Il Florence Queer Festival
presenta ”Jane Austen a Firenze”
una mostra di Alessandro Fullin
Ireos via de’ Serragli 3, Firenze
Vernissage: 16 novembre 2014 ore 19.00
Finissage: 30 novembre 2014 ore 19.00 Ingresso libero
Jane Austen, la celebre scrittrice inglese, non è mai stata a Firenze. Per la precisione, non è mai stata in Italia: bisognerà infatti aspettare qualche anno prima che le signorine britanniche, armate della celebre guida Baedeker, intraprendano il loro Gran Tour nella penisola, alla ricerca di marmi romani e dei loro aitanti discendenti.
Per rimediare a questa “svista” biografica, Alessandro Fullin porta a Firenze i suoi minuscoli quadri (cm. 20×20) della serie “Jane Austen“: nature morte monocromatiche che raccontano gli oggetti oggi in pericolo grazie alle mail e l’ipod. Libri, lettere, fogli di carta: una biblioteca romantica fuori tempo massimo.
Accanto a questi lavori non mancano le lugubri “Clothbrush” o i cinematografici “Super Friedrich” e i “San Sebastiano“, icona sacra diventata, da Guido Reni in poi, anche gay.
La mostra inaugura alle ore 19.00 alla presenza dell’artista. Alle 19.30 si terrà “La visita guidata alle Opere e ai Fantasmi” e, a seguire, la presentazione dell’ultimo libro di Alessandro Fullin “Panico Botanico” (Cairo Editore). Un romanzo sorprendente, venato di humor e aforismi folgoranti, in un mondo declinato tutto al femminile, tra ambientazioni bucoliche surreali e passioni che stravolgono il cuore.
Il Florence Queer Festival è organizzato dall’associazione Ireos – Centro Servizi Autogestiti per la Comunità Queer di Firenze, in collaborazione con Arcilesbica Firenze e Music Pool, con il contributo di Fondazione Sistema Toscana – Mediateca Regionale e il patrocinio del Comune di Firenze. Il festival è inserito nel cartellone della 50 giorni di cinema internazionale a Firenze di F.S.T. -Mediateca regionale toscana. Direzione artistica Bruno Casini e Roberta Vannucci, organizzazione generale Silvia Minelli, selezione e programmazione Susan Sabatini, consulenti al festival Paolo Baldi e Massimo Poccianti.
Ireos – Via de’ Serragli, 3 – Firenze t. 055 216907
info@florencequeerfestival.it - silvia@florencequeerfestival.it - www.florencequeerfestival.it
fonte http://www.taxidrivers.it by RàRò
Questo blog è un aggregatore di notizie, nasce per info e news dall'Italia e dal mondo, per la Danza, Teatro, Cinema, Fashion, Tecnologia, Musica, Fotografia, Libri, Eventi d'Arte, Sport, Diritti civili e molto altro. Ogni articolo riporterà SEMPRE la fonte delle news nel rispetto degli autori e del copyright. Le rubriche "Ritratto d'artista" e "Recensioni" sono scritte e curate da ©Lisa Del Greco Sorrentino, autrice di questo blog
sabato 15 novembre 2014
lunedì 10 novembre 2014
Associazioni lgbt: “Fateci cambiare genere senza modificare gli organi sessuali”
Appello al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e a quello del Senato, Piero Grasso, per far approvare il ddl 405 che permetterebbe di passare da maschio a femmina (e viceversa) sui documenti senza fare un intervento di demolizione o ricostruzione genitale.
Chiesto anche di impedire ogni operazione su bambini nati con condizione intersex
NON BISOGNA ESSERE TRANSGENDER PER SOSTENERE LA PETIZIONE FIRMA E FAI FIRMARE A QUESTO LINK :
https://www.change.org/p/per-l-approvazione-di-una-legge-che-tuteli-le-persone-transessuali
Stop agli interventi chirurgici e ormonali obbligatori per le persone transessuali e basta con i medici che stabiliscono un sesso per i bambini intersessuali, quando non sia a rischio la salute del neonato. Le associazioni per i diritti glbtqi (gay, lesbiche, bisessuali, transessuali, queer e intersessuali) chiedono alla politica di prendere nettamente posizione sui temi di genere e lo fanno affidando a ilfattoquotidiano.it un appello indirizzato al presidente del Consiglio Matteo Renzi e a quello del Senato, Piero Grasso, oltre che ai presidenti delle commissioni giustizia e diritti umani, Francesco Nitto Palma e Luigi Manconi.
