Marcus Urban, ex calciatore tedesco professionista e gay, si racconta a Gay.it e annuncia nuovi coming out nel calcio.
"Mi sono vietato l'omosessualità per sopravvivere".
(in foto il suo libro)
Dibatte, ormai apertamente, il mondo del pallone sull'intollerabile e anacronistico peso di machismo e omofobia e delle condizioni penose in cui sono vivono i calciatori omosessuali costretti al silenzio.
E per cambiare si muovono anche le federazioni calcistiche. Se ne sono accorti per primi i tedeschi grazie anche al rumorosissimo (e parziale) coming out di un giocatore della massima serie, che ha generato un dibattito enorme, fino alle dichiarazioni di vicinanza ai calciatori omosessuali dell'altrimenti arcigno cancelliere Angela Merkel.
A dare man forte al dibattito anche Marcus Urban, calciatore professionista della Rot-Weiß Erfurt, una squadra della Germania est negli anni '90, con un libro(In foto Versteckspieler: Die Geschichte des schwulen Fußballers Marcus Urban. "Giocatore nascosto: la storia del calciatore gay Marcus Urban") che racconta la sua esperienza. Complice un suo viaggio in Italia, lo abbiamo intrevistato.
Marcus, i gay giocano a solo a pallavolo...
Ma no [ride], siamo migliaia noi calciatori gay in tutto il mondo.
Io mi sono appassionato prestissimo e a sette anni ho cominciato a tirare i primi calci al pallone. Lo sport in genere era molto diffuso nella Germania comunista anche perché era legato alla propaganda. Il caso ha voluto che avessi talento e a tredici anni sono stato mandato a una scuola professionistica.
Erano duri gli allenamenti oltre la cortina di ferro?
Si praticavano tutti gli sport olimpici. Ci si allenava due volte al giorno e si studiava, l'atmosfera nella scuola era un po' militaresca. Avrei voluto diventare uno dei migliori calciatori della nazionale della DDR. Nella Germania comunista non avevamo evidentemente il mito di diventare campioni mondiali né il pensiero di trasferirci all'estero.
Poi l'adolescenza da centrocampista
È proprio intorno a quattordici anni che ho cominciato a provare qualcosa di strano... diverso. Non osavo nemmeno pensare di essere gay. Sarebbe stata la fine di tutto. Nella mia fantasia mi interessavano gli uomini. Provavo attrazione per loro, ma non la prendevo sul serio: un calciatore non può essere gay. Mi sono vietato l'omosessualità per sopravvivere.
Cosa intendi per "vietato"?
Per anni ho represso la mia omosessualità, non facevo nulla di nulla. Ero o troppo aggressivo, o troppo timido e umile. Devo dire che ero depresso. Controllavo che nulla mi sfuggisse 24 ore su 24: gesti, parole, mimica del corpo. Ero tormentato, mi sentivo disorientato. Solo. Ho smesso nel 1994 a 23 anni.
È stata una scelta difficile?
Ho sofferto molto: volevo fare carriera nel calcio, ero ambizioso e avevo talento, ma non potevo vivere da Marcus. Ero finto e depresso, ho lasciato il calcio professionale per cominciare a vivere.
Poi hai preso in mano la tua vita ed è arrivato il coming out.
Nel 1993 ero in Erasmus a Napoli e mi sono innamorato di un uomo.
È l'Italia che mi ha insegnato a vivere in modo più sereno e intelligente le emozioni. Solo l'anno successivo ho fatto coming out, complice un bagnino, un vero e proprio "omaccio" incontrato a Weimar. Ci siamo conosciuti e, dopo poco, fidanzati. L'ho detto a mamma, papà, amici. Avevo sofferto troppo a lungo.
È l'amore mi ha dato la forza di uscire allo scoperto.
La tua storia è raccontata in un libro che ha fatto rumore in Germania...
È stato accolto molto bene, ha sorpreso in positivo il coraggio e l'autenticità della testimonianza. Improvvisamente un problema che sembrava non esistere è diventato di dominio pubblico. Immagina se tanti gay e lesbiche uscissero allo scoperto nel mondo del calcio. Le cose migliorerebbero per tutti. Soprattutto in provincia dove questo sport è diffusissimo. Ed è proprio nella provincia tedesca che giovanissimi e adulti mi raccontano storie di grave esclusione.
Perché i calciatori si nascondono?
Hanno paura che la carriera finisca, delle minacce dei tifosi e del menagement. E anche dei media. Il 12 settembre un calciatore 25enne della Bundesliga, la serie A tedesca, ha raccontato la sua esperienza di omosessuale. Ci siamo sentiti molto in quei giorni - oggi faccio il consulente per la federazione calcistica tedesca sulla diversità e sulla prevenzione delle discriminazioni - ed era decisamente preoccupato. Una parte dei media ha reagito con incredulità e dubitando della veridicità dell'intervista. Meno male che è intervenuta la cancelliera Merkel dicendo ai calciatori gay di non avere paura. La questione ha mosso molto le coscienze nei club e nella nostra lega calcio.
Può fare qualcosa la federazione per migliorare le cose?
A metà ottobre a Berlino ci sarà un incontro di esperti di omofobia nel calcio, dobbiamo confrontarci. Io insisto perché i club assumano consulenti sulla diversità: le discriminazioni non riguardano solo gli omosessuali, ma anche l'età, l'origine sociale e culturale, il sesso, l'ideologia, la religione e altro.
Per di più ci sono anche le squadre gay
In Germania ci sono in tutte le città e organizzano tornei. I giocatori gay sono davvero tantissimi e diventano sempre di più. Le nuove generazioni sono più serene, aperte e si nascondono meno. I coming out nel calcio arriveranno. So per certo che in Germania il silenzio non durerà ancora a lungo, anzi a breve arriveranno delle sorprese... e se ne parlerà anche in Italia. Ma non farmi dire di più.
Di più?
Altri giocatori parleranno... molto presto.
fonte http://www.gay.it di Stefano Bolognini
Questo blog è un aggregatore di notizie, nasce per info e news dall'Italia e dal mondo, per la Danza, Teatro, Cinema, Fashion, Tecnologia, Musica, Fotografia, Libri, Eventi d'Arte, Sport, Diritti civili e molto altro. Ogni articolo riporterà SEMPRE la fonte delle news nel rispetto degli autori e del copyright. Le rubriche "Ritratto d'artista" e "Recensioni" sono scritte e curate da ©Lisa Del Greco Sorrentino, autrice di questo blog
sabato 27 ottobre 2012
Lgbt: Il Sud Africa riconosce ufficialmente la bandiera rainbow. È il primo stato a farlo
Il Sud Africa ha riconosciuto ufficialmente la bandiera “rainbow”, il drappo a sei colori simbolo della comunità lesbica, gay e transessuale.
Creata nella sua versione ufficiale nel 1979, la famosa bandiera è stata registrata al Dipartimento di Arte e Cultura attraverso l’Ufficio di Araldica nella sua versione modificata.
La “nuova” bandiera è stata chiamata GFSA (Gay Flag of South Africa) : alle sei strisce si aggiungono le bande, una bianca e una nera, caratteristiche della bandiera sudafricana.
“La bandiera Gay del SA è oggi ufficialmente riconosciuta e protetta dal Dipartimento delle Arti e della Cultura e il governo del Sud Africa”, ha dichiarato Mava Mothiba del dipartimento.
Il fatto emerge come estremamente importante sopratutto data la particolarità del contesto. Negli anni sono stati centinaia e centinaia gli attacchi e le violenze ai danni di omosessuali e associazioni di tutela dei diritti.
Recentemente a Pathekile Holomisa sono state chieste le dimissioni da leader del CONTRALESA (consiglio dei capi del Sud Africa) perchè ha cercato di rimuovere dalla costituzione le leggi di uguaglianza in tutela delle minoranze sessuali, protette dalla Carta dei Diritti.
Cosa che non ha fatto altro che aumentare le bande di delinquenti e gangster con la truce passione per i martirii.
Eugene Brockman, ideatore della bandiera e co-fondatore con Bantjes Henry della non-profit che promuove con un tour la GFSA, ha dichiarato: “La bandiera è diventata un simbolo sia per la celebrazione di identità queer del Sud Africa sia come simbolo contro gli ostacoli per la comunità LGBT sudafricana come ad esempio i crimini di odio. Oltre che una bandiera è diventata un cane da guardia, e la sua popolarità ha portato alla formazione di un gruppo di sostegno non-profit. ”
Attualmente l’organizzazione è in tour con un bus addobbato ad hoc per l’occasione. Promuove eventi, manifestazioni promuovendo ogni giorno balzi in avanti nella democrazia nazionale e mondiale.
Nel “Mandela Day” si è rivola all’ANC (African National Congress) chiedendo un’azione concreta contro le violenze. Il congresso, per fortuna, si è espresso pubblicamente condannando ogni discriminazione, violenza, stupro, omicidio o mutilazione ai danni della comunità LGBT.
“E’ mia convinzione che i diritti dei gay sono diritti umani e che nessuma violenza omofobica o pregiudizio dovrebbe essere tollerata. L’ANC ha sempre cercato di costruire un Sud Africa giusto e in crescita.”, ha detto Songezo Mjongile, segretario ANC.
“Siamo leader mondiali nel campo dei diritti gay, e ora, con la nostra bandiera siamo in grado di fare molto di più. E ‘giunto il momento di iniziare a posizionare sanzioni economiche sui paesi africani che violano i diritti umani e perpetuare i crimini contro i loro cittadini LGBT “, ha detto Brockman.
E guarda avanti: “L’Uganda è il primo paese che dovrebbe riguardare.
Abbiamo in programma di avere ulteriori colloqui con l’ANC in materia “.
Clicca qui per consultare il sito della GFSA e conoscere le iniziative promosse:
http://www.gayflag.org.za/website/
fonte http://frontierenews.it
Creata nella sua versione ufficiale nel 1979, la famosa bandiera è stata registrata al Dipartimento di Arte e Cultura attraverso l’Ufficio di Araldica nella sua versione modificata.
La “nuova” bandiera è stata chiamata GFSA (Gay Flag of South Africa) : alle sei strisce si aggiungono le bande, una bianca e una nera, caratteristiche della bandiera sudafricana.
“La bandiera Gay del SA è oggi ufficialmente riconosciuta e protetta dal Dipartimento delle Arti e della Cultura e il governo del Sud Africa”, ha dichiarato Mava Mothiba del dipartimento.
Il fatto emerge come estremamente importante sopratutto data la particolarità del contesto. Negli anni sono stati centinaia e centinaia gli attacchi e le violenze ai danni di omosessuali e associazioni di tutela dei diritti.
Recentemente a Pathekile Holomisa sono state chieste le dimissioni da leader del CONTRALESA (consiglio dei capi del Sud Africa) perchè ha cercato di rimuovere dalla costituzione le leggi di uguaglianza in tutela delle minoranze sessuali, protette dalla Carta dei Diritti.
Cosa che non ha fatto altro che aumentare le bande di delinquenti e gangster con la truce passione per i martirii.
Eugene Brockman, ideatore della bandiera e co-fondatore con Bantjes Henry della non-profit che promuove con un tour la GFSA, ha dichiarato: “La bandiera è diventata un simbolo sia per la celebrazione di identità queer del Sud Africa sia come simbolo contro gli ostacoli per la comunità LGBT sudafricana come ad esempio i crimini di odio. Oltre che una bandiera è diventata un cane da guardia, e la sua popolarità ha portato alla formazione di un gruppo di sostegno non-profit. ”
Attualmente l’organizzazione è in tour con un bus addobbato ad hoc per l’occasione. Promuove eventi, manifestazioni promuovendo ogni giorno balzi in avanti nella democrazia nazionale e mondiale.
Nel “Mandela Day” si è rivola all’ANC (African National Congress) chiedendo un’azione concreta contro le violenze. Il congresso, per fortuna, si è espresso pubblicamente condannando ogni discriminazione, violenza, stupro, omicidio o mutilazione ai danni della comunità LGBT.
“E’ mia convinzione che i diritti dei gay sono diritti umani e che nessuma violenza omofobica o pregiudizio dovrebbe essere tollerata. L’ANC ha sempre cercato di costruire un Sud Africa giusto e in crescita.”, ha detto Songezo Mjongile, segretario ANC.
“Siamo leader mondiali nel campo dei diritti gay, e ora, con la nostra bandiera siamo in grado di fare molto di più. E ‘giunto il momento di iniziare a posizionare sanzioni economiche sui paesi africani che violano i diritti umani e perpetuare i crimini contro i loro cittadini LGBT “, ha detto Brockman.
E guarda avanti: “L’Uganda è il primo paese che dovrebbe riguardare.
Abbiamo in programma di avere ulteriori colloqui con l’ANC in materia “.
Clicca qui per consultare il sito della GFSA e conoscere le iniziative promosse:
http://www.gayflag.org.za/website/
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Lgbt Libri: "Quando gli squali mangiano vento" l'amore gay tra due adolescenti nel romanzo di Enrico Meloni
Un professore di filosofia ormai novantenne racconta, sul filo della memoria, l'amore gay tra due suoi allievi adolescenti nella Roma all'alba degli anni '80.
E' 'Quando gli squali mangiano vento' (Edizioni Progetto Cultura, pp. 165, euro 15), il romanzo di Enrico Meloni, che coinvolge il lettore in un intreccio dove le confessioni, i desideri, le tensioni, l'amore tra Ale e Rob fanno da protagonisti, accompagnati da figure di forte impatto come il professore/confidente, il misterioso cantastorie vagabondo, gli amici gelosi e le ragazze di copertura, in un lungo percorso di crescita ed accettazione di se'.
Un romanzo di formazione che si sviluppa su diversi livelli narrativi, tra i quali il diario di Ale che fotografa in presa diretta ambiente circostante e vicende personali segnate dai pregiudizi e dall'esuberanza giovanile, che puo' rivelarsi scanzonata e altruista ma anche sleale e spietata.
In un clima di fermento politico e sociale, in un'eta' in cui si e' alla ricerca della propria identita', l'omosessualita', specie tra i giovani, e' vissuta clandestinamente, tra paura e angoscia poiche' non ci sono modelli di riferimento a cui ispirarsi, se non gli antichi classici greci studiati tra i banchi di scuola, fin troppo lontani dai nostri tempi.
Meloni ha pubblicato poesie, saggi letterari e storici, il romanzo 'Tre Padri' (2002), la silloge poetica 'Arca allo sbando?' (2004) e, con Edizioni Progetto Cultura, il poemetto dialettale 'Er Daveni'' (2007), oltre a racconti ed antologie.
Attualmente i suoi interessi sono rivolti alla memoria letteraria, con particolare riferimento alle tematiche della guerra e dell'internamento.
fonte Adnkronos
E' 'Quando gli squali mangiano vento' (Edizioni Progetto Cultura, pp. 165, euro 15), il romanzo di Enrico Meloni, che coinvolge il lettore in un intreccio dove le confessioni, i desideri, le tensioni, l'amore tra Ale e Rob fanno da protagonisti, accompagnati da figure di forte impatto come il professore/confidente, il misterioso cantastorie vagabondo, gli amici gelosi e le ragazze di copertura, in un lungo percorso di crescita ed accettazione di se'.
Un romanzo di formazione che si sviluppa su diversi livelli narrativi, tra i quali il diario di Ale che fotografa in presa diretta ambiente circostante e vicende personali segnate dai pregiudizi e dall'esuberanza giovanile, che puo' rivelarsi scanzonata e altruista ma anche sleale e spietata.
In un clima di fermento politico e sociale, in un'eta' in cui si e' alla ricerca della propria identita', l'omosessualita', specie tra i giovani, e' vissuta clandestinamente, tra paura e angoscia poiche' non ci sono modelli di riferimento a cui ispirarsi, se non gli antichi classici greci studiati tra i banchi di scuola, fin troppo lontani dai nostri tempi.
Meloni ha pubblicato poesie, saggi letterari e storici, il romanzo 'Tre Padri' (2002), la silloge poetica 'Arca allo sbando?' (2004) e, con Edizioni Progetto Cultura, il poemetto dialettale 'Er Daveni'' (2007), oltre a racconti ed antologie.
Attualmente i suoi interessi sono rivolti alla memoria letteraria, con particolare riferimento alle tematiche della guerra e dell'internamento.
fonte Adnkronos
Lgbt: A Desenzano del Garda «Anche coppie di fatto e gay riposino insieme per l'eternità»
Un emendamento in Consiglio comunale apre il dibattito sullo spinoso tema delle unioni civili.
«Servono nuove regole per i cimiteri sulle sepolture di chi non è sposato»
La proposta arriva dalla Lega Nord, L'assessore Pd: «Idea interessante»
Se non si è sposati o se non si è parenti, il desiderio di restare uniti anche dopo la morte, insieme nella stessa tomba, non è consentito dal regolamento cimiteriale. Anche in caso di cremazione, una pratica sempre più diffusa, è vietato porre le urne con le ceneri nello stesso loculo: ci vuole il pezzo di carta, o il vincolo ufficiale di parentela.
MA CHE COS'È un pezzo di carta di fronte all'amore? Di fronte all'eternità?
È una domanda attuale, soprattutto per le tante «coppie di fatto», o per i tanti conviventi omossessuali che non vedono riconosciuta la loro unione.
Ecco allora una proposta al Consiglio comunale affinchè questi cittadini, almeno da morti, siano riconosciuti come coppie e possano restare insieme.
Per sempre. Per fare questo serve un emendamento al regolamento cimiteriale, necessario per ogni modifica, che arriva dal consigliere comunale della Lega Nord, Rino Polloni.
