sabato 23 maggio 2020

Cinema: Leonardo DiCaprio per l’Africa dona 2 milioni di dollari per il parco del Virunga

L’attore ha annunciato aiuto e sostegno al Parco Nazionale del Virunga attraverso il suo profilo Instagram: “Il futuro del parco nazionale è in bilico poiché affronta gli impatti di Ebola e COVID-19 e il bracconaggio”. DiCaprio, attraverso le sue fondazioni, ha istituito un fondo da due milioni di dollari.

"Abbiamo istituito un fondo per il Parco Nazionale del Virunga". Leonardo DiCaprio annuncia l'istituzione di un fondo da due milioni di dollari per una delle aree più biologicamente diversificate del pianeta. Il Parco Nazionale del Virunga è il primo parco nazionale africano, si trova nella Repubblica Democratica del Congo e in queste giornate si trova a un punto cruciale. L'attore, da sempre attivo in tutte le battaglie per l'ambiente, tiene l'attenzione alta su un'area che ospita il gorilla di montagna, una specie già minacciata dal bracconaggio, dalla guerra civile, dall'ebola e, adesso, anche dagli impatti del virus Covid-19.

Il messaggio di Leonardo DiCaprio

L'attore ha annunciato aiuto e sostegno al Parco Nazionale del Virunga attraverso il suo profilo Instagram: "Tre settimane fa, dodici guardie forestali e il loro autista hanno tragicamente perso la vita proteggendo i civili da un attacco armato di un gruppo di miliziani. Il futuro del Virunga è in bilico poiché affronta gli impatti di Ebola e COVID-19, e adesso questo drammatico ultimo attacco". Il fondo è stato istituito attraverso la sua Earth Alliance e in collaborazione con Emerson Collective e Global Wildlife Conservation. Partecipano all'istituzione con 2 milioni di dollari anche Europe Aid e lo stesso Parco Nazionale del Virunga. Per questo, Leonardo DiCaprio chiede ai suoi fan di sostenere il parco. È noto il cuore d'oro di Leonardo DiCaprio: aveva già donato cinque milioni di dollari attraverso le sue fondazioni per salvare l'Amazzonia.

Il Parco Nazionale del Virunga

Il Parco Nazionale del Virunga copre un territorio vasto quasi 8000 km² sui monti Virunga, nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo. Dal 1979 è patrimonio dell'umanità dell'Unesco. La particolarità del parco è la presenza della rara specie dei gorilla di montagna. All'interno del parco si troverebbero anche elefanti della foresta e della savana oltre ad altri animali quali bufali africani, okapi e giraffe. Tra questi anche il leopardo, il predatore più grande del parco e della giungla africana.
fonte:  di Gennaro Marco Duello  cinema.fanpage.it

Musica > Il compleanno di Cher: 74 anni per la diva che sdoganò l’autotune

Cher compie 74 anni e la ricordiamo per quella piccola grande rivoluzione del 1998: con Believe portò l'autotune al mainstream

Il 20 maggio il compleanno di Cher, che tutti ricordiamo per quella Believe che alle nostre orecchie ancora digiune di una certa tecnologia suonava così meravigliosamente strana.


74 primavere, per Cherilyn Sarkisian LaPierre: 28 dischi in studio, tante interpretazioni nel cinema e tanti cambi d’abito che oggi la fanno ricordare come un’artista camaleontica e versatile sia nell’estetica che nei percorsi artistici.

Era il 19 ottobre 1998 quando il singolo Believe divenne il tormentone post-estivo, con quella melodia orecchiabile, quel beat che infiammava i dancefloor e quello strano effetto sulla voce: il 1998 è stato l’anno in cui l’autotune, fino a quel momento usato in maniera più moderata, divenne una vera e propria scuola di pensiero.

L’autotune (auto-intonatore) non è nient’altro che la meccanizzazione melodica delle note registrate con la voce per fare in modo che tutto resti perfettamente dentro il pentagramma e dentro la tonalità del brano. Un filtro correttivo, in pratica, che aggiusta la performance in studio del cantante per rendere perfetto il risultato.

Con Cher fu diverso: fino a quel momento la musica mainstream aveva fatto ricorso al vocoder o all’harmonizer e l’autotune era ancora messo a cuccia nell’armadio degli scheletri scomodi. Believe aveva tracciato un confine tra un prima e un dopo, presentando al pubblico pop un inno amaro all’amore in cui la voce della diva era robotica, con quegli stacci armonici tra una nota e l’altra che rendevano il tutto irreale, più fedele alla macchina che all’uomo.

Cher - Believe [Official Music Video] QUI

Oggi l’autotune è peculiarità della trap e lo stesso Sfera Ebbasta sbeffeggia chi critica tale ricorso nel suo album Rockstar col brano Bancomat: “Sfera Ebbasta ha ucciso il rap con la Sprite e l’autotune. Sì, lo so che un po’ ti sca**a perché non l’hai fatto tu”.
Il compleanno di Cher è il genetliaco di un’artista rivoluzionaria: con Believe la diva si rilanciò e lo fece con l’avanguardia che già allora fece storcere il naso a tantissima gente.
fonte:  di    www.optimagazine.com

Arte: Il 2 giugno riapre la Collezione Peggy Guggenheim, ingresso gratuito su prenotazione

Martedì 2 giugno, Festa della Repubblica Italiana, la Collezione Peggy Guggenheim riapre la porte al pubblico con ingresso gratuito dalle 10 alle 18. 

