Anche la Befana si allea con la comunità Lgbt, ed ai politici italiani chiede senza indugio più diritti e libertà per le coppie dello stesso sesso.
E’ questa la protesta messa in atto da molte associazioni Lgbt, che si sono unite in occasione dell’imminente festa della Befana, per dar voce alle richieste della simpatica vecchietta: “Anche la Befana chiede diritti e libertà, e questa mattina, si legge in una nota, è arrivata in Piazza Montecitorio per donare un sacco carico di carbone a quei parlamentari che fino ad ora non hanno voluto occuparsi del riconoscimento dei diritti delle persone Lgbt“.
Oltre al carbone, la nostra cara Befana ha portato anche una letterina, indirizzata al presidente del Consiglio, Mario Monti, al quale si richiede non solo di far uscire il nostro Paese dal decadimento economico, ma anche da quello socio-culturale, un decadimento che fa sprofondare la nostra Italia in una palude di ignoranza raccapricciante, e di intolleranza e omofobia inaccettabili.
A Mario Monti, le associazioni Lgbt chiedono un impegno per la realizzazione concreta di un “progetto integrato e completo di Riforma del Diritto di famiglia” che comprenda “progetti di intervento su: la regolamentazione delle coppie di fatto; la separazione, la mediazione familiare; il divorzio breve; il matrimonio tra persone dello stesso sesso; le norme sulla procreazione e sulla genitorialità responsabile; la norme in materia di filiazione legittima e naturale; nuove norme contro la violenza ed i maltrattamenti in famiglia”.
Potrete leggere l’intera lettera indirizzata al Premier cliccando su questo link:
http://www.radicali.it/comunicati/20120105/diritti-lgbt-blitz-della-befana-montecitorio-carbone-ai-deputati-che-non-voglion
Cosa ne pensate dell’iniziativa della Befana per la sua festa?
fonte http://www.gaywave.it
Questo blog è un aggregatore di notizie, nasce per info e news dall'Italia e dal mondo, per la Danza, Teatro, Cinema, Fashion, Tecnologia, Musica, Fotografia, Libri, Eventi d'Arte, Sport, Diritti civili e molto altro. Ogni articolo riporterà SEMPRE la fonte delle news nel rispetto degli autori e del copyright. Le rubriche "Ritratto d'artista" e "Recensioni" sono scritte e curate da ©Lisa Del Greco Sorrentino, autrice di questo blog
venerdì 6 gennaio 2012
giovedì 5 gennaio 2012
Lgbt: A maggio, il "Campania Pride 2012" a Salerno
Il coordinamento Campania Rainbow che riunisce la maggior parte delle associazioni lesbiche, gay e trans della regione Campania, inaugura il nuovo anno con il lancio ufficiale del Pride campano 2012 nella città di Salerno.
In seguito agli importanti risultati ottenuti con l’amministrazione napoletana, quali la certificazione di famiglia anagrafica basata su vincolo affettivo egay pride salerno,coordinamento campania rainbow,pride campano 2012,registro delle unioni civili campania,lgbt l’imminente realizzazione in Consiglio comunale del Registro delle Unioni civili, il direttivo del Campania Rainbow ha stretto questa mattina in un incontro ufficiale con il sindaco De Magistris un nuovo patto di collaborazione per segnare insieme un’ulteriore tappa nella lotta per i diritti degli omosessuali e dei transessuali in Campania.
Da Napoli, infatti, si avvia oggi un percorso di cambiamento che stimoli il dibattito sui temi e sui diritti LGBT gay pride salerno,coordinamento campania rainbow,pride campano 2012,registro delle unioni civili campania,lgbtnegli altri territori campani.
Una serie di eventi politici e culturali vedranno innanzitutto Napoli come protagonista e modello di un’azione di sviluppo che il Comune ha coraggiosamente intrapreso al fianco della comunità LGBT; poi una numerosa serie di iniziative si svolgerà nel resto della regione per sensibilizzare i territori più marginalizzati culturalmente e dare forza al processo di cambiamento regionale.
La scelta di Salerno come luogo della manifestazione finale, condivisa all’unanimità dall’assemblea del movimento LGBT locale, nasce dalla considerazione che la visibilità dell’orgoglio omosessuale e transessuale sia sollecitata proprio dove è meno presente e per questo ancora più necessaria.
Il Coordinamento Campania Rainbow intende lavorare perché attraverso una significativa sinergia tra le più importanti amministrazioni locali, si possa giungere ad un intervento legislativo regionale che restituisca la piena cittadinanza alle persone lesbiche, gay e trans.
Nei prossimi giorni il Campania Rainbow formalizzerà un primo programma di eventi che caratterizzeranno da gennaio a maggio una stagione di rivendicazione per l’uguaglianza sociale e civile in tutta la regione, culminando nella celebrazione della Giornata mondiale contro l’omofobia a Napoli e nel grande corteo del Pride a Salerno.'
fonte: campaniarainbow.org via http://virgiliosalerno.myblog.it
Salerno Smiling People
Foto: Coordinamento Campania Rainbow Video: GiuseppeBucciChannel on YT
In seguito agli importanti risultati ottenuti con l’amministrazione napoletana, quali la certificazione di famiglia anagrafica basata su vincolo affettivo egay pride salerno,coordinamento campania rainbow,pride campano 2012,registro delle unioni civili campania,lgbt l’imminente realizzazione in Consiglio comunale del Registro delle Unioni civili, il direttivo del Campania Rainbow ha stretto questa mattina in un incontro ufficiale con il sindaco De Magistris un nuovo patto di collaborazione per segnare insieme un’ulteriore tappa nella lotta per i diritti degli omosessuali e dei transessuali in Campania.