Ieri ha presentato una proposta che vorrebbe allargare il ricongiungimento cimiteriale alle coppie di fatto; una proposta che guarda alle persone che convivono e agli omosessuali, coppie durante la vita, ma per ora impossibilitati ad esserlo nella tumulazione.
Una possibilità che viene invece contemplata per le persone sposate e per i parenti di primo grado e anche per gli affini.
«Mi sembra una cosa normale nel 2012 - dice Polloni -: se due persone si amano e vivono insieme, che siano coppie di fatto o anche gay, non capisco per quale motivo non debbano essere ricongiunte anche da morte. Sarebbe una modifica delle regole al passo con i tempi.
È innegabile che due persone possano essere vissute insieme anche senza mai sposarsi. Mi pare più che opportuno concedere al convivente la possibilità di ricongiungimento post mortem con la persona amata».
MA IN CONCRETO?
«Basta cambiare poche parole alla norma sull'inserimento di ceneri e resti in sepolture già occupate - spiega Rino Polloni -. Dove si parla di "parenti o affini", basta aggiungere "o di persone anagraficamente conviventi". Conviventi: niente di più».
L'emendamento sarà discusso prossimamente a Palazzo Bagatta.
Intanto, per l'amministrazione comunale, l'assessore Maurizio Maffi non chiude nessuna porta: «Non l'ho ancora valutata nel merito, ma non mi sembra un'idea inaccettabile. È interessante e la valuteremo, ma non mi pare ci siano particolari controindicazioni».
Nei prossimi giorni l'emendamento finirà sul tavolo della discussione: pur facendo ricorso a tutti gli scongiuri possibili, a Desenzano saranno decine le coppie di fatto che potranno essere interessate alla modifica del regolamento.
fonte http://www.bresciaoggi.it di Daniele Bonetti
«Servono nuove regole per i cimiteri sulle sepolture di chi non è sposato»
La proposta arriva dalla Lega Nord, L'assessore Pd: «Idea interessante»
Se non si è sposati o se non si è parenti, il desiderio di restare uniti anche dopo la morte, insieme nella stessa tomba, non è consentito dal regolamento cimiteriale. Anche in caso di cremazione, una pratica sempre più diffusa, è vietato porre le urne con le ceneri nello stesso loculo: ci vuole il pezzo di carta, o il vincolo ufficiale di parentela.
MA CHE COS'È un pezzo di carta di fronte all'amore? Di fronte all'eternità?
È una domanda attuale, soprattutto per le tante «coppie di fatto», o per i tanti conviventi omossessuali che non vedono riconosciuta la loro unione.
Ecco allora una proposta al Consiglio comunale affinchè questi cittadini, almeno da morti, siano riconosciuti come coppie e possano restare insieme.
Per sempre. Per fare questo serve un emendamento al regolamento cimiteriale, necessario per ogni modifica, che arriva dal consigliere comunale della Lega Nord, Rino Polloni.
Ieri ha presentato una proposta che vorrebbe allargare il ricongiungimento cimiteriale alle coppie di fatto; una proposta che guarda alle persone che convivono e agli omosessuali, coppie durante la vita, ma per ora impossibilitati ad esserlo nella tumulazione.
Una possibilità che viene invece contemplata per le persone sposate e per i parenti di primo grado e anche per gli affini.
«Mi sembra una cosa normale nel 2012 - dice Polloni -: se due persone si amano e vivono insieme, che siano coppie di fatto o anche gay, non capisco per quale motivo non debbano essere ricongiunte anche da morte. Sarebbe una modifica delle regole al passo con i tempi.
È innegabile che due persone possano essere vissute insieme anche senza mai sposarsi. Mi pare più che opportuno concedere al convivente la possibilità di ricongiungimento post mortem con la persona amata».
MA IN CONCRETO?
«Basta cambiare poche parole alla norma sull'inserimento di ceneri e resti in sepolture già occupate - spiega Rino Polloni -. Dove si parla di "parenti o affini", basta aggiungere "o di persone anagraficamente conviventi". Conviventi: niente di più».
L'emendamento sarà discusso prossimamente a Palazzo Bagatta.
Intanto, per l'amministrazione comunale, l'assessore Maurizio Maffi non chiude nessuna porta: «Non l'ho ancora valutata nel merito, ma non mi sembra un'idea inaccettabile. È interessante e la valuteremo, ma non mi pare ci siano particolari controindicazioni».
Nei prossimi giorni l'emendamento finirà sul tavolo della discussione: pur facendo ricorso a tutti gli scongiuri possibili, a Desenzano saranno decine le coppie di fatto che potranno essere interessate alla modifica del regolamento.
fonte http://www.bresciaoggi.it di Daniele Bonetti
venerdì 26 ottobre 2012
Lgbt Cinema: Anne Hathaway devolverà i diritti delle sue foto nuziali a sostegno dei matrimoni gay
Anne Hathaway è un'attrice nota al grande pubblico per film come "Il diavolo veste Prada",
"Alice in Wonderland",
"Il cavaliere oscuro-Il ritorno"
e "Les Misérables".
Il coming out del fratello la spinse ad abbandonare il cattolicesimo e a diventare un'attivista per i diritti gay.
Memorabile è il discorso in cui ha affermato:
«Nella mia famiglia essere gay non è mai stato un problema.
Quando mio fratello ha fatto coming out, l'abbiamo abbracciato, gli abbiamo detto di amarlo ed è finita lì.
Per la cronaca, noi non crediamo ci sia nulla di alternativo nei nostri valori familiari [...] Ci sono persone che han detto che sono coraggiosa a supportare apertamente il matrimonio e le adozioni gay.
Con tutto il dovuto rispetto, disapprovo umilmente. Io non mi comporto in modo coraggioso, mi comporto da essere umano decente. L'amore è un'esperienza umana, non una dichiarazione politica».
Ora che Anne si è sposata con Adam Shulman, l'attrice ha voluto approfittare della corsa all'esclusiva delle sue immagini nuziali per destinare parte di quei ricavati ad alcune associazioni no-profit che si battono a sostegno dei i matrimoni gay.
«Anne Hathaway si sta impegnando perché le coppie dello stesso sesso negli USA possano avere un matrimonio da favola come lei», ha dichiarato Adam Polaski.
fonte http://gayburg.blogspot.it
"Alice in Wonderland",
"Il cavaliere oscuro-Il ritorno"
e "Les Misérables".
Il coming out del fratello la spinse ad abbandonare il cattolicesimo e a diventare un'attivista per i diritti gay.
Memorabile è il discorso in cui ha affermato:
«Nella mia famiglia essere gay non è mai stato un problema.
Quando mio fratello ha fatto coming out, l'abbiamo abbracciato, gli abbiamo detto di amarlo ed è finita lì.
Per la cronaca, noi non crediamo ci sia nulla di alternativo nei nostri valori familiari [...] Ci sono persone che han detto che sono coraggiosa a supportare apertamente il matrimonio e le adozioni gay.
Con tutto il dovuto rispetto, disapprovo umilmente. Io non mi comporto in modo coraggioso, mi comporto da essere umano decente. L'amore è un'esperienza umana, non una dichiarazione politica».
Ora che Anne si è sposata con Adam Shulman, l'attrice ha voluto approfittare della corsa all'esclusiva delle sue immagini nuziali per destinare parte di quei ricavati ad alcune associazioni no-profit che si battono a sostegno dei i matrimoni gay.
«Anne Hathaway si sta impegnando perché le coppie dello stesso sesso negli USA possano avere un matrimonio da favola come lei», ha dichiarato Adam Polaski.
fonte http://gayburg.blogspot.it
Lgbt: In libreria "Oltre le gabbie dei Generi" Il Manifesto pangender, di Mirella Izzo
Esce in libreria il 24 ottobre "Oltre le gabbie dei generi", Manifesto pangender dele Edizioni Gruppo Abele, di Mirella Izzo di cui l'autrice scrive in premessa:
"Questo non è un libro per trans.
Il fatto che io sia "transgender", che il titolo "pangender" richiami, nell'assonanza, il termine che descrive la mia condizione personale, potrebbe fare pensare a un libro di nicchia, riservato ai naturali utenti del mio "gruppo di appartenenza".
Quel che, invece, spero è che i lettori straight capiscano quanto queste pagine siano anche - forse soprattutto - per loro.
Credo che, proprio per questi ultimi, la lettura potrebbe garantire un lascito di nuovi interrogativi, punti di vista e risposte che li riguarda da vicino.
Per farla breve, nonostante gli indizi forniti dal titolo, dall'autrice e dalla matrice transgender da cui principalmente traggono spunto le idee qui espresse, questo è un libro per tutti (chiunque voi siate o sentiate d'essere, incluse, ovviamente, le persone transgender)".
Come annuncia l'autrice, questo è un libro per tutti.
Parte dalla condizione "transgender" per esplorare stereotipi, differenze, vere e culturali, dell'identità di ogni essere umano. Potrà sorprendere per alcuni approcci e ragionamenti non consueti, originali.
La tesi dell'autrice è esplicita: l'identità sessuale delle persone è data dalle identità di genere, dagli orientamenti sessuali, ma anche dai ruoli e stereotipi imposti dal contesto socio-culturale.
Si tratta di un intreccio non riassumibile nella sola identità separata maschile e femminile, che rimanda necessariamente a molte possibili identità, riunite nel termine "pangender". Un intreccio che merita un apposito Manifesto.
Mirella Izzo nasce nel 1959 di sesso maschile e, a 39 anni, transiziona al femminile. Nel 1999 fonda e presiede la ONLUS Crisalide AzioneTrans .
Dal 2000 al 2003 collaboracon il Settore Nuovi Diritti della CGIL.
Nel 2006 abbandona,per ragioni di salute, incarichi e attività pubbliche, ma prosegue nel lavoro su identità di genere, genderstudies e transgender sul web (attraverso il blog De/Generi e Facebook) e con pubblicazioni (da ultimo collaborando al volume collettaneo Lavori in corpo, pratiche ed estetichedi identità, a cura di L. Stagi, Franco Angeli, 2011).
Per Informazioni gruppoabele: Tel. 011/3859500 Fax. 011/389881 www.gruppoabele.org
fonte http://www.gruppoabele.org
"Questo non è un libro per trans.
Il fatto che io sia "transgender", che il titolo "pangender" richiami, nell'assonanza, il termine che descrive la mia condizione personale, potrebbe fare pensare a un libro di nicchia, riservato ai naturali utenti del mio "gruppo di appartenenza".
Quel che, invece, spero è che i lettori straight capiscano quanto queste pagine siano anche - forse soprattutto - per loro.
Credo che, proprio per questi ultimi, la lettura potrebbe garantire un lascito di nuovi interrogativi, punti di vista e risposte che li riguarda da vicino.
Per farla breve, nonostante gli indizi forniti dal titolo, dall'autrice e dalla matrice transgender da cui principalmente traggono spunto le idee qui espresse, questo è un libro per tutti (chiunque voi siate o sentiate d'essere, incluse, ovviamente, le persone transgender)".
Come annuncia l'autrice, questo è un libro per tutti.
Parte dalla condizione "transgender" per esplorare stereotipi, differenze, vere e culturali, dell'identità di ogni essere umano. Potrà sorprendere per alcuni approcci e ragionamenti non consueti, originali.
La tesi dell'autrice è esplicita: l'identità sessuale delle persone è data dalle identità di genere, dagli orientamenti sessuali, ma anche dai ruoli e stereotipi imposti dal contesto socio-culturale.
Si tratta di un intreccio non riassumibile nella sola identità separata maschile e femminile, che rimanda necessariamente a molte possibili identità, riunite nel termine "pangender". Un intreccio che merita un apposito Manifesto.
Mirella Izzo nasce nel 1959 di sesso maschile e, a 39 anni, transiziona al femminile. Nel 1999 fonda e presiede la ONLUS Crisalide AzioneTrans .
Dal 2000 al 2003 collaboracon il Settore Nuovi Diritti della CGIL.
Nel 2006 abbandona,per ragioni di salute, incarichi e attività pubbliche, ma prosegue nel lavoro su identità di genere, genderstudies e transgender sul web (attraverso il blog De/Generi e Facebook) e con pubblicazioni (da ultimo collaborando al volume collettaneo Lavori in corpo, pratiche ed estetichedi identità, a cura di L. Stagi, Franco Angeli, 2011).
Per Informazioni gruppoabele: Tel. 011/3859500 Fax. 011/389881 www.gruppoabele.org
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Lgbt: A Genova "Trans November" ciclo di incontri sull’identità di genere, da domani 27 ottobre
L’associazione GenovaGaya organizza e propone tra la fine di ottobre e il mese di novembre un ciclo di 4 eventi su tematiche relative a identità di genere, stereotipi, transessualismo, transfobia e intersessualità per promuovere l’informazione e aiutare a superare i pregiudizi.
“Abbiamo voluto ricreare anche a Genova ciò che già avviene in altre regioni – dicono i rappresentanti dell’associazione – e proporre una serie di eventi per portare all’attenzione del pubblico tematiche importanti e delicate, alcune delle quali richiedono una corretta informazione affinché si possano superare gli stereotipi che minacciano la dignità e la libertà di autodeterminazione di persone che spessissimo vengono emarginate a causa di pregiudizi che in una società che si dica civile non dovrebbero più esistere”.
Il primo incontro del ciclo, il 27 ottobre, sarà dedicato all’intersessualità e al superamento del binarismo di genere e vedrà la partecipazione di Michela Balocchi, sociologa ricercatrice fiorentina che da anni si occupa di questo tema e di un testimone attivista intersex italiano.
Seguirà, il 3 novembre, una tavola rotonda sulla transgenitorialità e omogenitorialità, organizzata da Genovagaya in collaborazione con l’associazione nazionale Rete Genitori Rainbow, che vedrà gli interventi di esperti e esponenti di diverse associazioni oltre che di persone transessuali che sono anche genitori e genitrici in qualità di testimoni.
Il 10 novembre si terrà un incontro sul transessualismo per approfondire il tema anche con la presentazione del romanzo
autobiografico “Finalmente donna” di Alessandra Di Martino, (ed. Ismecalibri, 2011).
Tutti gli incontri si svolgeranno dalle 17.00 presso la sala Celivo dello Star Hotel President di Brignole.
Chiuderà il ciclo di eventi il Transgender Day of Remembrance.
“La Giornata internazionale della memoria trans e transgender – concludono gli organizzatori –si celebra in tutto il mondo per il 14° anno e per il 4° anno a Genova il 20 novembre.
Saremo alle 17.00 in piazza De Ferrari per un volantinaggio informativo e la distribuzione di un omaggio commemorativo simbolico e alle 21.00 celebreremo come di consueto, e come avviene in molte altre città nel mondo, la “veglia candlelight” in memoria delle vittime della transfobia nel 2012 presso la comunità di San Benedetto al Porto”
fonte http://www.genova24.it
“Abbiamo voluto ricreare anche a Genova ciò che già avviene in altre regioni – dicono i rappresentanti dell’associazione – e proporre una serie di eventi per portare all’attenzione del pubblico tematiche importanti e delicate, alcune delle quali richiedono una corretta informazione affinché si possano superare gli stereotipi che minacciano la dignità e la libertà di autodeterminazione di persone che spessissimo vengono emarginate a causa di pregiudizi che in una società che si dica civile non dovrebbero più esistere”.
Il primo incontro del ciclo, il 27 ottobre, sarà dedicato all’intersessualità e al superamento del binarismo di genere e vedrà la partecipazione di Michela Balocchi, sociologa ricercatrice fiorentina che da anni si occupa di questo tema e di un testimone attivista intersex italiano.
Seguirà, il 3 novembre, una tavola rotonda sulla transgenitorialità e omogenitorialità, organizzata da Genovagaya in collaborazione con l’associazione nazionale Rete Genitori Rainbow, che vedrà gli interventi di esperti e esponenti di diverse associazioni oltre che di persone transessuali che sono anche genitori e genitrici in qualità di testimoni.
Il 10 novembre si terrà un incontro sul transessualismo per approfondire il tema anche con la presentazione del romanzo
autobiografico “Finalmente donna” di Alessandra Di Martino, (ed. Ismecalibri, 2011).
Tutti gli incontri si svolgeranno dalle 17.00 presso la sala Celivo dello Star Hotel President di Brignole.
Chiuderà il ciclo di eventi il Transgender Day of Remembrance.
“La Giornata internazionale della memoria trans e transgender – concludono gli organizzatori –si celebra in tutto il mondo per il 14° anno e per il 4° anno a Genova il 20 novembre.
Saremo alle 17.00 in piazza De Ferrari per un volantinaggio informativo e la distribuzione di un omaggio commemorativo simbolico e alle 21.00 celebreremo come di consueto, e come avviene in molte altre città nel mondo, la “veglia candlelight” in memoria delle vittime della transfobia nel 2012 presso la comunità di San Benedetto al Porto”
fonte http://www.genova24.it
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Lgbt Viaggi: Hotel gay friendly? Sì, ma a pagamento. Scoppia la polemica
Denuncia della Rete GLBTQE Rimini Pride/ "Vogliamo esprimere la nostra solidarietà a chi come Asshotel ha cozzato contro gli interessi speculativi di certi siti ed associazioni gay, che si fanno pagare per assegnare la dicitura "Hotel Gay Friendly".
Siamo fortemente indignati, desolati ed umiliati.
Noi gay non abbiamo bisogno di bollini, non siamo un prodotto ed apprendere che c'è chi specula sulla nostra pelle ci ferisce ancora di più".
LA LETTERA:
Vogliamo esprimere la nostra solidarietà a chi come Asshotel ha cozzato contro gli interessi speculativi ed economici di taluni siti gay e talune associazioni. Apprendiamo sconcertati e basiti di come la stessa Asshotel, rivolgendosi ad alcuni siti, abbia scoperto come per diventare "Hotel Gay Friendly" ci siano soggetti che si facciano pagare.
