sabato 29 gennaio 2022

Danza: Les Étoiles a Roma 30 e 31 gennaio, tutti i protagonisti del Gala

Al “Gala della Gioia”, come viene ormai chiamata la prossima edizione de Les Étoiles, gala internazionale di danza a cura di Daniele Cipriani, in scena 30 e 31 gennaio 2022 all’Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia – Roma, sarà Eleonora Abbagnato, già étoile dell’Opéra di Parigi (nonché attuale direttrice del Ballo del Teatro dell’Opera di Roma), quale ballerina italiana per eccellenza, a dare il benvenuto al cluster di stelle danzanti provenienti da tutti il mondo.

Oltre a Eleonora Abbagnato, riportiamo i nomi delle stelle finora annunciate: dal Royal Ballet di Londra – Natalia Osipova, Fumi Kaneko, Vadim Muntagirov; dall’Opéra di Parigi – Mathieu Ganio; dall’American Ballet Theatre – Cassandra Trenary, Calvin Royal III e Daniil Simkin, il quale è al contempo principal pure all’Opera di Berlino, compagnia da cui arriva anche Alejandro Virelles (già Balletto Nazionale di Cuba); per non parlare delle stelle internazionali Sergio Bernal (già Balletto Nazionale Spagnolo), e Ana Sophia Scheller (già New York City Ballet).  

Anche in questa edizione ci sarà una stella il cui nome verrà svelato solo all’ultimo momento. Quella della cosiddetta étoile a sorpresa è una tradizionale giocondità che si concede Daniele Cipriani, divertendosi a tenere in sospeso i fan del gala i quali (così ci viene riferito) organizzano persino dei “toto-étoile” per scommettere sull’identità misteriosa.

“Gala della Gioia”, poiché Les Étoiles vuol essere la celebrazione in piroette e salti della liberazione, già in atto, da uno dei periodi più bui dei nostri tempi. Accanto a lavori di celebri coreografi dei nostri giorni, come l’incandescente passo a due (“Il bacio”) tratto da Le Parc di Angelin Preljocaj (interpretato da Eleonora Abbagnato e Ganio), ci saranno i tradizionali momenti di lirismo (passo a due dal II atto di Giselle, interpretato da Royal e la Trenary) e di virtuosismo come Don Chisciotte (Simkin e l’étoile a sorpresa), Il Corsaro (Osipova e Mutagirov), Esmeralda e il Grand Pas Classique di Gsovsky (Scheller e Virelles) nonché, immancabilmente, dal Lago dei Cigni, di cui i passi a due del Cigno Bianco e del Cigno Nero saranno interpretati da Vadim Muntagirov e Fumi Kaneko.  

Ma anche brani di sofisticata modernità, firmati da coreografi sulla cresta dell’onda oggi. Grande attesa in questa edizione per la prima europea di Touché  interpretato da Calvin Royal III e Sergio Bernal.  Il lavoro, firmato da Christopher Rudd, ha debuttato l’ottobre scorso durante il gala autunnale dell’American Ballet Theatre al Lincoln Centre, New York, con repliche durante le “Pride Nights” della compagnia in quanto si tratta di una celebrazione dell’amore gay. “Un passo a due al maschile di rara sensibilità, onesto e avvincente, ma anche un passo deciso nel sensibilizzare l’opinione pubblica all’assoluta normalità dell’amore in tutte le sue declinazioni. Les Étoiles si inserisce in un dibattito che dovrebbe essere superato, ma che tanti recenti fatti di cronaca mostrano essere ancora tristemente irrisolto. Per questo motivo continua ad essere importante ed educativo parlarne qui in Italia”, commenta Daniele Cipriani.

 Oltre a Christopher Rudd, il pubblico de Les Étoiles scoprirà i coreografi Jason Kittelberger (autore di Ashes, assolo interpretato dalla Osipova) e Alejandro Cerrudo (di cui Simkin, con il suo innato umorismo, interpreterà l’assolo Pacopepepluto). Sono lavori che vengono visti per la prima volta in Italia.

Le coreografie di cui parliamo qui di seguito, invece, sono delle “prime assolute”, create per Les Étoiles, così come creato appositamente da Roberto Capucci è il costume dorato indossato da Bernal nell’assolo Le Roi Danse, i cui bagliori faranno del ballerino madrileno (che ne firma anche la coreografia) un vero Re Sole. Bernal, infatti, si ispira qui alla figura di Luigi XIV, ma per la serata ha anche creato, e interpreterà, un ‘caliente’ Flamenco. Eleonora Abbagnato vestirà Dior in un lavoro attualmente in creazione che la vede danzere insieme alla figlioletta Julia, di anni nove, allieva alla Scuola di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Non potevano mancare al Gala della Gioia quella allegria che solo i bambini sanno esprime e la tenerezza speciale del rapporto tra madre e figlia.

Abbiamo coniato per il celebre stilista Roberto Capucci il sopranome “L’Ago dei cigni”, avendo egli creato due straordinari tutù (i primi della sua pluripremiata carriera) per la ballerina giapponese Kaneko che interpreta i due cigni, oltre ai costumi del Principe Siegfried-Muntagirov. Icona dell’alta moda, Capucci si avvicina al mondo della danza proprio creando due ammiratissimi costumi per Les Étoiles 2020 (seguiti, sempre su istigazione di Daniele Cipriani, da una collezione di costumi immaginifici per Le Creature di Prometeo – Le Creature di Capucci al Festival di Spoleto 2020).