Da Napoli, infatti, si avvia oggi un percorso di cambiamento che stimoli il dibattito sui temi e sui diritti LGBT gay pride salerno,coordinamento campania rainbow,pride campano 2012,registro delle unioni civili campania,lgbtnegli altri territori campani.
Una serie di eventi politici e culturali vedranno innanzitutto Napoli come protagonista e modello di un’azione di sviluppo che il Comune ha coraggiosamente intrapreso al fianco della comunità LGBT; poi una numerosa serie di iniziative si svolgerà nel resto della regione per sensibilizzare i territori più marginalizzati culturalmente e dare forza al processo di cambiamento regionale.
La scelta di Salerno come luogo della manifestazione finale, condivisa all’unanimità dall’assemblea del movimento LGBT locale, nasce dalla considerazione che la visibilità dell’orgoglio omosessuale e transessuale sia sollecitata proprio dove è meno presente e per questo ancora più necessaria.
Il Coordinamento Campania Rainbow intende lavorare perché attraverso una significativa sinergia tra le più importanti amministrazioni locali, si possa giungere ad un intervento legislativo regionale che restituisca la piena cittadinanza alle persone lesbiche, gay e trans.
Nei prossimi giorni il Campania Rainbow formalizzerà un primo programma di eventi che caratterizzeranno da gennaio a maggio una stagione di rivendicazione per l’uguaglianza sociale e civile in tutta la regione, culminando nella celebrazione della Giornata mondiale contro l’omofobia a Napoli e nel grande corteo del Pride a Salerno.'
fonte: campaniarainbow.org via http://virgiliosalerno.myblog.it
Salerno Smiling People
Foto: Coordinamento Campania Rainbow Video: GiuseppeBucciChannel on YT
A Madrid la prima casa di riposo per Lgbt
Presto in Spagna ci sarà la prima casa di riposo per gay e lesbiche: sorgerà in un sobborgo di Madrid che ha ceduto del terreno per la realizzazione del progetto ideato da un gruppo di anziani gay.
“Gli omosessuali che arrivano nelle case di riposo normalmente devono tornare a nascondersi”, ha spiegato Federico Armenteros, uno degli ideatori del progetto e capo di una Ong per gay e lesbiche denominata 26 ‘Dicembre’.
“Questo sarà un posto aperto a tutti, dove nessuno dovrà nascondere la propria sessualità”, ha detto Armenteros al quotidiano britannico Guardian, sottolineando che in un Paese come la Spagna dove alle persone che hanno più di 40 anni è stato insegnato che i gay sono malati o criminali, l’atmosfera in molte case di riposo è omofoba.
Il terreno è stato messo a disposizione dal comune socialista di Rivas-Vaciamadrid, una città dormitorio alla periferia della capitale spagnola.
fonte http://gaynews24.tumblr.com/
“Gli omosessuali che arrivano nelle case di riposo normalmente devono tornare a nascondersi”, ha spiegato Federico Armenteros, uno degli ideatori del progetto e capo di una Ong per gay e lesbiche denominata 26 ‘Dicembre’.
“Questo sarà un posto aperto a tutti, dove nessuno dovrà nascondere la propria sessualità”, ha detto Armenteros al quotidiano britannico Guardian, sottolineando che in un Paese come la Spagna dove alle persone che hanno più di 40 anni è stato insegnato che i gay sono malati o criminali, l’atmosfera in molte case di riposo è omofoba.
Il terreno è stato messo a disposizione dal comune socialista di Rivas-Vaciamadrid, una città dormitorio alla periferia della capitale spagnola.
fonte http://gaynews24.tumblr.com/
Lgbt Intervista: Vladimir Luxuria, una transgender fiera di esserlo
Icona del Movimento Lgbtqi, artista, scrittrice, conduttrice radiofonica, parlamentare e quest’anno co-conduttrice dall’Honduras de L’Isola dei Famosi, Vladimir Luxuria ha percorso davvero molta strada dal 1985, da quando cioè ha lasciato Foggia ed è sbarcata a Roma.
Una strada che l’ha vista per dieci anni alla direzione artistica del Circolo di Cultura Omosessuale “Mario Mieli”, all’ideazione di Muccassassina, la festa alternativa più famosa d’Italia, e poi all’impegno con il teatro, il cinema, i libri, e per finire l’esperienza in Parlamento.
In tutti questi anni Vladimir Luxuria non ha mai mollato è sempre andata avanti superando anche i momenti difficili e le delusioni con forza e dignità, senza mai arrendersi.
In questa intervista la transgender si racconta con un pizzico di ironia.
Nella tua vita hai percorso molto strada, quale è stato il momento più brutto?
