Appuntamento sabato 23 giugno per un evento che da sempre fa discutere e che sarà accolto da una zona da tempo riconosciuta come gay friendly
Il Gay Pride nazionale 2012 si svolgerà a Viareggio.
In pratica, manca solo l'ufficialità, ma l'appuntamento sarà in Versilia nel weekend del 23 e 24 giugno, sabato e domenica.
L'annuncio era atteso dalla comunità lesbo, gay, bisex e transgender.
La Versilia ormai da tempo del resto si è imposta all'attenzione nazionale come area gay friendly, anche per la presenza di locali conosciuti non solo in Italia ma anche all'estero.
L'appuntamento, secondo i programmi, dovrebbe essere per la giornata del 23 con il corteo ormai tradizionale e che dovrebbe svolgersi in Passeggiata.
La sera ci sarà un concerto alla Marina di Torre del Lago, come illustra Regina Satariano, una delle personalità di riferimento della comunità Lgbt della Versilia.
fonte http://www.lanazione.it/toscana
Questo blog è un aggregatore di notizie, nasce per info e news dall'Italia e dal mondo, per la Danza, Teatro, Cinema, Fashion, Tecnologia, Musica, Fotografia, Libri, Eventi d'Arte, Sport, Diritti civili e molto altro. Ogni articolo riporterà SEMPRE la fonte delle news nel rispetto degli autori e del copyright. Le rubriche "Ritratto d'artista" e "Recensioni" sono scritte e curate da ©Lisa Del Greco Sorrentino, autrice di questo blog
sabato 31 marzo 2012
Lgbt: Porpora Marcasciano in un’intervista a Klauscondicio “Se le trans fanno i nomi chiudono Camera e Senato”
“Se parliamo noi cade il governo e la casta va a casa”.
I “noi” con questo potere sarebbero, secondo uno dei loro rappresentanti, il presidente del Mit Porpora Marcasciano, i transessuali.
In un’intervista a Klauscondicio, il programma di Klaus Davi trasmesso in streaming su Youtube, infatti, Marcasciano spiega che il 30% di senatori e deputati è frequentatore di trans e che, se uscissero i nomi, “ci sarebbero dimissioni in massa di senatori e deputati per manifesta ipocrisia”.
Il presidente del Movimento italiano transessuali si dice sicuro: “Se solo ci mettessimo a rivelare chi, fra i politici, ci frequenta, cadrebbe il governo. Basta ai continui attacchi ai gay e soprattutto basta alla transfobia, che è così cara a una certa politica.
Non è mai accaduto che una sola trans rivelasse il nome dei propri frequentatori. Se mai dovesse accadere, se le trans facessero i nomi dei politici che le corteggiano o le frequentano, chiuderebbero Camera e Senato e, di conseguenza, cadrebbe il Governo.
Saremmo di gran lunga più incisivi dell’opposizione di Antonio Di Pietro e di Bossi nel mandare la Casta a casa”.
L’unico modo, però, per le trans sarebbe quello di fare i nomi. Un modo non esattamente a costo zero, visto che, ammette Marcasciano “l’outing determinerebbe un tracollo del mercato e quindi un enorme danno economico per chi esercita la prostituzione che comunque, sia chiaro, rappresenta solo una parte del mondo trans”.
C’è di peggio. Secondo il presidente del Mit la morte del trans Brenda (coinvolta nel caso di Piero Marrazzo) insegna: ”Una rivelazione dei gusti dei politici metterebbe in pericolo la vita delle trans. Bisognerebbe stare molto attente , nel senso che di omicidi, di sparizioni nel mondo trans ce ne sono. L’Italia detiene il primato in Europa per gli omicidi di persone transessuali. Tutte le trans sanno bene quanto rischiano quando escono fuori i nomi. Come abbiamo visto con il caso di Via Gradoli”.
fonte http://www.blitzquotidiano.it/video/porpora-marcasciano-trans-camera-senato-1169568/
I “noi” con questo potere sarebbero, secondo uno dei loro rappresentanti, il presidente del Mit Porpora Marcasciano, i transessuali.
In un’intervista a Klauscondicio, il programma di Klaus Davi trasmesso in streaming su Youtube, infatti, Marcasciano spiega che il 30% di senatori e deputati è frequentatore di trans e che, se uscissero i nomi, “ci sarebbero dimissioni in massa di senatori e deputati per manifesta ipocrisia”.
Il presidente del Movimento italiano transessuali si dice sicuro: “Se solo ci mettessimo a rivelare chi, fra i politici, ci frequenta, cadrebbe il governo. Basta ai continui attacchi ai gay e soprattutto basta alla transfobia, che è così cara a una certa politica.
Non è mai accaduto che una sola trans rivelasse il nome dei propri frequentatori. Se mai dovesse accadere, se le trans facessero i nomi dei politici che le corteggiano o le frequentano, chiuderebbero Camera e Senato e, di conseguenza, cadrebbe il Governo.
Saremmo di gran lunga più incisivi dell’opposizione di Antonio Di Pietro e di Bossi nel mandare la Casta a casa”.
L’unico modo, però, per le trans sarebbe quello di fare i nomi. Un modo non esattamente a costo zero, visto che, ammette Marcasciano “l’outing determinerebbe un tracollo del mercato e quindi un enorme danno economico per chi esercita la prostituzione che comunque, sia chiaro, rappresenta solo una parte del mondo trans”.
C’è di peggio. Secondo il presidente del Mit la morte del trans Brenda (coinvolta nel caso di Piero Marrazzo) insegna: ”Una rivelazione dei gusti dei politici metterebbe in pericolo la vita delle trans. Bisognerebbe stare molto attente , nel senso che di omicidi, di sparizioni nel mondo trans ce ne sono. L’Italia detiene il primato in Europa per gli omicidi di persone transessuali. Tutte le trans sanno bene quanto rischiano quando escono fuori i nomi. Come abbiamo visto con il caso di Via Gradoli”.
fonte http://www.blitzquotidiano.it/video/porpora-marcasciano-trans-camera-senato-1169568/
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Lgbt Arcilesbica: Giordana Curati è la vice-presidente nazionale
Si è concluso il 25 marzo scorso a Milano il VI Congresso Nazionale di ArciLesbica che ha eletto presidente nazionale la bolognese Paola Brandolini mentre la napoletana Giordana Curati è stata eletta vice presidente.
Il Congresso, a cui anno partecipato le delegate di circa 20 circoli locali, ha approvato le linee politiche del prossimo triennio individuando nelle elezioni politiche del 2013, la prima scadenza in vista della quale rafforzare l’impegno dell’associazione per il recepimento da parte delle forze politiche, di una piattaforma che vuole piena parità di diritti per lesbiche, gay e trans.
Paolo Patanè, presidente di Arcigay Nazionale fa gli auguri alla nova dirigenza e, in vista del congresso del prossimo novembre, auspica l’avvio di una nuova stagione di impegno politico, civile e sociale che riporti al centro dell’attenzione di tutti e tutte la battaglia per l’acquisizione dei diritti e una rinnovata visibilità.
fonte http://www.napoligaypress.it
Il Congresso, a cui anno partecipato le delegate di circa 20 circoli locali, ha approvato le linee politiche del prossimo triennio individuando nelle elezioni politiche del 2013, la prima scadenza in vista della quale rafforzare l’impegno dell’associazione per il recepimento da parte delle forze politiche, di una piattaforma che vuole piena parità di diritti per lesbiche, gay e trans.
Paolo Patanè, presidente di Arcigay Nazionale fa gli auguri alla nova dirigenza e, in vista del congresso del prossimo novembre, auspica l’avvio di una nuova stagione di impegno politico, civile e sociale che riporti al centro dell’attenzione di tutti e tutte la battaglia per l’acquisizione dei diritti e una rinnovata visibilità.
fonte http://www.napoligaypress.it
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Lgbt: La deputata Santolini paragona etero e gay ai pedofili
Se il mondo della politica continua ad equiparare l’omosessualità alla pedofilia e alla perversione; se chi è al potere si ostina a considerarla una scelta e un gusto sessuale, ma non una condizione esistenziale o semplicemente un orientamento, non potranno mai esserci i pressupposti per una legge contro l’omofobia, prima che tutto il mondo accolga come legittime, giuridicamente e non solo, le coppie gay.
Questo, purtroppo, è un dato di fatto. Dopo l’appello di Vanity Fair al Ministro del Lavoro Elsa Fornero, iniziativa avallata, tra l’altro, dal tanto bello quanto bravo Raoul Bova, ci saremmo aspettati dichiarazioni diverse.
Ci sbagliavamo, però. Alla grande: l’ultima sparata viene dalla bocca di Luisa Santolini, onorevole dell’Udc, da sempre schierato su posizioni conservatrici, tradizionaliste e di forte chiusura rispetto alla comunità omosessuale
(per quanto la bella faccia di Casini possa far pensare a tutto il contrario).
‘L’omosessualità, ha così esordito la parlamentare nel corso del dibattito sulla legge anti-omofobia, è un orientamento sessuale come tanti altri: c’è chi è gay, poi c’è chi è etero, e poi c’è chi è pedofilo‘.
Vien da farsi una risata e, se non fossimo stati abituati a tante altre perle, avremmo senz’altro stentato a crederci. Queste dichiarazioni, però, sono reali e hanno sortito un certo effetto nell’ambito del dibattito in aula.
Anna Paola Concia, infatti, è subito intervenuta, sottolineando che i due tipi di orientamento non hanno niente a che vedere con quella che è ritenuta una vera e propria malattia.
La discussione si è esaurita con poche battute, ma, visto che le principali agenzie di stampa le hanno dato peso, dubitiamo che qualcun altro non interverrà nuovamente per dire la sua.
Perché no, anche lo stesso Scilipoti, che, già incommentabile di suo, ha recentemente definito gli omosessuali come ‘viziosi’, ‘animaleschi’ e grandi vittime di ‘scompensi emotivi’:
"Occorre distinguere, ha così esordito il politico negli ultimi giorni, invitando i gay a farsi curare. Esistono casi organici, dovuti a difetto dei cromosomi che portano persone con apparato genitale maschile ad avere testa di donna e in questo caso è possibile parlare di patologia, ma non è possibile fare nulla in termini di guarigione. Viceversa, chi lo fa per vizio, o per una scelta animalesca e contro natura, o per ragioni di scompenso emotivo, può guarire e tornare alla vita normale. Mi riferisco, per maggior cautela, ai viziosi."
Risulta difficile poter credere che la difesa di una minoranza come la nostra, che poi tanto minoranza non lo è più, sia in mano a cantanti come Madonna (che rischia l’arresto in Russia) e Lady Gaga, ma non solo, piuttosto che essere uno tra i principali problemi dello stato, di cui, forse, qualcuno ha smarrito il senso, tra una cena e l’altra. I fatti, purtroppo, stanno proprio così.
Scriveva Thomas Hobbes nella sua opera più famosa Il Leviatano:
"Io autorizzo e cedo il mio diritto di governare me stesso a quest’uomo o a questa assemblea di uomini, a questa condizione, che tu gli ceda il tuo diritto, e autorizzi tutte le sue azioni in maniera simile. Fatto ciò, la moltitudine così unita in una persona viene chiamata uno stato, in latino civitas. Questa è la generazione di quel grande Leviatano o piuttosto – per parlare con più riverenza – di quel Dio mortale, al quale noi dobbiamo, sotto il Dio immortale, la nostra pace e la nostra difesa…"
L’esatta descrizione della politica degli ultimi quindici anni, non c’è che dire. Nell’attesa che tutto cambi, speriamo che qualcuno insegni ai parlamentari cos’è l’omosessualità e, soprattutto, che essere diversi non significa essere né malati né pedofili.
fonte http://www.gaywave.it/articolo/la-deputata-santolini-paragona-etero-e-gay-ai-pedofili/38575/
Questo, purtroppo, è un dato di fatto. Dopo l’appello di Vanity Fair al Ministro del Lavoro Elsa Fornero, iniziativa avallata, tra l’altro, dal tanto bello quanto bravo Raoul Bova, ci saremmo aspettati dichiarazioni diverse.
Ci sbagliavamo, però. Alla grande: l’ultima sparata viene dalla bocca di Luisa Santolini, onorevole dell’Udc, da sempre schierato su posizioni conservatrici, tradizionaliste e di forte chiusura rispetto alla comunità omosessuale
(per quanto la bella faccia di Casini possa far pensare a tutto il contrario).
‘L’omosessualità, ha così esordito la parlamentare nel corso del dibattito sulla legge anti-omofobia, è un orientamento sessuale come tanti altri: c’è chi è gay, poi c’è chi è etero, e poi c’è chi è pedofilo‘.
Vien da farsi una risata e, se non fossimo stati abituati a tante altre perle, avremmo senz’altro stentato a crederci. Queste dichiarazioni, però, sono reali e hanno sortito un certo effetto nell’ambito del dibattito in aula.
Anna Paola Concia, infatti, è subito intervenuta, sottolineando che i due tipi di orientamento non hanno niente a che vedere con quella che è ritenuta una vera e propria malattia.
La discussione si è esaurita con poche battute, ma, visto che le principali agenzie di stampa le hanno dato peso, dubitiamo che qualcun altro non interverrà nuovamente per dire la sua.
Perché no, anche lo stesso Scilipoti, che, già incommentabile di suo, ha recentemente definito gli omosessuali come ‘viziosi’, ‘animaleschi’ e grandi vittime di ‘scompensi emotivi’:
"Occorre distinguere, ha così esordito il politico negli ultimi giorni, invitando i gay a farsi curare. Esistono casi organici, dovuti a difetto dei cromosomi che portano persone con apparato genitale maschile ad avere testa di donna e in questo caso è possibile parlare di patologia, ma non è possibile fare nulla in termini di guarigione. Viceversa, chi lo fa per vizio, o per una scelta animalesca e contro natura, o per ragioni di scompenso emotivo, può guarire e tornare alla vita normale. Mi riferisco, per maggior cautela, ai viziosi."
Risulta difficile poter credere che la difesa di una minoranza come la nostra, che poi tanto minoranza non lo è più, sia in mano a cantanti come Madonna (che rischia l’arresto in Russia) e Lady Gaga, ma non solo, piuttosto che essere uno tra i principali problemi dello stato, di cui, forse, qualcuno ha smarrito il senso, tra una cena e l’altra. I fatti, purtroppo, stanno proprio così.
Scriveva Thomas Hobbes nella sua opera più famosa Il Leviatano:
"Io autorizzo e cedo il mio diritto di governare me stesso a quest’uomo o a questa assemblea di uomini, a questa condizione, che tu gli ceda il tuo diritto, e autorizzi tutte le sue azioni in maniera simile. Fatto ciò, la moltitudine così unita in una persona viene chiamata uno stato, in latino civitas. Questa è la generazione di quel grande Leviatano o piuttosto – per parlare con più riverenza – di quel Dio mortale, al quale noi dobbiamo, sotto il Dio immortale, la nostra pace e la nostra difesa…"
L’esatta descrizione della politica degli ultimi quindici anni, non c’è che dire. Nell’attesa che tutto cambi, speriamo che qualcuno insegni ai parlamentari cos’è l’omosessualità e, soprattutto, che essere diversi non significa essere né malati né pedofili.
fonte http://www.gaywave.it/articolo/la-deputata-santolini-paragona-etero-e-gay-ai-pedofili/38575/
Lgbt Salerno: Oggi 31 marzo il convegno "Identità violate" a partire dalle ore 17.00
Si svolgerà sabato 31 marzo presso il Salone Bottiglieri di Palazzo Sant’Agostino, sede della Provincia di Salerno, il convegno “Diritto e discriminazione: Norme a tutela delle identità violate”.
Al convegno interverranno la Dott.ssa Giuseppina Esposito (Assessorato alle Pari Opportunità, Provincia di Salerno), la Dott.ssa Martina Castellana (Commissione Pari Opportunità, Provincia di Salerno), Alfonsina De Filippis (Associazione FRIDA), il Prof. Adalgiso Amendola e il Dott. Francesco Napoli (UNISA), l’Avv. Enrico Detta (UNAR, Dipartimento Pari Opportunità).
Modera Antonio Di Giovanni (Assogiornalisti Cava Costa D’Amalfi).
Il Convegno si terrà a partire dalle ore 17.00.
Palazzo Sant’Agostino si trova in Piazza Cavour a Salerno.
Per i partecipanti sono previsti un attestato di partecipazione e 3 crediti formativi dell’Ordine degli Avvocati di Salerno.
fonte http://www.napoligaypress.it
Al convegno interverranno la Dott.ssa Giuseppina Esposito (Assessorato alle Pari Opportunità, Provincia di Salerno), la Dott.ssa Martina Castellana (Commissione Pari Opportunità, Provincia di Salerno), Alfonsina De Filippis (Associazione FRIDA), il Prof. Adalgiso Amendola e il Dott. Francesco Napoli (UNISA), l’Avv. Enrico Detta (UNAR, Dipartimento Pari Opportunità).
Modera Antonio Di Giovanni (Assogiornalisti Cava Costa D’Amalfi).
Il Convegno si terrà a partire dalle ore 17.00.
Palazzo Sant’Agostino si trova in Piazza Cavour a Salerno.
Per i partecipanti sono previsti un attestato di partecipazione e 3 crediti formativi dell’Ordine degli Avvocati di Salerno.
fonte http://www.napoligaypress.it
venerdì 30 marzo 2012
Firenze: Teatro della Limonaia "MUOIO COME UN PAESE RESISTERE" di Dimitri Dimitriadis e di Barbara Nativi da stasera fino al 1° aprile ore 21
"MUOIO COME UN PAESE RESISTERE"
Teatro della Limonaia via Gramsci 426, 50019 Sesto Fiorentino
adattamento, scene e regia Dimitri Milopulos
con Marcella Ermini, Riccardo Naldini, Daniela D'Argenio
e con Filippo Angerame, Gianni Bertoli, Rossella Chirulli, Ludovica Fazio, Fabio H. A. Berens, Alessandro Paiano, Sonia Remorini, Maurizio Stefanizzi, Cosimo Strigaro, Federico Valeri e la partecipazione degli allievi della Scuola di Teatro Intercity
con la partecipazione straordinaria di Franca Sisti, e in registrazione Greta Milopulos e Silvia Guidi
assistente alla regia Iacopo Reggioli
collaborazione Alessandra Comanducci, Gianfranco Ruscigno, Vanni Cassori
traduzione di Muoio come un paese di Dimitri Milopulos e Barbara Nativi
Due testi che, per avere senso una volta uniti, devono essere messi in modo contrario nella sequenza in scena e nel titolo. Nasce così uno spettacolo in due parti, due mondi completamente diversi ma allo stesso tempo molto simili.
Resistere, il primo nella sequenza (ma secondo nel titolo), è un testo creato in due fasi (nel 1995 e nel 1999) da Barbara Nativi e basato su interviste a testimoni diretti dei vari avvenimenti accaduti a Sesto Fiorentino durante il periodo della Resistenza.
Tra le note di Barbara per il programma di sala dello spettacolo si legge:
“Siamo stati due mesi a fare incontri in teatro, o ad ascoltare gli attori, che si rannicchiavano su una sedia e ripercorrevano i racconti fatti dai loro nonni, dai genitori, dai vari intervistati, cercando di comunicarci anche il modo di quella narrazione: chi si era arrabbiato, chi si era commosso, chi sembrava ormai stanco, senza energie, chi si ostinava a negare tutto, anche la guerra.
