Bella, alta, austera, misteriosa e risoluta. Questa è stata la mia prima impressione di Lucrezia Valiaquando l'ho incontrata tempo fa. Sagittario ascendente Capricorno (l'esatto contrario di me). Qui in una foto di Gianluca Gabrielli
Una magnifica presenza su questa terra che ho avuto la fortuna di intervistare per voi.
Una vita trascorsa tra il lavoro di attrice, artista e vendeuse. Scelte difficili, per tante irraggiungibili, ma lei è la dimostrazione che con una buone dose di coraggio e dedizione si può fare.
Cosa ti ha spinto a trasferirti a Roma dalla Calabria?
Premetto che sono di Catanzaro Lido, un posto meraviglioso dove però ci si può sentire molto soli. Forse anche per una mancanza di cultura, non so, ma ho sentito il bisogno di andarmene. Non la mia diversità. Non la fuga dalla mia diversità. Non la paura di vivere liberamente al sud, dove tutt'ora le cose sono più difficili.
Ero certa che ci fosse qualcosa di più da scoprire nella mia vita e se non fossi venuta Roma non avrei incontrato Ferzan, non avrei incontrato Milena Canonero e non avrei incontrato te.
Sono nata sognando di lavorare in una boutique.
A quei tempi ero un bambino e lo posso dire serenamente, mia madre mi chiamava Pinuccio, diminutivo di Giuseppe. La mia migliore amica aveva un negozio ed io passavo ore ed ore a guardare le vetrine senza mai stancarmi. Appena arrivata nella capitale son stata premiata dalla mia scelta venendo assunta nel negozio più bello ed avantgard dei primi anni novanta.
Sui documenti come sei?
Ho appena vinto una causa grazie agli avvocati di mia sorella e posso cambiare il mio nome di battesimo senza aver fatto l'intervento di riassegnazione di genere. Ho trovato un giudice donna molto intelligente tutto lì. Non sono la prima in Italia ma purtroppo siamo davvero poche, ci si può contare su due mani. Certo non è facile, bisogna dimostrare di avere una maturità psicologica e soprattutto una collocazione sociale sul piano lavorativo. Inoltre quando entri in hotel presentando un documento che non rispecchia le tue sembianze, crea ancora un po' di confusione. Mettiamo il caso che mi dovesse succedere qualcosa e mi ricoverano in ospedale...che fanno mi mettono nel reparto maschile? Potessi scegliere, andrei in quello trans/gay ma non c'è! Non vorrei mai essere ne' uomo ne' donna, sono orgogliosa di essere una transessuale.
Come sono stati il tuo e quello di Ferzan “[..] due destini che si uniscono [..]” ? (cit. Tiromancino)
E' stato proprio lui insieme a Serra (grande interprete di molti film di Ozpetek) il primo a dirmi : “niente succede per caso". Ero giovane ed inesperta e aggiungerei anche non all'altezza. In negozio da me venivano a comprare Pino Pellegrino (il più temuto tra i Casting Director) e Bruno Tarallo (Produttore) dicendomi: "sei così bella ed elegante che è un peccato che Ferzan stia cercando una smallappata” come si dice a Roma! Tutta la storia del condominio delle Fate Ignoranti è completamente autobiografica, ed il mio personaggio di Mara in realtà si chiamava Vera, una trans primo stampo: molto siliconata, molto tirata e anche grassa e decisamente anziana. Il ruolo lo avevano già assegnato ad un altra persona, Francesca Vivaldi, una trans di Milano molto popolare all'epoca nel modo dello spettacolo. Aveva già fatto tutte le prove con gli altri attori, prova costumi e trucco, ma due giorni prima delle riprese non mi cade dalla bicicletta e si rompe una gamba! Non pensate che sia una fattucchiera! Assolutamento no! Era venerdì sera e l'indomani ci sarebbe stato il primo “Gay Pride” a Roma quello del 2000.
