venerdì 7 febbraio 2020

Cinema: "Judy" Con Renée Zellweger dà respiro ad un film d'ispirazione teatrale con un'interpretazione da brividi, che non verrà dimenticata.

Nell'ultimo periodo della sua vita, Judy Garland è ancora un nome che suscita ammirazione e il ricordo di un'età dell'oro del cinema americano, ma è anche sola, divorziata quattro volte, senza più la voce di una volta, senza un soldo e senza un contratto, perché ritenuta inaffidabile e dunque non assicurabile. Per amore dei figli più piccoli, è costretta ad accettare una tournée canora a Londra, ma il ritorno sul palco risveglia anche i fantasmi che la perseguitano da sempre.
Il Mago di Oz fu il capolavoro dell'era degli Studios, un film in un certo senso senza regista (ne ebbe quattro), in cui ogni reparto lavorava alacremente sotto la guida di Louis B. Mayer e tutto era fatto ad arte e tutto era artefatto.  

La stessa Judy Garland divenne una creatura della MGM, che la portò al successo mondiale, le tolse il sonno, l'appetito e le impose una dieta a base di sonniferi e antidepressivi che non fu mai in grado di abbandonare.


Il biopic di Rupert Goold, già regista di un dramma sul furto d'identità (True Story), e l'interpretazione, straziante, di Renée Zellweger, sono qui per dire che dietro le torte di compleanno di plastica, dietro gli abiti di scena e le regole della finzione, c'era una donna che ha sofferto veramente, che ha amato lo show business come un genitore, cercando il suo applauso prima di ogni cosa, e da esso è stata divorata.

Naturalmente Judy Garland non è stata solo Dorothy Gale, ma la ragazzina del Kansas che cantava il suo sogno appoggiata allo steccato è diventata un'icona immortale e la Zellweger mette i brividi, tirata e ingobbita, per come riesce a replicare il suono della sua voce nel parlato, mentre il copione si muove avanti e indietro tra il '39 e il '69, rinnegando tutto il resto per concentrarsi sull'inizio e la fine, il patto col diavolo e il momento in cui questo ha cominciato a chiedere il conto.

"There's no place like home", sentenziava Dorothy alla fine della sua avventura in technicolor. E Judy ribadisce il concetto, da una prospettiva più drammatica e terminale. L'attrice non ha una casa, né i soldi per pagarla; perciò è costretta a esibirsi per denaro, lontana dai figli, facendo "famiglia" con chi le concede un po' di tempo e di compagnia disinteressata.
Più della figura di Rosalyn Wilder, che si occupò della star durante la tournée londinese al The Talk of the Town e la cui consulenza è stata preziosa in sede di scrittura del film, ma che sullo schermo non ha ruolo che superi più di tanto la sua funzione, convince, in questo senso, l'incontro con la coppia di fan inglesi, l'approdo notturno nella loro cucina e le lacrime al pianoforte: il miglior surrogato di calore domestico che la diva potesse trovare.

Sebbene non aggiunga nulla a quanto già noto, e denunci abbastanza apertamente la sua ispirazione teatrale, Judy è il ritratto riuscito di un dramma esistenziale, che sposa e regge un registro difficile com'è quello del "compassionevole" al cinema, senza cercare a tutti i costi l'equilibrio con la commedia, ma lasciando che essa si affacci solo tra le righe, amarissima, grazie alle straordinarie doti da animale da palcoscenico di Judy Garland e, in questo caso, di Renée Zellweger.
fonte:  Recensione di Marianna Cappi www.mymovies.it

Lgbt: Omofobia, messaggio di Ekdal al Parlamento Ue: "Molti calciatori gay vivono nella paura"

In occasione in un evento organizzato a Bruxelles per combattere ogni forma di discriminazione nei confronti delle persone Lgbt nello sport e non solo, il centrocampista della Sampdoria ha sottolineato come solo “otto giocatori si siano dichiarati omosessuali”

"Come giocatore professionista ritengo essenziale contribuire a sensibilizzare il pubblico europeo sul tema della omofobia”, visto che molti calciatori “non si sentono liberi” di fare coming out e “vivono nella paura”. È un passaggio del video del giocatore della Sampdoria Albin Ekdal trasmesso nel corso di un evento organizzato al Parlamento europeo per combattere ogni forma di discriminazione nei confronti delle persone Lgbt nello sport e non solo.

