A debuttato mercoledì 19 febbraio al Teatro Biondo Stabile di Palermo l’Aida queer di Roberta Torre.
Una rivisitazione in chiave pop dell’opera di Verdi che la stessa regista ha scritto insieme a Igor Esposito, con le musiche di Massimiliano Pace, le scene di Roberto Crea e i costumi di Dora Argento.
Affidando i ruoli principali, compresi quelli della principessa etiope Aida e della figlia del re d’Egitto Amneris, a due uomini, Roberta Torre stravolge il complesso gioco di relazioni e gelosie dell’opera, puntando a una metafora della dissoluzione contemporanea.
Nei panni di Aida è Ernesto Tomasini, performer e sopranista eccentrico e molto amato negli ambienti del teatro off londinese; al suo fianco recitano, cantano e danzano Massimo Vinti, Rocco Castrocielo, Salvatore D’Onofrio, Silvia Ajelli, Aurora Falcone, Giuditta Jesu.
Mischiando i generi e demolendo gli stereotipi, Roberta Torre inventa un nuovo tipo di teatro musicale, riempiendolo di allusioni all’Italia di oggi, alla sua decadenza morale e materiale.
Lo spettacolo resta in scena al Teatro Biondo di Palermo fino al 2 marzo 2014.
fonte http://www.cinemaitaliano.info
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sabato 22 febbraio 2014
Lgbt: A "C'è posta per te" l'amore di Andrea e Antonio, coppia di Cecina: grandi ascolti
Un bacio in tv tra i due durante il popolare show del sabato sera ha fatto discutere, ma tante persone hanno inviato messaggi di vicinanza e affetto alla coppia-
Due "Romeo" cecinesi all’arrembaggio: «Dopo il bacio in tivù — raccontano — ci tampinano come stars e sul web il bilancio di commenti è positivo (neo-fans più che altro “etero”, perché il peggior nemico di un gay è gay)».
Alla trasmissione «C’è posta per te», sabato scorso: tra «postini», «Cupido» in erba e davanti alla De Filippi, la Pausini, il «mito» di entrambi, intona col groppo in gola «Dove resto solo io» prima di tirar fuori due biglietti per Parigi («la vacanza dei sogni rimandata tante volte»).
Protagonisti assoluti della serata Andrea (Fioretti, 44 anni, cecinese doc e Oss all’ospedale) e Antonio (Storace, 40, originario di Livorno e responsabile della struttura alberghiera «Fonte alla Lepre» a Riparbella), insieme da 11 anni e sotto lo stesso tetto da 9, che tolgono «la busta» per gettarsi l’uno nelle braccia dell’altro con uno slancio a dire il vero un po’ goffo (che ricorda l’autocensura di un vecchio film d’amore). Risultato? In pochi minuti lo «share» schizza al 25% che, in soldoni, equivale a un’impennata da 5milioni e 680mila telespettatori.
Insomma, è bastato il loro «apostrofo rosa shocking» per scalare la hit parade delle news tricolori («primo bacio tra uomini in diretta: De Filippi e Pausini le madrine» ha titolato il Messaggero sopra un pezzo «un po’ forte») e far bollire due cellulari. Così, alla prima intervista dopo l’uscita in tv, mettono subito le mani avanti: «Dopo gli attacchi di chi ci ha aggrediti senza conoscerci, abbiamo preferito fermarci un attimo…». Contenti «di aver vinto la bambolina», conveniamo.
Il ragionamento non fa una grinza, anzi: è la reazione naturale di chi vive nella provincia di un Paese «conservatore per quel che gli pare», dove due Sanremo fa persino la «farfalla» di Belen, per giorni, sollevò inquietanti interrogativi (tipo: «ma le mutande c’erano o no?»). Alla fine, la coppia affronta a testa alta il secondo debutto mediatico: «Siamo due innamorati ed è questo che conta».
Poi precisano che la «comparsata» su Canale 5, al di là del boom di ascolti, deve uscire per quello che è. «Solo un gesto d’amore» verso Andrea di Antonio, l’artefice della «carrambata»: «Si fosse trattato almeno di un “coming out” (la dichiarazione pubblica della propria omosessualità, ndr) avrei capito di più il polverone, ma conviviamo da 9 anni... Il mio obiettivo era solo stupire Andrea, una persona straordinaria che ha avuto tante ganciate dalla vita (ha perso la madre 16 anni fa e il padre da 9…).