Il momento più brutto della mia vita “pubblica” l’ho vissuto nel 2006. Ero in campagna elettorale ed ero stata invitata a un dibattito pubblico nella Biblioteca di Guidonia alle porte di Roma. All’appuntamento si presentarono anche delle persone dell’area di Alleanza Nazionale - alcuni di questi sono poi diventati consiglieri comunali della Giunta Alemanno - equipaggiati con striscioni con la scritta “ieri falce e martello oggi falce e pisello” e con dei grandi finocchi che lanciavano proprio con l’intenzione di fare male. Oltre allo spavento, mi preoccupavo per le donne che avevano fatto una catena umana per proteggermi, avevo paura che si potessero fare male.
Quello fu un momento davvero molto duro.
A livello personale, invece, il momento più brutto è stata la perdita di un caro amico. Stavo trascorrendo con lui le vacanze in Croazia e lui è stato colpito da una meningite fulminante davanti ai miei occhi. Ho sofferto davvero molto quando ho dovuto avvisare la mamma che lui era entrato in coma mentre eravamo all’estero.
E il più bello?
Posso dire che è stato l’ingresso in Parlamento. Quel giorno ero così piena di buone intenzioni di fiducia e di speranza di riuscire davvero a far votare dei provvedimenti sulle Unioni civili e sull’omofobia. Ero ancora ingenua e non avevo ancora capito esattamente quanto fossi piccola rispetto ai poteri forti che poi mi hanno impedito far approvare quelle leggi che sono invece in vigore nel resto dell’Europa.
E per poteri forti intendo i Partiti che si lasciano condizionare dalla religione e dal Vaticano.
Cosa hai provato entrando in Parlamento come deputata?
Ero molto orgogliosa e dignitosa, penso di aver rispettato assolutamente le Istituzioni nel modo in cui mi sono posta: nell’abbigliamento, nelle parole che ho usato, sia nella mia presenza in Parlamento sia nella Commissione Cultura, della quale facevo parte. Non ho da rimproverarmi nulla salvo quell’ingenuità di cui parlavo prima e un po’ di entusiasmo eccessivo. Forse avrei dovuto avere un po’ di pelo sullo stomaco, perché quando nel 2008 è caduto il Governo ed è finita l’esperienza mi sono sentita male. Ho vissuto un periodo molto difficile, oltre alla mia situazione personale, ho percepito molta delusione da parte di chi aveva riposto aspettative nella mia elezione.
Te lo hanno fatto pesare?
No, assolutamente no. Quando nel 2008, il Pride Nazionale si tenne a Bologna, il Governo era appena caduto e quella fu la prima occasione per confrontarmi con la Comunità. Sia durante il corteo sia sul palco ebbi modo di avvertire la stima, la comprensione e l’intelligenza di chi seppe capire che se non si era arrivati ad avere una legge contro l’omofobia e per le Unioni civili, ciò non era da attribuire ad un mio mancato impegno a riguardo.
Da molti anni tu sei in prima linea per i diritti della Comunità Lgbtqi, a tuo avviso quando riusciremo a diventare cittadini di serie A?
Possono rallentare il riconoscimento di questi diritti civili, ma non possono impedirlo per sempre, principalmente per due motivi: più passa il tempo e sempre più Paesi approvano leggi a favore di Unioni civili e matrimoni tra persone dello stesso sesso ma, soprattutto nessuna Nazione si è pentita ed è tornata indietro.
Mi spiego meglio, non c’è un Paese che dopo l’approvazione ha considerato l’estensione di questi diritti civili come un impoverimento per chi questi diritti già li aveva, la famiglia tradizionale; la campagna terroristica messa in atto contro la regolarizzazione delle Unioni tra persone dello stesso sesso non ha portato a nessun risultato.
E persino quando sono cambiati i Governi non sono state abolite le leggi: in Francia, ad esempio, Sarkozy non le ha soppresse e in Spagna, dopo la caduta di Zapatero, sembra che vi sarà soltanto una revisione terminologica. Tutto ciò nonostante la crisi e le diverse attese della Chiesa Cattolica.
Una volta approvate indietro non si torna.
Cosa rimproveri al Movimento Lgbtqi?
Un’eccessiva litigiosità. A volte mi sembra di assistere a un’implosione interna, ma anche a una rassegnazione: come se gli esponenti del Movimento, non riuscendo a sconfiggere chi mette loro i bastoni tra le ruote, decidessero di scaricare tutta la loro frustrazione sul Movimento stesso.
Sono convinta che ci dovrebbe essere più unità e coesione. Io credo che ognuno abbia il diritto e la soddisfazione di vedere il proprio nome sui giornali, perché fa parte del gioco, ma mettere in primo piano la propria visibilità penalizzando le motivazioni e il raggiungimento degli obiettivi diventa un egocentrismo inaccettabile e addirittura dannoso.
A una persona che si prepara alla transizione, cosa ti senti di consigliare?
In primo luogo di non arrendersi mai, di tenere sempre la testa alta, di essere consapevole che ci saranno tanti ostacoli ma che tutte le difficoltà e i momenti di sofferenza porteranno a qualcosa di impagabile: la libertà di essere veramente ciò che si sente di essere. Indubbiamente bisogna mettere in conto rinunce e porte sbattute in faccia, ma occorre anche imparare a sfondare quelle porte sbattute in faccia... E poi ripeto, per una persona transgender essere quello che è significa semplicemente diventare uguale agli altri e affrontare la vita, se possibile, da individui liberi.
