mercoledì 16 gennaio 2013

Lgbt Roma: Nicola Zingaretti cerca il voto dei gay: nella sua Lista Civica Imma Battaglia

Presentata la lista che sostiene il candidato alla presidenza della Regione Lazio: tra i nomi, la fondatrice del Gay Village Imma Battaglia

ROMA Nicola Zingaretti presenta la sua Lista Civica e strizza l’occhio alla comunità omosessuale romana. Il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Lazio, ha svelato lunedì 14, al Circolo ricreativo Caracciolo, i nomi della Lista Civica per le elezioni regionali del Lazio 2013.

Livia Azzariti è, come anticipato da Corriere.it, il numero uno della lista Zingaretti. Medico di base e conduttrice di programmi televisivi, da Check Up a Unomattina, ha accettato di guidare la civica.

Tra i tanti rappresentanti della società civile spicca Imma Battaglia, leader storica del movimento lgbt, anima e fondatrice dell’associazione Di’Gay Project.

«Impegnati a fare bene», è lo slogan scelto dalla lista, composta da 29 candidati di cui 12 donne.

DA BALDI A QUADRANA
In lista anche Michele Baldi, ex capogruppo Forza Italia e An in Consiglio comunale, poi fondatore del Movimento per Roma con cui ha spesso condotto «battaglie contro il sindaco Alemanno», ex consigliere d’amministrazione della As Roma calcio, e tra i promotori di Italia solidale. Della squadra civica fanno poi parte l’assessore provinciale Claudio Cecchini, il presidente del XVII Municipio, Antonella De Giusti, e il consigliere capitolino della lista civica, Gianluca Quadrana.

DAL GAY PRIDE ALLA PISANA
Laureata in matematica, da trent’anni impiegata e poi manager nel settore dell’information technology (Ict), Imma Battaglia è attualmente dirigente della Meware srl, azienda specializzata in Soa, Bpm e Business Analytics.

Storica attivista volontaria lgbt, è stata tra gli organizzatori – nel 1994 – del primo Gay Pride italiano e a luglio del 2000 ha realizzato a Roma il primo World Gay Pride, che ha coinvolto un milione di persone.

IL GAY VILLAGE
Tornando alla comunità omosessuale della Capitale, Imma Battaglia ne rappresenta uno degli esponenti di spicco: nel 2001, ha fondato l’associazione di promozione sociale Di’Gay Project – della quale è tutt’oggi presidente -, con il fine di «realizzare attività, campagne, progetti di volontariato in difesa dei diritti umani, contro ogni forma di discriminazione». Sempre nel 2001, con alcuni collaboratori, ha inventato il Gay Village, grande manifestazione dell’Estate Romana che in poco tempo è divenuta uno dei luoghi di riferimento della comunità gay.

«RESTITUIRE I DIRITTI»
«Mi candido perché vorrei mettere a disposizione della società civile la mia esperienza professionale e sociale ed il mio senso di responsabilità per contribuire a ricostruire la “politica” sui valori che hanno caratterizzato da sempre la mia vita – spiega Imma Battaglia -: lavorare con onestà, trasparenza e rispetto delle regole, per restituire alle persone i loro diritti e soprattutto quella cittadinanza onoraria che si chiama dignità, intesa come diritto alla salute, al lavoro e alla speranza nel futuro».

DEBUTTANTE ENTUSIASTA
Debuttante entusiasta alle urne, Battaglia sottolinea: «Non approdo alla politica per nascita, né per professione. Ho sempre raggiunto i miei traguardi con l’impegno e il lavoro.
Inoltre sono una sportiva e perciò anche in politica scelgo di scendere in campo e giocare la partita fino in fondo, senza posti già assegnati o postazioni tattiche».
FONTE http://www.ileanaargentin.it by Ileana Argentin Tratto da:http://roma.corriere.it

Lgbt TV: Barbara d’Urso, follia di Paola Binetti: “I figli dei gay sono propensi al suicidio”. Quando finirà il terrorismo psicologico?

Nel giorno in cui il mondo accoglie il coming out dell’attrice Jodie Foster, in realtà l’interprete ha semplicemente effettuato un parallelismo tra la serie tv Modern Family e la sua famiglia arcobaleno, in Italia Barbara d’Urso ha dato vita al consueto dibattito sull’omogenitorialità invitando Paola Binetti, onorevole ex Pd ora tra le fila dell’Udc e acerrima nemica della comunità lgbt.

La signora Binetti per tutto il corso del dibattito ha sostenuto la sua contrarietà alle adozioni gay.

E fin qui nulla di straordinario, la libertà di espressione è sacrosanta. Ma forse sarebbe il caso di evitare ospiti esaltati che possano infondere nel telespettatore poco attrezzato una sorta di terrorismo psicologico.

E Paola Binetti, almeno mediaticamente, è davvero un’esaltata: l’onorevole ha sostenuto le sue tesi sfoggiando i risultati di uno studio Usa secondo il quale i figli dei gay sono più propensi al suicidio.

In realtà non è la prima volta che questa indagine viene citata a Pomeriggio Cinque, ma non è ammissibile che in un programma pomeridiano seguito da svariate tipologie di pubblico vengano lanciati messaggi del genere, se non altro perchè Paola Binetti ha dichiarato gli esiti di uno studio che è stato sconfessato dallo stesso autore, Mark Regnerus.

Mark Regnerus, sociologo dell’Università del Texas, aveva rilevato che i figli delle coppie omosessuali erano più propensi a togliersi la vita rispetto a quelli cresciuti in una coppia eterosessuale, (il 12 per cento), al tradimento, a non trovare lavoro, ad entrare in terapia psicologia. Peccato che a distanza di qualche mese il sociologo si sia trovato a dover dubitare del suo operato, in quanto per la sua indagine aveva scelto delle tipologie di campioni alquanto estreme o borderline.

“Invece di chiedere agli intervistati se erano stati cresciuti da una coppia gay, ha chiesto se il padre o la madre avevano avuto almeno un rapporto omosessuale, a prescindere dalla sua durata e caratteristica. E in caso affermativo li ha definiti «genitori gay»“, ha detto John Corvino, docente di filosofia alla alla Wayne State University di Detroit e autore di Debating Same-Sex Marriage - ovvero Il dibattito sul matrimonio gay - ha notato che erano stati annoverati:

- detenuti etero che in carcere hanno fatto sesso con altri uomini per sfogarsi;

- una coppia gay longeva che negli Usa ha adottato bimbi portatori di handicap;

- una 40enne che scopre di essere lesbica quando i figli sono grandicelli;

- una prostituta sposata eterosessuale che occasionalmente offre i propri servizi alle donne;

- una lesbica che fa un figlio grazie all’inseminazione artificiale e lo cresce con la sua compagna;

- uomini sposati con un amante del loro stesso sesso.

