campione del Mondo, pur non avendo mai ottenuto la cittadinanza italiana. 

Ed ancora Diodato, l’artista più premiato dell’anno che regalerà ai suoi fan un lato inedito dando vita a performance inaspettate. 
Tra gli ospiti anche Fabio Caressa per un esperimento che conquisterà anche i calciofili più impermeabili alla danza. 
L’arte di Roberto Bolle – come sempre non solo protagonista, ma anche ideatore e direttore artistico del programma – rimane al centro di un sistema che mescola l’arte, l’ironia e la contemporaneità.

C’è la danza classica rappresentata da grandi titoli del repertorio come “L’Histoire de Manon” di Kenneth MacMillan che Roberto Bolle interpreta accanto a Nicoletta Manni con la quale esegue anche il passo a due del Cigno Nero dal celeberrimo “Lago dei Cigni”. Con Virna Toppi invece Bolle darà vita alla “Carmen” nella versione di Amedeo Amodio. 
Spicca in questo ambito “Cacti” dell’astro nascente della coreografia mondiale Alexander Ekman, che Bolle interpreta insieme alla Compagnia del Teatro dell’Opera di Roma. Un pezzo prezioso, acclamato e richiesto in tutto il mondo che l’Étoile scaligera ha voluto fortemente offrire al pubblico di Rai1 nonostante tutte le difficoltà causate dalle limitazioni del periodo pandemico. 
Tra i pezzi contemporanei anche “Step Addition” di Sébastien Galtier, interpretato da Bolle e Nicoletta Manni. 

Come sempre molte sono le coreografie originali che accolgono le istanze della contemporaneità lette dal coreografo Mauro Bigonzetti. 
In primis “Violenza”, con Antonella Albano, Solista del Teatro alla Scala di Milano, contro la violenza sulle donne con un Bolle inedito e la presentazione di Michelle Hunziker. 
Poi “Dante” per Bolle e Agnese Di Clemente insieme con la MM Contemporary Dance Company, brano evocativo che interpreta gli echi infernali danteschi sempre attuali. E ancora, un “Ghali Divertissement” in cui, sulle note di un medley costruito dal cantante appositamente per il programma, Bigonzetti ha costruito un colorato balletto per Bolle, Virna Toppi e la MM Contemporary Dance Company. Infine una rivisitazione caleidoscopica di uno “Schiaccianoci” moderno che mescola realtà e sogno, musica e danza. 
Non mancano poi i pezzi costruiti ad hoc con gli ospiti insieme al coreografo Massimiliano Volpini per Michelle Hunziker, Miriam Leone e Diodato. 

Un altro elemento prezioso che colpisce immediatamente lo spettatore è la scenografia di Giuseppe Chiara, un atto artistico sospeso tra l’ideazione e il compiersi, metafora di questo tempo. Realizzato su un’architettura destrutturata wireframe – come una sorta di disegno tecnico tridimensionale – lo spazio scenico è attraversabile in ogni suo lato per non circoscrivere la danza, ma dialogare con essa lasciando che domini lo spazio. La struttura e la performance artistica sono accese e valorizzate dalla bellezza delle luci di Carlo Stagnoli. 

Un grande show al quale non si può rinunciare per emozionarsi, cibarsi di bellezza e arte, riflettere, ridere e anche abbracciarsi, toccarsi, sorridersi e commuoversi senza maschere attraverso un’arte antica che sempre rinasce, ricordandoci la nostra natura, quello che possiamo e dobbiamo tornare ad essere. 

Anche quest’anno il pubblico avrà la possibilità di seguire il programma con una serie di contenuti extra studiati per i social: immagini di backstage, video inediti, interviste ai protagonisti e una sorta di Libretto di Sala virtuale nel quale trovare curiosità e informazioni sulla danza rappresentata. Già gli anni passati l’hashtag #danzaconme si è imposto come programma più discusso sui social nella settimana dal 1° al 7 gennaio. 
fonte:  www.rai.it

TV: How Ellen DeGeneres Inspired ‘The Masked Dancer’ and Why Paula Abdul is Its Secret Weapon

The Masked Dancer” sounds like a good idea on paper: Take megahit “The Masked Singer,” but the disguised celebrities get their groove — instead of their croon — on. But while Fox and executive producer Craig Plestis kicked around the idea of a spin-off in the wake of “Masked Singer’s” boffo ratings, they still weren’t sure it would work. Photo Courtesy of Fox

On “The Masked Singer,” panelists and viewers try to guess who’s under the costume via clues — but it’s ultimately their singing voices that help give it away or not. A dance show would take away that key component — how could anyone even try to make a guess?

Enter “The Ellen DeGeneres Show,” which had also capitalized on the popularity of “Masked Singer” to create its own “Masked Dancer” stunt. After those segments became viral hits and the “Masked Singer” team saw how well they played, Fox alternative entertainment and specials president Rob Wade said he was finally convinced.

“The segments that Ellen had done was really the thing that persuaded me to do it,” he said. “You saw from the way that [‘Ellen’ DJ Stephen ‘Twitch’ Boss] and her kind of figured out who people were underneath these costumes that we could actually build a proper format around it.”

That’s why DeGeneres was also recruited to serve an executive producer on “The Masked Dancer,” which premieres on Fox this Sunday night, immediately following the NFL. Craig Robinson hosts “The Masked Dancer,” which features panelists Paula Abdul, Brian Austin Green, Ashley Tisdale and “Singer’s” Ken Jeong.

Plestis noted how DeGeneres and Twitch were able to guess some of the people from a Q&A that they did with the disguised celebrities. “It was a little bit of a proof of concept for us,” he said. “Then we went into development mode. What would make ‘Dancer’ stand out and be different than ‘Singer’?”

That led to some of the differences between the two “Masked” shows. On “Dancer,” clue packages are more story-oriented, with more in-depth, detailed hints. And the producers also added a feature they call “Word Up,” in which the contestant says one word, in their own voice. That word is also a major clue to their identity.

“We were really debating it, is this too big of a clue?” Plestis said. “Once you hear someone’s voice, you kind of really narrow it down. It turned out to be a great element in the show. Some of [the panelists] picked up on a lot of facts, old, young, whatever it might be. But also through some interesting misdirects that took them into other directions.”

Plestis said he believed “Masked Dancer” actually became an easier show for the panelists to guess the celebrity’s identity. “Once you’re observant it just starts clicking in,” he said. Plestis points especially to Abdul, the former “American Idol” judge whose choreography background made her the show’s “secret weapon.”

“She just might be too good at this game, which was fun for her to start looking at the way they walked out on the stage or dancing,” he said. “She started going in into the computer in her head, going It could be x, y or z.”

Among other differences between “Masked Singer” and “Masked Dancer,” the costumes aren’t as gigantic and inflexible on “Dancer” as they might be on “Singer.”

“If you need to do a jump, it can survive without the mask falling off. If you need to take someone above your head, you can do it,” Plestis said.

Even the stage is a bit different from “Singer”: “The set had to be changed because you can’t dance on an egg-shaped set,” Wade said. “And you have to change the lighting configuration. You have to make it look different. Because you don’t want it to be identical. A lot of work goes into that and designing that. It looks similar but it’s actually very different once you actually have to take the time to make the creative changes.”

As for the panelists, besides bringing her dance experience to the show, Abdul also returns to Fox after her successful 2000s run as a judge on “American Idol” (and later, on “The X-Factor”).

“Obviously, it took a minute to sort of talk that this isn’t a judging show, it’s now about how good or bad people are,” Wade said. “They’re panelists, they’re not judges. There’s commentary on performance but you’re not judging the dance. And she’s great. She’s great at guessing, she’s very funny she’s fantastic chemistry with the rest of the panel.”

Green was cast partly because of his experience performing on “The Masked Singer,” as Season 4’s Giraffe. Tisdale brought a performing background and a young perspective to the show, while Jeong remains Fox’s reality TV good luck charm.

“Ken’s getting better at the game,” Plestis said. “Everyone does play the game for real. He’s getting the groove of it now.” Added Wade: “We love Ken and we wanted to have someone from the ‘Masked’ franchise on there because he’s almost like a teacher. He knows how the judging works, so he is incredibly useful from just a teaching point of view for others.”