Ma tu credi che si possa vivere in una situazione transgender, senza completare la transizione?
La maggior parte non completa la transizione. A volte si è costrette a farlo per poter cambiare i dati sui documenti, per avere meno difficoltà quando si riempiono i moduli o, ad esempio, per una richiesta di lavoro; però, proprio da transgender, rivendico la libertà di essere persone transgender.
Fino ad aprile a Roma alla Galleria Borghese c’è la mostra dei capolavori trafugati da Napoleone ed esposti al Louvre, tra questi c’è la statua dell’Ermafrodito dormiente: una figura con capigliatura e rotondità femminili ma con il pene. Al Museo dell’Africa di Parigi ho visto tante piccole statue dedicate alla fertilità con seno e pene. Questo significa che l’immaginario transgender è qualcosa di molto antico, non è fenomeno contemporaneo.
Inoltre, in altre culture,ad esempio in India, in Messico o tra i nativi americani l’ermafrodito viene considerato un intermediario tra gli umani e Dio. In passato la figura transgender aveva un ruolo sociale, non era un reietto. Purtroppo la Chiesa Cattolica, con il suo fondamentalismo, ha cancellato queste antiche credenze. Basta ricordare i conquistadores spagnoli che, sbarcati in Sudamerica per cristianizzare, distrussero le civiltà precolombiane; in particolare, mettevano al rogo tutti gli uomini vestiti da donna.
Eldorado, il tuo terzo libro, racconta l’omosessualità ai tempi del nazismo, ma soprattutto la storia
di Raffaele, un gay anziano, perché hai deciso di affrontare questi temi?
All’inizio per curiosità, per desiderio di approfondire. Ero stata invitata a un dibattito sul Triangolo Rosa alla provincia di Roma, e mentre facevo delle ricerche ho scoperto l’esistenza nella Berlino degli anni 30 di questo Teatro cabaret Eldorado, dove si facevano spettacoli en-travesti. L’ho immaginato come una specie di avanguardia del nostro Muccassassina e ho pensato che se fossi nata in quegli anni in Germania, a Berlino, forse mi sarei trovata tra quella gente.
Eldorado
Quelle persone si stavano esibendo in uno spettacolo, ci fu una retata e furono tutti deportati nei campi di concentramento.
Dopo aver approfondito – quasi a voler risarcire la memoria storica di quelle persone – ho creduto necessario, visto che si parla poco di questi argomenti, di dare la forma di un romanzo a uno dei fatti che accaddero in quella circostanza.
Raffaele – il protagonista del mio libro – in realtà non è esistito, ma lo spunto per crearlo mi è venuto dal documentario Paragrafo 175, in cui erano intervistati donne e uomini omosessuali sopravvissuti ai lager; queste testimonianze mi hanno toccata profondamente. Purtroppo l’ultimo sopravvissuto, che si chiamava Brazda, è morto nell’agosto del 2011, oggi non c’è più un testimone oculare di quel periodo. Una ragione in più per voler ricordare.
Ed ora sogno di fare un film dal libro, un altro modo per non dimenticare e dare voce a chi non può più parlare.
Da gennaio, fino ad aprile, sarai l’inviata/co-conduttrice dell’Isola dei Famosi, cosa pensi di portare ai partecipanti e, viceversa, cosa prenderai da loro?
Ovviamente non farò comizi politici, ma mi impegnerò per essere ironica, a volte anche dispettosa e divertente. Inoltre cercherò di aiutare i naufraghi visto che avrò un rapporto diretto con loro e avrò la possibilità di aprire delle “finestre” all’interno del programma. Il mio obiettivo è di riuscire a sostenerli nel momento del bisogno, quando capirò che c’è un cedimento o, addirittura, che qualcuno di loro sta pensando di ritirarsi. Io ho vissuto la vita da naufraga, e so quanto può essere difficile.
Per concludere, parliamo d’amore. In molte interviste hai dichiarato di aspettare l’amore, ma qual è l’identikit del tuo compagno ideale?
Oggi posso dire questo: si può vivere bene anche senza un compagno, ma se trovi quello giusto vivi meglio. Con gli anni le maglie del rigore della percezione estetica si sono molto allargate. Ultimamente mi interessa molto il carattere di una persona e considero la gentilezza e la sincerità i segni della vera virilità di un uomo. Sono in un periodo in cui quasi preferisco le coccole al sesso.
Hai avuto molte delusioni?
Sfortunatamente sì. In particolare, c’è una ferita che non si rimargina. Ho incontrato il classico uomo che, quando capisce che si sta coinvolgendo emotivamente, temendo il giudizio di parenti e amici, preferisce troncare senza neppure dare spiegazioni. Purtroppo ci sono ancora tanti uomini che si comportano in questo modo, ma non sono tutti così: ho tante amiche che, fortunatamente, hanno incontrato uomini che possono davvero dirsi tali, e con loro vivono felici e serene.
fonte http://www.pianetaqueer.it, intervista di Marinella Zetti
Una strada che l’ha vista per dieci anni alla direzione artistica del Circolo di Cultura Omosessuale “Mario Mieli”, all’ideazione di Muccassassina, la festa alternativa più famosa d’Italia, e poi all’impegno con il teatro, il cinema, i libri, e per finire l’esperienza in Parlamento.