Purtroppo a Paola Binetti fa molto comodo tacere la verità, dal momento che è contraria a tutte le iniziative di qualsiasi non eterosessuale, ma le colpe maggiori sono del team Videonews e a Barbara d’Urso che seleziona ospiti capaci di lanciare dei messaggi devastanti a un pubblico che si informa solo attraverso la tv.

Pensate se all’ascolto ci fossero stati delle mamme o dei padri a cui il proprio figlio ha rivelato la propria omosessualità, o peggio ancora dei ragazzi che non si accettano
fonte http://www.cinetivu.com di Marcello Filograsso

Lgbt Cinema: Victor Garber, l’attore di Alias conferma: “Sì, sono gay”

Mentre tutti stanno ancora, discutendo sull bellissimo discorso di Jodie Foster (http://www.gaymagazine.it/gaymagazine/mondo/jodie-foster-il-coming-out-che-ha-commosso-i-golden-globe/), tenuto ai Golden Globes, un altro illustre interprete, anche se forse meno conosciuto, ha confermato di essere gay: l’attore Victor Garber.

Garber, forse meglio conosciuto per la serie tv Alias e attualmente impegnato sul grande schermo, nel film Argo, ha confermato l’indiscrezione, in una recente intervista rilasciata a “Greg in Holliwood”.

In un post pubblicato ieri, Greg Hernandez scrive di aver incontrato Garber la scorsa settimana presso il TV Critics Association Press Tour a Pasadena, in California.

E il blogger Hernandez racconta di aver chiesto all’attore di confermare, se fosse vero o meno, una voce di Wikipedia che affermava che lui fosse fidanzato con un uomo, Rainer Andreesen, con il quale vive a New York.



Ecco cosa riporta il blog:
“Mi chiedevo se questa notizia fosse stata confermata pubblicamente.

“Sembrava sorpreso dalla domanda ma ha risposto:
‘Non ne ho mai parlato, ma lo sanno tutti“

I due, hanno una relazione da ben 13 anni.
fonte

Lgbt Trieste: Grande manifestazione contro chi umilia gay, lesbiche e trans

Una grande manifestazione di dignitosa rabbia si è svolta sabato pomeriggio sotto il palazzo della curia arcivescovile di Trieste, organizzata dalle associazioni Arcigay e Arcilesbica del Friuli Venezia Giulia insieme ad associazioni, sindacati e movimenti politici, e con la presenza del Presidente nazionale di Arcigay, Flavio Romani.

Le persone presenti al presidio hanno voluto affermare la laicità dello stato, condannare le indegne parole del vescovo Crepaldi e del suo collaboratore don Malnati nei confronti delle persone omosessuali e delle loro famiglie e denunciare il vuoto legislativo che in Italia ancor oggi impedisce di tutelare le persone e le famiglie omosessuali.

Tutti i partecipanti, sventolando un’enorme bandiera arcobaleno, simbolo del movimento omosessuale, hanno dimostrato la pacifica ma netta determinazione a non permettere più che istituzioni religiose, politiche o civili esprimano nei confronti di gay, lesbiche e transessuali insulti e giudizi denigranti, che nulla hanno a che fare con una supposta critica legittima, ma richiamano invece alle più pericolose forme di omofobia e di razzismo.

I presidenti di Arcigay e Arcilesbica di Trieste, Gorizia Udine e Pordenone, Davide Zotti e Giacomo Deperu, hanno potuto constatare che il presidio sotto la curia è stato un grande successo perché la numerosa e attiva presenza di cittadine e cittadini di ogni orientamento sessuale ha dimostrato di essere il miglior antidoto alla deriva omofoba e razzista a cui oggi sono esposti il nostro paese e la nostra città. Ora spetta alle istituzioni prevenire e contrastare attivamente tutte le diverse forme di omofobia che serpeggiano ed emergono con sempre maggior frequenza nella nostra società, anche a causa delle ingerenze della chiesa cattolica nella vita dello Stato.

Significativa a questo proposito è stata la presenza degli assessori comunali di Trieste, Marchigiani ed Omero, dell’assessore comunale di Udine Enrico Pizza, dei consiglieri comunali triestini Cogliati Dezza, Decarli, Andolina e dei consiglieri provinciali Morena e Canziani.

Hanno aderito e contribuito al successo dell’iniziativa Antonio Parisi, direttore artistico di Jotassassiana, che ha messo a disposizione l’enorme bandiera arcobaleno, Clara Comelli per l’Associazione Radicale Certi Diritti, i Cobas Fvg, Cinzia Villa ed Elena Dorigo dell’Agedo (Associazione Genitori di Omosessuali), Sel Trieste e Arci Trieste.
fonte http://www.arcigay.it/

martedì 15 gennaio 2013

Lgbt Firenze: Teatro di Rifredi "L'ultimo harem" con Serra Yilmaz, Valentina Chico e Riccardo Naldini, dal 17 gennaio al 3 febbraio 2013

"L'ultimo harem"
uno spettacolo di Angelo Savelli
liberamente ispirato ai racconti
de “Le mille e una notte” e di Nazli Eray
e ai saggi di Ayse Saracgil e Fatema Mernissi



Con
Serra Yilmaz
Valentina Chico
Riccardo Naldini
scene e costumi di Mirco Rocchi
luci di Roberto Cafaggini
Pupi e Fresedde - Teatro di Rifredi - Teatro Stabile di Innovazione

9° ANNO DI REPLICHE
Una sera del 1909 ad Istanbul, alla vigilia della definitiva chiusura degli harem, nel palazzo d’Yildiz una seducente favorita circassa attende, insieme all’anziana guardiana ed al capo degli eunuchi imperiali, l’incerta visita del sultano, ingannando l’attesa con il racconto di storie fantastiche.

Quasi cent’anni dopo, una casalinga dimessa e la sua spumeggiante amica sognano improbabili fughe dalla prigione del loro indecifrabile malessere quotidiano.

Ma l’harem non è tanto una cinta di mura invalicabili quanto piuttosto un luogo dello spirito, un’attitudine vischiosa e pericolosa in cui cadere prigionieri, sia ieri che oggi, sia in Oriente che in Occidente, sia uomini che donne.

Accomodato intorno alla scena, seduto su tappeti e cuscini, il pubblico assiste allo spettacolo immerso in un'atmosfera sensuale fatta di profumi, vapori, musiche che provengono da paesi lontani, per poi essere catapultato in una contemporaneità ricca d’ironia e d’inquietanti rimandi al passato…

Lo spettacolo "L'ultimo harem" è esattamente l'incarnazione di quello che noi intendiamo per "il piacere del teatro": quel "gusto" che si prova ad uscire di sala soddisfatti, appagati nei sensi prima ancora che nel cuore e nella mente, senza rimpianti per aver tradito il divano di casa, essere usciti e aver pagato un biglietto, desiderosi solo di ripetere il prima possibile un'esperienza simile.