As for Robinson, the network had been in talks with the comedian for years on a wide variety of projects. “He’s never done this type of competition show, so he just brings a fresh flavor to ‘Dancer,'” Plestis said.

In casting “Masked Dancer,” the show went back to pitch celebrities who had passed on “Singer” but had previously said they’d be open to a dance show.

“There are certain people that want to dance, and there are other persons who want to sing,” Plestis said. “We were approached by many people as well, but also we were looking for individuals who you didn’t know who could dance. That it was either their secret weapon or hobby. And I think we were very successful in uncovering a pretty good selection of celebrities.”

The show touts a cast of 10 celebrities that have “amassed more than 38 million albums sold worldwide, 20 Emmy Award wins, 20 Grammy Award nominations, 10 World Dancing titles, five New York Times Best-Selling Author titles, four Olympic gold medals and three Broadway show appearances.”

“It’s not easy overall for the celebrities, singing has its own weight but dancing, you’re inside of a costume doing multiple dance routines and a lot of intricate dance routines as well, and telling stories with dance,” Plestis said. “There’s a lot of sweat equity our celebrities put into the show.”

For the producers, there was also the added stress of creating and launching a new competition in the middle of the COVID-19 pandemic.

“With ‘Masked Singer,’ for instance, it was really hard to make in COVID but we knew what the show was, we just had to figure out how to make that show in COVID,” Wade said. “If you’re making a new show, you don’t even know what show you’re making. And you have to make it in COVID. You’re trying to figure out this format in a time when no one can see each other. Training for a dance competition is really difficult when you can obviously be too close to people.”

The pandemic also wound up limiting the involvement of DeGeneres: “The intention was to be a lot more but obviously with COVID happening, it just became an impossibility,” Wade said. “She’s been very helpful obviously with the promotion of the show and very engaged in that. We were going to do a lot with that but unfortunately, obviously she contracted COVID. So in the last few weeks that meant a few things we had planned couldn’t be done. She’s been really supportive and her team have really supported the show.”

Like Season 4 of “The Masked Singer,” the first season of “Masked Dancer” will rely on archived audience reaction shots as well as augmented reality to give the feel of a crowd in the studio.

“These shows, you need audience, you need reaction shots.” Wade said. “You need that to get the story told properly. And it’s still not as good as having them there. The big problem is that there’s a different level of performance from every one — host, panelists, dancers, or singers. When they’re in front of 200-300 screaming people, it’s a very different energy.”

Fox and Plestis are looking at “The Masked Dancer” as a limited series companion to “The Masked Dancer” for now, an opportunity to bridge two cycles of “Dancer.” But long term, “we’ll see how Dancer does, and then ascertain after that if we want to bring that back or whether this is just like a special series,” Wade said. “The hope is obviously we can bring it back in some shape or form.”

Both Plestis and Wade are very aware of the danger of oversaturation. “We just need to pour as much effort into sustaining as much of that as we can,” Wade said. “I think you’ve got something that’s working then of course it’s difficult not to put it on. It’s good to have something on the air that’s really working.”

Added Plestis: “Don’t become predictable, always strive to be different and embrace the bizarre. We can change our format on a dime from season to season, and try different things out. We don’t want to rest on our laurels.”

source: Michael Schneider  https://variety.com

Netflix Sets Pope Francis Documentary Series Based on Award-Winning Book ‘Sharing the Wisdom of Time’

Netflix has announced an original documentary series based on “Sharing the Wisdom of Time,” the award-winning book written by Pope Francis.

 

The series will recount tales of elders and their lived experiences, told through the eyes of the younger generation. Women and men above the age of 70 from all around the world will journey with and share their diverse experiences with young filmmakers under the age of 30 who are from the same country.

The elders represent various ethnicities, socio-economic backgrounds and religions around the globe. They’ll touch upon key themes that all human beings have in common: love, struggle, work and dreams.

The series will feature Pope Francis in an exclusive interview, offering a unique point of view that will serve as the common thread throughout the four-episode series.

The book is edited by Father Antonio Spadaro and was first published by Loyola Press in the U.S. in 2018 and won several awards in 2019. At the Catholic Press Association Book Awards, the title won six awards across various categories and the book also won at the Illumination Book Awards, Living Now Book Awards, Independent Press Awards and Best Book Awards.

The series, by Simona Ercolani (“Dottori in Corsia”), is produced by Stand By Me, partner of Asacha Media Group, and will be made available globally on Netflix in 2021.

“The elderly have wisdom. They are entrusted with a great responsibility: to transmit their life experience, their family history, the history of a community, of a people,” wrote Pope Francis in “Sharing the Wisdom of Time.”

Netflix’s “The Two Popes,” directed by Fernando Meirelles, bowed on Netflix in 2019.

source: by  Naman Ramachandran  https://variety.com

domenica 20 dicembre 2020

Libri: "Il cielo stellato fa le fusa" di Chiara Francini

È, questa che vi narro, una storia che prende vita sulle colline di Firenze, durante un giorno di maggio, in una dimora dal nome che pare scritto da Petrarca. O da Biancaneve.Villa Peyron al Bosco di Fontelucente.

In questa magione profumata di fiori, caffellatte e bucati s’ha da svolgere, durante un fine settimana, un convegno prelibato che parla di Cibo e Cultura. I partecipanti, golosi di bellezza e d’arte, vengono da ogni angolo del creato. Governante e regina della magione è la Lauretta, colei che tutto tiene a bada, sbenedizionando a destra e a manca col mestolo disinvolto, la cucina sopraffina e la ciabatta lesta quanto la lingua.

Ma d’improvviso, accade l’impensabile.Il variopinto bouquet d’umani si trova rinchiuso, sprangato per un tempo assai più lungo di quello immaginato.Una clausura involontaria, un perimetro stretto stretto, anche se straordinario.Che ne sarà dei nostri sventurati, alla ventura?Sconosciuti gli uni agli altri. 

In fondo anche a se stessi. E non potendo più uscire, che si fa?Ci si ispira al Decameron del Ser Boccaccio, si raccontano novelle!Tutti diventano oratrici e oratori per ritrovar l’allegrezza certo, ma in verità per dire assai di più. Questi umani vi narreranno di vergini non più di primo pelo, di principesse e malocchi, di donne che hanno battagliato per stare in prima fila e di poeti e poetesse dimenticati che sono rimasti in ultima, di madri coraggio, di poliziotti e regine unti in ogni pertugio, di matite spezzate, nonni muratori e d’amori rotti ma profumati. 

Insomma, in questa storia c’è tutto. E anche qualcosa in più. Vi potete fidare se lo dico io. Ah, lasciate che mi presenti. V’accompagnerò durante tutto il racconto, alla scoperta di questa straordinaria commedia umana. Mi chiamo Rollone il Vichingo e rappresento quanto di più perfetto esista in natura: sono un gatto, dal pelo fulvo. Io vedo e so. Molto più di ciò che dico. Sempre. In questa storia a furia di narrare e toccarsi con parole, tutti, alla fine, faranno la cosa più coraggiosa del mondo. Si riveleranno per quello che sono: uno spettacolo misterioso, una frittatona saporita come solo gli umani sanno essere. Parola di Rollone.Un gatto che parla. Che assurdità, direte. Eppure, succede, stolti. Non è una fiaba e neanche un capriccio. Provate a concentrarvi e a credere. E capirete che è solamente vita.

 

> Chiara Francini, nata a Firenze e cresciuta a Campi Bisenzio, è una scrittrice e attrice di teatro e cinema. Collabora con «La Stampa» come editorialista. Per Rizzoli ha pubblicato i romanzi bestseller Non parlare con la bocca piena (2017), Mia madre non lo deve sapere (2018) e Un anno felice (2019)

 fonte: www.rizzolilibri.it

Svizzera: Cambio di sesso, in futuro basterà una dichiarazione

Le persone transgender e intersessuali potranno cambiare sesso nel registro di stato civile senza passare da un giudice. Consenso dei genitori per i minori. ph. (Keystone)

In futuro, le persone transgender e intersessuali potranno più facilmente cambiare sesso nel registro di stato civile senza passare da un giudice. Oggi il Consiglio nazionale ha eliminato anche l'ultima divergenza che ancora l'opponeva agli Stati su questo progetto, che è ora pronto per le votazioni finali.

