martedì 13 ottobre 2020

Cinema: "Due" di Filippo Meneghetti, il film sull’amore lesbico nella terza età che lascia senza fiato. Il trailer in esclusiva

Il regista italiano Filippo Meneghetti mostra con rara maestria l’impossibile fuga d’amore di due tranquille signore di Montpellier. Sublimi le interpretazioni di Martine Chevallier e Barbara Sukowa in un sottilissimo e compunto thriller psicologico, pentagramma hitchockiano imbevuto di acuti introspettivi bergmaniani.

Cerchi per un po’ di afferrare un attacco ad effetto per la recensione al film Due di Filippo Meneghetti. Quando all’improvviso ti accorgi che basterebbe esporre in tutta la sua rigorosa dolcezza il titolo. Due, così secco, o Deux, come in originale. 

Una sorta di guscio protettivo per una forma d’amore profonda, totale, infinita. Madeleine “Mado” (Martine Chevallier), la partner più anziana e introversa, madre, nonna, vedova apparentemente infelice agli occhi dei figli adulti. Nina (Barbara Sukowa), l’altra donna della coppia, più giovane e istintiva, dirimpettaia sullo stesso pianerottolo di Mado da decenni. 

Le due donne si amano da un tempo che sembra eterno, segretamente, in silenzio, di nascosto da parenti e conoscenti, tra lunghe notti d’amore e giornate fatte di chiacchiere da divano e letture sulla panchina di un lungo viale alberato di fianco a un fiume. 

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Fino a quando è giunto il momento per Mado di vendere casa, ricavarne un po’ di quattrini e trasferirsi a Roma, il sogno di una vita. Nina solitaria, fumatrice, intraprendente, preme. Vuole che finalmente tutto si riveli. Che Mado confessi anche in famiglia di essere lesbica e di vivere una relazione con lei. Ma un imprevisto nella salute di Madeleine rimette in gioco ogni prospettiva, anche solo quella del semplice amore quotidiano fatto di carezze e clamorose incazzature. Proviamo a dire poco, a girare attorno al colpo di scena che avviene dopo una mezzoretta di film. Perché da lì in avanti Mado si “ammutolisce” e Nina è costretta a vivere nuovamente separata dall’amata, questa volta accudita e curata in modo soffocante da una badante e dalla figlia.

Il punto di osservazione di Nina diventa l’occhiolino della porta da cui sbirciare le azioni compiute a casa dell’amata. Due diviso due del resto, e banalmente, fa uno. E quello che prima stava naturalmente insieme, ora l’ignoranza e la ritrosia conformista tendono a separarlo. Meneghetti giostra il distanziamento a pochi metri tra le protagoniste come fosse un sottilissimo e compunto thriller psicologico, un pentagramma hitchockiano imbevuto di acuti introspettivi bergmaniani. Due si fa così gioco di spazi sempre più angusti dove sopravvivere con le proprie emozioni e sentimenti. Come in quei film d’avventura dove la roccia sotto i piedi si assottiglia ad ogni secondo costringendo i coraggiosi avventurieri ad avvicinarsi fisicamente tra loro. Mado e Nina devono ripercorrere la strada da capo, riavviare e ricongiungere nuovamente corpi e anime, quando la vita pareva già aver concesso loro la quiete.

Così sulle note, anche immaginate, di Charlot – Sul mio carro cantato da Petula Clark, la relazione vitale tra le due donne si trasforma in qualcosa di universalmente assoluto come nemmeno in un melò anni cinquanta. Chevallier e Sukowa sono semplicemente superbe. Lea Drucker (la figlia di Mado) che ha scoperto da attrice la fama sui quarant’anni, cerca di stare loro dietro, ma si comprende che mentre queste due regine si mangiano la scena rimangono solo briciole per chiunque. Meneghetti è comunque capace di costruire un percorso visivo oltre il racconto, oltre l’intuizione narrativa della storia (sceneggiatura sua assieme a Malysone Boworasmy e Florence Vignon), esplorando, svuotando e ricostruendo continuamente questo spazio casa/appartamento di Mado – i crediti dicono 28 avenue Boisson Bertrand a Montpellier – come fosse un palco teatrale continuamente rimodulato senza cambio scena. In sala dal 5 novembre con Teodora. Guai a perderlo.

fonte: di     www.ilfattoquotidiano.it

Firenze: Parte stasera la XVII Edizione del Florence Queer Festival 2020 #SUPERA LE DISTANZE, dal 13 al 18 ottobre

Dal 13 al 18 ottobre 2020, torna a Firenze il Florence Queer Festival, con la sua ricca programmazione culturale, tra cinema internazionale a tematica LGBTQ, mostre, incontri ed eventi. 