Un regalo per tutti coloro che dopo 86 giorni di chiusura, dall’8 marzo, vorranno tornare a vivere, o scoprire per la prima volta, l’atmosfera unica di quella che fu la casa di Peggy Guggenheim per trent’anni, e la sua impareggiabile collezione di capolavori. La Collezione torna ad accogliere i visitatori nelle sale di Palazzo Venier dei Leoni e nel suo giardino, cuore verde del museo veneziano, ora in piena fioritura. 

Il 2 giugno l’ingresso sarà consentito su prenotazione, effettuabile a partire dal 22 maggio e fino all’1 giugno alle ore 14. Per informazioni vi invitiamo a consultare il sito guggenheim-venice.it.
Sarà una nuova fruizione della Collezione, senz’altro più intima e raccolta, all’insegna di una visita riflessiva, in un luogo accogliente e forse più silenzioso rispetto al passato, che permetterà ai visitatori di porsi in ascolto dell’arte, in contatto diretto con la magia surreale de L’impero della luce di René Magritte, o il mistero assoluto di Alchimia di Jackson Pollock, o perché no, di immergersi nella quiete del giardino delle sculture, seduti accanto alla Donna in piedi (Donna ”Leoni”) di Alberto Giacometti. Un’opportunità speciale, che vi invitiamo a cogliere.

Nel corso del mese di giugno, il museo riaprirà nuovamente i battenti nei fine settimana, il sabato e la domenica, dalle 10 alle 18. Al momento della riapertura sarà visitabile la collezione permanente, ma non la mostra temporanea Migrating Objects. Arte dall’Africa, dall’Oceania e dalle Americhe nella Collezione Peggy Guggenheim, che rimane comunque allestita in attesa di verificarne una possibile data di apertura. Inoltre a causa del lockdown imposto dalla pandemia da Covid-19, il museo ha dovuto annullare la mostra estiva dedicata all’artista brasiliana Lygia Clark, Lygia Clark. Pittura come sperimentazione, 1948-1958; attualmente al Museo Guggenheim di Bilbao, dove sarà visitabile dall’1 giugno, data di riapertura del museo basco.

Il museo riapre con un accesso contingentato, il pubblico e lo staff seguiranno nuove norme comportamentali di sicurezza, in linea con lo spirito di accoglienza della Collezione. Si potrà quindi accedere con ingressi a fasce orarie, si consiglia la prenotazione online, attiva dall’ 1 giugno sul sito del museo, ed eventuali acquisti del biglietto in situ potranno avvenire solo tramite l’utilizzo di carta di credito e bancomat. I soci e i visitatori che hanno diritto all’ingresso gratuito potranno prenotare con una mail a prenotazioni@guggenheim-venice.it o chiamando il numero +39 041 2405440 (dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 15), indicando il giorno e l’ora di arrivo, e saranno poi ricontattati per conferma. 

È obbligatorio l’uso di mascherina sia per i visitatori che per il personale museale, nel rispetto della distanza di almeno un metro; un percorso di visita a senso unico; una continua sanificazione degli spazi; dispenser igienizzanti in più punti del museo; segnaletica e presenza di personale, tali da far rispettare le regole descritte. Il Museum Shop in fondamenta sarà aperto, e seguirà le norme appena descritte, mentre il Museum Café in questa prima fase rimarrà chiuso. Non sarà al momento possibile accettare prenotazioni di gruppi e visite guidate, né sarà possibile la fruizione di audioguide.

Durante questo tempo sospeso, l’arte e la cultura hanno avuto un ruolo lenitivo fondamentale, e oggi è nostro dovere portare avanti la nostra missione, educare, riaprendo finalmente le porte del museo, anche se in una condizione di grande incertezza”, dichiara la direttrice Karole P. B. Vail. “Affinché la riapertura sia sostenibile economicamente saremo io e il mio staff ad accogliervi nelle sale del museo e penso questo sia un bell’esercizio di resistenza e resilienza culturale. Per questo sono particolarmente grata al mio team per aver dato la sua piena disponibilità durante i week-end. Da sempre crediamo nel potere trasformativo e terapeutico dell’arte, che consola e dà la forza anche nelle situazioni peggiori, pertanto, durante questi 86 giorni di chiusura, non abbiamo mai smesso di comunicare con il nostro pubblico colmando la distanza fisica con attività sul sito e i social. Riapriamo perché il museo torni ad essere, oggi più che mai, il luogo di una comunità che si riconosce nella fiducia e nel dialogo, non sarà dunque una visita meno piacevole, sarà una visita diversa e insieme torneremo a far vivere la Collezione grazie ai vostri sguardi e allo scambio reciproco”.

venerdì 22 maggio 2020

ISS e UNAR: Nasce "Infotrans.it" il primo portale Istituzionale in Europa per le persone  transgender

Sarà online lunedì 25 maggio www.Infotrans.it il primo portale dedicato alle persone trangender frutto di una collaborazione tra il Centro di Riferimento per la Medicina di Genere dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali – Presidenza del Consiglio dei Ministri (UNAR). Il progetto risponde all’esigenza di fornire alla popolazione informazioni indipendenti, certificate e aggiornate in questo campo e per favorire una piena inclusione sociale delle persone transgender.