Solo a firenze 135 repliche

17.980 spettatori che da otto anni vengono a vederlo e a rivederlo, che sollecitano calorosamente amici e conoscenti a non perderselo, che ci omaggiano di apprezzamenti lusinghieri e qualche volta anche fantasiosi per non dire iperbolici, che ci ringraziano per il nostro impegno a tenerlo ancora in vita, ancora un anno... un anno ancora...
(foto La Stampa Simonetta Robiony)


PER INFO E PRENOTAZIONI
TEATRO DI RIFREDI
Via Vittorio Emanuele II 303
Firenze, Telef. 055.4220361/2

fonte: http://www.teatrodirifredi.it/it/stagione/spettacolo/lultimo-harem/

Lgbt: L'attore Giuseppe Schisano diventa Vittoria, intervista a Domenica Live

"Giuseppe è come un fratello che è partito e che mi ha lasciato una grande eredità."

Così inizia il racconto di Giuseppe Schisano, ora diventato Vittoria come vi avevamo già raccontato due anni fa, proprio su Queerblog. L’attore è stato intervistato da Barbara D’Urso nel programma Domenica Live.


Ecco i punti principali dell’intervista:

Volevo fare l’attrice, fin da piccola. Vedevo Sofia Loren, quei ruoli quando ero piccola. Non pensavo fosse un’occasione che la vita mi potesse prima o poi dare. Non abbiamo un’educazione sociale che ci spieghi questo. Ho vissuto la mia infanzia e adolescenza in un corpo sbagliato. Ho sempre saputo di sentire di avere un’identità diversa.

Iniziano i ricordi di quando era più giovane:


Quando non c’era nessuno rubavo il rossetto di mia sorella, mi truccavo e poi quando arrivavano mia madre e mio padre mi struccavo.

…e delle sue “finte” compagne del passato:

Giuseppe aveva delle finte fidanzate. All’inizio mi sono detta: “Forse ero eomosessuale”. Poi ho capito che non era così. Io mi sentivo femmina, non ero solo un uomo a cui mi piacevano i maschi. Dopo due mesi di cure ormonali il risultato è questo. Sono così dopo così poco tempo. Il medico era sorpreso e ha scoperto che avevo un’ovaia atrofizzata.

Vittoria racconta come ha rivelato la sua decisione di diventare donna alla sua famiglia

Sono andata a Napoli dalla mia famiglia, due anni fa, a pranzo. Non è stato facile e mi sento fortunata ad avere la famiglia che ho, molto semplice e ricca d’amore. Se ho avuto il coraggio di dire “Io sono così” è grazie a loro. Hanno avuto una reazione non facile. Per mio fratello e mia sorella è stato più semplice. Mio padre è rimasto in silenzio per tre minuti e mi ha poi chiesto: “Credi di essere felice poi dopo? Allora fallo”. Non mi sono sentita fortunata, di più. È stato più difficile per mia madre perché si dava delle colpe che non aveva. Ha dovuto fare il funerale di Giuseppe prima di poter abbracciare Vittoria. Quella sera ha avuto una reazione fortissima e mi chiedeva “Perché?”. Le ho spiegato che avevo bisogno della mia vera vita.

Vittoria non esclude di poter fare anche l’operazione finale per cambiare totalmente sesso nonostante, come le dicono anche i dottori, è come ci si sente dentro

Non ho ancora avuto discriminazioni, l’Italia è un Paese più avanti rispetto a quello che si sente e di cui si parla. Di Giuseppe non mi manca nulla perché ho portato con me quello che era Giuseppe. Io vivevo la femminilità attraverso le mie amiche. Il mio consiglio è di amarci per quello che siamo.

La D’Urso le domanda poi se adesso ha un compagno:

Non sono fidanzata adesso, ho avuto un compagno più grande di me quando ero Giuseppe. Mi chiamava “ragazzina” quando ero ancora un ragazzo. Lui era preoccupato quando gli ho detto della mia scelta per come avrebbero potuto reagire gli altri.

Suo padre non l’ha subito riconosciuta perché era a letto, malato.

Mi ha scambiato per mia sorella Rosario e poi le ho detto “Papà sono Vittoria…” E lui mi ha detto “Quanto sei bella…” Gli dico pubblicamente Grazie e lancio un messaggio alle famiglie, di appoggiare i propri figli perché l’amore che danno loro non potrà mai essere sostituito.
fonte http://www.queerblog.it da Alberto Graziola

Lgbt Padova: "Chiamami per nome" Università e transgender: verso il "doppio libretto" giovedi 24 gennaio dalle 15 alle 19

"Chiamami per nome"
Università e transgender: verso il "doppio libretto"
giovedi 24 gennaio dalle 15 alle 19
Aula Ippolito Nievo, Palazzo del Bo, Università di Padova


Antéros LGBTI Padova, ASU, il Sindacato degli Studenti, e UDU - Studenti Per, con il patrocinio del Centro Interdipartimentale di Ricerca: Studi sulle Politiche di Genere e del Forum di Ateneo per le politiche e gli studi di genere, dell'Università di Padova
vi invitano al Convegno

"CHIAMAMI PER NOME"
Università e Transgender: verso il "doppio libretto"

- PROGRAMMA -

APERTURA E SALUTI:
Introduce: Luca Mistrello, presidente di Antéros LGBTI Padova

Guido Scutari, Prorettore per il diritto allo studio e la Condizione Studentesca, Università di Padova

Saveria Chemotti, delegata del Rettore per la cultura e gli studi di genere e coordinatrice del Forum di Ateneo per le politiche e gli studi di genere, Università di Padova

Alisa Del Re, direttora del Centro Interdipartimentale di Ricerca: Studi sulle Politiche di Genere, Università di Padova

RELAZIONI:
Presiede: Davide Susanetti, dipartimento di studi linguistici e letterari, Università di Padova

Cenni storici e antropologici sul transessualismo, significati culturali della legge italiana e del DSM4.
Giovanni Battista Novello Paglianti, antropologo

Il “doppio libretto” e il diritto italiano.
Francesco Bilotta, giurista, Università di Udine, Rete Lenford

Il percorso psicologico, ruoli e figure dell'iter di transizione.
Annalisa Zabonati, psicologa, collaboratrice dello sportello d'accoglienza SAT di Verona

Il Servizio Accoglienza Trans di Verona: esperienza, considerazioni, dati, affluenze e statistiche.
Daniela Pompili e Manuela Signorini, operatrici dello sportello d'accoglienza SAT di Verona

Esperienza del “doppio libretto” con l'Università e con il Politecnico di Torino
Christian Ballarin, responsabile del Consultorio S.P.O.T. del Circolo Maurice di Torino