L’ “essenza” delle due iconiche figure del balletto classico, il Cigno Nero e il Cigno Bianco, conferirà a Les Étoiles anche un leitmotiv olfattivo. Spiega Daniele Cipriani: “Diaghilev aveva capito che l’incanto dei suoi balletti era dovuto a un’alchimia delle emozioni e dei sensi che venivano sollecitati, non solo da coreografia e musica, ma anche dalla bellezza delle scene e dei costumi. Il balletto, nel senso più alto, è tutte queste cose. Allora ho pensato: perché non aggiungere al profluvio dei sensi anche l’olfatto? Mi sono rivolto a Laura Bosetti Tonatto (apprezzata perfino a Buckingham Palace, avendo ella creato un profumo personale per la Regina Elisabetta II), “naso” capace di trasformare suggestioni artistiche in fragranze capolavoro attraverso il più inusuale dei sensi, chiedendole di creare il Profumo Les Étoiles  in due versioni , “White Swan” e “Black Swan”, per celebrare con ulteriore gioia il nostro ritorno alle scene.” Odette, candido “Cigno Bianco”, assieme alla dark Odile “Cigno Nero”, sono i due volti del temperamento umano; ispirano le fragranze unisex delle cui note (insieme a quelle di Ciaikovsky) gli spettatori potranno godere, in contemporanea alla visione in palcoscenico di questi ammalianti passi a due, sollevando un’apposita linguetta nel programma di sala. Per il pubblico, un’inedita e totalizzante esperienza sensoriale: un’altra “prima assoluta”… in tutti i sensi!

fonte: di Sara Zuccari https://giornaledelladanza.com

Serie TV: "Disincanto" la quarta parte arriva a febbraio su Netflix

La quarta parte debutterà su Netflix il 9 febbraio 2022

La quarta parte di Disincanto, la serie animata di Matt Groening, arriverà a febbraio 2022 su Netflix. Bean ed Elfo torneranno a Dreamland per nuovi ed entusiasmanti episodi. Per l’occasione, l’account Twitter della serie ha diffuso un nuovo poster di Disincanto, che potete vedere in foto e QUI

Di recente, durante un’intervista con ComicBook, l’attore John DiMaggio ha parlato di Disincanto, la cui quarta parte sarà composta da 10 episodi complessivi. Di seguito le sue parole:

Onestamente non so di cosa posso effettivamente parlare riguardo a Disincanto “, ha ammesso l’attore. “Sta tornando. Ci sono un sacco di episodi e stiamo ci stiamo lavorando insieme da un po’. Siamo in produzione in questo momento. Sono stato in studio per registrare, mentre altro materiale l’ho registrato da casa. Abbiamo fatto entrambe le cose.”

La quarta parte di Disincanto su Netflix da febbraio

Ecco una descrizione ufficiale della quarta parte di Disincanto: “Il mistero delle origini di Dreamland – e la posta in gioco per il suo futuro – diventa sempre più chiaro quando il nostro trio – e il re Zøg – si ritrovano in viaggi personali che alla fine si legheranno al destino del regno. Separati alla fine della parte 3, i nostri eroi sono pronti a riunirsi per questa vasta serie di dieci episodi. Si ritroveranno ovunque: dalle profondità dell’Inferno alle nuvole del Paradiso e ovunque nel mezzo, inclusi Ogreland, Steamland, sottomarini, monasteri, manicomi, Dreamscape e altro ancora. Per tutto il tempo, i pezzi del puzzle, sia canonici che personali, si riveleranno ai fan accaniti“.

Ricordiamo che la serie animata è ideata da Matt Groening, già creatore de I Simpson e di Futurama. La prima stagione è andata in onda su Netflix nell’agosto del 2018.

La serie racconta le avventure della Principessa Tiabeanie, nota con il nome di Bean: principessa reale del regno di Dreamland. Bean, nonostante il suo rango, preferisce passare le sue giornate bevendo ai pub e vivendo di scorribande in giro per il regno. Nelle sue avventure, la donna è accompagnata da un elfo di nome Elfo e da un demone di nome Luci, che sono i suoi due migliori amici. La spensierata e rocambolesca vita di Bean, Elfo e Luci conosce dei bruschi cambiamenti quando si ritrovano ad affrontare situazioni più grandi di loro e a cercare un reale scopo nelle loro vite.

La quarta parte di Disincanto debutterà su Netflix venerdì 9 febbraio 2022

fonte: di Rosanna Donato  https://orgoglionerd.it

Movie News: Biopic of Italian Designer Roberto Cavalli in Works (Exclusive)

 
Designer Roberto Cavalli Gareth Cattermole/Getty Images
 The film — from Andrea Iervolino and Monika Bacardi — will be based on Cavalli's autobiography, 'Just Me!'

 Roberto Cavalli, the Italian fashion designer renowned for his stretch jeans and animal prints, is getting the biopic treatment, The Hollywood Reporter has learned.

 Filmmaking duo Andrea Iervolino and Monika Bacardi have optioned Cavalli’s life rights from the man himself, with their Iervolino Lady Bacardi Entertainment banner having acquired the rights to his autobiography Just Me! from Cavalli’s company Freedom.

The film — which will chart Cavalli’s early life up to his success in the fashion industry — will be directed by Giulio Base (The Inquiry, Imperium: Pompeii, Doc West) and is due to shoot in Italy in March, using the same working title — Just Me! — as the book. Base is also writing the screenplay, over which Freedom will have final approval.

“Roberto Cavalli is a fashion icon who’s incredible life cannot be replicated,” said Iervolino, who produces alongside Bacardi. “However, it can be told and experienced in a very truthful and entertaining way — and this is what we will do with this movie. Monika and I are very excited to tell this story and believe audiences will be enamored with the life of Roberto.”

Just Me!, compiled from more than four years of notes, includes childhood memories of growing up in Florence during WWII, the death of his father at the hands of German soldiers, his first steps in the fashion industry and the international stars he would end up dressing.

The film comes on the heels of Iervolino Lady Bacardi Entertainment finishing principal photography on their Lamborghini biopic, starring Frank Grillo as Ferruccio Lamborghini, Gabriel Byrne as Enzo Ferrari, and Mira Sorvino as Annita Borgatti. Acquired by Redbox Entertainment for North America, the film is written and directed by Oscar-winner Bobby Moresco and is due to premiere in 2022.

source: By ALEX RITMAN  www.hollywoodreporter.com

Sky Original: "Essere Hikikomori. La mia vita in una stanza" un documentario fuori dalla realtà

Si tratta di un documentario Sky Original, prodotto da Sky e Fidelio, scritto e diretto da Michele Bertini Malgarini e Ugo Piva, in onda sabato 29 gennaio alle 21.15 su Sky Documentaries, disponibile anche on demand e in streaming su NOW

Stare in disparte, isolarsi, tagliando fuori il mondo e la realtà. È questa la traduzione dal giapponese del termine Hikikomori. 

