lunedì 4 marzo 2024

Firenze: al Teatro della Pergola "Magnifica presenza" uno spettacolo di Ferzan Ozpetek, dal 5 al 10 marzo

foto Stefania Casellato
Illusione e realtà, sogno e verità, amore e cinismo, cinema, teatro e incanto. Dopo Mine Vaganti, Ferzan Ozpetek torna al teatro con il nuovo adattamento di uno dei suoi successi cinematografici: Magnifica presenza.

Lo spettacolo vede protagonisti Serra Yilmaz nel ruolo di Lea, Tosca D’Aquino come Maria, e Federico Cesari, al suo debutto teatrale, che interpreta Pietro. Completano il potente cast Toni Fornari, Luciano Scarpa, Tina Agrippino, Sara Bosi, Fabio Zarrella, nei ruoli di personaggi che oscillano tra il reale e l’onirico.

Pietro è un giovane che si trasferisce a Roma con l'ambizione di diventare attore. La sua esistenza nella nuova abitazione romana viene tuttavia turbata da strane presenze, che solo lui può vedere; si tratta di una bizzarra compagnia teatrale con cui poi instaura un rapporto d’amicizia. Compatito dalla cugina Maria, che cerca di guarirlo da queste continue allucinazioni, Pietro tenterà invece di andare a fondo della storia, cercando di capire le ragioni che trattengono nel presente questa sorta di fantasmi.

La trama, che naviga tra il sogno e la realtà, promette di essere un'esperienza teatrale immersiva. Magnifica presenza rappresenta un'opportunità per il pubblico di assistere alla trasposizione teatrale di un film acclamato, evidenziando la capacità di Ozpetek di trasportare le sue storie dallo schermo al palcoscenico con maestria e sensibilità.

Magnifica presen uno spettacolo di Ferzan Ozpetek

con Serra Yilmaz, Tosca D'Aquino, Federico Cesari
e con Toni Fornari, Luciano Scarpa, Tina Agrippino, Sara Bosi, Fabio Zarrella
produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo
in coproduzione con Teatro della Toscana
foto Stefania Casellato
fonte: www.teatrodellatoscana.it

Libri: "La mia vita a passi di danza" di Giuseppe Picone

Nato a Napoli, Giuseppe Picone è entrato giovanissimo alla scuola di ballo del Teatro San Carlo. Lì, infaticabilmente sostenuto dal maggiore dei suoi fratelli, Lello, ha mosso i primi passi di una lunga ed eccezionale carriera, a cominciare dall’importante ruolo affidatogli quando aveva solo dodici anni: quello di Nižinskij fanciullo in un balletto interpretato da Carla Fracci, Vladimir Vasil’ev ed Éric Vu-An, con la regia di Beppe Menegatti. 

Un’esistenza, la sua, da sempre vissuta in nome della danza: ed eccolo raccontare finalmente ai lettori – anche attraverso un ricco repertorio fotografico – la sua formazione, la carriera ultratrentennale trascorsa per buona parte in giro per il mondo (dal Ballet National de Nancy all’English National Ballet, all’American Ballet Theatre), i tanti balletti danzati, gli incontri con i grandi coreografi e con alcuni straordinari compagni di lavoro. 

Ma, con la stessa amabile schiettezza che caratterizza tutto il racconto, Picone non si ritrae dal ricordare anche i momenti travagliati del suo lungo percorso artistico: come quello della lunga degenza a New York che ha messo a repentaglio la sua carriera, o la difficile direzione del corpo di ballo del San Carlo, incarico che ha svolto dal 2016 al 2020. Con queste pagine, una delle nostre étoiles più luminose consegna a tutti gli appassionati un diario di vita che, “a passi di danza”, li affascinerà per la varietà e la verità dei suoi tanti accadimenti, sopra e fuori il palcoscenico. Prefazione di Beppe Menegatti. 

fonte: www.ibs.it

Film Festivals: Marlon Brando Centennial Retrospective Set for Italy’s Torino Film Festival

Italy’s Torino Film Festival will celebrate the centennial of Marlon Brando‘s birth with a 24-title retrospective of films featuring the groundbreaking two-time Oscar winner, known for his naturalistic acting style and rebellious streak. By Nick Vivarelli

The Brando retro will be “the backbone” of the fest, according to its new artistic director, Italian actor/director Giulio Base. Accordingly, an image of Brando – photographed when he was shooting Bernardo Bertolucci’s “Last Tango in Paris” – is featured on the poster for the fest’s upcoming 42nd edition, which will run Nov. 22-30.

