giovedì 1 dicembre 2022

Cinema > Chris Hemsworth scopre di avere il gene dell’Alzheimer: stop alla recitazione

Chris Hemsworth ha deciso di dire basta alla recitazione. Almeno per un po’.

L’attore interprete di Thor, il dio del tuono dell’Universo cinematico Marvel e protagonista di Extraction, film prodotto e distribuito dalla piattaforma streaming Netflix, si è imbarcato recentemente in un nuovo viaggio lavorativo. Hermsworth è infatti al centro di Limitless, la nuova docuserie di National Geographic: il tema centrale dello show è quello dell’invecchiare bene e come vivere più a lungo, approfittando delle nuove tecnologie e conoscenze.

Nel corso degli episodi, l’attore 39 enne, si è messo in gioco al 100%, come è suo solito fare, venendo a scoprire una notizia che l’ha portato a decidere di dire stop alla recitazione, almeno per il prossimo periodo.

Chris Hemsworth ha scoperto di avere il gene dell’Alzheimer.

Durante le riprese di Limitless, l’attore si è sottoposto ad una serie di analisi genetiche per vedere cosa gli prospetta il futuro. La sua composizione comprende due copie del gene APOE4, una proveniente dalla madre e l’altra dal padre, che gli studi hanno collegato a un maggior rischio di malattia di Alzheimer. Una persona su quattro è portatrice di una singola copia del gene, ma solo il 2-3% della popolazione le possiede entrambe, secondo uno studio del 2021 del National Institutes of Health.

Nel corso dell’intervista rilasciata a Vanity Fair, Chris Hemsworth ha voluto sottolineare che non si tratta di una diagnosi certa di Alzheimer, ma è motivo di preoccupazione, poiché la doppia presenza del gene lo colloca in una categoria di rischio molto più elevata di essere colpito dalla malattia (oltre al fatto di avere già un caso in famiglia):

La mia preoccupazione è stata quella di non voler manipolare la cosa e drammatizzarla in modo eccessivo, facendola diventare una sorta di buffa presa di empatia, o qualsiasi altra cosa, per intrattenere il pubblico“.

Secondo l’attore australiano questa notizia è “una benedizione“; potrà iniziare a prendere le giuste precauzioni, mantenendo in salute non solo il fisico ma soprattutto la mente. Ma come sono andate le cose, nel momento della scoperta?

“Mi hanno fatto tutti gli esami del sangue e una serie di test e il piano era quello di dirmi tutti i risultati davanti alla telecamera e poi parlare di come si può migliorare questo e quello. E Peter Attia, che è il medico della longevità in quell’episodio e che supervisiona gran parte dello show, ha chiamato Darren Aronofsky, creatore del documentario e gli ha detto: “Non voglio dirglielo davanti alla telecamera. Dobbiamo avere una conversazione fuori dal set e vedere se vuole che questo sia presente nello show”. È stato piuttosto scioccante perché mi ha chiamato e me l’ha detto.”

Ma non vi allarmate! Questa notizia non significa che Chris Hemsworth lascerà le scene e si ritirerà definitivamente dalla recitazione; il suo piano, ha spiegato, è scegliere con molta più cura i progetti futuri ai quali prenderà parte come, per esempio, il sequel di Mad Max: Furiosa.
Non ci resta che supportarlo e vedere i suoi prossimi progetti futuri!

fonte: di     www.hallofseries.com

Aids, Unicef: ogni giorno muoiono 301 bambini e adolescenti. Sono 850 i nuovi contagi nella fascia di età tra zero e 19 anni. Sono i dati diffusi in occasione della Giornata mondiale contro l'Aids

World AIDS Day in Nepal RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA/EPA
Ogni giorno muoiono 301 bambini e adolescenti (0-19 anni) per cause legate all'Aids e si verificano 850 nuovi contagi nella stessa fascia d'età.

Nonostante rappresentino solo il 7% di tutte le persone che convivono con l'Hiv, i bambini e gli adolescenti rappresentano il 17% - ovvero 110.000 - di tutte le morti legate all'Aids e il 21% - ovvero 310.000 - dei nuovi contagi da Hiv nel 2021. Le ragazze hanno un tasso di nuovi contagi da Hiv tre volte superiore rispetto ai loro coetanei maschi.