«Siamo fan sfegatati della Pausini, sono partito da lì…», ammette, raccontando mesi di contatti con la redazione e il colloquio finale con Maria. Andrea è più timido: «Lo conosco, non regge nemmeno l’acqua… e invece ha tenuto fino all’ultimo facendo finta di accompagnarmi a Roma per far pace con dei parenti. Solo 48 ore prima di ricevere la busta, guardando la trasmissione a casa d’amici, gli avevo detto: non c’andrei neanche sotto tortura».
E invece poi… Nel loro grazioso appartamento al 6° piano, vicino alla Coop, si arriva al dunque tra una carezza a Camillo (meticcio di 8 anni) e un sorriso. Magari, alla fine ci scappa pure un film. Da toscani sparano subito un titolo possibile: «Galeotto fu il bacio? Chissà, vedremo. Non escludiamo niente, ma intanto ci preme aprire, al più presto, un blog (c’è già il nome pronto Antonio e Andrea per te…”) per aiutare i ragazzi gay che non riescono ad accettarsi…».
fonte http://www.lanazione.it/livorno-di Arianna Valentino
Due "Romeo" cecinesi all’arrembaggio: «Dopo il bacio in tivù — raccontano — ci tampinano come stars e sul web il bilancio di commenti è positivo (neo-fans più che altro “etero”, perché il peggior nemico di un gay è gay)».
Alla trasmissione «C’è posta per te», sabato scorso: tra «postini», «Cupido» in erba e davanti alla De Filippi, la Pausini, il «mito» di entrambi, intona col groppo in gola «Dove resto solo io» prima di tirar fuori due biglietti per Parigi («la vacanza dei sogni rimandata tante volte»).
Protagonisti assoluti della serata Andrea (Fioretti, 44 anni, cecinese doc e Oss all’ospedale) e Antonio (Storace, 40, originario di Livorno e responsabile della struttura alberghiera «Fonte alla Lepre» a Riparbella), insieme da 11 anni e sotto lo stesso tetto da 9, che tolgono «la busta» per gettarsi l’uno nelle braccia dell’altro con uno slancio a dire il vero un po’ goffo (che ricorda l’autocensura di un vecchio film d’amore). Risultato? In pochi minuti lo «share» schizza al 25% che, in soldoni, equivale a un’impennata da 5milioni e 680mila telespettatori.
Insomma, è bastato il loro «apostrofo rosa shocking» per scalare la hit parade delle news tricolori («primo bacio tra uomini in diretta: De Filippi e Pausini le madrine» ha titolato il Messaggero sopra un pezzo «un po’ forte») e far bollire due cellulari. Così, alla prima intervista dopo l’uscita in tv, mettono subito le mani avanti: «Dopo gli attacchi di chi ci ha aggrediti senza conoscerci, abbiamo preferito fermarci un attimo…». Contenti «di aver vinto la bambolina», conveniamo.
Il ragionamento non fa una grinza, anzi: è la reazione naturale di chi vive nella provincia di un Paese «conservatore per quel che gli pare», dove due Sanremo fa persino la «farfalla» di Belen, per giorni, sollevò inquietanti interrogativi (tipo: «ma le mutande c’erano o no?»). Alla fine, la coppia affronta a testa alta il secondo debutto mediatico: «Siamo due innamorati ed è questo che conta».
Poi precisano che la «comparsata» su Canale 5, al di là del boom di ascolti, deve uscire per quello che è. «Solo un gesto d’amore» verso Andrea di Antonio, l’artefice della «carrambata»: «Si fosse trattato almeno di un “coming out” (la dichiarazione pubblica della propria omosessualità, ndr) avrei capito di più il polverone, ma conviviamo da 9 anni... Il mio obiettivo era solo stupire Andrea, una persona straordinaria che ha avuto tante ganciate dalla vita (ha perso la madre 16 anni fa e il padre da 9…).
«Siamo fan sfegatati della Pausini, sono partito da lì…», ammette, raccontando mesi di contatti con la redazione e il colloquio finale con Maria. Andrea è più timido: «Lo conosco, non regge nemmeno l’acqua… e invece ha tenuto fino all’ultimo facendo finta di accompagnarmi a Roma per far pace con dei parenti. Solo 48 ore prima di ricevere la busta, guardando la trasmissione a casa d’amici, gli avevo detto: non c’andrei neanche sotto tortura».