Lo diciamo ad alta voce e non lo nascondiamo: siamo fortemente indignati, desolati ed umiliati per l'accaduto. Invitiamo il Presidente Filippo Donati a verificare chi c'è dietro quei siti, molti dei quali volgari è innapropriati a dipingere le persone gay.
Noi gay non abbiamo bisogno di bollini, non siamo un prodotto ed apprendere che c'è chi specula sulla nostra pelle ci ferisce ancor più. E' un'umiliazione!!! Ma noi la ringraziamo per la segnalazione che invitiamo anche a riferire agli organi competenti.
Ma a tutto ciò mi domando una cosa. La nostra Rete GLBTQE, che è la più grande e rappresentativa del territorio e da anni sul territorio, che ha stilato parte del piano strategico del welfare con il comune di Rimini chiedendo anche una verifica in tale senso sull'ospitalità e l'accoglienza a più riprese, si domanda: ma c'era bisogno di andare a cercare in rete siti per l'opistalità gay?
Purtroppo Donati se non c'è dentro non poteva sapere, nessuno l'ha avvertito. Ma nel mondo gay ci sono molti trappoloni in cui se non si fa attenzione cascano gli stessi gay. Io le potrei rispondere che è anche inconsueto fare una tessera per andare a ballare in certi locali gay che hanno poco di serio e molto di squallido.
Noi siamo una Rete GLBTQE aperta, talmente aperta, e ci rifiutiamo in tal senso di coinvolgerci in una ghettizzazione. E ci domandiamo ulteriormente come mai a suo tempo non avete risposto a nostri quesiti gratuiti partiti dal territorio ?
Ne avevamo predisposto uno, ma silenzio assoluto e censura totale. Noi crediamo e siamo convinti che la realtà locale ed un buon dipinto dell'ospitalità possa solo partire da chi conosce la realtà locale. Saremmo lieti di incontrarla direttamente invitandola a diffidare dalle associazioni che per il territorio e per la comunità gay non solo non rappresentano nulla, ma rappresentano solo locali esclusivi e ghettizzanti nascosti il più delle volte fuori città dove si fa sesso in camere oscure.
Noi non amiamo mercificare il nostro essere gay e non vogliamo accusare nessuno, anzi con la presente invitiamo a prendere coscienza di quanto la comunità gay è ampia e come tra gli stessi gay c'è chi dice altolà: noi chiedimo diritti, non chiediamo bollini né tessere.
E la nostra parola ed il nostro riconoscimento le possiamo assicurare che parte dal basso e vale più di 100 siti inappropriati, che solo ora approfittano magari della comunità gay, solo ora che Rimini si è riscoperta all'improvviso una delle città Europee più frequentate dai gay nonostante è osteggiata dalla giunta Gnassi.
Aspettiamo volentieri sua convocazione e le gireremo volentieri il quesito di cui potrebbe farsi garante la stessa Assohotel per tutti gli hotel della zona. Un quesito che a suo tempo avevamo proposto alla Presidente dellìAssociazione Albergatori Rinaldis e di cui non abbiamo più sentito parlare.
Emilio Manaò
Portavoce - Rete GLBTQE Rimini Pride
Segretario Nazionale - R.D.S. Riformatori di Sinistra
fonte http://affaritaliani.libero.it
Siamo fortemente indignati, desolati ed umiliati.
Noi gay non abbiamo bisogno di bollini, non siamo un prodotto ed apprendere che c'è chi specula sulla nostra pelle ci ferisce ancora di più".
LA LETTERA:
Vogliamo esprimere la nostra solidarietà a chi come Asshotel ha cozzato contro gli interessi speculativi ed economici di taluni siti gay e talune associazioni. Apprendiamo sconcertati e basiti di come la stessa Asshotel, rivolgendosi ad alcuni siti, abbia scoperto come per diventare "Hotel Gay Friendly" ci siano soggetti che si facciano pagare.
Lo diciamo ad alta voce e non lo nascondiamo: siamo fortemente indignati, desolati ed umiliati per l'accaduto. Invitiamo il Presidente Filippo Donati a verificare chi c'è dietro quei siti, molti dei quali volgari è innapropriati a dipingere le persone gay.
Noi gay non abbiamo bisogno di bollini, non siamo un prodotto ed apprendere che c'è chi specula sulla nostra pelle ci ferisce ancor più. E' un'umiliazione!!! Ma noi la ringraziamo per la segnalazione che invitiamo anche a riferire agli organi competenti.
Ma a tutto ciò mi domando una cosa. La nostra Rete GLBTQE, che è la più grande e rappresentativa del territorio e da anni sul territorio, che ha stilato parte del piano strategico del welfare con il comune di Rimini chiedendo anche una verifica in tale senso sull'ospitalità e l'accoglienza a più riprese, si domanda: ma c'era bisogno di andare a cercare in rete siti per l'opistalità gay?
Purtroppo Donati se non c'è dentro non poteva sapere, nessuno l'ha avvertito. Ma nel mondo gay ci sono molti trappoloni in cui se non si fa attenzione cascano gli stessi gay. Io le potrei rispondere che è anche inconsueto fare una tessera per andare a ballare in certi locali gay che hanno poco di serio e molto di squallido.
Noi siamo una Rete GLBTQE aperta, talmente aperta, e ci rifiutiamo in tal senso di coinvolgerci in una ghettizzazione. E ci domandiamo ulteriormente come mai a suo tempo non avete risposto a nostri quesiti gratuiti partiti dal territorio ?
Ne avevamo predisposto uno, ma silenzio assoluto e censura totale. Noi crediamo e siamo convinti che la realtà locale ed un buon dipinto dell'ospitalità possa solo partire da chi conosce la realtà locale. Saremmo lieti di incontrarla direttamente invitandola a diffidare dalle associazioni che per il territorio e per la comunità gay non solo non rappresentano nulla, ma rappresentano solo locali esclusivi e ghettizzanti nascosti il più delle volte fuori città dove si fa sesso in camere oscure.
Noi non amiamo mercificare il nostro essere gay e non vogliamo accusare nessuno, anzi con la presente invitiamo a prendere coscienza di quanto la comunità gay è ampia e come tra gli stessi gay c'è chi dice altolà: noi chiedimo diritti, non chiediamo bollini né tessere.
E la nostra parola ed il nostro riconoscimento le possiamo assicurare che parte dal basso e vale più di 100 siti inappropriati, che solo ora approfittano magari della comunità gay, solo ora che Rimini si è riscoperta all'improvviso una delle città Europee più frequentate dai gay nonostante è osteggiata dalla giunta Gnassi.
Aspettiamo volentieri sua convocazione e le gireremo volentieri il quesito di cui potrebbe farsi garante la stessa Assohotel per tutti gli hotel della zona. Un quesito che a suo tempo avevamo proposto alla Presidente dellìAssociazione Albergatori Rinaldis e di cui non abbiamo più sentito parlare.
Emilio Manaò
Portavoce - Rete GLBTQE Rimini Pride
Segretario Nazionale - R.D.S. Riformatori di Sinistra
fonte http://affaritaliani.libero.it
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Lgbt: Il bacio lesbico di due donne francesi eterosessuali diventa simbolo dei diritti gay
Più delle proteste del movimento Alliance Vita contro i matrimoni gay, ha fatto il giro del mondo la foto di due donne francesi che durante una di quelle proteste si sono baciate.
Le due ragazze si chiamano Julia e Auriane, hanno rispettivamente diciassette e diciannove anni, sono eterosessuali, e si sono date un lungo bacio a Marsiglia, dinanzi a una folla antigay che si è scandalizzata (notare i volti delle manifestanti e, in particolare, le loro bocche spalancate).
Il bacio di Julia e Auriane è diventato immediatamente un simbolo della lotta per i diritti del collettivo lgbt e che, grazie alla prontezza del fotografo della AFP Gerard Julien, è stato immortalato.
Il bacio delle due ragazze ha scatenato una vera e propria rivoluzione: appena pubblicato sui social network ha ricevuto oltre tremila retweet, ventimila “Mi piace”, circa tremila commpnti e diecimila condivisioni su Facebook.
Per non parlare di blog e siti di tutto il globo che l’hanno ripreso.
Julia e Auriane hanno affermato di averlo fatto semplicemente per solidarietà, dal momento che, secondo loro, “non c’è bisogno di essere omosessuali per essere a favore” del matrimonio gay. Chapeau!
fonte http://www.queerblog.it da Roberto Russo, Via Le Huffington, Post Foto Facebook
Le due ragazze si chiamano Julia e Auriane, hanno rispettivamente diciassette e diciannove anni, sono eterosessuali, e si sono date un lungo bacio a Marsiglia, dinanzi a una folla antigay che si è scandalizzata (notare i volti delle manifestanti e, in particolare, le loro bocche spalancate).
Il bacio di Julia e Auriane è diventato immediatamente un simbolo della lotta per i diritti del collettivo lgbt e che, grazie alla prontezza del fotografo della AFP Gerard Julien, è stato immortalato.
Il bacio delle due ragazze ha scatenato una vera e propria rivoluzione: appena pubblicato sui social network ha ricevuto oltre tremila retweet, ventimila “Mi piace”, circa tremila commpnti e diecimila condivisioni su Facebook.
Per non parlare di blog e siti di tutto il globo che l’hanno ripreso.
Julia e Auriane hanno affermato di averlo fatto semplicemente per solidarietà, dal momento che, secondo loro, “non c’è bisogno di essere omosessuali per essere a favore” del matrimonio gay. Chapeau!
fonte http://www.queerblog.it da Roberto Russo, Via Le Huffington, Post Foto Facebook
giovedì 25 ottobre 2012
Lgbt: Commissione Giustizia: approvato testo base contro omofobia e transfobia
Il terzo testo contro l'omofobia è stato approvato dalla commissione Giustizia della Camera.
Estende la legge Mancino.
Concia: "Frutto di comunione di intenti".
Il relatore: "In aula prima possibile"
"E' stato approvato oggi in Commissione Giustizia alla Camera il testo base della legge contro l'omofobia e la transfobia". Ad annunciarlo è la deputata del Pd Anna Paola Concia, che fin dall'inizio del suo mandato si è impegnata per l'approvazione di un testo contro l'omofobia.
"Il testo base nasce dalla comunione d'intenti e da uguali testi presentati in Commissione Giustizia sia dal Partito Democratico che dall'Italia dei Valori, con il relatore On. Palomba - spiega Concia -, e che prevedono l'estensione della Legge Mancino".
"Siamo ripartiti dalle proposte di legge che Pd e Idv avevano presentato nel 2009 - racconta ancora la deputata - e che anche in quell'occasione prevedevano l'estensione della legge Mancino, ma che allora vennero bocciate.
Oggi ci ritroviamo, com'è giusto che sia e per la terza volta in questa legislatura, a lavorare per l'approvazione di una norma che ci è richiesta dal Trattato di Lisbona e che si inserisce perfettamente nel nostro dettato costituzionale, visto che la legge Mancino è senza ombra di dubbio una legge costituzionale".
Forse questa volta avanzare le eccezioni di costituzionalità, utilizzate l'ultima volta dal centrodestra come grimaldello per evitare anche di discutere il testo, sarà più complicato.
''Esprimo particolare soddisfazione per la decisione presa dalla commissione Giustizia alla Camera che, oggi, ha adottato come testo base la proposta di legge Di Pietro-Palomba sul più duro contrasto a comportamenti dettati da omofobia e transfobia - ha commentato Federico Palomba, relatore del testo e deputato dell'Idv.
Una proposta di legge che persegue il suo obiettivo attraverso l'estensione della legge Mancino alla punizione di simili condotte. Al testo è abbinata la proposta Concia ed altri''.
E' quanto scrive, in una nota, il deputato Idv Federico Palomba, capogruppo in commissione Giustizia. ''Farò di tutto, e spero che la commissione dia la sua massima disponibilità - conclude Palomba, che è anche capogruppo Idv in Commissione Giustizia - perché l'esame del provvedimento possa arrivare in aula nel più breve tempo possibile''.
fonte http://www.gay.it
Estende la legge Mancino.
Concia: "Frutto di comunione di intenti".
Il relatore: "In aula prima possibile"
"E' stato approvato oggi in Commissione Giustizia alla Camera il testo base della legge contro l'omofobia e la transfobia". Ad annunciarlo è la deputata del Pd Anna Paola Concia, che fin dall'inizio del suo mandato si è impegnata per l'approvazione di un testo contro l'omofobia.
"Il testo base nasce dalla comunione d'intenti e da uguali testi presentati in Commissione Giustizia sia dal Partito Democratico che dall'Italia dei Valori, con il relatore On. Palomba - spiega Concia -, e che prevedono l'estensione della Legge Mancino".
"Siamo ripartiti dalle proposte di legge che Pd e Idv avevano presentato nel 2009 - racconta ancora la deputata - e che anche in quell'occasione prevedevano l'estensione della legge Mancino, ma che allora vennero bocciate.
Oggi ci ritroviamo, com'è giusto che sia e per la terza volta in questa legislatura, a lavorare per l'approvazione di una norma che ci è richiesta dal Trattato di Lisbona e che si inserisce perfettamente nel nostro dettato costituzionale, visto che la legge Mancino è senza ombra di dubbio una legge costituzionale".
Forse questa volta avanzare le eccezioni di costituzionalità, utilizzate l'ultima volta dal centrodestra come grimaldello per evitare anche di discutere il testo, sarà più complicato.
''Esprimo particolare soddisfazione per la decisione presa dalla commissione Giustizia alla Camera che, oggi, ha adottato come testo base la proposta di legge Di Pietro-Palomba sul più duro contrasto a comportamenti dettati da omofobia e transfobia - ha commentato Federico Palomba, relatore del testo e deputato dell'Idv.
Una proposta di legge che persegue il suo obiettivo attraverso l'estensione della legge Mancino alla punizione di simili condotte. Al testo è abbinata la proposta Concia ed altri''.
E' quanto scrive, in una nota, il deputato Idv Federico Palomba, capogruppo in commissione Giustizia. ''Farò di tutto, e spero che la commissione dia la sua massima disponibilità - conclude Palomba, che è anche capogruppo Idv in Commissione Giustizia - perché l'esame del provvedimento possa arrivare in aula nel più breve tempo possibile''.
fonte http://www.gay.it
Lgbt: Cinema, da domani nelle sale, Bertolucci e Haneke, le 'Belve' di Stone e l'Italia di Bruno
Un weekend ricco di novita' interessanti l'ultimo di ottobre: in sala arriva la Palma d'oro 2012 Amour diretta dal maestro austriaco Michael Haneke e interpretato da due giganti della recitazione come Emmanuelle Riva e Jean-Louis Trintignant.
Sempre da Cannes, sempre un maestro nove anni dopo il suo ultimo lavoro: e' Bernardo Bertolucci, che dopo i ragazzi del'68 di The Dreamers racconta quelli di oggi in 'Io e te', dal romanzo di Niccolo' Ammaniti.
Batte bandiera tricolore anche la commedia Massimiliano Bruno Viva l'Italia (con Michele Placido, Raoul Bova, Alessandro Gassman e Ambra Angiolini), mentre dagli States arrivano Le belve di oliver Stone (con Benicio Del Toro, John Travolta e Salma Hayek), che ritrova il passo di Assassini nati, e l'horror The Possession, una versione yiddish de L'esorcista.
Torna in sala anche un classico della Pixar, in versione 3D. Alla ricerca di Nemo.
Ecco le trame nel dettaglio:
Amour: La relazione di una coppia di insegnanti di musica in pensione, Georges e Anne, viene messa a dura prova dalle dolorose conseguenze di un ictus invalidante che colpisce Anne. La sua paralisi ridefinira' completamente i rapporti anche con la figlia musicista e col resto della famiglia.
Io e te: Lorenzo e' un adolescente solitario e problematico, che vive un rapporto conflittuale con la famiglia e con il mondo che lo circonda.
E il suo desiderio di estraniarsi dalla quotidianita' che lo opprime sta per diventare realta': invece di partire per la settimana bianca insieme ai suoi compagni di scuola, Lorenzo ha deciso di nascondersi e passare l'intero periodo nascosto in cantina, lasciando fuori il mondo e le sue regole.
Il suo piano e' perfetto, ma a mandare all'aria tutto sara' l'arrivo della sorellastra Olivia, una 25enne ribelle e vivace, che con il proprio bagaglio di problemi sconvolgera' il microcosmo di Lorenzo.
fonte Adnkronos/Cinematografo.it
Sempre da Cannes, sempre un maestro nove anni dopo il suo ultimo lavoro: e' Bernardo Bertolucci, che dopo i ragazzi del'68 di The Dreamers racconta quelli di oggi in 'Io e te', dal romanzo di Niccolo' Ammaniti.
Batte bandiera tricolore anche la commedia Massimiliano Bruno Viva l'Italia (con Michele Placido, Raoul Bova, Alessandro Gassman e Ambra Angiolini), mentre dagli States arrivano Le belve di oliver Stone (con Benicio Del Toro, John Travolta e Salma Hayek), che ritrova il passo di Assassini nati, e l'horror The Possession, una versione yiddish de L'esorcista.
Torna in sala anche un classico della Pixar, in versione 3D. Alla ricerca di Nemo.
Ecco le trame nel dettaglio:
Amour: La relazione di una coppia di insegnanti di musica in pensione, Georges e Anne, viene messa a dura prova dalle dolorose conseguenze di un ictus invalidante che colpisce Anne. La sua paralisi ridefinira' completamente i rapporti anche con la figlia musicista e col resto della famiglia.
Io e te: Lorenzo e' un adolescente solitario e problematico, che vive un rapporto conflittuale con la famiglia e con il mondo che lo circonda.
