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mercoledì 17 maggio 2023

Mattarella: 'omofobia-transfobia insopportabile piaga sociale'


Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella RIPRODUZIONE RISERVATA
 Messaggio del presidente della Repubblica in occasione della giornata internazionale

 "Omofobia, bifobia e transfobia costituiscono un'insopportabile piaga sociale ancora presente e causa di inaccettabili discriminazioni e violenze, in alcune aree del mondo persino legittimate da norme che calpestano i diritti della persona".

 Lo scrive il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella in occasione della Giornata internazionale contro l'omofobia, la transfobia e la bifobia.

"Dal 2007, quando venne istituita dal Parlamento Europeo la Giornata internazionale contro l'omofobia e la transfobia - sottolinea il capo dello Stato - la sensibilità della coscienza collettiva verso questi temi si è accentuata.

L'azione di contrasto ai numerosi episodi di violenza che la cronaca continua a registrare non può cessare".

"Contro le manifestazioni di intolleranza, dettate dal misconoscimento del valore di ogni persona - aggiunge - deve venire una risposta di condanna unanime. È compito delle istituzioni elaborare efficaci strategie di prevenzione che educhino al rispetto della diversità e dell'altro, all'inclusione. Gli abusi, le violenze, l'intolleranza, calpestano la Carta dei Diritti fondamentali dell'Unione europea e la nostra Costituzione che proprio nell'articolo 3 riconosce pari dignità sociale, senza distinzione di sesso, di tutti i cittadini, garantendo il pieno sviluppo della persona umana".

Il presidente del Senato Ignazio la Russa sottolinea che "in molte, troppe Nazioni, ancora oggi l'omosessualità è considerato un reato, punibile addirittura con la morte. Il mio auspicio è che la comunità internazionale faccia sentire forte il suo dissenso perché è inaccettabile qualunque forma di discriminazione o violenza derivante dagli orientamenti sessuali di una persona. I diritti non si calpestano". 

"Il Governo ribadisce il suo impegno contro ogni forma di discriminazione, violenza e intolleranza", assicura la premier Giorgia Meloni, sottolineando che "la tutela e la difesa della dignità di ogni persona è sancita dalla Costituzione ed è una priorità che tutte le Istituzioni, ad ogni livello, devono perseguire. Impegno che questo Esecutivo sta portando avanti con determinazione, anche sul fronte della prevenzione e del supporto alle vittime, a partire dallo sblocco delle risorse necessarie per il rifinanziamento dei centri contro le discriminazioni".

"In questa Giornata rinnoviamo, inoltre, l'impegno dell'Italia in ambito globale affinché la comunità internazionale tenga accesi i riflettori sulle inaccettabili persecuzioni e sugli intollerabili abusi che le persone subiscono in diverse Nazioni del mondo sulla base del loro orientamento sessuale - aggiunge la premier - Discriminazioni e violenze, come ricordato oggi dal Presidente della Repubblica Mattarella, che in più casi sono addirittura legittimati dagli ordinamenti giuridici. Non possiamo voltarci dall'altra parte".

Per la presidente della Commissione di vigilanza Rai Barbara Floridia "è fondamentale garantire sempre la libertà di amare chi si vuole e di vivere in uno Stato che garantisca i diritti di tutte e di tutti, senza discriminazioni. Oggi, giornata internazionale contro l'omofobia, la transfobia e la bifobia, è l'occasione giusta per ricordarlo e per sollecitare tutti i soggetti coinvolti, dal mondo della scuola a quello dell'informazione, a fare la propria parte. La violenza di matrice omofoba, sia essa fisica o verbale o espressa in termini di discriminazione, deve essere espulsa dalla nostra idea di società".

"La Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia ci ricorda quanto sia necessario e doveroso l'impegno della politica e delle istituzioni nel contrasto all'odio e alla violenza per motivi legati all'orientamento sessuale e all'identità di genere delle vittime", commenta Alessandro Zan, deputato e responsabile diritti della segreteria nazionale del Partito Democratico, ricordando che "l'Italia è scivolata al 34esimo posto nella lista dei Paesi Europei per tutela dei diritti lgbtqia+ anche per precisa strategia politica e responsabilità del governo Meloni".

"Gli attacchi continui e i discorsi d'odio di molti esponenti di governo - prosegue Zan - sono responsabili di un arretramento del nostro Paese sul piano dell'inclusione e della piena uguaglianza di tutti i cittadini, in particolare colpendo i diritti dei figli delle famiglie arcobaleno e acuendo una discriminazione odiosa e inaccettabile. Il Partito Democratico è e sarà in prima linea, non solo per denunciare e bloccare il tentativo della destra, in linea con i Paesi di Visegrad, di ridurre e comprimere i diritti della cittadinanza lgbtqia+, ma anche per portare avanti in Parlamento e nella società civile la battaglia per la piena uguaglianza e per la piena inclusione di tutte e tutti".

fonte: Redazione ANSA www.ansa.it  RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA - Tutti i diritti riservati   

martedì 16 maggio 2023

Lgbt: 17 maggio, Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia

Il 17 maggio ricorre la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia. Indetta con la risoluzione del Parlamento europeo del 26 aprile 2007,  questa ricorrenza accende i riflettori sulle discriminazioni e le ingiustizie che le persone Lgbtqia+ (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali, agender, asessuali, ecc…) subiscono nel mondo del lavoro a causa del loro orientamento sessuale e identità di genere.

I dati Istat e Unar parlano chiaro: In Italia una persona su tre, tra quanti dichiarano un orientamento omosessuale o bisessuale e sono occupate o ex-occupate, afferma che il proprio orientamento ha rappresentato uno svantaggio nel corso della propria vita lavorativa in almeno uno dei tre ambiti considerati (carriera e crescita professionale, riconoscimento e apprezzamento, reddito e retribuzione).

Inoltre, leggiamo sempre nel comunicato stampa dell’Istituto nazionale di statistica, il 40,3% riferisce, in relazione all’attuale lavoro (per gli occupati) o ultimo lavoro svolto (per gli ex-occupati), di aver evitato di parlare della vita privata per tenere nascosto il proprio orientamento sessuale (41,5% tra le donne, 39,7% tra gli uomini). Una persona su cinque afferma di aver evitato di frequentare persone dell’ambiente lavorativo nel tempo libero per non rischiare di rivelare il proprio orientamento sessuale.

E poi c’è la violenza: circa sei persone su dieci hanno sperimentato almeno una micro-aggressione nell’attuale (per gli occupati) o ultimo lavoro svolto (per gli ex-occupati). “Per micro-aggressione si intendono brevi interscambi ripetuti che inviano messaggi denigratori ad alcuni individui in quanto facenti parte di un gruppo, insulti sottili diretti alle persone spesso in modo automatico o inconscio”.

Sono dati che si riferiscono al biennio 2020-2021.

First Cisl ritiene – e lo manifesta dedicando una locandina alla ricorrenza – che tutte le persone abbiano diritto a vivere il proprio lavoro libere di essere se stesse, senza stigmatizzazione, violenze, molestie e discriminazioni, come del resto prevede la nostra Costituzione e la Convenzione n. 111 dell’Ilo sulla discriminazione nell’impiego e nella professione.

Un mondo del lavoro è giusto e inclusivo quando riconosce e valorizza le diversità; una società è democratica quando mette le persone al centro, garantendo “rispetto, diritti umani, uguaglianza, libertà fondamentali, non-discriminazione, non-violenza”.

fonte: www.firstcisl.it

venerdì 31 marzo 2023

Cinema > Stranizza d’amuri: perché il film di Beppe Fiorello è ancora necessario e tutti dovrebbero vederlo

Stranizza d’amuri: perché il film di Beppe Fiorello è ancora necessario e tutti dovrebbero vederlo 

Doloroso e poetico, potente e delicato: Stranizza d'amuri, la pellicola che segna l'esordio alla regia di Giuseppe Fiorello, è un film da vedere assolutamente. Ed è, purtroppo, un film ancora drammaticamente attuale e necessario.  