Trentotto sigle chiedono una veloce approvazione del disegno di legge 405 (http://parlamento17.openpolis.it/atto/documento/id/6267) in materia di riattribuzione del sesso, in modo che il cambio di genere sui documenti non implichi la rimozione dei genitali. “Il sesso sociale sia al di sopra di quello genitale, perché questa oggi è l’interpretazione più consona alla società italiana ed europea” scrivono.
La mappa europea: dove è obbligatoria la sterilizzazione
Chi non si sottopone a interventi di demolizione e ricostruzione dei genitali, in Italia non può cambiare genere sui documenti. E così capita che al proprio funerale, una donna sia vestita da uomo e celebrata con un nome maschile. E’ il caso di Nicole, di Avenza (in provincia di Massa Carrara), transessuale dall’età di 17 anni, che alla camera ardente è stata vestita come un uomo dalla famiglia e il cui funerale è stato celebrato con il suo vecchio nome.
Non accade ovunque così. In molti Paesi europei la sterilizzazione non è obbligatoria: Portogallo, Spagna, Regno Unito, Svezia, Germania, Paesi Bassi, Austria, Polonia e Croazia, solo per citarne alcuni. La fonte è la Mappa dei diritti dei trans in Europa pubblicata da Transgender Europe
(http://www.mediafire.com/view/bfncfn3xl2mx8ga/mappa%20sterilizzazione.pdf).
Le operazioni chirurgiche sono invece richieste per legge, tra gli altri Paesi, in Italia, Svizzera, Francia, Belgio, Norvegia, Finlandia, Lettonia, Danimarca, Repubblica Ceca, Grecia, Romania, Russia e Turchia.
Ma ci sono anche Stati in cui la riattribuzione di genere non è contemplata, come Irlanda, Slovenia, Ungheria, Lituania, Albania, Macedonia, Serbia e Bulgaria.
Riattribuzione del genere: un iter troppo lungo e costoso
Per cambiare genere sui documenti, oggi in Italia bisogna andare incontro a un percorso psicologico obbligatorio, a una terapia ormonale, ad operazioni chirurgiche di demolizione e ricostruzione e a una trafila nei tribunali.
“Il periodo in cui una persona transessuale, che voglia sottoporsi ad interventi chirurgici, è costretta a vivere con i documenti difformi è tra i 6 e gli 8 anni, che diventa tutta la vita per chi, invece, non sente la necessità di modificare la propria anatomia. Essendo le persone transessuali spesso disoccupate, i costi dell’iter giuridico, poi, sono sostenuti dalla collettività perché coperti dal gratuito patrocinio” spiega Michela Angelini, 31 anni, fondatrice del gruppo che promuove il ddl 405, per un iter giuridico snello e soprattutto omogeneo in tutto lo Stivale. “Siamo in un Paese estremamente difforme per trattamento: a Roma ci sono state sentenze di rettifica anagrafica senza interventi chirurgici, in altri tribunali è obbligatorio almeno eliminare le gonadi, in altri è richiesto l’obbligo di ricostruzione di un apparato genitale esterno” continua l’attivista.
Chi vive in attesa della riattribuzione di genere conosce un limbo doloroso, durante il quale è obbligato a dare spiegazioni sul proprio genere ogni volta che effettua una qualsiasi iscrizione o va semplicemente nello spogliatoio della palestra. Come aveva raccontato a ilfattoquotidiano.it Gianmarco Romanini, vicesindaco di Viareggio (in provincia di Lucca) in attesa della riattribuzione di genere.
(http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08/03/vice-sindaco-chiara-romanini-aiutero-chi-come-me-vuole-cambiare-sesso-ma-e-solo/1080832/)
“L’aver documenti difformi al proprio aspetto è una fonte certa di transfobia e di continua violazione della privacy, ogni volta che si mostra un documento questo ci denuncia come transessuali e, specialmente in questo momento storico, trovare un datore di lavoro disposto ad assumere una persona transessuale è difficile” ricorda Angelini.
L’iter per la riattribuzione minaccia anche l’indipendenza economica.