Per questa XVIII edizione il festival, diretto da Bruno Casini e Roberta Vannucci, si presenta in una veste inedita, con un format che affianca alle consuete proiezioni in sala al Cinema La Compagnia di Firenze quelle online, nella sala virtuale Più Compagnia www.cinemalacompagnia.it

 

Il programma virtuale si estende inoltre alle presentazioni di libri e ai dibattiti, con la sezione Queer focus online. Con la scelta di rendere i contenuti di questa edizione accessibili anche sul web, il festival si propone di superare le distanze e creare un’importante occasione di partecipazione, lanciando l'hastag #superaledistanze.

Tra gli eventi collaterali del Festival ci saranno due mostre: SuperWomen, di Lediesis, in collaborazione con MUS.E Firenze e il Festival dei Diritti del Comune di Firenze e Supera le distanze, realizzata in collaborazione con IED – Istituto Europeo di Design di Firenze. Quest'ultima sarà visibile per tutta la durata del Festival nel foyer del Cinema La Compagnia e vedrà in esposizione i progetti degli studenti IED che hanno partecipato al contest per realizzare l’immagine 2020 del Festival (i dettagli nei comunicati dedicati alle mostre). Non mancheranno inoltre i dj set e il Dragqueen show al Twist Bistrot del Cinema La Compagnia e l’appuntamento con le stelle, a novembre, con il nuovo libro di Simon & the Stars.

Quest’anno il programma del festival include 17 film, di cui 11 in concorso, la sezione LGBTQ Senior Life con titoli che affrontano il tema dell’omosessualità nella terza età, il concorso per cortometraggi Videoqueer che mette in palio 1.000 euro per il vincitore. Da non perdere tre documentari fuori concorso: The Ballad of Genesis and Lady Jaye di Marie Loisier, che ritrae il performer, musicista e pioniere del gender-fluid Genesis P-Orridge (13 ottobre, ore 18.15, presenta il film Vittore Baroni, critico musicale), The Capote Tapes, di Ebs Burnough sull’ascesa e caduta dell’iconico scrittore gay Truman Capote (anteprima italiana, 18 ottobre ore 16.00) e Baci rubati, di Fabrizio Laurenti e Gabriella Romano, che attraverso lettere, diari e resoconti personali, racconta le esperienze degli italiani LGBTQ durante il fascismo (18 ottobre, ore 18.15 e online, alla presenza dei registi).

Serata di inaugurazione

Ad aprire il festival, martedì 13 ottobre alle 21.00 (anche online), sarà il film Il caso Braibanti, di Carmen Giardina e Massimiliano Palmese, che saranno presenti in sala insieme all’autore della colonna sonora, Pivio. Ricco di inediti assoluti, il documentario di Giardina e Palmese è dedicato alla figura di Aldo Braibanti, partigiano, poeta, drammaturgo, (“genio straordinario” secondo Carmelo Bene), ricordato soprattutto per il processo a cui fu sottoposto con l’accusa di aver plagiato il suo amante ventunenne. Il processo a Braibanti può essere definito come “un processo a Oscar Wilde con un secolo di ritardo”. Durante la serata il film riceverà il premio speciale del Florence Queer Festival, con la seguente motivazione:Per aver scelto di raccontare e dare visibilità a una storia da non dimenticare, nel ricordo del valore indelebile di un poliedrico intellettuale italiano”.

Concorso lungometraggi

Sono 11 i titoli in concorso per il miglior film Florence Queer Festival 2020, opere che esplorano le diverse sfaccettature della cultura LGBTQ. Storie di coraggio, amore e arte.

