giovedì 12 gennaio 2023

Moda, Pitti Uomo 103: le novità e cosa non perdere assolutamente

Ufficio stampa
A Firenze il primo grande evento del 2023, la manifestazione più importante sulla moda maschile e il lifestyle contemporaneo

Anche scegliere come vestirsi significa intraprendere una direzione.

È questo il messaggio alla base della nuova edizione di Pitti Uomo, la numero 103, che apre i battenti a Firenze martedì 10 gennaio e prosegue fino a venerdì 13, quando di fatto cederà il testimone alla Fashion Week di Milano dedicata alla moda uomo. Cosa aspettarsi da questo primo, grande evento del 2023?

Pitti Uomo è la manifestazione di riferimento per la moda maschile e il lifestyle contemporaneo a livello globale. Ospita i protagonisti del menswear internazionale, i brand di riferimento che presentano le loro nuove collezioni, i progetti più innovativi, con un programma di anteprime, eventi, appuntamenti da non perdere

Tema di questa edizione è Pittiways, risultato del lavoro congiunto di creativi e artisti. “Sottolinea le tante scelte che siamo portati a valutare per uscire dal complicato ingorgo globale”, spiega Agostino Poletto, direttore generale di Pitti Immagine. Ripartire è il desiderio di tutti ma decidere la direzione, orientarsi, fare delle scelte non è semplice. Indicazioni, stimoli, sollecitazioni ed esigenze non sempre convergono e il procedere non può essere lineare. “I saloni Pitti Immagine saranno una bussola per ipotizzare percorsi”, sottolinea ancora.

Pitti Uomo, ospitato negli spazi della Fortezza da Basso di Firenze, è un luogo capace di creare connessioni sempre nuove tra mondi diversi ma non distanti, un crossover di moda e lifestyle che offre, anno dopo anno, un ventaglio sempre più attuale di contenuti e proposte. Circa 800 i brand presenti, di cui il 40% proviene dall’estero

I nomi delle sezioni espositive raccontano le anime del menswear: Fantastic Classic, Futuro Maschile, Dynamic Attitude, Superstyling. Guest designer è Martine Rose, stilista di origini anglo-giamaicane, che presenta in anteprima la collezione autunno inverno 2023-2024. 

Tra le novità di questa edizione, da segnalare the SIGN, un’area speciale dedicata al design con oggetti, complementi di arredo e di stile più innovativi, e Pittipets, spazio riservato agli accessori per gli amici a quattro zampe

Il capitolo delle collaborazioni internazionali, sempre per questa edizione, vede due nuovi progetti sulla creatività che viene dal Giappone e la conferma di Scandinavian Manifesto, selezione di collezioni firmate da brand di riferimento e fashion designer emergenti provenienti da Danimarca, Svezia e Norvegia.

fonte:  www.tgcom24.mediaset.it

Libri: "L' arte di invecchiare ovvero Senilia" di Arthur Schopenhauer

L' arte di invecchiare ovvero Senilia di Arthur Schopenhauer
F. Volpi (Curatore) G. Gurisatti (Traduttore)

Tra le carte di Schopenhauer si trova un fascio di fogli fittamente annotati, sul primo dei quali si legge: "Questo libro si intitola «Senilia». Iniziato a Francoforte sul Meno nell'aprile del 1852". 

Fino alla morte Schopenhauer continuò a registrarvi, giorno dopo giorno, ciò che più gli premeva: citazioni, ricordi, riflessioni, appunti di lavoro, massime e norme di comportamento. 

E in tali fogli è possibile cogliere quella sapienza quotidiana che rende sopportabile e perfino piacevole la vecchiaia, compensando l'insopprimibile sensazione che "il Nilo stia ormai arrivando al Cairo." 

Arthur Schopenhauer. Filosofo tedesco. Introdotto nei circoli letterari da Wieland e da Goethe, preparò per l'abilitazione in filosofia il saggio "Il mondo come volontà e rappresentazione" (1819) che discusse con Hegel, non senza contrasti. 

Dopo un deludente inizio di carriera accademica, si ritirò a Francoforte, dove rimase dal 1831 sino alla morte. Solo i "Parerga e paralipomena" (1851) destarono l'attenzione del pubblico e della critica. In quest'opera Schopenhauer sviluppò il suo raro talento letterario, riuscendo a illustrare con raffinata chiarezza ardui argomenti teoretici e mescolandone la trattazione a quella di temi legati al costume dell'epoca.

fonte: www.ibs.it

Serie Tv> Golden Globes 2023, vince The White Lotus: la reazione di Sabrina Impacciatore

La serie, girata in Sicilia, si è portata a casa anche il riconoscimento per la miglior attrice non protagonista a Jennifer Coolidge

Ai Golden Globe 2023 ha vinto, in qualche modo, anche l'Italia. La seconda stagione di The White Lotus, produzione HBO firmata da Mike White e girata a Taormina, si è aggiudicata due premi, quello come miglior miniserie e quello per la miglior attrice non protagonista a Jennifer Coolidge

Grande entusiasmo da parte di Sabrina Impacciatore, tra i protagonisti della serie. E la corsa di The White Lotus sembra non volersi fermare, visto che la serie è fresca di nomination ai SAG Awards, dove ha ricevuto candidature per la migliore attrice in una serie drammatica con la solita Jennifer Coolidge e quella collettiva per il miglior cast.

