lunedì 8 gennaio 2024

Libri: "La via dell'equilibrio. Scienza dell’invecchiamento e della longevità" di Antonella Viola

Antonella Viola racconta le ragioni biologiche ed evolutive di un’esperienza universale, che ciascuno di noi attraversa a modo suo, con il proprio corpo, secondo tempi diversi.

«Non si può respingere il tempo che passa, ma si può accoglierlo con la giusta postura. Per essere longevi in modo sostenibile.»

Restare giovani è una delle nostre più grandi chimere. La vita media si è allungata e la nostra cultura sposta continuamente in avanti la soglia alla quale ci consideriamo anziani. Esistono teorie scientifiche e false teorie, diete e manuali che ci dicono come dobbiamo mantenerci in forma, come dobbiamo trattare il nostro corpo: tutto questo rende molto difficile capire, e anche accettare, come e perché il nostro organismo muta nel tempo. 

Antonella Viola racconta le ragioni biologiche ed evolutive di un’esperienza universale, che ciascuno di noi attraversa a modo suo, con il proprio corpo, secondo tempi diversi. È il primo passo da compiere se vogliamo accogliere questo fenomeno regolando le nostre abitudini e il nostro stile di vita. Perché invecchiamo? Come mai a un certo punto il tempo biologico delle donne finisce? Mentre l’età anagrafica è facile da svelare, come si determina quella biologica? Esiste un momento in cui il corpo comincia a invecchiare? Da sempre la scienza si interroga. 

Il nostro organismo cambia fin da quando siamo nati. A partire dai primi giorni ha bisogno di stare in equilibrio, rigenerando tessuti e riparando ferite. L’invecchiamento vero e proprio, però, è legato alla perdita di funzione e ci espone a un rischio maggiore di sviluppare malattie. 

I mutamenti si accumulano nel tempo e ci rendono più fragili e vulnerabili. Eppure, non tutti i segni legati all’invecchiamento sono deleteri per la nostra salute. I capelli bianchi non rappresentano un problema di salute, né ci rendono meno forti. Lo stesso vale per le rughe. E noi spesso impieghiamo più tempo e più risorse a tentare di nascondere questi segni innocui piuttosto che a mantenere i muscoli forti o il cuore sano. Trovare il nostro equilibrio significa concentrarsi sulla prevenzione e sui segni disfunzionali, imparando a non respingere il tempo, ma ad accoglierlo. 

fonte: www.lafeltrinelli.it

Golden Globe 2024, trionfano "Oppenheimer" e "Poor things" | "Anatomia di una caduta" miglior film non in lingua inglese

ANSA Cillian Murphy e Robert Downey Jr
Niente da fare per "Io capitano" di Garrone. Cillian Murphy e Lily Gladstone miglior attore e migliore attrice protagonista in un film drammatico

"Oppenheimer" di Christopher Nolan, incentrata sulla storia del padre della prima bomba atomica, ha ricevuto il Golden Globe 2024 come "miglior film drammatico".

"Poor things" di Yorgos Lanthimos ha invece battuto "Barbie" nella categoria "miglior film leggero o musical". "Anatomia di una caduta" di Justine Triet, già Palma d'Oro al Festival di Cannes, ha ottenuto il premio di "miglior film non in lingua inglese". "Io capitano" di Matteo Garrone, entrato in sestina, non ce l'ha fatta.

Nolan miglior regista per "Oppenheimer"

 Christopher Nolan ha vinto anche il premio di "miglior regista" per il suo "Oppenheimer". Battuti, tra gli altri, Bradley Cooper ("Master"), Greta Gerwig ("Barbie") e Martin Scorsese ("Killers of the Flower Moon").

Gladstone migliore attrice film drammatico, Murphy miglior attore

 Lily Gladstone di "Killers of the Flower moon" ha vinto il Golden Globe per la "migliore attrice in un film drammatico", la prima volta per lei e per un'interprete nativa-americana. Un risultato definito "storico", ha commentato la Gladston con in mano la statuetta. L'attrice, che ha esordito nei ringraziamenti usando la lingua dei Blackfeet, aveva la parte di Mollie Burkhart, una donna Osage i cui membri della famiglia sono assassinati in un complotto per impadronirsi della loro fortuna. Trionfa invece nella categoria "miglior attore protagonista in un film drammatico" Cillian Murphy per la sua interpretazione in "Oppenheimer", pellicola che "incassa" anche la statuetta per il "miglior attore non protagonista" con Robert Downey Jr. Emma Stone, invece, ha vinto la statuetta come "migliore attrice in un film commedia o musical" per l'interpretazione in "Poor things".