Con questa parola ci si riferisce in gergo a quei ragazzi che decidono di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi, da alcuni mesi fino a diversi anni, rinchiudendosi nella propria stanza da letto, senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno, talvolta nemmeno con i propri genitori. In Italia ci sono più di 100.000 Hikikomori. 

Ma essendo un fenomeno sommerso potrebbero essere molti di più. Essere Hikikomori. La mia vita in una stanza è un documentario Sky Original, prodotto da Sky e Fidelio, scritto e diretto da Michele Bertini Malgarini e Ugo Piva, in onda sabato 29 gennaio alle 21.15 su Sky Documentaries, disponibile anche on demand e in streaming su NOW.

Il documentario segue quattro ragazzi: Eva, Alessio, Alessandro e Davide che hanno scelto di non uscire mai più dalla loro stanza. Non hanno uno scopo nella vita. Non pensano più al futuro. Non hanno date sul calendario. Vivono alla giornata. Il loro mondo sono le loro stanze da letto e i loro computer sono le loro finestre. Di giorno, dormono. Di notte, vivono, isolandosi dai ritmi normali. Non riuscendo ad avere rapporti con persone reali, ma solo rapporti online dove si sentono meno giudicati.

Essere Hikikomori. La mia vita in una stanza è la storia di 4 poco più che ventenni, delle loro speranze, delle loro aspirazioni, dei difficili rapporti con le famiglie e dei loro coraggiosi tentativi di venirne fuori. Vite complicate e incastrate nel buio delle loro stanze. Il documentario traccia un percorso narrativo personale per raccontare le cause sociali-familiari-caratteriali del loro isolamento, le caratteristiche del loro quotidiano, il vivere al buio come vampiri, il non mangiare, la perdita della percezione del tempo, la dipendenza da internet e infine, le speranze di rinascita personale.

Spazio anche ad altri, fondamentali, punti di vista. Quello dei genitori che racconteranno le loro drammatiche testimonianze e i loro difficili tentativi di creare un dialogo con i figli, nel tentativo di aiutarli a uscire e quello di Marco Crepaldi, fondatore dell’associazione nazionale "Hikikomori Italia", che da anni si occupa di sensibilizzazione, supporto e formazione sul tema dell'isolamento sociale volontario giovanile.

Il documentario è caratterizzato dalla presenza di animazioni grafiche: un graphic novel dal titolo “Deep”, suddiviso in quattro capitoli che si alternano alle storie dei quattro ragazzi, nato durante una serie di incontri online e di persona con i 4 protagonisti.

"Essere Hikikomori. La mia vita in una stanza" il trailer  >> QUI

fonte: https://tg24.sky.it

martedì 25 gennaio 2022

“Ennio” di Giuseppe Tornatore, dal 27 gennaio al cinema il ritratto del maestro

Solo Giuseppe Tornatore poteva riuscire nell’impresa di raccontare il vero Ennio Morricone, visto il rapporto di amicizia che lo legava a lui dai tempi lontani di “Nuovo Cinema Paradiso”. Il regista è andato con uno dei produttori del film dal maestro a proporgli questo monumentale progetto e lui ha accettato senza troppe difficoltà.

Ennio: il ritratto a 360° del musicista e compositore più iconico della settima arte

L’uomo e l’artista si mettono a nudo in una lunghissima intervista, intervallata da filmati di repertorio tratti dai film da lui musicati e dalle testimonianze di tutti o quasi i registi e musicisti con cui ha collaborato nella sua lunghissima carriera.

Per il cinema italiano ci sono Bernardo Bertolucci, Marco Bellocchio, Giuliano Montaldo, Lina Wertmüller, i fratelli Taviani e il maestro del brivido Dario Argento.

“Ennio” ha avuto una lavorazione lunga, cinque anni, e non è stata priva di problemi, a iniziare dall’acquisto dei diritti d’autore dei pezzi di repertorio usati nell’opera, tanti e tutti di gran pregio. Lo spettatore, oltre che a perdersi nelle note senza tempo del maestro, ne scoprirà i piccoli segreti che erano alla base delle sue composizioni.

Viene, infatti, da un urlo di coyote il tema di “Il buono, il brutto e il cattivo”. Nel film appare, dopo qualche esitazione, proprio l’inossidabile Clint Eastwood, che deve alla musica del film gran parte della popolarità che gli venne dalla trilogia del dollaro di Sergio Leone. Non poteva mancare Quentin Tarantino, che ha ricevuto Tornatore sul set di “C’era una volta a… Hollywood” e non smetteva mai di parlare visto il rapporto magico che lo legava a Morricone, che per “The Hateful Eight” nel 2016 ha vinto l’Oscar. Il musicista aveva già ricevuto ben sei candidature all’Oscar dal 1987 e un Oscar alla carriera nel 2007.

Una carriera iniziata negli anni ’50 con il Jazz e la musica leggera

Morricone approda al cinema dopo aver incontrato sulla sua strada Sergio Leone nel 1965. Con lui prima lascia il segno nel genere western all’italiana e conclude alla grande con “C’era una volta in America” del 1984. Il tema, romantico e struggente dell’amore tra Noodles e Deborah è oramai un cult. Prima, però, aveva fatto gavetta come arrangiatore per la RCA con artisti del calibro di Mina, Gino Paoli e Chet Baker. Per Edoardo Vianello aveva composto grandi classici pop come “Abbronzatissima” e “Guarda come dondolo”.

Dagli anni ’70 in poi aveva composto la colonna sonora di “Uccellaci e uccellini” e di “Teorema” di Pasolini. Il maestro ha collaborato a lungo anche con Dario Argento per “L’uccello dalle piume di cristallo”, “Il gatto a nove code”, e “Quattro mosche di velluto grigio”. L’ultimo sodalizio artistico della sua lunga carriera è stato proprio con Giuseppe Tornatore, l’unico e il solo quindi in grado ora con questo monumentale documentario di tre ore di rendergli omaggio. “Ennio” è quindi un grande film che resterà nella storia del cinema e della musica.

fonte: di Ivana Faranda www.ecodelcinema.com

Lutto nella moda, morto a 73 anni lo stilista Thierry Mugler

Richard Bord/WireImage / Getty
 Celebre per i suoi abiti futuristici e pieni di spigoli: ha vestito star del calibro di Lady Gaga, Beyonce e Madonna

 

 Famoso per i suoi corsetti super sexy indossati da star del calibri di Madonna e Sharon Stone e Lady Gaga lo stilista francese Thierry Mugler è morto a 73 anni. 

