La Biennale di Venezia ha attribuito il
Leone d’Oro alla carriera a
Simone Forti.
Scrive Wayne McGregor nella motivazione del
riconoscimento: “Simone Forti ha dato vita a un corpus di opere –
performance, disegni, film, video, fotografia, installazioni e scritti –
sorprendente per varietà e unico per capacità visionaria. Innovatrice
su vasta scala e specialista dell’improvvisazione nella danza, l’arte di
Simone Forti ha spesso unito elementi quali il
movimento, il suono e gli oggetti in nuove e sorprendenti articolazioni
ibride - lavoro che è stato tanto fondamentale nello sviluppo della
postmodern dance quanto illuminante per il minimalismo.
Autodefinitasi artista o movement artist, così da non
costringersi nelle convenzioni e ortodossie dell’essere una
‘coreografa’, Simone Forti si è sempre mossa liberamente e senza confini
tra mondi creativi, intrecciando diverse discipline e – facendo questo –
ha sostenuto la superiorità del corpo, o piuttosto ‘il pensare con il
corpo’ come forza di sperimentazione, azione e (re)invenzione.
Le opere di Simone Forti sono esposte nei più importanti musei e
collezioni del mondo; le sue tecniche di improvvisazione della danza,
ispirate al mondo naturale e a lei trasmesse inizialmente da Anna
Halprin, vengono insegnate a studenti desiderosi di connettersi con il
loro potenziale essenziale di danzatori, un potere che indubbiamente è
il fulcro della danza coraggiosa della Forti; e la forza concettuale
della sua traiettoria – lunga 60 anni – il rigore del suo pensiero e la
semplicità di esecuzione, il suo spirito impertinente, la curiosità
infinita – tutto contribuisce a consolidare l’eredità di Simone Forti
quale vero genio artistico, che sorprende l’immaginazione e motiva noi,
il pubblico, a guardare al passato (della Forti) per andare oltre, verso
il futuro (della Forti). Un’eredità impareggiabile di cui essere
grati”.
Simone Forti (Firenze, 1935) vive e lavora a Los
Angeles, dove è emigrata nel 1938 a causa delle leggi razziali
dell’Italia fascista. La sua formazione coreutica comincia nella seconda
metà degli anni Cinquanta quando frequenta i “Dancers' Workshop”
di Anna Halprin a San Francisco sperimentando un metodo di lavoro
incentrato sull’improvvisazione e libero dai codici della modern dance.
Nel 1959 si trasferisce a New York con l’allora marito Robert Morris e
studia con Robert Dunn, che la introduce al lavoro di John Cage nello
studio di Merce Cunningham. A New York debutta come coreografa nel 1960
con due danze in forma di happening - See-Saw e Rollers - e organizza nel 1961 nel loft di Yoko Ono la serata Five Dance Constructions and Some Other Things,
performance che uniscono per la prima volta movimento e oggetti, usando
azioni quotidiane come correre, arrampicarsi, stare in piedi aggrappati
alle corde.
Le Dance Consructions rivoluzionano il concetto di
danza e movimento ed esercitano una forte influenza sui fondatori del
Judson Dance Theater, tra cui Trisha Brown, Yvonne Rainer, Steve Paxton e
Robert Morris. Collabora anche con l’artista Robert Whitman, esibendosi
negli happening Flower (1960), American Moon (1960) e Prune Flat (1965). Nel 1968 presenta i suoi lavori minimalisti e multimediali Face Tunes, Cloths, Songs, Bottom, Book e Fallers. Dal 1968 al 1970 è a Roma, invitata a presentare le sue Dance Constructions nella Galleria L’Attico di Fabio Sargentini, che la invita a partecipare anche al Festival Danza, Volo Musica e Dinamite
insieme ai colleghi americani Trisha Brown, Deborah Hay, Yvonne Rainer,
La Monte Young, Marian Zazeela, Terry Riley e David Bradshaw, per molti
di loro prima apparizione in Europa. Sempre per la galleria di
Sargentini realizza Sleepwalkers, nato dallo studio dei movimenti degli animali osservati allo zoo di Roma.
Di nuovo in America, è tra gli anni Ottanta e Novanta che Forti sviluppa
una pratica d’improvvisazione basata sulla relazione tra parole e
movimento (ora conosciuta come Logomotion) e crea le sue News Animations, parlando
e muovendosi su temi politici. Negli stessi anni fonda il gruppo Simone
Forti and Troupe e collabora con l’artista Nam June Paik. Artista
totale, Simone Forti si è dedicata nel corso della sua carriera anche al
disegno, alla produzione di film e video, alla fotografia e alla
realizzazione d’installazioni, nonchè alla pratica della scrittura.
I suoi lavori e le sue performance sono stati presentati nei maggiori
musei del mondo: MoMA, Gugghenheim, Whitney Museum, P.S.1 (New York),
Hammer Museum, Getty Museum, Museum of Contemporary Art/MOCA (Los
Angeles), San Francisco Museum of Art, Centre Pompidou, Musée du Louvre,
Fondation Cartier pour l’art contemporaine (Parigi), Carré d’art
(Nîmes); Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia (Madrid), Kunsthaus
(Zurigo), MAMCO (Ginevra), Kunsthalle (Basilea), Hayward Gallery
(Londra), Castello di Rivoli (Torino), Centro Pecci (Prato), Fondazione
ICA (Milano), Galleria L’Attico (Roma), Stedelijk (Amsterdam) e molti
altri.
Fino al 2 aprile al Museum of Contemporary Art di Los Angeles è in corso la retrospettiva completa dell’artista italo-americana.
fonte: www.labiennale.org