lunedì 13 ottobre 2025

Firenze: a Palazzo Pitti il Novecento in quaranta abiti da sogno: nuovo allestimento al Museo della Moda

Nove sale appena inaugurate (con molti capi mai esposti fino ad oggi) raccontano gli stili dello scorso secolo dal Charleston degli anni Venti agli scintillanti anni Ottanta di Enrico Coveri, passando per le creazioni mozzafiato di Elsa Schiaparelli, Yves Saint Laurent, Pierre Cardin e Roberto Capucci.

Un secolo di moda, dalla vivacità del Charleston agli scintillanti anni Ottanta di Enrico Coveri, passando per le creazioni mozzafiato di Elsa Schiaparelli, Yves Saint Laurent, Pierre Cardin e Roberto Capucci. A raccontarlo - attraverso 40 abiti simbolo della più elevata sartorialità mondiale (molti dei quali mai esposti), posti in elegante dialogo con opere di maestri della pittura del Novecento quali Galileo Chini, Felice Casorati, Alberto Burri - è il nuovo allestimento realizzato dal Museo della Moda di Palazzo Pitti.  

A un anno esatto dalla riapertura totale della Galleria, interamente rinnovata, la selezione novecentesca esposta ‘gira’, per offrire al pubblico un nuovo capitolo da sogno della storia del costume. Forte di una collezione di 15.000 capi storici e accessori, dal Settecento a oggi, il Museo della Moda ha stabilito di rinnovare a cadenza annuale le collezioni in mostra, facendo riemergere a rotazione dai depositi abiti straordinari, inediti e accuratamente restaurati per poter essere offerti alla visione del pubblico. Restano invariate le sale della moda Sette-Ottocentesca e degli Abiti Medicei.

Il primo dei nuovi spazi, dedicato alla ‘Moda Charleston’ tra avanguardie ed esotismo, apre la nuova selezione: lo straordinario Trittico di Galileo Chini trasforma la sala in un set scenografico di pucciniana memoria con l’abito indossato dalla moglie del pittore in occasione della prima di Turandot al Teatro La Scala di Milano il 25 aprile 1926. Altri abiti preziosi realizzati con sete pregiate arricchiti da motivi decorativi ispirati alla Cina, al Giappone e all’India rammentano come l’orientalismo si intrecciasse con il desiderio di emancipazione e sperimentazione tipico delle flapper, giovani donne dell’epoca che rompevano con la tradizione.

Seguono due sale dedicate alla Moda tra le due Guerre: una infilata di abiti mozzafiato che spaziano dalla cultura Déco, a quella delle avanguardie, al razionalismo, al glamour cinematografico degli anni Trenta del Novecento. In tale contesto, il dipinto di Felice Casorati, Lo straniero, fa da controcanto a capi di Elsa Schiaparelli e Madeleine Vionnet.

La rassegna continua con un viaggio nella Moda nel dopoguerra, con un rarissimo abito del giovane Yves Saint Laurent, nominato, dopo la morte di Christian Dior nel 1957, direttore creativo della prestigiosa Maison e tre abiti, tra cui un Gattinoni, appartenuti a Ingrid Bergman.

A seguire tre sale interamente dedicate agli anni Sessanta e Settanta del Novecento, che culminano con una incursione nello Space Age Movement, caratterizzato da un’estetica futuristica e minimalista ispirata alle esplorazioni spaziali e alle innovazioni tecnologiche dell’epoca, grazie a designer iconici come André Courreèges, André Laug e Pierre Cardin, tutti rappresentati in mostra.

Spazio poi a Roberto Capucci, uno dei protagonisti più audaci e innovativi della moda italiana. In un’epoca dominata dalla rivoluzione giovanile, dalla minigonna e dal prêt-à-porter emergente, rimase fedele a una visione quasi architettonica e scultorea dell’abito, che lo rese famoso sulla scena internazionale.

Finale ‘esplosivo’ con Enrico Coveri, che a partire dagli anni Ottanta fece delle paillettes il simbolo del suo stile scintillante, ironico e anticonformista.

Annualmente ci saranno rotazioni, per far riemergere dai depositi della galleria pezzi storici mai visti prima.

Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Simone Verde: “Questa nuova selezione di abiti del Museo della Moda e del Costume racconta la moda del Novecento come linguaggio visivo e culturale, in dialogo costante con la pittura e le arti. Dai ricami esotici delle flapper all’immaginario decorativo di Galileo Chini, dalla sintesi formale di Casorati e della moda degli anni Trenta fino al minimalismo dello Space Age, accostato ai bianchi e neri di Alberto Burri. La moda si rivela così non solo specchio della trasformazione del femminile, ma anche patrimonio di forme, materiali e visioni che affianca e arricchisce la narrazione figurativa dell’arte”.

La curatrice del Museo della Moda e del Costume Vanessa Gavioli: “Nel Novecento la moda racconta la donna tra libertà ed eleganza. Dalle flapper degli anni Venti con abiti leggeri e accenti esotici, si passa agli anni Trenta, con una femminilità più classica e tradizionale. Chanel rivoluziona il tailleur, poi rielaborato da Galitzine e Schön. Negli anni Sessanta e Settanta esplodono minigonne, grafismi e subculture, mentre lo Space Age guarda al futuro e Capucci scolpisce l’abito. Negli anni Ottanta, Coveri esalta luce e colore con le paillettes”.

fonte e Info: www.uffizi.it 

Mostre: "Alaïa e Balenciaga. Scultori della forma" al Museo del Tessuto di Prato, dal 25 ottobre 2025 al 3 maggio 2026

Dal 25 ottobre 2025, il Museo del Tessuto celebra due stilisti iconici della moda francese – Azzedine Alaïa e Cristobal Balenciaga – con una grande mostra curata da Olivier Saillard.

25 ottobre 2025 – 3 maggio 2026

In occasione del suo cinquantesimo anniversario, la Fondazione Museo del Tessuto di Prato in collaborazione con la Fondazione Azzedine Alaïa, annuncia come progetto speciale la mostra “ALAÏA e BALENCIAGA. Scultori della forma“.

Concepita nel 2020 da Olivier Saillard presso la Fondation Alaïa di Parigi per assecondare il desiderio di Hubert de Givenchy di una mostra che riunisse due storici talenti della haute couture francese, l’esposizione arriva per la prima volta in Italia al Museo del Tessuto di Prato.

La mostra ha ottenuto il prestigioso patrocinio dell’Ambasciata di Francia in Italia.

Cinquanta abiti provenienti dalla Fondazione Azzedine Alaïa, saranno esposti nelle sale suggestive della ex fabbrica Campolmi, accompagnati da documenti e video originali dell’Archivio Balenciaga per mettere a confronto la creatività dei due stilisti.

Venticinque creazioni di Azzedine Alaïa (1935-2017) – considerato dai più l’ultimo Couturier in grado di saper padroneggiare ogni fase della progettazione e della realizzazione di un abito – dialogano in mostra con altrettanti capi del grande Cristobal Balenciaga (1895-1972), in un confronto senza tempo tra due abilissimi sperimentatori di forme e volumi.

Solo per citare un esempio, lo spencer di Alaïa della collezione Couture Autunno/Inverno 1986 trova ispirazione nella giacca Haute Couture 1938 di Balenciaga, così come i bolero delle collezioni Autunno/Inverno 1986 e 1989 citano il bolero della Haute Couture 1940.

È ormai risaputo come, una volta chiusa definitivamente la Maison Balenciaga nel 1968 per mano dello stesso Balenciaga, Alaïa – giovane stilista emergente – sia stato chiamato dalla vice-direttrice vendite, Mademoiselle Renée, a scegliere liberamente una selezione di creazioni del Maestro, che solo le sue abili mani avrebbero potuto rielaborare per dar loro un nuovo aspetto. Il giovane Alaïa restò talmente stupito dalle forme, dall’architettura dei tagli e dall’abilità tecnica di ogni capo, che da allora coltivò per tutta la vita un profondo rispetto per la storia della moda e considerò l’incontro con il lavoro di Balenciaga il punto di partenza per la riscoperta dai grandi maestri del taglio che lo avevano preceduto.

“Le clienti mi portavano abiti di Balenciaga e mi chiedevano di accorciare l’orlo: io chiedevo loro se potevo tenere gli abiti e fare invece qualcosa di nuovo per loro. E’ in quel periodo che ho iniziato a prendere coscienza del fatto che la moda è un patrimonio culturale: è importante dare ai giovani stilisti l’opportunità di scoprire il lavoro e le tecniche dei loro predecessori. E’ così che ho iniziato a collezionare moda, ma anche arte e design. Ho intenzione di creare una fondazione per ospitare la mia collezione oltre ai miei archivi”. Azzedine Alaïa, Revue des Deux Mondes, 2014

Tutti i capi presenti in mostra appartengono alla Fondazione Azzedine Alaïa, creata nel 2007 dallo stesso Couturier francese per preservare e valorizzare i suoi archivi personali e la sua ricchissima collezione di abiti dei più grandi stilisti che hanno segnato la storia della moda.

