Dal 20 novembre, quando inizieranno i Mondiali di calcio, il Qatar sarà sotto i riflettori del mondo. Dal 2010, anno dell’assegnazione del torneo da parte della Federazione internazionale delle associazioni calcistiche, la drammatica condizione del lavoro migrante è stata oggetto di crescente attenzione. I lavoratori e le lavoratici migranti continuano a essere vittime di sfruttamento e lavoro forzato e a non ricevere salari.
Ma quella ai danni dei lavoratori e delle lavoratrici migranti è solo una delle violazioni dei diritti umani in Qatar: le autorità reprimono la libertà d’espressione, di stampa e di associazione; quello dei processi iniqui continua a essere tema di preoccupazione; le donne subiscono discriminazioni nelle leggi e nella prassi così come le persone appartenenti alla comunità Lgbtqia+.
Ecco sei cose da sapere
Libertà d’espressione e di stampa
Le autorità del Qatar utilizzano leggi repressive nei confronti di chi critica le istituzioni, tanto cittadini locali quanto lavoratori migranti. Cittadini del Qatar sono stati arrestati arbitrariamente per aver criticato il governo e poi condannati al termine di processi iniqui.
Malcolm Bidali, addetto alla sicurezza, attivista per i diritti dei lavoratori migranti e blogger originario del Kenya, è stato sottoposto a sparizione forzata e poi detenuto in isolamento per un mese solo per aver rivelato le sofferenze patite dai suoi colleghi.
In Qatar c’è poco spazio per l’informazione indipendente. La libertà di stampa è limitata da crescenti vincoli imposti agli organi d’informazione, come ad esempio il divieto di girare riprese in edifici governativi, ospedali, università, alloggi per lavoratori migranti e abitazioni private.
Libertà d’associazione e di manifestazione
I lavoratori migranti non possono formare sindacati né aderirvi. Possono far parte dei cosiddetti comitati congiunti, organismi diretti dai datori di lavoro nei quali è consentita una rappresentanza dei lavoratori. I comitati congiunti non sono imposti per legge e oggi ne fa parte solo il due per cento dei lavoratori.
Cittadini locali e lavoratori migranti rischiano ripercussioni se vogliono esercitare il diritto alla libertà di manifestazione. Nell’agosto 2022 centinaia di lavoratori migranti sono stati arrestati ed espulsi per aver fatto un corteo nella capitale Doha contro l’azienda che non aveva versato loro i salari.
Processi iniqui
Nell’ultimo decennio vi sono stati processi iniqui nei quali gli imputati hanno denunciato di essere stati torturati e condannati sulla base di “confessioni” estorte. Spesso le persone arrestate vengono interrogate in assenza degli avvocati, isolate dal mondo esterno e senza neanche l’ausilio di un interprete.
Diritti delle donne
Le donne continuano a subire discriminazioni per legge o nella prassi. Il sistema del tutore maschile (di solito il marito, il padre, un fratello, un nonno o uno zio) prevede che le donne debbano chiedere il permesso per sposarsi, studiare all’estero, lavorare nell’amministrazione pubblica, viaggiare all’estero se hanno meno di 25 anni e accedere ai servizi di salute riproduttiva.
Il diritto di famiglia rende molto complicato il divorzio che, nei pochi casi in cui viene ottenuto, produce ulteriori discriminazioni di natura economica. Le donne non sono protette adeguatamente dalla violenza domestica e sessuale.
Diritti delle persone Lgbtqia+
L’articolo 296.3 del codice penale criminalizza vari atti sessuali consensuali tra persone dello stesso sesso e prevede il carcere, ad esempio, per chi “guidi, induca o tenti un maschio, in qualsiasi modo, a compiere atti di sodomia o di depravazione”. L’articolo 296.4 criminalizza chiunque “induca o tenti un uomo o una donna, in qualsiasi modo, a compiere atti contrari alla morale o illegali”.
Nell’ottobre 2022 le organizzazioni per i diritti umani hanno segnalato casi in cui le forze di sicurezza hanno arrestato persone Lgbtqia+ in luoghi pubblici, solo sulla base della loro espressione di genere, controllando i contenuti dei loro telefoni. Le transgender arrestate sono obbligate a seguire terapie per la conversione come condizione per la loro scarcerazione.
Diritti dei lavoratori e delle lavoratrici
Nonostante i tentativi in corso di riformare il sistema del lavoro, mancato o ritardato versamento dei salari, condizioni di lavoro insicure, diniego dei giorni di riposo, ostacoli alla ricerca di un nuovo lavoro e accesso limitato alla giustizia restano una costante nella vita di migliaia di lavoratori. La morte di migliaia di lavoratori non è mai stata indagata. Sebbene sia stato istituito un fondo locale per risarcire i salari non versati, centinaia di migliaia di lavoratori migranti devono ancora ricevere un risarcimento per i danni subiti nello scorso decennio.
Il lavoro forzato domina ancora, soprattutto ai danni dei lavoratori del settore della sicurezza privata e delle lavoratrici domestiche. Il pagamento di somme sproporzionate per ottenere un impiego (da 1000 a 3000 euro) è causa di debiti che a ripagarli ci vogliono mesi se non anni, contribuendo così a intrappolare i lavoratori in un ciclo di sfruttamento.
Manca poco all'inizio della Coppa del mondo, è tempo che FIFA e Qatar risarciscano i lavoratori migranti che sono stati sfruttati e maltrattati per rendere possibile questa competizione. È tempo che Qatar e FIFA paghino!
PETIZIONE > FIRMA ORA
La Coppa del Mondo della Federazione internazionale delle associazioni calcistiche (Fifa) in Qatar si avvicina rapidamente e le squadre si preparano a competere per un posto nella storia. Manca poco, è tempo che Fifa e Qatar risarciscano i lavoratori migranti che sono stati sfruttati e maltrattati per rendere possibile questa competizione.
Nel maggio di quest’anno, una coalizione di organizzazioni per i diritti umani, tra cui Amnesty International, gruppi di tifosi e sindacati hanno lanciato una campagna globale chiedendo al Qatar e alla Fifa di risarcire i lavoratori migranti per le violazioni dei diritti umani subite per trasformare la Coppa del mondo in realtà.
La nostra campagna è stata pubblicamente supportata da diverse associazioni calcistiche, gruppi di tifosi e sponsor della Coppa del Mondo Fifa. Il nostro sondaggio d’opinione globale ha anche dimostrato che la campagna è sostenuta dalla stragrande maggioranza del pubblico, ma nonostante ciò, né la Fifa né il Qatar hanno ancora risposto.
Sebbene il Qatar abbia fatto importanti passi avanti in materia di diritti dei lavoratori negli ultimi cinque anni, è del tutto chiaro che c’è ancora molta strada da fare. Con l’imminente Coppa del Mondo, il lavoro di tutela dei lavoratori migranti dallo sfruttamento è solo a metà, mentre quello di risarcire chi ha subito violenze è appena iniziato.
È imperativo che il Qatar si impegni a migliorare le condizioni di lavoro a lungo termine. I progressi non devono fermarsi una volta che lo show della Coppa del Mondo lascerà Doha.
A un mese dal calcio d’inizio, il tempo stringe. Firma ora la petizione e invita Qatar e FIFA a fare la cosa giusta.
fonte: www.amnesty.it foto: www.grafigata.com