sabato 16 maggio 2020

Teatro > Festival Arena 2021: Aida in forma di Concerto, a VERONA nel 2021

Il 98° Arena di Verona Opera Festival, posticipato a causa del Coronavirus, inizierà il 19 giugno 2021 con l’«Aida» in forma di concerto, omaggio per il 150° della prima rappresentazione dell’opera al Cairo.



Così afferma in conferenza stampa la sovrintendente della Fondazione Arena di Verona, Cecilia Gasdia. Gasdia ribadisce inoltre che era prevista una nuova produzione di "Aida", ma, considerato che la stagione del 2020 è diventata quella del 2021, verrà riproposta la regia di Franco Zeffirelli, e la nuova produzione slitterà al 2022.

"Aida in forma di concerto" avrà un cast eccezionale e sarà proposta per due serate». Nel frattempo, arrivano sempre maggiori conferme sulla massima capienza per le serate di agosto 2020: 3.000 spettatori». La distanza interpersonale di un metro, fanno sapere da fondazione, sarà fatta rispettare sia sulle gradinate, sia nelle fasi di accesso.
fonte: Filippo Avesani  www.veronaeconomia.it

Libri > Ferzan Ozpetek: «Vi racconto il mio ultimo romanzo» Passato e presente, lettere lontane e segreti con un finale a sorpresa. In uscita a maggio

«Cara Adele, ho tanto cercato il mio posto nel mondo, ed era dentro di me: proprio qui dove mi batte il cuore, dove fluisce il mio sangue, dove respiro, piango e rido restando viva. Il mio destino sono io».


Lettere spedite da lontano a una sorella amata, il serrato andirivieni tra passato e presente, tra ricordi, passioni e segreti di ieri e oggi, con un finale a sorpresa che rimette in discussione l’intera storia. È presente tutto l’impianto narrativo di Ferzan Ozpetek in Come un respiro, suo ultimo lavoro editoriale, in libreria dal 12 maggio.


Da leggere tutto d’un fiato e riconoscere, fin dalle prime pagine, i cardini del regista e scrittore turco: gli hamam di Istanbul, le domeniche in una casa romana intorno a un tavolo, gli amori celati, la nostalgia di certi incontri e quelle boccate di profonda libertà da mangiare a tutti i costi e descritte al femminile.


Ferzan, quale respiro lascia al lettore il tuo romanzo?
Guardo spesso la mia casa di Roma, dove vivo da 41 anni, chiedendomi chi ci avrà vissuto prima di me, che cosa può essere accaduto in queste stanze, quali destini si sono intrecciati qui. Ecco, ho voluto darmi una risposta, immaginandolo. Questo libro è nato dal concetto di casa che custodisce.

Chi sono Elsa e Adele, le due protagoniste?
Due sorelle tra le quali c’è un legame molto forte. Mi sono ispirato, per carattere, atteggiamenti e atmosfera a mia nonna e sua sorella. Anche lei fumava sigarette con una lunga bacchetta infilata al dito come un anello. Un oggetto che custodisco ancora e che si ritrova anche nei film Bagno turco e Harem Suare.

Stiamo vivendo una pandemia, uno dei momenti più difficili per l’Italia e il mondo intero. Che cosa ci resterà di tutto questo?
Sarà importante dire: «Ricordi quei giorni?». Nei momenti di sconforto, che spesso ho, penso alle tre persone importanti che ho perso di recente. Mi mancano le loro telefonate, la loro presenza. Mi consolo sapendo che non stanno vivendo questo incubo. Ci rimarrà addosso, in maniera forte, la sensazione di quanto sia importante la fisicità dell’amore, gli abbracci ora negati, e tutte quelle grandi piccole cose che davamo per scontate, come la libertà. Il coronavirus sta facendo danni enormi, semina morte ma ci rende consapevoli di quanto siamo tutti ugualmente fragili, ricchi, poveri, famosi e sconosciuti. Esattamente come davanti alla morte.

Come trascorri le giornate in questo periodo di isolamento?
Spesso guardo fuori dalla finestra. Ho un supermarket davanti, mi fisso sulla fila lunga e quando finisce scendo a fare una piccolissima spesa. Leggo molto, ho ripreso i classici russi per esempio che consiglio, guardo serie tv e film, parlo al telefono, bevo tanto caffè. Non siamo in trincea, siamo in casa, nei nostri salotti: rilassiamoci, riflettiamo, coltiviamo idee. Le case nascondono, come nel mio libro.
fonte: di  Sandra Gesualdi   www.fsnews.it

Per il New York Times l'Italia tra i 10 paesi più sicuri per vacanze post Covid-19

Oltre all'Italia, i paese consigliati per una vacanza "Covid free" sono Australia e Nuova Zelanda, Grecia, Puerto Rico, Islanda, Messico, Francia, Singapore e Hawaii.
L'Italia è tra le dieci destinazioni da scegliere per le vacanze "post Covid". A suggerirlo è il New York Times che designa il Belpaese, con in testa la Costiera Amalfitana (in foto), tra le località che non hanno risentito dei contagi da coronavirus.