Non so se esistano parole all’altezza di Stranizza d’amuri, il film che segna l’esordio alla regia di Giuseppe Fiorello. So per certo, però, che si tratti di un film necessario. Purtroppo, aggiungo, perché quello che racconta – seppur lontano nel tempo – non è poi così distante da noi. E il pregio, il merito di quest’opera è quello di rappresentare, per lo spettatore, un’esperienza totalizzante, segnante, cruda. Un tuffo in un mare di dolore, di rabbia, ma anche di tenerezza, di purezza.

Un tuffo dove l’acqua è alta, fredda e la riva è lontana. Ma l’occhio di Fiorello non è rivolto alla distanza che c’è dalla salvezza, guarda dall’altra parte, verso l’orizzonte in cui cielo e mare si confondono. Per questo, Stranizza d’amuri non è solo spietato, ma soprattutto poetico. Non è doloroso per sensazionalismo, ma per necessità. Non è romantico per coinvolgere, ma per restituire al pubblico una storia che è innanzitutto d’amore, e solo poi di dolore.

Stranizza d’amuri, che è un film (ancora) necessario

Stranizza d’amuri è un film potente e delicato. Utilizzo quest’ossimoro perché non è innocuo, ma nemmeno (soltanto) doloroso. È un film che con intelligenza, garbo e poesia racconta un amore tenero, pulito, travolgente. E con altrettanta lucidità e feroce sincerità rivela lo sfondo culturale e sociale in cui quest’amore nasce e tenta faticosamente di esistere. È un’altalena, una strada piena di curve, volare e cadere si somigliano a tal punto da confondersi e lo spettatore prova sensazioni di rabbia e tenerezza. Ma certamente mai sensazioni tiepide.

Al centro c’è l’amore di Gianni e Nino (interpretati rispettivamente da Samuele Segreto e Gabriele Pizzurro), tutt’intorno la Sicilia dei primi anni Ottanta: una cittadina piccola, impreparata alla relazione tra due uomini, per questo incattivita, giudicante e violenta, e poi due famiglie, due radici marce, annodate alla paura del giudizio. Quella di Stranizza d’amuri è una storia in cui ogni personaggio, ad eccezione dei due protagonisti, si guarda attraverso gli occhi degli altri, si determina attraverso il (pre)giudizio degli altri, si conosce attraverso i limiti degli altri. Il risultato è una società ostile, gretta, in cui nessuno è libero: i due protagonisti non lo sono in quanto omosessuali, gli altri in quanto vittime di sé, dell’incapacità di rivendicare la propria intima e sofferta unicità.

Per questo è un film necessario: la storia di Gianni e Nino, ma soprattutto il loro coraggio, è una spiegazione ante litteram di cosa significhi autodeterminarsi: i due protagonisti di Stranizza d’amuri, sfidando ciò che è considerato da tutti normale e inviolabile, non si accontentano di essere quello che gli altri vorrebbero, ma sfidano l’ottusità, l’arretratezza e la crudeltà della gente per essere se stessi. E alla fine, nonostante tutto, ci riescono.

Stranizza d’amuri è un faro in quel mare di rabbia e dolore di cui parlavo e mette in luce un fatto che non è (ancora) ovvio: la libertà è una conquista che inizia dalla conoscenza, consapevolezza e accoglienza di sé. Non è mai fuori di sé, è sempre dentro, barricata sotto strati di preconcetti, costrutti sociali, dogmi. La libertà non è da scoprire, ma da riscoprire. E va allenata. Gianni e Nino l’hanno fatto, senza sapere quanto la loro storia sarebbe stata importante, se non indispensabile, per chi è venuto dopo di loro.

Stranizza d’amuri: la storia vera di Giorgio e Antonio

Stranizza d’amuri racconta una storia vera: si tratta del tristemente noto delitto di Giarre, avvenuto il 31 ottobre 1980 a Giarre, appunto, un comune in provincia di Catania. Le vittime sono state Giorgio Agatino Giammona e Antonio Galatola: i due giovani venivano chiamati “i ziti”, vale a dire “i fidanzati”. Giorgio, soprannominato in modo dispregiativo “puppu ‘cco bullu” (“omosessuale patentato”), era stato sorpreso, in passato, in atteggiamenti intimi con un altro giovane uomo e, per tale motivo, denunciato ai carabinieri. Era dunque dichiaratamente gay.

Dopo una scomparsa di due settimane, Giorgio e Antonio sono stati trovati morti, mano nella mano, dopo essere stati raggiunti da un colpo di pistola. A seguito delle indagini, si è scoperto che il colpevole del duplice omicidio era Francesco Messina, nipote tredicenne di Antonio. In un primo momento, il ragazzino ha detto che erano stati i due giovani innamorati a chiedergli di essere uccisi, costringendolo così a sparare, dal momento che non avrebbero mai potuto vivere la loro relazione sentimentale. Ma non è finita qui: Francesco Messina ha affermato anche di essersi dichiarato colpevole dopo aver ricevuto forti pressioni dai carabinieri.

Dopo la morte di Giorgio e Antonio, comunque, è nato il primo circolo Arcigay ed è stato costituito il primo collettivo del FUORI (acronimo di Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano) nella Sicilia orientale. L’Arcigay è nato da un’idea di Marco Bisceglia, sacerdote apertamente omosessuale, in collaborazione con Nichi Vendola, insieme a Gino Campanella e Massimo Milani.

fonte: di Basilio Petruzza   www.greenme.it

venerdì 2 settembre 2022

Libri: "Queer. Una storia per immagini." di Meg-John Barker, Jules Scheele

L’attivist -accademic Meg John Barker e la fumettista Jules Scheele illuminano le storie del pensiero queer e dell’azione LGBTQ+ in questo fumetto nonfiction.

Un caleidoscopio di personaggi provenienti dai diversi mondi della cultura pop, del cinema, dell’attivismo e del mondo accademico ci guidano in un viaggio attraverso le idee, le persone e gli eventi che hanno plasmato l’immaginario contemporaneo delle teorie gender e queer.

Dalla politica dell’identità e dei ruoli di genere ai privilegi e all’esclusione, Queer esplora come vediamo il sesso, il genere e la sessualità e il modo in cui lo facciamo; come queste idee si intrecciano con la nostra cultura e la nostra comprensione rispetto alla biologia, psicologia e sessuologia; e come questi punti di vista sono stati contestati e sfidati nel tempo.

Attraverso alcuni punti di riferimento chiave che hanno cambiato la nostra prospettiva di ciò che è normale, come la visione di Alfred Kinsey della sessualità come uno spettro tra eterosessualità e omosessualità o la visione di Judith Butler dell’identità di genere come performance, incontriamo l’opera teatrale Wicked, che reinterpreta i personaggi de Il meraviglioso mago di Oz insieme a momenti in Casino Royale in cui siamo invitati a guardare James Bond con il tipo di sguardo desideroso solitamente rivolto ai corpi femminili nei media mainstream.

Un libro lucido, divertente, dedicato alle e ai più giovani che, nonostante o grazie al suo formato leggero, riesce a fornire chiarezza sui tanti significati, a volte contraddittori e ancora in evoluzione del termine queer.

Titolo: Queer, una storia grafica
Autricə: Meg-John Barker, Jules Scheele
Traduttricə: Marta Capesciotti, Marta D’epifanio e Beatrice Gusmano
ISBN: 9788860447494

fonte: www.fandangolibri.it

lunedì 8 agosto 2022

Vienna: Party e club lgbt

© Wien Tourismus/Rainer Fehringer
Vienna è una metropoli moderna, diversa. Qui ogni persona è libera di amare. Ed è bene che sia così. Non c’è fine settimana senza mega party a Vienna! Sulla scena LGBT viennese, per divertirsi non c’è che l’imbarazzo della scelta: dai techno party nelle location industriali più alla moda agli eventi disco, pop e house nelle discoteche trendy della città.