Con questa mostra, la Fondazione Museo del Tessuto di Prato prosegue il suo percorso di studio e valorizzazione della Moda e dei protagonisti che ne hanno fatto la storia, affrontando per la prima volta il tema della couture francese; questo all’indomani del recente omaggio al padre del prêt-à-porter italiano Walter Albini (2024), all’inedita retrospettiva su Ossie Clark e Celia Birtwell (2022), protagonisti della scena londinese degli anni Sessanta e Settanta del Novecento, e – ancora prima – della prima grande mostra dedicata alla camicia bianca di Gianfranco Ferré (2014).

La mostra è realizzata con il supporto di: Comune di Prato, Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, Saperi, Estra; Direzione Generale Educazione, Ricerca e Istituti Culturali del Ministero della Cultura, Regione Toscana.

Un sentito ringraziamento a Pitti Immagine.

Si ringraziano inoltre per l’importante supporto al progetto le aziende tessili Arché, Marini Industrie, Balli il Lanificio, oltre che Gruppo Colle, Lyria, Faliero Sarti e le aziende del Museo del Tessuto Textile Lovers.

Museo del Tessuto
Via Puccetti 3
59100 Prato (PO)
+39 0574 611503
info@museodeltessuto.it
museodeltessuto@pec.uipservizi.it 

fonte: www.museodeltessuto.it

Libri: "La domestica a ore" di Sveva Casati Modignani

Un romanzo intenso e appassionante che racconta la forza silenziosa delle donne e la possibilità di ricominciare, sempre.

Isabella Boccadoro d'Este ha scelto di vivere senza ostentare le sue nobili origini, lavorando come domestica a ore a Milano. Con la sua discrezione e la sua innata sensibilità, porta ordine e serenità dove regnano solitudine e disarmonia. Finché una mattina, entrando nell'appartamento elegante dei Tizzoni, non trova Laura, la giovane padrona di casa, gravemente ferita. 

Dietro la facciata rispettabile di una famiglia perfetta, si nasconde una storia di violenza che minaccia di travolgere anche i due figli della coppia. Mentre la giustizia fatica a fare il suo corso tra bugie e omertà, Isabella si ritrova coinvolta personalmente sempre di più nella vicenda, scoprendo la forza della solidarietà femminile e la fragilità di chi sembra invincibile. 

Accanto a lei, Duccio Soldanieri, un capitano dei carabinieri affascinante e determinato, anche lui nobile, porta nella sua vita un sentimento nuovo e inatteso. Tra segreti, passioni e scelte difficili, Isabella dovrà affrontare le proprie paure e imparare che, a volte, avere coraggio significa lasciarsi amare. 

Sveva Casati Modignani è uno pseudonimo, dietro il quale sono celati i coniugi Bice Cairati (Milano 13 luglio 1938) e Nullo Cantaroni (Milano 27 agosto 1928 - 29 dicembre 2004). Bice ha continuato a usare il nom de plume anche dopo la morte del marito, dando seguito a una produzione letteraria di grande successo che prosegue dal 1981. Tutti i libri da quell'anno in poi sono stati editi da Sperling & Kupfer, tranne Il diavolo e la rossumata - con ricordi autobiografici di Bice - che pubblicato da Mondadori nel 2012, seguito da Il bacio di Giuda (2014) e Un battito d'ali (2017), terzo volume della serie. Tra i suoi romanzi ricordiamo Anna dagli occhi verdi (1981), suo esordio, Lezione di tango (1998), 6 aprile '96 (2003), Qualcosa di buono (2004), Palazzo Sogliano (2013), La moglie magica (2014), Dieci e lode (2016), Festa di famiglia (2017) e Suite 405 (2018), Segreti e ipocrisie (2019), Il falco (2020), L'amore fa miracoli (2021)Mercante di sogni (2022), La vita è bella, nonostante (2023), Lui, lei e il paradiso (2024).

fonte: www.ibs.it