“Sul nostro blog disegnodilegge405.blogspot.it Stefano, libero professionista, racconta che, in attesa che si compia l’iter giuridico, con oramai un corpo maschile ma i documenti femminili, è costretto a ridurre al minimo i rapporti con i clienti e anche a negare la propria transessualità per mantenere il lavoro” rivela la promotrice del ddl.
Che le persone transessuali nel nostro Paese siano molto discriminate è opinione diffusa: lo pensa l’80,3 per cento degli italiani tra i 18 e i 74 anni tra quelli intervistati dall’Istat per il rapporto “La popolazione omosessuale nella società italiana” del 2012. E per quasi 8 italiani su 10 non è accettabile che non trovino lavoro o venga loro rifiutato un affitto a causa della loro condizione sessuale. Eppure – è questa la contraddizione – il 30,5 per cento degli stessi intervistati non vorrebbe averli come vicini di casa.
I casi dei bambini intersex
Le associazioni chiedono alla politica anche di “impedire qualsiasi intervento genitale su bambini nati con condizione intersex/DSD”, cioè disordini della differenziazione sessuale.
Questi sono, ad esempio, una inusuale combinazione di cromosomi o variazioni nei genitali, che possono essere in parte maschili e in parte femminili.
Una situazione che non necessariamente pregiudica la salute dei neonati, e può essere modificata una volta che abbiano sviluppato un’identità di genere.
Accade invece che alcuni medici scelgano di attribuire arbitrariamente un sesso, con l’assenso di genitori poco informati. Gli interventi chirurgici e le terapie ormonali su bambini intersex durano anni e possono essere traumatici, come rivela il documentario XXXY (2000) di Porter Gale & Laleh Soomekh, che dà la parola a uomini e donne il cui sesso è stato deciso alla nascita dai dottori. “Proprio ieri sera parlavo con la madre di una bambina intersessuale (all’anagrafe è obbligatorio dare un sesso ai bambini, anche se questo non è definibile) che ha deciso di non intervenire e di lasciar sviluppare l’identità della figlia autonomamente – conclude Angelini - La prossima settimana conoscerà un’altra famiglia che ha preso la stessa decisione. Ma sono eccezioni”.
fonte http://www.ilfattoquotidiano.it di Ilaria Lonigro
Chiesto anche di impedire ogni operazione su bambini nati con condizione intersex
NON BISOGNA ESSERE TRANSGENDER PER SOSTENERE LA PETIZIONE FIRMA E FAI FIRMARE A QUESTO LINK :
https://www.change.org/p/per-l-approvazione-di-una-legge-che-tuteli-le-persone-transessuali
Stop agli interventi chirurgici e ormonali obbligatori per le persone transessuali e basta con i medici che stabiliscono un sesso per i bambini intersessuali, quando non sia a rischio la salute del neonato. Le associazioni per i diritti glbtqi (gay, lesbiche, bisessuali, transessuali, queer e intersessuali) chiedono alla politica di prendere nettamente posizione sui temi di genere e lo fanno affidando a ilfattoquotidiano.it un appello indirizzato al presidente del Consiglio Matteo Renzi e a quello del Senato, Piero Grasso, oltre che ai presidenti delle commissioni giustizia e diritti umani, Francesco Nitto Palma e Luigi Manconi.
Trentotto sigle chiedono una veloce approvazione del disegno di legge 405 (http://parlamento17.openpolis.it/atto/documento/id/6267) in materia di riattribuzione del sesso, in modo che il cambio di genere sui documenti non implichi la rimozione dei genitali. “Il sesso sociale sia al di sopra di quello genitale, perché questa oggi è l’interpretazione più consona alla società italiana ed europea” scrivono.
La mappa europea: dove è obbligatoria la sterilizzazione
Chi non si sottopone a interventi di demolizione e ricostruzione dei genitali, in Italia non può cambiare genere sui documenti. E così capita che al proprio funerale, una donna sia vestita da uomo e celebrata con un nome maschile. E’ il caso di Nicole, di Avenza (in provincia di Massa Carrara), transessuale dall’età di 17 anni, che alla camera ardente è stata vestita come un uomo dalla famiglia e il cui funerale è stato celebrato con il suo vecchio nome.
