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Scala: Il nome della rosa ora è un 'opera, oggi la prima mondiale - RIPRODUZIONE RISERVATA |
Un avvenimento che ha attirato in teatro questa sera non politici e personaggi dello spettacolo come spesso avviene per l'inaugurazione della stagione il 7 dicembre ma uno stuolo di compositori (da Fabio Vacchi a Salvatore Sciarrino, da Silvia Colasanti a Luca Francesconi) e soprattutto rappresentanti di teatri dall'Opèra de Lyon, alla Wiener Staatsoper, dall'ensemble Intercontemporain, all'Opera nazionale dei Paesi Bassi, al festival di Aix-en-Provence a Fabrizio Zappi di RAI Cultura, che trasmetterà lo spettacolo in autunno, a dimostrazione dell'importanza di questo nuovo lavoro.
Un po' come era successo all'ultima prima dall'eco mondiale della Scala Fin de partie di Gyorgy Kurtag del 15 novembre 2018, quando in teatro arrivò anche Viktor Orban ad omaggiare il più grande compositore ungherese vivente. Questa sera non poteva mancare l'ex sovrintendente scaligero Dominique Meyer, che ha ideato il progetto, oltre ovviamente al padrone di casa Fortunato Ortombina.
Una cosa era certa fin dall'annuncio della nuova produzione: che l'opera tratta dal più famoso romanzo di Umberto Eco (presente oggi anche la famiglia con la vedova Renate e i due figli Carlotta e Stefano) non sarebbe stata scontata, anche grazie alla regia di Damiano Michieletto che aiutato dalle scene di Paolo Fantin, dai costumi di Carla Teti e le luci di Fabio Barettin, ha dato forma vivente e vivace, fin truculenta, al racconto dei sette omicidi avvenuti in sette giorni, un mistero risolto da Guglielmo da Baskerville (il baritono Lucas Meachem) accompagnato dal giovane Adso da Melk (il mezzosoprano Kate Lindsey). Come il romanzo di Eco ha molti livelli di lettura, riferimenti alti e bassi (da libro giallo con echi della coppia Sherlock Holmes/Watson alla teologia medievale) e linguaggi diversi, così anche quest'opera presenta nella composizione elementi diversi: arie in cui i protagonisti sono supportati solo da un paio di strumenti a impegni massivi per l'orchestra con echi da Messiaen, al canto gregoriano (coro e coro di voci bianche hanno un impegno intenso, sul palco, fuori e anche su una struttura rialzata, nel ruolo di Adso anziano che ricorda gli avvenimenti) a conferma dell'impegno richiesto anche al direttore Ingo Metzmacher. Non solo quella di Adso è una parte 'en travesti' ma pure quella dell'inquisitore Bernardo Gui interpretato da Daniela Barcellona, mentre Gianluca Buratto (che stasera canta nonostante qualche indisposizione annunciata prima dello spettacolo) è Jorge De Burgos. Una cosa è certa. Si tratta di uno spettacolo che non si dimentica.
fonte: di Bianca Maria Manfredi www.ansa.it RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA - Tutti i diritti riservati