Testimonianza personale sulla realtà sociale padovana e negli studi all'Università del West England
Giovanni Papalia, studente FtM

Il MIT a Bologna, storia ed esperienza di buone pratiche.
Porpora Marcasciano, presidente del Movimento Identità Transessuale

INTERVENTI E DIBATTITO

- PER INFORMAZIONI -
Luca Mistrello (393 9087979)
portavoce@anterospadova.it
www.anterospadova.it

fonte https://www.facebook.com/events/307662172688507/?ref=3

Lgbt Cinema: Jodie Foster, il coming out commuove i Golden Globe

Durante il discorso di ringraziamento per il premio Cecil B. DeMille alla carriera l'attrice ringrazia la sua ex compagna, la produttrice Cydney Bernard e i due figli avuti con lei, presenti in sala. Le sue parole, dopo una vita all'insegna del riserbo sulla privacy, provocano un'ondata di commozione

AI SETTANTESIMI Golden Globe non ha vinto Modern Family, ma sicuramente chi la Modern Family l’ha sperimentata e vissuta in prima persona: Jodie Foster.

E il suo discorso tocca l'argomento che divide l'Europa: ieri la grande manifestazione in Francia, la settimana scorsa la sentenza della Cassazione e le proteste dei vescovi sull'affidamento dei figli a coppie gay.

A soli 50 anni l'attrice ha ricevuto il premio Cecil B. DeMille alla carriera, toccato prima di lei a Steven Spielberg e Robert De Niro, Martin Scorsese e Sophia Loren, dopo 47 anni di lavoro, grande cinema e impegno nel sociale, per i suoi "fondamentali contributi al mondo dello spettacolo".

Jodie Foster, che della discrezione e della riservatezza ha fatto uno stile di vita, questa volta ha oscurato la cerimonia di assegnazione dei premi con il suo discorso 'privato'. L'attrice, regista e produttrice ha pronunciato un discorso di ringraziamento molto personale e pieno di sottintesi, che ha lasciato interdetti e commossi tutti i colleghi presenti nel parterre del Beverly Hilton Hotel.

Per la prima volta ha parlato esplicitamente, e delicatamente, della sua
vita privata, dei figli, della madre, e della ex compagna di vita Cydney Bernard.

La divertente introduzione è toccata all’amico Robert Downey Jr. che ne ha ricordato l’intelligenza, la formazione universitaria, la passione anche nel salvare "reietti ed ex reietti" dello spettacolo come lui.

Un adorante Mel Gibson è seduto al tavolo dei familiari e dell'entourage dell’attrice proprio sotto il palco.
La Foster ha preso la parola con un tono tra lo scanzonato e l’introspettivo, facendo il punto sulla sua vita e la sua carriera: "Credo di avere un bisogno improvviso di dire qualcosa che non ho mai detto in pubblico.
Sono un po' preoccupata ma non così nervosa come il mio agente. Come tutti sanno sono... single," - ha detto l’attrice sorridendo, mentre la regia indugiava sui figli Charles e Christopher - Ho già fatto il mio coming out mille anni fa, nell’età della pietra, prima a parenti e amici e poi via via a chi incontravo nella mia cerchia"
.

La Foster ha proseguito ironizzando sul fatto che ci si aspetta che le celebrità rivelino di essere gay "con una conferenza stampa, un profumo o un reality in prima serata.

E voi ragazzi potreste essere sorpresi, ma io non sono Honey Boo Boo Child (una bambina protagonista di un reality statunitense in cui si raccontano i suoi sforzi per diventare una reginetta di bellezza, ndr).

No, mi dispiace. Questa non sono io, non lo sono mai stata e mai lo sarò.
Ma per favore non piangete, perché il mio reality show sarebbe davvero noioso".
Ha quindi aggiunto con aria di sfida: "Se foste stati una figura pubblica sin da bambini (ha debuttato a 3 anni nella pubblicità del Coppertone) anche voi valutereste la privacy sopra ogni altra cosa".


"Non potrei mai stare qui, senza riconoscere uno dei più profondi amori della mia vita: la Foster ha quindi ringraziato Cydney Bernard, produttrice cinematografica che ha identificato come "la mia eroica co-genitrice, la mia ex-partner in amore e sorella dell'anima per la vita".
La Bernard è stata la sua compagna per 20 anni, da quando si incontrarono sul set di Sommersby nel 1993, una relazione che non ha mai nascosto e nel corso della quale sono stati concepiti i due figli della coppia (Charles nel 1998 e Christopher nel 2001).


L'attrice ha poi ha poi avuto un momento di intensa commozione quando ha parlato della madre ottantaquattrenne Evelyn Almond, che soffre di demenza senile.

"Mamma, lo so che sei dentro quegli occhi azzurri da qualche parte", ha detto con le lacrime agli occhi. "Ti amo, ti amo, ti amo, e spero che se dico questo tre volte, le parole sapranno magicamente raggiungere la tua anima, e potranno riempirla di grazia, con la gioia di sapere che hai fatto bene in questa vita, sei una mamma grande!


Infine il pensiero e le parole ai due figli: "Charlie e Kit sono la mia ragione di vita e di evoluzione... Ragazzi, nel caso non lo sapeste, questo discorso, tutto questo è per voi. Sono così orgogliosa della nostra Modern Family!" - ha esclamato.

La Foster ha quindi concluso il discorso con un riferimento indiretto a un cambiamento di priorità nella sua carriera.
Ma dietro le quinte con i giornalisti ha smentito ogni ipotesi di ritiro:
"Sento questo momento come la fine di un'era e l'inizio di qualcos'altro, un momento spaventoso ed eccitante".

"Il mio discorso parla per sé - ha poi aggiunto, spiegando perché abbia deciso questo luogo e questo momento per discutere pubblicamente della sua vita privata - è un grande momento, volevo dire quello che ho più a cuore".


A testimonianza di quanto il discorso di Jodie abbia inciso sulla serata la battuta finale delle due conduttrici Tina Fey e Amy Poulher che si sono congedate dal pubblico dicendo:
"Noi andiamo a casa con Jodie".
FONTE http://www.repubblica.it/ di ALESSANDRA CLEMENTI

Lgbt: La Vezzali: «La famiglia sana?È quella tra uomo e donna» la fiorettista, candidata con Monti: «Così Dio ci ha insegnato»

Da atleta ha vinto tutto, ma la politica è un'altra cosa.
La sfida di Valentina Vezzali non è semplice, e le prime critiche sono arrivate non appena è stata ufficializzata la sua candidatura nella lista civica di Mario Monti. La fiorettista italiana non sembra però preoccuparsi troppo di quello che pensano gli altri, e ha già scelto tre punti al centro del suo programma: le donne, la famiglia, lo sport.