Her Name is Bo, di Marion Vagner & Christophe Deborsu, la testimonianza di Bo van Spilbeeck, noto reporter televisivo belga con moglie e figli, che si è dichiarato transessuale all’età di 58 anni e ha deciso di filmare l'intero processo (15 ottobre, ore 16.30, prima italiana).

Presentato alla Berlinale 2020, Suk Suk, di Ray Yeung è la storia d’amore tra due anziani gay non dichiarati, ispirato al libro Oral Histories of Older Gay men in Hong Kong, del sociologo Travis Kong (14 ottobre ore 21.00, in sala e online).

Variações - Guardian Angel, di João Maia, un biopic dedicato a uno dei cantanti più importanti della storia della musica portoghese, António Variações (15 ottobre ore 18.15, prima italiana).

Ahead of the Curve, di Jen Rainin, la visibilità e la cultura lesbica, raccontate attraverso la nascita e la storia del celebre magazine Curve (15 ottobre ore 21 e online. Anteprima italiana). Im Stillen Laut, (A quiet distance), di Therese Koppe: Erika e Christine sono una coppia da più di 40 anni e oggi, all'età di 81 anni, ripercorrono un periodo turbolento della loro storia. Un film sull'amore e l'invecchiamento, l'autonomia e l'espressione artistica in spazi all'interno della DDR (17 ottobre ore 18.15. Anteprima italiana, alla presenza della regista).

Welcome to Chechnya, di David France, un documentario potente e illuminante sulla storia di un gruppo di attivisti che rischiano la vita per combattere le persecuzioni anti-LGBTQ nella repressiva Cecenia (14 ottobre ore 18.15).

Ellie & Abbie (& Ellie’s Dead Aunt), di Monica Zanetti racconta la storia della giovane Ellie che, per conquistare la sua compagna di classe, sarà aiutata dal fantasma della zia Tara, un’attivista lesbica tragicamente morta negli anni '80 (16 ottobre, ore 21.00 e online).

Luciérnagas, di Bani Khoshnoudi: Ramin è un trentenne iraniano che, fuggito dalla Turchia su nave cargo a causa della persecuzione subita in quanto gay, si ritrova a Veracruz in Messico (16 ottobre, ore 18.15).

Margen de error, di Liliana Paolinelli: quando un'amica di sua figlia le confessa di essere innamorata di una donna anziana, Iris sospetta che si tratti di lei e ne è lusingata. Ma ben presto inizia ad avere qualche dubbio...(17 ottobre, ore 16.00).

Breaking Fast, di Mike Mosallam, sull’incontro tra un medico gay musulmano e un affascinante attore americano, in una commedia che oltrepassa le barriere culturali (16 ottobre ore 16). Vento Seco, è un omaggio alla cultura bear: la vita di Sandro prende una nuova direzione quando Maicon, un motociclista che sembra uscito da Tom of Finland, arriva nella sua piccola città brasiliana (17 ottobre ore 21.00 e online).

La giuria concorso lungometraggi è composta da Elisa Giobbi, operatrice culturale, Tzeli Hadjidimitriou, regista, fotografa e scrittrice, Monica Manganelli, regista, sceneggiatrice e designer, Gianpaolo Silvestri, giornalista ed ecopacifista, Jurgen Ureña, regista.

Fuori concorso

In programma anche il film fuori concorso L'altra altra metà del cielo. Donne, di Maria Laura Annibali, regia di Filippo Soldi. Presentato all’ultima Berlinale, il film intreccia interviste a donne molto diverse tra loro, che hanno in comune la scelta lesbica (14 ottobre ore 16.30, alla presenza della regista).

LGBTQ Senior Life

Tra i titoli in programma quest’anno il festival ne ha selezionati cinque che affrontano il tema dell’omosessualità durante l’invecchiamento. La scelta è dettata dall’importanza di proporre una riflessione su un tema delicato e molto attuale, ma anche nel tentativo di dare visibilità a una generazione che, invecchiando, incontra un rischio maggiore di emarginazione, solitudine e discriminazione. La sezione LGBTQ Senior Life include i film in concorso: Suk Suk di Ray Yeung, Im Stillen Laut (A quiet distance), di Therese Koppe, Her Name is Bo di Marion Vagner & Christophe, Margen de error, di Liliana Paolinelli, insieme al corto Fabiu, di Stefan Langthaler, storia di un ottantenne che scopre di provare sentimenti a lungo repressi per Fabiu, l’aiutante ungherese assunto per occuparsi della moglie malata (16 ottobre ore 21.00 e online).