L'articolo pubblicato l'8 maggio scorso e intitolato "The First Signs of Travel's Return?", il celebre quotidiano americano per ogni meta proposta, immagina le presunte date di fine lockdown, tracciando la mappa delle possibili riaperture, con le restrizioni anti-contagio in vigore e quelle previste nei mesi a venire, indicando anche le possibili difficoltà che i turisti potranno incontrare.

I voli internazionali di piacere sono ancora proibiti, scrive l'autrice, Lauren Sloss, ma l'idea di aprirsi ai viaggiatori si sta diffondendo e alcuni paesi sono sul punto di compiere passi concreti. In Italia, si legge, «mentre il paese inizia con cautela a riaprire, i funzionari del turismo insistono sul fatto che il turismo ricomincerà quest'anno. A seguito delle recenti aperture limitate di alcune strutture (bar e ristoranti), sono previste ulteriori aperture per il 18 maggio, vale a dire ulteriori negozi, musei e biblioteche, e il 1° giugno, quando i bar e i ristoranti potranno riaprire per il servizio di ristorazione, se i tassi di contagio continuano a rilento».

Tra le difficoltà principali della nostra Nazione è evidenziata «la necessità di bilanciare le considerazioni sulla salute e una disperata necessità di rilanciare l'economia». Infatti, si legge, «l'economia italiana già sofferente ha subìto un colpo enorme dopo quasi due mesi di chiusura e un calo del 95% del turismo».
Oltre all'Italia, i paese consigliati per una vacanza "Covid free" sono Australia e Nuova Zelanda, Grecia, Puerto Rico, Islanda, Messico, Francia, Singapore e Hawaii.
fonte: www.ilvescovado.it

Addio a Aimee Stephens l'attivista che per prima ha portato i diritti transgender alla Corte Suprema USA - Ma il suo caso potrebbe ancora fare la storia

Aveva 59 anni e soffriva di insufficienza renale, ma questo non le aveva impedito di continuare fino all'ultimo la sua lotta per i diritti delle persone transgender. Aimee Stephens è morta ieri nella sua casa in Michigan, ma il suo caso tuttora pendente davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti potrebbe ancora fare la storia e portare a una importantissima vittoria per i diritti LGBTQA+. In foto: Aimee Stephens alla Corte Suprema
SAUL LOEB+Getty Images

Stephens, infatti, è la prima persona transgender ad essere stata ascoltata dalla Corte Suprema per un caso sui i diritti civili e in gioco c'è una decisione fondamentale: se la legge federale che vieta la discriminazione sul lavoro si applichi o meno ai dipendenti transessuali. "Aimee non ha deciso di essere un'eroina e una pioniera, ma di fatto lo è stata", ha dichiarato l'ACLU in un tweet dopo la notizia della morte. "Tutti abbiamo un debito di gratitudine per il suo impegno per la giustizia e per la sua dedizione alla comunità trans".

La vicenda giudiziale in questione comincia nel 2013 quando Stephens scrive una lettera ai suoi colleghi della RG and GR Harris Funeral Home, l'impresa funebre dove lavora. "Quello che devo dirvi è molto difficile per me e sto usando tutto il coraggio che riesco a trovare. Mi sono sentita imprigionata in un corpo che non corrisponde alla mia mente, e questo mi ha causato grande disperazione e solitudine. Tornerò a lavorare come il mio vero io, Aimee Australia Stephens, in abiti da lavoro adeguati". Stephens prende quindi la decisione di cominciare a vivere a tutti gli effetti come donna prima di effettuare la transizione, ma due settimane dopo riceve una lettera di licenziamento. Il motivo? Proprio il fatto che da quel momento "si sarebbe vestita da donna pur essendo un uomo". Inizia così la battaglia legale di Aimee che fa causa al suo datore di lavoro per essere stata licenziata sulla base del suo status di transgender.

Nel 2018 arriva la prima vittoria: la Corte d'Appello degli Stati Uniti si pronuncia contro i proprietari di pompe funebri, sostenendo che le persone LGBTQ sono protette ai sensi del Titolo VII del Civil Rights Act del 1964, per il quale i datori di lavoro non possono licenziare, rifiutare di assumere o altrimenti penalizzare le persone sulla base del loro sesso. A questo punto, però, si apre una questione ben più complessa che coinvolge direttamente l'intero mondo LGBTQA+: il Civil Act riguarda effettivamente anche l'orientamento sessuale e lo status di persona transgender?