E abbiamo deciso di non presentare soltanto il punto di vista dei migliori, di quelli che sono stati capaci di reagire e di mantenere una loro dignità in quella grande tragedia che furono la guerra e il fascismo. Non abbiamo messo in scena gli eroi. Né la Storia.
… Le varie voci si contraddicono, si completano, si ignorano: ognuno ricorda i suoi colori, i suoi sapori, e ci aiuta, crediamo, ad uscire da un rapporto puramente celebrativo con la resistenza, a strapparla al passato, e ritrovarvi dentro parti di noi.
…Resistere dentro, innanzi tutto, nelle coscienze, non abbandonarsi alla barbarie, al menefreghismo, alla pigrizia intellettuale; resistere come una strada da percorrere, sia da soli che in compagnia, in molti o in pochi, non importa.”
Muoio come un paese, il secondo nella sequenza (ma primo nel titolo), è un “disegno per un romanzo”, come indica il sottotitolo di quest’opera non dichiaratamente teatrale di Dimitri Dimitriadis, già rappresentata nel 2003 durante l’edizione Intercity Atene nei locali dell’Affratellamento, allora fatiscenti e inagibili.
Il testo è stato creato dall’autore durante il suo “esilio” a Parigi nel periodo della dittatura dei colonnelli in Grecia.
Da quel malessere nasce questo “sfogo” artistico di straordinaria intensità poetica, una metafora tra un paese e un corpo umano nel momento della più grande delle sofferenze: la malattia, il tormento, il dolore e forse la morte.
Il testo narra dunque quella che spesso viene chiamata “la fase finale”. Quando non si sopporta più. Quando si perde il controllo e logica e buon senso non esistono più. Quando carne e mente si uniscono per liberarsi da un peso insostenibile. Lì non esistono né nomi, né volti, né personalità.
Lì siamo soli, talmente soli che manchiamo anche noi stessi. È l’umiliazione estrema, la sconfitta, la fine. E’ il momento in cui l’anima ci abbandona per annegare nella fogna “quando il corpo non sopporta il peso di quell’ altro corpo…”.
È la fine di un ciclo. Ma dopo ogni fine (fino a prova contraria) arriva un nuovo inizio.
Muoio come un paese>Resistere dunque è un cerchio che si chiude.
Si parte da un racconto storico, realistico e locale per arrivare ad un altro surreale, allegorico e privo di confini territoriali.
In scena, oltre ad un cast di attori “storici” della Limonaia come Marcella Ermini, Riccardo Naldini e Daniela D'Argenio, tutta la “forza” giovane della struttura tanto amata da Barbara e cioè gli allievi di tutti i corsi della Scuola di Teatro Intercity pronti ad affrontare questa “fatica” non indifferente.
Dedicato a Barbara…
fonte: evento Creato da Dimitri Milopulos
Teatro della Limonaia via Gramsci 426, 50019 Sesto Fiorentino
adattamento, scene e regia Dimitri Milopulos
con Marcella Ermini, Riccardo Naldini, Daniela D'Argenio
e con Filippo Angerame, Gianni Bertoli, Rossella Chirulli, Ludovica Fazio, Fabio H. A. Berens, Alessandro Paiano, Sonia Remorini, Maurizio Stefanizzi, Cosimo Strigaro, Federico Valeri e la partecipazione degli allievi della Scuola di Teatro Intercity
con la partecipazione straordinaria di Franca Sisti, e in registrazione Greta Milopulos e Silvia Guidi
assistente alla regia Iacopo Reggioli
collaborazione Alessandra Comanducci, Gianfranco Ruscigno, Vanni Cassori
traduzione di Muoio come un paese di Dimitri Milopulos e Barbara Nativi
Due testi che, per avere senso una volta uniti, devono essere messi in modo contrario nella sequenza in scena e nel titolo. Nasce così uno spettacolo in due parti, due mondi completamente diversi ma allo stesso tempo molto simili.
Resistere, il primo nella sequenza (ma secondo nel titolo), è un testo creato in due fasi (nel 1995 e nel 1999) da Barbara Nativi e basato su interviste a testimoni diretti dei vari avvenimenti accaduti a Sesto Fiorentino durante il periodo della Resistenza.
Tra le note di Barbara per il programma di sala dello spettacolo si legge:
“Siamo stati due mesi a fare incontri in teatro, o ad ascoltare gli attori, che si rannicchiavano su una sedia e ripercorrevano i racconti fatti dai loro nonni, dai genitori, dai vari intervistati, cercando di comunicarci anche il modo di quella narrazione: chi si era arrabbiato, chi si era commosso, chi sembrava ormai stanco, senza energie, chi si ostinava a negare tutto, anche la guerra.
E abbiamo deciso di non presentare soltanto il punto di vista dei migliori, di quelli che sono stati capaci di reagire e di mantenere una loro dignità in quella grande tragedia che furono la guerra e il fascismo. Non abbiamo messo in scena gli eroi. Né la Storia.
… Le varie voci si contraddicono, si completano, si ignorano: ognuno ricorda i suoi colori, i suoi sapori, e ci aiuta, crediamo, ad uscire da un rapporto puramente celebrativo con la resistenza, a strapparla al passato, e ritrovarvi dentro parti di noi.
…Resistere dentro, innanzi tutto, nelle coscienze, non abbandonarsi alla barbarie, al menefreghismo, alla pigrizia intellettuale; resistere come una strada da percorrere, sia da soli che in compagnia, in molti o in pochi, non importa.”
Muoio come un paese, il secondo nella sequenza (ma primo nel titolo), è un “disegno per un romanzo”, come indica il sottotitolo di quest’opera non dichiaratamente teatrale di Dimitri Dimitriadis, già rappresentata nel 2003 durante l’edizione Intercity Atene nei locali dell’Affratellamento, allora fatiscenti e inagibili.
Il testo è stato creato dall’autore durante il suo “esilio” a Parigi nel periodo della dittatura dei colonnelli in Grecia.
Da quel malessere nasce questo “sfogo” artistico di straordinaria intensità poetica, una metafora tra un paese e un corpo umano nel momento della più grande delle sofferenze: la malattia, il tormento, il dolore e forse la morte.
Il testo narra dunque quella che spesso viene chiamata “la fase finale”. Quando non si sopporta più. Quando si perde il controllo e logica e buon senso non esistono più. Quando carne e mente si uniscono per liberarsi da un peso insostenibile. Lì non esistono né nomi, né volti, né personalità.
Lì siamo soli, talmente soli che manchiamo anche noi stessi. È l’umiliazione estrema, la sconfitta, la fine. E’ il momento in cui l’anima ci abbandona per annegare nella fogna “quando il corpo non sopporta il peso di quell’ altro corpo…”.
È la fine di un ciclo. Ma dopo ogni fine (fino a prova contraria) arriva un nuovo inizio.
Muoio come un paese>Resistere dunque è un cerchio che si chiude.
Si parte da un racconto storico, realistico e locale per arrivare ad un altro surreale, allegorico e privo di confini territoriali.
In scena, oltre ad un cast di attori “storici” della Limonaia come Marcella Ermini, Riccardo Naldini e Daniela D'Argenio, tutta la “forza” giovane della struttura tanto amata da Barbara e cioè gli allievi di tutti i corsi della Scuola di Teatro Intercity pronti ad affrontare questa “fatica” non indifferente.
Dedicato a Barbara…
fonte: evento Creato da Dimitri Milopulos
Lgbt: Famiglie di fatto? "Eccoci qui" Un sito a cui mandare le proprie foto
Un sito a cui mandare le proprie foto insieme.
Omosessuali o etero, con figli o senza.
E' la nuova idea on line lanciata dai Radicali insieme a diverse associazioni per i diritti civili e 'pezzi' di altri partiti.
Perché le istituzioni si decidano a cambiare registro
Nella capitale, su iniziativa di Radicali Roma e dell'associazione Certi Diritti, sta per partire un'iniziativa che potrebbe cambiare la nozione di famiglia utilizzata dal Comune per concedere agevolazioni e incentivi di tutti i tipi: una delibera di iniziativa popolare che chiede di tutelare e sostenere la "famiglia anagrafica", intesa come forma di convivenza stabile tra persone indipendentemente dal sesso, dall'orientamento sessuale e perfino dal tipo di legame affettivo che esiste tra di loro, che non dovrà necessariamente essere di tipo "amoroso" ma potrà spingersi fino ad altri tipi di legame, purché caratterizzati da una convivenza di fatto e un vincolo affettivo.
All'iniziativa hanno aderito, ad oggi, diverse associazioni e realtà politiche: Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, SEL Regionale, SEL Roma Area metropolitana, Forum queer SEL, UAAR Roma, Giovani IDV, CGIL Nuovi Diritti Roma, Arcigay Roma, Gay Center, Consulta romana per la laicità delle istituzioni, Arcilesbica Roma, Agedo Roma, Roma Rainbow Choir, QueerLab, PianetaQueer.it, Famiglie Arcobaleno, Yellow Sport, Fondazione Massimo Consoli, Gayroma.it, DiGayProject, Luiss Arcobaleno e molti altri.
Per promuovere l'iniziativa, in occasione del San Valentino, è stato creato un blog chiamato "Teniamo Famiglia" a questo link:
http://teniamofamiglia.blogspot.com/
a cui chiunque voglia farlo potrà inviare una foto della propria famiglia, sia essa di fatto o fondata sul matrimonio, eterosessuale o omosessuale, per "mettere la faccia" sulla campagna.
In attesa di poterci mettere anche la firma: perché tra pochi giorni inizierà la raccolta delle firme necessarie per poter presentare la delibera al Comune di Roma.
Delibere analoghe sono state già approvate nel 2010 a Torino e nei giorni scorsi a Napoli, mentre una raccolta di firme sulla stessa proposta sta per partire anche a Milano.
Le reazioni politiche non sono mancate: Gianni Alemanno e Renata Polverini si sono affrettati a precisare, sbagliando che la materia non è di loro competenza perché riguarda il Parlamento nazionale: sta di fatto, però, che con queste delibere si chiede proprio a istituzioni locali quali il Comune e la Regione di adottare provvedimenti non discriminatori nei confronti di tutte le unioni; cosa che riguarda, eccome, la loro competenza.
"A Roma l'obiettivo è di superare ampiamente le 5.000 firme richieste dalla legge", dice Riccardo Magi, segretario di Radicali Roma, "e di sollevare sulla questione un dibattito che vada ben oltre i confini romani e investa del problema anche le istituzioni nazionali, costringendo tutti i partiti a prendere finalmente una posizione chiara sulla questione".
Il sospetto, almeno per quello che riguarda certi partiti, e che sia proprio questo l'obiettivo più difficile.
fonte http://espresso.repubblica.it/ di Alessandro Capriccioli
Omosessuali o etero, con figli o senza.
E' la nuova idea on line lanciata dai Radicali insieme a diverse associazioni per i diritti civili e 'pezzi' di altri partiti.
Perché le istituzioni si decidano a cambiare registro
Nella capitale, su iniziativa di Radicali Roma e dell'associazione Certi Diritti, sta per partire un'iniziativa che potrebbe cambiare la nozione di famiglia utilizzata dal Comune per concedere agevolazioni e incentivi di tutti i tipi: una delibera di iniziativa popolare che chiede di tutelare e sostenere la "famiglia anagrafica", intesa come forma di convivenza stabile tra persone indipendentemente dal sesso, dall'orientamento sessuale e perfino dal tipo di legame affettivo che esiste tra di loro, che non dovrà necessariamente essere di tipo "amoroso" ma potrà spingersi fino ad altri tipi di legame, purché caratterizzati da una convivenza di fatto e un vincolo affettivo.
All'iniziativa hanno aderito, ad oggi, diverse associazioni e realtà politiche: Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, SEL Regionale, SEL Roma Area metropolitana, Forum queer SEL, UAAR Roma, Giovani IDV, CGIL Nuovi Diritti Roma, Arcigay Roma, Gay Center, Consulta romana per la laicità delle istituzioni, Arcilesbica Roma, Agedo Roma, Roma Rainbow Choir, QueerLab, PianetaQueer.it, Famiglie Arcobaleno, Yellow Sport, Fondazione Massimo Consoli, Gayroma.it, DiGayProject, Luiss Arcobaleno e molti altri.
Per promuovere l'iniziativa, in occasione del San Valentino, è stato creato un blog chiamato "Teniamo Famiglia" a questo link:
http://teniamofamiglia.blogspot.com/
a cui chiunque voglia farlo potrà inviare una foto della propria famiglia, sia essa di fatto o fondata sul matrimonio, eterosessuale o omosessuale, per "mettere la faccia" sulla campagna.
In attesa di poterci mettere anche la firma: perché tra pochi giorni inizierà la raccolta delle firme necessarie per poter presentare la delibera al Comune di Roma.
Delibere analoghe sono state già approvate nel 2010 a Torino e nei giorni scorsi a Napoli, mentre una raccolta di firme sulla stessa proposta sta per partire anche a Milano.
Le reazioni politiche non sono mancate: Gianni Alemanno e Renata Polverini si sono affrettati a precisare, sbagliando che la materia non è di loro competenza perché riguarda il Parlamento nazionale: sta di fatto, però, che con queste delibere si chiede proprio a istituzioni locali quali il Comune e la Regione di adottare provvedimenti non discriminatori nei confronti di tutte le unioni; cosa che riguarda, eccome, la loro competenza.
"A Roma l'obiettivo è di superare ampiamente le 5.000 firme richieste dalla legge", dice Riccardo Magi, segretario di Radicali Roma, "e di sollevare sulla questione un dibattito che vada ben oltre i confini romani e investa del problema anche le istituzioni nazionali, costringendo tutti i partiti a prendere finalmente una posizione chiara sulla questione".
Il sospetto, almeno per quello che riguarda certi partiti, e che sia proprio questo l'obiettivo più difficile.
fonte http://espresso.repubblica.it/ di Alessandro Capriccioli
Lgbt Cinema: "Les adieux à la reine" La storia di Maria Antonietta che amava le donne
Esce in questi giorni in Francia Les adieux à la reine (Addio mia regina), film di Benoit Jacquot con Diane Kruger nei panni della regina Maria Antonietta, questa volta in versione lesbica.
La Rivoluzione francese è alle porte. Maria Antonietta e Sidonie, la sua lettrice (interpretata da Léa Seydoux), sono molto “intime”, talmente tanto che la regina le confida il suo grande amore per la duchessa di Polignac e le chiede di aiutarla a far scappare la sua amata da Versailles.
Sidonie spinta da una totale devozione nei confronti della sovrana, che sfiora l’innamoramento, accetta.
Ormai su Maria Antonietta è stato detto tutto e di più, pile e pile di bibliografie stipate negli archivi storici e nelle librerie di mezzo mondo.
Poi il cartone animato che ha segnato una generazione (ovviamente parlo di Lady Oscar), fino al film di Sofia Coppola in salsa indie-rock. Mancava solo la salsa lesbica, che eccola servita.
Per inciso, il film è tratto dall’omonimo libro della storica francese Chantal Thomas, dove le relazioni omosessuali sono solo accennate.
In effetti, le ipotesi sull’omosessualità della regina di Francia sono sempre circolate, anche se non esistono fonti davvero attendibili a confermarlo (molto più veritiere quelle su sua sorella Maria Carolina, si suppone fosse l’amante di Lady Hamilton).
Ma si sa, il cinema non ha bisogno della storiografia (e nemmeno degli storici) per raccontare delle belle storie. Speriamo solo che Les adieux à la reine ci riesca e che arrivi presto anche in Italia.
fonte http://lezpop.it/
La Rivoluzione francese è alle porte. Maria Antonietta e Sidonie, la sua lettrice (interpretata da Léa Seydoux), sono molto “intime”, talmente tanto che la regina le confida il suo grande amore per la duchessa di Polignac e le chiede di aiutarla a far scappare la sua amata da Versailles.
Sidonie spinta da una totale devozione nei confronti della sovrana, che sfiora l’innamoramento, accetta.
Ormai su Maria Antonietta è stato detto tutto e di più, pile e pile di bibliografie stipate negli archivi storici e nelle librerie di mezzo mondo.
Poi il cartone animato che ha segnato una generazione (ovviamente parlo di Lady Oscar), fino al film di Sofia Coppola in salsa indie-rock. Mancava solo la salsa lesbica, che eccola servita.
Per inciso, il film è tratto dall’omonimo libro della storica francese Chantal Thomas, dove le relazioni omosessuali sono solo accennate.
In effetti, le ipotesi sull’omosessualità della regina di Francia sono sempre circolate, anche se non esistono fonti davvero attendibili a confermarlo (molto più veritiere quelle su sua sorella Maria Carolina, si suppone fosse l’amante di Lady Hamilton).
Ma si sa, il cinema non ha bisogno della storiografia (e nemmeno degli storici) per raccontare delle belle storie. Speriamo solo che Les adieux à la reine ci riesca e che arrivi presto anche in Italia.
fonte http://lezpop.it/
Lgbt Bologna: Il 14 Aprile 2012 trentennale dell'approvazione della legge 164 che permette il cambio di sesso in Italia
Il 14 Aprile 1982 dopo tante lotte fu approvata la Legge 164, una delle prime leggi in Europa che, insieme a quella tedesca, permetteva di cambiare sesso.
Una grande conquista che apriva una nuova strada per il riconoscimento delle persone transessuali.
Per il trentennale della sua approvazione il MIT, che di quella conquista fu il principale artefice, dedicherà un'intera giornata di approfondimento per ricostruire sul piano storico, scentifico e legislativo la condizione delle persone Transessuali e Transgender in Italia.
Il Convegno, che vedrà la partecipazione fra gli altri di Don Luigi Ciotti, sarà anche un'occasione di incontro e confronto fra gli operatori scientifici e giuridici e le Associazioni che si battono per il pieno riconoscimento della cittadinanza di tutte le soggettività Trans.
Il Convegno, organizzato in collaborazione con l'Osservatorio Nazionale sull'Identità di Genere e con il Centro Europeo di Studi sulla discriminazione, si terrà il 14 aprile (giorno dell'approvazione della Legge 164) presso l'Aula Magna di Santa Cristina in Via Del Piombo 5 a Bologna a partire dalle ore 9.00.
fonte Mit Movimento Identità Transessuale
Una grande conquista che apriva una nuova strada per il riconoscimento delle persone transessuali.
Per il trentennale della sua approvazione il MIT, che di quella conquista fu il principale artefice, dedicherà un'intera giornata di approfondimento per ricostruire sul piano storico, scentifico e legislativo la condizione delle persone Transessuali e Transgender in Italia.
Il Convegno, che vedrà la partecipazione fra gli altri di Don Luigi Ciotti, sarà anche un'occasione di incontro e confronto fra gli operatori scientifici e giuridici e le Associazioni che si battono per il pieno riconoscimento della cittadinanza di tutte le soggettività Trans.
Il Convegno, organizzato in collaborazione con l'Osservatorio Nazionale sull'Identità di Genere e con il Centro Europeo di Studi sulla discriminazione, si terrà il 14 aprile (giorno dell'approvazione della Legge 164) presso l'Aula Magna di Santa Cristina in Via Del Piombo 5 a Bologna a partire dalle ore 9.00.
fonte Mit Movimento Identità Transessuale
Lgbt Toscana: Stasera alle 21 "Una 'manina' per la beneficenza" serata evento al Teatro dei Leggieri di San Gimignano
La serata organizzata in collaborazione con l'Associazione Culturale Millennium ed il Dance Studio Ballet di Colle di Val d’Elsa
Si svolgerà venerdì 30 marzo presso il Teatro dei Leggieri di San Gimignano, dalle ore 21.00, “Una 'manina' per la beneficenza”, serata in favore dell’Onlus di Luca Barbareschi in collaborazione con l'Associazione Culturale Millennium ed il Dance Studio Ballet di Colle di Val d’Elsa.