Perché la scelta di entrare in politica con Mario Monti?
«Non avrei mai pensato farlo e non ho mai avuto ambizioni da parlamentare. Ma quando ho ricevuto la telefonata del senatore Monti mi sono lasciata trasportare dall'entusiasmo e ho accettato. Ho fiducia in lui e l'ho apprezzato come presidente del Consiglio. Ho sentito il suo discorso a dicembre, e mi hanno colpito le sue parole sulla condizione delle donne».

Nel 2008 , però, lei dichiarò la sua stima a Silvio Berlusconi. Il Cavaliere si è detto convinto che, se solo l'avesse contattata, lei gli avrebbe detto di sì. Perché ha gli ha preferito Monti?
«Mi ha convinto il suo senso di responsabilità. Grazie a lui non accettiamo passivamente gli scandali e il malaffare che avevano invaso la politica. Non è un caso se i tanti che scelgono di scommetterci preferiscono stare lontani dai partiti. Anche io non ho scelto un partito o una posizione politica, ho sposato un progetto».

Con le sue vittorie ha avuto la possibilità di condurre una vita benestante. Ora potrebbe avere anche lo stipendio da parlamentare. Sarebbe pronta a votare per una sua riduzione?
«Se vi fosse un disegno di legge in questo senso e potesse essere utile a migliorare la situazione dell'Italia, darei il mio apporto. D'altra parte il senso della spending review è togliere gli eccessi per destinare risorse ai settori che ne hanno bisogno».

Per esempio?
«Le strutture scolastiche. Sono mamma di un figlio che fa le elementari. Molti studenti abbandonano gli studi prima di finire. Poi ci vorrebbero più fondi per la ricerca. Non dimentichiamoci che il parlamentare fa l'interesse del cittadino e non il proprio. Io entro in politica per dare il mio contributo come cittadina».

L'Italia avrebbe potuto avere le Olimpiadi del 2020, e invece Monti ha detto no. Come l'ha presa?
«Ne ho parlato con lui. La crisi era dura in quel momento, lo spread non dava tregua e ha dovuto prendere una decisione in poco tempo. Un'Olimpiade porta il mondo intero nel tuo Paese, è una vetrina enorme ma in quel momento non si poteva organizzare. Mi ha detto che se solo fosse stata per il 2024 avrebbe detto sì».

Però nell'Agenda Monti si parla poco di sport.
«Uno dei miei obiettivi è dare un contributo dall'interno in questo senso. Se Monti ha scelto me e Annalisa Minetti, penso che ci sia un motivo».

E con tutto questo lavoro non teme di aver poco tempo per il bambino che ha e per quello che verrà a maggio?
«Credo di essere una donna come milioni di altre, impegnate in quello che fanno senza per questo rinunciare alla famiglia e agli affetti. Anzi, loro mi supporteranno in questa nuova avventura. Inoltre ho sempre pensato che la qualità del tempo trascorso coi propri figli sia più importante della quantità».

Abbiamo capito che la famiglia per lei è importante. Ma anche quelle formate da due persone dello stesso sesso?
«Ognuno è libero di scegliere chi amare nella propria vita. Finché non fanno del male a nessuno sono liberi di volersi bene».

Sì, ma le unioni civili? Voterebbe a favore?
«Penso che la natura dell'uomo sia di stare con una donna. Credo nell'unione tra uomo e donna come Dio ci ha insegnato. Credo molto in Dio. I nostri figli hanno bisogno di un punto di riferimento sano sotto il profilo etico e morale e questo è la famiglia composta da uomo e donna».

Quindi niente adozione e niente riconoscimento delle coppie?
«Credo che una forma di riconoscimento sia necessaria. Sull'adozione si potrebbe discutere e fare un discorso un po' più ampio».

Ha vinto tanto nella sua vita. Non ha paura di perdere?
«Ho anche perso tante volte. Nei momenti difficili e bui ho sempre avuto la forza interiore di rialzarmi in piedi».

E se dovesse scegliere se togliere tempo alla scherma o al parlamento cosa farebbe?
«Non toglierei il tempo a niente. Basta organizzarsi. Quando andavo a scuola mi svegliavo alle sette del mattino. Tornavo a casa, facevo i compiti, andavo ad allenamento e poi studiavo fino all'una o alle due di notte. E in palestra sono sempre la prima a salire in pedana e l'ultima ad andarmene, anche se ho 38 anni».
fonte http://www.vanityfair.it di Gabriele Lippi

lunedì 14 gennaio 2013

Lgbt Roma: "Seminario Psicodinamica 2013" da stasera 14 gennaio alle 20.30 presso sede DGP

Vivere è la cosa più rara al mondo, la maggior parte della gente esiste e nulla più.
Oscar Wilde

Molte persone pensano di riflettere mentre stanno solo riordinando i loro pregiudizi.
William James

Quest'anno abbiamo scelto di dare inizio al lavoro del Seminario di Psicodinamica senza un titolo specifico, perché ci è piaciuta molto l'idea di farlo ricominciare prendendo in prestito due frasi meravigliose da due grandi uomini, come Oscar Wilde e William James; speriamo che, attraverso il cammino da percorrere insieme, possano aiutarci a comprendere in modo più consapevole quel che ci puo' accadere quando facciamo diventare nostre alcune idee, pensieri e credenze preconcette, e quanto queste possano trasformarci in cio che non siamo o farci vivere molto male quel che invece siamo.

In ogni incontro si faranno esercizi e/o si affronteranno i temi che emergeranno e che si sentirà l'esigenza di sviluppare.

Il gruppo avrà cadenza quindicinale a partire dal 14 gennaio 2013 e si svolgerà il lunedì dalle 20.30 alle 22.30 presso la sede di DGP
in via Costantino 82 (Metro B - Basilica San Paolo).

Il seminario è tenuto dalla Dott.ssa Maria Rosa Ciccopiedi, psicologa clinica, psicoterapeuta, criminologa.

Date degli incontri
14 e 28 gennaio
11 e 25 febbraio
11 e 25 marzo
8 e 22 aprile

MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE
Per partecipare a tutte le attività di Di'Gay Project è necessario tesserarsi: il costo della tessera è di 15 € e ha validità per tutto l'anno solare.

Per informazioni e iscrizioni:
06.5134741 (lun-ven 10.00-18.00)
segreteria@digayproject.org
fonte http://www.digayproject.org/

Lgbt Cinema: Nomination Oscar 2013, 12 nomination per Lincoln, 11 per la Vita di Pi, poi Les Miserables, la cerimonia il 24 febbraio

Le nomination Oscar per l'85° annual Academy Award sono state annunciate a Beverly Hills, California, dall'Academy.
Tantissime, ben 12, le nomination per "Lincoln".
La cerimonia si terrà il 24 febbraio a Los Angeles.