Mi hanno chiamata ed il giorno successivo mi sarei dovuta presentare in Via Del Porto Fluviale per le riprese. Sono stata avvolta dalla confusione totale! Anche perché mi son detta se non vado a lavorare in negozio penseranno che voglio andare a fare la pazza al pride! Ho seguito l'istinto e sono andata da Ferzan. Catapultandomi in un mondo nuovo e bellissimo.(foto tratte dal film "Le fate ignoranti")
Che tipo di percorso è stato il tuo?
E' stato “sereno”, ma non sono mancati i momenti in cui mia madre si è disperata, perché fin da subito ho dichiarato la mia omosessualità senza indugi.
Ahime' i tempi non erano maturi e non avevo punti di riferimento in Calabria. Qui a Roma invece ho conosciuto una trans di Spoleto, di una bellezza sconvolgente, a cui devo molto... aveva il mio stesso nome si chiamava Lucrezia.
Ora non c'e più ma rimarrà sempre nel mio cuore. Credo che la bellezza esteriore debba rispecchiare la bellezza interiore e a bilanciare il tutto deve esserci una piccola dose di sofferenza .
Il mio è stato un percorso lunghissimo, ho avuto molti momenti difficili, ma ora parlando con te e' come se non me li ricordassi più, questo succede quando le energie positive superano quelle negative. Lo yoga è stato fondamentale per me.
Bisogna riconoscere l'utile e l'inutile, dare e avere senza mai sfruttare. Questo ho imparato dalla vita. Gli “incontri” sono alla base di tutto ciò che è successo fino ad oggi ma non sarebbero mai accaduti se non fossi stata quello che sono.
Sei un artista, ma sei stata anche molto concreta scegliendo un lavoro stabile come “vendeuse” in un negozio del centro di Roma. Quale di queste carriere ti gratifica di più?
Il sacro fuoco dell'arte vince sempre. Meglio una posa oggi che mille buste paga domani. Non lo dico per sputare nel piatto dove mangio, figuriamoci! Ma solo chi ha una una passione può capirmi.
Non si inventa nulla, e questo è un dato certo ad oggi, infatti la foto dello scandalo di Lea T. dove mostra i suoi genitali prima dell'intervento... mi sembra che tu la abbia interpretata per Panorama quasi vent'anni prima?
Mi è stato chiesto di fare questo scatto nel 98' circa, poco dopo lo spettacolo teatrale “ Le Bisce” di Adele Caprio, che abbiamo fatto al Colosseo. La foto si intitolava “il terzo sesso” di Pasquale Modica, subito censurata in Italia , ma uscita in Germania. (Peccato non possiate vedere la faccia di Lucrezia quando gliel'ho chiesto! “ E tu come fai a saperlo”?; ho i miei informatori top secret).
Secondo te perché molte trans scelgono la prostituzione?
La risposta è sempre solo una: i soldi facili piacciono a molte. Non a tutte. Se non semini è difficile raccogliere! Se ti chiudi in casa puoi fare 300 euro in in un'ora poi diventa dura accontentarsi di 1500 euro al mese... e questo se sei di un certo livello! Ci vuole sacrificio per buttarsi nel mondo normale. Mica tutte possiamo essere attrici o prime ballerine, ci sono tanti altri lavori.
So che tieni molto alla forma fisica “ mens sana in corpore sano” e hai una passione per lo yoga vero?
Amore... adoro! Pratico Ashtanga yoga da dieci anni in un istituto di ricerca qui a Roma, sono stata due volte in India e potrei anche insegnarlo, ma ora mi diverto a praticarlo insieme a due mie amiche in palestra. Vale di più un grammo di pratica che un chilo di teoria.
Sei innamorata in questo momento?
Di me stessa, della mia vita, la mia famiglia e i miei amici si. Vedo amore dappertutto. Di un uomo no. E' troppo difficile per me. L' uomo si mette quasi sempre in gioco solo per sesso. Se mai mi scioglierò sarà per qualcosa di più. Credo che sarà difficile in questa vita. Forse dovrei andare all'estero?
C'è un'attrice in particolare che porti dentro di te come musa per la tua carriera artistica?