Il punto controverso tra le due Camere riguardava il cambiamento del sesso dei minorenni. Finora il Nazionale aveva sempre ribadito che ciò può avvenire senza il consenso dei genitori. Stamane la Camera del popolo - con 124 voti contro 27 e 7 astenuti - si è allineata a quella dei Cantoni prevedendo il benestare del rappresentante legale per i giovani sotto i 16 anni.

La sinistra ha ceduto "a malincuore" su questo punto. Tuttavia, ha sottolineato Nicolas Walder (Verdi/GE), seppur imperfetta, la revisione costituisce un notevole passo avanti. Consente di semplificare il cambiamento di genere allo stato civile.

Il relatore commissionale Baptiste Hurni (PS/NE) ha pure sottolineato che la misura adottata oggi non snatura il progetto. Solo pochi giovani sotto i 16 anni auspicano di cambiare sesso. Dal canto suo, l'UDC avrebbe preferito attenersi alla versione iniziale del Consiglio federale, che prevedeva invece il consenso dei genitori o dei tutori per i giovani d'età inferiore a 18 anni.

Si tratta, come ha spiegato più volte in aula la ministra della giustizia Karin Keller-Sutter, di una proposta mediana che ha anche una sua logica, giacché gli adolescenti che cambiano sesso ogni anno sono una manciata (meno di dieci), rispetto ai poco più di 200 casi registrati in media all'anno che coinvolgono perlopiù persone adulte. La consigliera federale ha difeso la necessità di un consenso da parte di genitori o del rappresentante legale, appellandosi alla protezione particolare di cui necessitano i giovani.

Il progetto governativo prevede che transessuali e intersessuali possano cambiare più facilmente sesso e nome nel registro dello stato civile mediante una semplice dichiarazione. Non devono venir richiesti né un esame medico né il rispetto di altre condizioni preliminari. Attualmente è necessario far riconoscere il cambiamento di sesso da un giudice.

Se la persona interessata è sposata, il matrimonio rimane valido. Lo stesso discorso si applica alle unioni domestiche registrate e pure i rapporti di filiazione resteranno immutati.

Il disegno non mette in questione la struttura binaria del sesso (maschile/femminile): non introduce una terza categoria di genere. Attualmente il Governo sta però valutando la possibilità di introdurla e sta redigendo in merito un rapporto in adempimento a due postulati approvati dal Parlamento.

fonte: di @Ats  www.laregione.ch

Amarcort, il secolo di Franca Valeri

La figlia Stefania Bonfadelli e il collega Urbano Barberini ricordano la straordinaria attrice e drammaturga, scomparsa ad agosto all'età di 100 anni.

Che annata, il 1920. E il riminese Amarcort Film Festival – tradizionale appuntamento con i migliori cortometraggi internazionali, partito in streaming con la sua tredicesima edizione dal 24 novembre – ha deciso di festeggiare i cento anni di Federico Fellini (spirito guida della rassegna), Tonino Guerra, Gianni Rodari, Alberto Sordi e Franca Valeri.

Proprio quest’ultima, scomparsa il 9 agosto scorso dieci giorni dopo il centesimo compleanno, è stata protagonista di un omaggio con il soprano Stefania Bonfadelli, figlia adottiva della grande artista, e Urbano Barberini, che con Valeri ha condiviso gli ultimi anni sul palcoscenico.

“Franca è stata la mia famiglia – dice Bonfadelli – e, sul piano pubblico, un’intellettuale poliedrica. I suoi personaggi sono passati alla storia. Una specialista della parola, una donna profondamente onesta con se stessa che è stata molte cose insieme: attrice, regista, sceneggiatrice, ma soprattutto la più grande drammaturga italiana”.

“Lei e Sordi – continua – si somigliavano molto, si volevano molto bene. Vivevano entrambi per il loro lavoro. Franca ha dedicato tutta la vita al teatro, anche negli ultimi anni il suo unico desiderio era tornare in scena”.

Con Barberini, Valeri ha realizzato sette spettacoli nell’arco di sette anni: com’è iniziato il rapporto? “Lei, un’attrice e autrice immensa, va in un teatrino di 90 posti a vedere me. Ero un attore teatralmente sconosciuto al primo spettacolo, ma aveva seguito il consiglio dell’amico Peppino Patroni Griffi. Con sorpresa di tutti, prenotò. Era già ultrasettantenne e si arrampicò su una scala a chiocciola per vedere lo spettacolo. Alla fine venne nel mio piccolissimo camerino e mi disse una cosa che mi mise i brividi: ‘Mi piacerebbe lavorare con lei’. Giorni dopo una mia amica da Parigi trovò una commedia con due personaggi che sembrava perfetta per noi due. Mi feci coraggio e gliela proposi. Due ore dopo mi richiamò: ‘Io sto traducendo, tu trova regista e produttore'”.

 

“Così nacque Mal di ma(d)re – continua Barberini, senza negarsi una sincera commozione – di cui abbiamo fatto 300 repliche per 5 stagioni. Adoravo fare tournée con lei, in tutto oltre 1000 repliche fino a Il cambio dei cavalli. Lavorare con lei era una delizia, un dono di intelligenza, prontezza di spirito, educazione. Quando stavi in scena con lei, stavi in scena anche con il suo pubblico. Con lei non imparavi a recitare: imparavi come si sta al mondo”.

In occasione del centenario, è uscita per La Nave di Teseo la raccolta di tutte le opere di Valeri. “A volte ci sfugge – osserva Barberini – quanto sia stata una grandissima scrittrice. A un certo punto non riuscivo più a trovare commedie adatte a noi due: allora ha deciso di scriverle lei stessa. Ha avuto intuizioni geniali, scritto cose straordinarie, spiritose, fulminanti, di una densità filosofica sorprendente”.

“Negli ultimi tempi – ricorda Bonfadelli – faceva sempre più fatica a stare sul palco. Glielo feci notare, con tutta l’accortezza possibile: non era più il caso che stesse ogni sera in scena. Il giorno dopo mi disse che avevo ragione. Bene: poiché faccio fatica a stare in piedi, mi disse, scriverò una commedia in cui starò sempre seduta. Franca era così”.

“Mi ha fatto piacere – dice Barberini – che nel suo messaggio di auguri il ministro Franceschini ha sottolineato l’impegno civile per i beni culturali. Se non si è più fatta la nuova discarica a Malagrotta, a 700 metri dalla Villa di Adriano, lo dobbiamo anche a Franca che si è battuta come un leonessa contro la governatrice del Lazio e il commissario straordinario nonché prefetto di Roma. Ci sono delle persone come Franca, Fellini, Sordi che fanno un intervento al cuore del Paese, rendendolo più sensibile e umano. Queste stelle hanno allargato la nostra coscienza civile: siamo in debito con loro”.

fonte: di  Lorenzo Ciofani  www.cinematografo.it

The Hungarian National Ballet is Looking for Dancers

The Hungarian National Ballet, the 136-year-old official ballet company of the Hungarian State Opera, announces an audition upon invitation.

Where & When: on 28 March 2021 in Budapest, Hungary.

For immediate openings as well as contracts starting 15 July 2021 (depending on the applicants’ work visa requirements).

Applications by classically trained, professional male and female ballet dancers are welcome. Outstanding technique and qualities are a must.

We offer:
• next season contracts till 14 July 2022 or 2023 depending on the starting date but for maximum one season (with a 3-month probation; yearly prolongation possible; Hungarian immigration regulations apply)
• monthly wages in accordance with the achieved qualification level within the existing system
• a wide, world class, regularly growing repertoire

Please be informed that realisation of the audition is subject to the Hungarian and international policies concerning the COVID-19 pandemic as well as the Hungarian State Opera’s own regulations.

With regard to the possible changes, all participants will be notified about Hungary’s entry policy as well as any special conditions for the audition approximately a month in advance.

The audition will be organised in full compliance with the respective epidemiological regulations.