Niente da fare per Garrone

  Per quanto riguarda l'Italia niente da fare per "Io capitano" di Matteo Garrone, che sperava di ripercorrere le orme de "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino che si impose dieci anni fa. Come miglior film non in lingua inglese ha trionfato infatti "Anatomia di una caduta", già Palma d'Oro al Festival di Cannes, che si è aggiudicato anche il premio di miglior sceneggiatura. La pellicola di Justine Triet è stata però esclusa nei mesi scorsi dalla commissione francese come candidata per gli Oscar e pertanto non concorrerà per la preziosa statuetta, mentre Garrone può sperare ancora. Il prossimo step è previsto il 23 gennaio, quando verrà annunciata la cinquina di titoli in lizza per la cerimonia in programma il 10 marzo a Los Angeles.

Delusione per Barbie

 Billie Eilish si è aggiudicata il premio per la migliore canzone originale, "What Was I Made For?", seconda vittoria in tre anni per la cantautrice. E ha regalato una delle due statuette che si è aggiudicata Barbie, in una serata difficile (oltre a quella per il film con i maggiori incassi).

Le serie tv

 Per quanto riguarda le serie e programmi tv come da pronostici "Succession" si è rivelato il lavoro più apprezzato con quattro vittorie. Oltre al premio di miglior serie, giunta alla conclusione con la quarta e ultima stagione, in ambito drammatico sono arrivati i riconoscimenti anche per Kieran Culkin (miglior attore), Sarah Snook (migliore attrice) e Matthew Macfadyen (migliore attore non protagonista). Il thriller di vendetta "Beef" e la commedia drammatica "The Bear" hanno entrambi ottenuto tre premi, tra cui miglior mini serie tv e miglior film o commedia musicale rispettivamente. Il dramma britannico "The Crown", basato sugli affari privati turbulenti della famiglia reale, ha ottenuto un premio per la miglior attrice non protagonista televisiva, Elizabeth Debicki. Mentre la statuetta per il "miglior stand-up comico" è andata a Ricky Gervais.

fonte: www.tgcom24.mediaset.it

Cinema: "Prima danza, poi pensa - Scoprendo Beckett" di James Marsh

Recensione di Marzia Gandolfi www.mymovies.it

Il gigante letterario Samuel Beckett: bon vivant parigino, combattente della Resistenza della seconda guerra mondiale, drammaturgo vincitore del premio Nobel, marito donnaiolo e recluso.

Un biopic delicato e sobrio sulla vita di Samuel Beckett.

Stoccolma, 1969. Ha vinto il Premio Nobel per la letteratura Samuel Beckett ma non sembra affatto contento. Sale sul palco, strappa bruscamente la busta dell'assegno e comincia a scalare le quinte e infilare un palco che diventa una galleria e poi un antro polveroso, dove il suo doppio lo attende. Insieme discutono chi meriterebbe davvero i soldi del premio, espiando la colpa, le tante colpe di una vita. Una lista di 'giusti' è stilata e inaugura i flashback. Dalla madre alla compagna, passando per un'amante o un amico perduto, Beckett ripercorre la sua vita: l'incontro con Joyce, la Resistenza in Francia, il teatro, il successo, il Nobel, la fine e il finale di partita.

Chissà cosa avrebbe pensato Samuel Beckett di questo film delicato e sobrio sulla sua vita. Quasi certamente avrebbe apprezzato quel debutto surreale durante la cerimonia del Premio Nobel nel 1969.

Un espediente onirico per incontrare la sua coscienza nella 'soffitta' di un teatro fantasma dove scorrono i capitoli più scivolosi della sua vita, artistica e sentimentale. Declinato in cinque personaggi, a cui il film dedica un approfondimento, Dance First, Think Later ripercorre il mondo fittizio e quello reale dell'autore irlandese, che ha servito la resistenza francese e ha cavalcato intrighi amorosi. Senza asperità e senza immaginazione, a parte il segmento iniziale, James Marsh segue cronologicamente una traiettoria che conduce dall'infanzia alla gloria. Disegna in bianco e nero, non contempla i grigi e si colora nel capitolo finale.