L’artista senese Monica Docci, in arte Moka, partecipa al progetto letterario di Gianfranco Iovino, autore del romanzo “Oltre il Confine”, interpretando la colonna sonora del booktrailer, contribuendo alla raccolta fondi a favore della Fondazione Onlus Luca Barbareschi, da sempre impegnata a combattere la pedofilia e la pedopornografia.
Il romanzo di Gianfranco Iovino, edito dalla casa editrice fiorentina Sassoscritto, è un vero e proprio successo editoriale, che in soli 15 giorni ha esaurito la prima edizione, confermando il grande talento dello scrittore, che in questa nuova prova narrativa affronta il delicato tema della depressione, di cui è malata la protagonista della storia, per colpa degli abusi sessuali subiti in età adolescente da parte del padre.
Un libro verità, che scava a fondo nei pensieri tristi e depressi di una donna sull’orlo di una crisi umorale, che le sta togliendo la voglia di vivere ogni giorno di più, per colpa di ricordi dolorosi che non riescono a cancellarsi dalla sua mente e il suo cuore.
“Oltre il confine”, impreziosito dalla prefazione di Gigi D’Alessio e la postfazione di Luca Barbareschi è un romanzo straordinario: 256 pagine di cruda verità che vi incolleranno alla vicenda narrativa e vi lasceranno col fiato sospeso fino alla fine. Moka con la sua voce riesce a regalare un’interpretazione toccante, trasferendoci magistralmente il disagio e il desiderio di denunciare la violenza sulle donne per guadagnarsi rispetto da parte di chi umilia la vita con brutale violenza e inaccettabile obbligo alla sottomissione.
Durante la serata parteciperanno artisti come il tenore Massimo Gentili, già corista di Bocelli nei concerti al Teatro del Silenzio a Lajatico (Pisa); la scrittrice Elisa Fagioli che ha recentemente presentato su Rai Uno il suo libro “Il peso di una libellula”; il coro GRG La Badia diretto da Fabrizio Baldini; il gruppo “Sarabanda” diretto da Massimo Ceccarelli e Francesca Capotondi e “Liguaggio vocale e corporeo” con gli alunni della Scuola Media “Folgore da San Gimignano”; il direttore artistico Adriano Croccolo di “Voci dalla Piazza”; Carla Cresta con il suo corpo di ballo del “Dance studio Ballet” di Colle Val d’Elsa e la sua guest star “Lucia Simoneschi” con il corpo di ballo da Prato.
Presentazione di Archimede dell’Accademia di Arte Drammatica Ribalte di Enzo Garinei in Roma
millennium450E' disponibile un servizio di n.c.c. a tariffa agevolata per coloro che non possiedono i mezzi per poter partecipare alla serata (informazioni Marco Cristofani 3398998667)
La cantante valdelsana Moka, il 6 aprile alle ore 11:00, canterà all’interno del Comune di Firenze i suoi due brani per la presentazione di questo libro, sempre supportata dall'associazione Millennium.
Per contatti e informazioni
Mail: assomillennium@gmail.com
Telefono: 3921939909
Facebook: http://www.facebook.com/assomillennium
fonte http://www.sienafree.it
Si svolgerà venerdì 30 marzo presso il Teatro dei Leggieri di San Gimignano, dalle ore 21.00, “Una 'manina' per la beneficenza”, serata in favore dell’Onlus di Luca Barbareschi in collaborazione con l'Associazione Culturale Millennium ed il Dance Studio Ballet di Colle di Val d’Elsa.
L’artista senese Monica Docci, in arte Moka, partecipa al progetto letterario di Gianfranco Iovino, autore del romanzo “Oltre il Confine”, interpretando la colonna sonora del booktrailer, contribuendo alla raccolta fondi a favore della Fondazione Onlus Luca Barbareschi, da sempre impegnata a combattere la pedofilia e la pedopornografia.
Il romanzo di Gianfranco Iovino, edito dalla casa editrice fiorentina Sassoscritto, è un vero e proprio successo editoriale, che in soli 15 giorni ha esaurito la prima edizione, confermando il grande talento dello scrittore, che in questa nuova prova narrativa affronta il delicato tema della depressione, di cui è malata la protagonista della storia, per colpa degli abusi sessuali subiti in età adolescente da parte del padre.
Un libro verità, che scava a fondo nei pensieri tristi e depressi di una donna sull’orlo di una crisi umorale, che le sta togliendo la voglia di vivere ogni giorno di più, per colpa di ricordi dolorosi che non riescono a cancellarsi dalla sua mente e il suo cuore.
“Oltre il confine”, impreziosito dalla prefazione di Gigi D’Alessio e la postfazione di Luca Barbareschi è un romanzo straordinario: 256 pagine di cruda verità che vi incolleranno alla vicenda narrativa e vi lasceranno col fiato sospeso fino alla fine. Moka con la sua voce riesce a regalare un’interpretazione toccante, trasferendoci magistralmente il disagio e il desiderio di denunciare la violenza sulle donne per guadagnarsi rispetto da parte di chi umilia la vita con brutale violenza e inaccettabile obbligo alla sottomissione.
Durante la serata parteciperanno artisti come il tenore Massimo Gentili, già corista di Bocelli nei concerti al Teatro del Silenzio a Lajatico (Pisa); la scrittrice Elisa Fagioli che ha recentemente presentato su Rai Uno il suo libro “Il peso di una libellula”; il coro GRG La Badia diretto da Fabrizio Baldini; il gruppo “Sarabanda” diretto da Massimo Ceccarelli e Francesca Capotondi e “Liguaggio vocale e corporeo” con gli alunni della Scuola Media “Folgore da San Gimignano”; il direttore artistico Adriano Croccolo di “Voci dalla Piazza”; Carla Cresta con il suo corpo di ballo del “Dance studio Ballet” di Colle Val d’Elsa e la sua guest star “Lucia Simoneschi” con il corpo di ballo da Prato.
Presentazione di Archimede dell’Accademia di Arte Drammatica Ribalte di Enzo Garinei in Roma
millennium450E' disponibile un servizio di n.c.c. a tariffa agevolata per coloro che non possiedono i mezzi per poter partecipare alla serata (informazioni Marco Cristofani 3398998667)
La cantante valdelsana Moka, il 6 aprile alle ore 11:00, canterà all’interno del Comune di Firenze i suoi due brani per la presentazione di questo libro, sempre supportata dall'associazione Millennium.
Per contatti e informazioni
Mail: assomillennium@gmail.com
Telefono: 3921939909
Facebook: http://www.facebook.com/assomillennium
fonte http://www.sienafree.it
LGBT: REGIONE LIGURIA ISTITUITA LA COMMISSIONE CONTRO L'OMOTRANSFOBIA
In mattinata si è tenuta la prima riunione della commissione regionale contro l'omofobia e la transfobia, portando ad attuazione la legge regionale
in merito approvata nella scorsa legislatura.
"Si tratta di un passo importante per l'attuazione di quella legge, che porta la nostra Regione ad essere all'avanguardia rispetto ai diritti LGBT dichiara Valerio Barbini, coordinatore di Sel Genova e attivista del movimento LGBT un atto che si aspettava da tempo e che finalmente potrà permettere a quella legge di essere davvero un esempio di tutela dei diritti e lotta alle discriminazioni".
"Spero che l'istituzione della commissione in questi giorni di dibattito rispetto alle prossime elezioni comunali, continua Barbini sia di buon auspicio.
La nostra città si presenta come città dei diritti ma tanto va ancora fatto e può essere fatto in breve tempo per colmare il grave vuoto di diritti delle cittadine e dei cittadini LGBT, penso al registro delle coppie di fatto ma non solo, nel nostro paese altri comuni hanno già dimostrato come un Comune possa attivare buone prassi per ridurre le discriminazioni e avvicinare le nostre città all'Europa dei diritti."
"Sono sicuro che le cittadine e i cittadini LGBT Genovesi saranno molto attenti alle urne a chi tutela i loro diritti e chi no.
Conosciamo le opinioni di Vinai, continua Barbini, che ha già dichiarato che se diventasse sindaco non si occuperebbe dei diritti delle coppie omosessuali; Doria ha iniziato a entrare su questi temi già durante la campagna delle primarie dichiarandosi a favore dei registri delle coppie di fatto.
Credo che sarebbe importante che anche le altre persone candidate al ruolo di primo cittadino dichiarassero le loro intenzioni, penso per esempio a Enrico Musso."
"Cinque anni fa, conclude Barbini, avevo partecipato all'incontro con lui (anche allora candidato Sindaco) con le associazioni LGBT.
Lo ricordo come un candidato laico, dialogante e disponibile a aprire sui diritti.
Sarà ancora possibile con alle spalle l'identità ingombrante dell'UDC, che proprio a proposito della legge regionale antidiscriminazione aveva preso le distanze citando argomentazioni offensive e falsi paragoni tra l’omosessualità e zoofilia, pedofilia e incesto?".
fonte http://www.sevenpress.com
in merito approvata nella scorsa legislatura.
"Si tratta di un passo importante per l'attuazione di quella legge, che porta la nostra Regione ad essere all'avanguardia rispetto ai diritti LGBT dichiara Valerio Barbini, coordinatore di Sel Genova e attivista del movimento LGBT un atto che si aspettava da tempo e che finalmente potrà permettere a quella legge di essere davvero un esempio di tutela dei diritti e lotta alle discriminazioni".
"Spero che l'istituzione della commissione in questi giorni di dibattito rispetto alle prossime elezioni comunali, continua Barbini sia di buon auspicio.
La nostra città si presenta come città dei diritti ma tanto va ancora fatto e può essere fatto in breve tempo per colmare il grave vuoto di diritti delle cittadine e dei cittadini LGBT, penso al registro delle coppie di fatto ma non solo, nel nostro paese altri comuni hanno già dimostrato come un Comune possa attivare buone prassi per ridurre le discriminazioni e avvicinare le nostre città all'Europa dei diritti."
"Sono sicuro che le cittadine e i cittadini LGBT Genovesi saranno molto attenti alle urne a chi tutela i loro diritti e chi no.
Conosciamo le opinioni di Vinai, continua Barbini, che ha già dichiarato che se diventasse sindaco non si occuperebbe dei diritti delle coppie omosessuali; Doria ha iniziato a entrare su questi temi già durante la campagna delle primarie dichiarandosi a favore dei registri delle coppie di fatto.
Credo che sarebbe importante che anche le altre persone candidate al ruolo di primo cittadino dichiarassero le loro intenzioni, penso per esempio a Enrico Musso."
"Cinque anni fa, conclude Barbini, avevo partecipato all'incontro con lui (anche allora candidato Sindaco) con le associazioni LGBT.
Lo ricordo come un candidato laico, dialogante e disponibile a aprire sui diritti.
Sarà ancora possibile con alle spalle l'identità ingombrante dell'UDC, che proprio a proposito della legge regionale antidiscriminazione aveva preso le distanze citando argomentazioni offensive e falsi paragoni tra l’omosessualità e zoofilia, pedofilia e incesto?".
fonte http://www.sevenpress.com
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omotransfobia,
politica e diritti lgbt
giovedì 29 marzo 2012
Lgbt IKEA e Parks presentano i risultati della prima indagine svolta in italia sull’inclusione di gay, lesbiche bisessuali e trans sul posto di lavoro
Quasi 500 i questionari compilati dai dipendenti IKEA di Bologna, Roma e Catania: l’85% dichiara di non avere alcun problema a lavorare accanto a colleghi dichiaratamente GLBT.
Nell’ambito della politica di diversity management sviluppata da tempo da IKEA Italia, è stata realizzata un’indagine tra i collaboratori dell’azienda svedese per comprendere a che livello è l’inclusione di gay, lesbiche, bisessuali e trans nell’ambiente di lavoro. Iniziativa dal forte significato simbolico e che solleva il velo su un tema che in Italia continua a produrre casi di discriminazione.
IKEA
è socio fondatore di “Parks-Liberi e Uguali”, un’associazione di imprese che aiuta le aziende a implementare politiche di inclusione per tutti i dipendenti, con un focus particolare verso le persone GLBT.
Parks è nata nel gennaio 2011 con l’adesione di importanti aziende italiane ed internazionali quali Telecom Italia, Johnson&Johnson, Roche, Citi, Lilly, Il Saggiatore, Linklaters, Sixty Group, Gruppo Consoft.
IKEA
dopo affrontato l’argomento delle pari opportunità di genere (in azienda le donne sono il 58,60% e nelle posizioni manageriali superano il 41%), affronta ora un tema che qualche mese fa ha avuto una forte visibilità in seguito ad una pubblicità relativa all’apertura del negozio IKEA di Catania, dove campeggiavano due uomini ripresi di spalle e mano nella mano, sotto la headline “Siamo aperti a tutte le famiglie”.
Al questionario, erogato in forma anonima e cartacea al fine di assicurare l’assoluta confidenzialità dei dati, ha risposto il 44,11% dei dipendenti di tre negozi IKEA (Bologna, Catania e Roma/Porta di Roma): 476 su 1.079.
71 rispondenti (14%) si sono definiti gay, lesbiche, bisessuali o trans. La percentuale scende al 6,58%, se rapportiamo i 71 GLBT non ai 476 rispondenti ma al totale dei 1079 dipendenti.
L’inclusione dei collaboratori GLBT in IKEA sembra un fatto acquisito e pare non risultino comportamenti discriminanti da parte dell’azienda o degli altri coworkers. L’88% è certo che in IKEA tutti hanno pari opportunità di carriera, indipendentemente dalla loro identità di genere o dal loro orientamento sessuale.
Affrontato anche il tema della discriminazione positiva, ossia se l’attenzione alla diversità rischia di creare classi di persone avvantaggiate rispetto a chi non ha da far valere alcuna diversità: il 58% non riscontra alcuna discriminazione positiva in IKEA.
Infine, per l’82% la diversità deve divenire una priorità strategica per l’azienda, che deve creare un ambiente rispettoso e inclusivo per tutte le differenze, comprese quelle connesse all’orientamento sessuale e all’identità di genere.
Valerio di Bussolo, responsabile Relazioni Esterne IKEA, ha sottolineato che “ci troviamo di fronte ad un risultato molto positivo che dimostra una forte sensibilità sociale da parte dei nostri colleghi, che per noi non è una novità.
Nuovo mi sembra invece il modo aperto e trasparente con cui si affronta il tema della diversità, anche la propria, atteggiamento che non è da considerare così scontato su temi simili.
IKEA forse è un’isola felice da questo punto ma le cose possono cambiare ed è questo il nostro apporto per fare in modo che altre aziende, in particolare quelle che ancora non hanno aderito a Parks, affrontino con decisione il tema della Diversity, per evitare forme di discriminazione sociale ormai fuori dal tempo.
I luoghi di lavoro, dove la gente passa otto o più ore al giorno, devono diventare luoghi dove ricostruire un senso di appartenenza e di comunità che negli ultimi anni sì è eroso pericolosamente”.
Ivan Scalfarotto, Direttore esecutivo di Parks, ha ricordato che “il rispetto e l’inclusione in azienda sono fattori formidabili di motivazione per chi lavora e si riflettono direttamente tanto sulla soddisfazione e sulla produttività delle persone quanto sulla capacità per le imprese di attrarre e trattenere i migliori talenti sul mercato.
Creare luoghi di lavoro dove le centinaia di migliaia di persone gay, lesbiche, bisessuali e trans possano esprimere le proprie capacità professionali è dunque non soltanto una cosa giusta da fare sul piano etico ma è anche una buona pratica di business, come dimostrano le tante aziende che nel mondo lavorano da anni in questa direzione.
In un momento di crisi come questo, lavorare in modo più intelligente e strategico anche su leve non economiche, ma motivazionali e di sviluppo delle professionalità, può essere una delle carte vincenti per la nostra economia”.
fonte http://www.parksdiversity.eu/ Pubblicato da mimmoforlano
Nell’ambito della politica di diversity management sviluppata da tempo da IKEA Italia, è stata realizzata un’indagine tra i collaboratori dell’azienda svedese per comprendere a che livello è l’inclusione di gay, lesbiche, bisessuali e trans nell’ambiente di lavoro. Iniziativa dal forte significato simbolico e che solleva il velo su un tema che in Italia continua a produrre casi di discriminazione.
IKEA
è socio fondatore di “Parks-Liberi e Uguali”, un’associazione di imprese che aiuta le aziende a implementare politiche di inclusione per tutti i dipendenti, con un focus particolare verso le persone GLBT.
Parks è nata nel gennaio 2011 con l’adesione di importanti aziende italiane ed internazionali quali Telecom Italia, Johnson&Johnson, Roche, Citi, Lilly, Il Saggiatore, Linklaters, Sixty Group, Gruppo Consoft.
IKEA
dopo affrontato l’argomento delle pari opportunità di genere (in azienda le donne sono il 58,60% e nelle posizioni manageriali superano il 41%), affronta ora un tema che qualche mese fa ha avuto una forte visibilità in seguito ad una pubblicità relativa all’apertura del negozio IKEA di Catania, dove campeggiavano due uomini ripresi di spalle e mano nella mano, sotto la headline “Siamo aperti a tutte le famiglie”.
Al questionario, erogato in forma anonima e cartacea al fine di assicurare l’assoluta confidenzialità dei dati, ha risposto il 44,11% dei dipendenti di tre negozi IKEA (Bologna, Catania e Roma/Porta di Roma): 476 su 1.079.
71 rispondenti (14%) si sono definiti gay, lesbiche, bisessuali o trans. La percentuale scende al 6,58%, se rapportiamo i 71 GLBT non ai 476 rispondenti ma al totale dei 1079 dipendenti.
L’inclusione dei collaboratori GLBT in IKEA sembra un fatto acquisito e pare non risultino comportamenti discriminanti da parte dell’azienda o degli altri coworkers. L’88% è certo che in IKEA tutti hanno pari opportunità di carriera, indipendentemente dalla loro identità di genere o dal loro orientamento sessuale.
Affrontato anche il tema della discriminazione positiva, ossia se l’attenzione alla diversità rischia di creare classi di persone avvantaggiate rispetto a chi non ha da far valere alcuna diversità: il 58% non riscontra alcuna discriminazione positiva in IKEA.
Infine, per l’82% la diversità deve divenire una priorità strategica per l’azienda, che deve creare un ambiente rispettoso e inclusivo per tutte le differenze, comprese quelle connesse all’orientamento sessuale e all’identità di genere.
Valerio di Bussolo, responsabile Relazioni Esterne IKEA, ha sottolineato che “ci troviamo di fronte ad un risultato molto positivo che dimostra una forte sensibilità sociale da parte dei nostri colleghi, che per noi non è una novità.
Nuovo mi sembra invece il modo aperto e trasparente con cui si affronta il tema della diversità, anche la propria, atteggiamento che non è da considerare così scontato su temi simili.
IKEA forse è un’isola felice da questo punto ma le cose possono cambiare ed è questo il nostro apporto per fare in modo che altre aziende, in particolare quelle che ancora non hanno aderito a Parks, affrontino con decisione il tema della Diversity, per evitare forme di discriminazione sociale ormai fuori dal tempo.