 L'annuncio arriva attraverso il suo profilo ufficiale Instagram. "Possa la sua anima riposare in pace", il testo di un post tutto listato a nero senza immagine. 

Mugler, che ha lanciato il suo marchio nel 1973, è diventato famoso per il suo stile caratterizzato da spalle larghe e una vita sottile. L'uso di un tessuto futuristico simile alla plastica nei suoi abiti scolpiti è diventato un suo marchio di fabbrica. Ha definito l'haute couture per diversi decenni, vestendo star del calibro di Diana Ross e Beyonce in occasione di gala, sui red carpet e sulle passerelle di tutto il mondo. I suoi modelli non temevano di essere stravaganti, a volte somigliavano ad abiti robotici con forme coniche sporgenti. Mugler aveva anche una famosa linea di profumi, che ha avviato negli anni '90.

Immediati i messaggi di cordoglio arrivati dal mondo della moda e non solo. La top model americana Bella Hadid ha esclamato sui social un "Nonononono", seguito dall'immagine di una faccia triste, mentre l'attrice americana January Jones ha risposto con un segno di cuore sempre attraverso il suo profilo Instagram. 

Robbie Jack/Corbis via Getty Images
 

 Oltre ai vestiti, Mugler è stato anche un regista e un fotografo, ed è stato un ballerino, acrobata e un accanito bodybuilder, sottolineando che ha sempre voluto esplorare il corpo umano come arte. 

 "Mi sono sempre sentito un regista e i vestiti che ho fatto erano una direzione del quotidiano", ha detto Mugler a Interview Magazine. Al momento non sono ancora stati resi noti dettagli suo funerale dello stilista. 

In foto: Il coreografo Wayne McGregor, il ballerino Edward Watson, il designer Manfred Thierry Mugler e la ballerina Olga Smirnova, "McGregor And Mugler" London Coliseum.

fonte: www.rainews.it

Firenze: Al Cinema La Compagnia "C’è un soffio di vita soltanto" giovedì 27 gennaio, ore 18.45

Per la Giornata della Memoria 2022 giovedì 27 gennaio, alle 18.45 a La Compagnia presentiamo la storia di Lucy, la donna trans* più anziana d’Italia, nonchè una tra le poche persone sopravvissute al campo di concentramento di Dachau ancora in vita.

Lucy è una nonna di novantacinque anni. Nella sua casa, le foto ingiallite dal tempo raccontano l’adolescenza di un ragazzo, che all’epoca si chiamava Luciano, e stava per vivere il periodo più terribile della sua vita. Lucy è la donna trans* più anziana d’Italia. È una dei pochi sopravvissuti al campo di concentramento di Dachau ancora in vita. 

Lucy, tramite la sua vita, racconta la storia del Novecento.
Gli eventi della sua turbolenta esistenza diventano la metafora di un’umanità che non si arrende e che fa tesoro del più grande dono della Storia, la memoria, come unico ed imprescindibile punto di partenza.

"Abbiamo visto Lucy per la prima volta in un’intervista su YouTube. Si presentava come una persona fuori dagli schemi e la sua storia era assolutamente unica.
È stata uomo e donna, figlio e madre, prigioniero nel campo di concentramento di Dachau, amica, amante, prostituta. La sua vita è stata un saliscendi di eventi, ora tragici, ora più sereni. L’abbiamo scovata nella sua casa popolare nella periferia bolognese, l’abbiamo conosciuta e abbiamo ascoltato per ore la storia della sua vita, decidendo così di realizzare un film su di lei, sulla sua umanità, sul suo coraggio e sul suo indistruttibile attaccamento alla vita." (nota dei registi Matteo Botrugno e Daniele Coluccini)

C'è un soffio di vita soltanto | Trailer Ufficiale > QUI

GIOVEDì 27 GENNAIO, ORE 18.45
REGIA: Matteo Botrugno, Daniele Coluccini
ANNO: 2021
DURATA: 95 minuti
PAESE: Italia/Germania

INGRESSO: 6 intero/5 ridotto/ 4 ridottissimo tesserati Arcigay Firenze 

Evento in collaborazione con Arcigay Firenze

fonte: www.cinemalacompagnia.it

domenica 23 gennaio 2022

Musica: I Måneskin inarrestabili, conquistano anche il Saturday Night Live

Maneskin al Saturday Night
Dopo Sanremo la band romana suonerà al Coachella di Indio, in California, il festival dei festival musicali

I Måneskin - dopo due milioni di singoli venduti - sono tornati negli Stati Uniti per esibirsi allo show serale Saturday Night Live del 22 gennaio 2022, partecipazione che si aggiunge alla serie di trionfi dell'ultimo anno.

Damiano, Victoria, Thomas ed Ethan si sono esibiti nella loro canzone manifesto, Beggin', cover dei Four Seasons diventata disco di platino con oltre un milione di copie, I wanna be your slave, al momento 500mila copie vendute. Prima dell'esibizione il frontman, Damiano David, si è esibito in una sua versione del "moonwalk", il celebre passo di Michael Jackson. I Måneskin sono stati introdotti dall'attore Will Forte in diretta da New York. 

I video delle due esibizioni della band romana su Youtube hanno conquistato il podio delle tendenze.

Il trionfo internazionale dei Måneskin prosegue inarrestabile: dopo aver vinto l'Eurovision Song Contest 2021 per l'Italia con la canzone pop-rock Zitti e buoni, saranno a Sanremo (che li ha consacrati proprio con la vittoria di Zitti e buoni lo scorso anno). Poi la band romana suonerà al Coachella Festival, dal 17 e il 24 aprile a Indio, in California, il festival dei festival musicali.

fonte:  www.rainews.it

Danza: “Les Etoiles” – i protagonisti. Eleonora Abbagnato

L'étoile sarà a Roma per il prossimo Gala "Les étoiles", prodotto da Daniele Cipriani

“Avevo appena tre anni e mia madre, che aveva un negozio a Palermo, mi lasciava sola e io invece di giocare spiavo le bambine della scuola di danza di Marisa Benassai”.