The White Lotus, la vittoria ai Golden Globe

The White Lotus, disponibile su Sky e in streaming solo su NOW, ha vinto due premi: miglior miniserie e quello per la miglior attrice non protagonista, andato a Jennifer Coolidge. “Volevo fare il discorso in italiano ma sono troppo ubriaco” ha esordito Mike White, creatore e regista della serie, ritirando il premio. White ha poi ringraziato “la straordinaria troupe italiana” che ha lavorato con lui in Sicilia. 

È diventato virale il discorso di Jennifer Coolidge, attrice 61enne vista recentemente anche in The Watcher. “Volevo solo dirvi che avevo dei sogni così grandi quando ero più giovane e poi quel che succede è che la vita li affievolisce. Insomma volevo essere regina di Monaco e vabbè quello l’ha fatto qualcun altro, avevo queste idee giganti e poi invecchi e insomma volevo dire, Mike White, tu mi hai dato speranza – ha scherzato l'attrice, ritirando il premio - Mi hai cambiato la vita in mille modi diversi. Ora i vicini mi parlano, cose così. Non sono mai stata invitata a nessuna festa e ora mi invitano tutti”

The White Lotus 2, di cosa parla

The White Lotus 2 racconta la vacanza di alcuni ricchi turisti americani nel prestigioso albergo The White Lotus di Taormina. Sono tutti alle prese con dinamiche familiari e sentimentali, tradimenti e livori, sulla scia dell’America del #metoo e del politicamente corretto. Proprio come la prima stagione, anche The White Lotus 2 comincia con il ritrovamento di un cadavere la cui identità viene svelata solo nell’:ultimo episodio. Se il primo capitolo era girato alle Hawaii, la seconda stagione è ambientata tutta in Italia, a Taormina. Nella realtà il White Lotus è il Four Seasons San Domenico Palace, che pare sia stato già preso d’assalto dai fan della serie. 

Oltre a Taormina i personaggi si spostano anche a Noto, Cefalù e Palermo, fra ville affrescate e stradine pittoresche. Oltre a Jennifer Coolidge, in The White Lotus 2 troviamo F. Murray Abraham, Adam DiMarco, Meghann Fahy, Michael Imperioli, Aubrey Plaza. Tre le attrici italiane principali: Beatrice Grannò e Simona Tabasco, che nella serie interpretano due scaltre escort, e Sabrina Impacciatore, diventata una vera star negli Stati Uniti anche grazie alla sua ospitata al Jimmy Kimmel Show. Proprio l'attrice ha commentato la recente vittoria ai Golden Globes commentando su Instagram: “Sto piangendo con gioia e orgoglio” ha scritto via Stories, mostrando il video della premiazione di Jennifer Coolidge.

fonte: https://tg24.sky.it/

Moda: Addio a Tatjana Patitz, una delle prime supermodelle

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 NEW YORK: Per Anna Wintour, era "un incrocio tra Romy Schneider e Monica Vitti"

 Tatjana Patitz, una modella di Vogue la cui ascesa nel mondo della moda inaugurò negli anni Ottanta e Novanta l'epoca delle supermodelle, è morta a 56 anni.

 Ne dà notizia la rivista americana diretta ad Anna Wintour. Cresciuta in Svezia da madre estone e padre tedesco, la Patitz cominciò a posare a 17 anni: "E' sempre stata il simbolo europeo di cosa è chic", ha detto la Wintour paragonando la modella a "un mix tra Romy Schneider e Monica Vitti".

 Tatjana, la più riservata tra le dive della passerella, non aveva scelto New York, Londra o Parigi come base, ma un ranch in California nella Santa Ynez Valley dove Peter Lindbergh, il suo mentore fin dagli esordi, l'aveva fotografata con il figlio Jonah.

E' con Jonah la sua ultima immagine pubblica scattata da Tina Barney alla fine del 2019. Parlando del figlio l'anno scorso, la Patitz aveva detto che era la sua "fonte di felicità".

fonte: Redazione ANSA  www.ansa.it  ANSA RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

domenica 8 gennaio 2023

Libri: "La tribù degli alberi" di Stefano Mancuso

Cimentandosi per la prima volta con la narrativa, il celebre botanico ha scritto una storia vivace per tutte le età.