How to apply:
Please send your application material as described below in one email to audition@opera.hu

Deadline for receipt of application materials: 14 March 2021 (Sunday)

• Following evaluation, those invited will be notified via email

Application material:
• 1 headshot (in a separate picture file please!)
• 2-3 dance photos in classical poses (max. 8 MB altogether)
• professional CV including date of birth, citizenship(s), e-mail address, mobile phone number, height in cm, weight in kg, education, competitions, awards, main roles, work experience etc.
• link of 1 video recording of recent classwork (no older than 6 months, ladies in pointe shoes, please)
• links of 2 video recordings of recent classical variations (no older than 6 months, ladies in pointe shoes, please) uploaded on the internet, without password protection

Please note: by submitting your application you acknowledge that you have read and agree to the Hungarian State Opera’s data handling policy: https://bit.ly/36Tdwzd.

Incomplete materials will not be processed!

For more detailed information, please visit our website:
https://bit.ly/2VZY9yB

https://www.opera.hu/

source:  http://au-di-tions.com/

sabato 12 dicembre 2020

Libri: "Il pensiero giapponese. Viaggio nello stile di vita del Sol Levante" di Le Yen Mai

Tra il Giappone e noi le differenze possono scavare un grande abisso sull’orlo del quale rimaniamo affascinati ma lontani. Questo libro serve per colmarlo.

Ho imparato a leggere in ognuno dei principi del pensiero giapponese un insegnamento di cui fare tesoro, una possibilità di gioia e arricchimento perché ogni concetto, pur affondando le radici in un tempo antichissimo, è più attuale che mai; anche in occidente.

In questa lunga, metaforica camminata attraverso Kyoto e alcuni siti della regione del Kansai, quindici luoghi diventano l’occasione ideale per immergerci in altrettanti concetti fondanti del pensiero filosofico, spirituale, culturale e sociale del paese nipponico. 

Spesso ci sentiamo vicini a questi pensieri, ma non è facile vederli vivere, immaginarli, tradurli nel nostro quotidiano. Perché non solo sono troppo lontani nello spazio, ma soprattutto sono distanti dal nostro modo di vivere la realtà di ogni giorno; e talvolta troppo al di fuori delle nostre concezioni e di tutte le nozioni che abbiamo assorbito. Possiamo dire la stessa cosa della calligrafia e degli ideogrammi dei vecchi templi di questo paese meraviglioso: li guardiamo con stupore, ma senza capire, i simboli ci sfuggono.

fonte:  www.ibs.it

Addio al grande regista: È morto Kim Ki-duk

Il regista sudcoreano deceduto per complicazioni legate al Covid-19. Con Pietà vinse il Leone d'Oro a Venezia nel 2012. Tra i suoi film, L'isola e Ferro 3. Aveva 59 anni. 

Kim Ki-Duk - foto di Karen Di Paola

Il regista sudcoreano Kim Ki-duk è morto in Lettonia, in seguito a complicazioni legate al Covid-19. Aveva 59 anni. Lo annuncia il sito lettone Delfi.lt. Kim Ki-duk era arrivato in Lettonia il 20 novembre nei pressi della località marittima di Jurmala. Da alcuni giorni il suo entourage aveva del tutto perso i contatti.

A nove anni si trasferisce a Seoul e frequenta una scuola professionale per poter lavorare nel settore agricolo. Problemi occorsi in famiglia lo costringono ad abbandonare gli studi e ad arruolarsi, quindi, nell’esercito. L’esperienza militare influenzerà moltissimo il suo modo di intendere i rapporti interpersonali, come anche le sue opere cinematografiche. La passione per l’arte, coltivata da sempre, ad un certo punto prende il sopravvento e lo spinge ad abbandonare la patria in direzione dell’Europa.

Sarà Parigi ad accoglierlo col suo fascino bohémien. Qui vive di arte, dei suoi dipinti e comincia anche a scrivere sceneggiature per il cinema. Nel 1992 torna in Corea dove vince il premio della Korea Film Commission per la migliore sceneggiatura di Jaywalking. Debutta come regista l’anno seguente con The Crocodile. Nel 1997 è sceneggiatore, scenografo e regista di Wild Animals e nel 1998 di Birdcage Inn.

Anche Seom – L’isola (2000) ottiene un grande successo e costituisce un primo spartiacque tra quanto realizzato prima e quanto verrà dopo. Shilje sanghwang (2000), infatti, sarà il primo insuccesso del maestro, insuccesso attribuibile, più che altro, alla matrice fortemente innovativa di questo lavoro e, sostanzialmente, incompresa. Dopo alcune prove estremamente cupe e crude, il film Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera (2003) irradia letteralmente una luce nuova, anche in senso artistico, e lo consacra, finalmente, come regista noto in tutta Europa.

 

Anche il 2004 è un anno prolifico: La samaritana vince l’Orso d’oro per la miglior regia al 54° Festival del Cinema di Berlino, mentre Ferro 3 – La casa vuota, ritenuta la sua summa artistica, ottiene un Leone d’argento per la miglior regia alla 61a Mostra Internazionale del Cinema di Venezia e una candidatura al David di Donatello come miglior film straniero. A Venezia 2016, Kim Ki-Duk con Lee Won-Gun e Ryoo Seung-Bun, interpreti di Il prigioniero coreano (foto di Karen Di Paola)

Seguono L’arco (2005), Time (2006), Soffio (2007), Dream (2008), Rough Cat (2008). Anche il ritmo forsennato della sua produzione conosce una battuta d’arresto, e dal 2008 al 2011 non escono suoi lavori. Arirang (2011) trarrà spunto proprio dal lungo periodo di silenzio e crisi artistica del regista. Nel 2012 il suo Pietà vince il Leone d’Oro alla 69a Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Torna alla Biennale nel 2013 con Moebius e nel 2016 con Il prigioniero coreano, distribuito nelle sale italiane nel 2018.

 

 

 

Qui un estratto dal libro Isole di cinema – Figure e forme dell’insularità di Simona Previti (Edizioni FEdS, 2010, Collana Frames)

fonte: Redazione  www.cinematografo.it

TV Show: Aspettando MasterChef 10, i giudici a cena insieme. Lo speciale è su Sky Uno

Alla vigilia della nuova stagione di MasterChef Italia, i tre giudici Bruno Barbieri, Antonino Cannavacciuolo e Giorgio Locatelli, si ritrovano a casa per cucinare insieme. Non perdere lo Speciale, giovedì 10 dicembre alle 19.10 su Sky Uno

A giugno vi avevano lasciato con l'invito a mandare i vostri video di presentazione in modo da iniziare a muovere i primi passi verso quella che sarà una decima nuova edizione coi fiocchi: "Dovete essere pronti a farci vedere chi siete, a farci sentire la vostra passione, il vostro amore e, come ben sottolinea "Timoteo" nel video (GUARDA QUI LA CLIP), la vostra determinazione". 

Oggi, a un passo dall'inizio di questa straordinaria avventura ai fornelli di MasterChef Italia, la giuria è pronta per affrontare insieme a voi nuove sfide e nuove avventure. Giovedì 10 dicembre alle 19.10, prima della finale di XF2020 (LO SPECIALE), vi aspetta un imperdibile Speciale. 

Aspettando MasterChef – Indovina chi viene a cena?

Alla vigilia della nuova stagione di MasterChef Italia, in onda a partire da giovedì 17 dicembre alle 21.15 su Sky Uno, i tre giudici Bruno Barbieri, Antonino Cannavacciuolo e Giorgio Locatelli, si ritrovano a casa per cucinare insieme. Chiacchiere, buon cibo e risate sono gli ingredienti di una serata del tutto inedita con una dolce sorpresa finale. Per scoprire cosa bolle in pentola, non resta che sintonizzarvi giovedì 10 dicembre alle 19.10, prima della finale di X Factor (Ecco chi sono i 4 finalisti). 

Nell'attesa preparatevi a scoprirne delle belle, perché i fantastici tre oltre a svelarvi qualche piccolo segreto...in cucina sono un "disastro", l'avreste mai detto? Tra chi urla (provate a indovinare chi...), chi ruba gli ingredienti all'altro, chi invade tutto lo spazio, chi finisce a fare il lavapiatti, chi si diverte a dare qualche pacca sulla spalla di troppo, il caos (e il divertimento) è assicurato. 

