Nasce Vesuvio Rainbow, l’osservatorio vesuviano lgbt, che si propone come una piattaforma progettuale ed informativa nel comprensorio vesuviano sui temi sociale e culturale riguardanti l’universo omosessuale e trans: un presidio territoriale per la piena integrazione delle persone gay, lesbiche e trans, di contrasto alla misoginia, alla violenza di genere e contro ogni tipo di discriminazione
L’osservatorio, nato da un rapporto di rete sinergico tra le Arcigay Napoli, Catena Rosa, Federconsumatori e Verso Sud, sarà presentato mercoledì 26 marzo nei giardini dell’associazione L’isola di Poppea a Torre Annunziata (Na): parteciperanno Christian Thimonier (Console di Francia), Luigi Amodio (Fondazione IDIS, Città della Scienza), Rosario Stornaiuolo (Federconsumatori Campania), Paolo Valerio (Centro Sinapsi, Onig); interventi artistici di Gea Martire, Ciro Cascina e Gerardo Amarante.
Gli obiettivi e i programmi dell’osservatorio si sintetizzano in 3 parole: cittadinanza (contrastare fenomeni di discriminazione, omofobia, transfobia ed esclusione sociale nelle scuole, nella pubblica amministrazione, nella sanità pubblica, sui luoghi di lavoro e nel mondo dello sport); culture (realizzare iniziative per far emergere e valorizzare la culture, l’identità e la tradizione secolare prodotte dalle comunità omosessuale e transessuale) e comunità (promuovere reti cittadine di servizi e gruppi locali per sostenere le istanze delle persone gay, lesbiche e trans).
L’associazione L’isola di Poppea si trova a Torre Annunziata (Na) in corso Umberto I 90.
fonte http://www.napoligaypress.it/
Questo blog è un aggregatore di notizie, nasce per info e news dall'Italia e dal mondo, per la Danza, Teatro, Cinema, Fashion, Tecnologia, Musica, Fotografia, Libri, Eventi d'Arte, Sport, Diritti civili e molto altro. Ogni articolo riporterà SEMPRE la fonte delle news nel rispetto degli autori e del copyright. Le rubriche "Ritratto d'artista" e "Recensioni" sono scritte e curate da ©Lisa Del Greco Sorrentino, autrice di questo blog
giovedì 27 marzo 2014
Lgbt Radio: Giochi di genere: una scelta dei/lle bambini/e o dei genitori? Se ne parla a Oltre le Differenze
Venerdì 28 marzo nuovo appuntamento con il format radiofonico sul mondo LGBTQI condotto da Natascia Maesi e Oriana Bottini
Azzurro per i maschietti e rosa per le femminucce. La differenziazione di genere nei giocattoli è giusta o contribuisce a creare stereotipi e possibili discriminazioni? Non sarebbe forse meglio lasciare bambini e bambine liberi e libere di esprimersi senza condizionamenti? Sarà questo l'approfondimento della puntata di “Oltre le Differenze”, il format radiofonico interamente dedicato al mondo gay, lesbico, bisex, transessuale e queer, che andrà in onda venerdì 28 marzo alle 21 su Antenna Radio Esse (FM 91.25, 93.20, 93.50, 99.10 o diretta online dal sito www.antennaradioesse.it).
Dopo un breve excursus delle ultime notizie in materia di diritti LGBT, in primis l'entrata del comune di Siena della rete RE.A.DY., sarà approfondito il tema della separazione di genere nei giocattoli insieme al presidente di Arcigay Pisa, esperto formatore sul tema, Giacomo Guccinelli che farà esempi concreti e spiegherà come la pubblicità e le scelte di marketing contribuiscono ad alimentare stereotipi legati al genere e ai ruoli di genere. Un approfondimento particolare sarà dedicato anche ai cartoni animati e alle maschere di carnevale, insieme a Giuliano Foca nella rubrica Trans-Corsi, per riflettere su come le animazioni Disney in particolare forniscono a* bambin* modelli standardizzati a cui assomigliare o ad esempio canoni di bellezza precisi, che creano stereotipi di genere.
In chiusura spazio alle segnalazioni di letture, film e appuntamenti a tema nello scaffale LGBT. Per interagire con la redazione del programma: telefono 366 2809050 o redazione.oltreledifferenze@gmail.com, è attiva una pagina fan su Facebook e il blog è www.oltreledifferenze.wordpress.com dove è possibile riascoltare tutte le puntate già andate in onda.
fonte redazione "Oltre le Differenze"
Azzurro per i maschietti e rosa per le femminucce. La differenziazione di genere nei giocattoli è giusta o contribuisce a creare stereotipi e possibili discriminazioni? Non sarebbe forse meglio lasciare bambini e bambine liberi e libere di esprimersi senza condizionamenti? Sarà questo l'approfondimento della puntata di “Oltre le Differenze”, il format radiofonico interamente dedicato al mondo gay, lesbico, bisex, transessuale e queer, che andrà in onda venerdì 28 marzo alle 21 su Antenna Radio Esse (FM 91.25, 93.20, 93.50, 99.10 o diretta online dal sito www.antennaradioesse.it).