Il Why Not offre un eccellente programma da discoteca classica tutti i venerdì e sabati. La piccola discoteca del centro storico esiste da decenni ed è molto frequentata oggi come allora sia dai giovani che dai meno giovani. L’atmosfera sul dancefloor è spesso molto calda. www.why-not.at

"L'Occidente incontra l'Oriente e la Polonia non può mancare": con questa formula l'organizzatrice Sabrina Andersrum sintetizza il suo Balkan Clubbing BallCanCan che si svolge all'incirca una volta al mese. Ospiti di tutti gli orientamenti sessuali si mescolano liberamente e ballano su musica pop balcanica e turbo folk. www.facebook.com/BallCanCan

Con il Pitbull Vienna ha il suo primo club "Bear & Butch". Dall'apertura nel 2009 il team del Pitbull offre ritmi sfrenati che scatenano gli ormoni. www.pitbull-clubbing.at

queer:beat. Qui LGBT, amiche e amici possono fare l'alba ballando al ritmo di indie rock, musica elettronica e commerciale. Diversi DJ intrattengono il pubblico giovane con musica dance.
www.queerbeat.at

Al Ken Club, che si tiene con ricorrenza regolare, partecipa un pubblico costituito prevalentemente da giovani, che ballano al ritmo di successi pop e brani in cima alle hit parade. www.kenclub.at

Replay è il nome della festa che si svolge una volta al mese all’Opera Club di Vienna. DJ internazionali e del posto surriscaldano l’atmosfera. www.facebook.com/replay.party.vienna

G.Spot. La festa sicuramente più di culto si tiene una volta al mese ed è dedicata al pubblico lesbo ma anche ai gay. Offre eventi musicali sempre diversi, incentrati sulla musica elettronica, e un programma musicale contrastante su due piste da ballo. www.gspot.at

Ü-30 powered by g.spot è l’evento esclusivo per il pubblico LGBT sopra i 30 anni. Un viaggio musicale che attraversa tutti i generi. L’evento dedicato ai single è già una leggenda: “LES – QUIZ: meet, play, win” per conoscersi, giocare e vincere. www.gspot.at

The Circus è un spettacolo gay colossale che si svolge con cadenza irregolare (due o quattro volte all'anno) all'Arena Wien. I maggiori DJ internazionali e show spettacolari attirano i patiti della discoteca. www.thecircus.at

Purtroppo il Kibbutz Klub non si svolge sempre con regolarità: organizzato dai "QueerHebrews", qui sono tutti benvenuti: lesbiche, gay, transessuali, etero, hipster, ebrei, non ebrei, originari del posto o immigrati. Si balla su musica israeliana ed eurotrash. www.facebook.com/KibbutzKlub

Fleischmarkt è l’evento LGBT di Vienna che celebra la musica e la cultura indipendente alternativa. Si può ascoltare del buon rock e musica elettronica, ma scordatevi cavalli di battaglia gay del tipo "I will surive" o "YMCA". www.facebook.com/ClubMeatMarket

Una maggiore scelta di feste e discoteche si trova nella LGBT Guide (inglese)

fonte:  www.wien.info

Film: Hari Nef To Portray Candy Darling In Biopic From ‘Transparent’ Writer Stephanie Kornick

 L to R: Hari Nef Courtesy of Emilio Tamez, Everett
 EXCLUSIVE: Hari Nef (Transparent)   is set to portray LGBTQ+ icon and Andy Warhol superstar Candy Darling in the as-yet-untitled biopic penned by Transparent writer Stephanie Kornick. Deadline exclusively announced the project in 2019.

  Nef’s role encompasses Candy’s rise from childhood in Long Island beauty pageantry to her years alongside Holly Woodlawn and Jackie Curtis as a member of the East Village experimental theater group, La Mama Etc., to starring in Warhol’s groundbreaking film, Women In Revolt.

Christian D. Bruun, Louis Spiegler, and Katrina Wolfe are producing alongside executive producer, Zackary Drucker (Transparent, Lady and the Dale). A director search is currently underway.

Although considered a cult figure by some, Candy has been a cultural touchstone for decades, inspiring the lyrics for songs by Lou Reed, The Velvet Underground, and St. Vincent, as well as a featured character in Patti Smith’s memoir, Just Kids.

“The dream was always to play Candy, and it is the honor of my life to get the chance to do it,” said Nef in an exclusive statement to Deadline. “Candy bridged the gap between her dreams and a reality stacked so consummately against her—a transsexual glamour girl and indie icon reigning over Warhol’s Manhattan and Nixon’s America. She burned fast, and bright. More than anything, she wanted to be taken seriously as an actress. She taught girls like me how to dream—perhaps even how to be at all. She’s the blueprint.”

Added producer Bruun, “Having Hari join team Candy is exciting for us in every way imaginable. We all knew that Candy’s story deserved to be told on film, but it’s truly amazing to imagine what Hari will bring to the role and we’re incredibly excited about embarking on this journey with her.”

‘Transparent’s Stephanie Kornick And Zackary Drucker Board Candy Darling Biopic

To prepare for the role, Nef is not only reaching deep into her own life experiences but consulting with those who knew Candy well, including Jeremiah Newton, one of Candy’s best friends and an unofficial custodian of her legacy.

“In preparation for the role,” shared Nef, “I have consulted her friends, her diaries—every frame of celluloid I can find with her within it. I’m calling up theatre archives to read the scripts of the plays she performed downtown! Thankfully, the producers have already amassed a treasure trove of archival riches. We’re attacking it! I’m so excited!”

Up next for Nef is the release of Greta Gerwig’s upcoming Barbie film and HBO’s The Idol from Sam Levinson. Other credits include Amazon originals, Transparent and The Marvelous Mrs. Maisel, HBO Max’s And Just Like That, and Sam Levinson’s Assassination Nation.

Nef is repped by The Gersh Agency and Untitled.

source: By Rosy Cordero  https://deadline.com

martedì 2 agosto 2022

Serie TV > Queer as Folk, la recensione: essere LGBTQIA+ oggi

La nostra recensione del nuovo Queer as Folk, il reboot del 2022 che re-immagina la vita di un gruppo eterogeneo di amici nella New Orleans di oggi, tra identità di genere, ricerca di se stessi e una tragedia comune da affrontare, dal 31 luglio su STARZPLAY con appuntamento settimanale.

Era con un misto di curiosità e apprensione che ci apprestavamo alla visione e poi alla recensione del nuovo Queer as Folk, dal 31 luglio su STARZPLAY con appuntamento settimanale: una re-immaginazione di ciò che fece successo e scalpore con la serie originale britannica di Russell T. Davies per Channel 4 prima e con il remake statunitense poi, durato cinque stagioni su Showtime.

Sei l'LGBT al mio QIA+

Viviamo in un momento storico in cui si sta cercando di acquisire sempre più consapevolezza - e soprattutto farla acquisire agli altri - sul mondo queer e soprattutto sulle tante sigle che animano la parola LGBTQIA+, che va ad indicare tutte le sfumature e identificazioni per le persone nella sfera sessuale e sentimentale. Serviva quindi una serie che potesse rispecchiare tutto ciò e, se in Italia sembra che proveremo a farlo con Prisma in arrivo su Prime Video, oltreoceano possiamo dire che Stephen Dunn ci sia riuscito con questo nuovo Queer As Folk, almeno dai primi episodi visti. Anche perché una delle critiche mosse alla serie statunitense era stata proprio il non esplorare a fondo la sfera, mostrando quasi solamente omosessuali bianchi e benestanti, con una visione riduttiva di lesbiche e trans. Questo reboot tenta di ispirarsi alla storia originale (sarà possibile trovare rimandi e riferimenti qui e là) ma re-immaginando il tutto nella società contemporanea. 