E il suo desiderio di estraniarsi dalla quotidianita' che lo opprime sta per diventare realta': invece di partire per la settimana bianca insieme ai suoi compagni di scuola, Lorenzo ha deciso di nascondersi e passare l'intero periodo nascosto in cantina, lasciando fuori il mondo e le sue regole.
Il suo piano e' perfetto, ma a mandare all'aria tutto sara' l'arrivo della sorellastra Olivia, una 25enne ribelle e vivace, che con il proprio bagaglio di problemi sconvolgera' il microcosmo di Lorenzo.
fonte Adnkronos/Cinematografo.it
Lgbt: Matteo Renzi: "Se vinco sì a unioni, ma no a matrimoni gay"
Firenze, Sì alla civil partnership, ma no al matrimonio.
Sulla regolamentazione delle unioni gay Matteo Renzi, candidato alle prossime elezioni primarie del centrosinistra sembra avere le idee chiare, e nel corso di un'intervista esclusiva rilasciata al giornalista Daniele Viotti spiega cosa intende fare, in caso di vittoria, per le coppie omosessuali.
Il sindaco di Firenze dichiara così di essere apertamente a favore della civil partnership all'inglese, ma non per il matrimonio.
Il matrimonio infatti, secondo Renzi, è un istitutozione concepita per un uomo e una donna, mentre per gli omosessuali la civil partnership sarebbe un'esclusiva in modo che entrambe le tipologie di coppie, gay ed etero, possano scegliere così un solo tipo di unione.
Unione che comunque, in ambedue i casi, avrebbe lo stesso significato, visto che la differenza si ridurrebbe, alla fine, quasi solo alla terminologia.
Ma il 'rottamatore' non si ferma alle mere promesse, e assicura che, in caso di vittoria, entro 100 giorni le civil partnership verranno approvate.
fonte http://firenze.ogginotizie.it
Sulla regolamentazione delle unioni gay Matteo Renzi, candidato alle prossime elezioni primarie del centrosinistra sembra avere le idee chiare, e nel corso di un'intervista esclusiva rilasciata al giornalista Daniele Viotti spiega cosa intende fare, in caso di vittoria, per le coppie omosessuali.
Il sindaco di Firenze dichiara così di essere apertamente a favore della civil partnership all'inglese, ma non per il matrimonio.
Il matrimonio infatti, secondo Renzi, è un istitutozione concepita per un uomo e una donna, mentre per gli omosessuali la civil partnership sarebbe un'esclusiva in modo che entrambe le tipologie di coppie, gay ed etero, possano scegliere così un solo tipo di unione.
Unione che comunque, in ambedue i casi, avrebbe lo stesso significato, visto che la differenza si ridurrebbe, alla fine, quasi solo alla terminologia.
Ma il 'rottamatore' non si ferma alle mere promesse, e assicura che, in caso di vittoria, entro 100 giorni le civil partnership verranno approvate.
fonte http://firenze.ogginotizie.it
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Lgbt Firenze: Florence Queer Festival, l'assessore Cristina Scaletti: “Una risposta alla voglia di diritti e contro ogni discriminazione” dal 25 al 31 ottobre il cinema Odeon
“Il Florence Queer Festival oggi è un’esigenza necessaria, per dare al mondo Lgbtqi i giusti spazi, con l’intenzione di avvicinare un pubblico sempre più ampio a queste tematiche.
In Italia c’è infatti una grande voglia di diritti, il divario che ci separa dagli altri paesi, in particolare dai paesi europeri a noi più vicini, è ancora troppo grande e c’è davvero moltissimo da fare per uscire dall’arretratezza.
Questa è una manifestazione che aiuta a colmare il nostro handicap sociale”.
L’assessore regionale alla cultura Cristina Scaletti ha così sottolineato la convinta adesione a questo festival di cultura e impegno sociale giunto alla sua X edizione e che quest’anno inaugura anche la 50 giorni del cinema internazionale di Firenze.
“Il successo raggiunto dimostra peraltro la grande qualità delle forme artistiche espresse nell’ambito degli spazi creativi Lgbtqi. Il mio augurio – ha concluso l’assessore - è che il Florence Queer contribuisca davvero a rendere la nostra società più moderna e civile”.
Dal 25 al 31 ottobre il cinema Odeon ospiterà un programma articolato in trenta titoli, prevalentemente pellicole indipendenti e anteprime che aprono una finestra sulla diversità.
Da segnalare le incursioni nella musica, nella letteratura e nel teatro grazie alle collaborazioni attivate con il Teatro di Rifredi, Viper. le librerie IBS Bookshop e Ireos e con la Strozzina e il Centro Museo Pecci di Prato.
fonte http://toscana-notizie.it/scritto da Dario Rossi.
fonte video http://multimedia.quotidiano.net lanazione
In Italia c’è infatti una grande voglia di diritti, il divario che ci separa dagli altri paesi, in particolare dai paesi europeri a noi più vicini, è ancora troppo grande e c’è davvero moltissimo da fare per uscire dall’arretratezza.
Questa è una manifestazione che aiuta a colmare il nostro handicap sociale”.
L’assessore regionale alla cultura Cristina Scaletti ha così sottolineato la convinta adesione a questo festival di cultura e impegno sociale giunto alla sua X edizione e che quest’anno inaugura anche la 50 giorni del cinema internazionale di Firenze.
“Il successo raggiunto dimostra peraltro la grande qualità delle forme artistiche espresse nell’ambito degli spazi creativi Lgbtqi. Il mio augurio – ha concluso l’assessore - è che il Florence Queer contribuisca davvero a rendere la nostra società più moderna e civile”.
Dal 25 al 31 ottobre il cinema Odeon ospiterà un programma articolato in trenta titoli, prevalentemente pellicole indipendenti e anteprime che aprono una finestra sulla diversità.
Da segnalare le incursioni nella musica, nella letteratura e nel teatro grazie alle collaborazioni attivate con il Teatro di Rifredi, Viper. le librerie IBS Bookshop e Ireos e con la Strozzina e il Centro Museo Pecci di Prato.
fonte http://toscana-notizie.it/scritto da Dario Rossi.
fonte video http://multimedia.quotidiano.net lanazione
Radio: Torna il viaggio tra le associazioni lgbtq di “Oltre le Differenze” con tappa a Torino per conoscere il circolo Maurice, sabato 27 ore 15
Sabato 27 alle 15 va in onda il format radiofonico dedicato al mondo LGBTQ condotto da Natascia Maesi e Oriana Bottini
“Oltre le Differenze” - il format radiofonico interamente dedicato al mondo gay, lesbico, bisex e transessuale - è di nuovo on the road.
Torino è la prossima tappa del viaggio alla scoperta delle associazioni lgbtq d’Italia, dove la redazione incontrerà il Circolo di cultura gay, lesbica, bisessuale, transgender e queer MAURICE.
All’associazione, nata nel 1985, Oltre le Differenze dedica la puntata che andrà in onda soltanto sabato 27 alle 15, anzichè venerdì sera, sempre sulle frequenze di Antenna Radio Esse (FM 91.25, 93.20, 93.50 99.10) o in diretta online dal sito www.antennaradioesse.it.
In apertura intervista a Casta d'Avorio, referente del gruppo di "Drag Queer" del circolo Maurice, che parlerà delle attività di animazione e del laboratorio di teatro che curano.
Con il segretario dell'associazione Maurizio Nicolazzo, invece, parleremo della storia del circolo, dei servizi qiuali la linea telefonica di sostegno o il Centro di Documentazione, del Coordinamento Torino Pride e del rapporto con le istituzioni e le amministrazion torinesi.
Spazio poi alle altre curiosità sulla vita associativa del circolo Maurice attraverso l'irriverente carta d'identità semi-seria e a cui risponderà Erberto, membro del direttivo, che svelerà pregi e difetti dell'associazione senza peli sulla lingua. Immancabile il consueto scaffale con suggerimenti su libri e filma tema lgbtq e non mancheranno le segnalazioni di appuntamenti culturali e festaioli a tema.
Per chi ascolta “Oltre le differenze” c'è la possibilità di interagire con la redazione del programma chiamando il 366 2809050 o scrivendo a redazione.oltreledifferenze@gmail.com.
E’ possibile inoltre visitare la pagina fan su facebook e il blog: oltreledifferenze.wordpress.com in cui trovate i video di tutte le puntate già andate in onda.
redazione.oltreledifferenze@gmail.com
http://oltreledifferenze.wordpress.com
fonte redazione "Oltre le Differenze"
“Oltre le Differenze” - il format radiofonico interamente dedicato al mondo gay, lesbico, bisex e transessuale - è di nuovo on the road.
Torino è la prossima tappa del viaggio alla scoperta delle associazioni lgbtq d’Italia, dove la redazione incontrerà il Circolo di cultura gay, lesbica, bisessuale, transgender e queer MAURICE.
All’associazione, nata nel 1985, Oltre le Differenze dedica la puntata che andrà in onda soltanto sabato 27 alle 15, anzichè venerdì sera, sempre sulle frequenze di Antenna Radio Esse (FM 91.25, 93.20, 93.50 99.10) o in diretta online dal sito www.antennaradioesse.it.
In apertura intervista a Casta d'Avorio, referente del gruppo di "Drag Queer" del circolo Maurice, che parlerà delle attività di animazione e del laboratorio di teatro che curano.
Con il segretario dell'associazione Maurizio Nicolazzo, invece, parleremo della storia del circolo, dei servizi qiuali la linea telefonica di sostegno o il Centro di Documentazione, del Coordinamento Torino Pride e del rapporto con le istituzioni e le amministrazion torinesi.
Spazio poi alle altre curiosità sulla vita associativa del circolo Maurice attraverso l'irriverente carta d'identità semi-seria e a cui risponderà Erberto, membro del direttivo, che svelerà pregi e difetti dell'associazione senza peli sulla lingua. Immancabile il consueto scaffale con suggerimenti su libri e filma tema lgbtq e non mancheranno le segnalazioni di appuntamenti culturali e festaioli a tema.
Per chi ascolta “Oltre le differenze” c'è la possibilità di interagire con la redazione del programma chiamando il 366 2809050 o scrivendo a redazione.oltreledifferenze@gmail.com.
E’ possibile inoltre visitare la pagina fan su facebook e il blog: oltreledifferenze.wordpress.com in cui trovate i video di tutte le puntate già andate in onda.
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mercoledì 24 ottobre 2012
Lgbt: Da quarant'anni la tv mostra famiglie gay
Sono quarant’anni che la televisione mostra esempi di famiglie lgbt.
Era il 1972, infatti, quando negli USA veniva trasmessa la serie That Certain Summer in cui un padre divorziato era costretto a incontrarsi di nascosto con la sua nuova fiamma, che era un uomo a sua volta.
L’interessante analisi delle serie televisive che presentano famiglie omosessuali è stata realizzata dalla Gay & Lesbian Alliance Defamation che, appunto, intende celebrare i quarant’anni della serie That Certain Summer.
È stata realizzata anche un’infografica che presenta sommariamente le fiction che nel corso di questi anni hanno portato nelle case degli americani, prima, e di varie parti del mondo, poi, altri tipi di famiglie che non siano quelle classiche composte da papà, mamma e figli.
Ecco la sintesi proposta dalla GLAAD: certo, l’elenco prende in esame solo le produzioni statunitensi, ma è pur vero che moltissime di quelle serie sono poi state esportate in tutto il mondo e alcune sono diventate dei veri e propri cult pe ril mondo gay.
1972: That Certain Summer
1977: Soap
1987: The Tracey Ullman Show
1995: Friends
2000: Will & Grace
2001: Queer as Folk
2003: E.R. Medici in prima linea; It’s all relative; Normal; The Wire
2005: Six feet under; American Dad
2009: Modern Family
2011: Grey’s Anatomy
2012: Glee; The new normal
fonte http://www.queerblog.it da Roberto Russo
Era il 1972, infatti, quando negli USA veniva trasmessa la serie That Certain Summer in cui un padre divorziato era costretto a incontrarsi di nascosto con la sua nuova fiamma, che era un uomo a sua volta.
L’interessante analisi delle serie televisive che presentano famiglie omosessuali è stata realizzata dalla Gay & Lesbian Alliance Defamation che, appunto, intende celebrare i quarant’anni della serie That Certain Summer.
È stata realizzata anche un’infografica che presenta sommariamente le fiction che nel corso di questi anni hanno portato nelle case degli americani, prima, e di varie parti del mondo, poi, altri tipi di famiglie che non siano quelle classiche composte da papà, mamma e figli.
Ecco la sintesi proposta dalla GLAAD: certo, l’elenco prende in esame solo le produzioni statunitensi, ma è pur vero che moltissime di quelle serie sono poi state esportate in tutto il mondo e alcune sono diventate dei veri e propri cult pe ril mondo gay.
1972: That Certain Summer
1977: Soap
1987: The Tracey Ullman Show
1995: Friends
2000: Will & Grace
2001: Queer as Folk
2003: E.R. Medici in prima linea; It’s all relative; Normal; The Wire
2005: Six feet under; American Dad
2009: Modern Family
2011: Grey’s Anatomy
2012: Glee; The new normal
fonte http://www.queerblog.it da Roberto Russo
Vladimir Luxuria a Baltimore per il Congresso Annuale sulle Opportunità Lavorative LGBT, dal 29 ottobre al 1 novembre
Dal 29 ottobre al 1 novembre Vladi sarà presente come “speaker” al Congresso Annuale sulle Opportunità Lavorative LGBT “OUT & EQUAL WORKPLACE SUMMIT a Baltimore, Maryland, USA
Dopo l‘intervento a Londra dello scorso luglio, Luxuria torna a parlare alla platea internazionale di Out & Equal, l’organizzazione americana che lavora per l’uguaglianza LGBT nei luoghi di lavoro.
Questa volta il summit si svolgerà negli States, nella città di Baltimore (Maryland), dal 29 ottobre al 1 novembre 2012.
Più di 2.500 lavoratori dipendenti, professionisti delle risorse umane, delegati di organizzazioni mondiali LBGT si incontreranno presso il Baltimore Convention Center per il quattordicesimo anno dal primo summit Out & Equal Workplace. L’Out & Equal Workplace vertice è considerato il più grande evento educativo e di rete a livello mondiale focalizzato sulla parità dei diritti e delle opportunità lavorative per la le persone LGBT.
L’evento è sponsorizzato da 126 corporations, compresa l’IBM e la Hewlwtt-Packard che presentano l’evento.
Tra gli Speaker, oltre Vladi, ci saranno anche:
Benjamin Todd Jealous, presidente dell’NAACP (Associazione nazionale per la promozione delle persone di colore), una delle prime e più influenti associazioni per i diritti civili negli Stati Uniti.
Tammy Smith, il primo Generale delle forze armate statunitensi apertamente omosessuale.
Judy Shepard, fondatrice della Matthew Shepard Foundation, tra i sostenitori principali dei diritti LGBT negli Stati Uniti.
Zach Wahls, noto attivista LBGT.
Vernice “FlyGirl” Armour, la prima donna Afro-Americana ad entrare tra i piloti da combattimento dell’esercito USA.
Beth Brooke, Vice Presidente presso Ernst & Young. Cinque volte tra la classifica di Forbes “World’s 100 Most Powerful Women”.
Tiffany Dufu, Presidente del White House Project, organizzazione che mira a sostenere le donne nell’obiettivo di occupare posti leadership chiave, fino alla presidenza degli Stati Uniti.
Il programma del summit, molto articolato, è spiegato in dettaglio sul sito ufficiale:
http://outandequal.org/summit-2012
fonte http://www.vladimirluxuria.it
Dopo l‘intervento a Londra dello scorso luglio, Luxuria torna a parlare alla platea internazionale di Out & Equal, l’organizzazione americana che lavora per l’uguaglianza LGBT nei luoghi di lavoro.
Questa volta il summit si svolgerà negli States, nella città di Baltimore (Maryland), dal 29 ottobre al 1 novembre 2012.
Più di 2.500 lavoratori dipendenti, professionisti delle risorse umane, delegati di organizzazioni mondiali LBGT si incontreranno presso il Baltimore Convention Center per il quattordicesimo anno dal primo summit Out & Equal Workplace. L’Out & Equal Workplace vertice è considerato il più grande evento educativo e di rete a livello mondiale focalizzato sulla parità dei diritti e delle opportunità lavorative per la le persone LGBT.
L’evento è sponsorizzato da 126 corporations, compresa l’IBM e la Hewlwtt-Packard che presentano l’evento.
Tra gli Speaker, oltre Vladi, ci saranno anche:
Benjamin Todd Jealous, presidente dell’NAACP (Associazione nazionale per la promozione delle persone di colore), una delle prime e più influenti associazioni per i diritti civili negli Stati Uniti.
Tammy Smith, il primo Generale delle forze armate statunitensi apertamente omosessuale.
Judy Shepard, fondatrice della Matthew Shepard Foundation, tra i sostenitori principali dei diritti LGBT negli Stati Uniti.
Zach Wahls, noto attivista LBGT.
Vernice “FlyGirl” Armour, la prima donna Afro-Americana ad entrare tra i piloti da combattimento dell’esercito USA.
Beth Brooke, Vice Presidente presso Ernst & Young. Cinque volte tra la classifica di Forbes “World’s 100 Most Powerful Women”.
Tiffany Dufu, Presidente del White House Project, organizzazione che mira a sostenere le donne nell’obiettivo di occupare posti leadership chiave, fino alla presidenza degli Stati Uniti.
Il programma del summit, molto articolato, è spiegato in dettaglio sul sito ufficiale:
http://outandequal.org/summit-2012
fonte http://www.vladimirluxuria.it
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Bergamo: Libri LGBT per la biblioteca dedicata a Peppino Impastato
Di persone che credono ancora nel ruolo fondamentale della cultura, fortunatamente, ce ne sono tante.