In tutti questi anni Vladimir Luxuria non ha mai mollato è sempre andata avanti superando anche i momenti difficili e le delusioni con forza e dignità, senza mai arrendersi.
In questa intervista la transgender si racconta con un pizzico di ironia.
Nella tua vita hai percorso molto strada, quale è stato il momento più brutto?
Il momento più brutto della mia vita “pubblica” l’ho vissuto nel 2006. Ero in campagna elettorale ed ero stata invitata a un dibattito pubblico nella Biblioteca di Guidonia alle porte di Roma. All’appuntamento si presentarono anche delle persone dell’area di Alleanza Nazionale - alcuni di questi sono poi diventati consiglieri comunali della Giunta Alemanno - equipaggiati con striscioni con la scritta “ieri falce e martello oggi falce e pisello” e con dei grandi finocchi che lanciavano proprio con l’intenzione di fare male. Oltre allo spavento, mi preoccupavo per le donne che avevano fatto una catena umana per proteggermi, avevo paura che si potessero fare male.
Quello fu un momento davvero molto duro.
A livello personale, invece, il momento più brutto è stata la perdita di un caro amico. Stavo trascorrendo con lui le vacanze in Croazia e lui è stato colpito da una meningite fulminante davanti ai miei occhi. Ho sofferto davvero molto quando ho dovuto avvisare la mamma che lui era entrato in coma mentre eravamo all’estero.
E il più bello?
Posso dire che è stato l’ingresso in Parlamento. Quel giorno ero così piena di buone intenzioni di fiducia e di speranza di riuscire davvero a far votare dei provvedimenti sulle Unioni civili e sull’omofobia. Ero ancora ingenua e non avevo ancora capito esattamente quanto fossi piccola rispetto ai poteri forti che poi mi hanno impedito far approvare quelle leggi che sono invece in vigore nel resto dell’Europa.
E per poteri forti intendo i Partiti che si lasciano condizionare dalla religione e dal Vaticano.
Cosa hai provato entrando in Parlamento come deputata?
Ero molto orgogliosa e dignitosa, penso di aver rispettato assolutamente le Istituzioni nel modo in cui mi sono posta: nell’abbigliamento, nelle parole che ho usato, sia nella mia presenza in Parlamento sia nella Commissione Cultura, della quale facevo parte. Non ho da rimproverarmi nulla salvo quell’ingenuità di cui parlavo prima e un po’ di entusiasmo eccessivo. Forse avrei dovuto avere un po’ di pelo sullo stomaco, perché quando nel 2008 è caduto il Governo ed è finita l’esperienza mi sono sentita male. Ho vissuto un periodo molto difficile, oltre alla mia situazione personale, ho percepito molta delusione da parte di chi aveva riposto aspettative nella mia elezione.
Te lo hanno fatto pesare?
No, assolutamente no. Quando nel 2008, il Pride Nazionale si tenne a Bologna, il Governo era appena caduto e quella fu la prima occasione per confrontarmi con la Comunità. Sia durante il corteo sia sul palco ebbi modo di avvertire la stima, la comprensione e l’intelligenza di chi seppe capire che se non si era arrivati ad avere una legge contro l’omofobia e per le Unioni civili, ciò non era da attribuire ad un mio mancato impegno a riguardo.
Da molti anni tu sei in prima linea per i diritti della Comunità Lgbtqi, a tuo avviso quando riusciremo a diventare cittadini di serie A?
Possono rallentare il riconoscimento di questi diritti civili, ma non possono impedirlo per sempre, principalmente per due motivi: più passa il tempo e sempre più Paesi approvano leggi a favore di Unioni civili e matrimoni tra persone dello stesso sesso ma, soprattutto nessuna Nazione si è pentita ed è tornata indietro.
Mi spiego meglio, non c’è un Paese che dopo l’approvazione ha considerato l’estensione di questi diritti civili come un impoverimento per chi questi diritti già li aveva, la famiglia tradizionale; la campagna terroristica messa in atto contro la regolarizzazione delle Unioni tra persone dello stesso sesso non ha portato a nessun risultato.
E persino quando sono cambiati i Governi non sono state abolite le leggi: in Francia, ad esempio, Sarkozy non le ha soppresse e in Spagna, dopo la caduta di Zapatero, sembra che vi sarà soltanto una revisione terminologica. Tutto ciò nonostante la crisi e le diverse attese della Chiesa Cattolica.
Una volta approvate indietro non si torna.
Cosa rimproveri al Movimento Lgbtqi?
Un’eccessiva litigiosità. A volte mi sembra di assistere a un’implosione interna, ma anche a una rassegnazione: come se gli esponenti del Movimento, non riuscendo a sconfiggere chi mette loro i bastoni tra le ruote, decidessero di scaricare tutta la loro frustrazione sul Movimento stesso.
