sabato 12 dicembre 2020

Libri: "Il pensiero giapponese. Viaggio nello stile di vita del Sol Levante" di Le Yen Mai

Tra il Giappone e noi le differenze possono scavare un grande abisso sull’orlo del quale rimaniamo affascinati ma lontani. Questo libro serve per colmarlo.

Ho imparato a leggere in ognuno dei principi del pensiero giapponese un insegnamento di cui fare tesoro, una possibilità di gioia e arricchimento perché ogni concetto, pur affondando le radici in un tempo antichissimo, è più attuale che mai; anche in occidente.

In questa lunga, metaforica camminata attraverso Kyoto e alcuni siti della regione del Kansai, quindici luoghi diventano l’occasione ideale per immergerci in altrettanti concetti fondanti del pensiero filosofico, spirituale, culturale e sociale del paese nipponico. 

Spesso ci sentiamo vicini a questi pensieri, ma non è facile vederli vivere, immaginarli, tradurli nel nostro quotidiano. Perché non solo sono troppo lontani nello spazio, ma soprattutto sono distanti dal nostro modo di vivere la realtà di ogni giorno; e talvolta troppo al di fuori delle nostre concezioni e di tutte le nozioni che abbiamo assorbito. Possiamo dire la stessa cosa della calligrafia e degli ideogrammi dei vecchi templi di questo paese meraviglioso: li guardiamo con stupore, ma senza capire, i simboli ci sfuggono.

fonte:  www.ibs.it

Addio al grande regista: È morto Kim Ki-duk

Il regista sudcoreano deceduto per complicazioni legate al Covid-19. Con Pietà vinse il Leone d'Oro a Venezia nel 2012. Tra i suoi film, L'isola e Ferro 3. Aveva 59 anni. 

Kim Ki-Duk - foto di Karen Di Paola

Il regista sudcoreano Kim Ki-duk è morto in Lettonia, in seguito a complicazioni legate al Covid-19. Aveva 59 anni. Lo annuncia il sito lettone Delfi.lt. Kim Ki-duk era arrivato in Lettonia il 20 novembre nei pressi della località marittima di Jurmala. Da alcuni giorni il suo entourage aveva del tutto perso i contatti.

A nove anni si trasferisce a Seoul e frequenta una scuola professionale per poter lavorare nel settore agricolo. Problemi occorsi in famiglia lo costringono ad abbandonare gli studi e ad arruolarsi, quindi, nell’esercito. L’esperienza militare influenzerà moltissimo il suo modo di intendere i rapporti interpersonali, come anche le sue opere cinematografiche. La passione per l’arte, coltivata da sempre, ad un certo punto prende il sopravvento e lo spinge ad abbandonare la patria in direzione dell’Europa.

Sarà Parigi ad accoglierlo col suo fascino bohémien. Qui vive di arte, dei suoi dipinti e comincia anche a scrivere sceneggiature per il cinema. Nel 1992 torna in Corea dove vince il premio della Korea Film Commission per la migliore sceneggiatura di Jaywalking. Debutta come regista l’anno seguente con The Crocodile. Nel 1997 è sceneggiatore, scenografo e regista di Wild Animals e nel 1998 di Birdcage Inn.

Anche Seom – L’isola (2000) ottiene un grande successo e costituisce un primo spartiacque tra quanto realizzato prima e quanto verrà dopo. Shilje sanghwang (2000), infatti, sarà il primo insuccesso del maestro, insuccesso attribuibile, più che altro, alla matrice fortemente innovativa di questo lavoro e, sostanzialmente, incompresa. Dopo alcune prove estremamente cupe e crude, il film Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera (2003) irradia letteralmente una luce nuova, anche in senso artistico, e lo consacra, finalmente, come regista noto in tutta Europa.

 

Anche il 2004 è un anno prolifico: La samaritana vince l’Orso d’oro per la miglior regia al 54° Festival del Cinema di Berlino, mentre Ferro 3 – La casa vuota, ritenuta la sua summa artistica, ottiene un Leone d’argento per la miglior regia alla 61a Mostra Internazionale del Cinema di Venezia e una candidatura al David di Donatello come miglior film straniero. A Venezia 2016, Kim Ki-Duk con Lee Won-Gun e Ryoo Seung-Bun, interpreti di Il prigioniero coreano (foto di Karen Di Paola)

Seguono L’arco (2005), Time (2006), Soffio (2007), Dream (2008), Rough Cat (2008). Anche il ritmo forsennato della sua produzione conosce una battuta d’arresto, e dal 2008 al 2011 non escono suoi lavori. Arirang (2011) trarrà spunto proprio dal lungo periodo di silenzio e crisi artistica del regista. Nel 2012 il suo Pietà vince il Leone d’Oro alla 69a Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Torna alla Biennale nel 2013 con Moebius e nel 2016 con Il prigioniero coreano, distribuito nelle sale italiane nel 2018.