Dopo un breve excursus delle ultime notizie in materia di diritti LGBT, in primis l'entrata del comune di Siena della rete RE.A.DY., sarà approfondito il tema della separazione di genere nei giocattoli insieme al presidente di Arcigay Pisa, esperto formatore sul tema, Giacomo Guccinelli che farà esempi concreti e spiegherà come la pubblicità e le scelte di marketing contribuiscono ad alimentare stereotipi legati al genere e ai ruoli di genere. Un approfondimento particolare sarà dedicato anche ai cartoni animati e alle maschere di carnevale, insieme a Giuliano Foca nella rubrica Trans-Corsi, per riflettere su come le animazioni Disney in particolare forniscono a* bambin* modelli standardizzati a cui assomigliare o ad esempio canoni di bellezza precisi, che creano stereotipi di genere.
In chiusura spazio alle segnalazioni di letture, film e appuntamenti a tema nello scaffale LGBT. Per interagire con la redazione del programma: telefono 366 2809050 o redazione.oltreledifferenze@gmail.com, è attiva una pagina fan su Facebook e il blog è www.oltreledifferenze.wordpress.com dove è possibile riascoltare tutte le puntate già andate in onda.
fonte redazione "Oltre le Differenze"
mercoledì 26 marzo 2014
Lgbt: La squadra di football americano italiana i "Lions Bergamo" contro omofobia
Lions Bergamo contro l’omofobia: il video per Le Cose Cambiano
Una squadra di football americano italiana che prende posizione contro l’omofobia.
E lo fa in modo deciso, ironico e sexy, con questo video, dove i Lions Bergamo si divertono a sfatare i luoghi comuni sulla virilità e a lanciarci un messaggio di sfida:
“Tra di noi c’è un gay, ma se provate a toccarlo, il cu*o ve lo facciamo tutti”.
Il video è stato realizzato dall’antropologo Federico De Musso con gli input di Carlo Gabardini (sì, quello de La Marmellata e La Nutella). E domenica 23 marzo, nella partita tra i Lions e i Warriors Bologna, è stato proprio Gabardini a dare il calcio d’inizio. Inoltre, ci sarà uno stand dove sarà possibile trovare informazioni sul progetto Le Cose Cambiano.
Un messaggio importante dal mondo dello sport. E tu, cosa aspetti a dire la tua?
Le Cose Cambiano è un progetto internazionale contro omofobia e bullismo, basta un video per cambiare le cose!
QUI PUOI INVIARE IL TUO VIDEO: http://lecosecambiano.org/caricavideo/
Fonte http://www.gay.tv/
Una squadra di football americano italiana che prende posizione contro l’omofobia.
E lo fa in modo deciso, ironico e sexy, con questo video, dove i Lions Bergamo si divertono a sfatare i luoghi comuni sulla virilità e a lanciarci un messaggio di sfida:
“Tra di noi c’è un gay, ma se provate a toccarlo, il cu*o ve lo facciamo tutti”.
Il video è stato realizzato dall’antropologo Federico De Musso con gli input di Carlo Gabardini (sì, quello de La Marmellata e La Nutella). E domenica 23 marzo, nella partita tra i Lions e i Warriors Bologna, è stato proprio Gabardini a dare il calcio d’inizio. Inoltre, ci sarà uno stand dove sarà possibile trovare informazioni sul progetto Le Cose Cambiano.
Un messaggio importante dal mondo dello sport. E tu, cosa aspetti a dire la tua?
Le Cose Cambiano è un progetto internazionale contro omofobia e bullismo, basta un video per cambiare le cose!
QUI PUOI INVIARE IL TUO VIDEO: http://lecosecambiano.org/caricavideo/
Fonte http://www.gay.tv/
Lgbt: Come Rispettare una Persona Transgender spiegato in 9 passaggi
Se hai recentemente appreso di conoscere una persona transgender, è probabile che tu non sia in grado di comprendere appieno la sua identità ed è possibile che tu non sappia come agire senza offenderla e senza ferire i suoi sentimenti.
Il termine transgenere o transgender, in questo articolo, viene inteso come: persona che non si identifica con il sesso di nascita.
Vi sono transgender in tutto il mondo (negli Stati Uniti, in Messico, in India) e hanno un riconoscimento specifico in molteplici culture (come presso i Nativi Americani o i Thai). Per queste persone non è sempre facile spiegare la propria situazione nelle società in cui vivono. Con questo articolo ti aiutiamo a capire e a rispettare una persona che sfida le tue idee di identità sesussale non rientrando nelle categorie di "maschi" e "femmine".