Nata a Palermo il 30 giugno 1978, Eleonora Abbagnato ricorda così la sua primissima infanzia, quando si avvicina alla danza per non lasciarla mai più. A soli quattro anni indossa il suo primo paio di mezze punte e affronta leggera il debutto. La sua carriera inizia poco dopo, con l’esordio in televisione appena undicenne, occasione in cui balla in un programma condotto da Pippo Baudo.

A dodici anni, spinta dal suo desiderio di fare della danza la sua vita, lascia la sua casa, la Sicilia, e si trasferisce a Montecarlo, dove inizia a frequentare la scuola di Marika Bresobrasova. Partecipa a  diversi concorsi e, per la giovane Eleonora, non tarda ad arrivare il primo ruolo di rilievo: viene scelta per interpretare Aurora bambina ne La Bella Addormentata di Roland Petit al Teatro Massimo della sua Palermo, per poi proseguire in una tournée di sei mesi.

Continua gli studi spostandosi prima a Cannes, per seguire gli insegnamenti di Rossella Hightower, e poi a Monaco dove frequenta l’Accademia di Danza “Princesse Grace”.

Nel 1992 si aprono le porte della prestigiosa Ecole de Danse dell’Opéra di Parigi, tempio del balletto francese, dopo che l’allora direttrice Claude Bessy aveva personalmente ammesso Eleonora a seguito di un’audizione privata.

Nel 1996, diciottenne, si diploma ed entra a far parte del Corpo di ballo dell’Opéra. Rapidamente scala la gerarchia del balletto, ricevendo la promozione a coryphée nel ‘99, nel 2000 a sujet, nel 2001 a première danseuse.

Da qui in avanti affronta numerosi balletti classici e lavori contemporanei che arricchiscono il suo repertorio, poliedrico e variegato; da Bella Figura, Stepping Stones Doux mensonges di Jiri Kylian, a Le Songe d’une nuit d’été, Sylvia e La Dame aux camélias dell’americano Neumeier, da Notre-Dame de Paris, L’Arlésienne e Carmen firmati Roland Petit, a JoyauxLes Quatre tempéraments, Symphonie en ut Apollon di George Balanchine, e ancora danza Pina Bausch, Maurice Béjart, Youri Grigorovitch e Angelin Preljocaj.

Nella sua carriera Eleonora si avvicina più volte al mondo dello spettacolo televisivo, dopo il suo esordio da bambina. Nel 2005 partecipa alla seconda parte dello show di Ficarra e Picone, in onda sul piccolo schermo, Ma chi ce lo doveva dire?, due anni più tardi, è nel cast del film Il 7 e l’8, sempre al fianco di Ficarra e Picone. Paolo Bonolis poi la vuole accanto a sé al Festival di Sanremo nel 2009, e ancora, lo stesso anno, danza nel videoclip della canzone Ad Ogni Costo di Vasco Rossi;  “La danza tocca gli artisti veri, – racconta Eleonora – quando Vasco mi ha chiamato ho detto subito sì. Come ballerina mi piace molto sperimentare e, soprattutto, osare nella ricerca di linguaggi nuovi che avvicinino il pubblico al mio mondo, la femminilità si può esprimere anche attraverso movimenti estremi”.

Nel 2009 viene pubblicata la sua autobiografia dal titolo Un Angelo sulle Punte, un racconto appassionato della sua vita devota alla danza, tra sacrifici e successi. Nelle pagine scrive: “Si spengono le luci. È il momento di andare in scena. Sì, questo è il mio mondo. E quando l’ho capito, è stato per sempre”.

Si diverte a posare per il fotografo Massimo Gatti, il quale realizza un’intera raccolta di scatti dedicata alla danzatrice, presentata alla Galleria Robillant Voena alla fine del 2012.

Il 2013 è un anno che segna profondamente la carriera di Eleonora: il 28 marzo viene nominata étoile dopo l’ultima rappresentazione parigina della Carmen di Roland Petit. Così la ballerina ha dichiarato appena ricevuta la nomina: “Sono emozionata, felice, commossa. Una nomina che corona una vita di lavoro e passione. Ringrazio le mie insegnanti, in particolare Claude Bessy, che ho conosciuto a 13 anni, quando ho lasciato Palermo per frequentare la scuola del teatro dell’Opera di Parigi. Ha creduto in me, come del resto anche l’attuale direttrice del corpo di ballo, Brigitte Lefevre. Lo ripeto, hanno sempre creduto in me nei miei talenti, nei miei difetti. Mi hanno dato fiducia. Non lascerei mai l’Opera di Parigi, il livello della compagnia è altissimo. Non ho mai mollato la presa in tutti questi anni anche se all’inizio non ero una bambina superdotata per la danza, ero sicura che prima o poi sarei arrivata”. Con questo riconoscimento si scrive una pagina di storia, dato che si tratta della prima italiana a conquistare il prestigioso titolo al Palais Garnier.

Nonostante la vita di una ballerina sia intensa tra prove, spettacoli e tournée, Eleonora trova l’amore e la felicità di una famiglia: nel 2010 conosce il calciatore Federico Balzaretti che, un anno più tardi, diventa suo marito e insieme hanno due figli.

Nel 2013 approda nuovamente in televisione al programma di Maria De Filippi Amici in veste di caposquadra. Vi ritorna nell’edizione del 2017 in qualità di giudice.

Insieme a Carla Fracci ha preso parte al Festival delle Generazioni a Firenze. L’amicizia con la signora della danza risale ai quattordici anni di Eleonora, quando viene scelta proprio da Carla Fracci per danzare con lei nel balletto Fedra, Leggenda e Mito, interpretando Fedra bambina. In occasione del Festival, le due danzatrici hanno discusso del fondamentale passaggio tra le generazioni, all’interno della rassegna Musica e Danza.