A livello globale, circa tre quarti (77%) dei nuovi contagi tra gli adolescenti avvengono tra le ragazze. Sono i dati del raporto dell'Unicef, "Addressing inequities in the global response. Children, adolescents and Aids in 2022", lanciato in occasione della Giornata Mondiale contro l'Aids che ricorre oggi.

La maggior parte dei decessi per Aids tra i bambini - spiega Unicef -si è verificata nell'Africa orientale e meridionale (47% del totale) e nell'Africa occidentale e centrale (39% del totale). Nell'Africa subsahariana, l'HIV rimane una delle principali cause di morte tra gli adolescenti, soprattutto a causa del ritardo nell'identificazione e nel trattamento degli adolescenti. 

Secondo le stime globali del 2021, solo 878.000 degli 1,68 milioni di bambini sotto i 15 anni con Hiv in tutto il mondo hanno ricevuto terapie antiretrovirali, il che significa una copertura del 52%. Inoltre, solo il 59% dei bambini (di età compresa tra 0 e 14 anni) che convivono con l'Hiv conosce il proprio stato, e, tra quelli in terapia, uno su cinque non è viralmente soppresso.

Questi dati sottolineano quanto i bambini - afferma Unicef - siano svantaggiati all'interno della comunità delle persone colpite dall'HIiv Sebbene anche le stime globali comparabili per gli adulti di 15 anni e più siano inferiori agli obiettivi, la copertura delle terapie antiretrovirali fra gli adulti è sostanzialmente migliore: l'86% degli adulti che convivono con l'Hiv conosce il proprio stato, il 76% è in trattamento con terapie antiretrovirali e, tra quelli in trattamento, il 92% è viralmente soppresso. 

Per Unicef, "per quanto drammatici, questi dati rappresentano un progresso rispetto alla situazione del 2010, quando si stimavano 320.000 nuovi contagi fra i bambini di età compresa tra 0 e 14 anni e 240.000 decessi per cause correlate all'Hiv in questa fascia di età".

fonte: Redazione ANSA ROMA  www.ansa.it  ANSA RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

mercoledì 30 novembre 2022

Cultura & Arte: riparte la Firenze Card

Nuovamente disponibile il pass museale ufficiale per scoprire il patrimonio culturale di Firenze e dell'area metropolitana

La Firenze Card compie 11 anni e torna a pieno regime dopo i vari stop and go legati al periodo Covid. È ripartita infatti la vendita dall’inizio di ottobre e con una novità: non ci sono costi aggiuntivi per la formula Restart, che consente al visitatore di riattivare online la card per 48 ore nell’arco di un anno. Chi fa qualche giorno di vacanza a Firenze ma poi ha intenzione di tornare e visitare altri musei, oppure chi soggiorna non solamente tre giorni ma fino a cinque, può quindi riattivare online il pass senza nessun costo, aggiungendo le ulteriori 48 ore in modalità digitale.

Firenze Card è il pass museale ufficiale per scoprire il patrimonio culturale di Firenze e dell'area metropolitana, costa 85 euro con 72 ore a disposizione per visitare i musei del circuito, prenotazione inclusa, è utilizzabile in formato fisico oppure digitale, con ingresso gratuito per i minori di 18 anni appartenenti al nucleo familiare del possessore della card. La Firenze Card comprende al momento 58 musei a Firenze e nell’area metropolitana. Si può acquistare online o in 13 punti vendita tra cui musei civici, musei statali e i tre infopoint Stazione, Cavour e Aeroporto.

Il servizio Firenze Card è gestito da Firenze Smart e promosso da Comune di Firenze, Direzione Regionale Musei della Toscana, Gallerie degli Uffizi, Galleria dell'Accademia di Firenze, Musei del Bargello, Opificio delle Pietre dure, Città Metropolitana di Firenze e Camera di Commercio di Firenze.

Tutte le informazioni sono sul sito ufficiale firenzecard.it

Cultura: da Van Gogh a Leonardo, passando per Rembrandt: torna l’album di figurine che celebra la storia dell’arte

Dal 13 dicembre torna nella sua quarta edizione l’album di figurine dedicato ai capolavori del mondo dell’arte

È ufficiale, Artonauti torna nelle edicole italiane con un nuovo album di sticker (il quarto) interamente dedicato al mondo dell’arte. Destinatari dell’iniziativa sono i più piccoli (bambini di età compresa tra i 7 e i 14 anni), invitati a completare la propria raccolta ispirata ai capolavori artistici del passato, anche se, dopo il successo delle precedenti edizioni, si prepara a conquistare fasce d’età anche più adulte.