Il film 'Lincoln' di Steven Spielberbg ha infatti ottenuto 12 nomination, inclusa quella per il miglior film, nella selezione degli Oscar.

Al secondo posto si è piazzato il film di Ang Lee 'Vita di Pi' con 11 nomination
e al terzo il musical Les Miserables di Tom Hooper con 8 nomination.
Sette nomination sono andate al thriller politico Argo di Ben Affleck.

Seth MacFarlane ed Emma Stone hanno dato il via alla presentazione delle candidature ai premi Oscar.

MIGLIOR FILM
Questi i film che hanno ottenuto la nomination come miglior film all'Oscar: Amour, Beasts of the Southern Wild, Django Unchained, Les Misèrables, Vita di Pi, Lincoln, Silver Linings Playbook, Zero Dark Thirty, Argo

MIGLIOR REGIA
Sono candidati al premio Oscar 2013 come migliore regia: David O. Russell, Steven Spielberg, Ang Lee, Michael Haneke, Benh Zeitlin.

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
Sono candidati al premio Oscar 2013 come miglior attore protagonista: Daniel Day-Lewis, Denzel Washington, Hugh Jackman, Bradley Cooper Joaquin Phoenix.

MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
Sono candidate al premio Oscar 2013 come miglior attrice protagonista: Naomi Watts, Jessica Chastain, Jennifer Lawrence, Emmanuelle Riva e Quvenzhané Wallis.

ATTORE NON PROTAGONISTA
Nominati come Miglior attore non protagonista: Christoph Waltz per Django, Philip Seymour Hoffer per The Master, Robert De Niro per Silver Linings Playbook , Alan Arkin per Argo, Tommy Lee Jones per Lincoln.

ATTRICE NON PROTAGONISTA
Nominate nella categoria di Miglior attrice non protagonista: Amy Adams, "The Master"; Sally Field, "Lincoln"; Anne Hathaway, "Les Miserables"; Helen Hunt, "The Sessions"; Jacki Weaver, "Silver Linings Playbook."

MIGLIOR FILM D'AZIONE
Sono candidati al premio Oscar 2013 come migliore film d'animazione: 'Frankenweenie', 'Pirates: Band of Misfits', 'Paranorman', 'Brave', 'Wreck-It Ralph'.

SCENEGGIATURA ORIGINALE
Sono candidati al premio Oscar 2013 come migliore sceneggiatura originale: 'Flight', 'Zero Dark Thirty', 'Django Unchained', 'Amour', 'Moonrise Kingdom'.

FILM STRANIERO
Sono candidati al premio Oscar 2013 come miglior film straniero: 'Amour', 'No', 'War Witch', 'A Royal Affair', 'Kon Tiki'.

CANZONE ORIGINALE
Candidati agli Oscar 2013 nella categoria Miglior canzone originale sono i brani: 'Before my time' in 'Chasing ice', 'Pi's Lullaby' in 'Vita di Pi', 'Suddenly' in 'Les Miserables', 'Everybody needs a best friend' in 'Ted' e 'Skyfall'.

ITALIANO IN GARA
Dario Marianelli, il compositore già premio Oscar per Espiazione, il film di Joe Wright del 2007, è l'unico italiano ad aver ottenuto una candidatura all'Oscar. Gareggia per la colonna sonora originale di Anna Karenina, il film ancora una volta diretto da Joe Wright e interpretato da Keira Knightley e Jude Law.
fonte http://www.huffingtonpost.it CET

Lgbt Stati Uniti: Il transgender non è più un "disturbato"

Alla Trans Health Conference a Philadelphia.
Gli psichiatri americani hanno definito che la "disforia di genere" non sia più da considerare una patologia

L’ American Psychiatric Association ha stabilito che una persona transgender non potrà più essere classificata tra gli individui che soffrono di “disordini”.

La decisione sarà ufficializzata nel prossimo DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), pubblicazione internazionalmente riconosciuta come strumento per uniformare in uno standard comune i disturbi mentali.

Sarà così sancito che, chi abbia una percezione del proprio genere sessuale che non coincida con il sesso biologico, non sia più diagnosticato come un soggetto che ha un disturbo dell’identità, come era descritto nella terza edizione del DSM pubblicata nel 1980.

Da come riporta l’ Associated Press, riferendo da fonti interne a l’ APA, da maggio 2013 il Manuale Diagnostico, nella sua quinta edizione, ci hanno lavorato 1500 esperti per ben 13 anni, sostituirà il termine “disturbo” con un più neutro “disforia di genere”.

La definizione allontana il peso di una diagnosi psicopatologica e non pare essere solo una concessione al politicamente corretto, ma è frutto di una sostanziale osservazione di anni, da parte degli psichiatri americani, nei confronti di persone che raccontavano a loro contraddizione riguardo al genere.

Il fatto che i soggetti transgender, anche se in maniera più morbida, siano ancora comunque inseriti nel manuale dei problemi psichiatrici dovrebbe, almeno sembra dalle intenzioni, offrire una possibilità in più solo che per coloro che abbiano intenzione di cercare terapie adatte allo stress psicologico che loro comporta avvertire il loro stato come problema.

Questi avranno comunque la possibilità di accedere a cure e interventi terapeutici specializzati per le loro esigenze.
Chi viva serenamente la sua condizione trans gender avrà ancora di più la sicurezza di non essere considerato un malato dalla comunità scientifica.

E’ importante ricordare, a proposito che, solo nel DSM del 1973 fu cancellata l’ omosessualità, fino a quel momento considerata una patologia.
Fu quello un passo fondamentale, contribuì all’abbattimento di una giustificazione scientifica per la discriminazione riguardo alle scelte sessuali ed emotive degli esseri umani.

Gli psichiatri americani sembrano sì decisi ad allontanarsi dall’idea di trattare come una patologia definita e specifica anche il transito di genere, ma piuttosto considerarlo come oscillazione variabile tra una precisa identità sessuale, ma è ancora aperta un’altra questione, che ancora non sembra del tutto risolta.

Come sarà possibile permettere comunque di poter usufruire della copertura assicurativa quelle persone che desiderino sottoporsi a un intervento ormonale, o chirurgico, per uniformare il loro corpo all’identità interiore?

Al momento la copertura è giustificata unicamente dal fatto che tali interventi rispondano a un problema di tipo medico, l’emancipazione dalla condanna a essere considerati malati però potrebbe coincidere, per molti trans gender, a un nuovo aumento delle difficoltà concrete a ricostruirsi un’identità completa e per loro soddisfacente.

In Italia sono trentamila le persone che hanno già cambiato, o hanno intenzione di cambiare la propria identità sessuale, o rivendicano di aver diritto di poter fare anche a meno di essere costretti a dichiararla.