E invece poi… Nel loro grazioso appartamento al 6° piano, vicino alla Coop, si arriva al dunque tra una carezza a Camillo (meticcio di 8 anni) e un sorriso. Magari, alla fine ci scappa pure un film. Da toscani sparano subito un titolo possibile: «Galeotto fu il bacio? Chissà, vedremo. Non escludiamo niente, ma intanto ci preme aprire, al più presto, un blog (c’è già il nome pronto Antonio e Andrea per te…”) per aiutare i ragazzi gay che non riescono ad accettarsi…».
fonte http://www.lanazione.it/livorno-di Arianna Valentino
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martedì 18 febbraio 2014
Lgbt: Materiale didattico per l’educazione alle diversità, è polemica tra il viceministro e l’Arcigay
“Dichiarazioni sorprendenti e totalmente inaspettate da parte di un esponente politico la cui azione era apparsa impegnata nei confronti delle persone LGBT e che oltre a mettere in piazza una rivendicazione di ruoli all’interno di un assetto istituzionale piuttosto irrituale, squalifica in maniera pericolosa l’intervento formativo messo in campo da Unar attraverso gli opuscoli dell’istituto Beck”.
Le associazioni LGBT nazionali (Arcigay, ArciLesbica, Agedo, Famiglie Arcobaleno e M.i.t.) intervengono sulle dichiarazioni rilasciate alla stampa dalla Viceministro Maria Cecilia Guerra relative al materiale didattico per l’educazione alle diversità patrocinato da Unar.
Questa iniziativa e l’intera Strategia Nazionale per la prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere – proseguono le cinque associazioni – non sono l’atto anarchico e isolato di un ufficio, semmai la concretizzazione di un percorso politico messo in campo attraverso Unar dalle persone che prima di Maria Cecilia Guerra sono state titolari della delega alle Pari Opportunità.
E non parliamo del tentativo di far prevalere un’idea sull’altra, semmai della doverosa necessità di aprire una breccia in un sistema di rappresentazione mediatica cannibalizzato dagli stereotipi, sulle persone gay, lesbiche, bisessuali, trans. Ma anche sulle donne, sugli stranieri e su tutto ciò che poi sul piano sociale si trasforma in bersaglio ricorrente di discriminazioni e crimini d’odio.
Quegli strumenti didattici, opzionali e mai imposti, servono a dotare il corpo docente (non gli alunni) di una competenza su temi che ancora oggi è difficile incontrare nei percorsi formativi. Instillare un dubbio sulla qualità di quegli strumenti, assecondando la vergognosa campagna mistificatrice della più potente lobby del mondo, nel giorno stesso in cui il Governo si scioglie, è un comportamento che dalla Viceministro Guerra non ci saremmo mai aspettati.
Da domani in poi sarà più difficile ricostruire il tessuto di fiducia attorno ai progetti di educazione alla diversità, trame che rischiamo di esserci giocate in poche ore con un colpo di coda irragionevole. Se è davvero “cruciale”, come la stessa Guerra sostiene, l’intervento nelle scuole contro le discriminazioni, che senso ha delegittimare un intero percorso? Il racconto sulle “pericolose teorie del gender” scritto sulle pagine del giornale dei vescovi è esattamente l’ostacolo che quotidianamente l’educazione alla diversità incontra nel suo tentativo di approcciarsi alle scuole: pagine e pagine di cronaca raccontano in questi giorni le polemiche sollevate da libri per bambini in cui un cagnolino vuole studiare danza classica, o due pinguini si prendono cura di un uovo pronto a schiudersi. Assecondare quelle crociate senza entrare nel merito dei contenuti significa porre un ostacolo enorme sulla strada dell’educazione alle diversità e danneggiare, inspiegabilmente, il lavoro di tutti, negli enti pubblici, nella scuola e nella società”.
fonte http://www.mediapolitika.com/
Le associazioni LGBT nazionali (Arcigay, ArciLesbica, Agedo, Famiglie Arcobaleno e M.i.t.) intervengono sulle dichiarazioni rilasciate alla stampa dalla Viceministro Maria Cecilia Guerra relative al materiale didattico per l’educazione alle diversità patrocinato da Unar.
Questa iniziativa e l’intera Strategia Nazionale per la prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere – proseguono le cinque associazioni – non sono l’atto anarchico e isolato di un ufficio, semmai la concretizzazione di un percorso politico messo in campo attraverso Unar dalle persone che prima di Maria Cecilia Guerra sono state titolari della delega alle Pari Opportunità.
E non parliamo del tentativo di far prevalere un’idea sull’altra, semmai della doverosa necessità di aprire una breccia in un sistema di rappresentazione mediatica cannibalizzato dagli stereotipi, sulle persone gay, lesbiche, bisessuali, trans. Ma anche sulle donne, sugli stranieri e su tutto ciò che poi sul piano sociale si trasforma in bersaglio ricorrente di discriminazioni e crimini d’odio.