A cominciare proprio dai ragazzi del collettivo apartitico La Rosa Bianca, che hanno deciso di impegnarsi in un progetto molto interessante, l’apertura di una biblioteca indipendente gestita interamente da volontari.
La biblioteca, che avrà sede presso il circolo Gramsci di Colognola, sarà intitolata a Peppino Impastato, eroe che ha dato la vita per lottare contro la mafia e che a Bergamo, più precisamente a Ponteranica, è stato sbeffeggiato dall’amministrazione comunale, che ha pensato bene di togliere la targa posta in suo onore presso la biblioteca del paese per sostituirla con quella di un prete.
Noi di Bergamo contro l’omofobia pensiamo che questo progetto sia lodevole e vogliamo sostenerlo con il nostro piccolo contributo.
Grazie all’Arcilesbica di Bergamo,(http://arcilesbicaxxbg.blogspot.it/)
infatti, doneremo quasi una trentina di libri a tematica lesbica, gay, bisessuale e transgender (LGBT) alla biblioteca Impastato.
Se noi ci abbiamo messo l’idea e qualche piccolo contributo cartaceo, il grosso lo farà ArcilesbicaxxBergamo, che donerà la maggior parte dei libri, raccolti da tutte le ragazze iscritte all’associazione.
Siamo convinti che la sensibilizzazione contro il fenomeno dell’omofobia passi soprattutto dalla cultura; informarsi e condividere idee e pensieri, questa è una delle poche armi che abbiamo per abbattere le barriere del pregiudizio e della violenza, non solo fisica ma anche verbale (Bergamo ne è un ottimo esempio).
Un libro porta spesso con se della conoscenza, un confronto, uno spunto, proprio per questo è ancora utile e necessario battersi affinché i libri circolino, siano scambiati, barattati, regalati… Letti.
fonte http://bergamocontrolomofobia.wordpress.com
A cominciare proprio dai ragazzi del collettivo apartitico La Rosa Bianca, che hanno deciso di impegnarsi in un progetto molto interessante, l’apertura di una biblioteca indipendente gestita interamente da volontari.
La biblioteca, che avrà sede presso il circolo Gramsci di Colognola, sarà intitolata a Peppino Impastato, eroe che ha dato la vita per lottare contro la mafia e che a Bergamo, più precisamente a Ponteranica, è stato sbeffeggiato dall’amministrazione comunale, che ha pensato bene di togliere la targa posta in suo onore presso la biblioteca del paese per sostituirla con quella di un prete.
Noi di Bergamo contro l’omofobia pensiamo che questo progetto sia lodevole e vogliamo sostenerlo con il nostro piccolo contributo.
Grazie all’Arcilesbica di Bergamo,(http://arcilesbicaxxbg.blogspot.it/)
infatti, doneremo quasi una trentina di libri a tematica lesbica, gay, bisessuale e transgender (LGBT) alla biblioteca Impastato.
Se noi ci abbiamo messo l’idea e qualche piccolo contributo cartaceo, il grosso lo farà ArcilesbicaxxBergamo, che donerà la maggior parte dei libri, raccolti da tutte le ragazze iscritte all’associazione.
Siamo convinti che la sensibilizzazione contro il fenomeno dell’omofobia passi soprattutto dalla cultura; informarsi e condividere idee e pensieri, questa è una delle poche armi che abbiamo per abbattere le barriere del pregiudizio e della violenza, non solo fisica ma anche verbale (Bergamo ne è un ottimo esempio).
Un libro porta spesso con se della conoscenza, un confronto, uno spunto, proprio per questo è ancora utile e necessario battersi affinché i libri circolino, siano scambiati, barattati, regalati… Letti.
fonte http://bergamocontrolomofobia.wordpress.com
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Lgbt Danza: Milano il tango in ospedale, al San Giuseppe una terapia per riabilitare la mente e il corpo
Il ballo, o meglio il tango, dalle balere sbarca nella corsia dell'ospedale.
Al San Giuseppe di Milano il reparto di riabilitazione specialistica ha introdotto nei protocolli clinici riabilitativi proprio la danza che, per eccellenza, richiama alla passione e ai sentimenti.
Da sempre la danza è presente in molte culture e viene praticata con scopi non solo artisti o mistici, ma anche terapeutici.
Il ballo non è più soltanto una degli strumenti con cui l'essere umano si esprime, oggi è anche un mezzo che permette lo sviluppo di un maggiore controllo, coordinazione e consapevolezza del proprio corpo.
Ecco quindi che la tangoterapia può svolgere un ruolo utile nei percorsi di recupero di persone colpite da sclerosi multipla, esiti di ictus, disturbi dell'equilibrio neurogeni, patologie croniche respiratorie e Parkinson.
Così, dopo una prima fase sperimentale, il progetto della tangoterapia è stato avviato. Marilena Patuzzo è una maestra di ballo professionista, ma non solo, è anche la coordinatrice infermieristica della Riabilitazione specialistica neurologica e della neurologia. Sarà lei a coordinare il progetto che prevede due sessioni settimanali di circa 45 minuti.
Sono molti i balli che spingono al movimento, aiutano il coordinamento dei movimenti e mettono in funzione la pompa cardiaca, ma il ballo argentino è stato ritenuto quello più indicato.
Gli abbracci, le mani che si toccano e il casquet sono il giusto allenamento per aiutare chi ha problemi respiratori, cardiocircolatori e di equilibrio.
Ma a godere del beneficio è anche la sfera psicologica. Il ballo agevola l'interazione sociale, facilità le relazioni e offre l'opportunità di accettare il proprio corpo attraverso un recupero delle capacità motorie.
fonte http://www.vitadidonna.it
Al San Giuseppe di Milano il reparto di riabilitazione specialistica ha introdotto nei protocolli clinici riabilitativi proprio la danza che, per eccellenza, richiama alla passione e ai sentimenti.
Da sempre la danza è presente in molte culture e viene praticata con scopi non solo artisti o mistici, ma anche terapeutici.
Il ballo non è più soltanto una degli strumenti con cui l'essere umano si esprime, oggi è anche un mezzo che permette lo sviluppo di un maggiore controllo, coordinazione e consapevolezza del proprio corpo.
Ecco quindi che la tangoterapia può svolgere un ruolo utile nei percorsi di recupero di persone colpite da sclerosi multipla, esiti di ictus, disturbi dell'equilibrio neurogeni, patologie croniche respiratorie e Parkinson.
Così, dopo una prima fase sperimentale, il progetto della tangoterapia è stato avviato. Marilena Patuzzo è una maestra di ballo professionista, ma non solo, è anche la coordinatrice infermieristica della Riabilitazione specialistica neurologica e della neurologia. Sarà lei a coordinare il progetto che prevede due sessioni settimanali di circa 45 minuti.
Sono molti i balli che spingono al movimento, aiutano il coordinamento dei movimenti e mettono in funzione la pompa cardiaca, ma il ballo argentino è stato ritenuto quello più indicato.
Gli abbracci, le mani che si toccano e il casquet sono il giusto allenamento per aiutare chi ha problemi respiratori, cardiocircolatori e di equilibrio.
Ma a godere del beneficio è anche la sfera psicologica. Il ballo agevola l'interazione sociale, facilità le relazioni e offre l'opportunità di accettare il proprio corpo attraverso un recupero delle capacità motorie.
fonte http://www.vitadidonna.it
Celebrità LGBT pubblicano video per sostenere Obama
Zachary Quinto, Wanda Sykes e Chaz Bono sono solo alcune delle celebrità LGBT che hanno preso parte ad un nuovo video in sostegno della ri-elezione dell’esponente democratico Barack Obama.
Le star spiegano il ruolo importante giocato dal Presidente nel corso dei 4 anni trascorsi, con l’abrogazione del Don’t Ask Don’t Tell (la regola che vietava ai militari di rivelare la propria omosessualità) nonché l’annuncio pubblico in favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso.
La tennista Billie Jean King afferma:
È incredibile il modo in cui ogni generazione si spinga sempre più avanti.
E il Presidente Obama lo ha fatto ancor più velocemente di chiunque altro nella storia della nostra comunità.fonte http://aftersantana.altervista.org
Le star spiegano il ruolo importante giocato dal Presidente nel corso dei 4 anni trascorsi, con l’abrogazione del Don’t Ask Don’t Tell (la regola che vietava ai militari di rivelare la propria omosessualità) nonché l’annuncio pubblico in favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso.
La tennista Billie Jean King afferma:
È incredibile il modo in cui ogni generazione si spinga sempre più avanti.
E il Presidente Obama lo ha fatto ancor più velocemente di chiunque altro nella storia della nostra comunità.fonte http://aftersantana.altervista.org
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Lgbt Napoli: “Lune d’agosto” a Poetè, domani 25 ottobre
Giovedì 25 ottobre, secondo appuntamento nel saottino del Chiaja Hotel de Charme con Poetè, ciclo di letture poetiche (e non solo) infuse di teina.
Ospite di Claudio Finelli, direttore artistico della rassegna sarà la poetessa Rosanna Bazzano che presenta il volume “Lune d’agosto” (edizioni Intra Moenia).
Ad accompagnare la presentazione ci saranno la voce di Giovanna Panza e il piano di Mariella Pandolfi (sotto la supervisione fonica di Giovanni Liscio).
L’incontro sarà, come di consueto, condito da tè e biscottini.
Appuntamento giovedì alle ore 18.30.
Il Chiaja Hotel de Charme si trova a Napoli al primo piano di via Chiaia 216.
Evento realizzato in collaborazione con: Centro di Poesia, Napoligaypress.it, ArciGay Napoli, ArciGay Salerno, Associazione Vololibero, iKen Onlus, Lalineascritta – Laboratorio di Scrittura Creativa
Ingresso libero. Per info e prenotazioni: 349 47 84 545 | claudiofinelli1@virgilio.it
fonte http://www.napoligaypress.it
Ospite di Claudio Finelli, direttore artistico della rassegna sarà la poetessa Rosanna Bazzano che presenta il volume “Lune d’agosto” (edizioni Intra Moenia).
Ad accompagnare la presentazione ci saranno la voce di Giovanna Panza e il piano di Mariella Pandolfi (sotto la supervisione fonica di Giovanni Liscio).
L’incontro sarà, come di consueto, condito da tè e biscottini.
Appuntamento giovedì alle ore 18.30.
Il Chiaja Hotel de Charme si trova a Napoli al primo piano di via Chiaia 216.
Evento realizzato in collaborazione con: Centro di Poesia, Napoligaypress.it, ArciGay Napoli, ArciGay Salerno, Associazione Vololibero, iKen Onlus, Lalineascritta – Laboratorio di Scrittura Creativa
Ingresso libero. Per info e prenotazioni: 349 47 84 545 | claudiofinelli1@virgilio.it
fonte http://www.napoligaypress.it
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martedì 23 ottobre 2012
Lgbt Firenze: "Eucarestia alle persone omosessuali", la scelta di Don Santoro. Il prete ha aperto anche i corsi prematrimoniali per fidanzati
Don Santoro, il prete operaio
Prima di distribuire la comunione Don Santoro aveva scritto, nei giorni scorsi, una lettera aperta a Monsignor Betori.
Per iniziativa della Comunità delle Piagge verrà proiettato in anteprima italiana il docufilm 'Taking a chance on God'
Don Alessandro Santoro, il prete fiorentino da sempre in lotta con le gerarchie ecclesiastiche, durante la messa di ieri ha distribuito la comunione a omosessuali e militanti gay dichiarati.
Don Santoro, nei giorni scorsi, aveva scritto una lettera aperta all'arcivescovo di Firenze, monsignor Giuseppe Betori, in cui annunciava, insieme a don Giacomo Stinghi, a don Fabio Masi e a suor Stefania Baldini, la ''scelta dell'obiezione di coscienza'' rispetto ai precetti della Chiesa sull'accesso ai sacramenti degli omosessuali cattolici.
I quattro religiosi invitano la Chiesa a ''smettere di considerare verità assolute quelle che poi dovrà considerare come un errore, come accaduto in passato''.
Da qui la decisione di passare dalle parole ai fatti, e di distribuire l'eucarestia anche a coppie di omosessuali che don Santoro segue, e a cui ha aperto anche i corsi prematrimoniali per fidanzati.
Don Alessandro Santoro era stato rimosso dalla parrocchia-centro sociale delle Piagge, un paio di anni fa, per aver sposato con rito cattolico un uomo con un transessuale. Poi, dopo alcuni mesi, l'arcivescovo Betori gli aveva permesso di ritornare alle Piagge. Ieri, la nuova sfida del sacerdote alle gerarchie.
Per iniziativa della Comunità delle Piagge, la comunità cristiana di base diretta da don Santoro, il 25 ottobre verrà proiettato in anteprima italiana il docufilm 'Taking a chance on God', che parla della lotta di John McNeill, prete cattolico americano, teologo, psicoterapeuta e gay per la ''liberazione delle persone omosessuali dalla paura e dall'esclusione'' nella società e nella chiesa. Il film documentario verrà presentato alle 17 al cinema Odeon di Firenze dallo stesso don Santoro.
fonte http://www.lanazione.it/
Prima di distribuire la comunione Don Santoro aveva scritto, nei giorni scorsi, una lettera aperta a Monsignor Betori.
Per iniziativa della Comunità delle Piagge verrà proiettato in anteprima italiana il docufilm 'Taking a chance on God'
Don Alessandro Santoro, il prete fiorentino da sempre in lotta con le gerarchie ecclesiastiche, durante la messa di ieri ha distribuito la comunione a omosessuali e militanti gay dichiarati.
Don Santoro, nei giorni scorsi, aveva scritto una lettera aperta all'arcivescovo di Firenze, monsignor Giuseppe Betori, in cui annunciava, insieme a don Giacomo Stinghi, a don Fabio Masi e a suor Stefania Baldini, la ''scelta dell'obiezione di coscienza'' rispetto ai precetti della Chiesa sull'accesso ai sacramenti degli omosessuali cattolici.
I quattro religiosi invitano la Chiesa a ''smettere di considerare verità assolute quelle che poi dovrà considerare come un errore, come accaduto in passato''.
Da qui la decisione di passare dalle parole ai fatti, e di distribuire l'eucarestia anche a coppie di omosessuali che don Santoro segue, e a cui ha aperto anche i corsi prematrimoniali per fidanzati.
Don Alessandro Santoro era stato rimosso dalla parrocchia-centro sociale delle Piagge, un paio di anni fa, per aver sposato con rito cattolico un uomo con un transessuale. Poi, dopo alcuni mesi, l'arcivescovo Betori gli aveva permesso di ritornare alle Piagge. Ieri, la nuova sfida del sacerdote alle gerarchie.
Per iniziativa della Comunità delle Piagge, la comunità cristiana di base diretta da don Santoro, il 25 ottobre verrà proiettato in anteprima italiana il docufilm 'Taking a chance on God', che parla della lotta di John McNeill, prete cattolico americano, teologo, psicoterapeuta e gay per la ''liberazione delle persone omosessuali dalla paura e dall'esclusione'' nella società e nella chiesa. Il film documentario verrà presentato alle 17 al cinema Odeon di Firenze dallo stesso don Santoro.
fonte http://www.lanazione.it/
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Lgbt: “Siamo trans, non malati” Maxwell Zachs, 25 enne nato donna ed oggi uomo ha lanciato il suo lamento sul web ritenendo l'atteggiamento dell'Oms a dir poco discriminatorio
L’Abc News ci parla dell’appello vodeo di Maxwell Zachs il quale ha deciso d’impegnarsi in prima persona per combattere l’idea secondo la quale la transessualità non è altro che una malattia mentale.
LA STORIA
Il 25enne è nato donna ma nel 2009, all’età di 22 anni, è diventato un ragazzo grazie alla somministrazione di testosterone. Il colpo finale è avvenuto nel 2010 quando si è sottoposto ad un intervento di doppia mastectomia in Thailandia.
Nel suo appello il giovane ha spiegato di essere in perfetta salute anche se transessuale ed ha anche organizzato un’apposita petizione, già firmata da 42 mila persone, chiedendo all’organizzazione mondiale per la sanità di eliminare dall’elenco delle malattie mentali registrate il “transessualesimo” in quanto l’esistenza stessa di tale malattia porta ad una discriminazione inaccettabile.
NON E’ UNA MALATTIA
“Il sesso non è una malattia, ma solo una parte di ciò che sono, come ad esempio essere ebreo o vegetariano o forse fin troppo ciarliero”.
L’Oms puo’ contare su cinque classificazioni relative al disordine di genere in adulti e bambini, tra cui il “transessualesimo”.
Secondo l’autorità internazionale tale tipologia rappresenta “il desidero di vivere e di essere accettati come membri del sesso opposto, spesso accompagnato dal desiderio di rendere il proprio corpo il più simile possibile al sesso desiderato.
SONO SANO
La scelta di operarsi, di accettare trattamenti ormonali e la prova conclamata dell’esistenza per almeno due anni del disturbo, non associato a sua volta da altre complicazioni mentali, fanno il resto.
Per quanto Maxwell si ritenga “sano”, secondo le autorità questo comportamento denota una malattia. Tuttavia è necessario ricordare che la prossima revisione delle malattie riconosciute come tali avverrà nel 2015 e probabilmente per allora Maxwell non sarà più ritenuto malato.
VERSO UNA SOLUZIONE?
Per Maxwell, studente di cultura ebraica in Svezia, la soluzione sarebbe quella di equiparare la sua condizione a quella degli omosessuali, i quali non sono più giudicati come malati fin dal 1990.