Senza dubbi Eva Robin's, solo lei che è anche una mia amica ed è una persona colta, istruita e molto sensibile. Ognuno di noi ha fatto delle cose di cui poi si è pentito. Ma ben vengano, siamo umani. Lei è strepitosa, una vera icona per me.
Pensi che sia più importante avere un buon insegnante di Yoga o un buon chirurgo plastico?
Questa è facile! Un buon insegnante di yoga! E soprattutto una buona base naturale. Adesso, non che io mi dia tutta quest'importanza, ma anche una bella statua viene da un ottimo blocco di marmo, e io ho un corpo che ricorda la Magna Grecia!
Cosa ne pensi di molte trans che cercano di nascondere la loro identità dietro a un dito per tutta la vita?
Perché ce ne sono ancora? Forse perché non si accettano e non si amano. Poi esiste anche quella sfumatura di transessualità che vuole veramente essere una donna, che vorrebbe essere una moglie, una mamma e che soffre molto il fatto di non esserlo. Non siamo tutte uguali.
Che ruolo ha la moda nella tua vita? Come scegli il tuo outfit la mattina?
La mattina vado in divisa a lavoro! Quando ero più giovane ho avuto un momento molto glamour, ho anche degli amici molto importanti nella moda, come Alessandro Michele (nuovo direttore creativo di Gucci). Ma alla soglia dei cinquant'anni ho capito che lo stile è qualcosa che ti crei tu mescolando un pezzo vintage, un pezzo firmato e un pezzo low cost che ti piace e basta.
Oggi scelgo uno stile che va per sottrazione. Così come faceva Coco Chanel.
Qui in una foto di Michele De Andreis
Vivi in uno dei quartieri più belli e incontaminati di Roma, come hai scelto di abitare al Pigneto?
Per caso. All'inizio io e Vladimir Luxuria eravamo gli unici artisti ad abitare qui e non ti dico quello che ci urlavano! Ora tutto e cambiato ed è una gara per gli attori venire a vivere qui.
La persona più importante della tua vita?
La mamma sicuramente. Quella che ho amato ed odiato di più. Quando verrà a mancare farò un balzo di maturità in avanti. Ti tranquillizzo, non sta male, ma tendo a sprecare il presente pensando al futuro. E' una donna molto sensibile e solitaria come me, ed io le somiglio molto, e forse è proprio questo che mi fa incazzare. Non mi ha mai fatto dei grandi complimenti, ma io la amo.
Chi ti ha fatto soffrire di più?
(Subito dice di non ricordare, ma questo succede a tutti, la mente tende a cancellare le cose che non gli piacciono... ma poi...) La scuola è il momento più difficile dell'adolescenza . I ragazzini sanno essere cattivi anche senza sapere di esserlo e mi sembra di sentire ancora quelle voci con l'accento spiccatamente calabrese che nei corridoi urlavano: frocio! Ricchione! Parli come una femmina! Mi vergognavo al pensiero che mio padre venisse a sapere che mi prendevano in giro. Il paradosso (se la ride) è che tutti quelli che mi offendevano ora mi seguono su facebook e instagram. Sono traumi che mi porterò sempre dietro.
Credi di avere più talento o fortuna?
Fortuna, non credo di avere molto talento.
Concludiamo con un tuo vizio e una tua virtù.
Dedizione ed umiltà sono le mie virtù. Unico vizio: il tabacco... ogni tanto una sigaretta… ma che ti devo dire mi chiamano “La Santa”!
Fonte: Scritto da Fabrizio Imas- http://starssystem.it/celebrity-check/262-lucrezia-valia.html
Questo blog è un aggregatore di notizie, nasce per info e news dall'Italia e dal mondo, per la Danza, Teatro, Cinema, Fashion, Tecnologia, Musica, Fotografia, Libri, Eventi d'Arte, Sport, Diritti civili e molto altro. Ogni articolo riporterà SEMPRE la fonte delle news nel rispetto degli autori e del copyright. Le rubriche "Ritratto d'artista" e "Recensioni" sono scritte e curate da ©Lisa Del Greco Sorrentino, autrice di questo blog
lunedì 16 marzo 2015
Lgbt: Giovanni Licchello: Vi racconto la mia lotta contro gli stereotipi
A soli 27 anni Giovanni Licchello ha girato intorno al mondo della comunicazione sempre in prima persona.
