giovedì 12 novembre 2020

Libri: "Ugo. La vita, gli amori e gli scherzi di un papà di salvataggio"

"Ugo La vita, gli amori e gli scherzi di un papà di salvataggio" di Ricky Tognazzi  Gianmarco Tognazzi  Thomas Tognazzi  Maria Sole Tognazzi  

Ugo Tognazzi è stato una delle figure più significative del cinema italiano, ma anche una delle più poliedriche e artisticamente complesse, poiché ha spesso scelto per sé ruoli di confine, provocatori, scomodi, ruoli non solo difficili da interpretare, ma che erano soprattutto sfide lanciate al costume e alla morale della sua epoca.

Per tracciare il ritratto tanto professionale quanto privato di questo grande attore ci vengono in aiuto i ricordi dei suoi quattro figli, tutt’ora legatissimi alla sua memoria e alla sua eredità professionale, che grazie al loro privilegiato punto di vista riescono a offrire al nostro sguardo l’immagine inedita di una figura fondamentale e particolarissima del cinema italiano e al contempo quella di un padre con una grande passione per la cucina, che ama godere della compagnia dei suoi amici attori e registi e circondarsi della sua composita famiglia durante le feste di Natale.

fonte: www.railibri.rai.it

Cinema > Popoli e Religioni – TERNI FILM FESTIVAL: Premio Fuoricampo 2020 a “BAR GIUSEPPE” di Giulio Base

TERNI – E’ stato assegnato a Bar Giuseppe di Giulio Base, il premio Fuoricampo 2020. 

 

Il riconoscimento viene assegnato dai festival Tertio Millennio Film Fest di RomaReligion Today di Trento e Popoli e Religioni di Terni, al film italiano che ha saputo, meglio di ogni altro, rilanciare il tema del sacro, del divino, del trascendente e dell’invisibile; di ciò che per l’appunto normalmente si trova fuori campo.

Bar Giuseppe, interpretato da Ivano Marescotti, Virginia Diop e Nicola Nocella, è una rilettura in chiave contemporanea della natività, che vede protagonista un vedovo titolare di una stazione di servizio, che sposa una immigrata diciottenne.

“Calando la vicenda evangelica di Maria e Giuseppe nell’Italia disorientata di oggi – si legge nella motivazione del premio – Giulio Base costruisce un apologo sulla fraternità davvero coinvolgente, mai didascalico o enfatico, dallo stile semplice, piano, sorprendentemente pudico. Un invito appena sussurrato a fidarsi dell’altro, ad accoglierlo nel suo mistero, a vincere umanissime resistenze portatrici solo di infelicità. Ci si salva sempre insieme: la morale del film è cristallina. Il vero scandalo semmai è pensare di poterlo fare da soli”.

Il film, girato in gran parte in Puglia, è attualmente disponibile, grazie a Rai Cinema, su Rai Play.

Nato nel 2019 per iniziativa dei tre principali festival interreligiosi italiani, il premio Fuoricampo 2020 verrà annunciato ufficialmente domani,  mercoledì 11 novembre alle 21, nel corso della quinta serata del festival Popoli e Religioni 2020, che sarà trasmessa in diretta streaming sui profili youtube e facebook del festival di Terni.

Alla serata interverranno, oltre al regista Giulio Base, il presidente dell’Ente dello Spettacolo Davide Milani, il direttore del festival Religion Today Andrea Morghen e il direttore del festival Popoli e Religioni Arnaldo Casali.

La consegna del premio avverrà invece ad aprile sul palco del cinema Politeama di Terni, dove il film sarà proiettato.

Per seguire la diretta

https://www.facebook.com/PopolieReligioni

Canale youtube

https://www.youtube.com/channel/UCPFDgsQUPSwunciYIHMki_w

sito internet

www.ternifilmfestival.it

fonte:  www.vivoumbria.it

IL BLOG: “La regina degli scacchi” è il “Rocky” delle donne pensanti

Una miniserie da sette da guardare. C’è qualcosa di meglio, di più forte e inclusivo, di una Wonder Woman senza superpoteri? Ph: Netflix

Il titolo italiano, “La regina degli scacchi”, non è di quelli che allettino i renitenti alla scacchiera. 

Persino più scoraggiante suona il titolo originale, “The Queen’s Gambit”, riferito a un’apertura di gioco da manuale. Eppure questa miniserie in sette episodi che dal 23 ottobre impera su Netflix è diventata il ‘caso’ dell’anno.

La critica Usa, “Time” in primis, osanna unanime questo ‘prestige drama’ che resuscita la good tv, la tv di qualità. E che ci consegna una Wonder Woman a misura di un’era di segregazione virale come la nostra: né prodezze acrobatiche né effetti speciali, solo un prodigioso talento per un gioco indoor tradizionalmente dominato dai maschi. La sintesi più felice non è farina mia: “La regina degli scacchi” è il “Rocky” delle donne pensanti.