Sono convinta che ci dovrebbe essere più unità e coesione. Io credo che ognuno abbia il diritto e la soddisfazione di vedere il proprio nome sui giornali, perché fa parte del gioco, ma mettere in primo piano la propria visibilità penalizzando le motivazioni e il raggiungimento degli obiettivi diventa un egocentrismo inaccettabile e addirittura dannoso.
A una persona che si prepara alla transizione, cosa ti senti di consigliare?
In primo luogo di non arrendersi mai, di tenere sempre la testa alta, di essere consapevole che ci saranno tanti ostacoli ma che tutte le difficoltà e i momenti di sofferenza porteranno a qualcosa di impagabile: la libertà di essere veramente ciò che si sente di essere. Indubbiamente bisogna mettere in conto rinunce e porte sbattute in faccia, ma occorre anche imparare a sfondare quelle porte sbattute in faccia... E poi ripeto, per una persona transgender essere quello che è significa semplicemente diventare uguale agli altri e affrontare la vita, se possibile, da individui liberi.
Ma tu credi che si possa vivere in una situazione transgender, senza completare la transizione?
La maggior parte non completa la transizione. A volte si è costrette a farlo per poter cambiare i dati sui documenti, per avere meno difficoltà quando si riempiono i moduli o, ad esempio, per una richiesta di lavoro; però, proprio da transgender, rivendico la libertà di essere persone transgender.
Fino ad aprile a Roma alla Galleria Borghese c’è la mostra dei capolavori trafugati da Napoleone ed esposti al Louvre, tra questi c’è la statua dell’Ermafrodito dormiente: una figura con capigliatura e rotondità femminili ma con il pene. Al Museo dell’Africa di Parigi ho visto tante piccole statue dedicate alla fertilità con seno e pene. Questo significa che l’immaginario transgender è qualcosa di molto antico, non è fenomeno contemporaneo.
Inoltre, in altre culture,ad esempio in India, in Messico o tra i nativi americani l’ermafrodito viene considerato un intermediario tra gli umani e Dio. In passato la figura transgender aveva un ruolo sociale, non era un reietto. Purtroppo la Chiesa Cattolica, con il suo fondamentalismo, ha cancellato queste antiche credenze. Basta ricordare i conquistadores spagnoli che, sbarcati in Sudamerica per cristianizzare, distrussero le civiltà precolombiane; in particolare, mettevano al rogo tutti gli uomini vestiti da donna.
Eldorado, il tuo terzo libro, racconta l’omosessualità ai tempi del nazismo, ma soprattutto la storia
di Raffaele, un gay anziano, perché hai deciso di affrontare questi temi?
All’inizio per curiosità, per desiderio di approfondire. Ero stata invitata a un dibattito sul Triangolo Rosa alla provincia di Roma, e mentre facevo delle ricerche ho scoperto l’esistenza nella Berlino degli anni 30 di questo Teatro cabaret Eldorado, dove si facevano spettacoli en-travesti. L’ho immaginato come una specie di avanguardia del nostro Muccassassina e ho pensato che se fossi nata in quegli anni in Germania, a Berlino, forse mi sarei trovata tra quella gente.
Eldorado
Quelle persone si stavano esibendo in uno spettacolo, ci fu una retata e furono tutti deportati nei campi di concentramento.
Dopo aver approfondito – quasi a voler risarcire la memoria storica di quelle persone – ho creduto necessario, visto che si parla poco di questi argomenti, di dare la forma di un romanzo a uno dei fatti che accaddero in quella circostanza.
Raffaele – il protagonista del mio libro – in realtà non è esistito, ma lo spunto per crearlo mi è venuto dal documentario Paragrafo 175, in cui erano intervistati donne e uomini omosessuali sopravvissuti ai lager; queste testimonianze mi hanno toccata profondamente. Purtroppo l’ultimo sopravvissuto, che si chiamava Brazda, è morto nell’agosto del 2011, oggi non c’è più un testimone oculare di quel periodo. Una ragione in più per voler ricordare.
Ed ora sogno di fare un film dal libro, un altro modo per non dimenticare e dare voce a chi non può più parlare.
Da gennaio, fino ad aprile, sarai l’inviata/co-conduttrice dell’Isola dei Famosi, cosa pensi di portare ai partecipanti e, viceversa, cosa prenderai da loro?
Ovviamente non farò comizi politici, ma mi impegnerò per essere ironica, a volte anche dispettosa e divertente. Inoltre cercherò di aiutare i naufraghi visto che avrò un rapporto diretto con loro e avrò la possibilità di aprire delle “finestre” all’interno del programma. Il mio obiettivo è di riuscire a sostenerli nel momento del bisogno, quando capirò che c’è un cedimento o, addirittura, che qualcuno di loro sta pensando di ritirarsi. Io ho vissuto la vita da naufraga, e so quanto può essere difficile.
Per concludere, parliamo d’amore. In molte interviste hai dichiarato di aspettare l’amore, ma qual è l’identikit del tuo compagno ideale?
Oggi posso dire questo: si può vivere bene anche senza un compagno, ma se trovi quello giusto vivi meglio. Con gli anni le maglie del rigore della percezione estetica si sono molto allargate. Ultimamente mi interessa molto il carattere di una persona e considero la gentilezza e la sincerità i segni della vera virilità di un uomo. Sono in un periodo in cui quasi preferisco le coccole al sesso.