1- Rispetta la sua identità di genere.
Pensa alle persone transgender in base all'identità che hanno scelto e dirigiti loro con il nome che preferiscono (non importa l'apparenza fisica). Fai eccezione solo se vi sono altri presenti ai quali il tuo amico transgenere non abbia confessato la cosa o qualora te lo chieda. Chiedigli quando e come puoi trattarlo nel pieno rispetto del sesso a cui sente di appartenere.
2- Fai attenzione quando ti riferisci al passato.
Quando parli al passato, fai attenzione a non usare frasi come "Quando appartenevi all'altro genere" o "sei nato uomo/donna", perchè le persone transgenere sentono di essere da sempre del sesso che rappresentano attualmente, anche se furono obbligati a occultarlo per svariate ragioni. Chiedi come gli/le piacerebbe che parlassi di lui/lei al passato. Una soluzione è evitare riferimenti al sesso quando parli di avvenimenti passati, usando piuttosto frasi come "durante la tua infanzia" o "quando andavi alle medie" ecc. Se devi, in specifico, riferirti al cambio di identità sessuale utilizza frasi come: "prima che cambiassi al tuo vero genere" oppure "prima di iniziare la trasformazione".
3- Usa un linguaggio adatto al genere scelto.
Chiedi che pronome preferisce. Per esempio, qualcuno che si identifica come donna può preferire l'utilizzo di parole e pronomi femminili, come lei, sua, attrice, cameriera, ecc. Al contrario, se si identifica in un uomo, usa: lui, suo, ecc. Alcune persone transgenere hanno cominciato a utilizzare pronomi neutri, ma si tratta comunque di preferenze personali.
Il tuo amico Gianni si è appena dichiarato e ora vorrebbe essere chiamato Maria. Quindi non dirai più "questo è il mio amico Gianni, che ho conosciuto alle elementari". Dirai invece "è la mia amica Maria, la conosco dalle elementari". Qualunque disagio mettilo da parte, per rimanere amici devi rispettare i desideri di Maria e dirigerti a lei per ciò che è ora, non a ciò che tu pensavi fosse. Del resto una persona transgender resta, comunque, la persona che conoscevi, solo che ora la conosci meglio.
4- Non aver paura di fare domande.
Non aspettarti, però, che una persona transgender debba essere il tuo educatore. È tua la responsabilità di informarti. Inoltre, se vedi che la persona con cui parli non si sente a suo agio rispondendo alle tue domande, non continuare e non forzare. Infine, le domande relazionate con i genitali, le operazioni, e il nome precedente, dovrai farle solo se è necessario per dare qualche tipo di assistenza medica, se hai una relazione sessuale o se ti occorre il nome antico per qualche motivo legale o amministrativo.
5- Rispetta la sua privacy.
Non divulgare la sua identità sessuale senza permesso. Dire in giro di essere transgender è una decisione difficile, da non prendere alla leggera. Rivelarla senza permesso è un tradimento e potrebbe minare la relazione tra voi. Può anche mettere a rischio la persona transessuale, potrebbe perdere molto o anche trovarsi in pericolo. Questa persona deciderà a chi dirlo, se dirlo, e quando sarà il momento di dirlo. Questo consiglio è valido nel caso in cui la persona non abbia ancora svelato la sua situazione o qualora non sia fisicamente palese. Molti di coloro che ancora vivono nei parametri del sesso col quale nacquero, non vogliono che si sappia nulla fino all'ultimazione della transizione.
6- Non pensare di sapere come si possa sentire.
Vi sono molte diverse forme per esprimere l'identità di genere. L'idea che si sentano "intrappolati in un corpo da uomo/donna", che le donne siano super femminili e gli uomini supermascolini, e la credenza che prenderanno ormoni e faranno operazioni chirurgiche, sono tutti stereotipi che si applicano ad alcuni ma non a tutti. Lasciati guidare da ciò che la persona ti dice sulla sua situazione, ascolta senza pregiudizi. Non imporre teorie che hai preso a prestito dal sapere comune e non presupporre che l'identità sessuale derivi da un trauma o dal desiderio di rifuggire dal proprio corpo.
7- Comincia a riconoscere le differenze tra "identità di genere" e "sessualità".
Non presupporre che il genere sia relazionato con la sessualità, non è così. Vi sono persone transgender eterosessuali, omosessuali, lesbiche o bisessuali. Se la persona ti confessa anche il suo orientamento sessuale, utilizza i suoi stessi termini.
8- Non fare differenze.
Mentre a volte le persone transgenere possono apprezzare un po' di attenzione extra, non amano essere sempre al centro dell'attenzione. Una volta che sei informato, non strafare. Le persone transgender hanno la stessa personalità che avevano prima di dichiararsi. Trattale come faresti con chiunque altro.
9- Coloro che hanno iniziato a manifestarsi in un genere diverso da quello di nascita, solitamente passano per cambi di vita enormi.