Si battono, tra l' altro, per allargare il diritto di cambiare i propri dati anagrafici anche alle persone che non hanno cambiato chirurgicamente i loro caratteri sessuali esteriori, le sole che al momento possono farlo, grazie a una legge del 1982.
fonte http://www.lastampa.it di gianluca nicoletti

Lgbt Libri: “Nemmeno il tempo di sognare” di Pierluigi Porazzi, il romanzo-noir ambientato a Udine, racconta dell’omicidio di una transessuale

“Nemmeno il tempo di sognare” uscirà in marzo per l’editore Marsilio

TRAMA:
Nemmeno all'inferno può fare così caldo.
È una torrida estate, a Udine, quando il giudice Martello viene chiamato sul luogo di un atroce delitto.

In un appartamento del centro è stata uccisa e orrendamente sfigurata Barbie, un transessuale molto popolare in città, che si guadagnava da vivere prostituendosi. L'ispettore di polizia Raul Cavani, a cui è stato assegnato il caso in breve tempo arriva ad arrestare un sospettato.

Su incarico della famiglia dell'indiziato, anche l'ex agente Alex Nero inizia a indagare sull'omicidio, scoprendo che Barbie filmava gli incontri con i suoi clienti più potenti e facoltosi.

L'indagine si sviluppa nel mondo della prostituzione, coinvolgendo personaggi illustri e apparentemente insospettabili. La soluzione del mistero arriverà al termine di un percorso di dolore e di sangue, in cui niente è come sembra e ognuno ha qualcosa da nascondere.
fonte http://www.marsilioeditori.it

Lgbt Svezia: Stop alla sterilizzazione forzata dei/lle transessuali

La Svezia decide di abrogare ufficialmente la legge che costringeva i transessuali a subire la sterilizzazione per poter ottenere il riconoscimento legale del cambio di genere.
La normativa era in vigore dal 1972.



La Svezia ha ufficialmente abrogato la legge che prevedeva la sterilizzazione forzata delle persone transgender, dopo che decine di migliaia di cittadini europei hanno combattuto per ottenere la sua abolizione.

La normativa, che era in vigore nel Paese scandinavo dal 1972, comportava che un o una transessuale doveva subire la sterilizzazione per ottenere il riconoscimento del cambio di genere.

Tuttavia, la pratica è stata ufficialmente bandita ieri (10 gennaio) dopo una sentenza da parte del giudice amministrativo d'appello di Stoccolma che ha detto che la legge era incostituzionale e in aperta violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.

La decisione fa seguito a una campagna di attivisti per i diritti gay e gli appelli di diversi membri del Parlamento europeo.

Nel mese di febbraio, la Federazione svedese per Lesbiche, Diritti degli omosessuali, bisessuali e transgender (RSFL) e AllOut.org hanno raccolto 47.689 firme di cittadini europei sollecitando il primo ministro Fredrik Reinfeldt a pronunciarsi contro la legge, dopo aver taciuto sulla questione.

Ulrika Westerlund, presidente della RSFL, ha accolto con favore l'abolizione della legge che si pensa sia stato utilizzato su un massimo di 500 persone transessuali. Si aspetta che molte di quelle vittime ora chiedano un risarcimento allo Stato.
fonte http://www.gay.tv/

Lgbt: Comune di Milano, dopo il registro gay, una mail per denunciare atti di intolleranza legati all'orientamento sessuale o all'identità di genere

Un indirizzo mail per denunciare casi di intolleranza legati all'orientamento sessuale o all'identità di genere.

Lo ha attivato ieri il Comune, la nuova casella di posta elettronica è:

antidiscriminazione@comune.milano.it


Un'urgenza? Sarà il tempo a dirlo, l'attivismo per istituire il Registro delle unioni civili già ha precorso le esigenze del mondo gay, visto che dopo quattro mesi sono «corse» a iscriversi solo un centinaio coppie omosessuali, nonostante la grande campagna mediatica intorno all'evento.

L'indirizzo mail secondo Majorino «darà la possibilità alle persone di denunciare o avere colloqui con gli operatori per casi di discriminazione sessuale o identità di genere».

Majorino ha presentato i progetti sul Welfare in partenza, tra cui
«Pronto soccorso sociale», ossia un sistema di pronto intervento con competenze trasversali e una rete di servizi emergenziali attivabili in ogni momento, attivo 24 ore su 24 e 365 giorni l'anno.

Il test inizierà nel corso dell'anno per arrivare a regime entro il 2014.

E l'assessore ha manifestato preoccupazione per la questione dei richiedenti asilo dal Nord Africa: «Situazione non risolta che rischia di far pagare un prezzo salato a città come Milano che si sono assunti l'onere dell'accoglienza e nei prossimi mesi saranno la nuova naturale meta di una ondata di senza dimora, se dallo Stato non arriverà un intervento degno di essere chiamato tale».
fonte http://www.ilgiornale.it

Lgbt Stati Uniti: Non solo gay e lesbiche. Il mondo nuovo del gender non convenzionale si chiama LGBTQIIAA

Queers, intersex, eccetera.
Si allungano gli acronimi inventati dalle giovani avanguardie della liberazione sessuale. Ma più di quattro, per un acronimo, sono troppe, anche per una lesbica

La voglia di inclusività non conosce limiti.
Nemmeno l’estetica o il buon gusto riescono a contenere la proliferazione di acronimi che le nuove categorie di generi, identità, orientamenti sessuali, che tanto entusiasma le giovani avanguardie del movimento di liberazione sessuale.

Più lettere per tutti, dunque: dall’acronimo LGBT al LGBTQIIAA.
Ne parla il New York Times, che prova a tracciare sull’evoluzione delle questioni di genere fra i giovani americani.

DA LGBT A LGBTQIIAA.
Non ci sono soltanto lesbiche, gay, bisessuali-bigender, transessuali-transgender. Il nuovo che avanza si fa chiamare LGBTQIIAA.

«I giovani di oggi non si sentono definiti dai LGBT», ha dichiarato Shane Windmeyer, uno dei fondatori di Pride Campus, un gruppo nazionale di difesa degli studenti “diversi”.

Così in università e sui social-media, nascono i nuovi acronimi.
LGBTQIA e LGBTQIIA, per esempio, dove “Q” significa sia “questions” sia “queer” (travestiti), “I” per “intersex”, persone che hanno anatomia sia maschile che femminile, e “A” per “alleato” (amico della causa di liberazione sessuale) o “asessuato” (persona definita dalla mancanza di attrazione sessuale).

LE UNIVERSITÀ SI APRONO.
A chi è riuscito a liberarsi dal regime binario dell’eterossessualità egemonica, qualche università americana offre servizi sempre più specifici, che non si sottraggono dall’uso dei nuovi acronimi.