Per rispondere a questa domanda, il caso di Aimee arriva davanti alla Corte Suprema (Stephens è stata sentita a Washington in ottobre, ndr) che a breve sarà chiamata a rispondere sul punto. Neanche a dirlo la posta in gioco è altissima. Nonostante alcuni recenti passi avanti, come spiega il New York Times, la discriminazione sul lavoro nei confronti dei dipendenti omosessuali e transgender è infatti ancora legale in gran parte della nazione e questa decisione potrebbe invece cambiare (finalmente) le cose. Se la Corte dovesse decidere che il titolo VII della legge sui diritti civili, si applica anche alla comunità LGBTQA+, allora milioni di lavoratori potrebbero davvero ottenere la tutela lavorativa che meritano. Clicca QUI per Ajplus instagram

La vittoria, però, è tutt'altro che scontata specie dal momento che la Corte Suprema è attualmente composta da 5 giudici conservatori e 4 liberali. Le variabili, d'altro canto, sono moltissime: non resta che aspettare il verdetto e sperare in una svolta a favore dei diritti civili. Aimee, purtroppo, non vedrà l'esito della battaglia a cui ha dedicato la vita, ma il suo spirito e la sua forza non potranno essere dimenticati. "Sono ottimista e credo in quello che sto facendo" ha dichiarato in un'intervista a The Detroit News. "Siamo tutti umani e tutti meritiamo gli stessi diritti di base. Non stiamo chiedendo niente di speciale, solo di essere trattati come le altre persone".

Cinema > Tom Cruise vuole girare solo a Venezia: "I miei soldi per aiutarla a riprendersi"

L'attore americano ha rifiutato di continuare le riprese di «Mission: Impossible 7» in un altro luogo.
foto da Pinterest: Tom Cruise in Mission Impossible.

Non vuole girare da un’altra parte, vuole essere certo che i suoi milioni arrivino in una delle aree più colpite dal Covid-19: a Venezia, per la precisione, “per aiutarla a riprendersi”.

Sarebbe questo il desiderio di Tom Cruise: secondo il “The Sun”, l’attore americano Tom Cruise sarebbe pronto a tornare il prima possibile in laguna nei panni dell’agente Ethan Hunt di «Mission: Impossible 7».

Le riprese erano previste per fine febbraio e si sono interrotte causa coronavirus. Il film sarebbe dovuto arrivare nelle sale il 23 luglio. Il set si snodava nel centro storico: dalla terrazza dell’hotel Gritti al Conservatorio Benedetto Marcello fino a scene in Piazza San Marco e inseguimenti lungo Canal Grande. Le riprese, poi, sarebbero continuate in altri luoghi in Italia, spostandosi per un mese a Roma.

“Si era tentato di trovare una location alternativa, ma non ne ha voluto sapere – continua la fonte – L’Italia sta iniziando ad allentare le misure del lockdown, sono in corso le prime discussioni per capire come far riprendere le riprese”.
fonte: www.huffingtonpost.it

venerdì 15 maggio 2020

Lgbt: Il 17 maggio è la Giornata internazionale contro l'omofobia

L'evento ideato da Louis-Georges Tin vuole sensibilizzare anche sui temi della bifobia e la transfobia. 
 
Tanti gli appuntamenti in programma nel mondo e in Italia

 

Il 17 maggio si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia. L'evento, noto con l'acronimo IDAHOBIT (International Day Against Homophobia, Biphobia and Transphobia), è stata pensata da Louis-Georges Tin, curatore del "Dictionnaire de l'homophobie" per sensibilizzare l'attenzione di politici, opinion leader, movimenti sociali, pubblico e media sulle violenze e le discriminazioni subite dagli appartenenti alla comunità LGBTI in tutto il mondo.

 

La Giornata Internazionale contro l'omofobia

La Giornata viene celebrata in oltre 130 paesi nel mondo. Anche quest'anno il programma pubblicato dalla piattaforma organizzatrice prevede migliaia di mobilitazioni, sit-in e incontri con l'obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica sul riconoscimento e la difesa dei diritti umani, indipendentemente dall'orientamento sessuale, identità o espressione di genere.