Ambientata a New Orleans, perfetta location colorata e dal vivacissimo battito notturno per le vite dei personaggi che va a raccontare la storia, Queer as Folk 2022 si concentra sull'incontro tra il giovanissimo Mingus (Fin Argus, The Gifted), che vorrebbe tanto diventare una drag queen, e il complicato Brodie (Devin Way, Grey's Anatomy), tornato in città dopo aver mollato medicina scontrandosi con un mondo cambiato mentre lui non c'era. Il suo ex storico, Noah (Johnny Sibilly, Hacks), un giovane e complessato avvocato nero, pare essersi rifatto una vita, così come l'amico Daddius (Chris Renfro, Reno 911!), mentre la migliore amica trans Ruthie (Jesse James Keitel, Big Sky) insegna inglese e sta per avere due gemelli insieme alla compagna Shar (CG), che porta in grembo i figli avuti grazie allo sperma donato proprio da Brodie.  

A completare il quadro ci sono l'apparentemente timido fratello di Brodie, Julian, affetto da lieve paralisi celebrale (Ryan O'Connell, già adorato in Special e che anche qui ha contribuito con la sceneggiatura di alcuni episodi oltre che con la recitazione) e Marvin (Eric Graise, Step Up: High Water), giovane gay nero che vuole rendere la vita notturna cittadina più accessibile alle persone con disabilità, dato che lui per primo deve muoversi su una carrozzina. Non mancano le guest star tra gli adulti, come i genitori di Brodie e Julian, interpretati da una sempre spumeggiante Kim Cattrall e un granitico Ed Begley Jr. e una mamma spirito libero come quella di Mingus, che supporta in tutto e per tutto il percorso del figlio, col volto di Juliette Lewis (di recente tornata alla ribalta con Yellowjackets).

Trauma queens

Una novità sostanziale apportata alla trama di questo reboot, sempre nell'ottica di riscriverlo in chiave attuale rispetto all'originale e al primo remake, è che nel pilot accade una tragedia che colpirà tutti i personaggi e che dovranno affrontare negli episodi successivi. Non si parla solo di identità di genere e di scoperta di se stessi, ma anche di disturbo da stress post-traumatico, di crimini d'odio e ovviamente di omofobia. Non c'è più solo il triangolo Mingus-Brodie-Noah ma anche qualcos'altro ad arricchire la narrazione e a tenere alta l'attenzione degli spettatori, che potrebbero aprire la mente sul mondo queer vedendo lo show. Gli ambienti sono altrettanto importanti per raccontare i protagonisti: non solo la New Orleans che si respira in ogni inquadratura, coi suoi colori e la sua musica, ma anche il Babylon, il locale della serie originale qui riproposto anche come palco per le drag queen. La musica è un altro elemento fondamentale del serial, in cui i brani scelti accuratamente raccontano coi propri versi ciò che stiamo vedendo davanti ai nostri occhi e ci guidano nei pensieri e nelle sensazioni dei personaggi. Proprio come nella serie originale, le scene esplicite non sono mai gratuite ma volte a spiegare un determinato sviluppo legato a un personaggio, o a presentarlo, o a far semplicemente vedere un mondo che esiste a tutti gli effetti, proprio come quello etero. Deal with it.

Conclusioni

È stato fatto un lavoro attento e rispettoso di ricostruzione e attualizzazione, come abbiamo cercato di spiegare nella nostra recensione del nuovo Queer as Folk, almeno dai primi episodi visti. Si è tentato di riempire i buchi della sfera sessuale e sentimentale queer che non erano stati coperti nella serie originale, mostrando un variegato ed eterogeneo gruppo di personaggi determinati a trovare se stessi nella società contemporanea, in una New Orleans perfetto specchio delle vite coloratissime eppure nerissime che vive ognuno di loro.

fonte:  RECENSIONE di   https://movieplayer.it

giovedì 7 luglio 2022

Libri: "Barba. Storia di come sono nato due volte" di Alec Trenta

Mi ci aggrapperei alla mia barba. Sarebbe il mio posto sicuro. Nessuno dubiterebbe di me. Nemmeno io. Con la barba sembrerei un ragazzo per forza.

«Prima solitudine e vuoto, vai rubando pezzi di identità altrui. Poi inizi a riconoscerti. In mezzo uno scarto, che avviene anche grazie a libri come questo.»
Pietro Turano

«Sono nato Lisa, ma dentro sono sempre stato Ale. Devo solo darmi il consenso a essere me stesso. Perché alla fine, nei tuoi fondali, lo sai chi sei. Anche se non è facile arrivarci.» Il percorso di Ale è pieno di domande: sarò sempre io? Il mio cane continuerà a riconoscermi? 

Smetterò di essere un paguro sensibile e diventerò una bestia testosteronica? Potrò continuare a ballare le canzoni di Beyoncé? Ma anche di traguardi sorprendenti: dalle reazioni amorevoli della madre al primo incontro con lo psicologo, dai rapporti che cambiano (o no) con gli amici e le amiche al legame speciale con Celeste, di cui si innamora. 

Ale scopre che la vera domanda non è cosa significa essere uomo o cosa significa essere donna, ma cosa significa essere sé stessi.

Alec Trenta racconta “Barba”

Un booktrailer >> QUI 
 
Alec Trenta
Alec Trenta, 23 anni, studia progettazione grafica e comunicazione visiva all’ISIA di Urbino. Questo è il suo primo libro.
 
fonte: www.laterza.it

lunedì 4 luglio 2022

Chiamatemi Tony King, la storia del trapper transgender arriva in tv: una docuserie inclusiva

Il cantante Tony King
 Al centro del racconto i dubbi del cantante sulla propria identità di genere e l’avvento del suo percorso di transizione

 “La vita ti riserva tante sorprese, oggi sei 100, domani sei zero. Non rinunciare ai tuoi sogni”. 

 Parola di Tony King, cantante transgender del Rione Sanità di Napoli, protagonista di “Chiamatemi Tony King“, una docuserie in tre puntate in onda da venerdì 1 luglio su Real Time (ore 21,20) e e disponibile in streaming su Discovery+.

Tony – che ha scelto come nome d’arte King perché voleva “qualcosa che mi definisse come uomo” – è uno dei nomi più interessanti della scena musicale partenopea, e ha scelto di raccontare la sua esperienza in televisione, in un lavoro prodotto da Darallouche e diretto da Giuseppe Carrieri, per “far trovare il coraggio a tante persone di affrontare questo tema senza veli”.

Al centro del racconto i dubbi del trapper – alla nascita Naomi Nicolella – sulla propria identità di genere e l’avvento del suo percorso personale di transizione. “La società ghettizza i più deboli, lasciandoli soli in balia del bullismo, reale e virtuale. Con i miei pezzi voglio dar voce alle migliaia di Naomi che si nascondono e soffrono” sostiene l’artista. E aggiunge: “Vengo dal niente, dal Rione Sanità, ma ho fame di riscatto. La mia serie tv la dedico a me stesso, a chi mi protegge dal cielo e alla mia famiglia”.

Sin da bambino, il ventenne Tony King ha avuto difficoltà ad accettare la sua identità di genere. Il processo – personale e da parte della sua famiglia – è stato lungo e difficile, a causa dei tanti pregiudizi della società. Il cantante ha rivelato la sua identità ai genitori all’età di 14 anni usando come strumenti una lettera (al padre) e un messaggio Facebook (alla madre, a cui avrebbe raccontato inizialmente di essere “fidanzato con un ragazzo che si chiamava Antonio, solo che Antonio ero io”). Il trapper ha deciso di cambiare sesso a 17 anni.

Il cantante Tony King (Instagram)
 Dopo tante difficoltà, oggi Tony è libero di essere chi vuole e di cantarlo a squarciagola. Per Tony, infatti, la musica è sempre stata la valvola di sfogo (in passato ha suonato il violino in un’orchestra sinfonica), lontano dai problemi del suo quartiere, dalle difficoltà ad accettarsi in un corpo che non sentiva suo e da una vita familiare complicata.