I corti Videoqueer in concorso

Arrivano da diversi Paesi i cortometraggi per il concorso Videoqueer che mette in palio 1.000 euro per il vincitore. A scegliere il miglior corto, tra i 24 in concorso, sarà una giuria di studenti. Tutti i cortometraggi saranno visibili sulla piattaforma Più Compagnia dal 13 al 18 ottobre.

Serata di chiusura - 18 ottobre ore 21.00 

Premiazione dei vincitori. Dopo la premiazione la chiusura del Festival sarà affidata al film Advokatas - The Lawyer di Romas Zabarauskas (anteprima italiana, anche online). Marius è un avvocato gay che lavora come consulente di prestigiose aziende. La sua vita borghese va in crisi quando incontra  Ali,  rifugiato siriano che vive a Belgrado e che si guadagna da vivere facendo il sex worker. La presentazione in collaborazione con l’associazione Nosotras.

Queer focus online

Le presentazioni dei libri e gli incontri che arricchiscono il programma del Festival, per quest’anno si spostano online, sulla pagina Facebook del FQF: fb/FQF.Firenze. Si parte martedì 13 ottobre alle 16.30 con l’incontro Anni ‘80 a Firenze, la svolta dopo la rivolta, alla presenza di Betty Barsantini, Stefano Fabbri, Andrea Sbandati e Vincenzo Striano. Musica, teatro, moda, design, architettura, fotografia, nuovi media. Nascono nuove professioni e si sperimentano linguaggi destinati a fare storia. Gli anni ‘80 ebbero una loro capitale: Firenze. 40 anni dopo, di quella rivoluzione creativa, restano ancora testimonianze vive e vivaci, ma molto rischia di perdersi e di non riuscire quindi a rappresentare uno stimolo per la ripresa di una stagione che sappia essere il nuovo e necessario motore della città e non solo. Un gruppo di allora giovanissimi ha lanciato un appello alle istituzioni, sottoscritto da 200 protagonisti di quella straordinaria avventura, proponendo idee e progetti per una nuova contemporaneità che sappia restituire alla città un'identità lontana dalle solite “cartoline”.

Giovedì 15 ottobre, alle 19.30, si terrà la presentazione del libro Quelle come me. La storia di Splendori e miserie di Madame Royale (PM Editore, 2020), di Andrea Meroni e Luca Locati Luciani, con la collaborazione di Giovanbattista Brambilla. Saranno presenti gli autori Andrea Meroni e Luca Locati Luciani. Il 17 settembre 1970, usciva nelle sale un film destinato a diventare un cult: Splendori e miserie di Madame Royale. Fu il primo lungometraggio italiano con protagonista assoluto un personaggio omosessuale: Alessio, interpretato da Ugo Tognazzi, Il libro ricostruisce la genesi del film, con un minuzioso lavoro di ricerca per scoprire l’identità degli interpreti anche minori. A chiudere Queer focus online sarà la presentazione del libro La Traviata Norma. Ovvero: vaffanculo... ebbene sì! del Collettivo teatrale Nostra signora dei fiori (Asterisco Edizioni, 2020) a cura di Mauro Muscio (17 ottobre alle 19.30, alla presenza del curatore). Rappresentato la prima volta il 9 marzo 1976 presso il teatro CTH di Milano, è considerato lo spettacolo inaugurale della stagione del “teatro frocio” italiano, costruito e vissuto da attori non professionisti legati all’esperienza dei C.O.M., collettivi omosessuali milanesi.

Il Florence Queer Festival è organizzato dall’Associazione Ireos in collaborazione con Arcilesbica Firenze e MusicPool e il sostegno di Fondazione Sistema Toscana. La direzione artistica è di Bruno Casini e Roberta Vannucci.

Cinema La Compagnia – via Cavour 50/R, 50121 Firenze
Giornaliero
: € 10, ridotto € 8 Serale: € 7, ridotto € 6 Pomeridiano: € 3 (biglietto per singola proiezione) Abbonamento intero: € 35 (tutte le proiezioni pomeridiane e serali)
Sala Virtuale Più Compagnia
Abbonamento: € 9,90 I film online saranno visibili a partire dall’orario di programmazione in sala e per le successive 24 ore. Tutte le proiezioni sono vietate ai minori di 18 anni.