 

Il riconoscimento dell'Unione Europea

Sostenuta dalla piattaforma "Day against homophobia", la Giornata si caratterizza per il fatto di non essere una campagna centralizzata, ma un momento di riflessione e partecipazione aperto a tutti. La data del 17 maggio è stata scelta per commemorare la decisione adottata nel 1990 dall'Organizzazione Mondiale della Sanità di rimuovere l'omosessualità dalla lista delle psicopatologie. Dall'anno della sua istituzione, l'evento ha ricevuto il riconoscimento ufficiale di diversi Stati e istituzioni internazionali come l'Unione Europea che dal 2007 appoggia l'evento sul suo territorio. Di quell'anno è la famosa "Risoluzione del Parlamento europeo sull'omofobia in Europa" che, all'articolo 8, ribadisce espressamente l'invito "a tutti gli Stati membri a proporre leggi che superino le discriminazioni subite da coppie dello stesso sesso e chiede alla Commissione di presentare proposte per garantire che il principio del riconoscimento reciproco sia applicato anche in questo settore al fine di garantire la libertà di circolazione per tutte le persone nell'Unione europea senza discriminazioni".

 

Le iniziative 2019 in Italia

Per l'edizione 2019, Arcigay ha lanciato la campagna social "Non restare indifferente, combatti l’omobitransfobia". "Dai luoghi di lavoro alla scuola, dal supermercato alla famiglia, milioni di persone vedono episodi di discriminazione o ascoltano discorsi carichi di offese e disprezzo, talvolta mascherati da battute o scherzo, ma non per questo meno dolorosi per coloro che li subiscono". L'associazione invita gli utenti a inquadrare la propria foto profilo Facebook nella cornice “IO NON RESTO INDIFFERENTE. Combatto l’omofobia, la bifobia, la transfobia”.
Sarebbe "un segnale forte e visibile del tuo impegno contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere".

Manifestazioni e iniziative sono state promosse in molte città italiane.
Il Comune di Bologna realizzerà nella mattinata del 17 maggio un flashmob in Piazza Maggiore, dal tema “Un segno contro l’omotransfobia". Torino ospiterà una celebrazione istituzionale nella Sala Rossa di Palazzo Civico e promuoverà un flashmob in piazza Palazzo di Città.

Il Festival MIX Milano di Cinema Gaylesbico e Queer Culture organizza una serata evento all’Anteo Palazzo del Cinema: ci sarà la presentazione della nuova edizione del festival e la proiezione del film vincitore dello scorso anno, Venus di Eisha Marjara. Il Comune di Varese ha deciso di patrocinare la giornata ed esporrà la bandiera arcobaleno a Palazzo Estense. A livello più istituzionale, prssso la Sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio, alle 15, verranno presentati i risultati dell'indagine su Lgbt e le iniziative del governo in materia.
fonte:  https://tg24.sky.it

Lgbt: Il 17 maggio ricorre "Idahotb"

Giornata Internazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la transfobia e la bifobia promossa dalla rete Re.a.dy

 Come ogni 17 maggio, in occasione della Giornata Internazionale contro omo-, lesbo-, trans- e bifobia, la Re.a.dy - la Rete nazionale delle Pubbliche Amministrazioni contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere - organizza una campagna nazionale di sensibilizzazione e contrasto alle discriminazioni basate su genere e orientamento sessuale.

Quest’anno, nel rispetto delle disposizioni di legge dovute alla gestione dell’emergenza Covid19, l’azione decisa durante l’ultimo incontro nazionale “Le parole che includono” si sposta online e si arricchisce della collaborazione con Lovers Film Festival, diretto da Vladimir Luxuria e Museo Nazionale del Cinema di Torino.

Dalle 9 fino alle 24 del 17 maggio sarà possibile guardare gratuitamente sul sito di Lovers (https://www.loversff.com), e tramite i canali social del festival, film a tematica Lgbt; inoltre, testimonianze di molti personaggi del mondo della cultura, dello spettacolo e dell’attivismo che, attraverso dei video-contributi inediti, celebreranno l’amore in tutte le sue forme.

Nella stessa giornata, infine, è previsto il lancio del nuovo sito della Re.a.dy (www.reteready.org): uno strumento pensato per diffondere buone pratiche sviluppate dalle oltre 160 amministrazioni locali che fanno parte della rete e per informare chi volesse aderirvi. Al suo debutto anche il nuovo logo della rete, realizzato dalla Regione Toscana.
fonte: Città Metropolitana di Firenze met.provincia.fi.it

Addio a Ezio Bosso, il pianista che arrivava al cuore della gente

Il musicista Ezio Bosso si è spento a soli 48 anni nella sua casa di Bologna. Direttore d'orchestra, compositore e pianista aveva commosso il mondo quando alcuni anni fa aveva annunciato di essere malato di una patologia neurodegenerativa. 

Una malattia che lo aveva di fatto costretto a ritirarsi dalle scene nel settembre 2019 quando disse "non posso più suonare". Era nato a Torino il 13 settembre 1971.

I familiari e la sua famiglia professionale chiedono a tutti il massimo rispetto per la sua privacy in questo momento sommamente personale e intimo. Le esequie si svolgeranno in forma strettamente privata.