Quegli strumenti didattici, opzionali e mai imposti, servono a dotare il corpo docente (non gli alunni) di una competenza su temi che ancora oggi è difficile incontrare nei percorsi formativi. Instillare un dubbio sulla qualità di quegli strumenti, assecondando la vergognosa campagna mistificatrice della più potente lobby del mondo, nel giorno stesso in cui il Governo si scioglie, è un comportamento che dalla Viceministro Guerra non ci saremmo mai aspettati.
Da domani in poi sarà più difficile ricostruire il tessuto di fiducia attorno ai progetti di educazione alla diversità, trame che rischiamo di esserci giocate in poche ore con un colpo di coda irragionevole. Se è davvero “cruciale”, come la stessa Guerra sostiene, l’intervento nelle scuole contro le discriminazioni, che senso ha delegittimare un intero percorso? Il racconto sulle “pericolose teorie del gender” scritto sulle pagine del giornale dei vescovi è esattamente l’ostacolo che quotidianamente l’educazione alla diversità incontra nel suo tentativo di approcciarsi alle scuole: pagine e pagine di cronaca raccontano in questi giorni le polemiche sollevate da libri per bambini in cui un cagnolino vuole studiare danza classica, o due pinguini si prendono cura di un uovo pronto a schiudersi. Assecondare quelle crociate senza entrare nel merito dei contenuti significa porre un ostacolo enorme sulla strada dell’educazione alle diversità e danneggiare, inspiegabilmente, il lavoro di tutti, negli enti pubblici, nella scuola e nella società”.
fonte http://www.mediapolitika.com/
Lgbt: Lacci rainbow contro l'omofobia nello sport anche in Italia
Anche in Italia la campagna lanciata da Paddy Power e Fondazione Cannavò in collaborazione con Arcigay e Arcilesbica si sta diffondendo.
Chi allaccia ci mette la faccia è il motto.
L’idea è quella di liberare i campi sportivi dal pregiudizio: si invitano, infatti, atlete e atleti e indossare dei lacci rainbow per “abbattere uno steccato e di contribuire all'empowerment delle persone LGBT nei campi da gioco, nelle tribune degli stadi e dei palazzetti, nelle case di tanti tifosi”. L'idea dei lacci colorati non è nuova.
REPLICA DELL'INIZIATIVA
L’idea dei lacci arcobaleno per gli sportivi era già era stata lanciata lo scorso anno nel Regno Unito: allora Paddy Power collaborò con l’associazione Stonewall e inviò i lacci a tutte le squadre professioniste di Inghilterra e Scozia.
Flavio Romani (presidente di Arcigay) e Paola Brandolini (presidente di ArciLesbica) così commentano l’iniziativa: "La lotta contro l'omofobia, la lesbofobia e la transfobia non ha come unico obbiettivo la richiesta di una norma penale che punisca gli atti di violenza, i cosiddetti crimini d'odio".
In questi mesi di intenso dibattito fuori e dentro le aule del Parlamento sull'estensione della legge Mancino, Arcigay e ArciLesbica, assieme alle altre associazioni e ai collettivi che compongono il movimento LGBT (lesbico, gay, bisex e trans), non hanno mai smesso di operare sul versante sociale e culturale, tentando di modificare i contesti e lavorare sull'origine della discriminazione, dell'ostilità e della violenza nei confronti delle persone gay, lesbiche e trans.
EDUCARE AL RISPETTO
Secondo i due attivisti LGBT: Le scuole, l'Università, i luoghi di lavoro, la pubblica amministrazione, i servizi sanitari e sociali: sono tutti ambiti nei quali tentiamo da tempo e costantemente di imprimere un cambiamento, nella convinzione che affrontare la questione dei crimini d'odio significhi innanzitutto modificare i contesti, educarli a una visione plurale delle identità e degli orientamenti, sgretolando le barriere che marginalizzano le persone LGBT costruendo per loro ambienti favorevoli all'espressione piena della propria individualità, che comprende non solo gli amori, i desideri, le relazioni, ma anche le idee, la creatività, il talento.
fonte http://www.nanopress.it/
Chi allaccia ci mette la faccia è il motto.
L’idea è quella di liberare i campi sportivi dal pregiudizio: si invitano, infatti, atlete e atleti e indossare dei lacci rainbow per “abbattere uno steccato e di contribuire all'empowerment delle persone LGBT nei campi da gioco, nelle tribune degli stadi e dei palazzetti, nelle case di tanti tifosi”. L'idea dei lacci colorati non è nuova.
REPLICA DELL'INIZIATIVA
L’idea dei lacci arcobaleno per gli sportivi era già era stata lanciata lo scorso anno nel Regno Unito: allora Paddy Power collaborò con l’associazione Stonewall e inviò i lacci a tutte le squadre professioniste di Inghilterra e Scozia.