Torino is Italy’s preeminent event for young directors and indie cinema, and is where Matteo Garrone and Paolo Sorrentino screened their first works. The festival’s lineup will be announced at a later date. 

“As an actor, Brando has always been my guiding star and I had been wondering for a while – since way before being appointed at Torino – how I would be able to celebrate his work,” Base, who was named Torino chief last July, told Variety.

The Torino Film Festival is run by Italy’s National Film Museum in Turin, a cinematic shrine housed in the iconic Mole Antonelliana domed tower, which is the Northern city’s main landmark. The museum staff has assembled the 24 titles selected by Base and his collaborators amid Brando’s vast filmography.

This includes Fred Zinneman’s 1950 drama “The Men,” the movie in which Brando made his big-screen debut playing a paraplegic war veteran, after having made a splash on on Broadway playing the Stanley Kowalski character in Tennessee Williams’ “A Streetcar Named Desire.” 

A 1950 Variety review somewhat tersely concluded: “Brando, a newcomer from Broadway stage, where he starred in ‘Streetcar Named Desire,’ plays his role realistically, often without sympathy but certainly with a feeling for the part. He is a new type of leading man, and as such must be accepted.”

Other titles selected by Torino to celebrate Brando, who was born in Omaha, Neb., on April 3, 1924, include Elia Kazan’s 1951 film adaptation of “A Streetcar Named Desire”; Joseph L. Mankiewicz’s “Julius Caesar” (1953); Kazan’s “On the Waterfront,” for which Brando won his first Oscar in 1954; Sydney Lumet’s “The Fugitive Kind” (1959); and Brando’s directorial debut “One-Eyed Jacks” (1961), in which he also starred.

Subsequent movies starring Brando set for the Torino retro comprise his unforgettable roles in Francis Ford Coppola’s “The Godfather” (1972) and “Apocalypse Now” (1979); Bertolucci’s “Last Tango in Paris” (1972); Richard Donner’s “Superman” (1978); Euzhan Palcy’s “A Dry White Season” (1989); Jeremy Leven’s “Don Juan De Marco” (1994); and John Frankenheimer and Richard Stanley’s “The Island of Dr. Moreau” (1996). 

fonte: articolo scritto da Nick Vivarelli  https://variety.com

Libri: "I gatti di Shinjuku" di Durian Sukegawa

Tra i bagliori delle notti di Shinjuku, una storia di incontri umani e felini, di vite sghembe e di palpiti di poesia, in un luogo e in un'epoca – i primi anni Novanta – che riportano a galla una Tokyo ammaliante e ormai scomparsa.

Nel cuore di Shinjuku, a Tokyo, c'è Goldengai, un piccolo quartiere che resiste a grattacieli e speculazione edilizia. E nel cuore di Goldengai c'è un localino stretto e lungo dove si raccolgono i randagi del posto, siano essi gatti o esseri umani. A cominciare da un aspirante sceneggiatore daltonico e una cameriera strabica, misteriosa conoscitrice dei felini della zona. 

Tra i bagliori delle notti di Shinjuku, una storia di incontri umani e felini, di vite sghembe e di palpiti di poesia, in un luogo e in un'epoca – i primi anni Novanta – che riportano a galla una Tokyo ammaliante e ormai scomparsa. «Un romanzo meravigliosamente poetico» («Vormagazin»). 