“Con questo nuovo portale è stato fatto un lavoro importante – dichiara il Presidente dell’ISS Silvio Brusaferro – perché è stato possibile sistematizzare e mettere a disposizione in un modo accessibile e fruibile una mole importante di informazioni basate su evidenze scientifiche utili per orientare anche le scelte di salute di questa fascia di cittadini”.

“Sono grato all’Istituto Superiore di Sanità e alle associazioni che hanno collaborato per aver realizzato un Portale – dichiara il Direttore Generale dell’UNAR Triantafillos Loukarelis – che rappresenta un’esperienza unica in Europa, una buona pratica che sono certo altri Paesi, anche più avanti di noi in tema di diritti LGBTI, vorranno realizzare basandosi sul nostro esempio.
E’ la dimostrazione che quando istituzioni dello Stato come le nostre collaborano tra di loro coinvolgendo l’esperienza del Terzo Settore, sono in grado di fare la differenza, contribuendo al miglioramento di migliaia di vite che rischiano altrimenti di essere marginalizzate.

Pochi giorni fa l’Organizzazione europea ILGA Europe ha pubblicato la Rainbow map che vede l’Italia al 35° posto su 49 Paesi sul rispetto dei diritti umani riconosciuti alle persone LGBTI. Un posizionamento indegno per un Paese come il nostro. Per questo è urgente che il Parlamento approvi presto una legge contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia e che si moltiplichino nel nostro Paese iniziative importanti come quella che presentiamo oggi” – conclude Loukarelis.

“I dati della letteratura internazionale suggeriscono una numerosità della popolazione transgender adulta nel mondo compresa tra lo 0,5 e l’1,2%; estrapolando questi dati alla popolazione italiana si arriva ad una stima di circa 500.000 persone transgender – dichiara la responsabile scientifica del progetto Marina Pierdominici – Secondo le ricerche più recenti, le persone transgender in Italia, così come nella maggior parte del mondo, incontrano numerosi ostacoli nell’accesso all’assistenza sanitaria e a risorse considerate determinanti nel settore sanitario come l’istruzione, l’occupazione, l’alloggio con conseguenze allarmanti per la loro salute.

Ne consegue la necessità di politiche sanitarie maggiormente inclusive per questa fascia di popolazione. A loro, alle loro famiglie e più in generale a tutta la popolazione è dedicato il nuovo Portale Infotrans www.infotrans.it

Il nuovo portale istituzionale, il primo del genere, intende offrire una raccolta di tutti i punti di riferimento sul territorio che offrono servizi dedicati alle persone transgender, dalle Associazioni ai Centri clinici, ai Consultori e ai Punti di Ascolto. Attraverso la compilazione di una scheda appositamente predisposta le strutture hanno fornito informazioni riguardo:
  • numeri e indirizzi utili
  • servizi offerti
  • composizione dei team multidisciplinari
  • eventuale costo dei servizi
  • tempi di attesa per la presa in carico
Il sito contiene anche molte informazioni aggiornate riguardanti la prevenzione, la salute e il percorso di affermazione di genere (il supporto psicologico, il trattamento ormonale e chirurgico), la tutela dell’identità di genere, il diritto al cambio dei documenti e le norme da conoscere prima di affrontare eventuali interventi chirurgici di affermazione di genere oltre ai principali falsi miti e “bufale” che circolano sul tema.

Infotrans.it non contiene solo informazioni dedicate alle persone transgender, è stata predisposta infatti una sezione contenente buone pratiche dedicate agli operatori sanitari, ai datori di lavoro, ai sindacalisti, ai giornalisti e ad altre figure professionali.

Quest’ultima sezione in particolare verrà ampliata in una seconda fase del progetto, attraverso la realizzazione di materiale multimediale volto a veicolare con maggiore efficacia rispetto al testo scritto le informazioni presenti. Questa iniziativa ha già suscitato l’interesse del consiglio d’Europa, ci proponiamo quindi, come prossimo passo, l’esportazione di questo modello attraverso la rete di collaborazioni internazionali delle Istituzioni coinvolte nel progetto.
fonte:  www.unar.it

mercoledì 20 maggio 2020

Netflix: la qualità dello streaming è finalmente tornata alla normalità

La piattaforma di contenuti in streaming Netflix ha deciso di riportare alla normalità la qualità dei propri contenuti, scopriamo insieme i dettagli.


I colossi Netflix ed Apple TV + hanno recentemente deciso di riportare la qualità del proprio streaming alla normalità, ovvero agli standard normali in Europa. La notizia è stata riportata dal sito 9To5Mac.
Le due società, insieme a YouTube, Amazon Prime Video e molte altre, hanno deciso di abbassare la qualità del proprio streaming nel mese di marzo, proprio per evitare un sovraccarico della rete.

Inizialmente le società appena menzionate avevano dichiarato di voler abbassare, come richiesto dalla Commissione Europea, la qualità del proprio streaming per almeno 30 giorni. Successivamente senza emettere alcuna dichiarazione i colossi hanno proseguito con la qualità minima, non essendo finita l’emergenza sanitaria causata dal nuovo coronavirus. Ora dopo due mesi, possiamo finalmente annunciare che la qualità è tornata normale.