Musicista di straordinario talento, era stato scoperto dal grande pubblico nel 2016, quando Carlo Conti lo aveva invitato al Festival di Sanremo come ospite d'onore. L'esecuzione di "Following a Bird", una composizione inserita nell'album "The 12th Room", aveva colpito tutti e improvvisamente il nome di Bosso non era più riservato a una nicchia di culturi della musica colta. 

Innamoratosi della musica a soli 4 anni, Bosso aveva esordito come solista in Francia a soli 16 anni. Ma a cambiargli la vita fu l'ìncontro con il contrabbassista viennese Ludwig Streicher. Fu lui a consigliargli di studiare composizione e direzione d'orchestra all'Accademia di Vienna. Negli anni 90 Bosso divenne un musicista apprezzato a livello internazionale, con concerti in tutto il mondo: dalla Sydney Opera House alla Carnegie Hall passando per il teatro Regio di Torino e il Colòn di Buenos Aires. Ha diretto la London Symphony Orchestra, l'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, quella del Comunale di Bologna, la Filamornica '900 e altre ancora, mentre tra il 2017 e il 2018 è stato direttore stabile del Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste.

Nel 2011  fu operato per un tumore al cervello e dopo quell'operazione gli venne diagnosticata una malattia neurodegenerativa incurabile che porta nel giro di poco alla compromissione delle funzioni vitali.

FRANCESCHINI: "ESEMPIO DI FORZA E SPERANZA" Anche il ministro per i Beni e le attività culturali, Dario Franceschini, ha voluto ricordare Ezio Bosso. "Un uomo profondo e generoso, un artista esplosivo capace di trasmettere la gioia di suonare e la passione per la musica - ha scritto -. Sono molto addolorato per la scomparsa di Ezio Bosso: è un triste giorno per la cultura italiana che perde un grande interprete e compositore, un uomo straordinario che ha fatto della sua vita un messaggio di speranza e di forza".
fonte:  www.tgcom24.mediaset.it - foto: Italy Photo Press

mercoledì 13 maggio 2020

Da giugno, con le dovute precauzioni, teatri e cinema potranno riaprire i battenti

Da giugno, con le dovute precauzioni, cinema e teatri potranno riaprire i battenti.
E’ l’ipotesi alla quale lavora il governo sulla base delle indicazioni del Comitato tecnico scientifico. Saranno attuati protocolli molto “rigidi e restrittivi” come quelli già previsti per le messe. In questo caso a essere disciplinate sarebbero la distanza tra gli spettatori e le modalità di ingresso, come pure le postazioni sul palcoscenico e dell’orchestra. Il Cts però ha frenato sull’apertura di sale da ballo, discoteche e locali “assimilati”.

Sulla data di riapertura, in realtà, non c’è ancora certezza e molto dipenderà dalla curva dei contagi: “Potrà essere fine maggio, inizio giugno o anche slittare a metà mese”, la linea dell’esecutivo.
Il 18 maggio potrebbero riaprire le palestre“Siamo pronti a ripartire: i circoli, le palestre, le società dilettantistiche. Il 18 maggio potrebbe essere il giorno giusto anche per lo sport di base”.

Lo ha annunciato Vito Cozzoli, il presidente di Sport e Salute, l’azienda che fa capo al ministero dell’Economia e che supporta il Coni per lo sviluppo delle attività sportive in Italia, “Per un po’ non sarà proprio lo sport che conosciamo: forse vedremo atleti piccoli e grandi mascherati, andranno rispettate alcune regole sul distanziamento, ci sarà il gel igienizzante all’ingresso dei campi, ma è il momento, in piena sicurezza, di tornare a giocare. Abbiamo inviato, con il governo, le linee guida al comitato tecnico scientifico. Aspettiamo un via libera nei prossimi giorni”, ha aggiunto Cozzoli.
fonte: Redazione www.giornaledelladanza.com

«The L Word: Generation Q»: l'attesissimo revival della serie cult arriva su Sky Atlantic Confidential

L'attesissimo revival di «The L Word» arriva l'11 maggio in prima serata su Sky Atlantic Confidential, il pop-up channel powered by Vanity Fair dedicato alle storie al femminile



Sono passati dieci anni, eppure la forza e la freschezza di The L Word non si sono affievolite di un grammo. In un momento storico in cui i revival e gli spin-off sono all’ordine del giorno si inserisce, per la gioia dei fan, anche The L Word: Generation Q, che riprende il discorso già inaugurato nel 2004 proprio da The L Word, la rivoluzionaria serie di Showtime che, senza filtri, ha affrontato per la prima volta le tematiche riguardanti la comunità LGBTQ+ dal punto di vista delle donne.


