sabato 11 gennaio 2014

Farnesina: Nasce Globe-Mae, rete Lgbt dei dipendenti omosessuali degli Esteri

L'associazione si pone l'obiettivo di rimuovere nell'immediato "alcune evidenti e gravi disparità di trattamento che colpiscono i lavoratori gay del ministero".
Avviato dialogo con la Bonino. Nel mirino dei promotori, il ritardo del nostro Paese nell'adozione di una legge che riconosca le nozze e i diritti di coppia tra persone dello stesso sesso

ROMA: "Affermare con determinazione il principio inviolabile dell'articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, che vieta qualsiasi forma di discriminazione fondata sull'orientamento sessuale, ma anche promuovere, in collaborazione con altre associazioni italiane ed internazionali, una cultura ispirata alle pari opportunità e alla parità dei diritti per le persone Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali) nell'attività quotidiana dell'amministrazione degli Esteri e dei suoi uffici".

Per queste ragioni è nata ufficialmente Globe-Mae,(http://www.globemae.it/) la 'rete' dei dipendenti Lgbt del ministero degli Affari Esteri. Per realizzare tale obiettivo, si legge in una nota, Globe-Mae ha da subito avviato un dialogo con l'amministrazione degli Esteri e con la ministro Emma Bonino "per verificare le possibilità di rimuovere nell'immediato alcune delle più gravi ed evidenti disparità di trattamento che colpiscono i dipendenti omosessuali del ministero degli Affari Esteri".

Leggi La lettera degli ambasciatori gay al ministro:
http://www.repubblica.it/esteri/2013/12/24/news/pi_tutele_per_i_nostri_compagni_il_manifesto_degli_ambasciatori_gay_che_scuote_la_diplomazia_italiana-74388758/

"Il ritardo nell'adozione nel nostro Paese di una legge che riconosca il matrimonio tra persone dello stesso sesso e/o che tuteli le unioni tra persone dello stesso sesso - prosegue la nota del Globe-Mae- si traduce in una grave discriminazione ai danni dei cittadini Lgbt, con ripercussioni morali, pratiche ed economiche. Per i dipendenti Lgbt del ministero, "il mancato riconoscimento delle famiglie composte da persone Lgbt è fonte di concrete discriminazioni rispetto ai dipendenti eterosessuali e si traduce in un ostacolo e difficoltà ulteriori per la vita e l'attività lavorativa stessa dei dipendenti, in particolare quando sono in servizio all'estero".

La nota informa inoltre che, "allo scopo di illustrare i problemi concreti e quotidiani affrontati dai dipendenti omosessuali della Farnesina e di avanzare proposte e soluzioni concrete da subito", i rappresentanti dell'associazione sono stati ricevuti ieri dalla ministro Emma Bonino, "nella quale i membri di Globe-Mae confidano, soprattutto in considerazione del riconosciuto impegno pluriennale della ministro a favore della tutela dei diritti e delle libertà civili".
fonte http://www.repubblica.it/

Lgbt: Vivere accanto ad una persona transgender: una breve riflessione

Noi persone transgender ci raccontiamo addosso e lo facciamo spesso. Di contro, raramente accade che le persone che condividono con noi la quotidianità, la rabbia, le battaglie, la forza ma anche la nostra fragilità e la nostra unicità, prendano la parola e raccontino il loro percorso accanto a noi e dentro di noi. Ci dà sollievo pensare che l'amore incondizionato faccia da fondamenta e basti a realizzare alchimie con "chi ci vive" e ci supporta. Ma io credo ci sia dell'altro!
Ringrazio Isabella Stretti, per aver accolto e raccolto il mio invito a farlo. Buona lettura!

Una persona 'trans' la si incontra nella vita come si incontra qualsiasi altra persona: o la si conosce quando già manifesta la propria identità di genere, oppure la si conosce e ci si relaziona con lei da tempo quando, la rinuncia di sé, diventa insostenibile e si disvela a noi, amici, compagni, parenti o conoscenti di vecchia data.
A prima vista, potrebbe sembrare che le due modalità di conoscenza non abbiano nulla in comune; l'una presuppone magari un incontro fortuito, senza una memoria storica l'una dell'altra persona, mentre nel secondo caso c'è un cammino di condivisione, spesso molto profonda, fatta di confidenze e di intimità reciproche. Eppure, in entrambi i casi, ad essere chiamata in gioco è anzitutto la nostra stessa persona e con essa i presupposti delle relazioni che vive.