C'è una voce che sale dal bosco: è quella di un vecchio albero che vive lí da sempre, e adesso vuole dire la sua. Perché anche le piante hanno una personalità, delle passioni, ciascuna ha un proprio carattere. Cercano sottoterra per guardare il cielo. Si studiano, si somigliano, si aiutano. 

La tribú degli alberi è una storia emozionante e avventurosa, vivacissima e millenaria. Che ci riguarda tutti da vicino e che nessuno meglio di Stefano Mancuso poteva raccontare. E se chi dice «io» avesse centinaia, forse migliaia di anni? Intorno a Laurin, nei secoli, si è svolta la storia di una intera comunità, e lui ora – con le radici ben salde nel terreno e la chioma ancora svettante nonostante l'età – ne ripercorre le vicende, le incomprensioni, le feste, i dubbi e le promesse. 

Le piante si organizzano in clan: c'è quello dei Cronaca, seri e coscienziosi, imbattibili nel raccogliere informazioni. Ci sono i Terranegra, i piú numerosi, originali e colorati, diversissimi tra loro. I temibili Gurra, alti e imponenti, sono taciturni (anche se al tramonto è facile sentirli cantare). 

I Guizza sciolgono i nodi delle scelte, pesano le decisioni e studiano i tramonti – mentre i Dorsoduro, instancabili scienziati, sono addirittura in grado di manipolare la percezione della realtà. Nella tribú degli alberi nascono amicizie speciali e legami indissolubili, qualcuno deluderà i compagni e qualcun altro li salverà. Una cosa li accomuna però: possono scegliere, e costruire un giorno dopo l'altro – se solo glielo permettiamo – il futuro del mondo in cui tutti abitiamo. Nessuno meglio di Stefano Mancuso ha saputo raccontare il regno vegetale, ma qui c'è la scoperta di una forma nuova, che coniuga la vivacità dell'apologo al rigore scientifico. Cimentandosi per la prima volta con la narrativa, il celebre botanico ha scritto una storia per tutte le età. 

Stefano Mancuso insegna Arboricoltura generale e coltivazioni arboree all’Università di Firenze ed è direttore dell'International Laboratory of Plant Neurobiology (LINV). È uno dei mebri fondatori dell’International Society for Plant Signaling & Behavior, e accademico ordinario dell’Accademia dei Georgofili. Tra le sue pubblicazioni Verde brillante. Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale (Giunti Editore, 2013, con Alessandra Viola), Uomini che amano le piante (Giunti Editore, 2014), Botanica. Viaggio nell'universo vegetale (Aboca Edizioni, 2017), Plant revolution (Giunti Editore, 2017), L'incredibile viaggio delle piante (Laterza 2018) e La nazione delle piante (Laterza 2019).

fonte: www.ibs.it

Su Netflix c’è il film thriller investigativo che sta appassionando tutto il mondo

Sei un vero amante del thriller? Allora devi assolutamente guardare questo film su Netflix dalla storia accattivante e con un finale per niente scontato.

Promesso: niente spoiler. Dovrai vedere Quando Dio imparò a scrivere fino all’ultima scena, ma siamo sicuri che dopo ti fionderai in rete alla ricerca di spiegazioni che confermeranno o smentiranno la tua teoria, perché questo nuovo film thriller su Netflix è davvero intricato e punta a disorientare lo spettatore, come in gioco di specchi dove niente è come sembra.

La pellicola è basata sul romanzo thriller di Torcuato Luca de Tena del 1979 dal titolo Los renglones torcidos de Dios (Le linee storte di Dio), ora reperibile anche in Italia nella versione della casa editrice Vallecchi.

Sia il titolo del libro che quello del film fanno riferimento ad un concetto espresso da uno dei personaggi, il dottor Alvar, che guida un nosocomio psichiatrico: “Se Dio ci ha creato come una calligrafia perfetta, i pazienti che finiscono qui sono come le linee storte di quando Dio imparò a scrivere”.

È, come appare ovvio, una produzione spagnola, infatti dietro la macchina da presa troviamo il regista e sceneggiatore Oriol Paulo.

Parla la lingua di Filippo VI anche il cast, decisamente conosciuto in madre patria e molto apprezzato anche oltre Oceano. Grazie all’inserimento del film su Netflix e al successo che ne è conseguito siamo certi che nelle carriere degli interpreti non tarderà ad arrivare anche il doveroso riscontro pop.

A partire dalla protagonista, Bárbara Lennie, già Premio Goya per la migliore attrice protagonista in Magical Girl di Carlos Vermut.