Non accade ovunque così. In molti Paesi europei la sterilizzazione non è obbligatoria: Portogallo, Spagna, Regno Unito, Svezia, Germania, Paesi Bassi, Austria, Polonia e Croazia, solo per citarne alcuni. La fonte è la Mappa dei diritti dei trans in Europa pubblicata da Transgender Europe
(http://www.mediafire.com/view/bfncfn3xl2mx8ga/mappa%20sterilizzazione.pdf).
Le operazioni chirurgiche sono invece richieste per legge, tra gli altri Paesi, in Italia, Svizzera, Francia, Belgio, Norvegia, Finlandia, Lettonia, Danimarca, Repubblica Ceca, Grecia, Romania, Russia e Turchia.
Ma ci sono anche Stati in cui la riattribuzione di genere non è contemplata, come Irlanda, Slovenia, Ungheria, Lituania, Albania, Macedonia, Serbia e Bulgaria.
Riattribuzione del genere: un iter troppo lungo e costoso
Per cambiare genere sui documenti, oggi in Italia bisogna andare incontro a un percorso psicologico obbligatorio, a una terapia ormonale, ad operazioni chirurgiche di demolizione e ricostruzione e a una trafila nei tribunali.
“Il periodo in cui una persona transessuale, che voglia sottoporsi ad interventi chirurgici, è costretta a vivere con i documenti difformi è tra i 6 e gli 8 anni, che diventa tutta la vita per chi, invece, non sente la necessità di modificare la propria anatomia. Essendo le persone transessuali spesso disoccupate, i costi dell’iter giuridico, poi, sono sostenuti dalla collettività perché coperti dal gratuito patrocinio” spiega Michela Angelini, 31 anni, fondatrice del gruppo che promuove il ddl 405, per un iter giuridico snello e soprattutto omogeneo in tutto lo Stivale. “Siamo in un Paese estremamente difforme per trattamento: a Roma ci sono state sentenze di rettifica anagrafica senza interventi chirurgici, in altri tribunali è obbligatorio almeno eliminare le gonadi, in altri è richiesto l’obbligo di ricostruzione di un apparato genitale esterno” continua l’attivista.
Chi vive in attesa della riattribuzione di genere conosce un limbo doloroso, durante il quale è obbligato a dare spiegazioni sul proprio genere ogni volta che effettua una qualsiasi iscrizione o va semplicemente nello spogliatoio della palestra. Come aveva raccontato a ilfattoquotidiano.it Gianmarco Romanini, vicesindaco di Viareggio (in provincia di Lucca) in attesa della riattribuzione di genere.
(http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08/03/vice-sindaco-chiara-romanini-aiutero-chi-come-me-vuole-cambiare-sesso-ma-e-solo/1080832/)
“L’aver documenti difformi al proprio aspetto è una fonte certa di transfobia e di continua violazione della privacy, ogni volta che si mostra un documento questo ci denuncia come transessuali e, specialmente in questo momento storico, trovare un datore di lavoro disposto ad assumere una persona transessuale è difficile” ricorda Angelini.
L’iter per la riattribuzione minaccia anche l’indipendenza economica.
“Sul nostro blog disegnodilegge405.blogspot.it Stefano, libero professionista, racconta che, in attesa che si compia l’iter giuridico, con oramai un corpo maschile ma i documenti femminili, è costretto a ridurre al minimo i rapporti con i clienti e anche a negare la propria transessualità per mantenere il lavoro” rivela la promotrice del ddl.
Che le persone transessuali nel nostro Paese siano molto discriminate è opinione diffusa: lo pensa l’80,3 per cento degli italiani tra i 18 e i 74 anni tra quelli intervistati dall’Istat per il rapporto “La popolazione omosessuale nella società italiana” del 2012. E per quasi 8 italiani su 10 non è accettabile che non trovino lavoro o venga loro rifiutato un affitto a causa della loro condizione sessuale. Eppure – è questa la contraddizione – il 30,5 per cento degli stessi intervistati non vorrebbe averli come vicini di casa.
I casi dei bambini intersex
Le associazioni chiedono alla politica anche di “impedire qualsiasi intervento genitale su bambini nati con condizione intersex/DSD”, cioè disordini della differenziazione sessuale.
Questi sono, ad esempio, una inusuale combinazione di cromosomi o variazioni nei genitali, che possono essere in parte maschili e in parte femminili.