Cosa dobbiamo aspettarci da questa decima edizione?

Senza anticiparvi troppo, possiamo solo assicurarvi che per i concorrenti sarà una stagione molto più dura e impegnativa di tutte le altre, "dopo 10 abbiamo alzato l’asticella". Il livello di professionalità e di preparazione richiesti sono necessariamente altissimi. E se l'edizione numero nove è stata straordinaria, "questa decima lo sarà ancor di più", parola dei giudici. Nel corso dello Speciale, sul finale di serata, come ciliegina sulla torta, vi aspetta un ospite d'eccezione, una sorpresa molto gradita e altrettanto inaspettata. 

fonte: https://tg24.sky.it

domenica 6 dicembre 2020

Sipario: vite di danza > Luciana Savignano: storia di una lunga iniziazione

Luciana Savignano, una delle più interessanti e versatili protagoniste della danza italiana degli ultimi decenni, applaudita all’unanimità dalla critica internazionale, nasce a Milano nel 1943 e si avvicina alla danza grazie al padre, che, da bambina, la porta a vedere Il Lago dei Cigni.

Formatasi presso la Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano, dopo un periodo di perfezionamento al Teatro Bolshoi di Mosca di Mosca Luciana Savignano si diploma all’Accademia scaligera, dove inizia la sua lunga e brillante carriera. Nel 1968 Mario Pistoni, a cui lei stessa dichiara di dover molto a livello artistico, la sceglie come ballerina solista solista per il balletto Il Mandarino Meraviglioso, su musica di Béla Bartòk, con il quale ottiene la sua prima importante affermazione nel mondo della danza.

Nel 1972 diventa Prima Ballerina alla Scala e tre anni dopo, nel 1975, è nominata Étoile ma abbandona presto il repertorio classico per dedicarsi a ruoli contemporanei, lavorando con i più grandi coreografi della scena internazionale.

Il repertorio di Luciana Savignano è vastissimo: ricordiamo, fra i tanti ruoli, quello della ninfa nella versione di Amedeo Amodio de L’après-midi d’un faune, La Bisbetica Domata di John Cranko e Lola-Lola in L’angelo Azzurro, una coreografia di Roland Petit dedicata al mito di Marlene Dietrich.

Luciana è una danzatrice fuori dagli schemi, dolcissima ma anche forte e trasgressiva, come dimostra la grande varietà dei ruoli da lei interpretati. Una voce cristallina, limpida e giovanile, un corpo esile e dalle linee moderne, che sprigiona energia e forza, un viso dai tratti spigolosi e quasi orientali che la rendono unica ed amata dal pubblico e dai più grandi coreografi, fra cui l’indimenticabile Maurice Béjart, che la invita nella compagnia Les Ballets du XXe siècle e che  su di lei costruisce molti ruoli.


Il primo balletto interpretato da Luciana Savignano nella compagnia di Béjart è Nona Sinfonia; in seguito egli crea per lei Ce que l’amour me dit con Jorge Donn. Interpreta inoltre Romeo e GiuliettaBakti, Leda e il cigno, ma è nel celeberrimo Boléro che la Savignano esprime al massimo le sue doti di ballerina, proiettata verso la modernità grazie alle linee pure e definite e alla sensualità e all’eleganza del movimento, sua cifra stilistica fondamentale.

Il connubio artistico con Béjart porta alla creazione di altri importantissimi e celebri lavori, fra cui La Luna e La Lupa. A proposito de La Luna, è la stessa Luciana ad affermare, nel corso di un’intervista: “La Luna è un vero gioiello. Maurice lo cucì addosso a me. Rispecchia esattamente quello che io sono. Serenità permeata di malinconia. Porgersi e nascondersi. Determinazione mista a grazia. Se qualcuno mi chiedesse di definire in danza ciò che sono direi di guardare La Luna”.

In relazione a La Luna, c’è un episodio curioso che vede protagonista una giovanissima Sylvie Guillem. Nel secondo volume delle sue memorie Maurice Béjart narra che Sylvie, allora allieva presso la Scuola di Ballo dell’Opéra di Parigi, ai tempi diretta da Claude Bessy, gli scrisse una lettera chiedendogli il permesso di danzare l’assolo La Luna al concorso di Varna: la Guillem sosteneva che quella coreografia sembrava fatta apposta per lei e che solo danzando quella parte avrebbe potuto vincere il prestigioso concorso. La risposta di Béjart fu negativa e la motivazione addotto al rifiuto fu che non voleva fosse danzata da lei in quanto era stata creata per altri, ovvero per Luciana Savignano. Ma Mademoiselle Guillem non si arrese e, senza il permesso del coreografo, imparò ugualmente l’assolo aiutandosi con un video. Dopo di che gli chiese di assistere ad una prova per vedere la sua interpretazione. Bèjart ne fu immediatamente conquistato e concesse il permesso tanto desiderato. Sylvie Guillem danzò La Lupa a Varna e vinse la medaglia d’oro al concorso. Era il 1983.

Nel marzo 1994 ancora Maurice Béjart crea per Luciana La Voce, spettacolo tratto da La Voix Humaine di Jean Cocteau. Sempre nel 1994 inizia una stretta collaborazione con Micha Van Hoecke: A la memoire di Mahler, Carmina Burana di Orff, Orfeo di Stravinsky.

Nel 1995 Luciana Savignano inaugura un altro grande e longevo sodalizio artistico, quello con la coreografa Susanna Beltrami con la quale fonda, nel 1998, la Compagnia Pier Lombardo Danza. Dalla collaborazione artistica con la Beltrami nasce, fra gli altri, uno spettacolo di grande successo, da più di un decennio alla ribalta in tutti i principali teatri, italiani: Tango di Luna.

Nel 2009 la Savignano diventa anche un volto televisivo in quanto giudice all’interno del Dance Talent Show di Rai Due dal titolo Academy.

Nelle stagioni 2010 e 2011 interpreta il ruolo della Regina Thalassa nello spettacolo Shéhérazade del Balletto del Sud diretto da Fredy Franzutti e nel settembre 2012 riveste i panni di Don Juan nell’omonimo spettacolo del coreografo Massimo Moricone al Teatrino di Corte del Palazzo Reale (produzione del Teatro San Carlo di Napoli).

Negli stessi anni si ricordano, inoltre, le importanti collaborazioni con il coreografo Micha van Hoecke realizzate al Teatro alla Scala di Milano e al Ravenna Festival.

Luciana Savignano è impegnata anche nel sociale, come testimonial a titolo gratuito delle associazioni italiane confederate per la malattia di Parkinson.

Da segnalare anche l’interesse da parte dell’editoria: nel 2006 esce il libro Savignano. Anomalia di una stella, scritto da Valeria Crippa, edito da Rizzoli, in cui Luciana Savignano definisce la sua carriera come una lunga iniziazione, sottolineando così l’eterno percorso dell’artista, che non giunge mai a compimento; nell’aprile del 2016 viene pubblicata la sua biografia: Luciana Savignano, l’eleganza interiore, scritta dal danzatore Emanuele Burrafato ed edita da Gremese.

fonte: Giada Feraudo  www.dancehallnews.it  Crediti fotografici: Paolo Bonciani

Lirica e Danza: “A riveder le stelle”: il grande evento per Sant’Ambrogio del Teatro alla Scala su Rai1

Con la direzione del M° Chailly, la regia di Livermore e un cast stellare sul palco (da Bolle a Domingo!), lo spettacolo sarà trasmesso su Rai 1, Radio 3 e Raiplay
Lunedì 7 dicembre 2020, ore 17.00

Si intitola “A riveder le stelle”, ed è la serata all’insegna di arte, musica e danza con cui il Teatro alla Scala conferma il suo Sant’Ambrogio.

Per la prima volta nella storia non sarà un titolo d’opera a inaugurare la stagione scaligera, bensì un grande concerto/spettacolo (invece della “Lucia di Lammermoor” di Gaetano Donizetti inizialmente in programma), che si preannuncia unico nel suo genere, senza pubblico in sala, ma che tutti potranno vedere in tv e sul web.