Infatti, cosa cambia e cosa accade nella nostra esistenza se un amico si disvela quale amicA, una figliA ti comunica d'essere tuo figlio, un marito di riconoscersi donna o una moglie di riconoscersi uomo … o se incontri una persona a te sconosciuta i cui tratti somatici ed anatomici sono, nella società e nella cultura in cui vivi, definiti entro il cosiddetto 'genere opposto' rispetto a quello che questa persona esprime?

Ci sono diversi tipi di reazione, spesso riconducibili però a pochi atteggiamenti:

1) il rifiuto totale e il successivo allontanamento della persona che ci era accanto, come cancellata dalla propria esistenza;

2) il rifiuto totale della persona, ma esplicato nel tentativo di ricondurre la persona che conosciamo entro i canoni in cui l'abbiamo sempre vissuta;

3) il rifiuto totale della persona, ma esplicato nel tentativo di portarla a nascondere il più possibile il percorso effettuato;

4) Il riconoscere di non saperne assolutamente nulla circa il transito di genere, se non il sentito dire, ma proseguire il cammino con questa persona nella volontà di capire, ascoltandola, lasciandoci spiegare e, nello stesso tempo, informandoci a nostra volta presso i Consultori di competenza, le Associazioni di riferimento, i seri Blogs informativi, le pubblicazioni sull'argomento ...

5) Se correttamente informati, sia conoscendo la persona da anni che da poco tempo, si prosegue il cammino, come con qualsiasi altra persona si desideri avere al proprio fianco perché le si vuole bene e la si stima. Spesso per arrivare a questo punto, grazie alla società e alla cultura in cui viviamo, bisogna passare per qualche atteggiamento precedente, anche se non tutti; tutto dipende dal presupposto che ci lega all'altra persona, la quale non è mai un nostro possesso, né la nostra padrona.


Molto, ovviamente, dipende anche dal grado di conoscenza, informazione e consapevolezza della persona a noi vicina, ma, non dimentichiamolo, il suo potrebbe essere il vissuto di una persona ancora nell'infanzia e, anche in questo caso, se non soprattutto, è saggio tener presente che ogni identità negata sarà una persona infelice e per nulla serena.

Bene è sottolineare che, per i rapporti molto ravvicinati, il percorso che porta ad ogni consapevolezza di sé non nasce come i funghi dopo la pioggia; la persona a noi vicina, se siamo attenti all'altro e alla sua serenità come alla nostra, già da tempo ci avrà dato dei segnali, quanto meno i segnali di un malessere, di una sofferenza, spesso ancor prima di comprendersi sino in fondo. Non far tacere il dolore dell'altro e liberarci dalla paura di perderlo/a è sicuramente una ricetta sana per affrontare questo cammino; chi nega l'altra persona, così come chi si nega, ha già perso tutto ciò che conta.

Continuare a vivere o comunque vivere accanto ad una persona che è riuscita a manifestare pienamente il genere che si è riconosciuta non è cosa facile; ogni percorso è diverso dall'altro, così come diverse sono le persone, ed unica ogni relazione con ogni singola persona.
Ma, le difficoltà maggiori le creano la società e la cultura; certo, quando queste ultime sono omologanti, quando categorizzano ciascuno di noi secondo delle precise categorie binarie e quando devono colpire chiunque manifesti l'inganno biopolitico insito nel binarismo di sesso e genere, allora ad andarci di mezzo è anche la persona che vive accanto ad una persona trans, questo perché tale persona rende evidente che un'amicizia ed un amore sono possibili anche con le persone trans, svelando oltremodo che essere una persona trans non è indice di pericolosità.