 Accanto alle sue canzoni, i suoi interessi principali sono Tik Tok, i tagli alla moda del barbiere Fabiano, gli aperitivi coi suoi fan al Lello Spritz e soprattutto Cloe, la ragazza che ama, la cui famiglia si oppone alla loro relazione. Da questo fatto è scaturita anche “L’ammore è ammore“, il suo singolo/video trap, dedicato all’amore negato, quello delle coppie composte da ragazzi e ragazze transgender.

 Nel docu, ad arricchire la storia del trapper, il gruppo di amici con cui Tony passa le sue giornate: ragazzi liberi da pregiudizi e pieni di sogni e ambizioni, come Simona, Salvo (i suoi amici super fashion) e il suo omonimo Tony che, come il protagonista, vive in un corpo sbagliato (anche lui transgender, ma da uomo a donna). In “Chiamatemi Tony”, il trapper si schiera contro l’omofobia e a favore di chi soffre una condizione sociale e culturale disagiata. La sua è una storia vera piena di musica, di vita di strada, di giovinezza e libertà. A farle da sfondo, la Napoli più struggente, suggestiva  ma soprattutto più vera, nel cuore del Rione Sanità.

fonte: di  Barbara Berti https://luce.lanazione.it

domenica 22 maggio 2022

Lgbt > Jake Daniels, dopo il suo coming out un compagno di squadra si scusa: “Perdono, sono stato omofobo”

Qualche giorno fa Jake Daniels ha fatto la storia del calcio inglese facendo coming out pubblicamente. Il giocatore del Blackpool infatti è l’unico calciatore professionista in attività nel Regno Unito ad essersi dichiarato omosessuale. Jake ha rivelato che i suoi compagni di squadra l’hanno supportato fin da subito e che l’hanno anche incoraggiato ad aprirsi con il pubblico. Alcuni utenti di Twitter però hanno scoperto che nel 2012 un giocatore del Blackpool, Marvin Ekpiteta, ha pubblicato dei tweet omofobi. Marvin si è subito scusato pubblicamente.

La lettera di Marvin Ekpiteta.

“Mi assumo la piena responsabilità di questi post. Voglio scusarmi con tutto il cuore per il linguaggio offensivo e completamente inappropriato che ho usato e per le cose orrende che ho scritto.

Non è una giustificazione, ma ero un ragazzino. Adesso sono cresciuto e ho conosciuto e lavorato con tutti i tipi di persone. Da quando sono diventato un giocatore professionista sono cresciuto come persona. Non sono più lo stesso che ha scritto quelle schifezze. Sono davvero imbarazzato per quello che ho pubblicato a 17 anni. Però vi giuro che quelle frasi non riflettono in alcun modo i valori che ho adesso e le convinzioni che ho come persona e come compagno di squadra.

Sono così orgoglioso di Jake, questo è un momento estremamente positivo per il calcio. Perché il calcio deve essere un luogo in cui tutti possono sentirsi liberi di essere sé stessi. E mi dispiace davvero se ripenso ai commenti che ho fatto in passato. Mi assumo la piena responsabilità di questi post e mi dispiace”.

Contro l’ondata di critiche che si è beccato Marvin, è intervenuto proprio Jake Daniels: “Quello che hai scritto quando avevi 17 anni non definisce l’uomo che sei adesso. Voglio dirti che sono fiero di essere tuo compagno di squadra. Tutti insieme stiamo facendo fare dei progressi al calcio“.

Jake Daniels ispirato da Tom Daley e Josh Cavallo.

Daniels in una nuova intervista ha dichiarato che per il suo coming out è stato ispirato da alcuni colleghi noti come Tom Daley: “Sono stato ispirato da Josh Cavallo, Matt Morton e dagli atleti di altri sport, come Tom Daley, ad avere il coraggio e la determinazione per guidare il cambiamento. Mi sono anche confidato con i miei compagni di squadra del Blackpool, e anche loro mi hanno spronato ad aprirmi e dirlo alla gente“.

Questa è la prova che i coming out sono ancora molto utili, al contrario di quanto sostengono molti artisti (soprattutto italiani), che credono che dichiarare il proprio orientamento sia fare un passo indietro. I coming out saranno etichette inutili quando al mondo nessuno dovrà nascondersi o aver paura di essere se stesso, fino ad allora atti di coraggio come quello di Jake restano importantissimi. 

fonte: Fabiano Minacci  www.biccy.it

Musica: Dopo Montreux, c’è la sudcoreana Jeju. E Freddie Mercury

A Montreux, ma non solo lì...  Keystone
Dopo otto anni di campagna, il sogno di un imprenditore fan dei Queen si avvera: la seconda statua del cantante, ufficialmente riconosciuta, è realtà

L’ha cullato per otto anni, ma ora il suo sogno è diventato realtà. Otto anni in cui l’uomo d’affari sudcoreano e fan dei Queen ha ingaggiato una lunga campagna per poter realizzare una statua a grandezza naturale di Freddie Mercury, che fosse ufficialmente riconosciuta dall’etichetta della band. La seconda al mondo, dopo quella in riva al Lemano a Montreux.

Ora, appunto, il suo sogno è diventato qualcosa di concreto, e ufficiale. La statua in bronzo che ritrae il cantante nella classica posa col pugno al cielo, alta 1,77 metri, è stata inaugurata giovedì sulla riva dell’isola di Jeju, in Corea del Sud, alla presenza di alcuni fan della band. Per realizzarla, Baek Soon-yeob ha sborsato 50 milioni di won (37’000 euro). È la seconda statua al mondo a essere ufficialmente approvata dall’etichetta dei Queen.

«Ho inviato le prime e-mail nel 2014 per chiedere i diritti», racconta l’imprenditore 57enne di Jeju. Richiesta poi ripetuta ogni mese, senza ricevere risposte per sette lunghi anni. Infine, nel 2020, i membri della band e la sua casa di produzione hanno accettato di incontrarlo a Seul.

Un fan accanito dei Queen

Da adolescente, Baek Soon-yeob, fan del gruppo rock britannico, era solito ascoltare copie pirata degli album di Freddie Mercury e compagni. Nella Corea del Sud degli anni 70, dove il regime del dittatore militare Park Chung-hee aveva anche proibito agli uomini di farsi crescere i capelli, la musica dei Queen era infatti stata vietata. Le canzoni di Freddie Mercury «mi hanno aiutato ad andare avanti, nonostante tutti gli ostacoli sulla mia strada».

L’omosessualità è ancora un tabù

Malgrado la popolarità dei Queen in Corea del Sud, Baek ha affrontato l’opposizione di alcuni residenti locali. Diversi si sono lamentati che "una statua di un omosessuale" venisse eretta a casa loro.

Anche se legale, l’omosessualità è infatti ancora tabù in gran parte della Corea del Sud. L’anno scorso l’emittente televisiva locale Sbs è stata criticata per aver tagliato una scena da Bohemian Rhapsody in cui l’attore Rami Malek bacia un uomo (il film non è stato censurato all’uscita). La speranza di Baek è che la statua possa aiutare «le persone che criticano le minoranze sessuali a riconsiderare le loro opinioni».

fonte:  Ats, a cura de laRegione  www.laregione.ch

sabato 7 maggio 2022

Libri: "Bambi Storia di una metamorfosi" di Emiliano Reali

Bambi Storia di una metamorfosi di Emiliano Reali è un volume più che mai necessario dopo l’affossamento della legge Zan. Bambi, seducente, misteriosa, bellissima si muove come una pantera nella notte romana in cerca delle sue prede, attira, soddisfa e poi svanisce nel buio per tornare a indossare, alla luce del giorno, i panni di Giacomo.  