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Il giocatore: "Solo 8 calciatori si sono dichiarati omosessuali"

"In un mondo ideale nessuno dovrebbe sentirsi a disagio a dichiararsi omosessuale, che sia nella vita o nel calcio - ha aggiunto il centrocampista -, ma purtroppo la realtà è molto diversa. Nel nostro sport solo otto giocatori si sono ufficialmente dichiarati omosessuali, ma molti altri vorrebbero farlo, ma non si sentono liberi" di farlo, "per paura delle reazioni negative". Nel suo video-denuncia il centrocampista ha spiegato che "questi giocatori sono preoccupati di diventare un bersaglio per gli insulti", e dunque "si sentono obbligati a nascondersi, fuggire e vivere nella paura". Ekdal chiede quindi di "reagire" e di usare l'istruzione "come una forza per un cambiamento positivo”.

 

L’evento a Bruxelles

L'evento organizzato al Parlamento europeo a Bruxelles si intitola: L'omofobia nello sport, "una partita da vincere”, ed è stato organizzato da Tiziana Beghin, capodelegazione del Movimento 5 Stelle al Pe, Tomasz Frankowski, europarlamentare del Ppe, e Marc Tarabella, del gruppo S&D.

"Nel mondo della politica i primi tabù iniziano a cadere: è emblematico e sinonimo di apertura il grande consenso ottenuto in Iowa alle primarie del Partito Democratico da Pete Buttigieg, 38enne gay dichiarato e sposato da due anni - ha detto Beghin -. Auspichiamo che anche il mondo dello sport possa recitare un ruolo da protagonista nella battaglia contro l'omofobia", ha aggiunto la capodelegazione M5S.

All'evento anche l'attore e scrittore Fabio Canino che ha presentato il suo libro 'Le parole che mancano al cuore', un romanzo che è anche un "viaggio nelle ipocrisie del mondo del calcio". "Di esempi concreti di omofobia ne potrei fare centomila - ha precisato l'artista - purtroppo dagli spalti delle partite di calcio quando si vuole offendere qualcuno lo si offende o per il colore della pelle o per gli orientamenti sessuali, e ciò è diventato quasi un classico". Forte l'appello lanciato da Chiara Marchitelli, calciatrice di serie A: "Per quello che riguarda lo sport non conta quali sono le preferenze sessuali degli atleti, ma quello che gli atleti fanno in campo".
fonte:  https://tg24.sky.it/

domenica 2 febbraio 2020

A Milano nasce l’Acet: Associazione per la Cultura e l’Etica Transgenere

LA PRESIDENTE MONICA ROMANO: «FARE CULTURA È L'OBIETTIVO CHE ABBIAMO MAGGIORMENTE A CUORE»

È nata a Milano l’Associazione per la Cultura e l’Etica Transgenere (Acet). A fondarla, il 14 gennaio, Monica Romano, Daniele Brattoli e Laura Caruso nei rispettivi incarichi di presidente, vicepresidente e segretaria. In foto: Da sinistra a destra: Daniele Brattoli (vicepresidente), Monica Romano (presidente), Laura Caruso (segretaria)

L’associazione si pone in continuità con il Progetto Identità di Genere che, avviato nel 2013 presso il Circolo Harvey Milk, ha offerto orientamento, gruppi di auto aiuto, gruppi di autocoscienza e momenti di elaborazione culturale e politica alla popolazione transgender e gender non-conforming di Milano e della Lombardia.

La costituzione di un ente di volontariato autonomo, apartico e senza scopo di lucro, è da ricercarsi nella consapevolezza della necessità – come spiegato a Gaynews dalla presidente Monica Romano – «che a Milano torni ad esistere un’associazione che non soltanto si rivolga alla popolazione transgender, ma che sia anche gestita da persone transgender, a partire dall’organigramma e dal consiglio direttivo».

Come specificato nell’articolo 3 dello Statuto scopo primario dell’Acet è l’impegno a «tutelare il diritto all’identità personale delle persone transgender e gender non-conforming» e a «elevare a diritto fondamentale e tutelato dall’ordinamento quello alla “libertà di genere”, intesa come la possibilità, per tutti gli individui, di decidere ed autodeterminare liberamente l’appartenenza di genere che maggiormente si confà al proprio sentire».