Nuove storie, quindi, ambientate ancora nella Los Angeles che aveva dato i natali alla serie originale.
E un nuovo titolo – Generation Q -, che si riferisce alla nuova generazione di personaggi queer che affiancheranno le storie protagoniste di The L Word: Bette (Jennifer Beals), Shane (Katherine Moennig) e Alice (Lesiha Hailey).  

L’appuntamento è partito l’11 maggio alle 21.15 su Sky Atlantic e alle 22.15 su Sky Atlantic Confidential, il pop-up channel powered by Vanity Fair che dall’8 al 28 maggio occupa il canale 111 di Sky proponendo storie al femminile che hanno fatto la storia della televisione.

Otto episodi, quelli di Generation Q, che, oltre ad affrontare temi fondamentali come l’identità di genere, l’emancipazione femminile e la lotta per i diritti sociali e civili, si addentreranno nella storia di un gruppo di donne che, tra amore, sesso e carriera, cercheranno di trovare la propria dimensione per essere felici. Molte cose sono cambiate dall’ultima volta: Bette è in corsa per diventare il nuovo sindaco di Los Angeles, Shane fa ancora la parrucchiera e Alice è alle prese con il suo nuovo talk show.

Insieme a loro, ecco l’ingresso di nuovi personaggi che promettono subito di far breccia nel cuore dei fan: dalla coppia formata da Dani Núñez (Arienne Mandi), PR manager della campagna di Bette, e Sophie Suarez (Rosanny Zayas), uno dei TV producer dello show di Alice, a Micah Lee (Leo Sheng), un uomo transgender che lavora come professore, a Finley (Jacqueline Toboni), che proviene da una famiglia molto religiosa e che lavora per Alice.

Da quando The L Word ha fatto la sua comparsa in televisione, la sensibilità e l’attenzione verso la comunità LGBTQ+ si è rafforzata sempre di più traendo esempio proprio da un esperimento rivoluzionario come questo, il primo ad aver rappresentato in maniera inedita e sorprendente il mondo delle donne lesbiche di Los Angeles, impegnate a conciliare l’amore, il sesso e la dedizione al lavoro senza scivolare in facili stereotipi.

PER IL TRAILER CLICCA QUI

È anche per questo che, in occasione del lancio di The L Word: Generation Q su Sky Atlantic Confidential, tutte le sei stagioni di The L Word saranno disponibili per intero on demand su Sky e in streaming su Now Tv. Un modo per segnare la continuità tra ieri e oggi, nel solco del rispetto e della lotta per i diritti civili di cui Vanity Fair si è fatto portavoce in tutti questi anni.
fonte: di Mario Manca   www.vanityfair.it

Lgbt: La strategia vincente del Diversity & Inclusion, nel lavoro come nella vita quotidiana

Le persone trans* vivono in un Paese che dopo la legge del 1982 le ha completamente abbandonate, disinteressandosi delle discriminazioni multiple che affrontano ogni giorno, nel mondo dello sport, in quello scolastico ed universitario, nell’accesso al diritto costituzionale alla salute, nei vari ostacoli di burocrazia legati alla rettifica dei documenti e all’iter stesso della transizione.

Tenendo a mente che diritti sociali e civili non possono viaggiare divisi ma esistono in un rapporto continuo e necessariamente intrecciato, una delle situazioni in cui maggiormente possiamo toccare con mano il grado di discriminazione che attanaglia le persone trans è quella del lavoro.

La comunità LGBTQI+, insieme alle donne e alle persone disabili, rappresenta già di per sé una categoria fortemente penalizzata nel mondo del lavoro, come abbiamo già analizzato in maniera generale nel nostro speciale monografico del 1 Maggio nel pezzo “Lavoro, discriminazioni e nuovi orizzonti dopo l’emergenza”. All’interno della stessa comunità, le persone trans e intersex vivono una situazione ancora più svantaggiata che porta ad una vera e propria marginalizzazione sociale dovuta, spesso, anche ad una mancanza di sostegno familiare che comporta un abbandono non solo sociale, in assenza di adeguate politiche pubbliche, ma anche familiare ed affettivo.

Difatti, secondo l’indagine di Arcigay ‘Io Sono Io Lavoro’, “il 13% delle persone LGBTQI+ intervistate ha visto respingere la propria candidatura ad un posto di lavoro in ragione del proprio orientamento sessuale, valore che sale al 45% per le persone transessuali”.  Questo comporta un numero altissimo di persone che decidono di non dichiarare il proprio orientamento sessuale e la propria identità di genere sul posto di lavoro ma determina, allo stesso modo, una grande barriera che respinge già a monte l’ingresso nel mercato di lavoro sulla base di stereotipi e pregiudizi.

