domenica 8 settembre 2019

Venezia 76. Leone d’Oro a Joker

Alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia trionfa il cinema italiano. Coppa Volpi a Luca Marinelli e Ariane Ascaride, e tanta contentezza per un autore come Polanski. Per avere trionfato la sua storia artistica e non quella personale.

Familiare, psicologica, storica. Di grande impatto emotivo e attuale. Dopo un’apertura elegante e nostalgica con Le verità di Kore-Eda Hirokazu la 76esima Mostra del Cinema di Venezia chiude con The Burnt Orange Heresy di Giuseppe Capotondi, in cui il mondo dell’arte e della malavita si scontrano in un thriller neo-noir a tratti anche erotico.

A festeggiare questa notte è Todd Phillips con il film Joker, Leone d’Oro 2019. In un’edizione dall’inizio un po’ sospirato, a causa dalle dichiarazioni forti della Presidente di Giuria Lucrezia Martel su Roman Polanski, era impossibile fare un reale pronostico. Fino all’ultimo per le strade del Lido di Venezia regnava l’incertezza, anche se per il cinema italiano, sin dai giorni scorsi, arrivavano chiari segnali. Venezia 76 si conferma un’edizione particolare, al momento la penultima sotto la guida artistica di Alberto Barbera. Da qui partiranno alcuni film che andranno agli Oscar, tra tutti il Joker di Todd Phillips con il volto eclettico di Joaquin Phoenix, e altri avranno un indubbio e strepitoso successo online, su Netflix, come Marriage Story e The Laundromat. A fare la differenza sono stati in particolare due film: Ema di Pablo Larraín, un chiaro esempio di autore maturo e capace che vuole essere riconosciuto come tale ma che in questa circostanza ha osato troppo sulle estetica e poco sul contenuto; Ad Astra di James Gray, tanto atteso e tanto deludente, con un Brad Pitt sempre più bello ma dedicato a una storia non del tutto chiara e comprensibile. Anche qui bella estetica.

NOI ABBIAMO IL MARINAIO MARINELLI

Entrando nel vivo della cerimonia di premiazione… “E ora signori e signori è l’ora di cominciare”, dice una voce dolce e sospirata, quella di Alessandra Mastronardi Madrina di Venezia 76, insignita nei giorni scorsi del ruolo di Ambasciatrice Unicef Italia. In questa edizione della Mostra del Cinema trionfa un po’ di bel cinema italiano e non solo con la Coppa Volpi a Marinelli ma anche con il Premio speciale della giuria a La mafia non è più quella di una volta di Franco Maresco. A consegnare il premio a Marinelli è colui che lo ha consacrato sul grande schermo, il regista e giurato Paolo Virzì. “Sono un appassionato del talento di Luca. La sua forza ed energia, sensualità e genuinità hanno contagiato tutti”. E Marinelli nel ricevere la Coppa commenta: “È una emozione gigantesca e prima che vi rendiate contro dell’errore che avete fatto io vado avanti con i ringraziamenti. Vorrei ringraziare Pietro Marcello, il mio regista, per dedizione e il coraggio e per avermi ha lasciato scoprire la sua anima. Se ho questo premio tra le mani devo ringraziare Jack London che ha scritto di un marinaio che cercava la verità. Io dedico questo riconoscimento a tutte le persone che sono in mare e che fuggono da situazioni inumane. Viva l’umanità e viva l’amore”.