L’attesissimo evento sarà trasmesso su Rai 1, Radio 3 e in streaming Raiplay a partire dalle ore 17.00 di lunedì 7 dicembre e vedrà Orchestra e coro del Teatro Alla Scala diretti dal Maestro Riccardo Chailly. La parte visiva è invece stata affidata al regista Davide Livermore, che in questo teatro ha già firmato alcuni importanti spettacoli, tra cui due inaugurazioni di stagione.

 

Al centro il grande repertorio italiano, ma anche pagine di celebri compositori europei. Si inizia da estratti di opere di Giuseppe Verdi per continuare con Donizetti, Puccini, Bizet, Cilea, Massenet, Wagner e Rossini. Mentre le musiche dei balletti sono di Pëtr Il’ič Čajkovskij e Davide Di Leo, con le coreografie di Manuel Legris, Rudolf Nureyev e Massimiliano Volpini.

Un cast stellare tra canto e danza:

Sul palco alcune tra le più grandi voci della scena lirica internazionale odierna. Si esibiranno Ildar Abdrazakov, Roberto Alagna, Carlos Álvarez, Piotr Beczala, Benjanin Bernheim, Eleonora Buratto, Marianne Crebassa, Plácido Domingo, Rosa Feola, Juan Diego Flórez, Elīna Garanča, Vittorio Grigolo, Jonas Kaufmann, Aleksandra Kurzak, Francesco Meli, Camilla Nylund, Kristine Opolais, Lisette Oropesa, George Petean, Marina Rebeka, Luca Salsi, Andreas Schager, Ludovic Tézier e Sonya Yoncheva.

Nella parte dedicata al balletto, con l’orchestra diretta da Michele Gamba, protagonisti saranno: l’étoile Roberto Bolle, i primi ballerini Timofej Andrijashenko, Martina Arduino, Claudio Coviello, Nicoletta Manni e Virna Toppi e i solisti Marco Agostino e Nicola Del Freo.

Testi recitati da attori, faranno da ponte tra  le arie d’opera e i momenti di danza. Una continuità tra le arti indicata dal titolo che riprende “e quindi uscimmo a riveder le stelle”, il celebre verso con cui si chiude l’Inferno della Divina Commedia, nel settecentesimo anniversario della scomparsa di Dante Alighieri.

La trasmissione su Rai 1, che si avvarrà di dieci telecamere e di un gruppo di registi coordinati da Stefania Grimaldi, sarà presentata per il quinto anno consecutivo da Milly Carlucci, a cui si aggiungerà per la prima volta Bruno Vespa.

Lunedì 7 dicembre 2020, ore 17.00
Trasmesso in diretta da Rai Cultura su Rai1, RaiPlay, in streaming su RaiRadio3 e sulle principali televisioni europee

fonte:  www.mymi.it

sabato 5 dicembre 2020

Libri: "Marcello Mastroianni. L'uomo che amava le donne" di Silvana Giacobini

Entrato nel mito con la dolce vita felliniana, Marcello Mastroianni è il giornalista della Roma corrotta, il regista in crisi, l’assassino senza scrupoli, il bel Rudy, il vecchio ballerino, l’omosessuale, il prete corrotto, il Casanova spompato. 

Cento maschere per un attore solo, tutti i riconoscimenti più prestigiosi per l’uomo dalle mille contraddizioni e delle mezze misure, dei mezzi toni, mai del bianco e nero, l’infedele fedele ai valori, il pigro ma zingaro di lusso, il bello che si vedeva brutto, il figlio di Fontana Liri, romano nel cuore ma parigino d’elezione, che non aveva paura di vivere e si rompeva le scatole all’idea di morire. 

Tutti conoscono la moglie, le due amanti più belle del mondo e l’ultima compagna, ma pochi la sua vera vita sentimentale, perché lui, il latin lover per eccellenza, era lasciato brutalmente e non è stato mai felice fino in fondo, angosciato dal desiderio di non ferire nessuna e perciò straziandole tutte. 

A trent’anni dal Leone alla carriera del Festival di Venezia, con il ricordo dei suoi film a scandire momenti di vita e a investigare la vera anima, le fragilità, i dubbi, gli egoismi, questo libro è un ritratto documentato di Marcello stella del cinema internazionale che racconta le segrete contraddizioni dell’uomo che amava le donne facendosi odiare, perché le amava troppo o - forse - non ne amava nessuna.

fonte:  www.ibs.it

Corsa all'Oscar 2021: "Notturno" di Gianfranco Rosi, la luce della vita che punta all’Oscar 2021

Un docu-film continua la corsa all'Oscar 2021. La pellicola di Gianfranco Rosi è l'unica opera italiana in lizza

L'unico film italiano in corsa per l'Oscar 2021 è Notturno di Gianfranco Rosi: abbandoniamo il sogno di vedere Sophia Loren sul palco con la rinomata statuetta oro tra le mani…

Certo, anche solo per un istante, tutti noi abbiamo provato un brivido vedendo accostato il nome di Sophia Loren agli Oscar 2021. Il film che la vede protagonista, La vita davanti a sé, diretto dal figlio Edoardo Ponti, era in lizza per rappresentare il cinema italiano agli Academy. Tra gli altri titoli, anche il Pinocchio di Matteo Garrone, ormai riconosciuto regista di fama internazionale. Ma alla fine è stato selezionato Notturno, il nuovo straordinario e intenso documentario di Gianfranco Rosi. E la soddisfazione è doppia, come la nomination: oltre a portare simbolicamente la bandiera tricolore per il Miglior Film Straniero, il film è infatti in gara anche come Miglior Documentario.

Non è la prima volta per Rosi: nel 2017 anche il suo Fuocoammare – vincitore dell’Orso d’Oro al Festival di Berlino – aveva ricevuto la stessa candidatura (con il plauso, pubblico, di Meryl Streep).  “Sono felicissimo – ha dichiarato il regista pochi giorni fa all’ANSA, appena ricevuta la notizia - cinque Paesi hanno scelto un documentario come opera proposta per la selezione della nomination all'Oscar per il miglior film straniero e questa è una cosa fondamentale: il documentario non è più un tabù”. 

Sacrosante parole. Soprattutto se pronunciate da colui che, in questo genere cinematografico, è ormai un Maestro (ricordiamo anche i suoi altri documentari: Below sea level, 2008, Miglior Film nella sezione “Orizzonti” alla 65esima Mostra di Venezia; El sicario – Room 164, 2010, premio Fipresci alla 67esima Mostra di Venezia; Sacro GRA, 2013, Leone d’Oro alla 70esima Mostra di Venezia). Quale storia può essere più forte della realtà?

Una realtà che Rosi ha inquadrato per tre anni, in Medio Oriente, lungo i confini che separano Iraq, Kurdistan, Siria e Libano. Confini che separano la vita dall’inferno. Luoghi devastati dalla tragedia continua di guerre civili. Scontri, violenze e distruzioni che squarciano l’anima. Sono profonde ed inguaribili ferite. L’occhio del regista non riprende la guerra, ma il quotidiano delle persone che, in qualche modo, reagiscono al conflitto. Sciiti, alauiti, sunniti, yazidi, curdi. Persone separate da limiti territoriali che stimolano l’odio e la vendetta. Vivono da una parte o dall’altra, o perché vi sono nati o perché vi sono costretti dall’esilio. Ma hanno una cosa in comune: sono tutte vittime della guerra. Un conflitto che Rosi non indaga nelle ragioni ma nelle sue terribili ed indelebili conseguenze. 

La tragedia del Medio Oriente è infatti la tragedia della sua gente. Popoli ed etnie che si distruggono convinti che solo attraverso la sopraffazione dell’altro sia possibile la propria sopravvivenza. Ed è proprio in questo buio pesto che il documentarista trova la luce: Notturno è, secondo le parole dell’autore, “un’ode all’umano immerso nelle oscurità della guerra. Come in un ‘Notturno’ di Chopin, anche qui l’oscurità è un pretesto, un’occasione per lasciar risuonare ciò che vive”.