Rispetto alla persona che conosci: pazienza, comprensione e desiderio di parlare dei problemi che sta affrontando con questi cambiamenti, sono ingredienti essenziali per aiutarla in questo momento difficile. È meglio fare domande aperte, permettendo così alla persona di condividere ciò che desidera. Per esempio potresti dirle: "come sta andando?", "Ti vedo stanco/a, vuoi parlarne?", "ti vedo felice, è successo qualcosa di positivo?", "Come posso aiutarti durante questi cambiamenti?", "Sono tutt'orecchi, nel caso volessi parlare".
Consigli:
->Non tutte le persone transgender desiderano fare un'operazione genitale ricostruttiva. Non presupporre che sia appopriato chiedere i suoi progetti su una chirurgia, una terapia ormonale o altre opzioni mediche. Non dedurre nemmeno che vi sia un unico percorso per la transizione (per essere una persona transgender non è necessario sottoporsi a interventi).
->Se non hai una stretta e intima relazione, può essere maleducato chiedere il "vero" nome o quello di nascita. Spesso le persone transgenere considerano il nome scelto, e che le rappresenta, il loro vero nome e vogliono essere pensate con quel nome.
->Chiedere dei genitali e del modo di fare sesso, non è appopriato almeno quanto non lo è chiederlo a un cisgender (un cisgender ha un corpo e una identità alla nascita che rappresentano naturalmente il genere percepito).
->Molti ritengono che la parola "transgender" o "transgenere" sia un aggettivo, e una parola descrittiva, non un nome o un verbo. Altri ritengono il contrario. Comunque, così come non chiameresti una persona anziana "vecchio", o "invecchiato", è inappropriato chiamare una persona transgender "transgender", senza aggiungere "persona", "donna", "uomo", o qualunque sostantivo appropriato. Potrebbe essere considerata un'offesa e un atteggiamento disumanizzante.
->Dal punto di vista medico, questa condizione venne denominata Disordine dell'Identità Sessuale, ma questa definizione è stata particolarmente contestata. Molti ritengono che il problema risieda nel rifiuto della società di riconoscere le variazioni di sesso e di genere presenti in natura (compreso il genere umano). Altre criticano questa definizione in quanto tenderebbe a rendere patologica la condizione della comunità transgender, implicando che essere transgenere significhi avere un disordine dell'identità. In questo momento il termine più accettato dai medici è Disforia di Genere.
->Se per sbaglio ti confondi e dici "lui" o "lei" quando avresti dovuto dire l'opposto, non chiedere scusa eccessivamente, solo correggiti e continua con quello che stavi dicendo.
->Alcune persone ritengono che la sola "cura" sia correggere l'apparenza fisica (con chirurgia e/o ormoni) così da accordare l'identità mentale con quella apparente. Queste persone ritengono che vi sia un problema fisico, non mentale. Alcune prove mediche e varie autorità confermano l'efficacia di questi trattamenti. Alcune persone ritengono che il vero problema risieda nella aspettative sociali e nei limiti dell'uomo e della donna e vedono la necessità di riflettere un'accettazione più ampia dell'espressione di genere maschile e femminile.
->Alcune persone transgender si trovano a proprio agio rispondendo a domande, altre no. Se fosse il secondo caso, lascia perdere. Se senti l'esigenza di saperne di più, fai una ricerca o utilizza i siti indicati a seguire
->Siti web com My True Gender, PlanetOut o MySpace hanno gruppi transgender o altre sezioni dedicate; entra, parla con le persone, imparerai qualcosa in più.
Avvertenze:
>Evita l'uso di termini transfobici come "travestiti". Queste parole sono maleducate, disumanizzanti
>Non fare comparazioni chiamando le persone non transgender "vere" o "normali". Ciò che rende un uomo un "vero" uomo - e lo stesso dicasi di una donna - è il modo in cui si identifica, non una classificazione stereotipata del corpo. Un uomo transgenere non è meno uomo di un cisgender, e lo stesso dicasi di una donna.
>Non dire Mai a una persona transgenere che le persone non capiranno o che non la ameranno a causa della sua identità. Fa male e non è vero. Molte persone transgender sono capite, accettate e amate.
>Anche qualora tu avessi obiezioni rispetto all'identità di una persona transgenere, devi sempre rispettare la persona e non desiderare mai di umiliarla pubblicamente. Imbarazzare e umiliare non è positivo nè per te nè per lei. E per la persona transgenere può perfino costituire un rischio.
>Devi essere prudente nel riferirti all'identità sessuale come a una "scelta". La disforia di genere non lo è. Alcune persone transgenere descrivono la loro identità come scelta, altre no. Per alcuni la "scelta" è cambiare o no il proprio corpo per adeguarlo all'identità percepita. Trova un modo per rispettare l'identità della persona.