L’album degli Artonauti sarà disponibile nelle edicole e online su www.artonauti.it a partire dal prossimo 13 dicembre. E sembra profilarsi come un originale strumento alternativo da affiancare a tomi e documentari, per un fantasioso viaggio alla scoperta della bellezza nell’arte.

Ecco che, sfogliando le pagine dell’album, i bambini, accompagnati dai protagonisti della saga Ale, Morgana e il cane Argo (00-Setter), potranno entrare in contatto diretto con i più grandi artisti della storia, apprendere le tradizioni e le leggende delle grandi civiltà, indagare i capolavori dell’architettura mondiale, in modo originale e divertente. Fulcro della narrativa del nuovo albo è la natura; distribuite in sessantotto pagine, le cinquantasei opere d’arte sono, infatti, ispirate ai quattro elementi naturali: terra, fuoco, vento e acqua.

Ideato da Daniela Re e Marco Tatarella, in collaborazione con Sightsavers Italia Onlus – associazione umanitaria che combatte la cecità dei bambini nelle zone più povere del mondo – , la quarta edizione dell’album degli Artonauti prende spunto dalla leggenda dell’anello di re Salomone e raccoglie anche diverse attività ludiche e multimediali a cui si accede tramite Qr code, che permettono di proseguire il viaggio nella storia dell’arte al di là dei confini della pagina.

Dagli artefatti dall’Antico Egitto alla Notte stellata di Van Gogh, passando per Zefiro, personificazione del vento che soffia da ponente in primavera nel grande dipinto di Botticelli e il mare raffigurato dei dipinti di Rembrandt, fino al fuoco che si sprigiona in tutta la sua forza nelle tele di William Turner, via via che i piccoli collezionisti ricomporranno l’album applicando nelle parti mancanti le figurine necessarie a completare l’opera, dovranno risolvere indovinelli, riconoscere le opere partendo dai dettagli, stimolando la memoria e la fantasia.

fonte: di  Elena Lazzerini  https://artness.it

Cinema: Simona Ventura, 'racconto gli ultimi 100 giorni di Pannella'. Documentario 'Marco inedito' in anteprima fuori concorso al TFF

L'uomo oltre il politico, un ritratto di Pannella attraverso immagini e audio inediti raccolti dal suo assistente degli ultimi 15 anni, Matteo Angioli.

E' 'Marco inedito: dagli ultimi cento giorni di Marco Pannella', secondo documentario diretto da Simona ventura, che sarà presentato in anteprima Fuori Concorso nella sezione Ritratti e Paesaggi al 40/o Torino Film Festival mercoledì 30 novembre (alle 16.30 al Cinema Romano).

Secondo lavoro di regia di Ventura - dopo Le 7 giornate di Bergamo - il documentario è stato realizzato a quattro mani con il suo compagno, Giovanni Terzi, che ne è ideatore e autore. La colonna sonora è un'opera originale di Saturnino Celani. La produzione è di Sive e VenturAcademy. Ad accompagnare il film al festival sarà presente la regista Simona Ventura. 

Nel 2016 Marco Pannella, in politica dal 1945, fondatore del Partito Radicale e guerriero in tante battaglie di libertà, decide di registrare in audio video gli ultimi 100 giorni della sua vita. Marco si fa aiutare da tre persone: Matteo Angioli, il suo assistente da 15 anni, Laura Harth, attivista radicale, e Mirella Parachini, compagna di una vita. 

Silvio Berlusconi, Vasco Rossi, Matteo Renzi, Franco Battiato, Renato Zero, Giorgio Napolitano, il Papa e tanti altri amici di Marco in quei 100 giorni ci sono stati e sono stati registrati. Con la regia di Simona Ventura, scritto da Giovanni Terzi, Francesco Boz, Matteo Angioli e Cecilia Keith, il documentario restituisce le parole e le emozioni inedite di quei momenti. 

"Attraverso i frammenti inediti degli ultimi 100 giorni di Marco Pannella -. spiega Simona Ventura - ho voluto trasmettere la passione con la quale ha vissuto tutta la sua vita. Il racconto è diviso in cinque capitoli: politica, religione, libertà, amore e vita. 