Nell’Aprile del 2015, Eleonora riceve la prestigiosa nomina a Direttore del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma. “Sono consapevole del duro lavoro che mi aspetta ma sono fiduciosa di poter assolvere questo incarico con amore e grande dedizione e di poterlo conciliare con gli impegni presi in precedenza, in particolare con l’Opera di Parigi, senza dimenticare naturalmente quelli familiari”. Così, da Parigi, Eleonora aveva commentato la nomina ricevuta.

Pur restando sempre molto attiva nel mondo della danza, anche come ballerina, negli ultimi anni la Abbagnato, a causa di una grave malattia della madre, sceglie, per restarle più vicina, di diradare progressivamente gli impegni con l’Opéra e di dedicarsi maggiormente ad altri progetti.

Lo scorso 11 giugno 2021 l’italienne rassegna definitivamente il suo addio alle scene del Palais Garnier danzando nella serata dal titolo Hommage à Roland Petit, presenza sempre costante nel corso della sua carriera.

Eleonora Abbagnato sarà ospite del Gala Les Etoiles, che si terrà a Roma, presso l’Auditorium Parco della Musica, i prossimi 30 e 31 gennaio, dove danzerà al fianco dell’étoile Mathieu Ganio.

fonte: per www.dancehallnews.it

Arts & Entertainment: Elliot Page Has an Italian Trans Documentary on the Way

Bruce Glikas/Getty Images
 The transmasculine star is producing Nel Mio Nome, which follows a group of four trans men.

 Elliot Page is executive producing an  Italian documentary titled Nel Mio Nome (“In My Name”) by Nicolò Bassetti, in which the director chronicles the transitions of four trans men, all friends.

 Page was inspired to join the project because he was moved by the way it approaches the complexity of trans identity.

“What stands out to me about Nel Mio Nome is the way it so artfully and intentionally presents all the different pieces that make up a person’s identity,” Page told The Hollywood Reporter. “It’s a meditation on trans humanity, and I’ve never seen another film like it.”

While Bassetti isn’t a trans man himself, he does have a personal connection with the subject, as he explains the film was inspired by his son Matteo’s transition.

“My personal experience as a parent has allowed me, as a director, to find the necessary self-assurance to approach the protagonists of this story, to delve into their emotions, and establish an intimate relationship built on trust and complicity,” Bassetti explained. “I am truly grateful to Elliot for adding his lived perspective to help our film find its way in the world.”

“Knowing that Bassetti consulted closely with his trans son throughout production is so beautiful to me, and I think that lived experience and input is clear in the film’s perspective. I’m honored to be on board and can’t wait for everyone to see it,” added Page.

​​Nel Mio Nome marks the director’s second film, as he previously directed 2018’s Magnificent Fortunes. Page is also no stranger to nonfiction subjects; he starred in and executive produced the documentary series Gaycation in 2016, in addition to having directed and produced There’s Something in the Water in 2019. 

Nel Mio Nome is currently set to premiere at the 2022 Berlin International Film Festival in February. 

source: By Rachel Shatto   www.advocate.com

Fashion: Morto André Leon Talley, storico direttore artistico di Vogue America

Il celebre giornalista di moda ed ex editor-at-large di Vogue America, si è spento martedì 18 gennaio in un ospedale di New York. Aveva 73 anni.

Direttore creativo per Vogue USA per svariati anni, il celebre giornalista di moda aveva lavorato con Anna Wintour che gli dedica un post su Instagram carico di commozione. 

André Leon Talley si è spento in ospedale a New York all'età di 73 anni. La notizia è stata resa nota da David Vigliano, il suo agente letterario.

Nato a Washington il 16 ottobre 1949, è stato tra i primi afroamericani a imporsi nel settore del fashion, ed era noto anche per le sue battaglie a favore dell'inclusività nella moda, si spendeva per supportare e lanciare giovani stilisti afro-americani. 

Assiduo frequentatori delle settimane della moda di New York, Parigi, Londra e Milano, Talley era entrato a far parte della giuria del talent show America's Next Top Model, ed è inoltre comparso nel film Sex and the City, oltre che nei documentari Valentino: The Last Emperor e The September Issue.

 Il post di Anna Wintour per il collega e grande amico. >> QUI



 

 

 fonte: https://tg24.sky.it

Libri e Serie TV Netflix: "I racconti di San Francisco-Tales of the city" di Armistead Maupin

La venticinquenne Mary Ann Singleton decide di abbandonare la sonnolenta e noiosa Cleveland e le soffocanti attenzioni dei genitori per trasferirsi a San Francisco, la libera e disinibita città-simbolo degli anni Settanta. 

Mary Ann trova un appartamento al 28 di Barbary Lane, in un condominio popolato da personaggi bizzarri, a partire dalla padrona di casa, affittacamere e coltivatrice di marijuana. Tra crisi esistenziali, problemi di cuore, droghe più o meno leggere e sperimentazioni sessuali senza limiti di genere, l’eroina dei Racconti di San Francisco si ritrova coinvolta in una girandola di avventure urbane dai colori psichedelici, a rincorrere trasgressioni e piaceri che solo la metropoli californiana è in grado di offrire. 

Pubblicati sul “San Francisco Chronicle” a partire dal 1976, questi racconti sono un classico della letteratura americana da oltre trent’anni: un viaggio leggero e ironico in una città mitica, durante un periodo della Storia in cui nulla era impossibile, in cui la libertà era una forza autentica, in grado di trasformare il mondo.

Armistead Maupin: (Washington 1944), pioniere nella lotta per i diritti degli omosessuali, è autore di numerosi romanzi. È l’autore di Una voce nella notte, pubblicato da Rizzoli nel 2001, e dei sei popolarissimi volumi dei Tales of the City, apparsi sulle colonne del San Francisco Chronicle a partire dal 1976, che lo hanno consacrato dapprima come raffinato autore di nicchia del mondo gay, poi come vera e propria icona letteraria dell’America contemporanea. In Italia, Rizzoli ha pubblicato Racconti di San Francisco (2002), Nuovi racconti di San Francisco (2003) e Ritorno a San Francisco (2005). Con Rizzoli nel 2019 pubblica Tales of the city. L'autunno di Mary Ann.