Hai avuto molte delusioni?
Sfortunatamente sì. In particolare, c’è una ferita che non si rimargina. Ho incontrato il classico uomo che, quando capisce che si sta coinvolgendo emotivamente, temendo il giudizio di parenti e amici, preferisce troncare senza neppure dare spiegazioni. Purtroppo ci sono ancora tanti uomini che si comportano in questo modo, ma non sono tutti così: ho tante amiche che, fortunatamente, hanno incontrato uomini che possono davvero dirsi tali, e con loro vivono felici e serene.
fonte http://www.pianetaqueer.it, intervista di Marinella Zetti
Lgbt Spot Australia: Gli assorbenti che fanno infuriare la comunità transgender
Spot con gara di «femminilità» tra una bionda e una drag queen, scatta la protesta: «Disgustati e offesi»
Azienda Australiana nella bufera
La pubblicità degli assorbenti australiani Libra fa arrabbiare la comunità trans neozelandese.
In tv è stato trasmesso per poche ore, ma era già bastata la pubblicazione su Facebook dell’anteprima lo scorso 21 dicembre per scatenare le forti proteste delle associazioni che difendono i diritti delle transgender.
La réclame che intende promuovere con ironia gli assorbenti Libra è stata giudicata fortemente offensiva e «chiaramente transfobica» e dopo innumerevoli polemiche è stata ritirata dalla società australiana.
LE IMMAGINI
L'anteprima dello spot che dura poco più di trenta secondi è ambientata in un bagno femminile di una discoteca. Una ragazza bionda e una drag queen si dirigono contemporaneamente verso le specchio per truccarsi.
Inizia una sorta di gara di bellezza e soprattutto di femminilità. Prima le due rivali coprono le ciglia dei loro occhi con il mascara. Poi armate di rossetto abbelliscono le loro labbra. Infine in segno di sfida la drag queen mostra quanto il suo seno sia più prorompente rispetto a quella della giovane bionda. Sembra che la gara sia irrimediabilmente perduta per la ragazza che però ha il colpo di genio: estrae dalla sua borsetta un pacco di assorbenti che naturalmente mancano alla drag queen. Quest'ultima, indispettita, lascia sconfitta il bagno. Sullo schermo compare lo slogan: "Libra gets girls" (Libra ti rende donna).
POLEMICHE
Cherise Witehira, presidente di un'associazione transgender neozelandese definisce lo spot «chiaramente transfobico» e spiega: «La pubblicità è offensiva perché dice chiaramente che l'unico modo per essere donna è avere le mestruazioni. Inoltre veicola il luogo comune secondo cui le transgender non siano persone normali».
Dello stesso avviso Sally Goldner, a capo di un'omologa associazione australiana che boccia senza appello lo spot: «È chiaro che ci suggerisce che una transgender non è una donna». La Goldner afferma che la réclame non solo offende la categoria di persone che lei rappresenta, ma anche «tutte quelle donne che non possono avere il ciclo».
Anche su Facebook si è sollevata la protesta: «Non penso di essere mai stata così disgustata e offesa da uno spot che promuove assorbenti (a dire il vero, molti di questi sono terribili) - scrive l'utente Bex: Libra si deve vergognare. Sarò felice di non comprare i vostri prodotti".
RITIRO
Dopo alcuni giorni l'azienda ha fatto un passo indietro e in un comunicato, dopo aver chiesto scusa, ha spiegato di aver ritirato lo spot. Non è la prima volta che una pubblicità in cui compaiono transgender scatena grandi polemiche. Nel 2006 fu la volta di una réclame della Opel che mostrava una transgender mentre dichiarava al suo dottore di essere pentita di aver accettato di fare l'operazione per cambiare sesso: «Solo Opel - dichiarava il claim pubblicitario - ti permette un test di prova di tre giorni».
Anche in quel caso lo spot fu immediattamente ritiranto dopo le poroteste della fcomunità transgender.
fonte http://www.corriere.it articolo di Francesco Tortora
Azienda Australiana nella bufera
La pubblicità degli assorbenti australiani Libra fa arrabbiare la comunità trans neozelandese.
In tv è stato trasmesso per poche ore, ma era già bastata la pubblicazione su Facebook dell’anteprima lo scorso 21 dicembre per scatenare le forti proteste delle associazioni che difendono i diritti delle transgender.
La réclame che intende promuovere con ironia gli assorbenti Libra è stata giudicata fortemente offensiva e «chiaramente transfobica» e dopo innumerevoli polemiche è stata ritirata dalla società australiana.
LE IMMAGINI
L'anteprima dello spot che dura poco più di trenta secondi è ambientata in un bagno femminile di una discoteca. Una ragazza bionda e una drag queen si dirigono contemporaneamente verso le specchio per truccarsi.
Inizia una sorta di gara di bellezza e soprattutto di femminilità. Prima le due rivali coprono le ciglia dei loro occhi con il mascara. Poi armate di rossetto abbelliscono le loro labbra. Infine in segno di sfida la drag queen mostra quanto il suo seno sia più prorompente rispetto a quella della giovane bionda. Sembra che la gara sia irrimediabilmente perduta per la ragazza che però ha il colpo di genio: estrae dalla sua borsetta un pacco di assorbenti che naturalmente mancano alla drag queen. Quest'ultima, indispettita, lascia sconfitta il bagno. Sullo schermo compare lo slogan: "Libra gets girls" (Libra ti rende donna).