Ma chi è veramente Bambi? È quello che il lettore cercherà di scoprire nella prima parte del libro. Nella seconda parte, Bambi/Giacomo decide di iniziare il percorso per la rettifica del sesso biologico, passo decisivo verso una nuova vita. Il passato però non si cancella così, con un colpo di spugna…

 
Nell’ultima parte Bambi è alle prese con l’amore, quello con la A maiuscola, ma non quello delle principesse, perché Bambi non inizia e non finisce nessuna favola. Anzi, è nella realtà che vuole tuffarsi, a testa alta e con tutto il cuore, orgogliosa delle proprie cicatrici.Ricco di personaggi festosi, eccentrici, tormentati, e pieno di colpi di scena, di pagine commoventi, di amore per la vita, seduzione e lacrime il romanzo porta a galla l’emisfero sommerso delle realtà transessuali. Un romanzo realistico e duro ma anche delicato, poetico. Una trilogia in un unico volume per raccontare la trasformazione di Bambi, il suo coraggio, il cambiamento. Il libro è dedicato a La Karl du Pigné, drag queen e attivista LGBTQIA+.
 
“Ho letto questo libro d’un fiato e ne sono rimasto affascinato. È fresco, nuovo e pieno di suspense. Bambi è  uno dei primi e tra i migliori romanzi a tematica transessuale.”
Edmund White

“Quando la trasformazione di sé e la libertà diventano letteratura.”

Angela Azzaro
 
Emiliano Reali collabora con Il Riformista, Il Mattino, Huffington Post, è autore di romanzi sulla discriminazione e sui diritti civili. Ha scritto la trilogia di Bambi – che ora si propone per la prima volta in un’unica pubblicazione – incentrata sull’identità di genere e l’orientamento sessuale. Il primo volume della saga è stato tradotto in spagnolo per la Spagna e il Messico. Ha scritto libri per ragazzi utilizzati nelle scuole.Il suo sito è www.emilianoreali.it
 
fonte: di  Enrico Ruocco  www.satyrnet.it

domenica 3 aprile 2022

A San Marino il primo capo di Stato Lgbt al mondo: Paolo Rondelli nominato Capitano Reggente

(Youtube/Rete)
 Finora, nel mondo, ci sono stati ministri e capi di governo dichiaratamente gay, ma mai capi di Stato. Paolo Rondelli si è insediato. 

 Paolo Rondelli è stato nominato Capitano Reggente della Repubblica di San Marino"Si tratta di un fatto storico perché è il primo capo di stato al mondo dichiaratamente omosessuale e attivista per i diritti della comunità LGBTI. Ci sono precedenti tra Premier e ministri, ma è la prima volta al mondo per un capo di stato", ha dichiarato Marco Tonti, presidente di Arcigay Rimini, associazione della quale Rondelli è socio e per la quale ha ricoperto i ruoli di vicepresidente e responsabile cultura.

Dal presidente di Arcigay Rimini arriva anche un sollecito all'Italia affinché  "prenda esempio da questo percorso di progresso civile e dei diritti". Rondelli, ex vicepresidente di Arcigay Rimini e primo ambasciatore della Repubblica negli Stati Uniti, non ha poteri esecutivi e resterà in carica per sei mesi. 

A San Marino, per la cerimonia di ingresso dei nuovi Capitani Reggenti Oscar Mina e Paolo Rondelli anche la senatrice Monica Cirinnà, responsabile Diritti del Pd che ha definito la nomina una svolta storica: " La notizia mi riempie di gioia e di orgoglio, perché Paolo Rondelli sarà da oggi e per i prossimi sei mesi il primo capo dello Stato appartenente alla comunità LGBT+, non solo a San Marino, ma nel mondo".

fonte: www.rainews.it

mercoledì 16 febbraio 2022

Love Fiercely, il progetto di Chiara Ferragni per celebrare l’amore egualitario e contrastare l’omotransfobia – VIDEO


Grazie anche ad una sua donazione personale, Ferragni supporta il progetto Scuola di Arcigay Milano per raccontare storie d’amore queer e sensibilizzare i giovanissimi sulle tematiche del bullismo. 

Si chiama Love Fiercely e non poteva che uscire il 14 febbraio, giorno degli innamorati, la nuova campagna promossa da Chiara Ferragni a supporto di Cig Arcigay Milano per celebrare l’amore egualitario.  

IL VIDEO >> QUI

Ho a lungo pensato a cosa scrivere e come scriverlo per non essere fraintesa e non permettere di strumentalizzare il messaggio di amore in cui credo da sempre e con cui oggi voglio fare un passo ulteriore, personale e concreto“, ha scritto sui social l’imprenditrice. “Love Fiercely per me non è solo il motto del mio percorso di essere umano, ma un credo da condividere con tutti e un ideale per il quale battersi. Amare con fierezza, amare come vuoi e chi vuoi è il significato di tutto quello che ha spinto le mie scelte, sempre, tutto quello in cui ho sempre creduto, tutto quello che oggi mi permette di essere la persona innamorata delle della mia vita e di chi la popola“.

Con questa campagna, ha precisato Ferragni, “voglio dire a tutti di amare se stessi prima di tutto, perché solo cosí ci si sente liberi di amare come e chi si vuole. Io nella mia vita l’ho fatto, ho amato indipendentemente dal genere, senza farmi costringere dalle etichette che gli altri volevano darmi e lo stesso hanno fatto Loredane e Sara La Pignola, Nick Cerioni e Leandro Emede, Francesco Cicconetti e Chiara Pieri. La mia storia e le storie di queste tre coppie che stimo spero possano essere di esempio per tutti , perché amare in maniera pura è sempre la scelta più giusta che ognuno di noi può fare“.

Tre storie d’amore queer all’interno di un breve docu-social. “Grazie a questa iniziativa e ad una mia donazione personale supporteremo il progetto Scuola di Arcigay Milano“, ha concluso Ferragni. “Andremo nelle scuole di Milano e provincia per raccontare queste storie d’amore e sensibilizzare i giovanissimi sulle tematiche del bullismo. Adesso è il tuo turno, raccontami la tua storia di amore fiero taggami e utilizza #LoveFiercely così io possa vederla“.

fonte: Federico Boni  www.gay.it

martedì 30 novembre 2021

A Firenze: il 1 Dicembre "I'm Still Here" in prima nazionale al Cinema La Compagnia

In occasione del World aids day [Giornata mondiale per la lotta contro l’Aids 2021] il film: "I’m Still Here"

A dieci anni dalla sua nascita, nonché a quaranta dalla prima diagnosi di HIV/AIDS, l’associazione PLUS Persone LGBT+ Sieropositive di Bologna racconta la sua storia, che si intreccia con quella del movimento LGBT italiano, ripercorrendo le vicende del sieroattivismo in Italia.

Evento in collaborazione con il Florence Queer Festival e Associazione Ireos

I’m Still Here racconta la storia dell’associazione PLUS – Persone LGBT+ sieropositive, nell’anno del suo decennale, nonché nella ricorrenza dei 40 anni dalla prima diagnosi dell’HIV/AIDS. Le vicende dei protagonisti, intrecciate con la storia del movimento LGBT, vengono ripercorse da un punto di vista storico, sociale e politico ed arricchite da prezioso materiale d’archivio. Evidenziare tutti gli aspetti sociali di HIV, dallo stigma alla paura, dalla solitudine alla consapevolezza, significa rimettere al centro i corpi e le storie delle persone, occupando lo spazio pubblico con i propri bisogni e i propri desideri, anche attraverso performance artistiche, che diventano momenti di rivendicazione, di visibilità e di riscatto.

l tema di HIV è oggi molto invisibilizzato, e i bisogni delle persone con HIV non considerati all’interno del discorso pubblico. Riuscire a rimettere al centro i corpi e le storie delle persone che vivono con HIV è quindi soprattutto oggi fondamentale, così come porre la questione della visibilità degli stessi all’interno dello spazio pubblico, affinché non vengano relegati solamente ai convegni istituzionali e scientifici.

Il film sarà preceduto da un video di presentazione della regista.