Così, anche a noi capiterà spesso di subire sulla pelle pregiudizi, stigmi, cattiverie, risatine ironiche e pungenti, sguardi di disapprovazione, gesti di condanna, abbandoni da parte di persone a noi care; si sa, purtroppo la mamma degli imbecilli e degli ignoranti è sempre incinta e, chissà perché … nel nostro Paese ogni tipo di relazione con una persona trans si riduce non di rado ad una sola domanda: ma fate sesso? …

E non importa se la cosa sia da ritenersi personale, o se tu sei solo amica o parente di una persona trans … sei una persona catalogata e schedata nella categoria 'perversione', a prescindere.
Spesso, nel caso la persona trans sia tuo figlio o tua figlia, o tu* nipote o il tuo ex o non ex compagno/a … si sprecano gli sguardi e i commenti pietosi di coloro che si rammaricano per la disgrazia che ti è capitata … sì, la disgrazia di avere accanto una persona che non sta negli schemi prefissati, che vuole autodeterminarsi al di là delle categorie generali … insomma, uno dei doni più grandi che questo mondo possa darti, avere accanto una persona che solo per il fatto di esserci ti pone di fronte alle contraddizioni che vivi giornalmente, chiamandoti a libertà.

Eh sì, perché anche nel caso in cui la persona trans cerchi di omologarsi il più possibile entro le norme sociali e culturali che regolano il genere nel quale si riconosce, anche in questo caso ti rivela che il riconoscimento sociale della persona che sei passa prima, se non solo, attraverso delle preletture della tua persona e non dall'ascolto del tuo pensiero, dal vedere la persona che realmente sei.

Questo lo si capisce molto bene vivendo il contesto sociale accanto ad una persona trans; poco alla volta capisci che la gente si rivolge anche a te a seconda di come ti ritiene, se un uomo o una donna, se avente un pene o una vagina.
Prima che tu esista per quel che hai da dire e da condividere, gli altri ti si rivolgono a seconda del genere che manifesti e a seconda della considerazione che hanno di questo genere.
Questo accade a ciascuno di noi, ed è veramente triste vedere la pluralità umana ridotta a soli due individui.

Accanto ad una persona trans impari molto
; solo il pensiero che a te certe cose siano concesse e alla persona trans no e solo perché il genere che esprimi rientra nei canoni biopolitici di gestione, ti fa venire i brividi.

E questo accade spesso, quando entrate in un negozio di scarpe o di abbigliamento, quando andate a fare la spesa insieme, … pensate a non poter entrare con la vostra migliore amica in piscina o andare insieme dal parrucchiere … anche cose semplici … e poi provate solo a pensare cosa può vivere una persona trans in un ospedale … quando i suoi documenti non corrispondono alla sua persona … quello che sente lei solo le persone trans che l'hanno vissuto possono capirlo … ma ci si può avvicinare a quel dolore, a quell'offesa … a quella negazione ad esistere … basta esserci … accanto.

Spesso la persona vicina deve essere il mediatore culturale della situazione … spesso devi avere la forza che ad una persona costantemente rifiutata viene a mancare … e, dipende dai contesti, usare la rabbia non serve, molto meglio la pazienza di spiegare quanto a nostra volta abbiamo capito … ma sempre pronte a rispondere a tono se necessario e a difendersi …

Già, pensate ad una vita in cui siete 24 ore su 24 sempre all'erta e pronte a difendere voi stessi e chi vi sta accanto … a chi piacerebbe? … Sta di fatto che diventi anche tu una persona sovraesposta, costantemente sotto interrogatorio e chiamata spesso a dare spiegazioni … e non è facile.

Accade così che accanto ad una persona trans trovi la persona che sei, specie accanto ad una donna trans, le più evidenti e le più disvelanti, solo per il fatto di esserci … Ti chiedi chi sei, cosa vuoi, quante gabbie ti hanno costruito intorno per limitare il tuo personale ed unico percorso di vita … trovandoti mirabilmente anche tu a transitare, dalle gabbie culturali e sociali che ti sono imposte alla libera ricerca ed espressione di te … e, finalmente, ad essere in transizione sarà la consapevolezza di te e delle dinamiche che ti frenano … e questo ti condurrà finalmente nel tuo personale cammino liberante.
Apprezzerai a quel punto diecimila volte di più le persone che ti verranno incontro, a te e alla persona trans che è nella tua vita … persone le quali non guardano al genere che manifesti, ma alla persona che sei e che siete … e troverai tanti veri amici … intelligenti ed inaspettati …

E finisco dove più mi batte il cuore, ai bambini. L'unica domanda che rivolgono a te e alla persona trans che hai accanto è: come ti chiami? Il nome che ti sei dato o data a loro basta per chiamarti e pensarti e, diversamente dagli adulti, non si sbagliano mai da quel momento … e questo fa molto riflettere sulle sovrastrutture a cui siamo sottoposti … donandoti la consapevolezza che la categoria del 'genere' è una costruzione meramente sociale e culturale.