Come fu per La teoria del tutto, le teorie dei suoi eroi, buchi neri o metafisica, sono secondarie per Marsh che preferisce focalizzarsi sulla loro vita privata e sui loro amori senza pensare con altri mezzi, i loro mezzi, che osavano l'impensabile e l'astratto, l'intuizione e l'abbandono. Il risultato è un biopic convenzionale che non si prende i rischi della letteratura di Beckett, il drammaturgo che strappava l'infinitesimo al nulla.

Il trattamento, un lavaggio ordinario e irrimediabilmente omogeneo, l'unica macchia è il tradimento di Beckett con la traduttrice e critica Barbara Bray, non va oltre i buoni sentimenti e qualche tribolazione per giustificare la vertigine e l'euforia della sua opera. Il rifiuto della figlia di Joyce, la morte dell'amico ebreo Alfred Péron, il tradimento della fiducia di Suzanne Dechevaux-Dumesnil, compagna della vita, sono pretesti per futili riflessioni condite con lacrime e sensi di colpa. 

La cosa migliore della sceneggiatura di Neil Forsyth resta il titolo, che 'recita' una replica di "Aspettando Godot" e lascia immaginare quello che avrebbe potuto essere un biopic disposto ad ascoltare la poesia e a mettersi a disposizione di un poeta, avvicinandosi come per caso ai suoi recessi più segreti. Meglio di Eddie Redmayne (La teoria del tutto), il suo 'method acting' è quello della mimesi, fa Gabriel Byrne, attore segreto ed elegante che regala al protagonista un bagliore, giocando con lo spazio, interrogando e provocando. L'attore, ben oltre il dialogo, come un personaggio di Beckett, utilizza i silenzi, riproporziona lo spazio e rimanda la morte. È Vladimiro ed Estragone insieme, un atto di fede davanti al vuoto.

fonte: Recensione di Marzia Gandolfi www.mymovies.it

Dpcm: lavoratori spettacolo in piazza, vogliamo un reddito

Presidio lavoratori dello spettacolo piazza scala - RIPRODUZIONE RISERVATA
In piazza a Milano concerto muto per crisi spettacolo 

Lavoratori dello spettacolo in piazza da Nord a Sud in Italia contro il Dpcm.

Un concerto muto in piazza Scala a Milano per testimoniare la crisi in cui versa il mondo dello spettacolo dopo le chiusure decise dal governo per contenere i contagi da Coronavirus.

A dirigerlo, nell'ambito della manifestazione di protesta promossa dai lavoratori del mondo dello spettacolo e dai sindacati confederali, è stato il pianista e direttore d'orchestra Enrico Intra. 

I musicisti hanno solo fatto il gesto di suonare i loro strumenti, i cantanti hanno aperto la bocca per essere afoni in questa occasione e così il silenzio ha accompagnato l'esibizione che è stata spezzata sul finale solo dal ritmare degli applausi dei manifestanti. 

"Noi siamo produttori di suoni, immagini e rappresentazioni ma oggi simuleremo il silenzio che è parte integrante della musica, un momento di attesa dove il pubblico pensa 'adesso cosa succederà'? - ha premesso Intra prima di dirigere il concerto muto -. Dirigere il silenzio oggi è importante non solo per la musica ,ma anche per i rapporti con le persone e per questa piazza che protesta in modo civile e viva la musica". Alla protesta in piazza hanno partecipato anche i cantanti de La bohème che sarebbe dovuta andare in scena alla Scala dal 4 novembre ma che è stata sospesa a causa dell'epidemia. "Noi siamo per non chiudere il teatro che è un luogo sicuro - ha detto Simone Piazzola, baritono - chi si è ammalato lo ha fatto fuori dal teatro. Dovevamo fare la Boheme ma è saltata, un lavoro da otto mesi è saltato. Vogliamo poter lavorare e, se la situazione non lo permette, come artisti chiediamo di essere tutelati in modo consono, non come stanno facendo ora. Tutti devono avere un sostegno economico e il governo da quando c'è il virus con noi è stato presente zero".