«La storia d'amore di Durian Sukegawa assomiglia davvero a un gatto: si insinua dolcemente, rivela inaspettatamente artigli affilati, poi silenziosamente scompare» («Münchner Merkur»). A Tokyo, nei primissimi anni Novanta – gli anni della «bolla» immobiliare –, impazzano i procacciatori d'affari e crescono i grattacieli. Non dappertutto, però. Nella zona di Shinjuku ci sono soprattutto alberghi a ore in rovina e gatti. Nel cuore di Shinjuku c'è Goldengai, un gruppo di isolati che risale ai «tempi caotici del dopoguerra», con piú di duecento piccoli bar l'uno accanto all'altro. 

È un mondo di ruderi e lanterne colorate quello in cui si aggira Yama, aspirante sceneggiatore, autore di quiz per la televisione, daltonico. Quando entra per la prima volta al Kalinka, un localino stretto e lungo dove i clienti abituali ingannano il tempo facendo scommesse sui gatti che faranno capolino alla finestra, Yama si ritrova in una «enciclopedia illustrata del genere umano». Gomito a gomito, al bancone bevono un bassista rock, una dominatrice di un club sadomaso, un regista, un «pornoredattore», un ex carcerato, un uomo vestito di paillette. 

Dietro il bancone lavora Yume, che arrostisce spiedini e peperoni. Come molti dei suoi clienti, Yume sembra un po' sfasata: ti guarda con un occhio solo, non sorride mai, e sembra sapere molte cose sui gatti del quartiere. Intrigato dal mistero – dove si incontrano, Yume e i gatti? –, combattuto tra la perenne sensazione di smarrimento e gli impulsi creativi, Yama cerca di trovare una strada che faccia per lui. Lungo il cammino si metterà nei guai col suo datore di lavoro, si cimenterà nella poesia, si lascerà cullare dalle luci di Goldengai. E, proprio quando sentirà sbocciare un fiore dentro di sé, vedrà un luogo magico scivolare via come sabbia, portandosi dietro una ragazza dagli occhi sfuggenti e forse un'intera epoca della vita. 

fonte: www.ibs.it

“Eleonora Abbagnato. Una Stella che Danza” il docufilm in onda su Rai3 e RaiPlay

FLASH NEWS – Eleonora Abbagnato. Una Stella che Danza” di Irish Braschi, su e con Eleonora Abbagnato, e la partecipazione straordinaria al pianoforte di Dardust, andrà in onda su Rai3 in prima serata venerdì 29 marzo 2024 e su RaiPlay. Il documentario sarà proiettato in anteprima al Bif&st di Bari Mercoledì 20 Marzo 2024, alle ore 21:30, al Teatro Piccinni

Una luce illumina una ballerina sul palco. È Eleonora Abbagnato, Etòile dell’Opéra di Parigi. Quella è la sua Soirée d’adieux, il suo ultimo spettacolo nel celebre teatro parigino. Una serata speciale durante la quale emergono nella sua testa i ricordi di quel viaggio artistico durato quasi 30 anni. Un racconto dove quell’ultimo spettacolo e i frammenti dei suoi ricordi si alternano armoniosamente tra di loro, in un gioco di continui rimandi tra presente e passato, tra oggi e ieri, tra live e memoir.

Eleonora Abbagnato. Una Stella che Danza” è prodotto da Matteo Levi con 11 Marzo Film (a.p.a.) in collaborazione con Rai Documentari e con il contributo del Ministero della Cultura.

fonte: https://giornaledelladanza.com

Cultura: morta a 102 anni Iris Apfel, l'icona della moda di New York

Come designer ha ristrutturato la Casa Bianca di nove presidenti 

Iris Apfel, eccentrica icona della moda newyorkese, è morta venerdì a 102 anni.

Lo si legge sul suo account Instagram, sotto una foto di lei vestita con un lungo abito fantasia oro e grandi occhiali neri. Il suo ultimo post è solo di due giorni fa, il 29 febbraio, quando aveva celebrato i suoi "102 anni e mezzo".