Si è avviato a una promettente carriera da calciatore, militando in serie D e C e in A in Svizzera, poi si è trovato al centro di un ciclone mediatico quando ha rivelato la sua omosessualità. Da lì ha iniziato a interessarsi a campagne di sensibilizzazione, facendo interviste e servizi fotografici, vincendo il titolo di Mr Gay Italia nel 2013, e viaggiando come ambasciatore contro l'omofobia in giro per le scuole d'Italia.
Ora che è conteso dalla tv (recentemente al programma di Nicola Savino su Rai Due e ad aprile su Sky Sport Uno nel programma di Gianluca Vialli), lo abbiamo incontrato per farci spiegare il suo percorso.
Che storia è la tua?
«Se ci ripenso è una storia di grandi passi in avanti in un mondo che mi sembra sempre più difficile. Ho fatto outing nel calcio e mi sono sentito sollevato. Le persone mi hanno dato ragione e sui miei social network mi ringraziano, alcuni dicono anche che grazie a me hanno trovato il coraggio di fare tante scelte. Ma ci sono tanti tabù ancora da infrangere.»
Quali?
«Che non tutti i i gay si vestono in un certo modo o hanno le stesse passioni. Io posso essere gay e rappresentare un'altra parte di questo mondo, senza fanatismi e senza esagerazioni. Esistono vari modi di essere, in generale, e ognuno aderisce al modello che più gli piace. Basta con gli stereotipi.»
Come sei oggi come persona?
«Sono cosciente di essere diventato un personaggio riconoscibile e spesso mi sembra strano che la visibilità ti tolga alcune cose normali. Pochi si avvicinano per parlarmi, chissà perché. Ma sono molto solido, ho la mia famiglia che mi conosce adesso al 100% e sono diventato solare e positivo. Faccio molte conoscenze da quando mi sono trasferito a Milano, conduco una vita mia indipendentemente da quello che viene scritto su di me. E come tutti i ragazzi del Sud ho le mie difficoltà ad adeguarmi a una nuova realtà, ma mi piace.»
Cosa ti porti dietro del tuo passato nel calcio?
«Il ricordo di tanta chiusura, dei pomeriggi interminabili a interrogarmi su quale fosse il momento giusto per fare il passo e dire a tutti quello che ero. Ma anche tanta disciplina, le trasferte nelle città diverse, l'essere coccolato dalle società che è una condizione bella ma che non ti insegna a vivere da solo. E anche l'approccio istintivo e pragmatico alla vita. La purezza che avevo quando ho iniziato a giocare, forse è calata un po', perché poi la vita ti insegna molto altro.»
Sei una web celebrity, seguito su internet da tante persone. Che effetto ti fa?
«Quando ho preso la decisione di dichiararmi non potevo confrontarmi con nessuno, ero io contro il muro. Ora vedo che molte persone a volte chiedono consigli a me tramite il web e mi fa piacere. Ho avuto l'idea di scrivere un libro sulle storie che mi raccontano i miei follower, magari lo scriverò col mio amico Alessandro Cecchi Paone.»
Sei ambasciatore contro l'omofobia, ti pesa questo ruolo?
«La campagna si chiama Diamo un calcio all'omofobia, c'è molto da fare ancora in Italia, anche nelle scuole dove a volte mi invitano a parlare. Dico agli studenti: non abbiate paura della diversità. Le cose più sorprendenti sono successe nelle discoteche dove a volte mi hanno chiamato per delle serate. I gestori volevano che mi spogliassi per attirare gente, ma i presenti spesso erano più contenti di farmi domande, di dialogare con me. Ti immagini, fermare la musica per parlare in una discoteca? È successo.»
Però hai fatto un concorso di bellezza, quindi non sei un tipo schivo...