L’Università del Missouri, Kansas City, per esempio, ha un LGBTQIA Resource Center, che, tra le altre cose, aiuta gli studenti a trovare servizi igienici “gender-neutral”.

Al Vassar College si trovano molti gruppi di discussione sui LBGTQIA e la Lehigh University ospiterà la sua seconda edizione della conferenza intercollegiale LGBTQIA.
L’Amherst College ha un centro LGBTQQIAA, dove ogni genere può ricevere la propria lettera dell’alfabeto.

Inoltre, secondo New York Times e Pride Campus, «almeno 203 campus consentono agli studenti transgender di ottenere una stanza del proprio genere elettivo».

«Quarantanove danno il permesso di cambiare il proprio nome e il proprio sesso nel curriculum universitario, 57 offrono una copertura finanziaria per la terapia ormonale».

NON-CISGENDER.
Cisgender significa aderente al proprio genere.
Non-cisgender, quindi, si adatterebbe a una folta platea di persone che non vi si riconoscono.
Ma non si applica a Kate Campbell, una giovane appartente alle avanguardie, che ritiene la propria identità sessuale alla stregua di un blob amorfo.
Si definirebbe agender o bigender, dunque, e non potrebbe far parte della definizione non-cisgender.
Essere bi-genere, spiega un altro studente, è «come avere un pene staccabile». Dipende dal giorno.
Ogni tanto ci si sveglia pensando di essere un maschio, ogni tanto una femmina.

ACRONIMI CACOFONICI.
In un corso di scrittura creativa alla PENN University, la professoressa e giornalista Gail Shister, una lesbica, ha criticato alcuni studenti per l’utilizzo dei vari acronimi. Gli studenti hanno protestato: non capisci l’idea (inclusività assoluta).

Ma per Shister, che pure condivide gli ideali del nuovo movimento di liberazione sessuale, che non si limita a trasgredire la Legge del Fallo, ma aspira alla sua abolizione, questi acronimi di cinque, sei lettere, sono semplicemente brutti.
fonte http://www.tempi.it

Lgbt Fashion & Style: Emilio Cavallini, il toscano che rivoluzionò i collant

Imprenditore d’avanguardia, stilista visionario e artista affermato, ecco la nostra intervista ad Emilio Cavallini, uomo concreto e proiettato nel futuro con un entusiasmo senza pari.

Dal 1970 ha rivoluzionato la percezione delle calze rendendole un capo d’abbigliamento fondamentale e creando la Stilnovo, azienda che a San Miniato, nel cuore della Toscana, esporta 4 milioni di calze all’anno in tutto il mondo. Ecco come ha fatto.

Quale era la principale differenza tra la moda di Firenze e la Londra dei 60′s dove ha iniziato?

La moda londinese era fatta di persone che compravano nei mercatini, io ero affascinato dal loro modo di vestire ed ho iniziato subito creando le calze per i total look di Mary Quant (ndr: l’inventrice della minigonna).

Una sua creazione a cui è particolarmente legato.


Sicuramente un’invenzione che mi riconoscono tutti: la calza da uomo. Debuttai al Pitti Uomo negli anni ’70 facendo sfilare uomini con indosso collant da donna bianchi/neri e colorati, era un capo d’avanguardia, ma oggi l’ho riportato alla ribalta.

Mentre presentavo le mie collezioni a New York pensai di rimetterlo in produzione perché anche sotto i leggins da uomo c’era comunque bisogno del calzino.

L’ho presentato come capo unisex in vendita solo on line, ma avendo riscontrato che i maggiori acquirenti fossero uomini, abbiamo deciso di nominarli “Mantyhose”. Hanno avuto subito un grande successo e sono stati usati anche per l’esibizione di Madonna al Super Bowl 2012 (in foto).

Il suo passaggio dalla moda all’arte, ormai è un artista affermato.

Non è facile ma ci sto provando. Io ho sempre guardato al mondo dell’arte.
L’arte guarda al futuro, ma nello stesso tempo è un qualcosa che rimane.

Negli ultimi dieci anni ho abbinato il mio lavoro di artista e stilista e lo si percepisce dal volume monografico “La magnifica ossessione” (2010) improntato più sull’arte che sulle calze.

Ho esposto alla Triennale di Milano (2011), il Victoria&Albert Museum di Londra mi ha chiesto una mostra per i 40 anni di attività e molti altri musei americani chiedono di esporre le mie opere che conservo in un museo personale a San Miniato.



Toscana e artigianalità: cosa è cambiato da quando ha iniziato?

Io ho vissuto in pieno l’industrializzazione del settore. Quando ho iniziato c’erano piccoli laboratori, che hanno capito la necessità di doversi trasformare in industrie specializzate.

Credo che la trasformazione del prodotto interamente a mano non esista più, è tutto tecnologizzato e finalizzato a produrre un prodotto senza imperfezioni. Artigianale, ma comunque industrializzato.

Lei è un giramondo, ma che rapporto ha con la Toscana e con Firenze?

Mi piace il modo di vivere toscano, il Sabato e la Domenica li dedico a coltivare la terra e quando sono a New York dico sempre che sono toscano.

In questo territorio che vanta una tradizione produttiva di calze in seta a telaio sin dall’800, ho creato la mia azienda, la Stilnovo, che produce calze per tutti i marchi internazionali, da Alexander McQueen a Zara.
Inoltre io vivo a Firenze e mi piace uscire tutte le sere. Vado all’Harry’s Bar, dove incontro molti stranieri e mangio sempre alla Trattoria I 13 gobbi, che sono miei amici da una vita.

Purtroppo devo dire che Firenze ti classifica in base all’età. A New York se voglio andare in discoteca senza segnarmi in lista e mi metto in fila, viene sempre qualcuno che mi fa entrare pur non sapendo chi sono, c’è un rispetto diverso. A Firenze fai la fila e ti ritrovi sempre gli occhi addosso e a me non piace.

Il suo rapporto con i giovani e un consiglio che si sente di dare per il futuro.


Esco molto spesso con i giovani perché sono curioso di vedere e capire l’attualità.
Purtroppo però riscontro che non si vogliono adattare a tutti i tipi di lavoro.

Se uno vuole lavorare davvero, si iscriva ad una scuola artigianale ed impari a tagliare una borsa, a cucire, a saldare. Mancano sempre queste figure e sono ricercatissime, soprattutto in Toscana, dove le grandi firme si stanno ingrandendo per soddisfare la crescente domanda mondiale.
Per concludere, i piani per il suo futuro?

Ridendo ci dice – Io vivo giorno per giorno continuando nel mio lavoro, dedicandomi all’arte e montando le mie opere nel laboratorio artigianale.
fonte http://www.teladoiofirenze.it scritto da Alessandro Masetti
Fashion Week in New York.