Secondo il sito 9To5Mac l’abbassamento del bit rate del 25% era arrivato dopo un confronto delle aziende americane con il commissario Ue per il Digitale, Thierry Breton. Anche Apple Tv+. Le piattaforme streaming in questo periodo di epidemia hanno anche sospeso tutte le riprese di film e serie tv in corso, come accennato anche qualche mese fa. La paura degli utenti infatti riguardava soprattutto le serie TV.

Essi non avrebbero voluto un finale di stagione “forzato” e dovuto al blocco delle riprese, ma fortunatamente non è stato così. Piano piano ricominceranno anche le riprese delle serie tanto amate da tutti gli utenti. A questo punto non ci resta che attendere maggiori notizie sulle serie TV che riprenderanno per prime, nel frattempo possiamo goderci tutti i contenuti sbarcati, e ancora in arrivo, per il mese di maggio 2020.
fonte:Da Veronica Boschi  www.tecnoandroid.it

Cinema: La Dolce Vita e un ciclo dedicato a Federico Fellini, il Realista Visionario

A sessant’anni esatti dalla Palma d’oro mercoledì 20 maggio 2020, Rai Movie trasmette in prima serata La Dolce Vita e inaugura il ciclo Federico Fellini, Realista Visionario.

La Dolce Vita è il film che più di tutti ha definito uno stile, un’epoca e un modo di vivere. Scritto con Ennio Flaiano, Tullio Pinelli, Brunello Rondi e con la collaborazione di Pier Paolo Pasolini, il film è la storia del giornalista Marcello che, conscio della propria vacuità, ricerca il senso dell’esistenza. 

Indimenticabili la colonna sonora di Nino Rota e i personaggi interpretati da Marcello Mastroianni e Anita Ekberg. Tra gli altri interpreti, Anouk Aimée, Yvonne Furneaux, Laura Betti e Valeria Ciangottini. Il film ha vinto nel 1960 il David di Donatello, nel 1961 la Palma d’Oro, la Grolla d’Oro e tre Nastri d’Argento e nel 1962 l’Oscar a Piero Gherardi per i costumi.

Il ciclo Federico Fellini, Realista Visionario

Il ciclo continua con altre tre prime serate. Mercoledì 27 maggio, 8 ½, l’opera più sincera di Fellini. Il punto di vista di un italiano comune, di un regista senza particolari qualità che non eccelle in nulla, totalmente incapace di rabbie estreme, ma con molte rabbie interiori. Straordinarie le interpretazioni di Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, Anouk Aimée e Sandra Milo. Due Premi Oscar nel 1963, Miglior film straniero e Migliori costumi a Piero Gherardi e sei Nastri d’Argento nel 1964. In foto: Federico Fellini sul set con Marcello Mastroianni e Sophia Loren

Mercoledì 3 giugno, I Vitelloni, la storia di quattro amici trentenni nell’eterna attesa di diventare adulti. Primo vero successo di Fellini, venne distribuito all’estero e portò alla ribalta Alberto Sordi, fino ad allora inviso ai distributori. E con lui Franco Fabrizi, Franco Interlenghi e Riccardo Fellini. 

Mercoledì 10 giugno, La Città Delle Donne, Marcello Mastroianni interpreta Snàporaz, un uomo che si invaghisce di una donna e decide di seguirla, ma finisce in un congresso di femministe agguerrite, nel castello di un santone dell’erotismo, in un tribunale dove le donne lo condannano e infine in un’arena in cui rischia il linciaggio. Un film sull’universo femminile, passione e ossessione del regista.

Il ciclo prosegue tutte le mattine da domenica 14 a sabato 20 giugno, con altri straordinari titoli del Cineasta, dalla sua prima regia Lo Sceicco Bianco, sino al commovente Ginger e Fred con Giulietta Masina e Marcello Mastroianni. Dal 24 giugno il ciclo riprende in terza serata e, per tre mercoledì, le notti di Rai Movie saranno illuminate dai titoli del “Faro” del cinema italiano: La Voce Della Luna, Il Satyricon, Il Casanova di Federico Fellini, l’episodio Toby Dammit di Tre Passi Nel Delirio, E La Nave Va, Prova D’Orchestra, Intervista e il documentario Block-Notes Di Un Regista.

Federico Fellini In Frames

La visione dei film sarà accompagnata da Federico Fellini in Frames, brevi pillole sulla carriera del Maestro realizzate dall’Istituto Luce con prezioso materiale di repertorio. La premiazione a Cannes con la Palma d’oro a La Dolce Vita, la consegna dell’Oscar per 8 ½, il dietro le quinte di numerosi film e molto altro.
fonte: redazione  www.cameralook.it

martedì 19 maggio 2020

Lirica: Riccardo Muti inaugura il Festival 2021 dell’Arena di Verona

"AIDA" In forma di concerto per il 150° anniversario dalla prima rappresentazione al Cairo nel 1871. Il Maestro Riccardo Muti dirigerà Aida di Giuseppe Verdi in forma di concerto in due serate straordinarie il 19 e 22 giugno 2021. 