I luoghi di lavoro, dove la gente passa otto o più ore al giorno, devono diventare luoghi dove ricostruire un senso di appartenenza e di comunità che negli ultimi anni sì è eroso pericolosamente”.
Ivan Scalfarotto, Direttore esecutivo di Parks, ha ricordato che “il rispetto e l’inclusione in azienda sono fattori formidabili di motivazione per chi lavora e si riflettono direttamente tanto sulla soddisfazione e sulla produttività delle persone quanto sulla capacità per le imprese di attrarre e trattenere i migliori talenti sul mercato.
Creare luoghi di lavoro dove le centinaia di migliaia di persone gay, lesbiche, bisessuali e trans possano esprimere le proprie capacità professionali è dunque non soltanto una cosa giusta da fare sul piano etico ma è anche una buona pratica di business, come dimostrano le tante aziende che nel mondo lavorano da anni in questa direzione.
In un momento di crisi come questo, lavorare in modo più intelligente e strategico anche su leve non economiche, ma motivazionali e di sviluppo delle professionalità, può essere una delle carte vincenti per la nostra economia”.
fonte http://www.parksdiversity.eu/ Pubblicato da mimmoforlano
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Università Milano: Ecco il BESt, gli studenti lgbt della Bocconi
Esistono innumerevoli associazioni e realtà di attivismo LGBT.
Persone che dedicano il proprio tempo con l’intento di creare un’atmosfera nuova, libera.
Un’atmosfera vivibile. Incominciamo il nostro viaggio nell’attivismo italiano con il BESt, un’associazione studentesca dell’Università Bocconi.
Li abbiamo intervistati.
Come nasce l’idea di formare BESt?
L’idea di creare un’associazione in Bocconi è nata nei primi mesi del 2010 da parte di alcuni studenti della nostra università che, di ritorno da esperienze di studio all’estero, si erano resi conto di come all’interno del nostro ateneo mancasse un’associazione studentesca che promuovesse l’integrazione e la valorizzazione di tutti gli studenti.
Questo desiderio si è concretizzato nel febbraio dello stesso anno quando e stata fondata l’associazione BESt – Bocconi Equal Students.
Quanti siete e quali sono le attività che svolgete all’interno della vostra università? Agite anche al di fuori della realtà accademica?
Ad organizzare le attività siamo più o meno una ventina di studenti.
All’interno della nostra università organizziamo principalmente conferenze e cineforum. Altre attività sono state organizzate per alcuni eventi particolari. Il primo dicembre 2010 e 2011 per la giornata mondiale contro l’AIDS abbiamo collaborato con l’associazione ANLAIDS e distribuito in università più di 2000 preservativi, fiocchetti rossi e materiale informativo. Il 17 Maggio dell’anno scorso, invece, abbiamo organizzato un banchetto distribuendo materiale informativo per la giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia. Sempre l’anno scorso abbiamo collaborato con le altre associazioni universitarie per la giornata internazionale contro l’omofobia e la tranfobia; inoltre l’associazione BESt fa parte del Coordinamento Arcobaleno, un gruppo di associazioni lgbt di Milano.
Riuscite a raggiungere gli studenti attraverso le vostre iniziative? Riscontrate partecipazione?
Come ogni associazione che si occupa di queste tematiche sappiamo che le persone che partecipano alle nostre attività sono anche quelle già sensibili al tema.
Ciononostante abbiamo riscontrato una sempre crescente partecipazione alle nostre conferenze e ai nostri cineforum, ormai abbiamo una media di più di un centinaio di partecipanti.
Inoltre le nostre iniziative sono largamente appoggiate anche da parte del corpo docenti.
Cosa pensate si debba fare per raggiungere quegli obiettivi giuridici di piena parità, come lotta all’omofobia, matrimonio gay e altro, che in Italia non esistono ancora?
Organizzare attività all’interno del nostro ateneo, promuovere la diffusione di una cultura più aperta e discutere delle tematiche è un punto di partenza. Secondo la nostra convinzione, però, è necessario organizzare network solidi e duraturi fra le varie associazioni, non solo universitarie, in modo da favorire sinergie ed essere più presenti sul territorio in maniera continuativa per promuovere le nostre idee ed essere forti nel porre le nostre richieste.
Cosa pensate di Arcigay?
Essendo un’associazione composta da molteplici e molto diverse anime non è possibile riassumere il nostro pensiero
Quali saranno le vostre prossime iniziative…
Per il mese di maggio (8, 9 e 10 maggio) stiamo organizzando un ciclo di 6 conferenze sul tema della diversità. I temi trattati saranno la discriminazione su basse di sesso, orientamento sessuale, etnia, età, disabilità e provenienza geografica.
Altre iniziative verranno svolte per il 17 Maggio, giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia, sia all’interno del nostro ateneo che fuori.
Continueremo a dare voce alla base del “mondo LGBT”, una realtà ricca e di svariate sfumature e differenziazioni.
fonte http://pegasonline.net/ Pubblicato da Tiberio Ghitti
Persone che dedicano il proprio tempo con l’intento di creare un’atmosfera nuova, libera.
Un’atmosfera vivibile. Incominciamo il nostro viaggio nell’attivismo italiano con il BESt, un’associazione studentesca dell’Università Bocconi.
Li abbiamo intervistati.
Come nasce l’idea di formare BESt?
L’idea di creare un’associazione in Bocconi è nata nei primi mesi del 2010 da parte di alcuni studenti della nostra università che, di ritorno da esperienze di studio all’estero, si erano resi conto di come all’interno del nostro ateneo mancasse un’associazione studentesca che promuovesse l’integrazione e la valorizzazione di tutti gli studenti.
Questo desiderio si è concretizzato nel febbraio dello stesso anno quando e stata fondata l’associazione BESt – Bocconi Equal Students.
Quanti siete e quali sono le attività che svolgete all’interno della vostra università? Agite anche al di fuori della realtà accademica?
Ad organizzare le attività siamo più o meno una ventina di studenti.
All’interno della nostra università organizziamo principalmente conferenze e cineforum. Altre attività sono state organizzate per alcuni eventi particolari. Il primo dicembre 2010 e 2011 per la giornata mondiale contro l’AIDS abbiamo collaborato con l’associazione ANLAIDS e distribuito in università più di 2000 preservativi, fiocchetti rossi e materiale informativo. Il 17 Maggio dell’anno scorso, invece, abbiamo organizzato un banchetto distribuendo materiale informativo per la giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia. Sempre l’anno scorso abbiamo collaborato con le altre associazioni universitarie per la giornata internazionale contro l’omofobia e la tranfobia; inoltre l’associazione BESt fa parte del Coordinamento Arcobaleno, un gruppo di associazioni lgbt di Milano.
Riuscite a raggiungere gli studenti attraverso le vostre iniziative? Riscontrate partecipazione?
Come ogni associazione che si occupa di queste tematiche sappiamo che le persone che partecipano alle nostre attività sono anche quelle già sensibili al tema.
Ciononostante abbiamo riscontrato una sempre crescente partecipazione alle nostre conferenze e ai nostri cineforum, ormai abbiamo una media di più di un centinaio di partecipanti.
Inoltre le nostre iniziative sono largamente appoggiate anche da parte del corpo docenti.
Cosa pensate si debba fare per raggiungere quegli obiettivi giuridici di piena parità, come lotta all’omofobia, matrimonio gay e altro, che in Italia non esistono ancora?
Organizzare attività all’interno del nostro ateneo, promuovere la diffusione di una cultura più aperta e discutere delle tematiche è un punto di partenza. Secondo la nostra convinzione, però, è necessario organizzare network solidi e duraturi fra le varie associazioni, non solo universitarie, in modo da favorire sinergie ed essere più presenti sul territorio in maniera continuativa per promuovere le nostre idee ed essere forti nel porre le nostre richieste.
Cosa pensate di Arcigay?
Essendo un’associazione composta da molteplici e molto diverse anime non è possibile riassumere il nostro pensiero
Quali saranno le vostre prossime iniziative…
Per il mese di maggio (8, 9 e 10 maggio) stiamo organizzando un ciclo di 6 conferenze sul tema della diversità. I temi trattati saranno la discriminazione su basse di sesso, orientamento sessuale, etnia, età, disabilità e provenienza geografica.
Altre iniziative verranno svolte per il 17 Maggio, giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia, sia all’interno del nostro ateneo che fuori.
Continueremo a dare voce alla base del “mondo LGBT”, una realtà ricca e di svariate sfumature e differenziazioni.
fonte http://pegasonline.net/ Pubblicato da Tiberio Ghitti
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Lgbt USA DC Comics: Batwoman la supereroina lesbica vince un GLAAD Media Award
La DC Comics continua a macinare premi su premi e, in attesa degli importantissimi Eisner Awards, editor e artisti della casa editrice possono appoggiare in bacheca anche questo GLAAD Media Award guadagnato con Batwoman, la supereroina lesbica più famosa del fumetto mainstream!
Ed è proprio per la sua sessualità che Batwoman è stata premiata visto che, appunto, i GLAAD Media Awards altro non sono che dei riconoscimenti che la comunità LGBT americana assegna a tutte le pubblicazioni e personalità che, secondo un’attenta giuria, sono state importanti per la crescita e per l’emancipazione delle suddette categorie.
Premio, tra l’altro, che viene assegnato ormai da 23 anni e che, in America, gode di una buona popolarità grazie alle star del firmamento statunitense che vi partecipano.
E, con orgoglio, anche la DC Comics si è fregiata di quest’importante riconoscimento che, ancora una volta, dimostra come la casa editrice americana sia sempre attenta a tutte le tematiche della società moderna, trattandole con il giusto peso e con una buona dose di saggezza.
Speriamo che il GLAAD Media Award come miglior Outstanding Comic Book guadagnato da Batwoman possa essere il primo di una lunga serie di successi per il team creativo del fumetto che, ricordiamo, è formato dagli autori Williams e W. Haden Blackman e dall’artista J.H. Williams III.
fonte http://www.comicsblog.it, da Francesco "Zoroastro" Fusillo, via | DC Comics Official Site,
Ed è proprio per la sua sessualità che Batwoman è stata premiata visto che, appunto, i GLAAD Media Awards altro non sono che dei riconoscimenti che la comunità LGBT americana assegna a tutte le pubblicazioni e personalità che, secondo un’attenta giuria, sono state importanti per la crescita e per l’emancipazione delle suddette categorie.
Premio, tra l’altro, che viene assegnato ormai da 23 anni e che, in America, gode di una buona popolarità grazie alle star del firmamento statunitense che vi partecipano.
E, con orgoglio, anche la DC Comics si è fregiata di quest’importante riconoscimento che, ancora una volta, dimostra come la casa editrice americana sia sempre attenta a tutte le tematiche della società moderna, trattandole con il giusto peso e con una buona dose di saggezza.
Speriamo che il GLAAD Media Award come miglior Outstanding Comic Book guadagnato da Batwoman possa essere il primo di una lunga serie di successi per il team creativo del fumetto che, ricordiamo, è formato dagli autori Williams e W. Haden Blackman e dall’artista J.H. Williams III.
fonte http://www.comicsblog.it, da Francesco "Zoroastro" Fusillo, via | DC Comics Official Site,
Lgbt: Campagna a favore del matrimonio egualitario in Brasile
Nei prossimi giorni verrà lanciata in Brasile una importante campagna a favore del matrimonio egualitario (sito http://casamentociviligualitario.com.br/).
Alla campagna parteciperanno diverse personalità del mondo della cultura come, per esempio, Caetano Veloso e Chico Buarque.
La campagna ha come obiettivo quello di sostenere la proposta di Jean Wyllys, primo deputato dichiaratamente gay del Brasile, per includere espressamente il matrimonio egualitario nella Costituzione Federale.
Secondo Wyllys negare il diritto al matrimonio alle coppie dello stesso sesso è:
"una forma di discriminazione come lo erano l’esclusione delle donne al voto, il divieto di celebrare matrimoni interrazziali, l’apartheid, la persecuzione degli ebrei e altre forme di discriminazione e violenza. C’è forse qualche politico democratico che sosterrà che quando un uomo di colore si sposa il suo matrimonio si chiamerà in un altro modo, per esempio “unione civile per neri”?"
Ricordiamo che recentemente vari tribunali brasiliani hanno riconosciuto a diverse coppie dello stesso sesso il diritto di sposarsi, ma il fatto che non esista una legge a livello federale tale diritto non è assicurato a tutte le coppie dello stesso sesso del Brasile.
fonte http://www.queerblog.it
Alla campagna parteciperanno diverse personalità del mondo della cultura come, per esempio, Caetano Veloso e Chico Buarque.
La campagna ha come obiettivo quello di sostenere la proposta di Jean Wyllys, primo deputato dichiaratamente gay del Brasile, per includere espressamente il matrimonio egualitario nella Costituzione Federale.
Secondo Wyllys negare il diritto al matrimonio alle coppie dello stesso sesso è:
"una forma di discriminazione come lo erano l’esclusione delle donne al voto, il divieto di celebrare matrimoni interrazziali, l’apartheid, la persecuzione degli ebrei e altre forme di discriminazione e violenza. C’è forse qualche politico democratico che sosterrà che quando un uomo di colore si sposa il suo matrimonio si chiamerà in un altro modo, per esempio “unione civile per neri”?"
Ricordiamo che recentemente vari tribunali brasiliani hanno riconosciuto a diverse coppie dello stesso sesso il diritto di sposarsi, ma il fatto che non esista una legge a livello federale tale diritto non è assicurato a tutte le coppie dello stesso sesso del Brasile.
fonte http://www.queerblog.it
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Lgbt: James Franco sarà Robert Mapplethorpe al cinema
James Franco accetta ogni tipo di sfida cinematografica: questo ormai è un dato di fatto.
Non sorprendono, quindi, le voci che lo vorrebbero nei panni di Robert Mapplethorpe in un film biografico dedicato alla vita del controverso fotografo.
Ruolo non facile per l’attore e regista che nella sua carriera sul grande schermo non si è mai rifiutato di interpretare parti intense e complicate, come nei film Milk e Urlo, dove recitava due ruoli omosessuali davvero impegnativi: nel primo era il compagno del protagonista Sean Penn e nel secondo era il poeta della Beat Generation Allen Ginsberg.
E anche questa volta James Franco sembra aver scelto una figura tanto scandalosa quanto amata: Robert Mapplethorpe, infatti, è stato un fotografo simbolo della New York degli anni ’70/’80, che morì di AIDS a soli 42 anni nel 1989.
Nel 2010 a tracciarne un profilo quanto mai reale nel libro Just Kids è stata la cantante Patti Smith, che ha vissuto con l’artista una profonda relazione prima d’amore e poi d’amicizia.
In più, per conoscere meglio Robert Mapplethorpe, al Forma di Milano
(Piazza Tito Lucrezio Caro, 1) è in corso una mostra con esposti gli scatti più famosi del fotografo, in una retrospettiva da non perdere che durerà fino al prossimo 9 aprile.
fonte http://www.elle.it/ di Federica Palladini
Non sorprendono, quindi, le voci che lo vorrebbero nei panni di Robert Mapplethorpe in un film biografico dedicato alla vita del controverso fotografo.
Ruolo non facile per l’attore e regista che nella sua carriera sul grande schermo non si è mai rifiutato di interpretare parti intense e complicate, come nei film Milk e Urlo, dove recitava due ruoli omosessuali davvero impegnativi: nel primo era il compagno del protagonista Sean Penn e nel secondo era il poeta della Beat Generation Allen Ginsberg.
E anche questa volta James Franco sembra aver scelto una figura tanto scandalosa quanto amata: Robert Mapplethorpe, infatti, è stato un fotografo simbolo della New York degli anni ’70/’80, che morì di AIDS a soli 42 anni nel 1989.
Nel 2010 a tracciarne un profilo quanto mai reale nel libro Just Kids è stata la cantante Patti Smith, che ha vissuto con l’artista una profonda relazione prima d’amore e poi d’amicizia.
In più, per conoscere meglio Robert Mapplethorpe, al Forma di Milano
(Piazza Tito Lucrezio Caro, 1) è in corso una mostra con esposti gli scatti più famosi del fotografo, in una retrospettiva da non perdere che durerà fino al prossimo 9 aprile.
fonte http://www.elle.it/ di Federica Palladini
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Lgbt Cinema: Il documentario finanziato dalla Rete "Le lesbiche non esistono" di Laura Landi e Giovanna Selis
Due giovani videomaker toscane sono al lavoro sul lungometraggio “Le lesbiche non esistono” e i fondi arrivano dagli utenti di internet
Il documentario cresce click dopo click, euro dopo euro.
Le produzioni indipendenti imboccano la strada del web.
Tutto è partito dall’idea di due giovani videomaker toscane che hanno deciso di dedicare un lungometraggio all’omosessualità femminile dal titolo provocatorio, “Le lesbiche non esistono”.
Poi è scattata la raccolta fondi via internet. Con il passare delle settimane il salvadanaio virtuale si sta riempiendo.
L’obiettivo è arrivare a 4mila euro, grazie alle piccole donazioni degli internauti (10 euro ciascuno) con cui sarà finanziata la post-produzione.
Intanto Laura Landi e Giovanna Selis, entrambe 30enni con alle spalle esperienze in tv e nella realizzazione di format video, hanno imbracciato la macchina da presa digitale e sono andate a caccia di storie.
Sono partite da casa: Laura vive a Firenze, Giovanna è lucchese.
In Toscana sono iniziate le riprese, che in seguito hanno toccato Bologna, Milano, Verona.
Adesso le due registe mirano a raccogliere le voci del Sud.
«Se chiedi a una lesbica quale insulto le viene rivolto in genere, lei risponde ‘lesbica’, una parola che di per sé non sarebbe un’offesa – spiegano -.
Il titolo è nato da questo concetto. Abbiamo riflettuto sugli insulti riferiti a donne omosessuali e a noi venivano in mente solo termini attribuiti a uomini gay. Una mancanza linguistica che di fatto segnala una mancanza ben più grave».
La maggior parte delle intervistate sono ragazze, le nuove generazioni sono più disponibili a confidarsi di fronte a una telecamera. Tra loro una giovane fiorentina con una famiglia al passo con i tempi, nonna compresa.
Ma ci sono anche le storie di donne mature, come due signore di Roma che si sono messe a disposizione per raccontare la loro vita passata insieme.
«Sicuramente in Italia si parla in modo maggiore di uomini omosessuali, questo però non vuol dire che lo si faccia nel modo giusto – proseguono le due videomaker - nella visione italica i gay sono tanto stereotipati quanto le lesbiche invisibili. Per noi era importante colmare questa assenza e dare una visione ‘altra’ e realistica di cosa significhi essere donne e omosessuali oggi in questo paese».
Il primo ciak risale allo scorso agosto, mentre il progetto è sbarcato sul sito internet produzionidalbasso.com a gennaio.
Da allora la lancetta delle “donazioni” è arrivata a quota 1700 euro.
«In Italia è quasi impossibile trovare fondi per un documentario – dice Laura Landi – così abbiamo deciso di cercare finanziamenti in maniera alternativa».
Stando ai programmi, il viaggio delle “Lesbiche che non esistono” terminerà a giugno, poi inizierà la post-produzione. Infine il documentario arriverà su grandi e piccoli schermi: sarà proposto ai vari festival italiani, sia a tematica gay, sia aperti a un pubblico generalista. «E perché no, anche alle scuole», aggiungono le registe.
http://www.produzionidalbasso.com/pdb_825.html
fonte http://corrierefiorentino.corriere.it di Gianni Carpini
Il documentario cresce click dopo click, euro dopo euro.