GLI ASSENTI E IL VILLAIN

Non è presente invece Maresco per prendere il suo riconoscimento, al suo posto il produttore. Cosa che accade anche per J’accuse di Roman Polanski. Al film che ha dato vita alla polemica iniziale va il Gran premio della giuria. Inevitabile un commento della Presidente di Giuria Lucrezia Martel: “i premi sono frutto di grandi dialoghi. Sono la presidente di una giuria democratica quindi non abbiamo avuto bisogno di unanimità per decidere. Polanski ha dimostrato di avere una visione molto interessante sul mondo”. Su questo film aggiunge e sottolinea Virzì: “si è parlato solo del film, della qualità del film, della tipologia usata dal regista su una storia appartenente ai libri di storia. Certe polemiche uscite sui giornali non hanno fatto parte della nostra giuria”. A vincere la 76esima Mostra di Venezia, anche con un po’ di sorpresa, è Joker. Un film che altro non è che un ritratto potentissimo del nostro tempo. Al suo interno c’è la ferocia, l’esclusione, l’instabilità mentale. Tantissimi i riferimenti bellissimi al cinema. Joker è una vera lettera d’amore al cinema. Il regista nel commentare il premio ha dichiarato: “ho visto il pubblico che sembra aver capito cosa volevamo dire. Sono sicuro che tutti hanno capito quello che abbiamo cercato di fare. Io e Phoenix siamo orgogliosissimi. Abbiamo avuto molte resistenze nel farlo ma siamo orgogliosi. È l’origine di una storia che distrugge un personaggio”. La Mostra del Cinema si chiude quindi con il trionfo di un grande film che riflette attentamente sugli eroi o sugli antieroi, mostrando un mondo attuale in cui il nemico non è l’uomo ma il sistema. Un film molto interessante per noi italiani e per gli Stati Uniti, che dal Lido di Venezia inizia il suo viaggio inevitabile verso l’attenzione mondiale.

 

TUTTI I PREMI DI VENEZIA 76

– LEONE D’ORO per il miglior film a: Joker
– GRAN PREMIO DELLA GIURIA a: J’accuse di Roman Polanski
– LEONE D’ARGENTO per la migliore regia a: Roy Andersson per About Endlessness
– COPPA VOLPI per la migliore attrice a: Ariane Ascaride per Gloria Mundi
– COPPA VOLPI per il miglior attore a: Luca Marinelli per Martin Eden
– PREMIO PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA a: No. 7 Cherry Lane
– PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA a: La mafia non è più quella di una volta di Franco Maresco
– PREMIO MARCELLO MASTROIANNI a un giovane attore emergente a: Toby Wallace per Babyteeth
– LEONE DEL FUTURO – PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA «LUIGI DE LAURENTIIS» a: You  Will Die at 20
– PREMIO ORIZZONTI PER IL MIGLIOR FILM a: Atlantis
– PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIORE REGIA a: Théo Court per Blanco en Blanco
– PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA ORIZZONTI a: Verdict
– PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIORE ATTRICE a: Marta Nieto per Madre
– PREMIO ORIZZONTI PER IL MIGLIOR ATTORE a: Sami Bouajila per Un fils
– PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA a: Revenir
– PREMIO ORIZZONTI PER IL MIGLIOR CORTOMETRAGGIO a: Darling
– PREMIO VENEZIA CLASSICI PER IL MIGLIOR DOCUMENTARIO SUL CINEMA a: Babenco
– PREMIO VENEZIA CLASSICI PER IL MIGLIOR FILM RESTAURATO a: Extase
– PREMIO MIGLIOR VR STORIA IMMERSIVA: Daughters of Chibok
– PREMIO MIGLIOR ESPERIENZA VR: A Linha
– PREMIO MIGLIORE STORIA VR: The Key
fonte: –Margherita Bordino www.artribune.com

Urbino ai tempi di Raffaello. La Galleria Nazionale delle Marche celebra l’artista in una mostra

È dedicata a Raffaello la mostra che il prossimo autunno verrà inaugurata al Palazzo Ducale di Urbino, un’indagine sull’ambiente, la cultura e gli artisti che hanno contribuito alla formazione del maestro rinascimentale

È dedicata a Raffaello Sanzio (Urbino, 1483 – Roma, 1520) Raffaello e gli amici di Urbino, mostra in programma dal 3 ottobre 2019 fino al 19 gennaio 2020 alla Galleria Nazionale delle Marche – Palazzo Ducale di Urbino. 