Il Sovrintendente e Direttore Artistico Cecilia Gasdia è entusiasta ed onorata: “Il 24 dicembre 1871 all’Opera del Cairo andò in scena la Prima dell’Aida di Giuseppe Verdi e ricordare all’Arena di Verona quell’evento straordinario è stato un pensiero ricorrente fin dal primo giorno del mio mandato. 



La presenza del Maestro Riccardo Muti è il modo più elevato e formidabile per rendere omaggio a questo capolavoro nel 120° anniversario dalla morte di Giuseppe Verdi con due serate che passeranno alla storia come pietra miliare per l’Arena di Verona e il suo pubblico.

Sono profondamente grata al Maestro Riccardo Muti che ha voluto concedere la sua fiducia a tutti noi proponendoci con generosità questa eccezionale Aida in forma di concerto per dare sacrale concentrazione alla musica, accettando di tornare con la sua arte immensa all’Arena di Verona a 41 anni di distanza dalla sua unica presenza nell’anfiteatro veronese con una rara, indimenticata ed indimenticabile esecuzione della Messa di Requiem di Giuseppe Verdi il 7 agosto 1980, serata unica che fu dedicata alle vittime della fame e della violenza nel mondo e che avvenne solo 5 giorni dopo la strage di Bologna del 2 agosto 1980, assumendo la valenza di commovente ricordo delle vittime del doloroso evento.

La città di Verona, i lavoratori della Fondazione Arena e l’immenso pubblico si preparano con grande trepidazione e riconoscenza al ritorno del Maestro”.

“La direzione del grande Riccardo Muti è una di quelle eccellenze che come Presidente della Fondazione Arena di Verona mi inorgoglisce – sottolinea il Sindaco di Verona Federico Sboarina –. Da quando, tre anni fa, ho chiesto alla Fondazione l'innalzamento della qualità artistica, abbiamo avuto molti grandi artisti e grandi direttori, certo è che portare il Maestro dà un'emozione davvero speciale. La sua presenza per la serata inaugurale del Festival areniano 2021 è, indiscutibilmente, un onore per il pubblico areniano, che grazie a lui potrà assistere ad una esecuzione concertistica di Aida mai realizzata nell’anfiteatro veronese. Un binomio Muti e Arena, che unisce due nomi di fama internazionale nel più grande teatro all'aperto nel mondo. Per Verona è una straordinaria opportunità da offrire al nostro importante ed ampio pubblico e che ci permette di celebrare ad altissimo livello il titolo emblematico del nostro cartellone che è Aida, nel 150° anniversario dalla sua prima rappresentazione al Cairo, nel 1871. Uno spettacolo nello spettacolo, con un artista che ha incantato, nella sua lunga carriera, il pubblico dei più importanti palcoscenici del mondo. Un sentito ringraziamento al Maestro Muti che, a 41 anni di distanza dalla sua prima e, fino ad ora, unica esecuzione in Arena, ha accettato l’invito del Sovrintendente Gasdia segnando uno dei più sublimi momenti nella storia del nostro Festival dal 1913”. 
fonte: www.arena.it

Libri: "La vendetta veste Prada – Il ritorno del diavolo"

Da dove veniva? Andy si guardò intorno. Anche se il suono aumentava di intensità con il passare dei secondi, gli altri pedoni non sembravano averlo notato. Br-rrring! Br-rrring! Quella suoneria. L’avrebbe riconosciuta fino alla morte, anche se era stupita che facessero ancora dei telefoni che ce l’avevano. Non la sentiva da tanto tempo eppure… le tornò tutto in mente in su secondo. Sapeva cosa avrebbe visto ancora prima di tirare il telefono dalla borsa, ma quelle due parole sul display furono comunque uno shock: MIRANDA PRIESTLY.
Non avrebbe risposto. Non poteva”.



Era il 2004 quando Il diavolo veste Prada cominciò a conquistare le classifiche dei libri più venduti, un successo mondiale coronato dal sogno forse più ambito per un autore: arrivare al cinema. Per la trasposizione cinematografica vennero scelte due protagoniste d’eccezione, ovvero Anne Hathaway per interpretare Andy, e la mitica Meryl Streep per la diabolica Miranda. La vendetta veste Prada – Il ritorno del diavolo è il sequel che Lauren Weisberger ha voluto offrire alle sue fan, facendo nuovamente incrociare le due donne anni dopo.

 

La trama de La vendetta veste Prada

Andrea Sachs è una donna indipendente e di successo. Ha fondato una rivista di successo con Emily, antica rivale e oggi sua migliore amica oltre che socia, e sta per sposare uno degli scampoli più ambiti di New York, Max Harrison, un uomo affascinante e romantico, orgoglioso di avere accanto una ragazza come lei.
Quello che vive, dunque, è un momento magico e niente potrebbe rovinarlo. Oppure no? Basta uno squillo insistente del telefono, una suoneria mai dimenticata ed ecco accendersi un campanello d’allarme: nessuno volta le spalle a Miranda Priestly e ne esce indenne.

Eppure ne sono cambiate di cose da quando arrivò, pecorella fra i lupi, a Runway, la rivista di moda più in della Grande Mela, gestita dalla donna più diabolica che esista e che lei, Andy, aveva osato sfidare licenziandosi dal lavoro per il quale “milioni di ragazze ucciderebbero”. Ma di quei terribili mesi resta solo qualche incubo la notte e nulla più, forse la paura di incontrarla a qualche serata mondana…
Nonostante tutto, però, Andy ha il sentore che qualcosa di tremendo sia in arrivo e abbia la coda a punta….