Ogni capitolo contiene un Marco inedito, un Marco che ho scoperto veramente solo durante la scrittura e il montaggio di questo documentario. Prima di cominciare avevo una domanda in testa: 'C'è differenza tra il Marco pubblico, quello della politica e delle lotte e il Marco più intimo?' Oggi sono convinta che la risposta sia no". 

fonte: Redazione ANSA  www.ansa.it  ANSA RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

Parla l'unico qatarino che ha fatto coming out pubblico: “La comunità Lgbtq+ in Qatar è in pericolo"

Nasser Mohamed ha ottenuto asilo negli Usa: "Infantino non sa – o sceglie di ignorare – che i gay sono fisicamente torturati". E durante i Mondiali "tutti sono sotto controllo"

La comunità Lgbtq+ in Qatar è in pericolo. Aiutate le persone che vogliono andare via a trovare asilo. E parlate con i governi dei vostri Paesi”.
 

E’ questo l’appello che arriva da Nasser Mohamed, l’unico qatarino ad aver fatto coming out in maniera pubblica. In foto: Nasser Mohamed, Qatar

Ha 35 anni. E 11 fa ha deciso di lasciare il proprio Paese per completare la propria formazione come medico negli Stati Uniti, ma anche per essere finalmente libero di dichiararsi pubblicamente omosessuale.

“Nel 2015 ho chiesto asilo perché sono gay, e mi è stato ufficialmente riconosciuto nel 2017, per ‘ragioni di orientamento sessuale’ “.
Tutta la sua famiglia è in Qatar: “Quando nel 2015 ho deciso di dire loro che sono gay, loro hanno interrotto ogni rapporto con me, mi hanno tagliato fuori dalla famiglia.
Quindi ora per me è impossibile tornare nel mio Paese. Perché la mia famiglia sa. Perché ora il mio orientamento sessuale è pubblico. E quindi sarei in pericolo”.
In Qatar l’omosessualità è considerata un reato.

“Nel mese di maggio ho deciso di rendere pubblico che sono gay perché la comunità Lgbtq+ in Qatar è realmente in pericolo. Se sei gay e vivi in Qatar o vivi nel silenzio o devi andare via. Io non sono l’unico ad essere andato via. Molte persone si sono rifugiate negli Stati Uniti, in Canada, in Germania.
Ho deciso di parlare pubblicamente perché fino a pochi mesi fa non esistevano rapporto ufficiali sul trattamento riservato agli omosessuali in Qatar. E anche la campagna di comunicazione della Fifa in vista dei mondiali non dice la verità, non racconta tutta la storia, non dice ciò che subiamo realmente.

Così quest’anno c’era l’opportunità per dire: ok, ci sono i mondiali in Qatar, ma voi dovete sapere anche quello che accade qui agli omosessuali e il motivo per cui noi continuiamo a scappare. Era una opportunità unica per far uscire dal silenzio il tema della persecuzione dei gay in Qatar.
Io ho parlato con il governo americano, con il Dipartimento di Stato, con alcuni governi europei. E alcuni realmente non sapevano qual è la situazione nel mio Paese. E questo ha permesso di inviare dei ricercatori. E ora finalmente esistono dei rapporti ufficiali. Dei documenti. Delle prove”.

Dicevi che anche altre persone sono scappate dal Qatar perché gay. Ma tu sei l’unico che parla pubblicamente. Perché?
“Anche altre persone stanno parlando. Ma preferiscono non mostrare il loro viso e il loro nome perché sono spaventati. Se le loro famiglie scoprono in quale Paese sono andati, corrono il rischio di essere raggiunti da loro per essere riportati in Qatar. Conosco casi in cui è successo. In particolare, a donne.

Nel mio caso, invece, io ho potuto parlare pubblicamente perché la mia famiglia ha deciso di non volerne sapere più nulla di me, di tagliarmi fuori. Non abbiamo più alcun tipo di rapporto. E questo mi ha dato la possibilità di fare coming out pubblicamente”.

In questo momento in Qatar ci sono migliaia di giornalisti. Perché fino ad ora nessuno della comunità Lgbtq+ ha parlato?
“In questo momento parlare con gay che ancora vivono in Qatar è impossibile. In vista dei Mondiali, il governo di Doha ha aumentato la cyber-sorveglianza su tutti i cittadini. Tutti sono sotto controllo. Anche le conversazioni provate vengono lette. E se un abitante del Qatar parla con un giornalista per qualunque motivo può essere accusato di ‘crimine informatico’, e per questo rischierebbe la prigione”.