Ha lavorato per grandi nomi, come Pedro Almodòvar e Asghar Farhadi, e con Quando Dio imparò a scrivere è già alla seconda collaborazione con Paulo.

Lennie non è nuova nemmeno alla presenza su Netflix, avendo preso parte alla serie Il caos dopo di te.

Già riconoscibile al pubblico mediterraneo e latino è Loreto Mauleón, molto nota per aver interpretato il ruolo di Maria Castañeda nella soap opera Il segreto, tradotta in molte lingue e trasmessa in tanti paesi d’Europa e Sud America.

Anche lei ha già lavorato al cinema con Oriol Paulo, nel film Bi anai, e non le sono mancate molte altre esperienze sul piccolo e grande schermo.

Da segnalare anche i principali interpreti maschili, primo tra tutti Eduard Fernández, due volte Premio Goya al miglio attore.

Lunghissima la sua carriera, soprattutto cinematografica, che lo ha portato a lavorare con i più grandi cineasti degli ultimi anni, come Steven Soderbergh, Alejandro Iñárritu e Alejandro Amenábar.

C’è anche Javier Beltrán, decisamente più prolifico come attore teatrale, ma dall’esordio al cinema importante: come protagonista nel film Little Ashes nel quale interpreta il poeta e drammaturgo Federico García Lorca.

Ecco, dunque, cosa aspettarci nel thriller che unisce questi interpreti straordinari…

QUANDO DIO IMPARÒ A SCRIVERE Trailer del Film >> QUI

La trama

L’investigatrice privata Alice Gould finge di simulare uno stato paranoico per farsi diagnosticare problemi psichiatrici, e farsi ricoverare nell’ospedale diretto dal dottor Alvar. Sta conducendo un’indagine sotto copertura per scoprire la verità sulla sospetta morte del figlio del dottor De Olmo, avvenuta tra quelle mura e fatta passare per suicidio, ma lui è sicuro che si sia trattato di omicidio. Ad appoggiare il piano di Alice è anche il suo medico di famiglia, il dottor Donadìo, che firma una falsa dichiarazione affermando che la donna viva istinti omicidi nei confronti del marito, un playboy interessato solo ai suoi soldi.

È semplice, appena la donna varca la soglia dell’ospedale, accettare il punto di vista di Alice come veritiero e obiettivo. Ma tra menzogna e verità c’è un labile confine e una serie di flashback rimescola tutte le carte in gioco, mentre altri personaggi instillano dubbi con la loro versione dei fatti.

E se Alice Gould non fosse chi dice di essere? Se non fosse un’investigatrice ma una normale paziente?

E il marito di Alice non ha davvero alcun ruolo in tutta questa storia?

Lo scoprirete solo guardando questo avvincente thriller su Netflix!

fonte:

Musica: Mozart a Verona

Dal 5 al 31 gennaio 2023 si tiene a Verona la quarta edizione della rassegna concertistica Mozart a Verona

Il Festival, organizzato da Comune di Verona, Fondazione Cariverona, Accademia Filarmonica di Verona e Fondazione Arena, è un appuntamento fisso e atteso, simbolica apertura, per la sua collocazione nel mese di gennaio, della ricca agenda culturale veronese.

Nelle giornate del 5 e 7 gennaio 1770, durante il suo primo viaggio in Italia, Wolfgang Amadeus Mozart si esibì in due celebri concerti nella Sala Maffeiana dell’Accademia Filarmonica e presso la chiesa di San Tomaso Cantauriense, ricordati come le prime esibizioni del genio salisburghese nel Bel Paese.   

Nel corso degli anni, la programmazione di Mozart a Verona si è arricchita affiancando agli appuntamenti musicali conferenze e mostre, grazie alla collaborazione con istituzioni culturali come i Musei Civici e la Biblioteca Civica di Verona.
L'edizione di quest'anno vede la partecipazione di alcune delle più significative realtà musicali e culturali di Verona.

Il risultato è un cartellone molto ricco che offre alla città ben sedici appuntamenti culturali nell’arco di tutto il mese, spaziando dai concerti sinfonici a quelli di campane, dall’opera agli spettacoli per bambini, fino al tradizionale concerto per organo, là dove lo stesso Mozart si esibì più di due secoli fa. 

Vai al libretto rassegna Mozart a Verona (pdf 1265 kb). 

Informazioni e aggiornamenti sul programma:
www.fondazionecariverona.org/Nostri-progetti/mozart-a-verona-2023/  

Mozart a Verona 2023, rassegna concertistica VIDEO QUI

INFO Sedi varie, vedi la mappa dei luoghi della rassegna. Programma QUI

fonte: www.comune.verona.it