Le produzioni indipendenti imboccano la strada del web.
Tutto è partito dall’idea di due giovani videomaker toscane che hanno deciso di dedicare un lungometraggio all’omosessualità femminile dal titolo provocatorio, “Le lesbiche non esistono”.
Poi è scattata la raccolta fondi via internet. Con il passare delle settimane il salvadanaio virtuale si sta riempiendo.
L’obiettivo è arrivare a 4mila euro, grazie alle piccole donazioni degli internauti (10 euro ciascuno) con cui sarà finanziata la post-produzione.
Intanto Laura Landi e Giovanna Selis, entrambe 30enni con alle spalle esperienze in tv e nella realizzazione di format video, hanno imbracciato la macchina da presa digitale e sono andate a caccia di storie.
Sono partite da casa: Laura vive a Firenze, Giovanna è lucchese.
In Toscana sono iniziate le riprese, che in seguito hanno toccato Bologna, Milano, Verona.
Adesso le due registe mirano a raccogliere le voci del Sud.
«Se chiedi a una lesbica quale insulto le viene rivolto in genere, lei risponde ‘lesbica’, una parola che di per sé non sarebbe un’offesa – spiegano -.
Il titolo è nato da questo concetto. Abbiamo riflettuto sugli insulti riferiti a donne omosessuali e a noi venivano in mente solo termini attribuiti a uomini gay. Una mancanza linguistica che di fatto segnala una mancanza ben più grave».
La maggior parte delle intervistate sono ragazze, le nuove generazioni sono più disponibili a confidarsi di fronte a una telecamera. Tra loro una giovane fiorentina con una famiglia al passo con i tempi, nonna compresa.
Ma ci sono anche le storie di donne mature, come due signore di Roma che si sono messe a disposizione per raccontare la loro vita passata insieme.
«Sicuramente in Italia si parla in modo maggiore di uomini omosessuali, questo però non vuol dire che lo si faccia nel modo giusto – proseguono le due videomaker - nella visione italica i gay sono tanto stereotipati quanto le lesbiche invisibili. Per noi era importante colmare questa assenza e dare una visione ‘altra’ e realistica di cosa significhi essere donne e omosessuali oggi in questo paese».
Il primo ciak risale allo scorso agosto, mentre il progetto è sbarcato sul sito internet produzionidalbasso.com a gennaio.
Da allora la lancetta delle “donazioni” è arrivata a quota 1700 euro.
«In Italia è quasi impossibile trovare fondi per un documentario – dice Laura Landi – così abbiamo deciso di cercare finanziamenti in maniera alternativa».
Stando ai programmi, il viaggio delle “Lesbiche che non esistono” terminerà a giugno, poi inizierà la post-produzione. Infine il documentario arriverà su grandi e piccoli schermi: sarà proposto ai vari festival italiani, sia a tematica gay, sia aperti a un pubblico generalista. «E perché no, anche alle scuole», aggiungono le registe.
http://www.produzionidalbasso.com/pdb_825.html
fonte http://corrierefiorentino.corriere.it di Gianni Carpini
mercoledì 28 marzo 2012
Lgbt Napoli: Concorso video-fotografico per professionisti e dilettanti “Rappresentare l’omofobia”
Nell'ambito del convegno "Sessualità e diritti LGBT, Nuove frontiere per la cittadinanza lesbica, gay, bisessuale e trans nella società eterosessista"
che si svolgerà a Napoli il 19 e 20 aprile, il comitato regionale Campania Rainbow, Arcigay, in collaborazione con il Dipartimento di Sociologia e Polo SUS dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, indicono il concorso video-fotografico per professionisti e dilettanti "Rappresentare l'omofobia".
Il concorso si propone di sensibilizzare la collettività alla lotta all'omofobia e alla transfobia.
La partecipazione è gratuita ed è aperta a tutti.
Il termine per l'invio del materiale è il 16 aprile 2012. Il premio, di cinquecento euro, verrà consegnato il 19 aprile da un membro della giuria, composta da Enrica Amaturo, Direttore Dipartimento di Sociologia dell'Università di Napoli Federico II, Anna Lisa Amodeo, Docente dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, Fabio Corbisiero, Coordinatore scientifico del Convegno "Sessualità e Diritti lgbt", Ida Palisi, direttore di "Napoli città sociale", Lello Savonardo, Coordinatore Osservatorio Giovani, Università Federico II, Eduardo Scotti Giornalista de "La Repubblica".
L'opera vincitrice sarà inviata alla selezione dei prodotti di comunicazione sull'omofobia e transfobia del progetto europeo "Hermes – linking network to fight sexual and gender stigma – Daphne III Programme".
«Il concorso video-fotografico invita a rappresentare visivamente il significato della violenza contro gay, lesbiche e transessuali, per dare un volto alla discriminazione e ad atteggiamenti negativi più o meno nascosti, e manifestare così una emergenza sentita da tutti i cittadini lgbt», afferma Fabrizio Sorbara, presidente di Campania Rainbow, «Il concorso è un modo per combattere una cultura che cerca di relegare nell'ombra i cittadini lgbt ed i loro diritti ed è molto significativo che sia ospitato nell'ambito di un prestigioso convegno accademico».
«Il sostegno al premio testimonia l'impegno del Dipartimento di Sociologia della Federico II a denunciare e combattere ogni forma di discriminazione e di violenza basata sull'orientamento sessuale e l'identità di genere», afferma Fabio Corbisiero, docente di Sociologia alla Federico II, «questione che non deve rimanere ancorata ai soli saperi scientifici e intellettuali ma che, al contrario, è necessario veicolare all'interno della società più ampiamente intesa.
Sollecitiamo le Università e le altre istituzioni scientifiche e formative a supportarne la diffusione, perché violenza e discriminazione legate al genere e all'orientamento sessuale vengano fronteggiate attraverso operazioni di sensibilizzazione e promozione della cultura delle differenze.
Per leggere il bando completo del concorso e per ottenere ulteriori informazioni si può visitare il sito www.convegnolgbtnapoli2012.info
fonte http://www.casertanews.it
che si svolgerà a Napoli il 19 e 20 aprile, il comitato regionale Campania Rainbow, Arcigay, in collaborazione con il Dipartimento di Sociologia e Polo SUS dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, indicono il concorso video-fotografico per professionisti e dilettanti "Rappresentare l'omofobia".
Il concorso si propone di sensibilizzare la collettività alla lotta all'omofobia e alla transfobia.
La partecipazione è gratuita ed è aperta a tutti.
Il termine per l'invio del materiale è il 16 aprile 2012. Il premio, di cinquecento euro, verrà consegnato il 19 aprile da un membro della giuria, composta da Enrica Amaturo, Direttore Dipartimento di Sociologia dell'Università di Napoli Federico II, Anna Lisa Amodeo, Docente dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, Fabio Corbisiero, Coordinatore scientifico del Convegno "Sessualità e Diritti lgbt", Ida Palisi, direttore di "Napoli città sociale", Lello Savonardo, Coordinatore Osservatorio Giovani, Università Federico II, Eduardo Scotti Giornalista de "La Repubblica".
L'opera vincitrice sarà inviata alla selezione dei prodotti di comunicazione sull'omofobia e transfobia del progetto europeo "Hermes – linking network to fight sexual and gender stigma – Daphne III Programme".
«Il concorso video-fotografico invita a rappresentare visivamente il significato della violenza contro gay, lesbiche e transessuali, per dare un volto alla discriminazione e ad atteggiamenti negativi più o meno nascosti, e manifestare così una emergenza sentita da tutti i cittadini lgbt», afferma Fabrizio Sorbara, presidente di Campania Rainbow, «Il concorso è un modo per combattere una cultura che cerca di relegare nell'ombra i cittadini lgbt ed i loro diritti ed è molto significativo che sia ospitato nell'ambito di un prestigioso convegno accademico».
«Il sostegno al premio testimonia l'impegno del Dipartimento di Sociologia della Federico II a denunciare e combattere ogni forma di discriminazione e di violenza basata sull'orientamento sessuale e l'identità di genere», afferma Fabio Corbisiero, docente di Sociologia alla Federico II, «questione che non deve rimanere ancorata ai soli saperi scientifici e intellettuali ma che, al contrario, è necessario veicolare all'interno della società più ampiamente intesa.
Sollecitiamo le Università e le altre istituzioni scientifiche e formative a supportarne la diffusione, perché violenza e discriminazione legate al genere e all'orientamento sessuale vengano fronteggiate attraverso operazioni di sensibilizzazione e promozione della cultura delle differenze.
Per leggere il bando completo del concorso e per ottenere ulteriori informazioni si può visitare il sito www.convegnolgbtnapoli2012.info
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Lgbt: Il ministro Fornero risponde all'appello di Vanity Fair su coppie gay
Il ministro delle Pari Opportunità risponde all'appello di Vanity Fair:
"no a discriminazioni ma il compito di fare una legge spetta al parlamento".
Le associazioni, però, propongono cosa fare subito
Il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, con delega alle Pari Opportunità, "non si sottrae al richiamo e si impegna senza giri di parole a affermare e diffondere una cultura contro la discriminazione".
Lo scrive il ministro Elsa Fornero al direttore di Vanity Fair che la scorsa settimana aveva dedicato una copertina ai diritti delle coppie lgbt per l'appello #nocoppieserieB, firmato da 7 mila persone in 7 giorni, dove chiedeva coraggio al governo sui temi delle coppie di fatto.
Spetta al parlamento, Il ministro ha precisa che spetta però al Parlamento occuparsi delle questioni "da tempo all'ordine del giorno" e poste al nostro Paese da "istituzioni europee e internazionali: dalla mancata previsione di una specifica aggravante per i reati motivati da odio nei confronti delle persone omosessuali e transessuali, a quella già oggetto di una sentenza della Corte Costituzionale, e più recentemente da pronunciamenti della Corte di Cassazione, inerente lo status giuridico delle coppie LGBT".
L'impegno del ministro "Aggiungo senza remore, anche un obbligo morale all'approfondimento e alla discussione così come richiesto da un numero sempre maggiore di cittadini, organizzazioni e organi di stampa".
Il ministro promette comunque di "agire, senza clamore ma con fermezza e determinazione, perché i diritti di tutti vengano riconosciuti e rispettati una cultura della diversità venga promossa e affermata".
Quello che Fornero può fare subito Al di là dell'azione del parlamento, non esattamente d'accordo nel prendere iniziative sulle ocppie di fatto, le associazioni lgbt danno al ministro un elenco di leggi che il governo potrebbe proporre da subito.
Arcigay, ad esempio, chiede perché "si sblocchi l'iter di approvazione della Direttiva europea in materia di parità di trattamento", che "il Governo accolga "le sentenze 4184 della Corte di Cassazione e del Tribunale di Reggio Emilia del 13 febbraio 2012", e che abroghi "la Circolare Amato che impedisce la trascrizione dei matrimoni contratti all'estero tra persone dello stesso sesso per ragioni di ordine pubblico".
Una richiesta, questa, in comune con i radicali di Certi Diritti:
"La Circolare Amato spiegano motiva questo adducendo ragioni di 'ordine pubblico'", una vergogna tutta italiana che il premier Mario Monti e il suo ministro con delega alle Pari Opportunità potrebbero da subito proporre ai partiti con la stessa fermezza con cui altri provvedimenti sono stati presentati alla maggioranza che sostiene il governo.
fonte http://www.gay.it
"no a discriminazioni ma il compito di fare una legge spetta al parlamento".
Le associazioni, però, propongono cosa fare subito
Il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, con delega alle Pari Opportunità, "non si sottrae al richiamo e si impegna senza giri di parole a affermare e diffondere una cultura contro la discriminazione".
Lo scrive il ministro Elsa Fornero al direttore di Vanity Fair che la scorsa settimana aveva dedicato una copertina ai diritti delle coppie lgbt per l'appello #nocoppieserieB, firmato da 7 mila persone in 7 giorni, dove chiedeva coraggio al governo sui temi delle coppie di fatto.
Spetta al parlamento, Il ministro ha precisa che spetta però al Parlamento occuparsi delle questioni "da tempo all'ordine del giorno" e poste al nostro Paese da "istituzioni europee e internazionali: dalla mancata previsione di una specifica aggravante per i reati motivati da odio nei confronti delle persone omosessuali e transessuali, a quella già oggetto di una sentenza della Corte Costituzionale, e più recentemente da pronunciamenti della Corte di Cassazione, inerente lo status giuridico delle coppie LGBT".
L'impegno del ministro "Aggiungo senza remore, anche un obbligo morale all'approfondimento e alla discussione così come richiesto da un numero sempre maggiore di cittadini, organizzazioni e organi di stampa".
Il ministro promette comunque di "agire, senza clamore ma con fermezza e determinazione, perché i diritti di tutti vengano riconosciuti e rispettati una cultura della diversità venga promossa e affermata".
Quello che Fornero può fare subito Al di là dell'azione del parlamento, non esattamente d'accordo nel prendere iniziative sulle ocppie di fatto, le associazioni lgbt danno al ministro un elenco di leggi che il governo potrebbe proporre da subito.
Arcigay, ad esempio, chiede perché "si sblocchi l'iter di approvazione della Direttiva europea in materia di parità di trattamento", che "il Governo accolga "le sentenze 4184 della Corte di Cassazione e del Tribunale di Reggio Emilia del 13 febbraio 2012", e che abroghi "la Circolare Amato che impedisce la trascrizione dei matrimoni contratti all'estero tra persone dello stesso sesso per ragioni di ordine pubblico".
Una richiesta, questa, in comune con i radicali di Certi Diritti:
"La Circolare Amato spiegano motiva questo adducendo ragioni di 'ordine pubblico'", una vergogna tutta italiana che il premier Mario Monti e il suo ministro con delega alle Pari Opportunità potrebbero da subito proporre ai partiti con la stessa fermezza con cui altri provvedimenti sono stati presentati alla maggioranza che sostiene il governo.
fonte http://www.gay.it
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Lgbt: Paola Concia “Sposata con lei sono più felice”
Paola Concia, attivista per i diritti della comunità Lgbt (lesbo, gay, bisex, transgender), è ella stessa un’omosessuale dichiarata.
L’onorevole del Pd si batte ogni giorno perchè, anche in Italia, l’amore possa essere celebrato a prescindere dal sesso degli individui.
Una lotta la sua che sembra destinata a raccogliere i suoi frutti, presto o tardi.
Certo, in giro ci sono ancora tanti omofobi, pronti a qualsiasi violenza contro chi, come molti, si è scoperto innamorato di una persona del suo stesso sesso.
Il fatto che, al giorno d’oggi, esistano ancora discriminazioni di questo genere non ci fa sicuramente onore.
Il nostro paese, insieme con la Grecia, è l’unico a non riconoscere il matrimonio omosessuale.
Forse non tutti sanno che la Concia si è sposata l’altro anno con la compagna Ricarda Trautmann. Le piccioncine hanno convolato a nozze in Germania. Qui da noi loro sono come due perfette sconosciute.
Eppure, dopo il gran passo, Paola sembra una donna nuova.
Oggi è felice come non lo è mai stata ed è pronta a combattere con le unghie e con i denti per far valere i diritti suoi e di tanti come lei.
fonte http://www.leggilo.net
L’onorevole del Pd si batte ogni giorno perchè, anche in Italia, l’amore possa essere celebrato a prescindere dal sesso degli individui.
Una lotta la sua che sembra destinata a raccogliere i suoi frutti, presto o tardi.
Certo, in giro ci sono ancora tanti omofobi, pronti a qualsiasi violenza contro chi, come molti, si è scoperto innamorato di una persona del suo stesso sesso.
Il fatto che, al giorno d’oggi, esistano ancora discriminazioni di questo genere non ci fa sicuramente onore.
Il nostro paese, insieme con la Grecia, è l’unico a non riconoscere il matrimonio omosessuale.
Forse non tutti sanno che la Concia si è sposata l’altro anno con la compagna Ricarda Trautmann. Le piccioncine hanno convolato a nozze in Germania. Qui da noi loro sono come due perfette sconosciute.
Eppure, dopo il gran passo, Paola sembra una donna nuova.
Oggi è felice come non lo è mai stata ed è pronta a combattere con le unghie e con i denti per far valere i diritti suoi e di tanti come lei.
fonte http://www.leggilo.net
LGBT: ARCIGAY “MAKWAN” MESSINA CHIEDE L’INTRODUZIONE DELL’ATTESTATO DI FAMIGLIA ANAGRAFICA BASATA SU VINCOLI AFFETTIVI
Il Comitato Arcigay “Makwan” Messina, in linea con le scelte della Commissione Giuridica Nazionale di Arcigay, chiede un confronto con l’Amministrazione locale per poter discutere sui seguenti punti: regolamentare la famiglia anagrafica presso gli enti locali, indicando come preferibile il recepimento/introduzione da parte dei Comuni dell’attestato di famiglia anagrafica basata su vincoli affettivi.
• l’adesione alla rete RE.A.DY (la cui carta di intenti e le cui finalità sono visualizzabili sul sito del Comune di Torino alla voce politiche di genere e precisamente al link :
http://www.comune.torino.it/politichedigenere/lgbt/lgbt_reti/lgbt_ready/ready—come-aderire.shtml)Settore Pari Opportunità e Politiche di Genere.
Risale al 1999 la nascita del primo ufficio operativo che coniuga politiche di genere e coordinamento dei tempi e degli orari della città, su sollecitazione dell'associazionismo territoriale e sulla base di quanto previsto da molte normative europee e nazionali.
Nel corso dell'amministrazione 2001-2006 l'ufficio dà vita a due Settori: uno denominato "Tempi e orari della città", dedicato alle tematiche riguardanti la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei cittadini e delle cittadine; l'altro denominato "Pari opportunità e politiche di genere", dedicato al raggiungimento degli obiettivi legati ai due filoni pari opportunità donna-uomo e superamento delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e l'identità di genere (attraverso il servizio LGBT - Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender).
Il Settore Pari Opportunità si propone di integrare in tutte le politiche cittadine obiettivi di genere e di produrre servizi necessari al riequilibrio delle disparità, attraverso:
• azioni di informazione e sensibilizzazione finalizzate alla diffusione della cultura della parità e delle pari opportunità a livello cittadino.
• divulgazione delle leggi riguardanti le opportunità esistenti in campo lavorativo, formativo, assistenziale e di tempo libero per le donne.
• interventi formativi.
• ricerche-azione finalizzate alla conoscenza della situazione delle donne nella famiglia, nel lavoro, nella politica, nella comunità.
• interventi volti all'eliminazione della violenza contro le donne, in collaborazione con le associazioni e gli enti presenti sul territorio.
Rete alla quale hanno già aderito molti enti locali tra i quali: Le Regioni Toscana e Piemonte, le Province di Siracusa, Torino, Roma, Cremona ed Agrigento, i Comuni di Messina, Torino, Roma, Venezia, Firenze, Bari, Bologna, Perugia, Napoli, Pistoia, Pisa e Cremona.
• Promuovere, insieme agli enti locali, Comuni, Province e Regioni, una campagna nazionale di informazione sulla famiglia anagrafica basata su vincoli affettivi ed il riconoscimento delle coppie omosessuali. Nonché ribadiamo la richiesta di realizzazione del registro delle unioni civili, azione inalienabile per la crescita democratica e civile di ogni Paese democratico.
Certi che insieme si possa operare per una maggiore tutela della dignità e dei diritti di tutti, inviamo i più cordiali saluti.