>"Intersessuale" è un termine generico utilizzato per una gamma di condizioni nelle quali una persona è nata con un sistema riproduttivo o sessuale che non si adegua alla definizione tipica di maschile o femminile. Alcune persone intersessuali sono transgenere, ma i due termini non indicano la stessa cosa e non devono essere confusi.
fonte http://it.wikihow.com/Rispettare-una-Persona-Transgender Modificato da WikiHow tradurre, Amalucelli, Ciccio Veronese
Il termine transgenere o transgender, in questo articolo, viene inteso come: persona che non si identifica con il sesso di nascita.
Vi sono transgender in tutto il mondo (negli Stati Uniti, in Messico, in India) e hanno un riconoscimento specifico in molteplici culture (come presso i Nativi Americani o i Thai). Per queste persone non è sempre facile spiegare la propria situazione nelle società in cui vivono. Con questo articolo ti aiutiamo a capire e a rispettare una persona che sfida le tue idee di identità sesussale non rientrando nelle categorie di "maschi" e "femmine".
1- Rispetta la sua identità di genere.
Pensa alle persone transgender in base all'identità che hanno scelto e dirigiti loro con il nome che preferiscono (non importa l'apparenza fisica). Fai eccezione solo se vi sono altri presenti ai quali il tuo amico transgenere non abbia confessato la cosa o qualora te lo chieda. Chiedigli quando e come puoi trattarlo nel pieno rispetto del sesso a cui sente di appartenere.
2- Fai attenzione quando ti riferisci al passato.
Quando parli al passato, fai attenzione a non usare frasi come "Quando appartenevi all'altro genere" o "sei nato uomo/donna", perchè le persone transgenere sentono di essere da sempre del sesso che rappresentano attualmente, anche se furono obbligati a occultarlo per svariate ragioni. Chiedi come gli/le piacerebbe che parlassi di lui/lei al passato. Una soluzione è evitare riferimenti al sesso quando parli di avvenimenti passati, usando piuttosto frasi come "durante la tua infanzia" o "quando andavi alle medie" ecc. Se devi, in specifico, riferirti al cambio di identità sessuale utilizza frasi come: "prima che cambiassi al tuo vero genere" oppure "prima di iniziare la trasformazione".
3- Usa un linguaggio adatto al genere scelto.
Chiedi che pronome preferisce. Per esempio, qualcuno che si identifica come donna può preferire l'utilizzo di parole e pronomi femminili, come lei, sua, attrice, cameriera, ecc. Al contrario, se si identifica in un uomo, usa: lui, suo, ecc. Alcune persone transgenere hanno cominciato a utilizzare pronomi neutri, ma si tratta comunque di preferenze personali.
Il tuo amico Gianni si è appena dichiarato e ora vorrebbe essere chiamato Maria. Quindi non dirai più "questo è il mio amico Gianni, che ho conosciuto alle elementari". Dirai invece "è la mia amica Maria, la conosco dalle elementari". Qualunque disagio mettilo da parte, per rimanere amici devi rispettare i desideri di Maria e dirigerti a lei per ciò che è ora, non a ciò che tu pensavi fosse. Del resto una persona transgender resta, comunque, la persona che conoscevi, solo che ora la conosci meglio.
4- Non aver paura di fare domande.
Non aspettarti, però, che una persona transgender debba essere il tuo educatore. È tua la responsabilità di informarti. Inoltre, se vedi che la persona con cui parli non si sente a suo agio rispondendo alle tue domande, non continuare e non forzare. Infine, le domande relazionate con i genitali, le operazioni, e il nome precedente, dovrai farle solo se è necessario per dare qualche tipo di assistenza medica, se hai una relazione sessuale o se ti occorre il nome antico per qualche motivo legale o amministrativo.
5- Rispetta la sua privacy.
Non divulgare la sua identità sessuale senza permesso. Dire in giro di essere transgender è una decisione difficile, da non prendere alla leggera. Rivelarla senza permesso è un tradimento e potrebbe minare la relazione tra voi. Può anche mettere a rischio la persona transessuale, potrebbe perdere molto o anche trovarsi in pericolo. Questa persona deciderà a chi dirlo, se dirlo, e quando sarà il momento di dirlo. Questo consiglio è valido nel caso in cui la persona non abbia ancora svelato la sua situazione o qualora non sia fisicamente palese. Molti di coloro che ancora vivono nei parametri del sesso col quale nacquero, non vogliono che si sappia nulla fino all'ultimazione della transizione.
6- Non pensare di sapere come si possa sentire.
Vi sono molte diverse forme per esprimere l'identità di genere. L'idea che si sentano "intrappolati in un corpo da uomo/donna", che le donne siano super femminili e gli uomini supermascolini, e la credenza che prenderanno ormoni e faranno operazioni chirurgiche, sono tutti stereotipi che si applicano ad alcuni ma non a tutti. Lasciati guidare da ciò che la persona ti dice sulla sua situazione, ascolta senza pregiudizi. Non imporre teorie che hai preso a prestito dal sapere comune e non presupporre che l'identità sessuale derivi da un trauma o dal desiderio di rifuggire dal proprio corpo.