 

 

 

Qui un estratto dal libro Isole di cinema – Figure e forme dell’insularità di Simona Previti (Edizioni FEdS, 2010, Collana Frames)

fonte: Redazione  www.cinematografo.it

TV Show: Aspettando MasterChef 10, i giudici a cena insieme. Lo speciale è su Sky Uno

Alla vigilia della nuova stagione di MasterChef Italia, i tre giudici Bruno Barbieri, Antonino Cannavacciuolo e Giorgio Locatelli, si ritrovano a casa per cucinare insieme. Non perdere lo Speciale, giovedì 10 dicembre alle 19.10 su Sky Uno

A giugno vi avevano lasciato con l'invito a mandare i vostri video di presentazione in modo da iniziare a muovere i primi passi verso quella che sarà una decima nuova edizione coi fiocchi: "Dovete essere pronti a farci vedere chi siete, a farci sentire la vostra passione, il vostro amore e, come ben sottolinea "Timoteo" nel video (GUARDA QUI LA CLIP), la vostra determinazione". 

Oggi, a un passo dall'inizio di questa straordinaria avventura ai fornelli di MasterChef Italia, la giuria è pronta per affrontare insieme a voi nuove sfide e nuove avventure. Giovedì 10 dicembre alle 19.10, prima della finale di XF2020 (LO SPECIALE), vi aspetta un imperdibile Speciale. 

Aspettando MasterChef – Indovina chi viene a cena?

Alla vigilia della nuova stagione di MasterChef Italia, in onda a partire da giovedì 17 dicembre alle 21.15 su Sky Uno, i tre giudici Bruno Barbieri, Antonino Cannavacciuolo e Giorgio Locatelli, si ritrovano a casa per cucinare insieme. Chiacchiere, buon cibo e risate sono gli ingredienti di una serata del tutto inedita con una dolce sorpresa finale. Per scoprire cosa bolle in pentola, non resta che sintonizzarvi giovedì 10 dicembre alle 19.10, prima della finale di X Factor (Ecco chi sono i 4 finalisti). 

Nell'attesa preparatevi a scoprirne delle belle, perché i fantastici tre oltre a svelarvi qualche piccolo segreto...in cucina sono un "disastro", l'avreste mai detto? Tra chi urla (provate a indovinare chi...), chi ruba gli ingredienti all'altro, chi invade tutto lo spazio, chi finisce a fare il lavapiatti, chi si diverte a dare qualche pacca sulla spalla di troppo, il caos (e il divertimento) è assicurato. 

Cosa dobbiamo aspettarci da questa decima edizione?

Senza anticiparvi troppo, possiamo solo assicurarvi che per i concorrenti sarà una stagione molto più dura e impegnativa di tutte le altre, "dopo 10 abbiamo alzato l’asticella". Il livello di professionalità e di preparazione richiesti sono necessariamente altissimi. E se l'edizione numero nove è stata straordinaria, "questa decima lo sarà ancor di più", parola dei giudici. Nel corso dello Speciale, sul finale di serata, come ciliegina sulla torta, vi aspetta un ospite d'eccezione, una sorpresa molto gradita e altrettanto inaspettata. 

fonte: https://tg24.sky.it

domenica 6 dicembre 2020

Sipario: vite di danza > Luciana Savignano: storia di una lunga iniziazione

Luciana Savignano, una delle più interessanti e versatili protagoniste della danza italiana degli ultimi decenni, applaudita all’unanimità dalla critica internazionale, nasce a Milano nel 1943 e si avvicina alla danza grazie al padre, che, da bambina, la porta a vedere Il Lago dei Cigni.

Formatasi presso la Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano, dopo un periodo di perfezionamento al Teatro Bolshoi di Mosca di Mosca Luciana Savignano si diploma all’Accademia scaligera, dove inizia la sua lunga e brillante carriera. Nel 1968 Mario Pistoni, a cui lei stessa dichiara di dover molto a livello artistico, la sceglie come ballerina solista solista per il balletto Il Mandarino Meraviglioso, su musica di Béla Bartòk, con il quale ottiene la sua prima importante affermazione nel mondo della danza.

Nel 1972 diventa Prima Ballerina alla Scala e tre anni dopo, nel 1975, è nominata Étoile ma abbandona presto il repertorio classico per dedicarsi a ruoli contemporanei, lavorando con i più grandi coreografi della scena internazionale.