Il Presidente di Arcigay Makwan Messina Rosario Duca
fonte http://parcodeinebrodi.blogspot.com
• l’adesione alla rete RE.A.DY (la cui carta di intenti e le cui finalità sono visualizzabili sul sito del Comune di Torino alla voce politiche di genere e precisamente al link :
http://www.comune.torino.it/politichedigenere/lgbt/lgbt_reti/lgbt_ready/ready—come-aderire.shtml)Settore Pari Opportunità e Politiche di Genere.
Risale al 1999 la nascita del primo ufficio operativo che coniuga politiche di genere e coordinamento dei tempi e degli orari della città, su sollecitazione dell'associazionismo territoriale e sulla base di quanto previsto da molte normative europee e nazionali.
Nel corso dell'amministrazione 2001-2006 l'ufficio dà vita a due Settori: uno denominato "Tempi e orari della città", dedicato alle tematiche riguardanti la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei cittadini e delle cittadine; l'altro denominato "Pari opportunità e politiche di genere", dedicato al raggiungimento degli obiettivi legati ai due filoni pari opportunità donna-uomo e superamento delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e l'identità di genere (attraverso il servizio LGBT - Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender).
Il Settore Pari Opportunità si propone di integrare in tutte le politiche cittadine obiettivi di genere e di produrre servizi necessari al riequilibrio delle disparità, attraverso:
• azioni di informazione e sensibilizzazione finalizzate alla diffusione della cultura della parità e delle pari opportunità a livello cittadino.
• divulgazione delle leggi riguardanti le opportunità esistenti in campo lavorativo, formativo, assistenziale e di tempo libero per le donne.
• interventi formativi.
• ricerche-azione finalizzate alla conoscenza della situazione delle donne nella famiglia, nel lavoro, nella politica, nella comunità.
• interventi volti all'eliminazione della violenza contro le donne, in collaborazione con le associazioni e gli enti presenti sul territorio.
Rete alla quale hanno già aderito molti enti locali tra i quali: Le Regioni Toscana e Piemonte, le Province di Siracusa, Torino, Roma, Cremona ed Agrigento, i Comuni di Messina, Torino, Roma, Venezia, Firenze, Bari, Bologna, Perugia, Napoli, Pistoia, Pisa e Cremona.
• Promuovere, insieme agli enti locali, Comuni, Province e Regioni, una campagna nazionale di informazione sulla famiglia anagrafica basata su vincoli affettivi ed il riconoscimento delle coppie omosessuali. Nonché ribadiamo la richiesta di realizzazione del registro delle unioni civili, azione inalienabile per la crescita democratica e civile di ogni Paese democratico.
Certi che insieme si possa operare per una maggiore tutela della dignità e dei diritti di tutti, inviamo i più cordiali saluti.
Il Presidente di Arcigay Makwan Messina Rosario Duca
fonte http://parcodeinebrodi.blogspot.com
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Lgbt Washington: Il prete che non dà la comunione alle lesbiche
Padre Marcel Guarnizo(in foto)celebrava un funerale a Washington:
la donna discriminata era la figlia della defunta
La figlia della donna morta di cui si sta celebrando il funerale non può prendere la comunione se è lesbica: lo ha deciso padre Marcel Guarnizo, che celebrava presso la parrocchia Saint John Neumann di Gaithersburg, poco a nord di Washington, Usa. Barbara Johnson, omosessuale, al momento della comunione, incolonnatasi con tutti gli altri, si è vista negare il sacramento dal sacerdote.
NIENTE COMUNIONE
“Non posso darti la comunione perché vivi con una donna e questo è peccato secondo la Chiesa”, avrebbe detto il sacerdote, il che ha subito causato parecchio rumore fra gli amici e i parenti della donna coinvolta: secondo l’Huffington Post, addirittura, si sono creati momenti di “sconvolgimento pubblico” in seguito alla vicenda. Secondo il media LGBT Advocate, che riporta il racconto della ragazza, il sacerdote si sarebbe “allontanato dall’altare” mentre Barbara pronunciava qualche parola di ricordo per sua madre, e non si “è nemmeno presentato al cimitero”.
DOLORE
Le autorità ecclesiastiche si sono già mobilitate: “Johnson ha ricevuto le scuse del reverendo Thomas LaHood, parroco di St. John Neumann e superiore di Guarnizo, e due autorità dell’arcidiocesi, incluso il reverendo Barry Nestout, vescovo ausiliario e vicario generale”. Il porporato avrebbe scritto in privato alla donna dicendo: “Nei miei anni da prete ho incontrato molte situazioni pastorali e so che il tatto per chi ha appena subito una perdita è parte della vocazione generale della Chiesa; il fatto che a voi non sia successo mi causa molta preoccupazione e dolore personale”.
SCUSE E PROVVEDIMENTI
Queste le scuse private: il sacerdote in questione non è comunque stato lasciato al suo posto. Real Clear Religion ha pubblicato in originalela lettera direttamente dalla disciplinare dell’arcidiocesi che lo ha rimosso dal suo ufficio e dalle prerogative sacerdotali: “Padre Marcel Guarnizo non è più assegnato alla parrocchia di St. John Neumann ed è stato posto in stato di vacanza amministrativa con le sue facoltà sacerdotali interdette, fino a che un’inchiesta sulle sue azioni non sia stata completata.
L’INIZIATIVA
Ho preso quest’iniziativa dopo aver ricevuto accuse credibili riguardo il comportamento intimidatorio di padre Guarnizo nei confronti dello staff della parrocchia e di altri, esterni, incompatibile con un corretto ministero sacerdotale”, scrive monsignor Barry C. Knestout, “Vicario generale e moderatore della Curia”.
fonte http://www.giornalettismo.com di Tommaso Caldarelli
la donna discriminata era la figlia della defunta
La figlia della donna morta di cui si sta celebrando il funerale non può prendere la comunione se è lesbica: lo ha deciso padre Marcel Guarnizo, che celebrava presso la parrocchia Saint John Neumann di Gaithersburg, poco a nord di Washington, Usa. Barbara Johnson, omosessuale, al momento della comunione, incolonnatasi con tutti gli altri, si è vista negare il sacramento dal sacerdote.
NIENTE COMUNIONE
“Non posso darti la comunione perché vivi con una donna e questo è peccato secondo la Chiesa”, avrebbe detto il sacerdote, il che ha subito causato parecchio rumore fra gli amici e i parenti della donna coinvolta: secondo l’Huffington Post, addirittura, si sono creati momenti di “sconvolgimento pubblico” in seguito alla vicenda. Secondo il media LGBT Advocate, che riporta il racconto della ragazza, il sacerdote si sarebbe “allontanato dall’altare” mentre Barbara pronunciava qualche parola di ricordo per sua madre, e non si “è nemmeno presentato al cimitero”.
DOLORE
Le autorità ecclesiastiche si sono già mobilitate: “Johnson ha ricevuto le scuse del reverendo Thomas LaHood, parroco di St. John Neumann e superiore di Guarnizo, e due autorità dell’arcidiocesi, incluso il reverendo Barry Nestout, vescovo ausiliario e vicario generale”. Il porporato avrebbe scritto in privato alla donna dicendo: “Nei miei anni da prete ho incontrato molte situazioni pastorali e so che il tatto per chi ha appena subito una perdita è parte della vocazione generale della Chiesa; il fatto che a voi non sia successo mi causa molta preoccupazione e dolore personale”.
SCUSE E PROVVEDIMENTI
Queste le scuse private: il sacerdote in questione non è comunque stato lasciato al suo posto. Real Clear Religion ha pubblicato in originalela lettera direttamente dalla disciplinare dell’arcidiocesi che lo ha rimosso dal suo ufficio e dalle prerogative sacerdotali: “Padre Marcel Guarnizo non è più assegnato alla parrocchia di St. John Neumann ed è stato posto in stato di vacanza amministrativa con le sue facoltà sacerdotali interdette, fino a che un’inchiesta sulle sue azioni non sia stata completata.
L’INIZIATIVA
Ho preso quest’iniziativa dopo aver ricevuto accuse credibili riguardo il comportamento intimidatorio di padre Guarnizo nei confronti dello staff della parrocchia e di altri, esterni, incompatibile con un corretto ministero sacerdotale”, scrive monsignor Barry C. Knestout, “Vicario generale e moderatore della Curia”.
fonte http://www.giornalettismo.com di Tommaso Caldarelli
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martedì 27 marzo 2012
Lgbt: Dal Nepal parte la richiesta “Caro Facebook, oltre a maschio e femmina aggiungi "altro”
Sunil Babu Pant
(in foto), fondatore della prima associazione per i diritti Lgbt nel Paese, ha scritto a Mark Zuckerberg perché aggiunga al suo social network la possibilità di esprimere una terza opzione quanto al genere sessuale delle persone che si iscrivono.
Ad oggi, nessuna risposta. "Ma io vado avanti"
Sunil Babu Pant ha scritto una lettera al fondatore di Facebook, Mark Zucherberg
“Caro signor Zuckerberg, mi chiamo Sunil Babu Pant.
Ho fondato e sono direttore della Blue diamond society, la prima organizzazione del Nepal per i diritti Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali. […] Le scrivo oggi come avido utente e ammiratore di Facebook. Il suo prodotto ha rivoluzionato in tutto il mondo il modo in cui comunichiamo e ci esprimiamo.
Ha portato le varie comunità, che altrimenti sarebbero lontane fra loro migliaia di chilometri, a incontrarsi, e questo ha avuto come risultato l’associarsi e la collaborazione che ha migliorato il mondo.
Le persone che non si identificano come maschi o femmine, tuttavia, continuano a essere messe da parte dalle opzioni di Facebook.
Dato che si permette agli utenti di identificarsi solo come maschi o femmine, molti nella comunità Lgbt si sentono come se fossero nascosti nel sito, incapaci di identificarsi per quello che è il loro vero sé”.
Sunil Babu Pant, un famoso avvocato di Kathmandu, attivista per i diritti civili, dal 2008 eletto come uno dei 5 rappresentanti del Partito comunista del Nepal (Unito) nell’Assemblea costituente e unico membro del parlamento apertamente gay, l’altra settimana ha inviato una lettera a Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook.
Oggi la lettera è stata pubblicata su The Kathmandu Post.
La richiesta è semplice: implementare un’opzione “altro” nella scelta del genere, che possa venire incontro alle esigenze di chi non si sente né maschio né femmina. “In Nepal stiamo lavorando per implementare una terza opzione di genere, denominata ‘altro’, su tutti i documenti ufficiale e all’anagrafe”, scrive Pant a Zuckerberg, “io la incoraggio a fare la stessa cosa, per amore del rispetto di tutte le varianti sessuali presenti nel mondo che vogliono socializzare, organizzarsi ed essere parte della sua rivoluzione del 21esimo secolo su Internet. Incoraggio Facebook a celebrare la diversità”.
Il Fattoquotidiano.it ha chiesto a Pant se avesse ricevuto notizie da Zuckerberg, ma la risposta è stata negativa.
“In ogni caso, questa mattina (il 26 marzo, ndr) ho mandato la stessa lettera a Chris Hughes, fondatore di Facebook insieme a Zuckerberg, e sono pronto a dare battaglia.
Tutti devono essere rispettati e riconosciuti e anche Facebook deve farlo.
Io farò di tutto perché lo facciano. Per noi non è solo un diritto, è una questione di dignità”.
L’avvocato è famoso per le sue campagne. Nel 2009 ha denunciato pubblicamente “l’inaccettabile punto di vista” espresso dal libico Ali Abdussalam Treki, presidente della 64esima sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Durante la conferenza stampa gli era stato chiesto cosa ne pensasse della risoluzione dell’Onu sulla depenalizzazione universale dell’omosessualità. Treki aveva risposto che in quanto musulmano non era a favore perché nella sua religione e secondo la sua tradizione non era “accettabile”.
Il 20 marzo la Blue diamond society ha annunciato che ospiterà le prime gare sportive nazionali per lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e inter-sex, per attirare l’attenzione sui loro diritti e promuovere uno stile di vita sano e il benessere psico-fisico della comunità.
I giochi si terranno a Kathmandu a fine settembre e sono il primo evento di questo tipo in Asia meridionale. I vincitori dovrebbero andare a rappresentare il Paese alle prossime Olimpiadi.
Tramite la Pink mountain travels&tours, un’agenzia specializzata in viaggi per gay di cui è proprietario Pant, il 20 giugno 2011 è stato celebrato il primo matrimonio fra due donne americane, una avvocato e l’altra docente al college, nel famoso tempio induista di Dakshinkali.
Il matrimonio fra persone dello stesso sesso nel Paese non è riconosciuto, ma nel 2007, un anno dopo la rivoluzione dell’aprile 2006 che ha messo fine all’unico stato legalmente induista al mondo, la Corte Suprema ha emesso una sentenza che obbliga il governo a garantire i diritti legati al sesso e a porre fine alla discriminazione.
La protezione delle minoranze sessuali e il riconoscimento del matrimonio fra persone dello stesso sesso sono diritti che dovrebbero essere inglobati nella nuova Costituzione, che sostituirà quella ad interim del gennaio 2007 e la cui emanazione è stata posposta diverse volte, fino alla nuova scadenza del maggio 2012.
Con il censimento del 2011 la Repubblica federale democratica del Nepal ha anche riconosciuto ufficialmente, primo paese al mondo, l’esistenza di un “terzo sesso”, transessuali e gay.
fonte http://www.ilfattoquotidiano.it/ di Enrica Garzilli
(in foto), fondatore della prima associazione per i diritti Lgbt nel Paese, ha scritto a Mark Zuckerberg perché aggiunga al suo social network la possibilità di esprimere una terza opzione quanto al genere sessuale delle persone che si iscrivono.
Ad oggi, nessuna risposta. "Ma io vado avanti"
Sunil Babu Pant ha scritto una lettera al fondatore di Facebook, Mark Zucherberg
“Caro signor Zuckerberg, mi chiamo Sunil Babu Pant.
Ho fondato e sono direttore della Blue diamond society, la prima organizzazione del Nepal per i diritti Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali. […] Le scrivo oggi come avido utente e ammiratore di Facebook. Il suo prodotto ha rivoluzionato in tutto il mondo il modo in cui comunichiamo e ci esprimiamo.
Ha portato le varie comunità, che altrimenti sarebbero lontane fra loro migliaia di chilometri, a incontrarsi, e questo ha avuto come risultato l’associarsi e la collaborazione che ha migliorato il mondo.
Le persone che non si identificano come maschi o femmine, tuttavia, continuano a essere messe da parte dalle opzioni di Facebook.
Dato che si permette agli utenti di identificarsi solo come maschi o femmine, molti nella comunità Lgbt si sentono come se fossero nascosti nel sito, incapaci di identificarsi per quello che è il loro vero sé”.
Sunil Babu Pant, un famoso avvocato di Kathmandu, attivista per i diritti civili, dal 2008 eletto come uno dei 5 rappresentanti del Partito comunista del Nepal (Unito) nell’Assemblea costituente e unico membro del parlamento apertamente gay, l’altra settimana ha inviato una lettera a Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook.
Oggi la lettera è stata pubblicata su The Kathmandu Post.
La richiesta è semplice: implementare un’opzione “altro” nella scelta del genere, che possa venire incontro alle esigenze di chi non si sente né maschio né femmina. “In Nepal stiamo lavorando per implementare una terza opzione di genere, denominata ‘altro’, su tutti i documenti ufficiale e all’anagrafe”, scrive Pant a Zuckerberg, “io la incoraggio a fare la stessa cosa, per amore del rispetto di tutte le varianti sessuali presenti nel mondo che vogliono socializzare, organizzarsi ed essere parte della sua rivoluzione del 21esimo secolo su Internet. Incoraggio Facebook a celebrare la diversità”.
Il Fattoquotidiano.it ha chiesto a Pant se avesse ricevuto notizie da Zuckerberg, ma la risposta è stata negativa.
“In ogni caso, questa mattina (il 26 marzo, ndr) ho mandato la stessa lettera a Chris Hughes, fondatore di Facebook insieme a Zuckerberg, e sono pronto a dare battaglia.
Tutti devono essere rispettati e riconosciuti e anche Facebook deve farlo.
Io farò di tutto perché lo facciano. Per noi non è solo un diritto, è una questione di dignità”.
L’avvocato è famoso per le sue campagne. Nel 2009 ha denunciato pubblicamente “l’inaccettabile punto di vista” espresso dal libico Ali Abdussalam Treki, presidente della 64esima sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Durante la conferenza stampa gli era stato chiesto cosa ne pensasse della risoluzione dell’Onu sulla depenalizzazione universale dell’omosessualità. Treki aveva risposto che in quanto musulmano non era a favore perché nella sua religione e secondo la sua tradizione non era “accettabile”.
Il 20 marzo la Blue diamond society ha annunciato che ospiterà le prime gare sportive nazionali per lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e inter-sex, per attirare l’attenzione sui loro diritti e promuovere uno stile di vita sano e il benessere psico-fisico della comunità.
I giochi si terranno a Kathmandu a fine settembre e sono il primo evento di questo tipo in Asia meridionale. I vincitori dovrebbero andare a rappresentare il Paese alle prossime Olimpiadi.
Tramite la Pink mountain travels&tours, un’agenzia specializzata in viaggi per gay di cui è proprietario Pant, il 20 giugno 2011 è stato celebrato il primo matrimonio fra due donne americane, una avvocato e l’altra docente al college, nel famoso tempio induista di Dakshinkali.
Il matrimonio fra persone dello stesso sesso nel Paese non è riconosciuto, ma nel 2007, un anno dopo la rivoluzione dell’aprile 2006 che ha messo fine all’unico stato legalmente induista al mondo, la Corte Suprema ha emesso una sentenza che obbliga il governo a garantire i diritti legati al sesso e a porre fine alla discriminazione.
La protezione delle minoranze sessuali e il riconoscimento del matrimonio fra persone dello stesso sesso sono diritti che dovrebbero essere inglobati nella nuova Costituzione, che sostituirà quella ad interim del gennaio 2007 e la cui emanazione è stata posposta diverse volte, fino alla nuova scadenza del maggio 2012.
Con il censimento del 2011 la Repubblica federale democratica del Nepal ha anche riconosciuto ufficialmente, primo paese al mondo, l’esistenza di un “terzo sesso”, transessuali e gay.
fonte http://www.ilfattoquotidiano.it/ di Enrica Garzilli
Lgbt MIT Bologna: Dal 4 al 6 maggio la quinta edizione di "Divergenti festival di cinema transessuale“
Si svolgerà al cinema Lumiere Via Azzo Gardino, 65 di Bologna da venerdì 4 a domenica 6 maggio 2012
La quinta edizione di Divergenti, il festival internazionale di cinema dedicato ai temi del transessualismo e del transgenderismo.
Il festival, organizzato dal M.I.T., Movimento Identità Transessuale,
con la direzione artistica di Luki Massa e Porpora Marcasciano si ripropone anche quest’anno come vetrina privilegiata delle migliori produzioni cinematografiche realizzate in tutto il mondo per raccontare l’esperienza transessuale, unico festival trans in Italia e uno dei pochi in tutto il mondo.
Nel 2012 Divergenti proporrà documentari, fiction e cortometraggi, tra cui alcune rare, produzioni italiane, mantenendo il doppio sguardo sul presente e sul passato: il festival si propone infatti di indagare la condizione odierna delle persone transessuali in tutto il mondo e al contempo ricostruire i tasselli di una storia comune, anche attraverso alcuni interessanti ritratti di persone transessuali che, imponendosi individualmente come “personaggi” sulla scena pubblica, hanno contribuito ad avviare un percorso di visibilità e rivendicazione collettive.
