Luciana Savignano,
una delle più interessanti e versatili protagoniste della danza
italiana degli ultimi decenni, applaudita all’unanimità dalla critica
internazionale, nasce a Milano nel 1943 e si avvicina alla danza grazie
al padre, che, da bambina, la porta a vedere Il Lago dei Cigni.
Formatasi
presso la Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano, dopo un
periodo di perfezionamento al Teatro Bolshoi di Mosca di Mosca Luciana Savignano si diploma all’Accademia scaligera, dove inizia la sua lunga e brillante carriera. Nel 1968 Mario Pistoni, a cui lei stessa dichiara di dover molto a livello artistico, la sceglie come ballerina solista solista per il balletto Il Mandarino Meraviglioso, su musica di Béla Bartòk, con il quale ottiene la sua prima importante affermazione nel mondo della danza.
Nel 1972 diventa Prima Ballerina alla Scala e tre anni dopo, nel 1975, è nominata Étoile
ma abbandona presto il repertorio classico per dedicarsi a ruoli
contemporanei, lavorando con i più grandi coreografi della scena
internazionale.
Il
repertorio di Luciana Savignano è vastissimo: ricordiamo, fra i tanti
ruoli, quello della ninfa nella versione di Amedeo Amodio de L’après-midi d’un faune, La Bisbetica Domata di John Cranko e Lola-Lola in L’angelo Azzurro, una coreografia di Roland Petit dedicata al mito di Marlene Dietrich.
Luciana è
una danzatrice fuori dagli schemi, dolcissima ma anche forte e
trasgressiva, come dimostra la grande varietà dei ruoli da lei
interpretati. Una voce cristallina, limpida e giovanile, un corpo esile e
dalle linee moderne, che sprigiona energia e forza, un viso dai tratti
spigolosi e quasi orientali che la rendono unica ed amata dal pubblico e
dai più grandi coreografi, fra cui l’indimenticabile Maurice Béjart, che la invita nella compagnia Les Ballets du XXe siècle e che su di lei costruisce molti ruoli.
Il primo balletto interpretato da Luciana Savignano nella compagnia di Béjart è
Nona Sinfonia; in seguito egli crea per lei
Ce que l’amour me dit con Jorge Donn. Interpreta inoltre
Romeo e Giulietta,
Bakti,
Leda e il cigno, ma è nel celeberrimo
Boléro
che la Savignano esprime al massimo le sue doti di ballerina,
proiettata verso la modernità grazie alle linee pure e definite e alla
sensualità e all’eleganza del movimento, sua cifra stilistica
fondamentale.
Il connubio artistico con Béjart porta alla creazione di altri importantissimi e celebri lavori, fra cui La Luna e La Lupa. A proposito de La Luna, è la stessa Luciana ad affermare, nel corso di un’intervista: “La Luna è
un vero gioiello. Maurice lo cucì addosso a me. Rispecchia esattamente
quello che io sono. Serenità permeata di malinconia. Porgersi e
nascondersi. Determinazione mista a grazia. Se qualcuno mi chiedesse di
definire in danza ciò che sono direi di guardare La Luna”.
In relazione a La Luna,
c’è un episodio curioso che vede protagonista una giovanissima Sylvie
Guillem. Nel secondo volume delle sue memorie Maurice Béjart narra che
Sylvie, allora allieva presso la Scuola di Ballo dell’Opéra di Parigi,
ai tempi diretta da Claude Bessy, gli scrisse una lettera chiedendogli
il permesso di danzare l’assolo La Luna al concorso di Varna:
la Guillem sosteneva che quella coreografia sembrava fatta apposta per
lei e che solo danzando quella parte avrebbe potuto vincere il
prestigioso concorso. La risposta di Béjart fu negativa e la motivazione
addotto al rifiuto fu che non voleva fosse danzata da lei in quanto era
stata creata per altri, ovvero per Luciana Savignano. Ma Mademoiselle
Guillem non si arrese e, senza il permesso del coreografo, imparò
ugualmente l’assolo aiutandosi con un video. Dopo di che gli chiese di
assistere ad una prova per vedere la sua interpretazione. Bèjart ne fu
immediatamente conquistato e concesse il permesso tanto desiderato.
Sylvie Guillem danzò La Lupa a Varna e vinse la medaglia d’oro al concorso. Era il 1983.
Nel marzo 1994 ancora Maurice Béjart crea per Luciana La Voce, spettacolo tratto da La Voix Humaine di Jean Cocteau. Sempre nel 1994 inizia una stretta collaborazione con Micha Van Hoecke: A la memoire di Mahler, Carmina Burana di Orff, Orfeo di Stravinsky.
Nel 1995 Luciana Savignano inaugura un altro grande e longevo sodalizio artistico, quello con la coreografa Susanna Beltrami con la quale fonda, nel 1998, la
Compagnia Pier Lombardo Danza. Dalla collaborazione artistica con la
Beltrami nasce, fra gli altri, uno spettacolo di grande successo, da più
di un decennio alla ribalta in tutti i principali teatri, italiani: Tango di Luna.
Nel 2009
la Savignano diventa anche un volto televisivo in quanto giudice
all’interno del Dance Talent Show di Rai Due dal titolo Academy.
Nelle
stagioni 2010 e 2011 interpreta il ruolo della Regina Thalassa nello
spettacolo Shéhérazade del Balletto del Sud diretto da Fredy Franzutti e
nel settembre 2012 riveste i panni di Don Juan nell’omonimo spettacolo
del coreografo Massimo Moricone al Teatrino di Corte del Palazzo Reale
(produzione del Teatro San Carlo di Napoli).
Negli
stessi anni si ricordano, inoltre, le importanti collaborazioni con il
coreografo Micha van Hoecke realizzate al Teatro alla Scala di Milano e
al Ravenna Festival.
Luciana
Savignano è impegnata anche nel sociale, come testimonial a titolo
gratuito delle associazioni italiane confederate per la malattia di
Parkinson.
Da segnalare anche l’interesse da parte dell’editoria: nel 2006 esce il libro Savignano. Anomalia di una stella, scritto da Valeria Crippa,
edito da Rizzoli, in cui Luciana Savignano definisce la sua carriera
come una lunga iniziazione, sottolineando così l’eterno percorso
dell’artista, che non giunge mai a compimento; nell’aprile del 2016
viene pubblicata la sua biografia: Luciana Savignano, l’eleganza interiore, scritta dal danzatore Emanuele Burrafato ed edita da Gremese.
fonte: Giada Feraudo www.dancehallnews.it Crediti fotografici: Paolo Bonciani