7- Comincia a riconoscere le differenze tra "identità di genere" e "sessualità".
Non presupporre che il genere sia relazionato con la sessualità, non è così. Vi sono persone transgender eterosessuali, omosessuali, lesbiche o bisessuali. Se la persona ti confessa anche il suo orientamento sessuale, utilizza i suoi stessi termini.
8- Non fare differenze.
Mentre a volte le persone transgenere possono apprezzare un po' di attenzione extra, non amano essere sempre al centro dell'attenzione. Una volta che sei informato, non strafare. Le persone transgender hanno la stessa personalità che avevano prima di dichiararsi. Trattale come faresti con chiunque altro.
9- Coloro che hanno iniziato a manifestarsi in un genere diverso da quello di nascita, solitamente passano per cambi di vita enormi.
Rispetto alla persona che conosci: pazienza, comprensione e desiderio di parlare dei problemi che sta affrontando con questi cambiamenti, sono ingredienti essenziali per aiutarla in questo momento difficile. È meglio fare domande aperte, permettendo così alla persona di condividere ciò che desidera. Per esempio potresti dirle: "come sta andando?", "Ti vedo stanco/a, vuoi parlarne?", "ti vedo felice, è successo qualcosa di positivo?", "Come posso aiutarti durante questi cambiamenti?", "Sono tutt'orecchi, nel caso volessi parlare".
Consigli:
->Non tutte le persone transgender desiderano fare un'operazione genitale ricostruttiva. Non presupporre che sia appopriato chiedere i suoi progetti su una chirurgia, una terapia ormonale o altre opzioni mediche. Non dedurre nemmeno che vi sia un unico percorso per la transizione (per essere una persona transgender non è necessario sottoporsi a interventi).
->Se non hai una stretta e intima relazione, può essere maleducato chiedere il "vero" nome o quello di nascita. Spesso le persone transgenere considerano il nome scelto, e che le rappresenta, il loro vero nome e vogliono essere pensate con quel nome.
->Chiedere dei genitali e del modo di fare sesso, non è appopriato almeno quanto non lo è chiederlo a un cisgender (un cisgender ha un corpo e una identità alla nascita che rappresentano naturalmente il genere percepito).
->Molti ritengono che la parola "transgender" o "transgenere" sia un aggettivo, e una parola descrittiva, non un nome o un verbo. Altri ritengono il contrario. Comunque, così come non chiameresti una persona anziana "vecchio", o "invecchiato", è inappropriato chiamare una persona transgender "transgender", senza aggiungere "persona", "donna", "uomo", o qualunque sostantivo appropriato. Potrebbe essere considerata un'offesa e un atteggiamento disumanizzante.
->Dal punto di vista medico, questa condizione venne denominata Disordine dell'Identità Sessuale, ma questa definizione è stata particolarmente contestata. Molti ritengono che il problema risieda nel rifiuto della società di riconoscere le variazioni di sesso e di genere presenti in natura (compreso il genere umano). Altre criticano questa definizione in quanto tenderebbe a rendere patologica la condizione della comunità transgender, implicando che essere transgenere significhi avere un disordine dell'identità. In questo momento il termine più accettato dai medici è Disforia di Genere.
->Se per sbaglio ti confondi e dici "lui" o "lei" quando avresti dovuto dire l'opposto, non chiedere scusa eccessivamente, solo correggiti e continua con quello che stavi dicendo.
->Alcune persone ritengono che la sola "cura" sia correggere l'apparenza fisica (con chirurgia e/o ormoni) così da accordare l'identità mentale con quella apparente. Queste persone ritengono che vi sia un problema fisico, non mentale. Alcune prove mediche e varie autorità confermano l'efficacia di questi trattamenti. Alcune persone ritengono che il vero problema risieda nella aspettative sociali e nei limiti dell'uomo e della donna e vedono la necessità di riflettere un'accettazione più ampia dell'espressione di genere maschile e femminile.
->Alcune persone transgender si trovano a proprio agio rispondendo a domande, altre no. Se fosse il secondo caso, lascia perdere. Se senti l'esigenza di saperne di più, fai una ricerca o utilizza i siti indicati a seguire
->Siti web com My True Gender, PlanetOut o MySpace hanno gruppi transgender o altre sezioni dedicate; entra, parla con le persone, imparerai qualcosa in più.
Avvertenze:
>Evita l'uso di termini transfobici come "travestiti". Queste parole sono maleducate, disumanizzanti
>Non fare comparazioni chiamando le persone non transgender "vere" o "normali". Ciò che rende un uomo un "vero" uomo - e lo stesso dicasi di una donna - è il modo in cui si identifica, non una classificazione stereotipata del corpo. Un uomo transgenere non è meno uomo di un cisgender, e lo stesso dicasi di una donna.