La "stellina geriatrica"  del Queens, come amava definirsi, aveva recentemente firmato una collezione per H&M, dopo molteplici collaborazioni tra cui Citroën, Magnum, Happy Calze e Mac. Con 2,9 milioni di follower su Instagram, la fashionista ultracentenaria partecipava ancora ai principali eventi della moda e sfilava ancora sulla sua sedia a rotelle. 

Nata nel 1921 da una famiglia ebrea di New York, Iris Apfel ha studiato storia dell'arte. Designer d'interni, ha partecipato ai lavori di ristrutturazione della Casa Bianca per nove presidenti, da Harry Truman a Bill Clinton. Ha collezionato abiti dei più grandi stilisti del 20mo secolo, che occupavano due piani del suo lussuoso appartamento di Park Avenue e ai quali nel 2005 il Met di New York ha dedicato una retrospettiva.

"Un giorno qualcuno mi ha detto 'non sei carina e non lo sarai mai, ma non importa, hai qualcosa di molto più importante: hai stile'", amava raccontare Iris. Nel 2016, è stata protagonista di una mostra al Bon Marché di Parigi, volto di una campagna pubblicitaria Citroën, nonché di un marchio australiano di prêt-à-porter, Blue Illusion. Nel 2015, dopo 67 anni assieme, ha perso il marito Carl, industriale tessile morto all'età di 100 anni. Appassionata di outfit colorati, Apfel ha invitato le donne ad abbandonare "l'uniforme di collant neri o jeans con maglione, stivaletti e giacca di pelle", tanto che il suo mantra era "osa essere diverso!". 

fonte: Redazione ANSA  www.ansa.it  RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA - Tutti i diritti riservati

Libri: "100% Walter. Chiari. Biografia di un genio irregolare" di Simone Annicchiarico, Michele Sancisi

Nel centenario dell’attore e autore, nato l’8 marzo 1924, esce la prima completa biografia di Walter Chiari, firmata da Michele Sancisi con la collaborazione del figlio di Chiari, Simone Annicchiarico. Questo libro, ricchissimo di testimonianze e documenti inediti, raccoglie aneddoti sorprendenti e spassosi, facendo al contempo luce su alcuni passaggi controversi della sua vita. 

Nato a Verona da un’umile famiglia pugliese e diventato milanese negli anni Trenta, si è affermato come re della rivista, per poi esordire nel cinema, dove ha interpretato più di cento film. Dagli anni Cinquanta è stato un popolare volto della Tv in storiche trasmissioni come Canzonissima e Studio Uno. 

Ha battuto per decenni record d’incassi del teatro brillante e riempito le pagine della stampa patinata con innumerevoli avventure sentimentali. Campione di stile ed eleganza italiani, Chiari ha vissuto 67 anni a cento all’ora. Tra queste pagine, che accostano il calore e l’intimità dello sguardo familiare al profondo rigore documentaristico, scopriamo anche un uomo timido e romantico, segnato da lati oscuri e dipendenze, al centro di clamorosi episodi giudiziari che ne hanno minato la fama. Un uomo che nonostante tutto ha saputo risollevarsi e tornare sulla cresta dell’onda, grazie all’amore del suo pubblico e a un talento destinato a giungere intatto fino a noi.

MICHELE SANCISI - Walter Chiari era la dimostrazione che si può stare con i piedi per terra e la mente sulla traiettoria stellare di Peter Pan. Lui era la possibilità dell’incredibile, in cui si può, si deve credere. Era la via traversa che non ti viene insegnata né consigliata. Era un dolcissimo cattivo maestro, in un’epoca che si stava popolando di orribili cattivi maestri.

SIMONE ANNICCHIARICO - Tanti ricordi che ho scelto a caso, sull’onda delle mie sensazioni, del mio affetto. Ricordi che magari fanno ridere solo me, ma l’unica è provarci, provare a trasmettere, per iscritto, ciò che davvero è intrasmissibile. Walter non era solo un uomo in carne e ossa, ma anche un fumetto, un’idea, era Errol Flynn mischiato a Jacques Cousteau. I fumetti, gli eroi e le idee non muoiono mai. 

fonte: www.baldinicastoldi.it