Tutte le proiezioni ed eventi si svolgeranno nel rispetto delle norme anti-Covid. 

PER TUTTE LE INFO E PROGRAMMAZIONE:  www.florencequeerfestival.it   www.facebook.com/FQF.Firenze  info@florencequeerfestival.it  

fonte:  ufficio stampa stampa@florencequeerfestival.it

lunedì 12 ottobre 2020

Petizione: Il Teatro è un luogo sicuro. Chiediamo revisione dei limiti

#TeatroLuogoSicuro

FIRMA LA PETIZIONE > QUI

Il settore dello spettacolo, duramente colpito dall'emergenza sanitaria provocata dal Covid-19, si trova oggi a vivere una gravissima crisi che rischia di mettere in ginocchio l'intero settore produttivo e distributivo, con ricadute pesanti che potrebbero protrarsi ben oltre la crisi sanitaria. Con oltre 500 mila lavoratori e lavoratrici, oggi il mondo dello spettacolo è uno di quelli che soffre maggiormente questa crisi a causa di norme frettolose, divieti indifferenziati che non tengono conto delle specificità del settore e delle modalità di fruizione degli spettacoli dal vivo. 

Nei giorni scorsi ho pubblicato sul mio profilo social un post indirizzato al Presidente Giuseppe Conte, al MiBACT e ai Ministri Franceschini e Speranza, per condividere la mia recente esperienza diretta come spettatore e come utente del servizio del trasporto pubblico di Roma, trovando che vi sia un eccessivo accanimento nei confronti dell'attività teatrale e invitando ad una revisione dei limiti imposti alla stessa in ragione delle particolarità uniche dell'evento teatrale. Il post è stato attualmente condiviso da oltre 1200 persone che sposano la causa e credono che vi sia qualcosa da rivedere.

Perché il Teatro è diverso da altre attività al chiuso? 

Uno dei maggiori punti da analizzare è la valutazione di un indice di rischio oggettivo dell'evento teatrale. Non risultato, ad oggi, notizie di focolai esplosi partendo dalle platee teatrali e come riportato nella mia esperienza, il teatro è un luogo che si presta a pochi contatti diretti in quanto la sua fruizione avviene immobili:

- non vi sono contatti con altri spettatori;
- la fruizione dello spettacolo avviene senza spostamenti dal proprio posto; 
- non si parla e non si toccano gli altri spettatori;
- di norma vi è un solo evento al giorno e questo facilita le operazioni di sanificazione della sala tra un evento e l'altro.

Inoltre nelle sale teatrali ho potuto osservare la più rigorosa osservanza delle regole in fatto di: misurazione della temperatura, raccolta dei nominativi, utilizzo della mascherina, distanziamento e fila all'ingresso in sala. Noi lavoratori dello spettacolo, seppur categoria fragile, abbiamo messo in campo il massimo sforzo cooperativo con le autorità al fine di contenere l'epidemia. Alla luce delle crescenti difficoltà e in virtù dell'unicità degli eventi teatrali, nonché della serietà e collaborazione che noi operatori abbiamo dimostrato sia come parte attiva e produttiva, sia quando ci troviamo ad essere noi stessi spettatori, chiediamo che vengano valutate e adottate misure urgenti per salvare il settore da una crisi senza precedenti. Noi mettiamo il nostro sudore e il nostro sacrificio, alla politica chiediamo di non operare divieti indifferenziati ma di valutare delle norme specifiche per settori specifici. 

Pertanto chiediamo non solo che vengano innalzati i limiti all'ingresso in sala, ma che vengano valutate norme e obblighi specifici che non compromettano la gestione ma facilitino tracciamento e contenimento dell'epidemia.