Flavio Romani (presidente di Arcigay) e Paola Brandolini (presidente di ArciLesbica) così commentano l’iniziativa: "La lotta contro l'omofobia, la lesbofobia e la transfobia non ha come unico obbiettivo la richiesta di una norma penale che punisca gli atti di violenza, i cosiddetti crimini d'odio".
In questi mesi di intenso dibattito fuori e dentro le aule del Parlamento sull'estensione della legge Mancino, Arcigay e ArciLesbica, assieme alle altre associazioni e ai collettivi che compongono il movimento LGBT (lesbico, gay, bisex e trans), non hanno mai smesso di operare sul versante sociale e culturale, tentando di modificare i contesti e lavorare sull'origine della discriminazione, dell'ostilità e della violenza nei confronti delle persone gay, lesbiche e trans.
EDUCARE AL RISPETTO
Secondo i due attivisti LGBT: Le scuole, l'Università, i luoghi di lavoro, la pubblica amministrazione, i servizi sanitari e sociali: sono tutti ambiti nei quali tentiamo da tempo e costantemente di imprimere un cambiamento, nella convinzione che affrontare la questione dei crimini d'odio significhi innanzitutto modificare i contesti, educarli a una visione plurale delle identità e degli orientamenti, sgretolando le barriere che marginalizzano le persone LGBT costruendo per loro ambienti favorevoli all'espressione piena della propria individualità, che comprende non solo gli amori, i desideri, le relazioni, ma anche le idee, la creatività, il talento.
fonte http://www.nanopress.it/
lunedì 17 febbraio 2014
Lgbt: La notte in cui il web gridò #freeluxuria!
Tutto è bene quel che finisce bene: Vladimir Luxuria è stata rilasciata. Ciò mi permetterà di fare alcune considerazioni su quanto successo nelle ore convulse del suo arresto.
Innanzi tutto: ancora una volta sono le persone trans a dimostrare il coraggio che serve. Ieri a Stonewall, oggi a Sochi. Questo le fa onore.
Preoccupanti e discutibili, invece, (per non dire peggio) i commenti di lettori delle maggiori testate on line, che vanno dal “se l’è cercata” a “però i marò li lasciano in India…” fino a “una mossa per farsi pubblicità”.
Doloroso che questi commenti vengano da persone LGBT (chissà perché, per lo più maschi).
Non ci si fa pubblicità mettendo a rischio la propria incolumità fisica e psichica. È andata, contrariamente a molti altri italiani, a protestare contro una legge ingiusta. Non capire questo e cadere nel solito cliché dietrologico, fa capire quanto siamo indietro a livello di comunità. Invece di essere uniti e solidali, ci si diletta a fare il pelo su sotterfugi che andrebbero quanto meno dimostrati, con prove alla mano. E invece.
Infine, per una volta, pronta e decisa la reazione del movimento LGBT.
Sui social l’hashtag #freeluxuria è subito entrato nei trend nazionali. Migliaia di condivisioni. Un vero e proprio “bombing” per sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica. Dovremmo essere un po’ più operativi anche tra piazza e palazzo.
Saremmo sicuramente un paese all’avanguardia, sul tema dei diritti civili.
fonte http://elfobruno.wordpress.com
Innanzi tutto: ancora una volta sono le persone trans a dimostrare il coraggio che serve. Ieri a Stonewall, oggi a Sochi. Questo le fa onore.
Preoccupanti e discutibili, invece, (per non dire peggio) i commenti di lettori delle maggiori testate on line, che vanno dal “se l’è cercata” a “però i marò li lasciano in India…” fino a “una mossa per farsi pubblicità”.
Doloroso che questi commenti vengano da persone LGBT (chissà perché, per lo più maschi).
Non ci si fa pubblicità mettendo a rischio la propria incolumità fisica e psichica. È andata, contrariamente a molti altri italiani, a protestare contro una legge ingiusta. Non capire questo e cadere nel solito cliché dietrologico, fa capire quanto siamo indietro a livello di comunità. Invece di essere uniti e solidali, ci si diletta a fare il pelo su sotterfugi che andrebbero quanto meno dimostrati, con prove alla mano. E invece.
Infine, per una volta, pronta e decisa la reazione del movimento LGBT.
Sui social l’hashtag #freeluxuria è subito entrato nei trend nazionali. Migliaia di condivisioni. Un vero e proprio “bombing” per sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica. Dovremmo essere un po’ più operativi anche tra piazza e palazzo.
Saremmo sicuramente un paese all’avanguardia, sul tema dei diritti civili.
fonte http://elfobruno.wordpress.com
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