«NON SVEGLIATEMI PER NESSUNA RAGIONE PRIMA DELL'UNA.
Se telefona il signor Venzi da Milano chiamami pure. Caso mai ci fossero cose di lavoro chiamami senza gridare. Non girare con le scarpe che ti sento. Se viene l'infermiera dille che provi a entrare, se la sento bene se no mi faccia lo stesso l'iniezione. Quella forte perché sono stata malissimo. Si mangia alle tre. Fai pure la pasta perché viene il signor Giorgio. Invece telefona a mamma che non venga perché mangio fuori. Se insiste inventa una scusa. Se la trovo a tavola questa volta ti mando via. Ieri non mi hai messo nel portapillole né l'antispasmopepsina né il vitavit. Cerca di capire la gravità. La bottiglia del profumo in bagno, aperta ieri, è la metà. Ci sono gli spiriti?
La Signora».
Franca Valeri, Le donne
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Un feroce, allegro, comicissimo ritratto delle donne
di ieri e di oggi.
Il libro
Amiche d’infanzia, madri, figlie, amanti atroci, inviano lettere tenere o sfacciate, si perdono in soliloqui deliranti durante la manicure, stilano pagine d’amore calde, folli e crudeli, digitano sul cellulare messaggini innocenti o terribilmente astuti, mail capaci di liquidare in poche perfide righe un’intera esistenza. Forse è finito nelle intemperanze del Novecento un secolare esercizio della storia dell’uomo (e della donna): l’epistolario. Forse no.
***
Franca Valeri compone in questo libro un mosaico di donne di ogni
età, soprattutto borghesi, attraverso le parole inaudite che sfuggono
loro di bocca o dalla penna. E lo fa con una forza comica trascinante,
calibratissima, dove la profondità e la superficie, la leggerezza e la
densità si mescolano di continuo.
Lettere, telefonate sentite per caso, e-mail, sms: insomma, i molti
modi di comunicare e di sproloquiare a cavallo tra due secoli, dagli
anni Cinquanta a oggi.
C’è una donna, ad esempio, che scrive alla sua migliore amica
chiedendole di badare alla sua bambina e di fare un numero esorbitante
di commissioni mentre lei se la spassa in città con il marito (non il
suo, quello dell’altra). C’è una madre che scrive al figlio una lettera
che è un capolavoro di diplomazia: in due paginette riesce a distruggere
con metodo la figura della fidanzata (appena presentata in famiglia)
fingendo di esaltarne le doti.
Questo libro nasce da un desiderio: quello di ripensare oggi,
prolungandolo, un testo uscito da Longanesi mezzo secolo fa, e ancora
vivissimo: alle lettere possono ora aggiungersi le mail e gli sms, ma la
penna, la tastiera del computer o del telefonino sono alla fine
strumenti diversi sotto gli stessi femminilissimi polpastrelli. Certo,
«per scrivere una lettera,- dice Franca Valeri in una pagina inedita
spedita all’Einaudi – ci vuole molto tempo. Non solo per scriverla
materialmente, calcolando la penna sospesa tra i denti alla ricerca
delle parole, ma anche prima, pensare di scriverla, esitare, decidersi,
assicurarsi di avere l’indirizzo, quello nuovo, la carta da lettere
giusta. Insomma una lettera è un piccolo brano di una giornata, male che
vada. Scoprirne una può significare un dramma, e in certi casi
l’immortalità. Una mail invece soddisfa il nostro frenetico disimpegno, è
praticamente una lettera, ma con una particolarità: chi l’ha scritta,
diciamo scritta, sembra che non lo sappia. Non varcherai i secoli con le
mail, neanche le settimane, ma domini il tempo presente, lo divori. Che
dire? Io amo ancora molto scrivere una lettera, mi basta assicurarmi
che ci sia qualcuno che me la imbuchi».
fonte: www.einaudi.it