>Non dire Mai a una persona transgenere che le persone non capiranno o che non la ameranno a causa della sua identità. Fa male e non è vero. Molte persone transgender sono capite, accettate e amate.
>Anche qualora tu avessi obiezioni rispetto all'identità di una persona transgenere, devi sempre rispettare la persona e non desiderare mai di umiliarla pubblicamente. Imbarazzare e umiliare non è positivo nè per te nè per lei. E per la persona transgenere può perfino costituire un rischio.
>Devi essere prudente nel riferirti all'identità sessuale come a una "scelta". La disforia di genere non lo è. Alcune persone transgenere descrivono la loro identità come scelta, altre no. Per alcuni la "scelta" è cambiare o no il proprio corpo per adeguarlo all'identità percepita. Trova un modo per rispettare l'identità della persona.
>"Intersessuale" è un termine generico utilizzato per una gamma di condizioni nelle quali una persona è nata con un sistema riproduttivo o sessuale che non si adegua alla definizione tipica di maschile o femminile. Alcune persone intersessuali sono transgenere, ma i due termini non indicano la stessa cosa e non devono essere confusi.
fonte http://it.wikihow.com/Rispettare-una-Persona-Transgender Modificato da WikiHow tradurre, Amalucelli, Ciccio Veronese
Lgbt Omofobia: cosa pensa il governo dei questionari dell’Unar?
In Italia abbiamo un grosso problema, ed è l’omofobia diffusa.
Lo dicono i dati statistici raccolti qualche anno fa dall’Istat, e lo dice anche l’Ilga Europe, per voce del post di Jacopo Ottaviani di qualche mese fa, che pone l’Italia al 36mo posto nella classifica dei Paesi europei, con un indice di omofobia tra i peggiori del continente, con una performance che ci pone più vicino alla Russia che agli altri Paesi civili europei.
Di fronte a questi dati, un governo che si rispetti dovrebbe correre ai ripari, a cominciare dalle scuole pubbliche, dove il problema del bullismo, come del resto in tutte le scuole, è pane quotidiano per studenti e docenti. Ci si aspetterebbe insomma che qualcuno introduca negli istituti scolastici degli strumenti per affrontare il tema, coinvolgendo appunto studenti e docenti.
A questo riguardo, attraverso una serie di atti normativi nei mesi passati il governo ha autorizzato l’Unar, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, a realizzare azioni conformi a questa finalità.
Cosa che l’ente ha fatto diffondendo un questionario e una serie di proposte operative per combattere l’ostilità alla diversità che si nasconde tra le pieghe della scuola. Un’iniziativa, questa, che non viene da sola ma si accompagna a un monito del Consiglio d’Europa, che si augura che l’Italia prenda pronta ed efficace posizione sul problema del bullismo e più in generale dell’omofobia.
Tutto questo funziona, dunque? Abbiamo fatto contento il Consiglio d’Europa, preoccupato del nostro essere fuori da ogni standard minimo di protezione dei diritti delle persone omosessuali? Beh, non possiamo saperlo, visto che, come spiega bene questo post, l’Avvenire, Tempi e altri giornali non proprio gay-friendly, seguiti a ruota dai soliti esponenti politici di ogni fazione e livello, hanno scatenato contro l’Unar una vera e propria guerra mediatica, fatta addirittura di diffide legali firmate dall’associazione Giuristi per la Vita.
E ci mette di suo anche il Sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi, che del tutto inopportunamente, in un’intervista, spara a zero sul progetto.
Viene da pensare che l’omofobia non sia un problema per questo governo, come non lo è stato effettivamente per i precedenti, che prima hanno delegato l’Unar a svolgere una funzione così importante, e poi l’hanno lasciato solo ad affrontare il fuoco incrociato delle critiche, feroci quanto ingiuste, dei neocon di casa nostra.
Peraltro, nessuna delle argomentazioni sollevate è degna del minimo pregio. Sinceramente, sentirsi dire da sedicenti cattolici che parlare di omosessualità nelle scuole lede il loro diritto a educare i loro figli fa quantomeno sorridere, dal momento che, se l’omofobia esiste ancora oggi in Italia come problema diffuso e se migliaia di adolescenti vivono ancora nel buio dell’incertezza, del silenzio e dello sgomento di sentirsi “diversi”, lo si deve proprio a un’educazione familiare che non ha saputo e non sa dare risposte concrete ai propri figli. Un’educazione familiare tutt’altro che cristiana, mi sento di poter dire.