La città marchigiana celebra così, a 500 anni dalla sua scomparsa, l’artista rinascimentale a cui ha dato i natali, indagando la cultura e l’ambiente in cui Raffaello si formò, a partire dalla bottega del padre Giovanni Santi, per arrivare poi confronto con gli artisti impegnati alla Corte dei Montefeltro e nel Ducato. 

La mostra curata da Barbara Agosti e Silvia Ginzburg, come spiega il direttore della Galleria Nazionale delle Marche Peter Aufreiter, “indaga e racconta, per la prima volta in modo così compiuto, il mondo delle relazioni di Raffaello con un gruppo di artisti operosi a Urbino che accompagnarono, in dialogo ma da posizioni e con stature diverse, la sua transizione verso la maniera moderna e i suoi sviluppi stilistici durante la memorabile stagione romana”. 

Si rivela quindi fondamentale, per Raffaello, il ruolo giocato dagli umbri Pietro Perugino e Luca Signorelli nella sua formazione e nella prima fase di attività artistica, oltre all’influenza dei più maturi concittadini Girolamo Genga e Timoteo Viti, fino a giungere all’esperienza romana, sotto il pontificato di Leone X, periodo che vide Raffaello e la sua scuola gettare le basi per i successivi sviluppi della cultura figurativa urbinate. Ecco le immagini delle opere in mostra. 
fonte: Desirée Maida www.artribune.com

Lgbt: Indya Moore Makes History As First Trans Person to Cover Elle US

The 'Pose' star tells the harrowing story of their upbringing.

Indya Moore has cemented the major moment they are having right now as the June cover of Elle magazine. Having appeared as the face of Louis Vuitton, as well as Calvin Klein, the Pose star is now the first trans person to appear on the cover of the American version of Elle.

“Thank you for having me as your first experience covering a trans person,” Moore wrote to Elle in a tweet. “I know I will not be the last. So excited to see Elle leverage their platform to help other talent of trans [experience] find visibility, and the safe space to be acknowledged and vulnerable in this powerful way.”
Trans women like Valentina Sampaio and Lea T have all covered international versions of the publication in the past
In the accompanying feature, writer Jada Yuan explains that Indya is nonbinary and utilizes they/them pronouns. They allow the usage of “she,” most for the comfort of others who assume their pronouns due to how society discusses trans identities. But in the accompanying feature, Moore goes on to reveal a lot more about becoming the person they are today.

The story of many trans or queer people of color can be tragic tales that involve violence, poverty and sometimes exploitation. Moore’s tale includes it all. In the feature they detail how signs of femininity as a child prompted discipline from their Jehovah’s Witness, Latinx parents as they had been assigned male at birth. That discipline became so bad that Moore was relocated to the foster system.

“A lot of times, when parents over-discipline their children, especially when they’re queer, their intention isn’t to hurt them,” Moore said. “They think they’re saving their children from harm. But they don’t realize that they’re causing harm, that they’re doing to their kids exactly what they’re afraid of the world doing to them.”
Entering the foster system sent Moore in and out of group homes as well as foster homes. They also began attending the Bronx Community Pride Center where they met Dominique Jackson, a co-star on Pose and the first trans woman Moore had ever seen. After later being placed in a foster home with a guardian who was a trans woman, Moore started a regimen of hormones which they say improved their mood and relationship with their body. But when that guardian decided to stop supplying the hormones, Moore went elsewhere, finding themselves in a sex trafficking ring at 16.

“They told me I needed to do it continuously so that I could afford hormones,” she said. “I didn’t understand what sex trafficking was at the time. The language I knew was that they were, basically, my pimps. I was just a kid.” The experience subjected her to not only rape but other types of physical violence.
But as we know, it wasn’t the end of Moore’s story. They used social platforms like Instagram to share photos of themself and joined the House of Xtravaganza in the early 2000s. Those experiences got her cast in the independent film Saturday Church which led to her casting in Pose in addition to signing to the modeling agency IMG. And now, the multi hyphenate is experiencing a different style of living all together.
fonte:  By Mikelle Street  www.out.com