L’Oms dal canto suo si è dimostrata aperta nel trovare una soluzione, demandando l’analisi finale al gruppo di studiosi che dovrà occuparsi nel 2015 a cambiare la classificazione delle malattie.
Detto questo bisognerà mettere d’accordo i delegati alla ricerca di una soluzione che accontenti tutti. Aspettiamo il 2015, intanto accogliamo con favore le voci come quella di Maxwell. L’importante è parlarne.
fonte http://www.giornalettismo.com/ di Maghdi Abo Abia, Photocredit Youtube
LA STORIA
Il 25enne è nato donna ma nel 2009, all’età di 22 anni, è diventato un ragazzo grazie alla somministrazione di testosterone. Il colpo finale è avvenuto nel 2010 quando si è sottoposto ad un intervento di doppia mastectomia in Thailandia.
Nel suo appello il giovane ha spiegato di essere in perfetta salute anche se transessuale ed ha anche organizzato un’apposita petizione, già firmata da 42 mila persone, chiedendo all’organizzazione mondiale per la sanità di eliminare dall’elenco delle malattie mentali registrate il “transessualesimo” in quanto l’esistenza stessa di tale malattia porta ad una discriminazione inaccettabile.
NON E’ UNA MALATTIA
“Il sesso non è una malattia, ma solo una parte di ciò che sono, come ad esempio essere ebreo o vegetariano o forse fin troppo ciarliero”.
L’Oms puo’ contare su cinque classificazioni relative al disordine di genere in adulti e bambini, tra cui il “transessualesimo”.
Secondo l’autorità internazionale tale tipologia rappresenta “il desidero di vivere e di essere accettati come membri del sesso opposto, spesso accompagnato dal desiderio di rendere il proprio corpo il più simile possibile al sesso desiderato.
SONO SANO
La scelta di operarsi, di accettare trattamenti ormonali e la prova conclamata dell’esistenza per almeno due anni del disturbo, non associato a sua volta da altre complicazioni mentali, fanno il resto.
Per quanto Maxwell si ritenga “sano”, secondo le autorità questo comportamento denota una malattia. Tuttavia è necessario ricordare che la prossima revisione delle malattie riconosciute come tali avverrà nel 2015 e probabilmente per allora Maxwell non sarà più ritenuto malato.
VERSO UNA SOLUZIONE?
Per Maxwell, studente di cultura ebraica in Svezia, la soluzione sarebbe quella di equiparare la sua condizione a quella degli omosessuali, i quali non sono più giudicati come malati fin dal 1990.
L’Oms dal canto suo si è dimostrata aperta nel trovare una soluzione, demandando l’analisi finale al gruppo di studiosi che dovrà occuparsi nel 2015 a cambiare la classificazione delle malattie.
Detto questo bisognerà mettere d’accordo i delegati alla ricerca di una soluzione che accontenti tutti. Aspettiamo il 2015, intanto accogliamo con favore le voci come quella di Maxwell. L’importante è parlarne.
fonte http://www.giornalettismo.com/ di Maghdi Abo Abia, Photocredit Youtube
Lgbt Kiev: «I gay distruggono la società». Passa la legge omofobica in Ucraina
Un bacio gay? Cinque anni di carcere. Succede, in Ucraina.
Propaganda omosessuale? Cinque anni di carcere!
Kiev, Progetto di legge 8711. Un nome che, nella maggior parte della burocrazia parlamentare e giuridica mondiale potrebbe essere assimilato ad uno dei tanti futuri articoli di qualche codice civile o penale, o una legge per chissà quale contributo statale. In Ucraina assume tuttavia un significato specifico, e particolarmente repressivo per le più normali e riconosciute tra le libertà: quella di espressione.
Tramite questo progetto, approvato in prima lettura a inizio mese e con un’amplia maggioranza dei membri del Parlamento (289 favorevoli, 161 tra contrari e astenuti), infatti, si andrà ad introdurre il reato di “propaganda omosessuale”, con pene detentive che potranno arrivare fino ai cinque anni di carcere, per il solo crimine di aver difeso, sostenuto o appoggiato la libertà di amare.
A titolo esemplificativo, si può sostenere che anche un discorso al bar, intorno a un tavolo, potrebbe essere censurato. Articoli giornalistici, manifestazioni di piazza, un bacio o una dimostrazione di affetto: tutto rischia di essere epurato, multato, vituperato, considerato alla stregua di un crimine.
repressione gay ucraina
I promotori e i firmatari di questa oscena limitazione dei diritti dei cittadini ucraini, i quali dopo anni di repressione comunista – Stalin arrivava ad internare gli omosessuali dei gulag, senza tanti fronzoli – sono forse abituati a veder schiacciate le più ovvie libertà personali, sostengono che l’omosessualità è un fenomeno criminale, un cancro per la società poiché produce ondate epidemiche di Aids, ma soprattutto mina alla stabilità della famiglia, che va difesa da ogni possibile calo demografico, che appunto avverrebbe se si sviluppasse la componente omosessuale della società.
I deliri parlamentari, tuttavia, sono purtroppo in buonissima compagnia: già lo scorso agosto un comitato scientifico cooptato dal governo di Kiev, in preda a un delirio inspiegabile, aveva portato allo stop di alcune trasmissioni televisive di larghissimo consumo internazionale, primi tra tutti I Simpson e SpongeBob, quest’ultimo bollato come “omosessuale, propedeutico alla distruzione della famiglia e alla diffusione di vari vizi, che spinge i bambini tra i 3 e i 5 anni a fare scherzi, ridere ad alta voce e ripetere frasi senza senso”. Già, in Ucraina è vietato anche essere bambini.
L’omofobia non è solo materia per il paese di Yulia Timoshenko, l’ex premier rinchiusa in carcere per contrastare l’occidentalizzazione del paese. In Serbia, altra nazione nel quale l’ascesa delle forze conservatrici e illiberali è da tempo oggetto di dure critiche da parte degli osservatori internazionali, e dell’Unione Europea in testa, ogni manifestazione dell’orgoglio omosessuale – il cosiddetto gay pride che ogni anno si svolge in molte città, Italia compresa – è stato ufficialmente vietato per ragioni di sicurezza, ufficiosamente per sostenere le azioni di gruppi ultra-nazionalisti legati all’estrema destra.
A nulla sono valse le parole levate in aula a Strasburgo dal relatore europeo per la Serbia, che si è detto rammaricato per la mancanza di libertà nel suo paese. Così è, se vi pare.
fonte http://www.wakeupnews.eu/ Post di Stefano Maria Meconi
Propaganda omosessuale? Cinque anni di carcere!
Kiev, Progetto di legge 8711. Un nome che, nella maggior parte della burocrazia parlamentare e giuridica mondiale potrebbe essere assimilato ad uno dei tanti futuri articoli di qualche codice civile o penale, o una legge per chissà quale contributo statale. In Ucraina assume tuttavia un significato specifico, e particolarmente repressivo per le più normali e riconosciute tra le libertà: quella di espressione.
Tramite questo progetto, approvato in prima lettura a inizio mese e con un’amplia maggioranza dei membri del Parlamento (289 favorevoli, 161 tra contrari e astenuti), infatti, si andrà ad introdurre il reato di “propaganda omosessuale”, con pene detentive che potranno arrivare fino ai cinque anni di carcere, per il solo crimine di aver difeso, sostenuto o appoggiato la libertà di amare.
A titolo esemplificativo, si può sostenere che anche un discorso al bar, intorno a un tavolo, potrebbe essere censurato. Articoli giornalistici, manifestazioni di piazza, un bacio o una dimostrazione di affetto: tutto rischia di essere epurato, multato, vituperato, considerato alla stregua di un crimine.
repressione gay ucraina
I promotori e i firmatari di questa oscena limitazione dei diritti dei cittadini ucraini, i quali dopo anni di repressione comunista – Stalin arrivava ad internare gli omosessuali dei gulag, senza tanti fronzoli – sono forse abituati a veder schiacciate le più ovvie libertà personali, sostengono che l’omosessualità è un fenomeno criminale, un cancro per la società poiché produce ondate epidemiche di Aids, ma soprattutto mina alla stabilità della famiglia, che va difesa da ogni possibile calo demografico, che appunto avverrebbe se si sviluppasse la componente omosessuale della società.
I deliri parlamentari, tuttavia, sono purtroppo in buonissima compagnia: già lo scorso agosto un comitato scientifico cooptato dal governo di Kiev, in preda a un delirio inspiegabile, aveva portato allo stop di alcune trasmissioni televisive di larghissimo consumo internazionale, primi tra tutti I Simpson e SpongeBob, quest’ultimo bollato come “omosessuale, propedeutico alla distruzione della famiglia e alla diffusione di vari vizi, che spinge i bambini tra i 3 e i 5 anni a fare scherzi, ridere ad alta voce e ripetere frasi senza senso”. Già, in Ucraina è vietato anche essere bambini.
L’omofobia non è solo materia per il paese di Yulia Timoshenko, l’ex premier rinchiusa in carcere per contrastare l’occidentalizzazione del paese. In Serbia, altra nazione nel quale l’ascesa delle forze conservatrici e illiberali è da tempo oggetto di dure critiche da parte degli osservatori internazionali, e dell’Unione Europea in testa, ogni manifestazione dell’orgoglio omosessuale – il cosiddetto gay pride che ogni anno si svolge in molte città, Italia compresa – è stato ufficialmente vietato per ragioni di sicurezza, ufficiosamente per sostenere le azioni di gruppi ultra-nazionalisti legati all’estrema destra.
A nulla sono valse le parole levate in aula a Strasburgo dal relatore europeo per la Serbia, che si è detto rammaricato per la mancanza di libertà nel suo paese. Così è, se vi pare.
fonte http://www.wakeupnews.eu/ Post di Stefano Maria Meconi
Lgbt Bolzano: Il vescovo Muser incontra i gay: basta discriminazioni
Il vescovo riceve gli esponenti di Centaurus:
«La Chiesa non esclude i cristiani omosessuali, ma no al matrimonio»
BOLZANO, In vent’anni non era mai successo che esponenti dell’associazione Centaurus (gay e lesbiche dell’Alto Adige) venissero accolti da un vescovo. È successo ieri pomeriggio. Un incontro storico, che ha avviato un dialogo tra due mondi, che spesso e volentieri si scontrano.
Per un’ora il vescovo Ivo Muser ha risposto alle domande dei due portavoce dell’associazione: Andreas Unterkircher e Martine De Biasi.
Il bilancio è stato positivo per entrambe le parti.
A fine incontro, infatti, il presule ha voluto mandare un messaggio forte e chiaro: «Ogni persona va rispettata. Sono assolutamente contrario alla discriminazione. La violenza va sempre condannata. Ovvio che su alcune tematiche abbiamo idee diverse. Ma solo attraverso il dialogo possiamo essere costruttivi».
I rappresentanti di Centaurus hanno chiesto di poter incontrare il vescovo per un motivo preciso: «Molti dei nostri iscritti sono di fede cristiana - racconta Martine De Biasi -. Alcuni di loro sono combattuti. Non si sentono accettati dalla Chiesa. Avvertono un disagio nell’essere omosessuali e cristiani allo stesso tempo».
Il presule ha risposto senza tentennare: «Non sono esclusi. Ognuno di noi è invitato a scoprire la volontà di Dio e a farlo nelle rispettive condizioni. Da parte mia posso solo confermare che la porta sarà sempre aperta».
Durante l’incontro il vescovo Muser ha spiegato che «Dio ama una coppia, anche se è gay». Sul comportamento che la curia ha nei confronti di preti o seminaristi omosessuali, monsignor Muser non ha voluto dare una risposta chiara: «Penso che vada valutato ogni singolo caso - precisa -.
Il sacerdote deve ricordarsi che ha fatto una scelta: ha scelto il celibato. Ma soprattutto: deve sostenere il sacramento del matrimoni tra uomo e donna. Un sacramento che non potrà mai essere concesso a una coppia dello stesso sesso. Ogni amore ha bisogno di regole».
Nel 2009 monsignor Karl Golser si era espresso a favore di una regolamentazione giuridica delle coppie di fatto anche se dello stesso sesso.
Muser si è limitato a dire che: «Io difendo il mio Credo e per questo motivo userò le mie forze per sostenere le famiglie composte da uomo e donna. A livello giuridico, è lo Stato che deve decidere sul da farsi. Io non mi posso intromettere».
Unterkircher e De Biasi hanno ringraziato il vescovo, con il quale ci saranno ulteriori incontri: «È un uomo di grande apertura - dicono -.
Ha fatto un primo passo. Un dialogo che continuerà».
fonte http://altoadige.gelocal.it di Susanna Petrone
«La Chiesa non esclude i cristiani omosessuali, ma no al matrimonio»
BOLZANO, In vent’anni non era mai successo che esponenti dell’associazione Centaurus (gay e lesbiche dell’Alto Adige) venissero accolti da un vescovo. È successo ieri pomeriggio. Un incontro storico, che ha avviato un dialogo tra due mondi, che spesso e volentieri si scontrano.
Per un’ora il vescovo Ivo Muser ha risposto alle domande dei due portavoce dell’associazione: Andreas Unterkircher e Martine De Biasi.
Il bilancio è stato positivo per entrambe le parti.
A fine incontro, infatti, il presule ha voluto mandare un messaggio forte e chiaro: «Ogni persona va rispettata. Sono assolutamente contrario alla discriminazione. La violenza va sempre condannata. Ovvio che su alcune tematiche abbiamo idee diverse. Ma solo attraverso il dialogo possiamo essere costruttivi».
I rappresentanti di Centaurus hanno chiesto di poter incontrare il vescovo per un motivo preciso: «Molti dei nostri iscritti sono di fede cristiana - racconta Martine De Biasi -. Alcuni di loro sono combattuti. Non si sentono accettati dalla Chiesa. Avvertono un disagio nell’essere omosessuali e cristiani allo stesso tempo».
Il presule ha risposto senza tentennare: «Non sono esclusi. Ognuno di noi è invitato a scoprire la volontà di Dio e a farlo nelle rispettive condizioni. Da parte mia posso solo confermare che la porta sarà sempre aperta».
Durante l’incontro il vescovo Muser ha spiegato che «Dio ama una coppia, anche se è gay». Sul comportamento che la curia ha nei confronti di preti o seminaristi omosessuali, monsignor Muser non ha voluto dare una risposta chiara: «Penso che vada valutato ogni singolo caso - precisa -.
Il sacerdote deve ricordarsi che ha fatto una scelta: ha scelto il celibato. Ma soprattutto: deve sostenere il sacramento del matrimoni tra uomo e donna. Un sacramento che non potrà mai essere concesso a una coppia dello stesso sesso. Ogni amore ha bisogno di regole».
Nel 2009 monsignor Karl Golser si era espresso a favore di una regolamentazione giuridica delle coppie di fatto anche se dello stesso sesso.
Muser si è limitato a dire che: «Io difendo il mio Credo e per questo motivo userò le mie forze per sostenere le famiglie composte da uomo e donna. A livello giuridico, è lo Stato che deve decidere sul da farsi. Io non mi posso intromettere».
Unterkircher e De Biasi hanno ringraziato il vescovo, con il quale ci saranno ulteriori incontri: «È un uomo di grande apertura - dicono -.
Ha fatto un primo passo. Un dialogo che continuerà».
fonte http://altoadige.gelocal.it di Susanna Petrone
lunedì 22 ottobre 2012
Lgbt Musica: Madonna convocata in tribunale: è accusata di propaganda gay in Russia
Mosca, Madonna è stata convocata davanti ai giudici del tribunale di San Pietroburgo in quanto accusata di aver violato la legge contro la "propaganda gay".
Ad agosto la popstar era stata infatti citata per danni morali dagli anti gay.
Madonna è accusata di aver promosso l’omosessualità nel corso del suo concerto russo del 9 agosto scorso, quando aveva sollecitato il pubblico a difendere i diritti della comunità omosessuale e si era pronunciata in favore della liberazione delle Pussy Riot.
La denuncia nei suoi confronti è partita dal "Sindacato dei cittadini russi" che chiede un risarcimento di 333 milioni di rubli (circa 10 milioni di dollari).
La cantante ha disertato l'udienza dell'11 ottobre scorso, mentre dovrebbe essere in aula per la seconda udienza, fissata per il 25 ottobre.
fonte http://www.ogginotizie.it
Ad agosto la popstar era stata infatti citata per danni morali dagli anti gay.
Madonna è accusata di aver promosso l’omosessualità nel corso del suo concerto russo del 9 agosto scorso, quando aveva sollecitato il pubblico a difendere i diritti della comunità omosessuale e si era pronunciata in favore della liberazione delle Pussy Riot.
La denuncia nei suoi confronti è partita dal "Sindacato dei cittadini russi" che chiede un risarcimento di 333 milioni di rubli (circa 10 milioni di dollari).
La cantante ha disertato l'udienza dell'11 ottobre scorso, mentre dovrebbe essere in aula per la seconda udienza, fissata per il 25 ottobre.
fonte http://www.ogginotizie.it
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Lgbt: Transessualità, “depatologizzare senza perdere i diritti e le cure gratuite”
Il 20 ottobre si ricorda che voler cambiare sesso non deve essere considerata una malattia psichiatrica.
Una data scelta in tutto il mondo per chiedere all'Oms di togliere questo desiderio legittimo dalla lista del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali senza che questo comporti, però, la perdita del sostegno economico da parte dello stato
Il 20 ottobre è la giornata in cui si ricorda che la transessualità non deve essere considerata una malattia psichiatrica. Una data che è stata scelta in tutto il mondo per chiedere all’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) di togliere la transessualità dalla lista del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (Dsm, acronimo della sigla inglese Diagnostic and statistical manual), considerato la Bibbia della psichiatria ed attualmente in corso di revisione dopo 30 anni.