 

Note sull’autrice de La vendetta veste Prada

Lauren Weisberger è nata in Pennsylvania, a Scranton. Il suo romanzo d’esordio, Il diavolo veste Prada, edito in Italia da Piemme, è diventato un best seller internazionale. Ha all’attivo anche altri libri come Al diavolo piace Dolce, Un anello da Tiffany e Il diavolo vola a Hollywood, tutti sul genere rosa.
fonte:  Scritto Da    www.recensionilibri.org

lunedì 18 maggio 2020

Astrid Kirchherr: è scomparsa la fotografa e musa dei Bestles all'inizio della loro carriera

Astrid Kirchherr la musa e  fotografa dei Beatles. Era un'artista tedesca innovativa che ha immortalato l’ascesa del gruppo dopo averli visti suonare ad Amburgo.

E' scomparsa nei giornio scorsi, ad 81 anni, ad 81 anni, Astrid Kirchherr la musa e  fotografa dei Beatles. Era un'artista tedesca innovativa che ha immortalato l’ascesa del gruppo dopo averli visti suonare ad Amburgo.

Lo scrittore dei Beatles Mark Lewisohn ha confermato la notizia su Twitter, pubblicando: “Intelligente, stimolante, innovativa, audace, artistica, sveglia, consapevole, bella, intelligente, amorevole ed edificante per molti. Il suo dono ai Beatles è stato incommensurabile."
 
Astrid influenzò lo stile rockabilly della band: le giacche di pelle, gli stivali alla texana e i capelli con la banana vennere sostituiti, grazie a lei, da giacca, camicia e cravatta, e tagli di capelli a caschetto.
La Kirchherr (Amburgo, 20 maggio 1938) incontra per la prima volta i Beatles nel 1960 al Kiserkeller, uno dei molti locali sulla Reeperbahn in cui le giovani band inglesi venivano messe sotto contratto a pochi marchi per suonare Rock’n’Roll tutta la notte ed intrattenere i molti soldati americani di stanza nella città dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
 
La Kirchherr all’epoca era studentessa al politecnico e assistente del celebre fotografo Reinhard Wolf, da cui stava imparando la fotografia, e venne a sapere della band grazie all’amico e allora fidanzato Klaus Voormann – che avrebbe in seguito disegnato la copertina del settimo album dei Beatles, Revolver. e suonato con John Lennon. 
Stuart Sutcliffe, da moltio considerato il Beatle dimenticato (leggi l'articolo) in seguito, si legò anche sentimentalmente alla Kirchherr al punto da chiederle di sposarla e lasciare la band per rimanere con lei ad Amburgo

Da allora i Beatles rimasero in quattro e presto Best venne sostituito da Ringo Starr. Sutcliffe sarebbe morto dopo appena due anni, mentre i Beatles stavano diventano un fenomeno di massa. (leggi l'articolo)

I Beatles e la Kirchherr però rimasero legati da profonda amicizia e la fotografa fu una delle poche che poté seguire la band anche negli anni successivi quando ormai erano all’apice della carriera, regalandoci scatti memorabili ma anche intimi e privati, tra vacanze rubate, e week end in giro per l’Europa.
La Kirchherr fu la prima ad immortalare i Beatles in un vero e proprio servizio fotografico posato, regalandoci scatti orami entrati nella storia ma che erano pressoché sconosciuti fino agli anni ’90, e inoltre fu l’unica fotografa ammessa sul set di “Hard Day’s Night”, il primo film della band.

Libri: "DISEGNARE ACCESSORI - Tutorial e creatività" di Manuela Brambatti e Fabio Menconi

Gli accessori sono una parte fondamentale del nostro guardaroba, capaci di arricchire anche il look più semplice. Ma come disegnarli in maniera corretta e in centinaia di varianti diverse?

Attraverso tanti tutorial e numerose tavole di ispirazione, questo volume vuole essere una guida per studenti e professionisti che desiderano esercitarsi e mettere alla prova la propria creatività nell’ideazione di questi piccoli oggetti del desiderio.

Un viaggio tra gli accessori più iconici e non solo, corredati da nozioni storiche e tecniche di disegno che guidano il lettore dallo schizzo alla colorazione finale.
Scarpe, borse, cinture, cappelli, occhiali e guanti sono analizzati nelle forme e nei materiali, offrendo un modo unico per imparare le tecniche e i trucchi del mestiere.

Manuela Brambatti, ex braccio destro di Gianni Versace e autrice dei disegni di questo libro, e il fashion designer Fabio Menconi confermano la loro professionalità consegnandoci questo vademecum, indispensabile per ideare e disegnare accessori di moda. In uscita a Luglio 2020 anche la versione in inglese e francese.
fonte: www.ikoneditrice.it

Semiotica e moda: come ci siamo vestiti in quarantena e quanto ne saremo influenzati

Semiotica e moda: il quadrato semiotico del vestire in quarantena. Come ci siamo vestiti in quarantena e quanto ne saremo influenzati

Durante la quarantena XChannel – la prima società di marketing e comunicazione crosscanale in Italia – ha condotto un’indagine per rispondere a questi interrogativi, analizzando attraverso i principi della semiotica e dell’antropologia il modo di vestire degli Italiani per lavorare da casa in smart working.