La principale causa di discriminazione per le persone trans risiede nella cultura diffusa e radicata nell’immaginario collettivo basata sul binarismo di genere e, quindi, sull’identità cisessuale fissata come regola esclusiva per “valutare” e “verificare” l’aderenza alle aspettative di genere. Tutto questo diventa ancora più accentuato se si considerano, come si diceva in precedenza, i tempi particolarmente lunghi per l’ottenimento dei documenti rettificati secondo l’identità di genere elettiva della persona trans. In questo modo la persona resta in un limbo che determina criticità evidenti per il pieno sviluppo personale ma anche professionale.

Eppure la diversità, in ogni aspetto della nostra vita, nelle relazioni umane come sui luoghi dedicati alla formazione o sul lavoro, rappresenta un elemento di innovazione e di arricchimento. Proprio per questo, anche di fronte ai numeri delle discriminazioni che si registrano, il tema delle strategie di Diversity & Inclusion (diversità e inclusione) è sempre più oggetto di un crescente interesse da parte delle organizzazioni del lavoro e delle grandi imprese.

Ma cosa si intende realmente per Diversity & Inclusion? 
Continua a leggere l'articolo cliccando  QUI
fonte: by     www.queermagazine.it

lunedì 11 maggio 2020

Parigi > Il direttore dell'Opéra: “La cultura è importante come la sanità ed è in crisi non per il Covid, ma per i tagli”


"La cultura è importante come la sanità" lo afferma il direttore dell’Opéra di Parigi, Stéphane Lissner. (in foto)

Il direttore dell’Opéra de Paris, Stéphane Lissner, ha le idee chiare su chi siano i responsabili dell’attuale crisi della cultura, e la pandemia di Covid-19 da coronavirus, secondo lui, c’entra poco: semmai, ha fatto da detonatore per una carica esplosiva di problemi che esistevano già da tempo. È quanto ha detto in un’intervista all’agenzia France Inter con i giornalisti Nicolas Demorand e Léa Salamé.

“L’attuale crisi”, sostiene Lissner, “ci rivela che la costante diminuzione dei fondi per la cultura che va avanti da venticinque anni ci ha portato a una situazione che il virus ha soltanto svelato”. Si tratta di tagli, ha proseguito Lissner, “che negli ultimi venticinque anni abbiamo visto sia da parte delle amministrazioni locali, sia da parte dello Stato. Le attuali restrizioni hanno fatto sì che sul tema ci si disimpegnasse gradualmente, perché la cultura non è una priorità, dato che non ci muoviamo in una logica di aumento della produttività”.

Lissner parla a nome di un settore, quello dello spettacolo dal vivo, che è forse il più colpito in assoluto dalla crisi, e i problemi si faranno sentire anche quando si riaprirà. “La diversità, l’innovazione, la creatività”, ha continuato, “saranno a poco a poco rimpiazzate da una sorta di globalizzazione, di mercificazione. Si può fare un paragone tra gli ospedali e il teatro dell’opera: i mezzi mancano sempre di più, e non ci sono politiche ben definite. C’è un legame tra i lavoratori precari e gli operatori sanitari, che sono poco pagati e si trovano anch’essi in una situazione di precariato”.

La ripresa, per il settore del teatro e della musica dal vivo, non sarà facile. Al momento si riflette sui protocolli di sicurezza, ma si tratta di misure che, secondo Lissner, sono impossibili da mettere in atto. “Impossibile far entrare in un teatro 2.700 persone facendo rispettare le sicurezze, impossibile distanziare l’orchestra, distanziare il coro. Aspetteremo un vaccino, una cura, o forse la scomparsa del virus: dobbiamo essere ottimisti”, ha detto il direttore dell’Opéra.
Quello che servirebbe, ha concluso Lissner, è “un progetto culturale ben definito, tra le regioni e lo Stato”, perché “la cultura è fondamentale, come la sanità: è un cemento sociale, e per i nostri responsabili politici è un dovere sostenerla”.
fonte: www.finestresullarte.info

Lirica > Opera di Roma: si riparte a Villa Borghese con Rigoletto diretto da Gatti. Regia di Michieletto

Finalmente una bella notizia: il Teatro dell’Opera di Roma è pronto a ripartire già quest’estate. Come affermato dal sovrintendente Carlo Fuortes in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, l’intenzione è di rialzare il sipario a luglio.

Tramontata l’idea di proporre, come ogni anno, il festival estivo nella suggestiva cornice delle Terme di Caracalla (dove sarebbe stato impossibile rispettare le norme anti-Covid), in accordo con il sindaco Virginia Raggi si è individuata una valida location alternativa per una rassegna all’aperto, la vasta area di Piazza di Siena all’interno del parco di Villa Borghese

Qui, infatti, sarebbe possibile evitare assembramenti, montare un impianto e una platea gradinata e, soprattutto, lavorare osservando quanto prescritto dal Comitato tecnico scientifico Covid-19, cioè accogliendo in spazi all’aperto fino a 1000 persone tra pubblico, artisti e maestranze. Gli spettatori non potranno stare in piedi e avranno posti a sedere preassegnati e inamovibili.