Isabella Stretti

Nasce a La Spezia nel 1962. Laureata presso la Facoltà Valdese di Teologia di Roma con la tesi dal titolo 'L'incongruenza di genere in Italia. Una proposta pastorale', attualmente lavora, principalmente in qualità di counselor, presso un consorzio italiano di imprese. Da oltre dieci anni è impegnata in attività di counseling ed accompagnamento con persone transgender, collaborando, accanto a diverse competenze ed Associazioni loro di supporto, a favore dell'istanza di diritto all'autodeterminazione di ogni singola persona.
fonte http://www.lauradenu.com

Lgbt Torino: Al via il progetto “Friendly Piemonte. Omofobia no grazie”

Sono 9 i comuni dell’area metropolitana, oltre alla Città di Torino, che hanno aderito al progetto “Friendly Piemonte. Omofobia no grazie”, che mira alla sensibilizzazione contro il fenomeno dell’omofobia.

Il progetto è indirizzato sia agli operatori turistici che agli esercenti, con l’unico obiettivo di diffondere la cultura del rispetto delle “differenze” contrastando l’omofobia e rendendo il territorio più accogliente e attrattivo da un punto di vista turistico. Friendly Piemonte. Omofobia no grazie nasce da un’idea di Quore, un’associazione di promozione sociale per i diritti lgbt (lesbian, gay, bisexual & transgender), ed è stato promosso in collaborazione con Ascom Torino, Gtt e con il patrocinio del Consiglio Regionale del Piemonte.

Alla presentazione, avvenuta ieri 12 dicembre, presso la Città di Torino, ha preso parte, oltre ai sindaci e a gli assessori dei Comuni coinvolti nel progetto, l’Assessore alle Politiche Giovanili e alle Pari Opportunità, Ilda Curti, che ha dichiarato: «Un territorio capace di valorizzare le diversità dimostra di essere capace di affrontare le sfide del futuro. L’importanza di comunicare che i nostri territori sono accoglienti e di promuovere un turismo di qualità è sicuramente una risorsa anche in termini economici».

La nuova campagna sarà già avviata dal prossimo mese di gennaio con la distribuzione delle vetrofanie “Omofobia No Grazie” con il logo Friendly Piemonte presso gli esercizi commerciali e le strutture di accoglienza turistica dei comuni di Torino, Beinasco, Chieri, Chivasso, Collegno, Grugliasco, Moncalieri, Nichelino, Rivoli e Venaria Reale. Si tratta sostanzialmente di uno slogan di facile comprensione per i cittadini, ma anche per i turisti stranieri, costituendo un segnale distintivo soprattutto per il “turista lgtb” che, nella scelta della meta, tende a privilegiare luoghi o paesi che tradizionalmente sostengono la diversità culturale accogliendo e valorizzando le differenze a sostengono dei diritti lgbt.Il pieghevole che verrà distribuito da gennaio 2014

Friendly Piemonte nasce nel 2009 per promuove il territorio torinese e piemontese verso il target di turisti omosessuali, una nicchia di mercato dalle grandi potenzialità di sviluppo. Queste le dichiarazioni di Alessandro Battaglia e Silvia Magino dell’associazione Quore: «Secondo i dati, in Italia costituisce il 7% del fatturato annuo complessivo, pari a 3.2 miliardi di euro. Le opportunità sono legate sia all'aspetto meramente numerico ed economico, sia ai contenuti sociali e culturali connessi alla qualità ed alla composizione di tale pubblico. Parlare di accoglienza del turista LGBT non significa pretendere trattamenti speciali ma parità di rispetto e considerazione. Talora sono piccoli gesti, sguardi, parole che marcano la soglia di una buona accoglienza o, al contrario, determinano una percezione di sgradevole disagio».