Fermo restando l'obbligo della mascherina, della misurazione della temperatura e dell'igienizzazione delle mani all'ingresso, chiediamo e mettiamo sul tavolo della discussione:

 Innalzamento dei limiti al fino al 70/80% della capienza massima:

1) incondizionatamente per tutte le sale sotto i 200 posti;

2) per le sale oltre i 200 posti che adottino le seguenti misure:

  • interruzione del servizio di guardaroba per evitare assembramenti;
  • biglietti elettronici e prenotazioni online per evitare contatto col personale di sala (in larga misura questo già avviene); 
  • spettacoli privi di intervallo e/o limitata durata degli intervalli senza allontanamento del pubblico;
  • spettacoli che rientrino in un certo limite di durata;
  • ingressi scaglionati in gruppi per l'entrata e differenziati per settore;
  • uscita ordinata con il personale di sala che provvede a far uscire ordinatamente il pubblico una fila per volta;

Crediamo dunque che qualora vengano rispettati questi accorgimenti e si limitino le possibilità di contatto, la semplice vicinanza in sala non possa costituire da sola attività ad alto rischio, essendo la fruizione immobile, temporanea e priva di contatto. 

Abbiamo bisogno di interventi mirati, di autentiche soluzioni e per soluzioni intendiamo sedersi ad un tavolo con le parti, capire specificità e criticità di ogni attività e dare delle regole specifiche che permettano il regolare svolgimento in sicurezza, per limitare non solo i danni sanitari, ma anche quelli economici.

Siamo coscienti dell'enorme sforzo che le autorità stanno portando avanti per affrontare questa emergenza, ma al tempo stesso conosciamo il nostro lavoro. Al mondo politico chiediamo coraggio e scelte non unilaterali.  FIRMA LA PETIZIONE > QUI

Nasce "EQUAL" Il portale italiano di diritto antidiscriminatorio

Nel 2018, l’Ateneo di Udine ha investito nell’innovazione didattica promuovendo “un’educazione di qualità, equa e inclusiva, e opportunità di apprendimento” per tutte e tutti (ONU, Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, obiettivo n. 4). EQUAL è uno dei risultati di quegli investimenti. 

L’idea di costruire un portale internet è nata a margine di alcuni progetti sviluppati sia nell’ambito del Tavolo per l’innovazione didattica (TID), sia nell’ambito del Piano Strategico di Dipartimento (PSD) del Dipartimento di scienze giuridiche (DiSG) dell’Università degli studi di Udine. 

Ideare EQUAL è stata la naturale evoluzione di un percorso di ricerca interdisciplinare che condividiamo da tempo, il cui focus principale è il diritto antidiscriminatorio. 

Proprio l’approccio interdisciplinare ha reso possibile il coinvolgimento di un gruppo di ricerca più largo e composito, da qualche anno attivo presso il DiSG di Udine, denominato Laboratorio lavoro, guidato da Marina Brollo. 

Il portale ha due principali finalità: far circolare notizie, documenti, ricerche, anche non strettamente giuridiche, sulla lotta alle discriminazioni; sollecitare i nostri studenti, in particolar modo quelli che animano la Clinica legale di diritto antidiscriminatorio, a produrre ricerche e scritti sul diritto antidiscriminatorio. 

L’obiettivo è creare consapevolezza critica negli studenti dei corsi di laurea triennale, di laurea magistrale, di dottorato di ricerca e di master, che afferiscono al DiSG, nonché nei professionisti e negli operatori del diritto e dell’economia circa l’esistenza delle diseguaglianze, ma soprattutto circa gli strumenti giuridici per il loro superamento. 

EQUAL è stato concepito come ausilio per la didattica innovativa, come spazio per la condivisione di idee e la diffusione della ricerca e come strumento per lo sviluppo sociale, culturale ed economico della società in cui viviamo. 

TUTTE LE INFO SUL SITO EQUAL >>> www.dirittoantidiscriminatorio.it

Abbiamo creato EQUAL come uno mezzo per la formazione, la ricerca e il trasferimento della conoscenza, convinti che questi tre obiettivi possano contaminarsi e rafforzarsi reciprocamente se perseguiti in maniera unitaria. 

L’auspicio è che EQUAL possa divenire un luogo aperto di confronto, pronto a ospitare i contributi di tutte le persone che in Italia e all’estero sono interessate ai temi dell’uguaglianza, dell’inclusione, della sostenibilità, dell’innovazione e della giustizia sociale.

fonte:  www.dirittoantidiscriminatorio.it