La quinta edizione di Divergenti sarà dedicata al trentesimo anniversario dell’approvazione della Legge 164, l’unica approvata in Italia, che permette di cambiare sesso: una legge, ottenuta dopo dure battaglie dal movimento trans e dal M.I.T. che ne era unica associazione rappresentante.
La Legge rappresentava, all’epoca della sua approvazione, un’avanguardia a livello europeo.
divergenti-festival-cinema-trans.html
Sito: http://www.mit-italia.it/divergenti2011/index.htm“
fonte http://www.bolognatoday.it/eventi
La quinta edizione di Divergenti, il festival internazionale di cinema dedicato ai temi del transessualismo e del transgenderismo.
Il festival, organizzato dal M.I.T., Movimento Identità Transessuale,
con la direzione artistica di Luki Massa e Porpora Marcasciano si ripropone anche quest’anno come vetrina privilegiata delle migliori produzioni cinematografiche realizzate in tutto il mondo per raccontare l’esperienza transessuale, unico festival trans in Italia e uno dei pochi in tutto il mondo.
Nel 2012 Divergenti proporrà documentari, fiction e cortometraggi, tra cui alcune rare, produzioni italiane, mantenendo il doppio sguardo sul presente e sul passato: il festival si propone infatti di indagare la condizione odierna delle persone transessuali in tutto il mondo e al contempo ricostruire i tasselli di una storia comune, anche attraverso alcuni interessanti ritratti di persone transessuali che, imponendosi individualmente come “personaggi” sulla scena pubblica, hanno contribuito ad avviare un percorso di visibilità e rivendicazione collettive.
La quinta edizione di Divergenti sarà dedicata al trentesimo anniversario dell’approvazione della Legge 164, l’unica approvata in Italia, che permette di cambiare sesso: una legge, ottenuta dopo dure battaglie dal movimento trans e dal M.I.T. che ne era unica associazione rappresentante.
La Legge rappresentava, all’epoca della sua approvazione, un’avanguardia a livello europeo.
divergenti-festival-cinema-trans.html
Sito: http://www.mit-italia.it/divergenti2011/index.htm“
fonte http://www.bolognatoday.it/eventi
Lgbt Reggio Emilia: Uruguayano sposato con italiano ottiene permesso di soggiorno, assistiti dall'associazione Certi diritti
Il documento (fonte foto dal sito di Certi diritti) emesso dopo che il tribunale ha accolto il ricorso della coppia gay, sposatasi in Spagna, assistita dall'associazione radicale Certi diritti.
Non è riconosciuto il matrimonio, ma il diritto ad avere una vita familiare in Italia, richiamandosi a precedenti pronunce della Cassazione e della Corte costituzionale: e' la prima volta
Un giovane uruguayano sposato con un cittadino italiano ha ottenuto un permesso di soggiorno nel nostro Paese dopo aver presentato un ricorso al tribunale di Reggio Emilia, che lo ha accolto: una sentenza importante, perché è la prima che in Italia viene rilasciato un documento ufficiale che dà efficacia al riconoscimento dello status famigliare delle coppie omosessuali, rileva l'associazione radicale "Certi Diritti 1", che ha sostenuto il ricorso della coppia gay.
Il permesso di soggiorno è stato rilasciato dalla questura di Reggio Emilia che in un primo momento aveva respinto la richiesta del giovane, di nome Rafael, che ha sposato in Spagna un cittadino italiano, poiché in Italia il loro matrimonio non è riconosciuto.
Nel ricorso presentato successivamente, pur non richiedendo la trascrizione del matrimonio, materia che con il diritto di famiglia viene lasciata alla competenza esclusiva di ogni stato membro dell'Uunione europea, si chiedeva l'applicazione delle norme che regolamentano la libera circolazione dei cittadini europei e dei loro famigliari. Queste normative europee, ratificate dall'Italia, devono essere applicate anche nel nostro Paese.
Nel ricorso, presentato dall'avvocato Giulia Perin e concordato con il Direttivo di Certi Diritti, non si è chiesto quindi il riconoscimento del matrimonio spagnolo ma il diritto per i coniugi, sebbene non riconosciuti, ad avere una vita famigliare in Italia, tesi accolta dal Giudice Tanasi, con una sentenza 2 giunta il 13 febbraio 2012.
Il tribunale ha quindi accolto il ricorso ai sensi del d. Lgs. 30/2007, legge che dà attuazione alla direttiva 2004/38/ce, sul riconoscimento del diritto di soggiorno ai familiari (anche stranieri) dei cittadini dell'Unione europea.
Nel ricorso si era fatto riferimento alla sentenza n. 1328/2011 della corte di Cassazione che afferma:
a) la nozione di "coniuge" prevista dall'art. 2 D.Lgs. N. 30/2007 deve essere determinata alla luce dell'ordinamento straniero in cui il vincolo matrimoniale è stato contratto e che
b) lo straniero che abbia contratto in Spagna un matrimonio con un cittadino dell'Unione dello stesso sesso deve essere qualificato quale "familiare", ai fini del diritto al soggiorno in Italia.
La sentenza si è richiamata alla sentenza della corte costituzionale n. 138 del 2010 che afferma, tra l'altro, che all'unione omosessuale, "intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso", spetta "il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia" e che il "diritto all'unità della famiglia che si esprime nella garanzia della convivenza del nucleo familiare costituisce espressione di un diritto fondamentale della persona umana".
Per Anna Paola Concia, la sentenza del tribunale di Reggio Emilia manda un segnale chiaro alla politica.
E' ormai evidente che la magistratura italiana è chiamata, suo malgrado, a riempire un vuoto normativo", dice la deputata del Pd "che ormai risulta inaccettabile per un Paese che vuole stare dentro l'Europa.
Le coppie omosessuali hanno dei diritti che devono essere garantiti e tutelati. Adesso è il tempo del Parlamento italiano, che ha il dovere di fare una buona legge, non più rinviabile, ristabilendo così l'equilibrio; in una democrazia il Parlamento fa le leggi e i giudici le applicano".
"Il ricongiungimento familiare e la libera circolazione delle persone sono pilastri fondamentali del processo di integrazione europea, conclude Concia, e il governo Monti deve dar prova di credere fino in fondo nell'Europa, perché non si può essere europeisti sui temi dell'agenda economica e non esserlo quando si parla di leggi di civiltà".
fonte http://www.repubblica.it/cronaca
QUI LA SENTENZA E ARTICOLI STAMPA:
http://www.certidiritti.it/storica-sentenza-tribunale-reggio-emilia-coniuge-stesso-sesso-di-un-italiano-sposato-in-spagna-ha-diritto-a-vivere-in-italia
Non è riconosciuto il matrimonio, ma il diritto ad avere una vita familiare in Italia, richiamandosi a precedenti pronunce della Cassazione e della Corte costituzionale: e' la prima volta
Un giovane uruguayano sposato con un cittadino italiano ha ottenuto un permesso di soggiorno nel nostro Paese dopo aver presentato un ricorso al tribunale di Reggio Emilia, che lo ha accolto: una sentenza importante, perché è la prima che in Italia viene rilasciato un documento ufficiale che dà efficacia al riconoscimento dello status famigliare delle coppie omosessuali, rileva l'associazione radicale "Certi Diritti 1", che ha sostenuto il ricorso della coppia gay.
Il permesso di soggiorno è stato rilasciato dalla questura di Reggio Emilia che in un primo momento aveva respinto la richiesta del giovane, di nome Rafael, che ha sposato in Spagna un cittadino italiano, poiché in Italia il loro matrimonio non è riconosciuto.
Nel ricorso presentato successivamente, pur non richiedendo la trascrizione del matrimonio, materia che con il diritto di famiglia viene lasciata alla competenza esclusiva di ogni stato membro dell'Uunione europea, si chiedeva l'applicazione delle norme che regolamentano la libera circolazione dei cittadini europei e dei loro famigliari. Queste normative europee, ratificate dall'Italia, devono essere applicate anche nel nostro Paese.
Nel ricorso, presentato dall'avvocato Giulia Perin e concordato con il Direttivo di Certi Diritti, non si è chiesto quindi il riconoscimento del matrimonio spagnolo ma il diritto per i coniugi, sebbene non riconosciuti, ad avere una vita famigliare in Italia, tesi accolta dal Giudice Tanasi, con una sentenza 2 giunta il 13 febbraio 2012.
Il tribunale ha quindi accolto il ricorso ai sensi del d. Lgs. 30/2007, legge che dà attuazione alla direttiva 2004/38/ce, sul riconoscimento del diritto di soggiorno ai familiari (anche stranieri) dei cittadini dell'Unione europea.
Nel ricorso si era fatto riferimento alla sentenza n. 1328/2011 della corte di Cassazione che afferma:
a) la nozione di "coniuge" prevista dall'art. 2 D.Lgs. N. 30/2007 deve essere determinata alla luce dell'ordinamento straniero in cui il vincolo matrimoniale è stato contratto e che
b) lo straniero che abbia contratto in Spagna un matrimonio con un cittadino dell'Unione dello stesso sesso deve essere qualificato quale "familiare", ai fini del diritto al soggiorno in Italia.
La sentenza si è richiamata alla sentenza della corte costituzionale n. 138 del 2010 che afferma, tra l'altro, che all'unione omosessuale, "intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso", spetta "il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia" e che il "diritto all'unità della famiglia che si esprime nella garanzia della convivenza del nucleo familiare costituisce espressione di un diritto fondamentale della persona umana".
Per Anna Paola Concia, la sentenza del tribunale di Reggio Emilia manda un segnale chiaro alla politica.
E' ormai evidente che la magistratura italiana è chiamata, suo malgrado, a riempire un vuoto normativo", dice la deputata del Pd "che ormai risulta inaccettabile per un Paese che vuole stare dentro l'Europa.
Le coppie omosessuali hanno dei diritti che devono essere garantiti e tutelati. Adesso è il tempo del Parlamento italiano, che ha il dovere di fare una buona legge, non più rinviabile, ristabilendo così l'equilibrio; in una democrazia il Parlamento fa le leggi e i giudici le applicano".
"Il ricongiungimento familiare e la libera circolazione delle persone sono pilastri fondamentali del processo di integrazione europea, conclude Concia, e il governo Monti deve dar prova di credere fino in fondo nell'Europa, perché non si può essere europeisti sui temi dell'agenda economica e non esserlo quando si parla di leggi di civiltà".
fonte http://www.repubblica.it/cronaca
QUI LA SENTENZA E ARTICOLI STAMPA:
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Lgbt: L’orientamento sessuale non è più un tabù all’ONU, John Fisher illustra il contesto di questa dibattito
Gay e lesbiche sono oggetto di discriminazioni e violenze in diverse parti del mondo.
Per la prima volta, le discriminazioni e le violenze subite dalle persone omosessuali e transgender sono state oggetto di dibattito in un organismo delle Nazioni Unite.
Lobbista all’ONU, John Fisher illustra i passi in avanti compiuti al Consiglio dei diritti umani.
All’inizio della sua 19esima sessione, che si conclude questa settimana, il Consiglio dei diritti umani ha indetto una riunione per discutere di discriminazioni e violenze contro le persone a causa del loro orientamento sessuale e della loro identità di genere. Per Ban ki-moon si è trattato di un dibattito «storico». Il segretario generale dell’ONU ha anche sottolineato l’importanza di affrontare al più presto questo tema: «Il mandato dell’ONU è di proteggere i diritti di tutti gli esseri umani […]. Molte lesbiche, gay, bisessuali e trangender (LGBT) sono torturati, imprigionati e uccisi».
Da parte sua, la Alta commissaria per i diritti umani si è detta «convinta che nessuno qui tollera simili violenze. Queste violazioni avvengono dappertutto nel mondo. Certi Stati hanno dei dispositivi di protezione. Troppo spesso, però, le forze di polizia e coloro che lavorano sul terreno non sono formati per affrontare questi problemi. A volte, le vittime non osano sporgere denuncia».
«Quando si tratta di violenze sistematiche, il Consiglio dei diritti umani deve reagire», ha sottolineato Navi Pillay.
Un punto di vista che il Pakistan non condivide. Durante la riunione, i rappresentanti di Islamabad hanno ricordato «l’opposizione dell’Organizzazione della cooperazione islamica (OCI) a dibattere su una questione troppo vaga come quella dell’orientamento sessuale».
Anche i paesi arabi si sono opposti allo svolgimento di un simile dibattito: «Viste le priorità e i problemi attuali, il gruppo arabo si chiede se sia veramente il caso di trattare la questione. Il gruppo arabo ribadisce la sua opposizione categorica a questa nozione, contrapponendole quella di rispetto dell’istituzione del matrimonio e della famiglia», ha detto il rappresentante della Mauritania.
Dopo aver ricordato l’ampiezza delle discriminazioni, Europa compresa, un rappresentante svizzero si è detto deluso del fatto che «certe delegazioni abbiano scelto di non partecipare al dibattito. A nostro modo di vedere i diritti dell’uomo si applicano a tutti e a tutte, senza discriminazioni».
Codirettore di ARC International – una ONG che si occupa di difendere i diritti dei LGBT, in particolare in seno alle organizzazione internazionali – John Fisher illustra il contesto di questa dibattito.
swissinfo.ch: Perché questa riunione ha costituito un passo in avanti?
John Fisher: Quando sono arrivato a Ginevra sei anni fa, la tematica era ancora invisibile. Certi paesi ritenevano che non si trattava di una questione internazionale da dibattere in seno alle Nazioni Unite, anche se gli omosessuali esistono in tutti i tipi di società.
Questa riunione ufficiale è quindi molto importante. È la prima volta che in una sessione plenaria dell’ONU si discute del tema dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere partendo dalla prospettiva dei diritti umani.
Questo dibattito ha potuto essere organizzato grazie a una risoluzione del Consiglio presentata nel giugno 2011 dall’Africa del Sud, con l’appoggio di paesi di tutte le regioni dell’ONU. È un’evoluzione significativa, poiché in passato queste regioni erano molto polarizzate su questo tema, ciò che bloccava ogni progresso.
Del resto, una dozzina di relatori speciali dell’ONU hanno integrato questa tematica nei loro rapporti sulla violazione dei diritti umani. Il tema è anche abbordato da certi ambasciatori durante l’esame periodico universale degli Stati al Consiglio dei diritti dell’uomo.
John Fisher, codirettore di ARC International (swissinfo)
swissinfo.ch: Ritiene che l’impegno degli Stati Uniti, espresso lo scorso anno da Hillary Clinton in un discorso che ha avuto una grande eco, sia stato determinante?
J.F.: Questo discorso ha sicuramente dato un contributo importante. Ha inviato un messaggio forte e chiaro. Lo slancio non è però venuto solo da qui.
Il Sudafrica ha pure svolto un ruolo molto importante per aprire il dibattito in seno al gruppo africano, così come il Ruanda, che due anni fa ha dichiarato davanti all’Assemblea generale dell’ONU: «Abbiamo tratto degli insegnamenti dalla nostra storia. Questo tema è difficile per il nostro paese, ma è importante rispettare i diritti di ogni persona».
Oggi il dibattito è quindi lanciato e tutti riconoscono che il tema deve essere impugnato dall’ONU affinché rispetti il suo mandato.
swissinfo.ch: Quali sono i vostri obiettivi?
J.F.: Come tutte le battaglie per l’uguaglianza, la lotta non finisce mai. Ci sono ancora 76 paesi in cui l’omosessualità costituisce un crimine. Il lavoro è immenso.
Secondo noi, non è per forza necessario adottare nuove leggi o promulgare una convenzione internazionale. Noi LGBT dobbiamo poter beneficiare di tutti i diritti esistenti, siano essi il diritto alla vita o di libertà d’espressione.
Concretamente, gli Stati devono quindi applicare il diritto internazionale agli individui stigmatizzati per il loro orientamento sessuale.
swissinfo.ch: Questo soggetto rischia di diventare altrettanto polemico che quello sulla diffamazione delle religioni?
J.F.: Siamo ancora ben lontani da un consenso. Durante il dibattito, dei delegati dei paesi membri dell’OCI hanno abbandonato la sala. Certi non volevano neppure entrare in materia. Due giorni dopo, il Vaticano ha però organizzato una tavola rotonda con dei rappresentanti dell’OCI e tutti i partecipanti hanno ammesso che le violenze nei confronti delle persone LGTB sono ingiustificabili.
Di Frederic Burnand, swissinfo.ch (traduzione di Daniele Mariani)
fonte http://www.swissinfo.ch/ita
Per la prima volta, le discriminazioni e le violenze subite dalle persone omosessuali e transgender sono state oggetto di dibattito in un organismo delle Nazioni Unite.
Lobbista all’ONU, John Fisher illustra i passi in avanti compiuti al Consiglio dei diritti umani.
All’inizio della sua 19esima sessione, che si conclude questa settimana, il Consiglio dei diritti umani ha indetto una riunione per discutere di discriminazioni e violenze contro le persone a causa del loro orientamento sessuale e della loro identità di genere. Per Ban ki-moon si è trattato di un dibattito «storico». Il segretario generale dell’ONU ha anche sottolineato l’importanza di affrontare al più presto questo tema: «Il mandato dell’ONU è di proteggere i diritti di tutti gli esseri umani […]. Molte lesbiche, gay, bisessuali e trangender (LGBT) sono torturati, imprigionati e uccisi».
Da parte sua, la Alta commissaria per i diritti umani si è detta «convinta che nessuno qui tollera simili violenze. Queste violazioni avvengono dappertutto nel mondo. Certi Stati hanno dei dispositivi di protezione. Troppo spesso, però, le forze di polizia e coloro che lavorano sul terreno non sono formati per affrontare questi problemi. A volte, le vittime non osano sporgere denuncia».
«Quando si tratta di violenze sistematiche, il Consiglio dei diritti umani deve reagire», ha sottolineato Navi Pillay.
Un punto di vista che il Pakistan non condivide. Durante la riunione, i rappresentanti di Islamabad hanno ricordato «l’opposizione dell’Organizzazione della cooperazione islamica (OCI) a dibattere su una questione troppo vaga come quella dell’orientamento sessuale».
Anche i paesi arabi si sono opposti allo svolgimento di un simile dibattito: «Viste le priorità e i problemi attuali, il gruppo arabo si chiede se sia veramente il caso di trattare la questione. Il gruppo arabo ribadisce la sua opposizione categorica a questa nozione, contrapponendole quella di rispetto dell’istituzione del matrimonio e della famiglia», ha detto il rappresentante della Mauritania.
Dopo aver ricordato l’ampiezza delle discriminazioni, Europa compresa, un rappresentante svizzero si è detto deluso del fatto che «certe delegazioni abbiano scelto di non partecipare al dibattito. A nostro modo di vedere i diritti dell’uomo si applicano a tutti e a tutte, senza discriminazioni».
Codirettore di ARC International – una ONG che si occupa di difendere i diritti dei LGBT, in particolare in seno alle organizzazione internazionali – John Fisher illustra il contesto di questa dibattito.
swissinfo.ch: Perché questa riunione ha costituito un passo in avanti?
John Fisher: Quando sono arrivato a Ginevra sei anni fa, la tematica era ancora invisibile. Certi paesi ritenevano che non si trattava di una questione internazionale da dibattere in seno alle Nazioni Unite, anche se gli omosessuali esistono in tutti i tipi di società.