Il repertorio di Luciana Savignano è vastissimo: ricordiamo, fra i tanti ruoli, quello della ninfa nella versione di Amedeo Amodio de L’après-midi d’un faune, La Bisbetica Domata di John Cranko e Lola-Lola in L’angelo Azzurro, una coreografia di Roland Petit dedicata al mito di Marlene Dietrich.

Luciana è una danzatrice fuori dagli schemi, dolcissima ma anche forte e trasgressiva, come dimostra la grande varietà dei ruoli da lei interpretati. Una voce cristallina, limpida e giovanile, un corpo esile e dalle linee moderne, che sprigiona energia e forza, un viso dai tratti spigolosi e quasi orientali che la rendono unica ed amata dal pubblico e dai più grandi coreografi, fra cui l’indimenticabile Maurice Béjart, che la invita nella compagnia Les Ballets du XXe siècle e che  su di lei costruisce molti ruoli.


Il primo balletto interpretato da Luciana Savignano nella compagnia di Béjart è Nona Sinfonia; in seguito egli crea per lei Ce que l’amour me dit con Jorge Donn. Interpreta inoltre Romeo e GiuliettaBakti, Leda e il cigno, ma è nel celeberrimo Boléro che la Savignano esprime al massimo le sue doti di ballerina, proiettata verso la modernità grazie alle linee pure e definite e alla sensualità e all’eleganza del movimento, sua cifra stilistica fondamentale.

Il connubio artistico con Béjart porta alla creazione di altri importantissimi e celebri lavori, fra cui La Luna e La Lupa. A proposito de La Luna, è la stessa Luciana ad affermare, nel corso di un’intervista: “La Luna è un vero gioiello. Maurice lo cucì addosso a me. Rispecchia esattamente quello che io sono. Serenità permeata di malinconia. Porgersi e nascondersi. Determinazione mista a grazia. Se qualcuno mi chiedesse di definire in danza ciò che sono direi di guardare La Luna”.

In relazione a La Luna, c’è un episodio curioso che vede protagonista una giovanissima Sylvie Guillem. Nel secondo volume delle sue memorie Maurice Béjart narra che Sylvie, allora allieva presso la Scuola di Ballo dell’Opéra di Parigi, ai tempi diretta da Claude Bessy, gli scrisse una lettera chiedendogli il permesso di danzare l’assolo La Luna al concorso di Varna: la Guillem sosteneva che quella coreografia sembrava fatta apposta per lei e che solo danzando quella parte avrebbe potuto vincere il prestigioso concorso. La risposta di Béjart fu negativa e la motivazione addotto al rifiuto fu che non voleva fosse danzata da lei in quanto era stata creata per altri, ovvero per Luciana Savignano. Ma Mademoiselle Guillem non si arrese e, senza il permesso del coreografo, imparò ugualmente l’assolo aiutandosi con un video. Dopo di che gli chiese di assistere ad una prova per vedere la sua interpretazione. Bèjart ne fu immediatamente conquistato e concesse il permesso tanto desiderato. Sylvie Guillem danzò La Lupa a Varna e vinse la medaglia d’oro al concorso. Era il 1983.

Nel marzo 1994 ancora Maurice Béjart crea per Luciana La Voce, spettacolo tratto da La Voix Humaine di Jean Cocteau. Sempre nel 1994 inizia una stretta collaborazione con Micha Van Hoecke: A la memoire di Mahler, Carmina Burana di Orff, Orfeo di Stravinsky.

Nel 1995 Luciana Savignano inaugura un altro grande e longevo sodalizio artistico, quello con la coreografa Susanna Beltrami con la quale fonda, nel 1998, la Compagnia Pier Lombardo Danza. Dalla collaborazione artistica con la Beltrami nasce, fra gli altri, uno spettacolo di grande successo, da più di un decennio alla ribalta in tutti i principali teatri, italiani: Tango di Luna.

Nel 2009 la Savignano diventa anche un volto televisivo in quanto giudice all’interno del Dance Talent Show di Rai Due dal titolo Academy.

Nelle stagioni 2010 e 2011 interpreta il ruolo della Regina Thalassa nello spettacolo Shéhérazade del Balletto del Sud diretto da Fredy Franzutti e nel settembre 2012 riveste i panni di Don Juan nell’omonimo spettacolo del coreografo Massimo Moricone al Teatrino di Corte del Palazzo Reale (produzione del Teatro San Carlo di Napoli).