Anche l’Ascom Torino, Comfcommercio imprese per l’Italia, Torino e Provincia, tiene a ribadire, attraverso le dichiarazioni del presidente Maria Luisa Coppa, l’impegno nel garantire la promozione dell'iniziativa: «Come Ascom Torino e Confcommercio Piemonte non possiamo che guardare con interesse e dare il nostro appoggio e sostegno alla Campagna “Friendly Piemonte. Omofobia no grazie”.

Torino e il Piemonte hanno da sempre dimostrato a livello istituzionale e nella stragrande maggioranza della popolazione, una particolare sensibilità e attenzione alla tutela dei diritti e delle libertà civili, religiose e sociali in genere di ognuno. Una campagna che si propone di sviluppare una cultura del rispetto delle differenze e di migliorare le pratiche di accoglienza di operatori turistici ed esercenti non poteva quindi che sfondare una porta da sempre aperta nel caso specifico della nostra Organizzazione. Il turismo ha da essere ‘per tutti’ e tutti i turisti, qualunque sia il loro vissuto e la loro storia personale, devono essere considerati e trattati nel migliore dei modi e in uguale maniera. La giusta Campagna di Quore servirà ancora di più a sensibilizzare i nostri operatori nel farsi interpreti, attraverso le loro strutture e la loro attività, di azioni tese a contrastare ogni tipo di intolleranza contro le varie “diversità” e contro l’omofobia nel caso particolare».

Modalità di partecipazione:
L’associazione Quore invita tutti a contribuire, come volontari, per la diffusione dei materiali della campagna “Friendly Piemonte. Omofobia no grazie” sul territorio dei comuni coinvolti con modalità che saranno comunicate contattando l’associazione. Per farlo basterà scrivere all’indirizzo di posta elettronica segreteria@quore.org
fonte http://www.torinofree.it Scritto da Gianfranco Ingardia

venerdì 10 gennaio 2014

Lgbt: L'Andalusia, primo territorio d'Europa ad approvare una legge contro la discriminazione dei transessuali

Il 12 dicembre 2012, il Parlamento Europeo aveva raccomandato agli Stati dell'Unione di modificare le leggi per evitare la discriminazione delle persone transessuali e per depatologizzare la transessualità; aveva proposto, come modello di riferimento la legge argentina, che dal 2012 è l'unica al mondo che riconosce l'autonomia dei transessuali, anche minorenni.

Un anno dopo, l'Andalusia sarà la prima regione dell'Europa ad approvare il Progetto di Legge integrale di non discriminazione per motivi di identità di genere e di riconoscimento dei diritti delle persone transessuali. Il progetto arriverà in Parlamento la prossima settimana e diventerà legge, seguendo l'iter parlamentare, in quattro o cinque mesi.

Il quotidiano digitale eldiario.es, spiega bene quali sono gli obiettivi della legge andalusa e quello che succederà dopo la sua approvazione: http://www.eldiario.es/andalucia/Claves-andaluza-transexualidad-vanguardia-europea_0_196680636.html

La legge intende "garantire il diritto delle persone che manifestano socialmente un'identità di genere diversa da quella del sesso assegnato alla nascita, a ricevere un'attenzione integrale e adeguata alle loro necessità sociali, mediche, giuridiche, lavorative ed educative, tra le altre, in effettive condizioni di uguaglianza e senza discriminazioni rispetto al resto della cittadinanza".

Le Amministrazioni Pubbliche andaluse, con la collaborazione delle associazioni delle persone transessuali, dovranno "disegnare e valutare sistematicamente una politica pro-attiva per la migliore integrazione sociale, con una particolare attenzione alle donne transessuali, come collettivo a rischio di accumulare molteplici cause di discriminazione. Dovranno anche sviluppare programmi di sensibilizzazione e di capacità per il loro personale, in modo da evitare atteggiamenti discriminatori, pregiudizi e imposizione di stereotipi in relazione all'espressione della propria identità di genere; lanceranno campagne di sensibilizzazione dirette al pubblico in generale".