"I'm Still Here"
Regia: Cecilia Fasciani
INGRESSO: 6€ intero / 5€ ridotto 

MERCOLEDÌ 1 DICEMBRE 2021
🎥 ORE 21:00 📌 CINEMA LA COMPAGNIA - FIRENZE Via Camillo Cavour, 50/R

TRAILER 👉 https://youtu.be/Kq5avwN1UVk

WORLD AIDS DAY – 1 dicembre 2021
Giornata Internazionale di lotta all’AIDS.
Il 5 giugno del 1981 fu descritta per la prima volta su una pubblicazione scientifica la patologia che poi fu chiamata “sindrome da immunodeficienza acquisita”. A 40 anni dalla prima diagnosi di HIV tanta strada è stata fatta sui temi della prevenzione, della cura e del contrasto al virus.

Prima della proiezione intervengono:
Mimma Dardano – Comune di Firenze – presidente della Commissione IV politiche sociali e della salute, sanità e servizi sociali
Maria Stagnitta – CAT Coop. Sociale e Rete enti terzo settore Firenze Fast Track City
Massimo Di Pietro – USL Toscana Centro – dirigente malattie infettive Area fiorentina ed empolese
Barbara Caponi – presidente IREOS
BRUNO CASINI – direttore Florence Queer Festival

fonte: www.cinemalacompagnia.it

sabato 12 giugno 2021

La maison Dior ha scelto Jin Xing, la prima transgender cinese come volto del profumo “J’Adore”

© VCG – Getty Images Ottobre 2020, Shanghai. Jin Xing ospite alla Shanghai Fashion Week.
 Dior sceglie Jin Xing, prima transgender cinese. 

 La fragranza della maison Dior, “J’Adore” avrà il volto di Jim Xing, la prima celebrità transgender della Repubblica Popolare Cinese

 Ed è ritratta con capelli raccolti, orecchini di perle, mani congiunte con indosso un abito nero e trasparente con un colletto in stile vittoriano. 

 La Xing è la prima persona in Cina a essersi sottoposta al cambio chirurgico del sesso nel 1995. E in Cina non è un volto sconosciuto, anzi è una vera e propria celebrità.

Possiamo dire che il suo esordio pubblico è nel 2013, quando prese parte come giudice al format televisivo ‘So You Think You Can Dance’. Un successo che le aprì le porte della televisione con un suo programma televisivo: ‘The Jin Xing Show’ (2015-2017).

Dicevamo che prima del successo televisivo e di Dior, Jin Xing fu la prima persona a sottoporsi al cambio di sesso e come da lei raccontato al sito wwd.com: “Quando scelsi di diventare donna, madre, moglie e un volto completamente nuovo nella società all’80% ero piena di dubbi, paure e vergogna. Dissi a me stessa di star prendendo la decisione giusta, ma che avrei dovuto dare alla società il tempo per metabolizzare e comprendere. Le persone che in passato mi hanno disprezzata si sono poi trasformate in fan che oggi apprezzano il mio lavoro”.

Però i cinesi e soprattutto il Partito Comunista Cinese come hanno preso la decisione di Dior?

Molto bene, secondo quanto riportato dal quotidiano Global Times. Tabloid molto vicino al Partito Comunista Cinese, quindi fonte molto attendibile degli umori del Governo di Pechino.

Notizia presa positivamente dalla comunità LGBT+ cinese che tramite un suo portavoce ha dichiarato che: “Se è vero che Jin viene apprezzata per le sue opinioni sul valore delle donne oggi, allora questo è estremamente incoraggiante per chi è transgender: significa che finalmente il nostro modo di pensare inizia essere rispettato”. Come si dice in Cina, jiāyóu 加油! Forza!”.

fonte: di   https://sanand.altervista.org

martedì 1 giugno 2021

Pride Month 2021: un cast tutto LGBTQ+ interpreta “La Rivincita delle Bionde” per i 20 anni del film

Alexandra Grey di "Empire" è Elle Woods 

Il Pride Month sta per cominciare - è giugno! - e c'è una bella iniziativa di inclusione e diversità da segnarsi, in particolare se hai amato La Rivincita delle Bionde.

Quest'anno è il ventesimo anniversario dell'uscita del film con Reese Witherspoon e verrà festeggiato onorando appunto il mese arcobaleno, attraverso una lettura live del copione da parte di un cast interamente LGBTQ+.

Ecco chi parteciperà, secondo quanto riporta Entertainment Weekly: Alexandra Grey, che hai visto in Empire, ha il ruolo principale di Elle Woods. Fawzia Mirza è Emmett Richmond, l'interesse amoroso di Elle interpretato da Luke Wilson nella versione originale.

E ancora Rain Valdez nei panni di Vivian Kensington, Jen Richards in quelli di Warner Hutington III e Ivory Aquino in quelli del mitico personaggio di Paulette Bonafonté (nel film era Jennifer Coolidge, che ha ripreso il ruolo nel video di "Thank U, Next" di Ariana Grande). C'è anche Ava Capri di Love, Victor. Photo: Reese Witherspoon ha interpretato la protagonista Elle Woods in Legally Blonde - getty images

Questa lettura live del copione della La Rivincita delle Bionde è uno degli eventi virtuali che danno il via al NewFest Pride il 4 giugno. 

NewFest Pride è tenuto dalla LGBTQ+ film and media organization di New York e puoi saperne di più sul sito.

ph: getty images e adobe stock 

fonte:  www.mtv.it

mercoledì 12 maggio 2021

Mahmood: “Il DDL Zan è il minimo che ci debbano. Quante volte non ci siamo sentiti sicuri?”

Mahmood nelle ultime settimane ha pubblicamente sostenuto il DDL Zan, la legge contro l’omofobia, ed è ora tornato a farlo fra le pagine di Vanity Fair chiedendone una rapida approvazione. Il cantante, in questo caso, ha parlato in prima persona.

Credo sia il minimo che ci debbano, che debbano a tutti. Una tutela che ha un motivo, non ce lo stiamo inventando. La violenza e l’omofobia esistono, sono sotto gli occhi di tutti, si materializzano in insulti, ironie, parole sbagliate, in silenzi di madri, quando va bene, in schiaffi di padri, gesti ignobili, violenti. Ma non vi si gela il sangue a pensare a una figlia cacciata di casa perché ama una ragazza? O all’idea di potere essere aggrediti per un bacio? Quante volte ci hanno fatto battute che non desideravamo sulla nostra pelle, quante volte non ci siamo sentiti sicuri nell’andare a scuola? Ci rendiamo conto? Nell’andare a scuola“.

Mahmood, infatti, a scuola è stato vittima dei bulli.

 “Alle medie. Un compagno mi viene sotto, mi butta a terra, mi rompe gli occhiali, mi spacca la squadra, un calcio alla cartelletta di educazione tecnica, ammaccata. La fine di un gesto tremendo, io che torno a casa dolorante, sporco, violato. Neanche lo sospesero. I suoi amici, il ricatto del giorno dopo: “E tu vedi di non fare nomi“. Ancora oggi ho paura di essere attaccato perché frainteso. Le canzoni sono il mio riparo. L’arte e la bellezza salvifiche perché tutto è connesso in quella luce, in quella forza, in quell’amore“.

Mahmood odia le etichette

Ed in merito all’orientamento sessuale, il cantante ha dichiarato che non ha bisogno di incasellarsi in qualche etichetta, come “gay”, “bisessuale” o “etero”.