Psichiatri, avvocati, associazioni e attivisti si stanno battendo perché la transessualità venga ufficialmente depatologizzata.
Una richiesta che ha trovato adesioni anche negli ambienti istituzionali visto che il Parlamento europeo, nel settembre 2011, ha votato una risoluzione al riguardo.
In Italia si stima che ci siano circa 50mila persone transessuali: il 70 per cento sono MtF (Male to female, cioè uomini che diventano – o sono diventati – donne) e il 30 per cento sono FtM (Female to Male, donne che diventano – o sono diventate – uomini).
Per fare il cambio di sesso e di documenti le persone transessuali devono passare attraverso una laboriosa e faticosa procedura dovuta proprio al fatto che la transessualità è considerata una malattia e classificata con il termine di “disforia di genere”.
Prima di tutto devono ottenere la diagnosi da due specialisti – psichiatra ed endocrinologo – che devono attestare la “malattia”.
Poi possono procedere con la cura ormonale, che serve per iniziare la trasformazione (la transizione) del corpo da un sesso all’altro.
Dopo questo iter che dura minimo dai 2 ai 3 anni possono procedere con l’intervento chirurgico per la rimozione degli organi riproduttori (e per l’eventuale ricostruzione degli organi genitali). Finite le varie operazioni – isterectomia e mastectomia per le donne che diventano uomini e orchiectomia per gli uomini che diventano donne – devono intraprendere il lungo procedimento burocratico per il cambio del nome sui documenti.
Chi si batte per la depatologizzazione chiede, attraverso l’eliminazione della diagnosi, che la persona transessuale venga messa nella condizione di decidere da sola che cosa fare con il proprio corpo, senza dover far ricorso a diagnosi e tribunali. Una soluzione che è già realtà in alcuni Paesi come la Francia, ad esempio, dove dal 2010 la transessualità non è più considerata una malattia psichiatrica.
Depatologizzare la transessualità, però, potrebbe avere una conseguenza da non sottovalutare: la perdita del sostegno economico da parte dello Stato nel percorso di transizione e nell’operazione. Fino ad ora, infatti, proprio per il fatto che la transessualità è considerata una malattia, la maggior parte degli Stati (come ad esempio quello italiano) assicurano il pagamento delle cure principali alle persone transessuali che hanno ricevuto il via libera da psichiatra ed endocrinologo.
Il rischio è che lo Stato, nel momento in cui rinuncia ad avere giurisdizione su nomi, corpi o identità delle persone transessuali, possa sentirsi sollevato dal dovere di sostenere economicamente il percorso di transizione che, a quel punto, assumerebbe il valore di una pura scelta personale. Se così fosse, l’intero iter diventerebbe una prerogativa esclusiva di chi ha abbastanza soldi per permetterselo.
Nella petizione che è stata firmata nei giorni scorsi anche da Vladimir Luxuria, tra le testimonial italiane della campagna, questo rischio è stato preso in considerazione.
“Come è successo con l’omosessualità – si legge nella petizione – che è stata tolta da tale elenco nel 1990, è arrivato il momento di smettere di stigmatizzare le persone transessuali.
Questo non significa che dobbiamo essere esclusi dal sistema sanitario: le donne incinte non sono malate, ma ricevono assistenza medica. Lo stesso dovrebbe accadere con le persone transessuali”.
Il che significa: depatologizzare senza perdere i diritti e le cure gratuite. Un’utopia, forse.
Ma sono in molti e in molte a crederci.
fonte http://www.ilfattoquotidiano.it/ di Stefania Prandi
Una data scelta in tutto il mondo per chiedere all'Oms di togliere questo desiderio legittimo dalla lista del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali senza che questo comporti, però, la perdita del sostegno economico da parte dello stato
Il 20 ottobre è la giornata in cui si ricorda che la transessualità non deve essere considerata una malattia psichiatrica. Una data che è stata scelta in tutto il mondo per chiedere all’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) di togliere la transessualità dalla lista del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (Dsm, acronimo della sigla inglese Diagnostic and statistical manual), considerato la Bibbia della psichiatria ed attualmente in corso di revisione dopo 30 anni.
Psichiatri, avvocati, associazioni e attivisti si stanno battendo perché la transessualità venga ufficialmente depatologizzata.
Una richiesta che ha trovato adesioni anche negli ambienti istituzionali visto che il Parlamento europeo, nel settembre 2011, ha votato una risoluzione al riguardo.
In Italia si stima che ci siano circa 50mila persone transessuali: il 70 per cento sono MtF (Male to female, cioè uomini che diventano – o sono diventati – donne) e il 30 per cento sono FtM (Female to Male, donne che diventano – o sono diventate – uomini).
Per fare il cambio di sesso e di documenti le persone transessuali devono passare attraverso una laboriosa e faticosa procedura dovuta proprio al fatto che la transessualità è considerata una malattia e classificata con il termine di “disforia di genere”.
Prima di tutto devono ottenere la diagnosi da due specialisti – psichiatra ed endocrinologo – che devono attestare la “malattia”.
Poi possono procedere con la cura ormonale, che serve per iniziare la trasformazione (la transizione) del corpo da un sesso all’altro.
Dopo questo iter che dura minimo dai 2 ai 3 anni possono procedere con l’intervento chirurgico per la rimozione degli organi riproduttori (e per l’eventuale ricostruzione degli organi genitali). Finite le varie operazioni – isterectomia e mastectomia per le donne che diventano uomini e orchiectomia per gli uomini che diventano donne – devono intraprendere il lungo procedimento burocratico per il cambio del nome sui documenti.
Chi si batte per la depatologizzazione chiede, attraverso l’eliminazione della diagnosi, che la persona transessuale venga messa nella condizione di decidere da sola che cosa fare con il proprio corpo, senza dover far ricorso a diagnosi e tribunali. Una soluzione che è già realtà in alcuni Paesi come la Francia, ad esempio, dove dal 2010 la transessualità non è più considerata una malattia psichiatrica.
Depatologizzare la transessualità, però, potrebbe avere una conseguenza da non sottovalutare: la perdita del sostegno economico da parte dello Stato nel percorso di transizione e nell’operazione. Fino ad ora, infatti, proprio per il fatto che la transessualità è considerata una malattia, la maggior parte degli Stati (come ad esempio quello italiano) assicurano il pagamento delle cure principali alle persone transessuali che hanno ricevuto il via libera da psichiatra ed endocrinologo.
Il rischio è che lo Stato, nel momento in cui rinuncia ad avere giurisdizione su nomi, corpi o identità delle persone transessuali, possa sentirsi sollevato dal dovere di sostenere economicamente il percorso di transizione che, a quel punto, assumerebbe il valore di una pura scelta personale. Se così fosse, l’intero iter diventerebbe una prerogativa esclusiva di chi ha abbastanza soldi per permetterselo.
Nella petizione che è stata firmata nei giorni scorsi anche da Vladimir Luxuria, tra le testimonial italiane della campagna, questo rischio è stato preso in considerazione.
“Come è successo con l’omosessualità – si legge nella petizione – che è stata tolta da tale elenco nel 1990, è arrivato il momento di smettere di stigmatizzare le persone transessuali.
Questo non significa che dobbiamo essere esclusi dal sistema sanitario: le donne incinte non sono malate, ma ricevono assistenza medica. Lo stesso dovrebbe accadere con le persone transessuali”.
Il che significa: depatologizzare senza perdere i diritti e le cure gratuite. Un’utopia, forse.
Ma sono in molti e in molte a crederci.
fonte http://www.ilfattoquotidiano.it/ di Stefania Prandi
Lgbt: Con la "Cooking therapy" la coppia rinasce in cucina
Una ricerca del Polli Cooking Lab I fornelli come luogo dove nasce, o rifiorisce, il rapporto di coppia
Una volta, lavorare tra i fornelli era gravoso, visto come una necessità noiosa ed umiliante.
I tempi sono cambiati: spentolare piace e nasce così la Cooking Therapy, dove cucinare diventa modo per riaccendere la passione di coppia.
A dirlo, una ricerca del Polli Cooking Lab, l'osservatorio internazionale creato dall'omonima azienda italiana. I suoi esperti hanno selezionato 90 tra terapisti, psicologi e chef, chiedendo loro di descrivere il rapporto tra cibo, eros e coppia.
I risultati non lasciano dubbi: per il 70% del campione, la cucina è fucina dell'amore, capace di accendere la passione e di rivitalizzare un rapporto spento.
Inoltre, a sorpresa, è il regno del maschio (52% degli intervistati), che lo usa per stupire la compagna (58%), iniziare un gioco di seduzione (45%), piacendole stimolando i suoi sensi (37%).
In generale, la cucina piace perché regala a lui e lei intimità (65%), spazio per giochi erotico-amorosi (58%) ed in generale possibilità di essere sé stessi (68%). Per questo, la cucina batte spazi più blasonati, come discoteche, ristorantini e bar romantici, località turistiche blasonate.
Successivamente, gli intervistatori hanno focalizzato sulle tecniche usate dal cuoco per colpire il cuore della sua bella.
E' emerso il ruolo principe delle ricette: per il 74% degli uomini vanno scelte ricette leggere, per il 68% conta di più la semplicità e per il 63% il gusto. Nella meccanica della seduzione ci sono diversi fattori da considerare, ma il podio è proprietà dei sapori dei cibi (78%), i colori delle pietanza (65%) ed i loro profumi (55%).
Sulla base di quanto rilevato, il Polli Cooking Lab
offre le sue 5 regole d'oro per la Cooking Therapy:
*Si parte assieme: la terapia deve iniziare con gli acquisti dei cibi: se fatti in maniera condivisa, creano affiatamento e cameratismo. Inoltre, vanno scelti prodotti semplici e genuini, facili da preparare e gradevoli da consumare, capaci perciò di aiutare il metabolismo.
*Sfruttare tutti i sensi.
La cucina deve impiegare al massimo le percezioni sensoriali, molla per la passione. A tale scopo, vanno scelti alimenti dai colori gradevoli e dai profumi invitanti, sopratutto frutta e verdura.
*Gusto in tavola, tavola con gusto. Oltre al piatto forte, il cibo, è importante il contorno, cioè l'ambiente circostante. Si al romanticismo, magari con luci soffuse e gradevoli e con piante e fiori aromatici. In altre parole, devono essere soddisfatti vista e olfatto: due sensi fondamentali per trasmettere un senso di rilassatezza.
*Colonna sonora? Si, grazie. E' bene puntare su un sottofondo musicale apprezzato da entrambi, fonte di bei ricordi o quantomeno capace di stimolare la giusta energia.
*Le mosse giuste portano alla vittoria: i cibi vanno serviti e degustati con semplicità ed eleganza, cercando l'armonia con sé stessi ed il partner. Solo così nasceranno feeling e passione.
fonte http://www.newsfood.com di Matteo Clerici
Una volta, lavorare tra i fornelli era gravoso, visto come una necessità noiosa ed umiliante.
I tempi sono cambiati: spentolare piace e nasce così la Cooking Therapy, dove cucinare diventa modo per riaccendere la passione di coppia.
A dirlo, una ricerca del Polli Cooking Lab, l'osservatorio internazionale creato dall'omonima azienda italiana. I suoi esperti hanno selezionato 90 tra terapisti, psicologi e chef, chiedendo loro di descrivere il rapporto tra cibo, eros e coppia.
I risultati non lasciano dubbi: per il 70% del campione, la cucina è fucina dell'amore, capace di accendere la passione e di rivitalizzare un rapporto spento.
Inoltre, a sorpresa, è il regno del maschio (52% degli intervistati), che lo usa per stupire la compagna (58%), iniziare un gioco di seduzione (45%), piacendole stimolando i suoi sensi (37%).
In generale, la cucina piace perché regala a lui e lei intimità (65%), spazio per giochi erotico-amorosi (58%) ed in generale possibilità di essere sé stessi (68%). Per questo, la cucina batte spazi più blasonati, come discoteche, ristorantini e bar romantici, località turistiche blasonate.
Successivamente, gli intervistatori hanno focalizzato sulle tecniche usate dal cuoco per colpire il cuore della sua bella.
E' emerso il ruolo principe delle ricette: per il 74% degli uomini vanno scelte ricette leggere, per il 68% conta di più la semplicità e per il 63% il gusto. Nella meccanica della seduzione ci sono diversi fattori da considerare, ma il podio è proprietà dei sapori dei cibi (78%), i colori delle pietanza (65%) ed i loro profumi (55%).
Sulla base di quanto rilevato, il Polli Cooking Lab
offre le sue 5 regole d'oro per la Cooking Therapy:
*Si parte assieme: la terapia deve iniziare con gli acquisti dei cibi: se fatti in maniera condivisa, creano affiatamento e cameratismo. Inoltre, vanno scelti prodotti semplici e genuini, facili da preparare e gradevoli da consumare, capaci perciò di aiutare il metabolismo.
*Sfruttare tutti i sensi.
La cucina deve impiegare al massimo le percezioni sensoriali, molla per la passione. A tale scopo, vanno scelti alimenti dai colori gradevoli e dai profumi invitanti, sopratutto frutta e verdura.
*Gusto in tavola, tavola con gusto. Oltre al piatto forte, il cibo, è importante il contorno, cioè l'ambiente circostante. Si al romanticismo, magari con luci soffuse e gradevoli e con piante e fiori aromatici. In altre parole, devono essere soddisfatti vista e olfatto: due sensi fondamentali per trasmettere un senso di rilassatezza.
*Colonna sonora? Si, grazie. E' bene puntare su un sottofondo musicale apprezzato da entrambi, fonte di bei ricordi o quantomeno capace di stimolare la giusta energia.
*Le mosse giuste portano alla vittoria: i cibi vanno serviti e degustati con semplicità ed eleganza, cercando l'armonia con sé stessi ed il partner. Solo così nasceranno feeling e passione.
fonte http://www.newsfood.com di Matteo Clerici
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Lgbt USA: Il Sondaggio Gallup, Gay e Trans sono il 3,4 per cento degli americani
Sono soprattutto giovani, non necessariamente con un livello di istruzione elevato e per la maggioranza non bianchi.
E' il popolo degli omosessuali americani, o meglio di coloro che il sondaggio Gallup identifica come lesbiche, gay, bisessuali e transessuali (Lgbt), ovvero il 3,4% della popolazione statunitense.
La ricerca, basata su un campione di 121.000 persone, è la più estesa mai effettuata negli Usa su questo tema e arriva a 24 ore di distanza dalla decisione della Corte di appello dello Stato di New York sui diritti degli omosessuali.
I giudici hanno dichiarato incostituzionale il passaggio della legge che definisce il matrimonio come l'unione tra un uomo e una donna, ritenendo che discrimini le persone dello stesso sesso sposate legalmente, impedendo loro l'accesso ai benefici federali previsti per i coniugi eterosessuali.
Secondo l'autore del sondaggio, il demografo Gary Gates della Ucla School of Law's Williams Institute, i risultati emersi consentono di superare alcuni stereotipi, illustrando una comunità Lgbt molto eterogenea e variegata.
"Spesso si pensa che la maggior parte di loro siano uomini, bianchi, ricchi, e che vivono in grandi metropoli", ha detto Gates. Invece, la quota più alta è tra i giovani, non bianchi, meno istruiti, e non eccessivamente benestanti.
Per quanto riguarda i gruppi etnici, tra tutti gli afroamericani che vivono negli Stati Uniti il 4,6% dice di identificarsi come gay, lesbica, bisex e trans, quota che scende al 4,3% tra gli asiatici, al 4% tra gli ispanici e al 3,2% tra i bianchi.
I 'Lgbt' in America sono inoltre più donne che uomini: tra le prime, la percentuale arriva a quota 3,6%, mentre tra gli uomini si ferma al 3,3%.
Una forbice che si allarga di parecchio tra i giovani: nella fascia di persone che va dai 18 ai 29 anni di età, la popolazione femminile che fa parte della comunità 'Lgbt' è l'8,3%, contro il 4,6% dei coetanei maschi. Inoltre, al contrario di quanto comunemente si possa pensare, gli esperti rivelano che dei gay, lesbiche, bisex e trans americani, il 20% sono sposati, e un ulteriore 18% vive con un partner, anche se gli intervistati non hanno specificato di che sesso.
Tra gli eterosessuali, gli sposati sono il 54%, e un altro 4% convive.
Da Gallup spiegano che la percentuale di 'Lgbt', pari al 3,4%, è leggermente in discesa dalle analisi effettuate dal 2004 al 2008, che registravano una quota del 3,8%. La differenza per gli esperti non è però del tutto attendibile, poiché si trattava di studi a campione molto più ridotto.
fonte http://www.gazzettadelsud.it
E' il popolo degli omosessuali americani, o meglio di coloro che il sondaggio Gallup identifica come lesbiche, gay, bisessuali e transessuali (Lgbt), ovvero il 3,4% della popolazione statunitense.
La ricerca, basata su un campione di 121.000 persone, è la più estesa mai effettuata negli Usa su questo tema e arriva a 24 ore di distanza dalla decisione della Corte di appello dello Stato di New York sui diritti degli omosessuali.
I giudici hanno dichiarato incostituzionale il passaggio della legge che definisce il matrimonio come l'unione tra un uomo e una donna, ritenendo che discrimini le persone dello stesso sesso sposate legalmente, impedendo loro l'accesso ai benefici federali previsti per i coniugi eterosessuali.
Secondo l'autore del sondaggio, il demografo Gary Gates della Ucla School of Law's Williams Institute, i risultati emersi consentono di superare alcuni stereotipi, illustrando una comunità Lgbt molto eterogenea e variegata.