POLEMICHE
Cherise Witehira, presidente di un'associazione transgender neozelandese definisce lo spot «chiaramente transfobico» e spiega: «La pubblicità è offensiva perché dice chiaramente che l'unico modo per essere donna è avere le mestruazioni. Inoltre veicola il luogo comune secondo cui le transgender non siano persone normali».
Dello stesso avviso Sally Goldner, a capo di un'omologa associazione australiana che boccia senza appello lo spot: «È chiaro che ci suggerisce che una transgender non è una donna». La Goldner afferma che la réclame non solo offende la categoria di persone che lei rappresenta, ma anche «tutte quelle donne che non possono avere il ciclo».
Anche su Facebook si è sollevata la protesta: «Non penso di essere mai stata così disgustata e offesa da uno spot che promuove assorbenti (a dire il vero, molti di questi sono terribili) - scrive l'utente Bex: Libra si deve vergognare. Sarò felice di non comprare i vostri prodotti".
RITIRO
Dopo alcuni giorni l'azienda ha fatto un passo indietro e in un comunicato, dopo aver chiesto scusa, ha spiegato di aver ritirato lo spot. Non è la prima volta che una pubblicità in cui compaiono transgender scatena grandi polemiche. Nel 2006 fu la volta di una réclame della Opel che mostrava una transgender mentre dichiarava al suo dottore di essere pentita di aver accettato di fare l'operazione per cambiare sesso: «Solo Opel - dichiarava il claim pubblicitario - ti permette un test di prova di tre giorni».
Anche in quel caso lo spot fu immediattamente ritiranto dopo le poroteste della fcomunità transgender.
fonte http://www.corriere.it articolo di Francesco Tortora
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Lgbt Firenze: Matteo Renzi “Il matrimonio non è un sacramento”
E’ giusto considerare il matrimonio un sacramento, e che quindi qualcuno possa permettersi il lusso di decretare se un tipo di unione (sia essa omosessuale, eterosessuale o transessuale) sia da considerare giusta o sbagliata?
No, non lo è.
Questo è il punto di vista espresso nei giorni scorsi da Matteo Renzi, il sindaco di Firenze, che durante un’intervista rilasciata alla rivista ”Max”, ha detto la sua in merito ai matrimoni, alle “civil partnership“, allo stipendio dei parlamentari italiani e a tanto altro ancora.
“Fa il sindaco di Firenze, ha 37 anni, che non sono pochi, ma i vecchi lo considerano un eterno bamboccione, si legge sulla copertina dell’ultimo numero di Max, E lui li rottama a colpi di biberon”.
E mentre si batte a colpi di biberon, Renzi parla anche dei matrimoni in generale, che a detta del giovane (ma mica poi tanto) sindaco di Firenze, non andrebbero considerati dei sacramenti da un punto di vista politico.
“Io sono cattolico, ma il matrimonio, parlando da politico, non deve essere considerato un sacramento”, ha infatti fatto sapere il sindaco, che con queste parole avrà senz’altro fatto insorgere molti ferventi religiosi.
“Magari, continua a spiegare Matteo Renzi, a cui è dedicata la copertina dell’ultimo numero di Max, lo rimane nel mio cuore, ma sono cavoli miei.
Non voglio importi niente. Ma nell’esercizio della tua libertà, voglio che tu sia in grado di prenderti diritti e doveri“.
Cosa ne pensate delle dichiarazioni espresse da Renzi?
fonte http://www.gaywave.it fonte foto copertina di Max
No, non lo è.
Questo è il punto di vista espresso nei giorni scorsi da Matteo Renzi, il sindaco di Firenze, che durante un’intervista rilasciata alla rivista ”Max”, ha detto la sua in merito ai matrimoni, alle “civil partnership“, allo stipendio dei parlamentari italiani e a tanto altro ancora.
“Fa il sindaco di Firenze, ha 37 anni, che non sono pochi, ma i vecchi lo considerano un eterno bamboccione, si legge sulla copertina dell’ultimo numero di Max, E lui li rottama a colpi di biberon”.
E mentre si batte a colpi di biberon, Renzi parla anche dei matrimoni in generale, che a detta del giovane (ma mica poi tanto) sindaco di Firenze, non andrebbero considerati dei sacramenti da un punto di vista politico.
“Io sono cattolico, ma il matrimonio, parlando da politico, non deve essere considerato un sacramento”, ha infatti fatto sapere il sindaco, che con queste parole avrà senz’altro fatto insorgere molti ferventi religiosi.
“Magari, continua a spiegare Matteo Renzi, a cui è dedicata la copertina dell’ultimo numero di Max, lo rimane nel mio cuore, ma sono cavoli miei.
Non voglio importi niente. Ma nell’esercizio della tua libertà, voglio che tu sia in grado di prenderti diritti e doveri“.
Cosa ne pensate delle dichiarazioni espresse da Renzi?
fonte http://www.gaywave.it fonte foto copertina di Max
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