“Rispondo che noi siamo giovani aperti che non hanno bisogno di essere incasellati. È un’esigenza degli altri, che trovano più comodo differenziarci, etichettarci, dividerci in reparti. Ma la vita non è un supermercato e la non normalità è solo la violenza, l’ignoranza, che vengono dalla paura, dal non conoscere, dal non sapere. Dal pensare che c’è complessità dove invece tutto è molto semplice. Io ho avuto la fortuna di avere una madre forte che ha saputo capire che non bisogna farle, le differenze, perché differenze non ce ne sono”.

fonte: Fabiano Minacci  www.biccy.it

lunedì 28 settembre 2020

Ursula von der Leyen è pronta a sospendere i fondi dell’Unione Europea ai Paesi omofobi

La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato di voler agire a tutti i costi contro i Paesi dell’Unione Europea noti per la loro aperta discriminazione verso la comunità LGBT+.  Lo ha riferito durante l’ultima puntata della video-rubrica social settimanale #AskThePresident durante la quale, la presidente von der Leyen, risponde alle video-domande inviatele da varie parti dell’Unione Europea. Visibile > QUI

Un ragazzo italiano, di nome Marco, ha chiesto alla presidente quanto tempo bisognerà ancora aspettare prima che vengano presi dei provvedimenti nei confronti dei Paesi UE (come Polonia e Ungheria) che calpestano i diritti delle persone LGBT+. Ursula von der Leyen ha prontamente risposto: «Ogni persona in Europa dovrebbe essere libera di essere chi è e amare chi vuole in tutti i paesi europei. Per quanto sarà in mio potere, agirò contro ciò, includendo la sospensione della distribuzione dei fondi e portando i Governi di fronte ai giudici».

Come già dichiarato pochi giorni fa, dalla stessa Ursula von der Leyen, al banco della UE non ci sarà spazio per paesi che discriminano la comunità LGBT+ creando le cosiddette “zone LGBT-free” e alcuni piccoli primi passi sono già stati fatti nei confronti di alcuni comuni polacchi in modo da penalizzarli il più possibile. «Lavorerò per il riconoscimento reciproco delle relazioni familiari nell’Unione Europea – ha concluso la presidente – perché se sei genitore in un Paese, tu sei genitore in ogni Paese [dell’UE]. Quindi, Marco, puoi contare su di me per la promozione dell’ugualianza nell’Unione. Stiamo lavorando a una strategia per l’uguaglianza LGBTQI. La presenterò presto».

fonte:    www.neg.zone

sabato 8 agosto 2020

Dalla parte di Heather

Una vera e propria icona della comunità LGBT+ si è fatta sentire in merito al DDL omotransfobia e ha sollevato un piccolo grande polverone. Heather Parisi, da sempre stella amata e venerata dalla comunità arcobaleno, ha fatto sue le parole di una utente Facebook che non le ha mandate a dire alla Signora Cuccarini. Nell’intervento ci si domanda come la Cuccarini possa essersi definita sovranista e sostenitrice di iniziative come il Family Day, quando la Cuccarini stessa è stata da sempre amata, sostenuta e circondata da colleghi e ammiratori più o meno dichiaratamente omosessuali. Diciamolo: ha letteralmente campato per decenni sull’appoggio dei suoi fan LGBT+. 

La sua presa di posizione quindi non si spiega. E’ un po’ come tradire la famiglia o, forse, come viene suggerito in calce all’intervento, è sempre stata omofoba e ora è uscita allo scoperto solo di recente. Dai commenti si evince facilmente che la Cuccarini, sostenitrice del “Salva Omofobi” di cui vi abbiamo già parlato,  non ne esce benissimo e che le sue inaspettate preferenze destrorse non sono andate giù ai più. Probabilmente non è una campionessa né di simpatia né di coerenza, ma ce ne faremo sicuramente una ragione.

Qualche riga più sotto, Heather Parisi ne ha approfittato per raccontare uno spiacevole episodio da lei vissuto in prima persona: sedicenne, quando ancora studiava danza negli USA, passeggiava con dei suoi amici e compagni di danza. Sono entrati nel mirino di un branco omofobo che li ha prima insultati e che, dopo che la Parisi ha fatto da scudo per proteggere i suoi compagni, le hanno sferrato un pugno in piena faccia, regalandole non pochi lividi e un labbro lesionato. Si farebbe presto a dire che “è successo tanti anni fa, ma adesso i tempi sono cambiati”, ma purtroppo questo succede ancora oggi e noi lo sappiamo bene. Questi episodi non appartengono a un’altra epoca o ad altri confini: i tumulti omofobi continuano a mietere vittime, alla faccia di chi li nega con moto perpetuo.

Va detto e sottolineato mille e più volte che Heather Parisi ha toccato un punto importante, se non fondamentale, in merito alle aggressioni di stampo omofobo: quello che vediamo, che sappiamo e che leggiamo è solo la punta dell’iceberg, perché la maggior parte delle aggressioni verbali e fisiche troppo spesso non vengono neanche denunciate. Per una aggressione che finisce sui giornali, ce ne sono decine delle quali non sapremo mai nulla. E sulla pagina social della Parisi hanno iniziato a fioccare commenti di ogni tipo: chi ha raccontato la triste e invivibile realtà dei soprusi ricevuti e taciuti, chi l’ha adorata e ringraziata delle parole spese, chi l’ha invitata al silenzio perché “questa legge non serve a nulla”, chi si è schierato contro il DDL perché mette a rischio la famiglia tradizionale (???), chi si è scagliato contro la comunità LGBT+ perché contronatura… Heather ci ha provato e ha dimostrato una sensibilità non da poco, ma è davvero difficile spiegare la quotidianità del mondo LGBT+ a chi non la conosce, a chi non l’ha vissuta sulla propria pelle o di riflesso accanto a un/a amico/a omosessuale. 

Ma l’impresa più difficile è spiegare e raccontare l’omofobia a chi la nega, a chi non la vuole né sentire né vedere. Quali parole si possono scegliere per spiegare le vessazioni, il chiacchiericcio, lo scherno, i dispetti, il quotidiano girone infernale nel quale gli individui più deboli restano spesso intrappolati senza la possibilità o il coraggio di chiedere aiuto? Come spiegare quanto questi gesti, apparentemente adolescenziali, puerili e socialmente comuni, siano in realtà violenti e fortissimi colpi all’autostima e all’equilibrio di chi li riceve? Per non menzionare le violenze fisiche, quelle che lasciano il segno: l’ultima spiaggia della disumanità. Ma per scoperchiare il mitologico vaso di Pandora, è sufficiente parlare di questo disegno di legge per ritrovarsi dei commenti che vanno dal raccapricciante all’evidente bisogno di un urgentissimo TSO. Basta solleticare gli omofobi per farli esplodere in pochi secondi: una legge che li minaccia di non poter più rivolgersi a qualcuno chiamandolo “fr0ci0 di m€rda” senza che ci siano delle conseguenze, evidentemente li manda in tilt.

Ma Heather ha fatto di più: ha pubblicato dati importanti ed essenziali (e inoppugnabili) per sottolineare quanto il Bel Paese sia il fanalino di coda sulle questioni legislative in tema di discriminazioni di genere. E ha chiuso il suo pezzo in grande stile: sulle note di Imagine di John Lennon, ha pubblicato una foto che la ritrae vestita da uomo, una mano nasconde un seno, orgogliosa mostra un paio di baffi disegnati mentre fuma un testosteronico sigaro. Non poteva esserci conclusione più bella ed efficace ad una simile pubblicazione. Non c’è né egocentrismo né voglia di apparire: c’è voglia di schierarsi, di stare insieme, di scoprire le carte, di dire a gran voce da che parte si sta e perché si è scelto quello schieramento. E, soprattutto, c’è cuore e coerenza. C’è umanità. C’è Heather.

Negare che ci sia un problema è sciocco e irresponsabile e, come la stessa Parisi ha scritto, il mondo deve iniziare una volta per tutte a essere inclusivo. Probabilmente il primo passo per arrivare a questo tipo di cambiamento è accettare che un problema ci sia veramente e che vada affrontato. E laddove il livello culturale è ormai caduto in fondo a un precipizio, è d’obbligo formulare una legge per punire atteggiamenti discriminatori e violenti.

Heather ci sta. Heather è con noi. E per noi tutti è un altro infinito motivo di orgoglio.
You make us proud, Heather!

fonte: Matteo Spini    https://gaypress.it/