Questa riunione ufficiale è quindi molto importante. È la prima volta che in una sessione plenaria dell’ONU si discute del tema dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere partendo dalla prospettiva dei diritti umani.
Questo dibattito ha potuto essere organizzato grazie a una risoluzione del Consiglio presentata nel giugno 2011 dall’Africa del Sud, con l’appoggio di paesi di tutte le regioni dell’ONU. È un’evoluzione significativa, poiché in passato queste regioni erano molto polarizzate su questo tema, ciò che bloccava ogni progresso.
Del resto, una dozzina di relatori speciali dell’ONU hanno integrato questa tematica nei loro rapporti sulla violazione dei diritti umani. Il tema è anche abbordato da certi ambasciatori durante l’esame periodico universale degli Stati al Consiglio dei diritti dell’uomo.
John Fisher, codirettore di ARC International (swissinfo)
swissinfo.ch: Ritiene che l’impegno degli Stati Uniti, espresso lo scorso anno da Hillary Clinton in un discorso che ha avuto una grande eco, sia stato determinante?
J.F.: Questo discorso ha sicuramente dato un contributo importante. Ha inviato un messaggio forte e chiaro. Lo slancio non è però venuto solo da qui.
Il Sudafrica ha pure svolto un ruolo molto importante per aprire il dibattito in seno al gruppo africano, così come il Ruanda, che due anni fa ha dichiarato davanti all’Assemblea generale dell’ONU: «Abbiamo tratto degli insegnamenti dalla nostra storia. Questo tema è difficile per il nostro paese, ma è importante rispettare i diritti di ogni persona».
Oggi il dibattito è quindi lanciato e tutti riconoscono che il tema deve essere impugnato dall’ONU affinché rispetti il suo mandato.
swissinfo.ch: Quali sono i vostri obiettivi?
J.F.: Come tutte le battaglie per l’uguaglianza, la lotta non finisce mai. Ci sono ancora 76 paesi in cui l’omosessualità costituisce un crimine. Il lavoro è immenso.
Secondo noi, non è per forza necessario adottare nuove leggi o promulgare una convenzione internazionale. Noi LGBT dobbiamo poter beneficiare di tutti i diritti esistenti, siano essi il diritto alla vita o di libertà d’espressione.
Concretamente, gli Stati devono quindi applicare il diritto internazionale agli individui stigmatizzati per il loro orientamento sessuale.
swissinfo.ch: Questo soggetto rischia di diventare altrettanto polemico che quello sulla diffamazione delle religioni?
J.F.: Siamo ancora ben lontani da un consenso. Durante il dibattito, dei delegati dei paesi membri dell’OCI hanno abbandonato la sala. Certi non volevano neppure entrare in materia. Due giorni dopo, il Vaticano ha però organizzato una tavola rotonda con dei rappresentanti dell’OCI e tutti i partecipanti hanno ammesso che le violenze nei confronti delle persone LGTB sono ingiustificabili.
Di Frederic Burnand, swissinfo.ch (traduzione di Daniele Mariani)
fonte http://www.swissinfo.ch/ita
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Lgbt Libri: Firenze “Il gioco delle parti” Travestimenti e paure sociali tra Otto e Novecento, IREOS sabato 31 marzo
A Firenze, presso IREOS, via De’ Serragli 3 (Oltrarno, lato Ponte alla Carraia)
IREOS e ArciLesbica
vi invitano alla presentazione dell’opera Sabato 31 marzo 2012, ore 17.30
Il gioco delle parti. Travestimenti e paure sociali tra Otto e Novecento
di Laura Schettini, Le Monnier, 2011.
Presenterà il libro e condurrà l’incontro Erica Capussotti,
sarà presente l’autrice Laura Schettini.
Saranno disponibili copie del libro in vendita.
fonte http://www.ireos.org
IREOS e ArciLesbica
vi invitano alla presentazione dell’opera Sabato 31 marzo 2012, ore 17.30
Il gioco delle parti. Travestimenti e paure sociali tra Otto e Novecento
di Laura Schettini, Le Monnier, 2011.
Presenterà il libro e condurrà l’incontro Erica Capussotti,
sarà presente l’autrice Laura Schettini.
Saranno disponibili copie del libro in vendita.
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lunedì 26 marzo 2012
Lgbt: Luigi De Magistris: “Napoli è avanti”
Lo scorso 13 febbraio è stato approvato il registro delle Unioni Civili al Comune di Napoli, voluto dal Sindaco e promesso in campagna elettorale.
Pubblichiamo in versione integrale l’intervista che Carmine Urciuoli ha fatto a Luigi De Magistris pubblicata sul numero di marzo del mensile Pride.
Nei primi commenti dopo l’approvazione lei ha citato l’Articolo 3 della Costituzione, che la comunità lgbt ha negli anni più volte invocato.
Che rappresenta per lei il Registro?
Io credo che il Comune di Napoli ha scritto una pagina di civiltà giuridica e di attuazione della Costituzione supplendo anche alle inerzie di chi per anni ha governato ed è rimasto seduto tra gli scranni del parlamento, e non è un caso che io da Sindaco abbia mantenuto la delega alla difesa ed all’attuazione della Costituzione. E’ compito del Parlamento portare avanti i principi costituzionali ma direi compito di ogni cittadino. L’articolo 3 è ben lungi dall’essere approvato. Lo vediamo dalle vicende di cronaca, sui diritti civili, sulle questioni delle distinzioni di razza, ancora molto forti, così come l’uguaglianza di fronte alla legge che è sancita in modo pomposo e simbolico ma questo non sempre corrisponde alla realtà.
Lei è stato parlamentare europeo. L’Italia è di fatto sorda alle raccomandazioni che dal 1994 provengono da Strasburgo, e per le libertà civili pare più vicina ai paesi dell’Est Europeo che a quelli occidentali. In che modo è possibile far in modo che i cittadini abbiano gli stessi diritti in ogni stato dell’Unione?
Conosco molto bene la legislazione europea, le direttive e le raccomandazioni, sono stato presidente di commissione e mi sono occupato proprio delle tematiche anche connesse alle libertà civili. Non c’è dubbio che l’Italia sia stata surclassata da un partito che si chiamava Popolo delle Libertà, che a dispetto del fatto di portare il termine “libertà” nel nome, in tema di libertà civili ha mostrato arretratezza rispetto alla Francia, alla Danimarca, all’Olanda, a alla stessa Germania. Per questo penso che qui abbiamo colmato un vuoto e ci siamo allineati non solo alla Costituzione Repubblicana ma anche alle direttive del Parlamento Europeo e dell’Unione Europea.
De Magistris non ha avuto problemi a partecipare al Gay Pride, a differenza di altri sindaci di sinistra come Pisapia che ha mandato rappresentanti. Molti politici hanno problemi anche solo a pronunciare la parola omosessuale. Per quale motivo secondo lei?
Io credo invece che sia molto importante metterci la faccia. Su questi argomenti trovi spesso una condivisione allargata quando ne discuti in un salotto privato, con i tuoi amici, in un ufficio, ma le vere svolte si hanno quando ci si schiera apertamente. Questo non solo per coerenza politica ma per vincere le lotte di civiltà in cui credi. Nella vita, fin da ragazzo, poi anche da magistrato e da parlamentare europeo, oggi da sindaco, mi sono sempre schierato pur essendo consapevole che alcune scelte possono dividere o far perdere un consenso elettorale in determinate aree. Ma a me non interessa. La politica è l’istituzione per eccellenza, ci si mette in prima linea, pubblicamente. In quel mondo cosiddetto progressista si registra una difficoltà sulle questioni che riguardano le libertà civili.
Ecco, sulle libertà civili, alle esternazioni delle gerarchie cattoliche spesso violente, non segue alcuna risposta, ed anche nel centro-sinistra c’è stato in passato un atteggiamento di sottomissione. Come porteremo a livello nazionale il dibattito sui diritti civili?
Scattano valutazioni di opportunismo politico, come in alcune circostanze recenti e importanti, e da parte di alcuni settori del centro sinistra una certa sudditanza nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche. Per questo sostengo da tempo, tenendo conto degli argomenti di cui stiamo parlando, che nel paese si deve costruire una alternativa seria, culturale, sociale, economica e politica, non solo a Berlusconi, ma al berlusconismo e a quelle proposte di alternativa più di facciata che di sostanza, compreso l’attuale governo, dove si trovano tutti d’accordo. Nel paese queste idee innovative radicali, costituzionali, profonde sono la maggioranza, ecco perché io sono fiducioso nel futuro. Nei poteri e nei luoghi istituzionali siamo minoranza, ma nel paese questi temi rappresentano il consenso maggioritario da tempo. Per questo bisogna lavorare per trasformare queste istanze e questi valori da maggioranza nel paese a maggioranza nelle istituzioni.
Il Registro è un passo importante ma molte città europee come Londra o Madrid, e nel mediterraneo Barcellona, hanno incluso nei piani urbanistici la comunità lgbt facilitando il rilancio economico e sociale di quartieri più disagiati. E’ possibile pensare a Napoli una cosa del genere?
Certo. Infatti questi nostre delibere non sono solo simboliche o politiche, ma fortemente politiche, costituzionali, ed avranno ricadute evidenti nella direzione che dice. E’ auspicabile la partecipazione democratica in un percorso di valorizzazione della città.
Credo molto in questo perché credo che le città saranno protagoniste in Europa con ricadute importanti in termini di diritti, perché noi pensiamo ad esempio che nella partecipazione a bandi per l’assegnazione di alloggi ci sarà una voce che riguarda le coppie non sposate, di fatto, civili, coppie omosessuali. Ci troviamo di fronte ad una delibera che ha ricadute importanti di partecipazione a progetti della città, per ottenere in affido parte del patrimonio immobiliare disponibile, ecc.
Come vede Napoli tra 40 anni?
Ho ben chiara la città che voglio costruire. Sto tornando proprio da Barcellona, dove ho incontrato il sindaco, la comunità di italiani, il mondo dell’arte, e la Napoli che vorrei è questa, una città gioiosa. Dove si sta bene, che attrae persone che vengono per vivere e per trascorrere emozioni.
Penso ad una città con un grande ruolo internazionale, come è stato prima dell’unità di Italia, sicuramente capitale del Mediterraneo, in cui realizzare la contaminazione delle culture, la realizzazione dei diritti, una Napoli in cui la sicurezza sarà data dai cittadini nelle strade e non dagli atteggiamenti securitari di altre metropoli del mondo. Penso alla valorizzazione del mare, delle botteghe antiche, con pedoni, biciclette, infrastrutture in ferro. Una città che è ben chiara, e che realizzeremo con cinque-dieci anni di governo.
Se uno dei suoi figli le dicesse di avere un progetto di vita con un uomo come la prenderebbe?
La prenderei bene, con normalità. Ecco, a me la cosa che ha dato più fastidio ai margini del dibattito sul registro è che questo tema viene visto con scetticismo, lontananza, come se fosse un problema di sessualità. Io invece penso che siano scelte di vita e di amore.
Ad esempio oggi vorrei parlare del perché la famiglia tradizionale è in crisi, e in famiglie che si presentano all’apparenza in modo impeccabile, si consumano nelle mura domestiche tante violenze morali e fisiche. Tornando alla domanda credo che la prenderei bene perché per me è importante che ci siano scelte di amore, di solidarietà, di fratellanza e di condivisione. Ecco perché prendo serenamente l’argomento di cui stiamo parlando.
Qual è lo step successivo?
Le iniziative sulle libertà civili sono davvero tante, la prossima che faremo è una delibera sulla cittadinanza onoraria ma non solo simbolica ai figli immigrati che nascono nella nostra città andando a sopperire un’altra lacuna del nostro parlamento.
Consegneremo loro una carta dei diritti per la città, ed il cittadino immigrato che nasce qui avrà diritti come se fosse figlio di napoletani, di italiani. Cancelleremo un’altra vergogna e faremo un altro passo in avanti rispetto all’articolo 3 della Costituzione.
fonte http://www.napoligaypress.it foto: arcigay napoli scritto da carmineu
Pubblichiamo in versione integrale l’intervista che Carmine Urciuoli ha fatto a Luigi De Magistris pubblicata sul numero di marzo del mensile Pride.
Nei primi commenti dopo l’approvazione lei ha citato l’Articolo 3 della Costituzione, che la comunità lgbt ha negli anni più volte invocato.
Che rappresenta per lei il Registro?
Io credo che il Comune di Napoli ha scritto una pagina di civiltà giuridica e di attuazione della Costituzione supplendo anche alle inerzie di chi per anni ha governato ed è rimasto seduto tra gli scranni del parlamento, e non è un caso che io da Sindaco abbia mantenuto la delega alla difesa ed all’attuazione della Costituzione. E’ compito del Parlamento portare avanti i principi costituzionali ma direi compito di ogni cittadino. L’articolo 3 è ben lungi dall’essere approvato. Lo vediamo dalle vicende di cronaca, sui diritti civili, sulle questioni delle distinzioni di razza, ancora molto forti, così come l’uguaglianza di fronte alla legge che è sancita in modo pomposo e simbolico ma questo non sempre corrisponde alla realtà.
Lei è stato parlamentare europeo. L’Italia è di fatto sorda alle raccomandazioni che dal 1994 provengono da Strasburgo, e per le libertà civili pare più vicina ai paesi dell’Est Europeo che a quelli occidentali. In che modo è possibile far in modo che i cittadini abbiano gli stessi diritti in ogni stato dell’Unione?
Conosco molto bene la legislazione europea, le direttive e le raccomandazioni, sono stato presidente di commissione e mi sono occupato proprio delle tematiche anche connesse alle libertà civili. Non c’è dubbio che l’Italia sia stata surclassata da un partito che si chiamava Popolo delle Libertà, che a dispetto del fatto di portare il termine “libertà” nel nome, in tema di libertà civili ha mostrato arretratezza rispetto alla Francia, alla Danimarca, all’Olanda, a alla stessa Germania. Per questo penso che qui abbiamo colmato un vuoto e ci siamo allineati non solo alla Costituzione Repubblicana ma anche alle direttive del Parlamento Europeo e dell’Unione Europea.
De Magistris non ha avuto problemi a partecipare al Gay Pride, a differenza di altri sindaci di sinistra come Pisapia che ha mandato rappresentanti. Molti politici hanno problemi anche solo a pronunciare la parola omosessuale. Per quale motivo secondo lei?
Io credo invece che sia molto importante metterci la faccia. Su questi argomenti trovi spesso una condivisione allargata quando ne discuti in un salotto privato, con i tuoi amici, in un ufficio, ma le vere svolte si hanno quando ci si schiera apertamente. Questo non solo per coerenza politica ma per vincere le lotte di civiltà in cui credi. Nella vita, fin da ragazzo, poi anche da magistrato e da parlamentare europeo, oggi da sindaco, mi sono sempre schierato pur essendo consapevole che alcune scelte possono dividere o far perdere un consenso elettorale in determinate aree. Ma a me non interessa. La politica è l’istituzione per eccellenza, ci si mette in prima linea, pubblicamente. In quel mondo cosiddetto progressista si registra una difficoltà sulle questioni che riguardano le libertà civili.
Ecco, sulle libertà civili, alle esternazioni delle gerarchie cattoliche spesso violente, non segue alcuna risposta, ed anche nel centro-sinistra c’è stato in passato un atteggiamento di sottomissione. Come porteremo a livello nazionale il dibattito sui diritti civili?
Scattano valutazioni di opportunismo politico, come in alcune circostanze recenti e importanti, e da parte di alcuni settori del centro sinistra una certa sudditanza nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche. Per questo sostengo da tempo, tenendo conto degli argomenti di cui stiamo parlando, che nel paese si deve costruire una alternativa seria, culturale, sociale, economica e politica, non solo a Berlusconi, ma al berlusconismo e a quelle proposte di alternativa più di facciata che di sostanza, compreso l’attuale governo, dove si trovano tutti d’accordo. Nel paese queste idee innovative radicali, costituzionali, profonde sono la maggioranza, ecco perché io sono fiducioso nel futuro. Nei poteri e nei luoghi istituzionali siamo minoranza, ma nel paese questi temi rappresentano il consenso maggioritario da tempo. Per questo bisogna lavorare per trasformare queste istanze e questi valori da maggioranza nel paese a maggioranza nelle istituzioni.
Il Registro è un passo importante ma molte città europee come Londra o Madrid, e nel mediterraneo Barcellona, hanno incluso nei piani urbanistici la comunità lgbt facilitando il rilancio economico e sociale di quartieri più disagiati. E’ possibile pensare a Napoli una cosa del genere?
Certo. Infatti questi nostre delibere non sono solo simboliche o politiche, ma fortemente politiche, costituzionali, ed avranno ricadute evidenti nella direzione che dice. E’ auspicabile la partecipazione democratica in un percorso di valorizzazione della città.
Credo molto in questo perché credo che le città saranno protagoniste in Europa con ricadute importanti in termini di diritti, perché noi pensiamo ad esempio che nella partecipazione a bandi per l’assegnazione di alloggi ci sarà una voce che riguarda le coppie non sposate, di fatto, civili, coppie omosessuali. Ci troviamo di fronte ad una delibera che ha ricadute importanti di partecipazione a progetti della città, per ottenere in affido parte del patrimonio immobiliare disponibile, ecc.
Come vede Napoli tra 40 anni?
Ho ben chiara la città che voglio costruire. Sto tornando proprio da Barcellona, dove ho incontrato il sindaco, la comunità di italiani, il mondo dell’arte, e la Napoli che vorrei è questa, una città gioiosa. Dove si sta bene, che attrae persone che vengono per vivere e per trascorrere emozioni.
Penso ad una città con un grande ruolo internazionale, come è stato prima dell’unità di Italia, sicuramente capitale del Mediterraneo, in cui realizzare la contaminazione delle culture, la realizzazione dei diritti, una Napoli in cui la sicurezza sarà data dai cittadini nelle strade e non dagli atteggiamenti securitari di altre metropoli del mondo. Penso alla valorizzazione del mare, delle botteghe antiche, con pedoni, biciclette, infrastrutture in ferro. Una città che è ben chiara, e che realizzeremo con cinque-dieci anni di governo.
Se uno dei suoi figli le dicesse di avere un progetto di vita con un uomo come la prenderebbe?
La prenderei bene, con normalità. Ecco, a me la cosa che ha dato più fastidio ai margini del dibattito sul registro è che questo tema viene visto con scetticismo, lontananza, come se fosse un problema di sessualità. Io invece penso che siano scelte di vita e di amore.
Ad esempio oggi vorrei parlare del perché la famiglia tradizionale è in crisi, e in famiglie che si presentano all’apparenza in modo impeccabile, si consumano nelle mura domestiche tante violenze morali e fisiche. Tornando alla domanda credo che la prenderei bene perché per me è importante che ci siano scelte di amore, di solidarietà, di fratellanza e di condivisione. Ecco perché prendo serenamente l’argomento di cui stiamo parlando.
Qual è lo step successivo?
Le iniziative sulle libertà civili sono davvero tante, la prossima che faremo è una delibera sulla cittadinanza onoraria ma non solo simbolica ai figli immigrati che nascono nella nostra città andando a sopperire un’altra lacuna del nostro parlamento.
Consegneremo loro una carta dei diritti per la città, ed il cittadino immigrato che nasce qui avrà diritti come se fosse figlio di napoletani, di italiani. Cancelleremo un’altra vergogna e faremo un altro passo in avanti rispetto all’articolo 3 della Costituzione.
fonte http://www.napoligaypress.it foto: arcigay napoli scritto da carmineu
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