Negli stessi anni si ricordano, inoltre, le importanti collaborazioni con il coreografo Micha van Hoecke realizzate al Teatro alla Scala di Milano e al Ravenna Festival.

Luciana Savignano è impegnata anche nel sociale, come testimonial a titolo gratuito delle associazioni italiane confederate per la malattia di Parkinson.

Da segnalare anche l’interesse da parte dell’editoria: nel 2006 esce il libro Savignano. Anomalia di una stella, scritto da Valeria Crippa, edito da Rizzoli, in cui Luciana Savignano definisce la sua carriera come una lunga iniziazione, sottolineando così l’eterno percorso dell’artista, che non giunge mai a compimento; nell’aprile del 2016 viene pubblicata la sua biografia: Luciana Savignano, l’eleganza interiore, scritta dal danzatore Emanuele Burrafato ed edita da Gremese.

fonte: Giada Feraudo  www.dancehallnews.it  Crediti fotografici: Paolo Bonciani

Lirica e Danza: “A riveder le stelle”: il grande evento per Sant’Ambrogio del Teatro alla Scala su Rai1

Con la direzione del M° Chailly, la regia di Livermore e un cast stellare sul palco (da Bolle a Domingo!), lo spettacolo sarà trasmesso su Rai 1, Radio 3 e Raiplay
Lunedì 7 dicembre 2020, ore 17.00

Si intitola “A riveder le stelle”, ed è la serata all’insegna di arte, musica e danza con cui il Teatro alla Scala conferma il suo Sant’Ambrogio.

Per la prima volta nella storia non sarà un titolo d’opera a inaugurare la stagione scaligera, bensì un grande concerto/spettacolo (invece della “Lucia di Lammermoor” di Gaetano Donizetti inizialmente in programma), che si preannuncia unico nel suo genere, senza pubblico in sala, ma che tutti potranno vedere in tv e sul web.

L’attesissimo evento sarà trasmesso su Rai 1, Radio 3 e in streaming Raiplay a partire dalle ore 17.00 di lunedì 7 dicembre e vedrà Orchestra e coro del Teatro Alla Scala diretti dal Maestro Riccardo Chailly. La parte visiva è invece stata affidata al regista Davide Livermore, che in questo teatro ha già firmato alcuni importanti spettacoli, tra cui due inaugurazioni di stagione.

 

Al centro il grande repertorio italiano, ma anche pagine di celebri compositori europei. Si inizia da estratti di opere di Giuseppe Verdi per continuare con Donizetti, Puccini, Bizet, Cilea, Massenet, Wagner e Rossini. Mentre le musiche dei balletti sono di Pëtr Il’ič Čajkovskij e Davide Di Leo, con le coreografie di Manuel Legris, Rudolf Nureyev e Massimiliano Volpini.

Un cast stellare tra canto e danza:

Sul palco alcune tra le più grandi voci della scena lirica internazionale odierna. Si esibiranno Ildar Abdrazakov, Roberto Alagna, Carlos Álvarez, Piotr Beczala, Benjanin Bernheim, Eleonora Buratto, Marianne Crebassa, Plácido Domingo, Rosa Feola, Juan Diego Flórez, Elīna Garanča, Vittorio Grigolo, Jonas Kaufmann, Aleksandra Kurzak, Francesco Meli, Camilla Nylund, Kristine Opolais, Lisette Oropesa, George Petean, Marina Rebeka, Luca Salsi, Andreas Schager, Ludovic Tézier e Sonya Yoncheva.

Nella parte dedicata al balletto, con l’orchestra diretta da Michele Gamba, protagonisti saranno: l’étoile Roberto Bolle, i primi ballerini Timofej Andrijashenko, Martina Arduino, Claudio Coviello, Nicoletta Manni e Virna Toppi e i solisti Marco Agostino e Nicola Del Freo.

Testi recitati da attori, faranno da ponte tra  le arie d’opera e i momenti di danza. Una continuità tra le arti indicata dal titolo che riprende “e quindi uscimmo a riveder le stelle”, il celebre verso con cui si chiude l’Inferno della Divina Commedia, nel settecentesimo anniversario della scomparsa di Dante Alighieri.

La trasmissione su Rai 1, che si avvarrà di dieci telecamere e di un gruppo di registi coordinati da Stefania Grimaldi, sarà presentata per il quinto anno consecutivo da Milly Carlucci, a cui si aggiungerà per la prima volta Bruno Vespa.

Lunedì 7 dicembre 2020, ore 17.00
Trasmesso in diretta da Rai Cultura su Rai1, RaiPlay, in streaming su RaiRadio3 e sulle principali televisioni europee

fonte:  www.mymi.it