Ma quando dopo la finale si spegneranno i riflettori, il rischio è che la persecuzione della Comunità Lgbtq+ tornerà nel silenzio.
“La speranza è che ora le organizzazioni per i diritti umani, i governi continuino a tenere accesa l’attenzione. Quella dei media andrà calando, lo sappiamo. Ma ora che esistono rapporti ufficiali speriamo che prosegua la pressione sul Qatar da parte di ong e governi stranieri”.

In occasione della conferenza stampa alla vigilia dei mondiali, il presidente della Fifa Gianni Infantino ha detto che ‘oggi si sente gay’. Cosa hai pensato ascoltando quel discorso?
“Quel discorso è così sbagliato. E’ così lontano dalla realtà. Dicendo ‘oggi mi sento qatarino, arabo, disabile, gay’, ha paragonato diversi tipi di discriminazione. Ma non c’è tra di loro alcuna analogia. Infantino non sa – o sceglie di ignorare – che i gay qatarini sono fisicamente torturati e alcuni hanno perso la vita per questo”.

Però, in quella occasione il responsabile dei rapporti con la stampa, Bryan Swanson, che era con lui ha detto pubblicamente di essere gay
“Nessuno nega che il Qatar tratti in maniera diversa i gay stranieri rispetto a quelli qatarini. Il Qatar ha sempre un doppio standard. Voi pensate che un americano o un britannico che lavora in Qatar venga minacciato come accade a un nepalese o un filippino? No.
Perché il Qatar ha un modo diverso di trattare le persone in base al Paese di provenienza e ai rapporto con i governi di quei Paesi.
Il Qatar non perseguita i gay di altri Paesi. Noi invece siamo vittime di una vera persecuzione”.

Quando eri in Qatar sei stato fidanzato?
“No. Allora vivevo nel silenzio. Perché era un rischio troppo grande. Esistevano chat per incontri, per appuntamenti. Ma già allora sapevo che erano frequentate anche dalla polizia che le usava per invididuare gay, e arrestarli quando si incontravano. E’ successo ad alcuni miei amici. Per questo non ho mai provato. Era un rischio troppo grande”.

Cosa può fare la comunità internazionale per la comunità Lgbtq+ del Qatar?
“Prima di tutto aiutare le persone. Se ci sono Paesi pronti ad ospitarle, aiutarle ad andare via.
Poi sostenere e diffondere il lavoro delle organizzazioni in difesa dei diritti umani che raccontano quello che accade nel mio Paese.
E, infine, parlare con i governi. Perché la diplomazia può fare molto”.

fonte: di Vittorio di Trapani, inviato a Doha  www.rainews.it

Cultura: Le 5 librerie (europee) più belle della storia del cinema (e tante curiosità)

Spesso, nel cinema, le librerie sono la location ideale per incontri speciali (romantici, ma non solo). Da Londra a Parigi, da “Notting Hill” a “Midnight in Paris” di Woody Allen, Cristina Prasso ha selezionato per IlLibraio.it alcune librerie europee (reali o frutto dell’immaginazione di registi e sceneggiatori) protagoniste di film di oggi e di ieri (e c’è anche l’Italia…) – Lo speciale, con tante curiosità

1 – Travel Book Company

Dove: A Londra
Appare in: Notting Hill (1999) di Richard Curtis
Proprietario: Hugh Grant (William Thacker)
Frequentata da: Julia Roberts (Anna Scott)

È il luogo in cui: Avviene il primo incontro fra Anna, star del cinema e William, libraio spiantato e un po’ eccentrico. E in cui si deciderà il futuro di entrambi…
Esiste davvero? Sì e no. Nel film, la libreria di William è su Portobello Road e, nella realtà, è stata prima un negozio di antiquariato, poi di mobili e infine di scarpe. Ma basta girare l’angolo e andare al numero 13 di Blenheim Crescent per trovare la diretta ispirazione per la libreria nel film. The Travel Bookshop è stata chiusa nel 2011 – dopo più di trent’anni di attività – ma adesso è stata riaperta e si chiama (ovviamente) The Notting Hill Bookshop.