Cambierà, soprattutto, il trattamento nei centri sanitari. Le associazioni transessuali chiedevano che la transessualità fosse depatologizzata, cioè non venisse più considerata una malattia mentale. E con la nuova legge i transessuali avranno i trattamenti "a cui hanno accesso tutti i cittadini (ormoni, inibitori per i minorenni, operazioni chirurgiche…), senza dover superare le valutazioni a cui finora erano sottoposti.

Il Servicio Andaluz de Salud (SAS) garantirà ai transessuali di non essere segregati nell'accesso ai servizi comuni di attenzione primaria, includendo i trattamenti legati allo sviluppo puberale dei minorenni e ai servizi di attenzione specializzata più vicini, in particolare endocrinologia e chirurgia generale".

Inoltre, "nessuna persona potrà essere adesso obbligata a sottomettersi ad alcuna forma di trattamento, procedimento medico o esame psicologico per cercare di trattare o determinare la sua identità di genere".

Dunque, si garantirà in questo modo "l'autonomia responsabile del paziente-utente transessuale davanti ai prestatori di servizi sanitari, superando definitivamente l'anacronismo come le terapie 'curative' o il cosiddetto 'test o esperienza di vita reale'".

Con questa legge saranno decentralizzate tutte le cure a eccezione di quelle specializzate, come le chirurgie di ricostruzione genitale, che saranno eseguite sempre nell'Hospital Carlos Haya di Málaga. I trattamenti ormonali saranno invece decentalizzati nei centri di salute della regione.

La nuova legge stabilisce anche l'inclusione dei transessuali nei piani di lavoro diretti ai collettivi con particolari difficoltà di accesso all'impiego. Il 54% dei transessuali spagnoli è infatti disoccupato e per molti di loro, impossibilitati a trovare lavoro, soprattutto se immigrati, la prostituzione è l'unica soluzione possibile.

Per evitare la discriminazione la nuova legge faciliterà la documentazione amministrativa provvisoria, che sarà gratuita, in attesa del cambio del sesso e del nome e in nessun caso saranno richiesti documenti medici.
La legge dovrebbe essere approvata entro maggio o giugno.
fonte http://rottasudovest.blogspot.it

Lgbt Arte: A Firenze la mostra fotografica "Aldo Fallai. Da Giorgio Armani al Rinascimento" Museo Bardini e Villa Bardini dal 10 gennaio al 16 marzo

Rende omaggio a un grande fotografo con un percorso creativo illustrato da oltre 200 fotografie spettacolari la mostra "Aldo Fallai. Da Giorgio Armani al Rinascimento" che è ospitata da Villa Bardini a Firenze dal 10 gennaio.


Fallai vive a Firenze dov’è nato e ha studiato, e la mostra era in qualche modo dovuta a uno dei più talentuosi fotografi del nostro tempo.

Centrale la collaborazione con Giorgio Armani, per il quale ha realizzato le campagne fotografiche che hanno segnato gli anni d'oro del Made in Italy; in mostra fotografie degli anni compresi fra il 1978 e il 2013.

Quando la moda degli stilisti italiani si impose nel mondo, il tailleur Armani per donna divenne il simbolo di questa rivoluzione e Fallai la racconta come nessun’altro: mitiche le sue immagini in bianco e nero di donne bellissime: sguardo deciso e netto, tacco basso, pantalone morbido in seta, guanti di velluto.
Figure seducenti, ma protagoniste della propria vita e delle proprie decisioni.

Dalla moda Fallia si spinse poi verso altri tipi di ricerche, come gli studi sul tema della forma emozionata dallo sguardo, in un sodalizio artistico con Armani durato 28 anni.
Una sezione Rinascimento è ospitata invece al Museo Bardini ed è dedicata all'arte del Cinquecento toscano.