"Se chiudi teatri, cinema, circhi, ci dovete pagare. Serve un reddito garantito per i lavorati dello spettacolo che non lavorano più per via della pandemia e dei Docm". È il grido di dolore che arriva da piazza Castello, a Torino, dove un migliaio di persone si sono ritrovate per la manifestazione regionale unitaria sindacale Cgil-Cisl-Uil Spettacolo. "Abbiamo diritto al rispetto dei nostri contratti - dicono - una definizione degli orari di lavoro e il rispetto delle norme di sicurezza". Molti i lavoratori dei Luna Park e dei circhi. "Il Luna Park è un'impresa, pretendiamo un aiuto", sostengono i rappresentanti dell'Associazione Nazionale Esercenti Spettacoli Viaggianti. "Il Luna Park non deve morire, siamo fermi senza aiuto". "Vorremmo tornare a fare il nostro lavoro - sostiene Caterina Pignasco, rappresentante dei lavorati del Teatro Regio - non chiediamo nulla di più. Rispettiamo tutte le regole eppure veniamo nuovamente fermati".

C'è chi ha portato in piazza il tutù, chi le scarpette da danza. Flash mob in piazza De Ferrari a Genova dove i lavoratori dello spettacolo, circa un centinaio, aderenti al coordinamento "Emergenza Spettacolo Liguria", assieme ai rappresentanti di Assodanza Italia, hanno dato vita a una "passeggiata" attorno alla fontana per denunciare la situazione difficile che stanno vivendo dopo l'ultimo Dpcm che chiude i teatri. Tutto il mondo dello spettacolo, dagli attori ai musicisti, dagli insegnanti ai tecnici, si è praticamente paralizzato. "Noi anche in tempi normali siamo abbandonati - spiega Massimo Olcese, che era in tournée quando è scattato il blocco agli spettacoli - ma adesso la situazione è più complessa perché non abbiamo nessun aiuto economico. Servono soldi per aiutare persone che non lavorano anche perché le poche riserve che avevamo erano già finite con la prima chiusura". Un disagio fortissimo per i teatri. "Noi siamo aziende e se chiudiamo per il bene comune - spiega il direttore di Teatri Possibili, Sergio Maifredi - allora servono indennizzi proporzionati al fatturato delle nostre aziende".

Spettacolo davanti alla Prefettura di Cagliari. Perché la piazza e le manifestazioni sono l'unico palco possibile in tempi di emergenza Covid. Anche la Sardegna ha aderito ad "Assenza spettacolare", l'iniziativa nazionale promossa da Cgil, Cisl e Uil per accendere i riflettori sul mondo degli artisti bloccati a casa dall'ultimo Dpcm del Governo. Circa cinquecento persone si sono presentate all'appuntamento in rappresentanza di teatri, cinema, scuole di danza, circhi, animatori è tanto altro. "Siamo necessari, non siamo un peso", hanno urlato al microfono. Poi via alla performance con tamburi, trampolieri e passi di danza, tutti con una tuta bianca. Un pensiero anche a a Genova, unica città delle dieci coinvolte che non è riuscita a scendere in piazza a causa di una ordinanza. Parafrasando Paolo Conte molti hanno mostrato un cartello con la scritta "Genova con noi". In Sardegna il popolo dello spettacolo supera le cinquemila unità. "Siamo stanchi di elemosina - questa la denuncia - di lavorare gratis, stanchi di essere l'anello più debole. Chiediamo risorse certe".

Anche a Bari i lavoratori del mondo della cultura e dello spettacolo scendono in piazza per manifestare contro la crisi del settore messo ulteriormente in ginocchio dagli ultimi provvedimenti anti-Covid del Governo. Un sit-in pacifico in piazza della Libertà davanti al palazzo della Prefettura di Bari, al quale hanno aderito alcune centinaia di manifestanti, attori, ballerini, musicisti, lavoratori del settore dello spettacolo viaggiante e dei luna park, è stato organizzato da Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom.

"Emergenza senza fine": è lo striscione che apre il corteo "funebre" dei lavoratori dello spettacolo che oggi in piazza a Napoli protestano chiedendo supporto per il settore. In piazza del Gesù, centro storico della città, i lavoratori dello spettacolo di sono dati appuntamento per celebrare "la morte del nostro lavoro": sono attori di cinema e teatro, gli artisti del circo, costumisti. Un uomo con il megafono passa tra i manifestanti invitando a mantenere le distanze per evitare assembramenti. "Prima delle rose vogliamo il pane", recita un altro striscione portato in piazza. Sui volti, molti hanno dipinto la lacrima di Pierrot, un gruppo di attrici è travestito da vedova "di un mondo che è morto". Il "corteo funebre", con la banda che suona una marcia triste, fa il girotondo intorno all'obelisco della piazza.

fonte: Redazione ANSA  www.ansa.it  RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA - Tutti i diritti riservati