Gent.ssimo
Presidente Mattarella,
lo studio delle danza si svolge in giovane età e richiede disciplina,
sacrifici, motivazioni e straordinario controllo del proprio corpo.
Le scuole di danza
sono attività importantissime sul territorio per il bene fisico,
psicologico, sociale e culturale dei nostri giovani e in moltissimi casi
rappresentano l’unico avamposto culturale esistente al
di fuori della scuola dell'obbligo, soprattutto in zone del nostro
Paese con particolari difficoltà economiche o ad alto rischio
criminalità.
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Per ragioni amministrative e semplificazione fiscale, anni fa queste
attività furono collegate al mondo dello sport nonostante fossero invece
luoghi di formazione culturale, musicale ed artistica.
Luoghi di formazione dove si insegna il rispetto degli altri, la
disciplina del corpo, il rigore delle regole, indispensabili ad una
crescita tecnica, artistica ed interpretativa. In alcuni casi sono
addirittura luoghi di eccellenza riconosciuti a livello internazionale.
Con la chiusura dello sport non professionistico per l’emergenza sanitaria, sono state chiuse anche le scuole di danza, inspiegabilmente e senza dati numerici di riferimento,
ma solo per collegamento amministrativo, dunque di codice Ateco,
indipendentemente dalla diversa attività ivi effettivamente svolta.
La riapertura delle scuole di danza rappresenterebbe invece uno straordinario contributo di monitoraggio per milioni di nostri ragazzi, dal momento che sarebbe loro rilevata la temperatura all’ingresso, sarebbero monitorati durante le lezioni che si svolgono sempre con distanziamento
tra gli allievi (in altro modo non si possono svolgere le lezioni),
troverebbero uno sfogo fisico e mentale (controllato, disciplinato e con
mascherina) dopo le interminabili ore davanti al computer. Lo studio
della danza si svolge inoltre per corsi rigorosamente chiusi, con
ingressi scaglionati, ognuno ad un’orario preciso. Non esiste casualità
di ingressi o mancanza di controllo nel mondo della formazione della
danza, perchè sarebbe controproducente per il lavoro stesso.
Sono purtroppo davanti ai nostri occhi le reazioni naturali e
spontanee di ragazzi costretti per giorni e giorni davanti agli schermi
dei computer, impossibilitati a qualsiasi tipo di attività fisica,
culminanti come apprendiamo dai giornali in questi giorni, in maxi risse a Roma, a Gallarate, a Padova, a Lucca, a Parma. I numeri impressionanti di ragazzi, quasi tutti minorenni,
che si danno appuntamento via social e si incontrano per scatenare
risse, raccontano l’evidente stato di disagio psicologico dei nostri
figli causati dalle regole per la limitazione dei contagi che li
costringono in casa ormai da mesi.
La riapertura delle scuole di danza permetterebbe inoltre di segnalare qualsiasi eventuale caso di contagio, o anche semplicemente di temperatura superiore ai 37° ed avvertire immediatamente le famiglie,
cosa del tutto impossibile quando fiumi di ragazzi si riversano invece
nel pomeriggio nei luoghi di ritrovo un po’ per gioco, un po’ per
trasgressione, un po’ perchè non ce la fanno più a stare chiusi in
casa.
Le scuole di danza sul territorio italiano sono circa 25 mila ed il
loro contributo al servizio della comunità è sempre stato apprezzato e
supportato da milioni di genitori italiani, dal momento
che in moltissimi casi la danza ha rappresentato una motivazione di
vita per i loro figli, una passione sana e salutare, dunque una risorsa
preziosa per il nostro Paese.
Siamo consapevoli che la Sua figura istituzionale non ha
responsabilità di tali decisioni, ma siamo altresì convinti che il Suo
impegno per il futuro delle giovani generazioni che non ha mai mancato
di sottolineare, possa autorevolmente far verificare queste informazioni
e condividerle, se lo riterrà opportuno, con coloro che hanno il dovere
di occuparsi delle necessità e dei diritti dei ragazzi non ancora
maggiorenni a cui, tranne rarissimi casi, nessuno sembra più dar voce in
un momento per loro così difficile.
La ringrazio e Le auguro buon lavoro.
Luciano Mattia Cannito
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P.S. Questa raccolta firme non ha finalità politiche, ma nasce dalla
richiesta di aiuto da parte di migliaia di ragazzi che non hanno
referenti istituzionali a cui rivolgersi.
fonte: www.change.org