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. QUI

Tales of the City è una saga televisiva composta da 4 miniserie, rispettivamente Tales of the City (1993)[1], More Tales of the City (1998)[2], Further Tales of the City (2001)[3] e Tales of the City (2019)[4], tratta dalla omonima saga letteraria (in lingua italiana chiamata I racconti di San Francisco) scritta da Armistead Maupin.

Seguendo la trama del primo libro di Maupin la prima miniserie incomincia nell'estate del 1976, subito dopo la decisione di Mary Ann di rimanere stabilmente a San Francisco dopo una vacanza.

La prima miniserie è andata in onda su Channel 4, nel Regno Unito, dal 28 settembre 1993 ed è stata proiettata da PBS, negli Stati Uniti, dal gennaio 1994. A causa delle polemiche sui temi trattai quali l'omosessualità, la nudità e l'uso di droghe illecite la PBS diede dato alle sua stazioni associate la possibilità di mostrare una versione censurata dell'opera. Nonostante il successo della prima miniserie la PBS decise d'interrompere la serie dopo la minaccia da parte dei conservatori di tagliare i finanziamenti federali alla rete televisiva.[5][6]

Successivamente Kevin Tierney, produttore canadese di film per la TV per il canale Showtime, convinse la rete a rilanciare la produzione della serie. More Tales of the City e Further Tales of the City sono state prodotte a Montreal dalle produzioni La Fete per essere trasmesse rispettivamente nel 1998 e nel 2001.[7]

Dopo quasi due decenni dall'ultima miniserie Netflix decise di acquistare i diritti della serie per produrre un ulteriore seguito chiamato con lo stesso nome della prima miniserie, Tales of the City, distribuendolo sulla sua piattaforma il 7 giugno 2019.[4]

fonte: www.ibs.ithttps://it.wikipedia.org

Drusilla Foer: "A Sanremo vestirò fiorentino"

Drusilla Foer, foto dal suo profilo Instagram
La prima conduttrice "travesti" del Festival della canzone ha risposto al senatore Simome Pillon e ha anche dato qualche spoiler sugli abiti che indosserà

A poco meno di due settimane dall'inizio del Festival di Sanremo, il risalto mediatico della partecipazione di Drusilla Foer come co-conduttrice non sembra volersi placare. Dopo il commento del senatore leghista Simone Pillon ("Com'era ampiamente prevedibile, al Festival di Sanremo sempre più Lgbt è stata assegnata la quota gnder-inclusive già nella fase di scelta dei conduttori. Una domanda: ma sempre in rispetto delle quote, non si potrebbe avere tra i co-presentatori un normale papà (uno eh, non due), e magari di ispirazione conservatrice?") Foer ancora non aveva risposto, ma avuto modo di dire la sua durante l'appuntamento settimanale di Parola di Dru all'interno di Facciamo finta che, il programma di Maurizio Costanzo e Carlotta Quadri in onda su R101.

Tra i temi più discussi del Festival, da sempre ci sono anche gli abiti di conduttori, co-conduttori e ospiti. Immancabile quindi un piccolo spoiler su cosa indosserà Madame Foer.

Drusilla Foer replica a Simone Pillon

A proposito della sua partecipazione in veste di coconduttrice di una serata del Festival di Sanremo, Drusilla Foer ha affermato: “C’è stata tanta ovazione, tanta alleanza da parte del pubblico, non credevo così tanto. C'è molto entusiasmo, sono molto contenta, ho saputo poi dal tg delle 20:30 che sarò coconduttrice. Io pensavo di essere una semplice anziana valletta”.

Drusilla ha accolto un suggerimento di Maurizio Costanzo che le ha raccontato che “il primo presentatore di Sanremo è stato Nunzio Filogamo che introduceva le serate dicendo ‘Signore e signori, buonasera ovunque voi siate”: “Potrei dire chiunque voi siate” ha affermato: “È un palco che coinvolge emotivamente, un po' come i mondiali, perché noi siamo una nazione che ha bisogno di sentirsi aggregata da qualcosa, da un avvenimento, dallo sport, fa piacere sentirsi parte di una nazione che in fondo è nata recentemente. E poi qualcuno sul patibolo ti mette anche in modo piuttosto goffo, poco interessante”.

Poi il riferimento alle polemiche sorte in merito alla sua presenza sul palco dell’Ariston e alla definizione di “papà normale” avanzata da Pillon: “Come avrete notato io non mi sono esposta per niente. A me in generale non piace voler definire qualcosa con un nome perché tutti noi siamo molte cose, il mio caso è un pochino più complicato, e poi non so cosa voglia dire il babbo normale di famiglia. Quello che non mi piace è che un pensiero mio debba sostituire il tuo. Mettete Drusilla Foer e un padre di famiglia. Bisognerebbe che questa nazione imparasse a stare tutti insieme, non a mettere alcune persone al posto di altre”.

A Sanremo vestita made in Florence

A proposito dei vestiti che indosserà: “Mi farò fare un paio di vestitini un po' così e per il resto indosserò quelli che già ho. Con molto dispiacere ho detto di no ad alcuni brand che ammiro e che mi hanno cercata, ma penso che dobbiamo far passare il segnale che l'economia italiana deve ripartire dal basso, dalle sartorie, dagli atelier piccoli e quindi io dalla mia sarta di Firenze mi sono fatta fare due vestiti, oltre a tre che già ho e che forse sono stati già visti. È giusto che la gente veda che le persone si rimettono le cose”.

Amadeus e la telefonata di convocazione.

“Sono divertita e molto emozionata e preoccupata di fracassarmi al quinto scalino. In alternativa alle scale io voglio uno scivolo” ha proseguito poi Drusilla parlando dell’esperienza che l’aspetta e di quando ha ricevuto la telefonata di Amadeus: “Io ero a una visita guidata di palazzo Medici Riccardi fatta da un mio amico storico dell'arte molto bravo e avevo messo il cellulare abbassato. Poi io me ne sono scordato. Dopo tre ore trovo un messaggio ‘Sono Amadeus, ti dispiace se ti chiamo?”. L'ho chiamato, mi sono scusata e ci siamo visti per un appuntamento. Abbiamo riso un sacco, ci siamo messi d'accordo più o meno sul tipo di approccio della serata, lui era divertito”.