Ecco perché, secondo quanto recita il menzionato articolo, «l‘obiettivo della piena agibilità al diritto all’identità personale è il faro a cui tende il lavoro dell’Acet». In tale prospettiva, primario ambito di azione dell’associazione saranno «le iniziative orientate a rendere effettiva in Italia la decisione storica dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che, nell’adottare l’undicesima revisione della classificazione statistica internazionale delle malattie e dei problemi sanitari connessi (Icd – 11), ha stabilito che transessualità, transgenerità e non conformità di genere non sono più patologie psichiatriche».

Ma anche, ad esempio, «le iniziative di contrasto al fenomeno della transfobia, attraverso la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, la denuncia e la segnalazione di prassi transfobiche e di episodi di transfobia messi in atto da istituzioni, enti, associazioni e cittadini» e quelle «di sensibilizzazione e informazione rivolte al mondo del lavoro».

C’è però soprattutto un obiettivo che è particolarmente a cuore a Brattoli, Caruso, Romano: quello, cioè, di fare cultura.

La presidente di Acet, che, oltre a essere scrittrice, è stata candidata a Milano nel 2016 come consigliera comunale, ha detto nel merito a Gaynews: «Come abbiamo scritto nella nostra lettera al sindaco di Milano Beppe Sala del luglio scorso: Vogliamo più libri e meno medici, nella vita delle persone transgender, perché non sono i bisturi a renderci gli uomini e le donne che siamo, ma quel grande lavoro su noi stessi – e sul mondo che ci circonda – indispensabile a situare e risignificare i nostri corpi e le nostre vite.

Per chi volesse avere maggiori informazioni su questa e altre finalità dell’associazione, potrà scrivere a info@associazionetransgenere.org».
fonte:  www.gaynews.it

Bécherel: il borgo francese paradiso dei libri, con 700 abitanti e 15 librerie

Un borgo medievale francese ha una storia curiosa. Nel cuore della Bretagna sorge Bécherel un piccolo paradiso con 700 abitanti e ricco di 15 librerie e fiumi di parole. 
Al giorno d’oggi sono sempre di più coloro che sono alla ricerca di una meta dalle atmosfere suggestive ed incantate. Gli amanti dei libri e dei borghi medievali non possono assolutamente perdere Bécherel, villaggio caratteristico con case di granito, che custodisce gelosamente un prezioso tesoro: i libri.

Bécherel è oggi la città del libro, come dimostrano le numerose librerie che delimitano le vie del paese. Fra le magiche vie della cittadina, che conta soltanto 700 abitanti, sorgono 15 librerie. Con una media, quindi, di una libreria ogni 46 abitanti, Bécherel è diventato una meta prediletta da parte di appassionati di cultura e di bibliofili incalliti.

La sua fama, però, è dovuta anche a numerosi eventi e spettacoli che si svolgono nella cittadina. Nonostante, infatti, si tratti di un piccolo centro, Bécherel è a tutti gli effetti molto attiva nel campo della promozione culturale e rinomata anche a livello internazionale.

Ogni anno in occasione della grande Fête du livre (Festa del Libro), che si svolge durante il fine settimana di Pasqua, la città ospita folle di appassionati. Un’atmosfera che si ritrova anche durante La Fureur de lire (la smania di leggere), cioè giornate nazionali del libro che hanno luogo nel mese di ottobre.

Ma in altri momenti dell’anno si svolgono anche altre manifestazioni dedicate al libro, fra cui: il Festival Europeo del Greco antico e del Latino, la “Primavera dei Poeti”, La notte dei libri, “Lire en Fete” e “Treasures du Bécherel”.

La storia di Bécherel affonda le sue radici nel Basso Medioevo. Nel 1124 Alain de Dinan fece costruire una fortezza in pietra, che dominava la valle, e attorno alla quale si aggregò l’attuale cittadina. Durante i secoli seguenti il paese e la sua fortezza furono terreno di scontri e battaglie e la cittadina cadde lentamente in rovina.
Fra il 1700 e il 1800 Bécherel conobbe una nuova era di prosperità, grazie alla coltivazione e lavorazione di lino e canapa. La vera svolta però avvenne negli anni Ottanta, quando per combattere la crisi dell’economia tessile, molti librai vennero invitati a vendere i loro volumi in bancarelle sparse per il paese.
Nessuno sapeva ancora che di lì a poco sarebbe nata una vera e propria capitale del libro.
Fonte ed immagini: Bécherel | Vacanze in Bretagna da www.positizie.it Francesca Sartori