Una situazione che non necessariamente pregiudica la salute dei neonati, e può essere modificata una volta che abbiano sviluppato un’identità di genere.
Accade invece che alcuni medici scelgano di attribuire arbitrariamente un sesso, con l’assenso di genitori poco informati. Gli interventi chirurgici e le terapie ormonali su bambini intersex durano anni e possono essere traumatici, come rivela il documentario XXXY (2000) di Porter Gale & Laleh Soomekh, che dà la parola a uomini e donne il cui sesso è stato deciso alla nascita dai dottori. “Proprio ieri sera parlavo con la madre di una bambina intersessuale (all’anagrafe è obbligatorio dare un sesso ai bambini, anche se questo non è definibile) che ha deciso di non intervenire e di lasciar sviluppare l’identità della figlia autonomamente – conclude Angelini - La prossima settimana conoscerà un’altra famiglia che ha preso la stessa decisione. Ma sono eccezioni”.
fonte http://www.ilfattoquotidiano.it di Ilaria Lonigro
Lgbt Libri: "La ragazza indossava Dior" Storia (a fumetti) della Maison creata da Monsieur Dior
È il 12 febbraio 1947, a Parigi ci sono -6 gradi ed eleganti signore in fila davanti al numero 30 di Avenue Montaigne.
Sta per iniziare la nuova storia della moda.
Sta per nascere il "new look".
Un uomo sta per diventare una leggenda dell'haute couture.
È il giorno della prima sfilata dello stilista Christian Dior.
Questo l'incipit di una storia da leggere, ammirare e sfogliare (per sognare) attraverso le pagine e le illustrazioni del libro
"La Ragazza indossava Dior", edito da BAO Publishing.
Una storia da sogno durata dieci anni, dal 1947 al 1957, che ha portato la Maison Dior nell’olimpo della moda mondiale, raccontata con il tratto elegante della fumettista francese Annie Goetzinger.
Protagonista assoluto Christian Dior. Ma ci sono anche le sue donne in atelier, sarte, costumiste e collaboratrici, le sue "ragazze", le muse-modelle, che lo accompagnano fedeli tra duro lavoro, ambizioni, successi e delusioni, il lusso e lo splendore delle passerelle. E poi le dive e il glamour da Rita Hayworth a Marlene Dietrich, comprese le più importanti nobildonne europee. Tra le tavole si riconosce anche Carmel Snow, redattrice di Vogue che consegnò alla storia la definizione di New Look, una vera rivoluzione della moda.
A guidarlo, il suo pensiero, attualissimo ed eterno come il suo stile:“La Moda, in questi tempi governati dalle macchine, è uno degli ultimi rifugi dell’umanità, della personalità, dell’inimitabile.”
fonte http://www.elle.it/ Désirée Paola Capozzo
Sta per iniziare la nuova storia della moda.
Sta per nascere il "new look".
Un uomo sta per diventare una leggenda dell'haute couture.
È il giorno della prima sfilata dello stilista Christian Dior.
Questo l'incipit di una storia da leggere, ammirare e sfogliare (per sognare) attraverso le pagine e le illustrazioni del libro
"La Ragazza indossava Dior", edito da BAO Publishing.
Una storia da sogno durata dieci anni, dal 1947 al 1957, che ha portato la Maison Dior nell’olimpo della moda mondiale, raccontata con il tratto elegante della fumettista francese Annie Goetzinger.
Protagonista assoluto Christian Dior. Ma ci sono anche le sue donne in atelier, sarte, costumiste e collaboratrici, le sue "ragazze", le muse-modelle, che lo accompagnano fedeli tra duro lavoro, ambizioni, successi e delusioni, il lusso e lo splendore delle passerelle. E poi le dive e il glamour da Rita Hayworth a Marlene Dietrich, comprese le più importanti nobildonne europee. Tra le tavole si riconosce anche Carmel Snow, redattrice di Vogue che consegnò alla storia la definizione di New Look, una vera rivoluzione della moda.
A guidarlo, il suo pensiero, attualissimo ed eterno come il suo stile:“La Moda, in questi tempi governati dalle macchine, è uno degli ultimi rifugi dell’umanità, della personalità, dell’inimitabile.”
fonte http://www.elle.it/ Désirée Paola Capozzo
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