 “Poi abbiamo fatto lo shooting complicatissimo con le altre mie colleghe di serata” ha aggiunto parlando con le colleghe che come lei sono attese sul palco: “Ero vicina di camerino di Ornella Muti che è una donna deliziosa, simpatica, gentile, educata, poi ho riso molto con Sabrina Ferilli; le due ragazze sono deliziose. E’ stato tutto piacevole. Spero che quella fosse una prova generale della piacevolezza delle serate”.

fonte: Redazione  www.firenzetoday.it  © Riproduzione riservata

A Bologna: Folgorazioni figurative.Viaggio nell’immaginario di Pasolini, dal 1° marzo.

Nell'anno del centenario della nascita a Bologna numerose iniziative curate dalla Cineteca

La Bologna di Pier Paolo Pasolini non è solo quella della nascita, in via Borgonuovo, il 5 marzo 1922, ma soprattutto della sua prima e più preziosa formazione intellettuale. Dopo un’infanzia trascorsa al seguito della famiglia, sempre in movimento per via del mestiere del padre (ufficiale di fanteria), a Bologna Pasolini torna ormai adolescente per frequentare il Liceo Galvani e poi la Facoltà di Lettere, dove studia con il critico d’arte Roberto Longhi che ne plasma lo sguardo iniziandolo alla passione per l’arte figurativa che non abbandonerà mai più.

Folgorazioni figurative s’intitola adesso una mostra a cura di Marco Antonio Bazzocchi, Roberto Chiesi e Gian Luca Farinelli, che aprirà il 1° marzo (e resterà visibile fino al 16 ottobre) nei nuovi spazi espositivi del Sottopasso di Piazza Re Enzo.

La mostra cercherà proprio di disegnare quello sguardo pasoliniano formato da Longhi e presente nelle sue opere cinematografiche, che il percorso espositivo analizzerà secondo un ordine cronologico, dall’esordio, nel 1961, con Accattone, all’ultimo Salò o le 120 giornate di Sodoma, uscito postumo a poche settimane dall’omicidio di Pier Paolo Pasolini, avvenuto il 2 novembre 1975. 

“Sarà un itinerario figurativo all’interno dell’immaginario di Pier Paolo Pasolini – spiegano i curatori –: ogni sezione corrisponderà a uno snodo fondamentale del suo percorso artistico e formativo, dall’insegnamento di Longhi alla pittura friulana, dalla scoperta di Roma e del cinema all’amore per le culture arcaiche, alla condanna della massificazione consumistica. 

Il filo conduttore del percorso sarà dato dai dipinti e dai disegni dell’arte della grande tradizione italiana e internazionale e di quella contemporanea che Pasolini ha assorbito nel proprio sguardo e ha rielaborato e reinventato nelle sue opere creando un immenso sistema visivo-scritto. Ogni sezione avrà un tema centrale che verrà illustrato dalle riproduzioni pittoriche e dai testi di Pasolini che le accompagnano, oltre che da audiovisivi comprendenti sequenze dei suoi film e dei suoi interventi. Così l’intera opera di Pasolini e il percorso del suo pensiero e del suo immaginario verranno raccontati attraverso un montaggio di immagini che corrisponderà a un racconto visivo”.

La mostra fa parte di Pasolini 100, un programma messo a punto dalla Cineteca di Bologna con il patrocinio dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna nell’ambito del programma promosso dal Comune di Bologna. Tanti gli appuntamenti da segnare in agenda: intanto da fine febbraio è prevista la distribuzione dei titoli più significativi della filmografia pasoliniana su tutto il territorio nazionale, grazie al progetto Il Cinema Ritrovato al cinema, mentre il 3 marzo la sala Stabat Mater dell’Archiginnasio ospiterà il convegno Pasolini a Bologna, e a partire da marzo-aprile il Cinema Lumière manderà sul grande schermo la retrospettiva integrale dei suoi film. Sempre a marzo è prevista l’uscita di due pubblicazioni per Edizioni Cineteca di Bologna, curate da Bazzocchi e Chiesi: Pier Paolo Pasolini. Folgorazioni figurative, che accompagna appunto la mostra, e Pasolini a Bologna.

fonte:  cinema.emiliaromagnacultura.it

Documentari: Nel mio nome ci parla dell’autodeterminazione di genere

Il documentario di Nicolò Bassetti, selezionato dalla Berlinale 2022 in Panorama, segue quattro amici che hanno intrapreso la transizione da identità femminile a maschile

Nic, Leo, Andrea e Raff sono un gruppo di amici molto unito. Vengono da tutta Italia e si sono trovati e conosciuti a Bologna. Hanno intrapreso in momenti diversi la transizione di genere da identità femminile a maschile. Giorno dopo giorno affrontano con coraggio le tante difficoltà che un mondo rigidamente binario frappone al loro bisogno e diritto di essere ciò che sono. 

 Nel mio nome, documentario dell’italiano Nicolò Bassetti, è stato selezionato dalla Berlinale 2022 in Panorama Dokumente.

I protagonisti sono Leonardo Arpino, Raffaele Baldo, Andrea Ragno, Nicolò Sproccati. Quattro amici, ognuno con la propria solitaria passione salvifica: Nic esplora luoghi urbani in transizione, dove si sente al sicuro; Leo lavora a un podcast sulla relazione e il rapporto di ognuno tra identità adolescente e identità matura; Andrea scrive racconti; Raff costruisce la sua bicicletta. Condividono un piccolo grande sogno: fare una vacanza insieme, anche se solo per qualche giorno. Un’idea che rinvigorisce la loro complicità e che finalmente diventa realtà.

Paesaggista, autore del libro da cui era stato tratto Sacro GRA [+] di Gianfranco Rosi, Leone d’Oro a Venezia 2013, Nicolò Bassetti aveva già firmato un documentario nel 2018, Magnifiche sorti.

Nel mio nome è prodotto da Nuovi Paesaggi Urbani, con il sostegno di Emilia-Romagna Film Commission.

fonte:  di