Eccola. È questa la vera protagonista di Notturno: la forza vitale delle persone. Rosi canta questa vitalità, raccontando la normalità che resiste alla guerra. La Luce dell’Essere Umano, che ancora vuole – pretende – un futuro in cui proiettarsi. In questo senso, questa opera trascende persino il genere del documentario. Usando le parole del regista, “la realtà filmata diventa più vera del reale. La persona diventa personaggio. Il racconto diventa cinema”. Qui, a parlarci è la Vita. Vera, vissuta, incontenibile.  

fonte:     www.vogue.it

Netflix: uno studio rivela l'importanza di film e serie tv per l'inclusione LGBT+

Secondo una ricerca firmata Netflix e Diversity, l'intrattenimento rappresenta un mezzo fondamentale per una maggiore comprensione del mondo LGBT+.

Netflix e Diversity hanno condotto uno studio i cui risultati sottolineano quanto film e serie tv riescano a migliorare la comprensione del mondo LGBT+ e a favorirne l'inclusione.

Nel corso degli anni, sono sempre di più i film e le serie tv in cui interviene almeno un personaggio appartenente alla comunità LGBT+. Rispetto a trenta o venti anni fa, quando l'orientamento omo, bi o transessuale poteva rappresentare ancora un tabù, le opere cinematografiche o seriali possono contare su un pubblico più progressivo e proprio questo aspetto ha spinto Netflix a condurre uno studio per analizzare quanto sia importante la rappresentazione LGBT+ nel mondo dell'intrattenimento.

Lo streamer si è unito a Diversity per presentare la ricerca "LGBT+ inclusion nelle serie TV e nei film" che, come intuibile, si concentra soprattutto su quello che viene proposto nel catalogo Netflix. Ebbene, dallo studio è emerso che secondo l'82% delle persone intervistate i film e le serie tv hanno una funzione cruciale e trasversale di inclusività a livello collettivo. In definitiva, 7 persone su 10 pensano che determinate opere, proprio presentando al loro interno uno o più personaggi LGBT+, aiutino le persone a conoscere meglio persone e situazioni legate alla comunità. Il 72% degli intervistati ha quindi ammesso che vedere personaggi LGBT+ sullo schermo li ha aiutati a sentirsi più a proprio agio con le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer che conoscono.

Lo studio celebra anche quei prodotti che non sono esclusivamente "LGBT+ oriented" ma che sono comunque stati in grado di raccontare e includere il mondo LGBT+ nella propria storyline, basti pensare ai casi de La casa di carta, Sex Education ed Orange is the new black. Gli utenti Netflix che fanno parte della comunità LGBT+ hanno infine sottolineato quanto sia importante anche il modo in cui determinati personaggi vengano rappresentati, e quindi senza che questi risultino troppo stereotipati o poco carismatici. La loro profondità individuale, invece, aiuta ben l'82% del pubblico LGBT+ ad identificarsi, come nel caso di Omar in Élite, Robin Buckley in Stranger Things e della coppia composta da Eric e Adam in Sex Education.

Francesca Vecchioni, Presidente di Diversity, associazione non profit impegnata nella promozione di una cultura dell'inclusione, ha dichiarato: "Oggi la rappresentazione sullo schermo è più importante che mai. Netflix e i narratori di tutto il mondo hanno l'opportunità di aumentare l'inclusione della comunità LGBT+ attraverso l'intrattenimento. Una percentuale dell'82% in un'analisi su campione rappresentativo è una conferma schiacciante di quanto siano importanti storie in cui, non solo potersi riconoscere, ma attraverso le quali poter comprendere la realtà vissuta dalle altre persone. A conferma di questo, un altro dato eclatante è che il 75% delle persone coinvolte1 vorrebbe vedere ancor più rappresentate sullo schermo le relazioni genitoriali e familiari delle persone LGBT+".

fonte:  NOTIZIA di    https://movieplayer.it

Corso Online di formazione per Logopedisti sulla "Femminilizzazione della voce: percorso logopedico nella donna transgender"

Il Centro Italiano Logopedia, terrà Online un corso solo per Logopedisti:  "Femminilizzazione della voce: percorso logopedico nella donna transgender"   IL corso si terrà nei giorni 16 e 23 gennaio 2021.

 

 

 

Il Programma:

16 GENNAIO 2021

Ore 9.30-10.00
Introduzione al transgenderismo: chi sono le pazienti transgender – Dorella Minelli Logopedista
Ore 10.00–11.00
L’accoglienza alla paziente transgender: il colloquio conoscitivo – Dorella Minelli Logopedista
Ore 11.00-13.00
Femminilizzazione della voce (parte I): timing della presa in carico e valutazione logopedica della paziente transgender. Lezione frontale, visione di filmati e ascolto di registrazioni – Anna Guerrini, Logopedista

23 GENNAIO 2021

Ore 9.30-13.00
Femminilizzazione della voce (parte II): l’iter terapeutico logopedico

  • preparazione (requisiti, igiene vocale, allineamento posturale, respirazione e riscaldamento)
  • frequenza fondamentale e attacco vocale
  • modulazione dell’intonazione
  • risonanza
  • articolazione
  • suoni non verbali
  • automatizzare gli apprendimenti

Lezione frontale, visione di filmati, ascolto di registrazioni e pratica individuale dei singoli esercizi – Anna Guerrini, Logopedista

Ore 13.00-14.00
Pausa
Ore 14.00-15.00
Allenamento vocale: l’estensione della voce alla quotidianità – Paola Guidetti, Partner comunicativo
Ore 15.00-15.30
Femminilizzazione del linguaggio verbale e non verbale: differenze di genere nel linguaggio verbale e non verbale – Dorella Minelli, Logopedista
Ore 15.30-16.00
Training logopedico per la femminilizzazione del linguaggio verbale e non verbaleElisabetta Bandiera, Logopedista
Ore 16.30-16.15
Chiusura del corso

QUOTE DI ISCRIZIONE
Il costo è pari a 190 euro IVA inclusa 

Il corso verrà avviato con un numero minimo di 5 iscritti. 

Per tutte le info e iscrizione clicca >>> QUI 

fonte:  www.centroitalianologopedia.it

mercoledì 2 dicembre 2020

Libri: "Diario notturno" di Ennio Flaiano

L’arguta e pungente satira di un io narrante che viaggia di malavoglia e osserva con amaro disincanto, dapprima, una popolazione povera ed erede di una dispersa e gloriosa civiltà. A dispetto della sua gravosa condizione ha tuttavia fede in Dio e nel futuro, ama la guerra senza essere bellicosa, è fiera di avere molti sovrani e nei periodi di carestia si lacera in una lotta intestina. 

Quindi la lente si posa su di un “uomo qualsiasi”, di stanche ambizioni e nessuna idea politica, opportunista, superstizioso e volubile. Un moralista indisciplinato e incoerente, che evade il fisco e deruba il prossimo, ma invoca ordine e diritto a una vita confortevole. Una sezione costituita da sei brevissimi racconti o più propriamente scenette e una raccolta di riflessioni dedicati alla stupidità umana e alla presunzione di intelligenza dei popoli mediterranei, introducono a quella galleria di pensieri, notazioni, elzeviri e aforismi che costituiscono il Diario notturno. 

Per chiudere con ulteriori brevi racconti tra cui Un marziano a Roma, cronaca dell’atterraggio a Roma di un alieno solitario e perfettamente informato sulla situazione del nostro pianeta, tra folle di curiosi e personaggi illustri del calibro di Federico Fellini, Mario Soldati, Carlo Levi e Alberto Moravia…
Se credete che la letteratura sia dilatare proustianamente a ippopotamo una scrittura da formica, allora rivolgete la vostra attenzione altrove. 

Ma se ritenete che la letteratura sia scrivere solo ciò che è essenziale e necessario, con un’estrema economia di parole che schioccano, tuttavia, come un colpo di lama ben rifilato all’attaccatura del collo, allora Diario notturno fa al caso vostro. Scritti nell’immediato dopoguerra per la rivista “Il Mondo” di Mario Pannunzio e raccolti per la prima volta nel 1956, i brevi testi di questo sarcastico e corrosivo zibaldone di Ennio Flaiano furono definiti da Corrado Alvaro “Racconti nello spazio di un pensiero”. 

Spirito libero nel periodo storico e culturale delle catene ideologiche, lo scrittore e giornalista nato a Pescara nel 1910 e morto a Roma nel 1972 è stato un testimone non disposto a tacere e tantomeno a barare su nulla, vincolandosi a una parte da fine e ironico fustigatore del costume italiano. 