Aldo Fallai
Il boom del Made in Italy, con l’esigenza di stilisti e art director di un’immagine originale italiana, è di là da venire quando, negli anni Settanta, Fallai inizia a collaborare con Giorgio Armani.
Diplomato all’Istituto d’Arte di Firenze, ha 30 anni e fa il grafico, ma in occasione di un servizio che Vogue dedica allo stilista si scopre fotografo.
Accade quasi per gioco, eppure il successo è così esplosivo da spalancargli il mondo della moda.
Gli esordi dell’epopea del Made in Italy sono, come noto, legati ad alcuni giovani stilisti, geniali e coraggiosi. Armani, Versace, Coveri, Ferrè, Krizia, Valentino sfuggono alle leggi elitarie e asfittiche della haute couture e ribaltano l’antico predominio francese imponendo uno stile inedito, moderno, legato però alla grande tradizione d’arte e di gusto del paese.
Il tailleur sobrio e maschile che, d’improvviso, rappresenta la donna Armani, ma anche il suo classicismo e il suo stile elegante si impongono al mondo intero come segno tipicamente italiano.
Fallai racconta tutto questo come nessun altro: mitiche le sue immagini in bianco e nero di donne bellissime, dallo sguardo deciso e netto, tacco basso, pantalone morbido in seta, guanti di velluto. Figure seducenti, ma protagoniste della propria vita e delle proprie decisioni.
L’artista usa modelle e attrici, anche le più ammirate e celebri, con naturalezza. Trasforma l’abito in immagine, la moda in storia del gusto.
Le sue foto descrivono l’essenza di un’epoca, il trionfo delle case di moda italiane.
Ma c’è anche il presente: i primi piani dal taglio squadrato, memori della pittura del quattrocento, che ritraggono gli allievi di Istituto Marangoni di Milano, sono il volto della continuità e dell’inesausta vitalità della creatività italiana nel campo della moda.
Centro d’eccellenza della formazione professionale nella moda e nel design, diffuso ormai in diverse sedi in tutto il mondo, Istituto Marangoni ha coinvolto Fallai in una serie di progetti ed esposizioni, e collaborerà all’itineranza della presente mostra a Milano e a Shangai, oggi centro della creatività mondiale.

"Aldo Fallai. Da Giorgio Armani al Rinascimento"
Museo Bardini e Villa Bardini dal 10 gennaio al 16 marzo
Per informazioni: 055 20066206 / 055 2388616
Orario e ingressi (con riduzioni reciproche):
Villa Bardini: ore 10 – 19 (chiusa il lunedì); € 8, ridotto 6, scuole 4.
Museo Stefano Bardini: lun/ven/sab/dom ore 11 – 17, € 6, ridotto 4,50, scuole gratuito.
fonte http://www.firenzeturismo.it/ fonte BIO http://www.beniculturali.it/Renzo De Simone

giovedì 9 gennaio 2014

Lgbt Radio: Maura Chiulli e Matteo B.Bianchi, scrittori per i diritti. Il loro augurio per il 2014 a “Oltre le Differenze”

Torna in onda il venerdì sera il format radiofonico sul mondo LGBTQ condotto da Natascia Maesi e Oriana Bottini, prima puntata dell'anno il 10 gennaio alle 21


Torna in onda il venerdì sera Oltre le Differenze - il format radiofonico interamente dedicato al mondo gay, lesbico, bisex e trans condotto da Natascia Maesi e Oriana Bottini – che nella prima puntata del 2014 in programma il 10 gennaio alle 21, ospita due importanti scrittori a favore dei diritti per tutti: Maura Chiulli e Matteo B.Bianchi sulle frequenze di Antenna Radio Esse (FM 91.25, 93.20, 93.50 e 99.10) o in diretta online dal sito www.antennaradioesse.it .

Dopo un resoconto di tutte le principali notizie che hanno riguardato il mondo LGBT accadute nel 2013, Maura Chiulli, scrittrice e attuale responsabile cultura di Arcigay nazionale e Matteo B.Bianchi, autore di programmi tv e libri quali “Generation of love” e “Apocalisse a domicilio” lanceranno i loro messaggi di buon auspicio per il nuovo anno con il gioco “Vorrei che...” e “Non vorrei che...”. Consiglieranno inoltre a tutti gli ascoltatori una lettura contro tutti i pregiudizi per il 2014.

Chiudono la puntata, come sempre, i suggerimenti su libri, film e appuntamenti a tema LGBT. I contatti della redazione sono: redazione.oltreledifferenze@gmail.com, oppure il telefono 366 2809050, è attiva la pagina fan su Facebook e il blog www.oltreledifferenze.wordpress.com nel quale sono archiviate tutte le puntate già andate in onda.
fonte Redazione Oltre le Differenze