Il calendario estivo è ancora in via di definizione; Fuortes ha però preannunciato qualche anteprima. Si apre nel nome di Verdi, con un nuovo allestimento di Rigoletto dell’enfant terrible Damiano Michieletto, che già nel 2017 ha messo in scena quest’opera ad Amsterdam, ambientandola tra le bianche pareti di un angosciante manicomio. Per l’occasione, si esibirà un cast di gran livello e tutto italiano, con il Rigoletto di Luca Salsi, la Gilda di Rosa Feola e il Duca di Mantova di Vittorio Grigolo; sul podio, troveremo il Direttore musicale dell’Opera di Roma, Daniele Gatti, distintosi proprio al Teatro Costanzi per una lettura estremamente analitica, notturna e filologica del capolavoro verdiano, recensita da Connessi all’Opera alla prima del 2 dicembre 2018, serata inaugurale della stagione 2018/19. Questa di Michieletto sarà una produzione pensata appositamente per lo spazio di Piazza Siena, tenendo conto dei limiti dello spazio scenico e, naturalmente, compatibile con i vincoli anti-Covid.

Tra le altre anticipazioni, Il barbiere di Siviglia in forma di concerto; un balletto cult e iconico di Roland Petit del 1972, Pink Floyd Ballet, su musiche del celebre gruppo rock britannico e applaudito in Italia molteplici volte, anche a Caracalla nell’estate del 2015; concerti di musica sinfonica. 

Nel frattempo, con buonsenso il sovrintendente sta già guardando al futuro prossimo, più precisamente al titolo che, a fine novembre, dovrebbe inaugurare la stagione 2019/20 del teatro capitolino, La clemenza di Tito di Mozart, diretta da Daniele Gatti. Assieme al regista previsto per questa attesa première, il pluripremiato Mario Martone, stanno lavorando a un idea di allestimento che trasformi gli obblighi anti-contagio (quali il distanziamento tra i cantanti o il divieto di venire in contatto) in una nuova, creativa forma di rappresentazione. Che questo sia solo uno dei tanti, begli esempi di ripresa e di ripartenza di quello che è, o forse dovrebbe essere, il cuore pulsante del nostro paese: la cultura.
fonte:   Photo credit: Simone Ferraro www.connessiallopera.it

Libri: In uscita a maggio "Elisabetta II dalla A alla Z" di Lavinia Orefici

LA STORIA, LE CURIOSITÀ, GLI AFFETTI E I SEGRETI: TUTTO QUELLO CHE C'È DA SAPERE SULLA REGINA PIÙ LONGEVA (E PIÙ AMATA) DI SEMPRE.

A come Amore, Anna (la figlia), Ascot (con gli adorati cavalli). B come Balmoral (il castello preferito), Breakfast (un rito), Buck-ingham Palace. C come Carlo & Camilla, naturalmente, ma anche come Cappelli (leggendari e di tutte le fogge, un feticcio, per la regina), Commonwealth e Corona. Forse non bastano le lettere dell'alfabeto per raccontare la vita pubblica e privata della regina più longeva del mondo.

Classe 1926, Elisabetta II ha battuto molti record, con i suoi 68 anni sul trono (più della regina Vittoria!), durante i quali ha visto passare 7 papi e 14 primi ministri: da Winston Churchill, vincitore della Seconda guerra mondiale, a Boris Johnson, falco della Brexit, passando per la Lady di Ferro Margaret Thatcher.

Ha conosciuto l'adorazione dei sudditi e vissuto periodi di assoluta impopolarità, dopo la tragica morte di Diana. Ha superato le gaffe del marito Filippo e gli scandali che hanno coinvolto la Royal Family: dall'amore impossibile fra la sorella Margaret e il colonnello Townsend ai tradimenti vicendevoli fra Andrea e Sarah Ferguson, dal triangolo Carlo-Diana-Camilla alle clamorose scelte di Harry e Meghan, che oggi tengono banco sui tabloid. Anche grazie a lei, il futuro della Corona è saldo nelle mani di William e Kate.

Elisabetta, Lilibet per gli affetti più cari, non ha mai smesso di tenere le redini della famiglia e della monarchia inglese, sempre fedele ai suoi valori e alle sue tradizioni. Impone a tutta la corte una rigida e anacronistica etichetta eppure è un'icona mondiale, amata in ogni angolo del pianeta. In questo libro Lavinia Orefici raccoglie tutto, ma proprio tutto quel che si sa sull'ultima vera sovrana.