«Beh certo una dose di narcisismo ce l'ho anche io, non lo nego. È solo che penso che per poter veicolare un messaggio non bisogna essere per forza protagonisti. Io penso che il vero successo sia la libertà di poter dire quello che vuoi. E anche per questo mi è capitato di rifiutare delle offerte in tv, volevano obbedissi a un copione. Ho fatto tutto questo percorso per ottenere la verità, in primis con me stesso, figurati se posso mai accettare un ruolo che non sento mio.»
fonte Scritto da Christian D'Antonio - http://www.mydreams.it/
Si è avviato a una promettente carriera da calciatore, militando in serie D e C e in A in Svizzera, poi si è trovato al centro di un ciclone mediatico quando ha rivelato la sua omosessualità. Da lì ha iniziato a interessarsi a campagne di sensibilizzazione, facendo interviste e servizi fotografici, vincendo il titolo di Mr Gay Italia nel 2013, e viaggiando come ambasciatore contro l'omofobia in giro per le scuole d'Italia.
Ora che è conteso dalla tv (recentemente al programma di Nicola Savino su Rai Due e ad aprile su Sky Sport Uno nel programma di Gianluca Vialli), lo abbiamo incontrato per farci spiegare il suo percorso.
Che storia è la tua?
«Se ci ripenso è una storia di grandi passi in avanti in un mondo che mi sembra sempre più difficile. Ho fatto outing nel calcio e mi sono sentito sollevato. Le persone mi hanno dato ragione e sui miei social network mi ringraziano, alcuni dicono anche che grazie a me hanno trovato il coraggio di fare tante scelte. Ma ci sono tanti tabù ancora da infrangere.»
Quali?
«Che non tutti i i gay si vestono in un certo modo o hanno le stesse passioni. Io posso essere gay e rappresentare un'altra parte di questo mondo, senza fanatismi e senza esagerazioni. Esistono vari modi di essere, in generale, e ognuno aderisce al modello che più gli piace. Basta con gli stereotipi.»
Come sei oggi come persona?
«Sono cosciente di essere diventato un personaggio riconoscibile e spesso mi sembra strano che la visibilità ti tolga alcune cose normali. Pochi si avvicinano per parlarmi, chissà perché. Ma sono molto solido, ho la mia famiglia che mi conosce adesso al 100% e sono diventato solare e positivo. Faccio molte conoscenze da quando mi sono trasferito a Milano, conduco una vita mia indipendentemente da quello che viene scritto su di me. E come tutti i ragazzi del Sud ho le mie difficoltà ad adeguarmi a una nuova realtà, ma mi piace.»
Cosa ti porti dietro del tuo passato nel calcio?
«Il ricordo di tanta chiusura, dei pomeriggi interminabili a interrogarmi su quale fosse il momento giusto per fare il passo e dire a tutti quello che ero. Ma anche tanta disciplina, le trasferte nelle città diverse, l'essere coccolato dalle società che è una condizione bella ma che non ti insegna a vivere da solo. E anche l'approccio istintivo e pragmatico alla vita. La purezza che avevo quando ho iniziato a giocare, forse è calata un po', perché poi la vita ti insegna molto altro.»
Sei una web celebrity, seguito su internet da tante persone. Che effetto ti fa?
«Quando ho preso la decisione di dichiararmi non potevo confrontarmi con nessuno, ero io contro il muro. Ora vedo che molte persone a volte chiedono consigli a me tramite il web e mi fa piacere. Ho avuto l'idea di scrivere un libro sulle storie che mi raccontano i miei follower, magari lo scriverò col mio amico Alessandro Cecchi Paone.»
Sei ambasciatore contro l'omofobia, ti pesa questo ruolo?
«La campagna si chiama Diamo un calcio all'omofobia, c'è molto da fare ancora in Italia, anche nelle scuole dove a volte mi invitano a parlare. Dico agli studenti: non abbiate paura della diversità. Le cose più sorprendenti sono successe nelle discoteche dove a volte mi hanno chiamato per delle serate. I gestori volevano che mi spogliassi per attirare gente, ma i presenti spesso erano più contenti di farmi domande, di dialogare con me. Ti immagini, fermare la musica per parlare in una discoteca? È successo.»