E questi testi, suggellano la sua vocazione a dire di no al gioco sociale e alla religione, ai governi e alle opposizioni, a i luoghi comuni del conformismo e dell’impegno politico dell’arte, alla retorica e a ogni forma di furbizia. Il libro lo si apre con curiosità e lo si chiude con tristezza, per quella capacità ancora attuale di far scattare nella mente del lettore pensieri di rispecchiamento.

fonte: Articolo di: Gian Paolo Grattarola   www.mangialibri.com

Elliot Page, Oscar-nominated star of Umbrella Academy, speaks out about being transgender

“Elliot Page has given us fantastic characters on-screen, and has been an outspoken advocate for all LGBTQ people,” said Nick Adams, GLAAD’s Director of Transgender Media. “He will now be an inspiration to countless trans and non-binary people. All transgender people deserve the chance to be ourselves and to be accepted for who we are. We celebrate the remarkable Elliot Page today.”  ph. Courtesy of Elliot Page

Today, Elliot Page, Oscar-nominated star of Umbrella Academy, spoke out about being transgender and non-binary on Instagram: click >>>  HERE

GLAAD also released a tip sheet for journalists covering the story:

The following style guide provided by GLAAD is designed to help you create respectful and accurate coverage, while avoiding common mistakes and clichés, around Elliot Page’s decision to live publicly as their authentic self. Please read thoroughly and respect the language and terminology guidelines below.

For a more extensive Reference Guide on covering transgender issues, please visit glaad.org/reference/transgender. For additional resources visit glaad.org/transgender. 

  • DO describe people who transition as transgender, and use transgender as an adjective. Elliot Page is a transgender person. DON'T use transgender as a noun: "Elliot Page is a transgender". DON'T use "transgendered." Transgender never needs an extraneous "-ed" at the end. DON’T use "transsexual" or "transvestite."
  • DO describe Elliot Page as a non-binary, transgender person. Both transgender and non-binary are umbrella terms that describe many different types of experiences. In Page's case, it can be used like this: "Elliot Page describes themself as transgender and non-binary, meaning that their gender identity is neither man nor woman."
  • DO refer to Elliot Page's gender identity being non-binary, not his sexual orientation. Gender identity is one's own internal, deeply held sense of one's own gender. Sexual orientation is who one is attracted to. They are not the same thing and should not be conflated or confused.
  • DO refer to them as Elliot Page. DON’T refer to them by their former name. He has changed it, and should be accorded the same respect received by anyone who has changed their name. Since Elliot Page was known to the public by their prior name, it may be necessary initially to say "Elliot Page, formerly known as Ellen Page, …" However, once the public has learned Page's new name, do not continually refer to it in future stories.
  • DO use he/they pronouns when referring to Elliot Page. This means you can use either he/him or they/them pronouns to refer to Elliot. Both pronouns are acceptable. If you need to explain this to your audience, you can include a sentence that says "Elliot Page uses both he/him and they/them pronouns; this story will use he/him when referring to Page."
  • DON'T use she/her pronouns to describe Elliot Page, even when referring to events in their past. Simply use their current name and pronouns. For example, "Elliot Page began their career as a child actor before their breakout performances in Hard Candy and Juno."
  • AVOID the phrase "born a woman" when referring to Page. If it is necessary to describe for your audience what it means to be transgender, consider: "Elliot Page was designated as female on his birth certificate, but is now living as his authentic self."
  • DON'T speculate about medical procedures transgender people may or may not choose to undertake as part of their transition. This is private medical information, and a transgender identity is not dependent on medical procedures. Overemphasizing the medical aspects of a person's transition objectifies transgender people, and prevents the public from seeing the transgender person as a whole person.
  • DON'T imply that someone who discloses that they are transgender was lying or being deceptive because they chose to keep that information private. Transgender people face extremely high rates of family rejection, employment and housing discrimination, and physical violence. Every transgender person has to prepare to face the possible consequences of transitioning to live as their authentic self. That caution does not mean that they were deceptive or lying. It simply means they felt it necessary to keep their authentic self private until they were safely able to disclose it to others.
  • DON'T indulge in superficial critiques of a transgender person's femininity or masculinity. There is no one way to "look" transgender or non-binary. Transgender people can have a range of gender expressions, just like cisgender people. How a person chooses to express their gender through their hair, clothing, make-up, jewelry, etc. is their own personal decision and doesn't change their gender identity. 
  •  source: www.glaad.org

martedì 1 dicembre 2020

Da Associazione transgender appello ad Aifa per tutela diritto alla cura

ROMA (ITALPRESS) - L'Associazione Libellula, che dal 1998 si occupa di assistere, orientare e difendere le persone LGBTQI+, con il supporto di Agedo, associazione di genitori, parenti, amici di persone LGBT+ e BOA (Brianza Oltre Arcobaleno), hanno deciso di proporre ricorso amministrativo nei confronti delle determine dell'Aifa del 23 settembre 2020 nella parte in cui "condizionano la diagnosi, la prescrizione e l'erogazione dei farmaci nel percorso di virilizzazione di uomini e femminilizzazione di donne transgender a vincoli e condizioni che rischiano concretamente di pregiudicarne l'accesso e quindi vanificare di fatto l'erogabilita' a carico del Servizio Sanitario Nazionale". 

La decisione del ricorso, spiegano le Associazioni, e' stata presa dopo una lunga riflessione e un'approfondita analisi dei contenuti delle determine e vuole essere uno strumento per aprire un confronto costruttivo con l'Agenzia Italiana del Farmaco allo scopo di raggiungere un risultato che sia di aiuto per le persone transgender. "L'azione - osserba Leila Pereira Daianis, presidente e fondatrice dell'Associazione Libellula - non deve in nessun modo essere vista come un atto ostile, ma come lo strumento per aprire un confronto con l'Agenzia sui punti incerti e oscuri della determina. 

Vogliamo, infatti, confermare la nostra piena disponibilita' al confronto e al dialogo affinche' l'Aifa possa rivedere la determina in modo da poter essere davvero d'aiuto alle persone transgender". Tra i punti contestati della determina vi e' il fatto che la possibilita' di somministrazione e' stata condizionata dall'Agenzia a una serie di prescrizioni "particolarmente gravose" e, secondo quanto contestato da Libellula, "non giustificate". Nella determina si richiede infatti che la diagnosi e la prescrizione di disforia di genere/incongruenza di genere provenga da "una equipe multidisciplinare e specialistica dedicata" e "con comprovata esperienza". 

Per l'avvocato Lorenzo Lamberti, che assiste le associazioni nel ricorso, "si teme che questo nuovo assetto regolatorio si trasformi di fatto in un forte ostacolo alla possibilita' di avere accesso ai farmaci, in considerazione del fatto che equipe con queste caratteristiche sono poche e mal distribuite sul territorio nazionale. Non si specificano neppure, quali caratteristiche dovrebbe avere l'equipe, ne' quali specialisti dovrebbero essere presenti per soddisfare il requisito della multidisciplinarieta'. 

Non sono poi disciplinate le conseguenze per tutti coloro che sono gia' in terapia e che rischiano di vedersi sospese le cure". Per le Associazioni ricorrenti, inoltre, non e' chiaro se il percorso indicato dall'Aifa sia obbligatorio solo per avere accesso gratuito al farmaco, oppure se impedisca in ogni caso ai medici specialisti, non inseriti nelle strutture citate dalla determina, di prescrivere i farmaci a pagamento e ai farmacisti di dispensarli. "Abbiamo deciso di supportare Associazione Libellula in questa azione legale perche' riteniamo che la delibera Aifa potrebbe portare a un'ulteriore complessita' in un percorso che, a oggi, e' gia' di per se' molto difficile nonche' fortemente medicalizzato. Per questo chiediamo ad Aifa di aprirsi al confronto affinche' si trovino soluzioni non discriminanti per nessuno e rendano veramente non oneroso per tutti l'accesso ai farmaci", conclude Fiorenzo Gimelli, presidente dell'Associazione Agedo. (ITALPRESS). ads/com

fonte:  di Italpress via https://notizie.tiscali.it