2 – ?

Dove: A Parigi, nella Gare Montparnasse
Appare in: Hugo (2011) di Martin Scorsese
Proprietario: Monsieur Labisse (Christopher Lee)
Frequentata da: Hugo (Asa Butterfield), Isabelle (Chloe Moretz)
È il luogo in cui: Monsieur Labisse dà a Hugo una copia di Robin Hood, un romanzo molto amato dal padre, e presta libri a Isabelle, la nipote di Georges Méliès. E sarà grazie a Monsieur Labisse che Hugo scoprirà i segreti della Film Academy Library e dello stesso Méliès.
Esiste davvero? No. È stata ricostruita interamente in studio sotto la supervisione della scenografa Francesca Lo Schiavo. I volumi che la riempiono sono circa 40.000, tuttavia, dato che sarebbe stato troppo difficoltoso gestire una tale massa di carta, molti di essi non sono veri, bensì realizzati in fibra di vetro e poi dipinti.

libreria hugo cabaret scorsese

3 – Shakespeare and Company

Dove: A Parigi, in rue de la Bûcherie, 37
Appare in: Prima del tramonto (Before Sunset, 2004) di Richard Linklater
Proprietario: George Whitman (nel 2004)
Frequentata da: Jesse (Ethan Hawke) e Céline (Julie Delpy)
È il luogo in cui: Si ritrovano i protagonisti di Prima dell’alba (Before Sunrise, 1995): lui sta presentando This Time, il suo bestseller ispirato alla notte trascorsa a Vienna con Céline; lei vuole rivederlo e scoprire cos’è successo nei nove anni trascorsi da quell’incontro. E, prima del tramonto, molte cose accadranno…
Esiste davvero? Sì. È una delle librerie più famose di Parigi, specializzata in opere in lingua inglese. Considerata da sempre più un rifugio che una semplice libreria, ha ospitato negli anni innumerevoli scrittori e artisti, da Henry Miller ad Allen Ginsberg, seguendo quello che si può considerare il suo motto: «Non essere scortese con gli sconosciuti, potrebbero essere angeli sotto mentite spoglie».
Nota: Shakespeare and Company appare anche in Midnight in Paris (2011) di Woody Allen

4 – Marks & Co.

Dove: A Londra, all’84 di Charing Cross Road
Appare in: 84, Charing Cross Road (1987) di David Jones
Proprietario: Frank Doel (Anthony Hopkins)
Frequentata da: Helene Hanff (Anne Bancroft)
È il luogo in cui: Nel 1949, Frank riceve la lettera della newyorkese Helene, una bibliofila che cerca oscuri testi di letteratura inglese e che, da un’inserzione pubblicitaria, ha scoperto come Marks & Co. possa procurarglieli e spedirglieli a un costo non esorbitante. Una lettera che avvia una corrispondenza durata oltre vent’anni, durante i quali i due stringono una profonda amicizia senza incontrarsi mai.
Esiste davvero? Sì e no. Esiste ancora il palazzo a cinque piani che ospitava Marks & Co., ma il negozio è stato chiuso intorno al 1970. Al suo posto, al momento, c’è un ristorante. E soltanto una targa quasi invisibile ricorda che quello era il luogo in cui sorgeva la celebre libreria.

5- I quattro canti

Dove: A Genova, in piazza delle Scuole Pie
Appare in: Agata e la tempesta (2004) di Silvio Soldini
Proprietaria: Agata (Licia Maglietta)
Frequentata da: Nico (Claudio Santamaria)
È il luogo in cui: Il giovane Nico bacia Agata, alla fine di una lunga schermaglia nata dalla perplessità di Agata sul fatto che lui abbia letto tutti i libri che ha comprato. E, proprio in quel momento, squilla il telefono: il fratello di Agata, Gustavo, ha una rivelazione che cambierà la vita di entrambi…
Esiste davvero? No. «[È] un luogo inventato [dalla scenografa Paola Bizzarri], che però ha suscitato la curiosità dei genovesi al tempo delle riprese: la gente entrava per comprare libri ed era delusa quando scopriva che era tutto finto… magari esistesse una libreria così!» ha dichiarato all’epoca Silvio Soldini.

*L’autrice, grande appassionata di cinema, è direttore editoriale della casa editrice Nord

fonte:  *   www.illibraio.it