 

 L’indagine netnografica 

Semiotica e moda? Una combo insolita solo all’apparenza, che riesce ad individuare in maniera semplice ed efficace com’è cambiato (oppure no) il nostro modo di vestire mentre lavoriamo da remoto. Ma come si può rappresentare l’universo semantico della moda in quarantena? Attraverso un questionario netnografico (ovvero, costruito con il metodo etnografico e diffuso attraverso la rete) XChannel ha chiesto a un campione di utenti web, composto da uomini (44%) e donne (56%) di un’età compresa tra i 24 e i 50 anni, di rispondere. Ecco i risultati.

Il cambiamento in atto

La larghissima maggioranza del campione analizzato ha variato il suo modo di vestire. Lo ha fatto di modo da poter dichiarare senza dubbio il mutamento di costumi in atto. Più di 9 utenti su 10 (92%) ha dichiarato infatti che il proprio modo di vestire per lavoro è cambiato in questi due mesi di quarantena. Va tenuto conto che questo è stato per la maggioranza degli Italiani il primissimo approccio con il mondo e il modo di lavorare in smart working e da remoto.

 

Vestire in quarantena 

Ma quale (o quali) direttrici ha preso il cambiamento? La prima linea di tendenza è quella della comodità: vale per il 56% degli intervistati. Al secondo posto l’informalità: più di un quinto (21%) del campione pensa di essersi vestito più informale di prima. Al terzo posto c’è il vestirsi in maniera più sportiva. Ha risposto così il 17% dei partecipanti. Un dato che si parla con il boom di acquisti registrati online per tutti i prodotti utili a fare della casa una “nuova palestra”: tappetini da yoga, pesi, elastici.  

 

Dai meeting alla videoconferenza 

Queste direttrici di comodità, informalità, sportività come si sono intrecciate con la necessità di condurre meeting con colleghi, manager, fornitori, clienti?  Per la maggioranza di noi l’influenza si è fatta sentire eccome, anche negli incontri virtuali di lavoro: il 63% degli utenti si sono infatti vestiti in maniera diversa per le videoconferenze. Questo è un dato centrale: significa che i cambiamenti nel nostro modo di vestire in quarantena hanno già influenzato anche il nostro modo di presentarci agli altri, siano essi colleghi o clienti / fornitori.

 

Incontrarsi da remoto

Infatti è qui che prende forma la conclusione dello studio netnografico di XChannel. In videoconferenza infatti i comportamenti si polarizzano in maniera chiara, da un lato. Se una minoranza si presenta ancora in maniera formale (13%) quasi il triplo si sente a suo agio se informale, stile che certo ben si adatta allo strumento (33%). Emergono altri due tipi di mettersi davanti allo schermo e a favore di telecamera: il casual, che pesa quasi come l’informale (32%) e infine lo sportivo che è più piccolo (7%) ma che ben si parla con il trend casa=palestra della quarantena.

 

L’interpretazione semiotica

Per indagare le ragioni e le tendenze che hanno indotto il campione interrogato a dare queste risposte è stato utilizzato un approccio semiotico. Perché la semiotica? Perché la semiotica, che deve il suo nome al termine greco semeion, cioè “segno”, studia le relazioni tra il segno e la cosa a cui esso rimanda: un punto esclamativo su un cartello ci dice di prestare attenzione, l’emoji del cuore sta per amore. Con l’obiettivo di analizzare i risultati ottenuti è stato usato il quadrato semiotico che, individuata la categoria del vestire in quarantena, ha permesso di articolarla in quattro posizioni (attraverso tre diverse relazioni: contrarietà,  implicazione, negazione) che rappresentano anche, nemmeno a farlo apposta, alcuni dei più comuni “tipi” del presentarsi in quarantena agli altri, quando cioè entrano in gioco le regole dello stile, della moda e perché no dell’apparire. Ma vediamo come!

 

Il quadrato semiotico della quarantena

Le relazione di opposizione tra i “tipi” rappresentati da formale e informale è perfetta per partire. Proviamo a esplorare il campo semantico della relazione contrarietà/presupposizione tra il businessman IRRIDUCIBILE [formale] e il più flessibile TECHY [informale] (due modi di affrontare le videoconferenze da casa agli antipodi quanto d’immediata comprensione); da questa relazione si può derivare quella dei subcontrari ATHLEISURE [sportivo] versus la SUPER-COMFY [casual] (che a loro volta hanno un rapporto di implicazione oppure di contraddizione con i termini che li sovrastano). Il risultato è il quadrato semiotico di seguito.

Sembra complicato? In realtà non lo è, perché questo apparente groviglio di relazioni logiche identifica una mappa, una “topografia del senso”, quattro modi di attribuire valore ai codici che usiamo nel vestire, per svelarci agli altri per quello che siamo o che vogliamo comunicare di essere.