Però hai fatto un concorso di bellezza, quindi non sei un tipo schivo...
«Beh certo una dose di narcisismo ce l'ho anche io, non lo nego. È solo che penso che per poter veicolare un messaggio non bisogna essere per forza protagonisti. Io penso che il vero successo sia la libertà di poter dire quello che vuoi. E anche per questo mi è capitato di rifiutare delle offerte in tv, volevano obbedissi a un copione. Ho fatto tutto questo percorso per ottenere la verità, in primis con me stesso, figurati se posso mai accettare un ruolo che non sento mio.»
fonte Scritto da Christian D'Antonio - http://www.mydreams.it/
Lgbt: Al Teatro Elicantropo di Napoli va in scena "VIOLA DI MARE" dal 19 al 22 marzo
Rovine Circolari presenta VIOLA DI MARE dal romanzo Minchia di re di Giacomo Pilati scene Giancarlo Gentilucci costumi Stefania Cempini interventi sonori Alfredo Laviano ass.alla regia Mariella Lo Sardo disegno luci Daniela Vespa foto di scena Paolo Porto, di e con Isabella Carloni.
La scena si apre su un tempo sospeso.
Pina/Pino è in attesa. Aspetta di posare per un ritratto che la immortali, finalmente, dopo tutta una vita, con indosso un abito femminile. In quell’attesa riaffiorano, come soprassalti di memoria, tracce della sua esistenza.
A tratti, improvvise scritte di luce titolano i passaggi di vita della protagonista, la costringono a precipitare in storie rimosse, a svelarne risvolti segreti o nascosti.
La memoria, allora, diventa una resa dei conti con se stessa.
La scrittura drammaturgica si sviluppa con la medesima essenzialità del lavoro attorale: sedimenta, dal testo originale di Giacomo Pilati, quelle sequenze indispensabili a coagulare la vicenda sulla scena, a renderne memorabili i passaggi.
Le sonorità, create da Alfredo Laviano, segnano nello spettacolo il tempo dell’azione, individuano i passaggi, interrompono o spiazzano il fluire della memoria, come una partitura drammaturgica parallela.
Nello spazio, pensato da Giancarlo Gentilucci, si staccano come affioranti dalla crosta del tempo pochi elementi scenici che, assieme alla luce, creano i luoghi della memoria, inventano squarci che diventano luoghi, tagli che ospitano spazi, che si fanno botola, mare, ritratto.
INFO
Al Teatro Elicantropo dal 19 al 22 marzo per informazioni 081296640 3491925942 - promozionelicantropo@libero.it
fonte evento facebook
La scena si apre su un tempo sospeso.
Pina/Pino è in attesa. Aspetta di posare per un ritratto che la immortali, finalmente, dopo tutta una vita, con indosso un abito femminile. In quell’attesa riaffiorano, come soprassalti di memoria, tracce della sua esistenza.
A tratti, improvvise scritte di luce titolano i passaggi di vita della protagonista, la costringono a precipitare in storie rimosse, a svelarne risvolti segreti o nascosti.
La memoria, allora, diventa una resa dei conti con se stessa.
La scrittura drammaturgica si sviluppa con la medesima essenzialità del lavoro attorale: sedimenta, dal testo originale di Giacomo Pilati, quelle sequenze indispensabili a coagulare la vicenda sulla scena, a renderne memorabili i passaggi.
Le sonorità, create da Alfredo Laviano, segnano nello spettacolo il tempo dell’azione, individuano i passaggi, interrompono o spiazzano il fluire della memoria, come una partitura drammaturgica parallela.
Nello spazio, pensato da Giancarlo Gentilucci, si staccano come affioranti dalla crosta del tempo pochi elementi scenici che, assieme alla luce, creano i luoghi della memoria, inventano squarci che diventano luoghi, tagli che ospitano spazi, che si fanno botola, mare, ritratto.
INFO
Al Teatro Elicantropo dal 19 al 22 marzo per informazioni 081296640 3491925942 - promozionelicantropo@libero.it
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