Era una sfida ambiziosa quella di conquistare le platee non-scacchiste all’eroina del romanzo breve di Walter Tevis, uscito nel 1983. Dopo Michael Apted e Bernardo Bertolucci, Heath Ledger si era candidato a portarlo sullo schermo. Non ci è riuscito, e sappiamo perché.  Ma la serialità offre possibilità di scavo psicologico precluse ai tempi brevi del cinema, e difficilmente le attrici opzionate negli anni - Molly Ringwald ed Ellen Page- avrebbero reso iconica la ragazza-prodigio Beth Harmon con l’impatto magnetico di Anya Taylor-Joy (sconosciuta ai più ma per poco, la vedremo nella nuova trasposizione di “Emma”, da Jane Austen).

Contano certo i talenti scomodati dal regista e sceneggiatore Scott Frank per cesellare atmosfere e dettagli, la consulenza eminente di Gary Kasparov, un production designer stellare come Uli Hanish, il mago di “Babylon Berlin”. Ma conta molto di più l’intensità umana del racconto: “c’è il mondo intero in 64 caselle”, come dice Beth-Anya, che nella miseria di un orfanatrofio del Kentucky trova tra torri, alfieri e pedoni il suo rifugio e la sua ossessione, il suo strumento di rabbia e riscatto.

Tra la fine degli anni ’50, con Harmon bimbetta chiusa e solitaria, e la fine degli anni ’60, con l’approdo al supremo torneo dei Grandi Maestri mondiali da campionessa strepitosamente abbigliata ‘d’epoca’ dal costumista Gabriele Binder, assistiamo a una metamorfosi sbalorditiva. Ma non è la fiaba di Cenerentola, non ci sono fate né principi, solo conflitto e competizione e dipendenza, dai tranquillanti propinati a manetta in orfanatrofio e dall’alcool ereditato dalla mamma adottiva. La conquista del trono è lastricata di perdite. La solitudine dei numeri primi?

In questa storia i padri scappano, tutti, e le madri restano, ma non sopravvivono abbastanza per essere casa, affetto, sicurezza. Il solo a svolgere il ruolo di padre è lo scontroso custode dell’orfanatrofio (Bill Camp). Spiando il suo passatempo segreto, in cantina, la ragazzina impara a sognare. E a vincere, anche se suderà sangue prima di poter ottenere  una scacchiera tutta sua. E’ una nerd povera ed emarginata, un genio femmina con una strada tutta in salita in uno sport di primedonne rigorosamente maschili. C’è qualcosa di meglio, di più forte e inclusivo, di una Wonder Woman senza superpoteri?

E’ l’intensità fuori norma di Anya Taylor-Joy a rendere palpitanti anche i lunghi silenzi delle partite. E un esercizio divertente per i cinefili è riconoscere tra gli sfidanti di Beth Harmon ( e compagni di strada e di letto, in seguito ) ex baby-attori cresciuti come Harry Melling, studente di magia con Harry Potter nella saga, e come il Thomas Brodie-Sangster di “Love Actually”e de “Il Trono di Spade”.

Mi sono bevuta “La regina degli scacchi” da binge-watcher, sette episodi tutti d’un fiato. Non mi chiedevo se avrebbe davvero scalato una vetta preclusa alle donne, la risposta è già nel titolo. Il focus non è il successo, è il come, il perché, i prezzi che paghi. Ma se un ‘prestige drama’ ha il pregio speciale di dispensarci da una seconda, una terza, e chissà quante altre stagioni di comodo sfruttamento, allora, e solo allora, evviva, è veramente perfetto. O dovrei dire : dà scacco matto ?

fonte: Teresa Marchesi   Journalist and filmmaker  www.huffingtonpost.it

Online Event: "Trans Day of Remembrance 2020" November 20th


An annual occasion to remember the trans people around the world who we have lost to transphobic violence.

 

About this Event

This event is for queer SFU/FIC students, and especially those students who identify as trans and non-binary and are multiply marginalised (e.g., BIPOC, disabled, low-income, etc.).

Join us on this night as we remember those in our community who have been taken from us this year, honour those who are still here, and find strength and hope in community. The event will be held on our Discord server.

What is Trans Day of Remembrance?

Transgender Day of Remembrance (TDOR) began in 1999 in response to the (unsolved) murder of a black trans woman, Rita Hester, whose identity was often misrepresented in local news reports. This remains a common occurrence in some media reporting today.

TDOR is held annually on November 20th and is an opportunity to sincerely remember the trans people around the world we have lost to transphobic, transmisogynistic, and racist violence, and to support the trans community they have left behind.

Event Schedule

  • 5:00-5:15: Check-in and welcome
  • 5:15-5:35: Reading of the names
  • 5:35-5:36: Minute's silence
  • 5:36-5:45: Break and reflection
  • 5:45-7:00: Cool-down and community resilience session with Islai from The Grounding Stone Counselling
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  •  Date and Time  Online Event REGISTER >> HERE

    Location : Online Event 

    fonte:  www.eventbrite.ca