I tipi conseguenti sono individui molto ben definiti e immediatamente identificabili, che abbiamo tutti incontrato – virtualmente, s’intende, ma non troppo – in questi giorni di lockdown. Li incontreremo anche nel mondo fisico, ora che il peggio è alle spalle? Il buon senso direbbe di sì: fenomeni indotti a lungo e in un contesto per molti versi traumatico non possono che lasciare il segno. Soprattutto se si collocano nella direttrice di mutamenti ancora più ampi e strategici. Un esempio: il 69% dichiara di aver introdotto nella propria quotidianità la tuta, ma il trend degli sweatpants era in atto già da un paio di stagioni. E infatti alla domanda se il modo di vestire in quarantena avrà un impatto diretto e duraturo quasi un quinto degli intervistati ha risposto di sì.

D’altra parte è ovvio che tutti questi modelli, questi tipi, siano in costante mutamento, come lo è ogni segmento del mondo del fashion. Lungi dall’essere uno strumento rigido, il quadrato è uno strumento dinamico che permette analisi duttili quanto precise. Esattamente quello che serve per analizzare al meglio i fenomeni legati alla comunicazione. E anche alla moda.

La quarantena ha modificato il nostro modo di vestire per lavorare? E, se sì, i mutamenti introdotti sono qui per restare, almeno in parte? Quali effetti qualitativi dobbiamo aspettarci come conseguenza del boom quantitativo delle app per la videoconferenza e del loro utilizzo? Il nostro studio, che unisce antropologia e semiotica, ma che parte da assunti quantitativi e dai big data, è partito proprio con l’obiettivo di rispondere a queste domande” dice Federico Corradini, CEO di XChannel, che aggiunge: “La semiotica ha una lunga consuetudine con le ricerche sui trend e sulla moda, che parte da Barthes e passa attraverso Greimas e poi Floch. L’approccio netnografico come premessa alla costruzione del quadrato aggiunge un elemento quanti-qualitativo e profondità all’analisi condotta con il metodo ibrido, impuro, di XChannel”.
fonte: www.cinquecolonne.it  Scritto da Redazione CinqueColonne

Lgbt: Cosa è l’OSCAD, Osservatorio contro gli atti discriminatori

L'Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (OSCAD) è nato nel 2010, a seguito di un incontro tra l'allora prefetto di polizia Antonio Mangnelli e una delegazione di associazioni LGBT.

L’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (OSCAD) è nato nel 2010, a seguito di un incontro tra l’allora prefetto di polizia Antonio Mangnelli e una delegazione di associazioni LGBT.

Queste ultime chiedevano un aiuto alle forze di polizia a causa delle numerose aggressioni ai danni di membri della comunità che si stavano verificando molto frequentemente in quel periodo. L’OSCAD è nato da questo appello, a seguito dell’aver preso atto di una situazione di carenza di prevenzione e contrasto rispetto ai reati e crimini di odio.

 

Obiettivi dell’OSCAD

L’obiettivo principale dell’OSCAD è quello di contrastare l’under-reporting, ovvero la mancata denuncia, e favorire l’emersione del fenomeno degli hate crimes.
L’OSCAD ha una email alla quale tutti possono scrivere, dalle istituzioni al mondo associazionismo, dalle vittime di discriminazione ai testimoni di discriminazione.
La peculiarità di questo strumento è che le vittime possono scrivere anche in forma anonima. All’indirizzo oscad@dcpc.interno.it

 

Uno strumento speciale contro le discriminazioni

Nel nostro ordinamento non esiste denuncia in forma anonima e da questo punto di vista L’Oscad è uno strumento speciale. Strumento che vuole affrontare nello specifico le cause che possono portare all’under reporting, spesso dovuto alla paura di denunciare, e alla mancanza di fiducia nelle forze dell’ordine.

Una peruliarità dell’Oscad è che può funzionare da ponte rispetto alle associazioni, raccogliento le segnalazioni di chi si sente vittima di discriminazione e crimini di odio.
Appena l’associazione segnala un hate crimes, l’Oscad può contattare l’ufficio territoriale di competenza. Questo affinché si predisponga un ambimente accogliente per favorire la vittima alla denuncia del fatto.
In quest’ambito è importante che operino agenti di polizia informati sul tema dei crimini di odio contro l’omosessualità e l’identità di genere.
Oscad raccoglie annualmente dati relativi a reati di matrice discriminatoria, etnica, razziale, religiosi, e in base all’orientamento sessuale o identità di genere.

 

Il monitoraggio dei dati

Questi dati vengono elaborati anche dal database ufficiale delle forze di polizia. I dati raccolti da Oscad non hanno copertura normativa quindi non sono ufficiali ma solo statistici. Però permettono di far uscire dal cono d’ombra reati di matrice omotransfobica.
Durante gli anni il percorso di monitoraggio dell’Osservatorio si è affinato, portando ad avere una fotografia sempre più realistica della società. Contribuendo alla consapevolezza e prontezza sul fenomeno volte ad attuare politiche di prevenzione e contrasto sul problema.

Oscad inoltre organizza corsi di formazione e sensibilizzazione per gli operatori di polizia su questo fenomeno. Oltre all’under reporting Oscad vuole contrastare anche il problema dell’under recording.
Ovvero quei casi in cui la polizia non è formata per riconoscere un reato di pregiudizio e quindi non viene registrato come tale.
fonte:  Scritto da Dario Lapenta   www.cinquecolonne.it