"Spesso si pensa che la maggior parte di loro siano uomini, bianchi, ricchi, e che vivono in grandi metropoli", ha detto Gates. Invece, la quota più alta è tra i giovani, non bianchi, meno istruiti, e non eccessivamente benestanti.
Per quanto riguarda i gruppi etnici, tra tutti gli afroamericani che vivono negli Stati Uniti il 4,6% dice di identificarsi come gay, lesbica, bisex e trans, quota che scende al 4,3% tra gli asiatici, al 4% tra gli ispanici e al 3,2% tra i bianchi.
I 'Lgbt' in America sono inoltre più donne che uomini: tra le prime, la percentuale arriva a quota 3,6%, mentre tra gli uomini si ferma al 3,3%.
Una forbice che si allarga di parecchio tra i giovani: nella fascia di persone che va dai 18 ai 29 anni di età, la popolazione femminile che fa parte della comunità 'Lgbt' è l'8,3%, contro il 4,6% dei coetanei maschi. Inoltre, al contrario di quanto comunemente si possa pensare, gli esperti rivelano che dei gay, lesbiche, bisex e trans americani, il 20% sono sposati, e un ulteriore 18% vive con un partner, anche se gli intervistati non hanno specificato di che sesso.
Tra gli eterosessuali, gli sposati sono il 54%, e un altro 4% convive.
Da Gallup spiegano che la percentuale di 'Lgbt', pari al 3,4%, è leggermente in discesa dalle analisi effettuate dal 2004 al 2008, che registravano una quota del 3,8%. La differenza per gli esperti non è però del tutto attendibile, poiché si trattava di studi a campione molto più ridotto.
fonte http://www.gazzettadelsud.it
Libri: "Se ti abbraccio non aver paura" di Fulvio Ervas, una storia vera : "Bastano poche, piccole parole: suo figlio probabilmente è autistico"
Il verdetto di un medico ha ribaltato il mondo.
La malattia di Andrea è un uragano, sette tifoni.
L'autismo l'ha fatto prigioniero e Franco è diventato un cavaliere che combatte per suo figlio.
Un cavaliere che non si arrende e continua a sognare.
Per anni hanno viaggiato inseguendo terapie: tradizionali, sperimentali, spirituali. Adesso partono per un viaggio diverso, senza bussola e senza meta. Insieme, padre e figlio, uniti nel tempo sospeso della strada.
Tagliano l'America in moto, si perdono nelle foreste del Guatemala.
Per tre mesi la normalità è abolita, e non si sa più chi è diverso.
Per tre mesi è Andrea a insegnare a suo padre ad abbandonarsi alla vita.
Andrea che accarezza coccodrilli, abbraccia cameriere e sciamani.
E semina pezzetti di carta lungo il tragitto, tenero pollicino che prepara il ritorno mentre suo padre vorrebbe rimanere in viaggio per sempre. Se ti abbraccio non aver paura è la storia di un'avventura grandiosa, difficile, imprevedibile. Come Andrea. Una storia vera.
"Per certi viaggi non si parte mai quando si parte. Si parte prima. A volte molto prima. Bastano poche, piccole parole: suo figlio probabilmente è autistico."
Un mattino senza scuola, Fulvio Ervas guarda scorrere il mondo dal tavolino di un bar.
"Ehi, tu scrittore" lo apostrofa un tipo con occhi da Richard Gere "ho una storia per te. Sei uno scrittore, vero? Mi han detto che sei uno scrittore, e di quelli bravi". "Sì" risponde Fulvio incerto "scrivo storie di fantasia".
"Allora ascoltami" dice l'uomo, che nel frattempo ha detto di chiamarsi Franco e ha ordinato uno spritz, "perché la storia che voglio raccontarti ha la forza della vita vera e la bellezza di un sogno".
Comincia così un dialogo durato un anno intero, sotto la pergola dell'uva fragola, sul divano di casa Ervas. Franco racconta di Andrea, della loro avventura attraverso le Americhe.
Fulvio è incantato dalla sua energia, dal coraggio di quel padre che ama disperatamente suo figlio e vuole regalargli a ogni costo tutta la vita che può, tutta la bellezza che può: in barba a quell'autismo maledetto.
Un giorno anche Andrea entra in giardino, con i suoi delicati saltelli sulle punte, con la sua smania di abbracciarti, di toccarti la pancia, di dirti 'bella', 'bello'.
E la sua mano percepisce in un istante come stai veramente.
La mente di Fulvio parte, elabora immagini, corre con quell'Harley Davidson su strade a perdita d'occhio. Segue la danza di Andrea, che sembra sempre sul punto di spiccare il volo. Trasforma il racconto di Franco in un romanzo che affonda nel cuore e fa decollare le emozioni.
"Io e Andrea attraverseremo tutte le Americhe possibili e immaginabili: due o tre, quelle che incontreremo. Ce ne andremo a zonzo, come esploratori."
Il nuovo romanzo di Fulvio Ervas affronta un tema di grande impatto: la vita con un figlio 'diverso'. Lo fa con slancio e umorismo.
"Credo che il viaggio che vorrei fare con Andrea sia una sfida nella sfida, siamo in movimento, non aspettiamo che la vita ci scarichi a una fermata."
Narrando l'avventura di Franco e Andrea tra deserti, foreste e città, Se ti abbraccio non aver paura parla di alchimie amorose, trappole nascoste dietro uno sguardo, sogni degni di una vita intera. Della forza dirompente dell'abbraccio di Andrea.
Con otto romanzi pubblicati, finisce che ti chiamano scrittore: e può capitare che un bel giorno sia una storia a cercare te. Un personaggio in carne e ossa che ti colpisce come uomo, come padre, come insegnante di liceo. Il protagonista di un viaggio straordinario.
Fulvio l'ha sentito forte e chiaro: questo è un padre che ama veramente suo figlio, che cerca di fare qualcosa di importante per lui. Per suo figlio, che è autistico.
Fulvio Ervas vive nella campagna di Treviso con la famiglia e una squadra compatta di animali domestici.
Franco Antonello vive a Castelfranco Veneto e dalla finestra della casa in cui è nato vede le mura merlate di un castello.
fonte http://www.libreriauniversitaria.it
Franco Antonello e la storia di Andrea a Le Invasioni Barbariche
Se ti abbraccio non aver paura - Fulvio Ervas trailer libro
La malattia di Andrea è un uragano, sette tifoni.
L'autismo l'ha fatto prigioniero e Franco è diventato un cavaliere che combatte per suo figlio.
Un cavaliere che non si arrende e continua a sognare.
Per anni hanno viaggiato inseguendo terapie: tradizionali, sperimentali, spirituali. Adesso partono per un viaggio diverso, senza bussola e senza meta. Insieme, padre e figlio, uniti nel tempo sospeso della strada.
Tagliano l'America in moto, si perdono nelle foreste del Guatemala.
Per tre mesi la normalità è abolita, e non si sa più chi è diverso.
Per tre mesi è Andrea a insegnare a suo padre ad abbandonarsi alla vita.
Andrea che accarezza coccodrilli, abbraccia cameriere e sciamani.
E semina pezzetti di carta lungo il tragitto, tenero pollicino che prepara il ritorno mentre suo padre vorrebbe rimanere in viaggio per sempre. Se ti abbraccio non aver paura è la storia di un'avventura grandiosa, difficile, imprevedibile. Come Andrea. Una storia vera.
"Per certi viaggi non si parte mai quando si parte. Si parte prima. A volte molto prima. Bastano poche, piccole parole: suo figlio probabilmente è autistico."
Un mattino senza scuola, Fulvio Ervas guarda scorrere il mondo dal tavolino di un bar.
"Ehi, tu scrittore" lo apostrofa un tipo con occhi da Richard Gere "ho una storia per te. Sei uno scrittore, vero? Mi han detto che sei uno scrittore, e di quelli bravi". "Sì" risponde Fulvio incerto "scrivo storie di fantasia".
"Allora ascoltami" dice l'uomo, che nel frattempo ha detto di chiamarsi Franco e ha ordinato uno spritz, "perché la storia che voglio raccontarti ha la forza della vita vera e la bellezza di un sogno".
Comincia così un dialogo durato un anno intero, sotto la pergola dell'uva fragola, sul divano di casa Ervas. Franco racconta di Andrea, della loro avventura attraverso le Americhe.
Fulvio è incantato dalla sua energia, dal coraggio di quel padre che ama disperatamente suo figlio e vuole regalargli a ogni costo tutta la vita che può, tutta la bellezza che può: in barba a quell'autismo maledetto.
Un giorno anche Andrea entra in giardino, con i suoi delicati saltelli sulle punte, con la sua smania di abbracciarti, di toccarti la pancia, di dirti 'bella', 'bello'.
E la sua mano percepisce in un istante come stai veramente.
La mente di Fulvio parte, elabora immagini, corre con quell'Harley Davidson su strade a perdita d'occhio. Segue la danza di Andrea, che sembra sempre sul punto di spiccare il volo. Trasforma il racconto di Franco in un romanzo che affonda nel cuore e fa decollare le emozioni.
"Io e Andrea attraverseremo tutte le Americhe possibili e immaginabili: due o tre, quelle che incontreremo. Ce ne andremo a zonzo, come esploratori."
Il nuovo romanzo di Fulvio Ervas affronta un tema di grande impatto: la vita con un figlio 'diverso'. Lo fa con slancio e umorismo.
"Credo che il viaggio che vorrei fare con Andrea sia una sfida nella sfida, siamo in movimento, non aspettiamo che la vita ci scarichi a una fermata."
Narrando l'avventura di Franco e Andrea tra deserti, foreste e città, Se ti abbraccio non aver paura parla di alchimie amorose, trappole nascoste dietro uno sguardo, sogni degni di una vita intera. Della forza dirompente dell'abbraccio di Andrea.
Con otto romanzi pubblicati, finisce che ti chiamano scrittore: e può capitare che un bel giorno sia una storia a cercare te. Un personaggio in carne e ossa che ti colpisce come uomo, come padre, come insegnante di liceo. Il protagonista di un viaggio straordinario.
Fulvio l'ha sentito forte e chiaro: questo è un padre che ama veramente suo figlio, che cerca di fare qualcosa di importante per lui. Per suo figlio, che è autistico.
Fulvio Ervas vive nella campagna di Treviso con la famiglia e una squadra compatta di animali domestici.
Franco Antonello vive a Castelfranco Veneto e dalla finestra della casa in cui è nato vede le mura merlate di un castello.
fonte http://www.libreriauniversitaria.it
Franco Antonello e la storia di Andrea a Le Invasioni Barbariche
Se ti abbraccio non aver paura - Fulvio Ervas trailer libro
Lgbt Docufilm: Il 25 ottobre arriva a Firenze “Taking a chance on God’ su chiesa e omosessualità
Arriva a Firenze, in anteprima europea, “Taking a Chance on God” (Scommettere su Dio), il docufilm del regista irlandese Brendan Fay sulla vita di John McNeill, sacerdote e teologo cattolico gay, pioniere per i diritti civili delle persone omosessuali nella società e nella sua chiesa.
Racconto per immagini della vita straordinaria di John McNeill, nato a Buffalo (Stati Uniti) 85 anni fa, sopravvissuto al campo di prigionia nella Germania nazista, sacerdote gesuita promotore della pace in Vietnam, dell’uguaglianza delle persone omosessuali e autore di opere rivoluzionarie di spiritualità per le persone omosessuali.
Impegnato nell’aiuto della comunità gay durante la crisi dell’AIDS degli anni 1980, rifiutò di essere messo a tacere sui temi dell’omosessualità dall’allora cardinale Joseph Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI, perciò venne espulso dall’ordine dei Gesuiti nell’aprile 1987.
“Taking a Chance on God” (Scommettere su Dio) racconta l’amore di McNeill per la Chiesa cattolica e la sua lotta per i diritti delle persone omosessuali nella società e nella chiesa. Una storia potente di fede, amore e perseveranza di fronte all’oppressione e al rifiuto.
“Taking a Chance on God” sarà proiettato in anteprima europea giovedì 25 ottobre, alle 17.00, presso il Cinema Odeon di Firenze in apertura del Florence Queer Festival di Firenze (una versione short del docufilm è stata presentata all’Europride di Roma nel 2011) e nei giorni successivi sarà al centro d’incontri e dibattiti pubblici con il regista Brendan Fay a Milano (26 Ottobre); Roma (28 ottobre); Napoli (30 ottobre); Palermo (31 ottobre, alla presenza di Don Barbero); Trapani (2 novembre); Catania (4 novembre).
L’arrivo in Italia di Taking a Chance on God è stato possibile grazie al Florence Queer Festival, organizzato dall’associazione Ireos nell’ambito della 50 giorni di cinema internazionale della Mediateca Regionale Toscana, e all’impegno del gruppo Kairos di Firenze e dei gruppi dei Cristiani omosessuali Italiani, il Forum dei Cristiani Omosessuali Italiani con il patrocinio del Centro Studi e documentazione “Ferruccio Castellano” su Fede, Religione e Omosessualità (Torino), la collaborazione dei volontari del Progetto Gionata e di numerose associazioni locali.
Al cammino di “liberazione” John McNeill le EdizioniPiagge hanno dedicato recentemente il libro “Cercare se stessi… per trovare Dio. Omosessualità, Chiesa, Fede, Vangelo, Spirito” in cui l’anziano teologo, in una lunga intervista-testamento con il giornalista Valerio Gigante, spiega e approfondisce con grande lucidità il suo pensiero di “liberazione” su chiesa cattolica, fede e omosessualità.
Al link Scheda del film: Taking a Chance on God.
Il docufilm sul teologo della liberazione gay:
http://www.gionata.org/index.php?option=com_content&view=article&id=2951:taking-a-chance-on-god-il-docu-film-su-john-mcneill-il-teologo-pioniere-della-liberazione-gay&catid=135:film-doc&Itemid=100449
Qui Trailer: Un assaggio del Film (sottotitolato in italiano):
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=_jIbVaEE2XM
Proiezione: 25 Ottobre a Firenze ore 17 anteprima europea di TAKING A CHANCE ON GOD. Proiezione alla presenza del regista con presentazione di don Alessandro Santoro, Cinema Odeon di Piazza Strozzi.
Iniziativa in collaborazione col gruppo Kairos, gruppo di donne e uomini cristiani e omosessuali di Firenze e l’EditricePiagge. Biglietto unico pomeridiano € 5.
fonte http://kairosfirenze.wordpress.com
Racconto per immagini della vita straordinaria di John McNeill, nato a Buffalo (Stati Uniti) 85 anni fa, sopravvissuto al campo di prigionia nella Germania nazista, sacerdote gesuita promotore della pace in Vietnam, dell’uguaglianza delle persone omosessuali e autore di opere rivoluzionarie di spiritualità per le persone omosessuali.
Impegnato nell’aiuto della comunità gay durante la crisi dell’AIDS degli anni 1980, rifiutò di essere messo a tacere sui temi dell’omosessualità dall’allora cardinale Joseph Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI, perciò venne espulso dall’ordine dei Gesuiti nell’aprile 1987.
“Taking a Chance on God” (Scommettere su Dio) racconta l’amore di McNeill per la Chiesa cattolica e la sua lotta per i diritti delle persone omosessuali nella società e nella chiesa. Una storia potente di fede, amore e perseveranza di fronte all’oppressione e al rifiuto.
“Taking a Chance on God” sarà proiettato in anteprima europea giovedì 25 ottobre, alle 17.00, presso il Cinema Odeon di Firenze in apertura del Florence Queer Festival di Firenze (una versione short del docufilm è stata presentata all’Europride di Roma nel 2011) e nei giorni successivi sarà al centro d’incontri e dibattiti pubblici con il regista Brendan Fay a Milano (26 Ottobre); Roma (28 ottobre); Napoli (30 ottobre); Palermo (31 ottobre, alla presenza di Don Barbero); Trapani (2 novembre); Catania (4 novembre).
L’arrivo in Italia di Taking a Chance on God è stato possibile grazie al Florence Queer Festival, organizzato dall’associazione Ireos nell’ambito della 50 giorni di cinema internazionale della Mediateca Regionale Toscana, e all’impegno del gruppo Kairos di Firenze e dei gruppi dei Cristiani omosessuali Italiani, il Forum dei Cristiani Omosessuali Italiani con il patrocinio del Centro Studi e documentazione “Ferruccio Castellano” su Fede, Religione e Omosessualità (Torino), la collaborazione dei volontari del Progetto Gionata e di numerose associazioni locali.
Al cammino di “liberazione” John McNeill le EdizioniPiagge hanno dedicato recentemente il libro “Cercare se stessi… per trovare Dio. Omosessualità, Chiesa, Fede, Vangelo, Spirito” in cui l’anziano teologo, in una lunga intervista-testamento con il giornalista Valerio Gigante, spiega e approfondisce con grande lucidità il suo pensiero di “liberazione” su chiesa cattolica, fede e omosessualità.
Al link Scheda del film: Taking a Chance on God.
Il docufilm sul teologo della liberazione gay:
http://www.gionata.org/index.php?option=com_content&view=article&id=2951:taking-a-chance-on-god-il-docu-film-su-john-mcneill-il-teologo-pioniere-della-liberazione-gay&catid=135:film-doc&Itemid=100449
Qui Trailer: Un assaggio del Film (sottotitolato in italiano):
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=_jIbVaEE2XM
Proiezione: 25 Ottobre a Firenze ore 17 anteprima europea di TAKING A CHANCE ON GOD. Proiezione alla presenza del regista con presentazione di don Alessandro Santoro, Cinema Odeon di Piazza Strozzi.
Iniziativa in collaborazione col gruppo Kairos, gruppo di donne e uomini cristiani e omosessuali di Firenze e l’EditricePiagge. Biglietto unico pomeridiano € 5.
fonte http://kairosfirenze.wordpress.com
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