Inoltre, nessun diritto costituzionale viene leso. I genitori possono sempre educare i loro figli dicendo che l’omosessualità è una malattia, che i gay sono dei pervertiti dai quali stare lontano, persino educarli a menare le mani, ma ciò che non possono fare è scaricarsi dalle loro responsabilità morali, giuridiche e politiche nei confronti di tutti i ragazzi gay e tutte le ragazze lesbiche che, nel pieno della loro infanzia e adolescenza, aspettano con ansia delle risposte. Qualcuno di loro, nell’attesa, decide di farla finita.
Qualcuno dovrebbe ricordare a questi signori catto-censuristi che la censura non è un diritto, e soprattutto non è una risposta. È silenzio, e il silenzio non allevia la sofferenza o i problemi sociali, ma li alimenta.
Che dire, infine, dei diritti degli studenti e delle studentesse di crescere in un ambiente sano, libero da istigazioni alla discriminazione, all’insulto e alla violenza? Sembriamo averlo dimenticato, ma anche i minori hanno dei diritti e, forse vale la pena di rammentarlo, sono persone dotate di sensibilità e cervello. Trattarli come dei minus habens è forse una delle cose che impedisce a questo Paese di crescere, civilmente ma soprattutto moralmente.
Ieri sera sono uscito con amico, qui negli Stati Uniti dove mi trovo per un soggiorno di studio. Parlavamo dell’Italia e lui se n’è uscito con una battuta: “Is Italy homophobic, isn’t it?” Ho fatto fatica, molta fatica, a contrastare con le parole questa sua impressione.
p.s.: mi ha fatto ridere a crepapelle leggere che Avvenire ha rimproverato al governo di aver speso dei soldi sul progetto dell’Unar, a suo dire 250mila euro. Loro, proprio loro, che ingoiano dal bilancio italiano milioni di euro e godono di privilegi inimmaginabili in una società che si rispetti. Già, proprio loro.
fonte http://www.ilfattoquotidiano.it/di Matteo Winkler
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/24/omofobia-cosa-pensa-il-governo-dei-questionari-dellunar/923903/
Lo dicono i dati statistici raccolti qualche anno fa dall’Istat, e lo dice anche l’Ilga Europe, per voce del post di Jacopo Ottaviani di qualche mese fa, che pone l’Italia al 36mo posto nella classifica dei Paesi europei, con un indice di omofobia tra i peggiori del continente, con una performance che ci pone più vicino alla Russia che agli altri Paesi civili europei.
Di fronte a questi dati, un governo che si rispetti dovrebbe correre ai ripari, a cominciare dalle scuole pubbliche, dove il problema del bullismo, come del resto in tutte le scuole, è pane quotidiano per studenti e docenti. Ci si aspetterebbe insomma che qualcuno introduca negli istituti scolastici degli strumenti per affrontare il tema, coinvolgendo appunto studenti e docenti.
A questo riguardo, attraverso una serie di atti normativi nei mesi passati il governo ha autorizzato l’Unar, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, a realizzare azioni conformi a questa finalità.
Cosa che l’ente ha fatto diffondendo un questionario e una serie di proposte operative per combattere l’ostilità alla diversità che si nasconde tra le pieghe della scuola. Un’iniziativa, questa, che non viene da sola ma si accompagna a un monito del Consiglio d’Europa, che si augura che l’Italia prenda pronta ed efficace posizione sul problema del bullismo e più in generale dell’omofobia.
Tutto questo funziona, dunque? Abbiamo fatto contento il Consiglio d’Europa, preoccupato del nostro essere fuori da ogni standard minimo di protezione dei diritti delle persone omosessuali? Beh, non possiamo saperlo, visto che, come spiega bene questo post, l’Avvenire, Tempi e altri giornali non proprio gay-friendly, seguiti a ruota dai soliti esponenti politici di ogni fazione e livello, hanno scatenato contro l’Unar una vera e propria guerra mediatica, fatta addirittura di diffide legali firmate dall’associazione Giuristi per la Vita.
E ci mette di suo anche il Sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi, che del tutto inopportunamente, in un’intervista, spara a zero sul progetto.
Viene da pensare che l’omofobia non sia un problema per questo governo, come non lo è stato effettivamente per i precedenti, che prima hanno delegato l’Unar a svolgere una funzione così importante, e poi l’hanno lasciato solo ad affrontare il fuoco incrociato delle critiche, feroci quanto ingiuste, dei neocon di casa nostra.
Peraltro, nessuna delle argomentazioni sollevate è degna del minimo pregio. Sinceramente, sentirsi dire da sedicenti cattolici che parlare di omosessualità nelle scuole lede il loro diritto a educare i loro figli fa quantomeno sorridere, dal momento che, se l’omofobia esiste ancora oggi in Italia come problema diffuso e se migliaia di adolescenti vivono ancora nel buio dell’incertezza, del silenzio e dello sgomento di sentirsi “diversi”, lo si deve proprio a un’educazione familiare che non ha saputo e non sa dare risposte concrete ai propri figli. Un’educazione familiare tutt’altro che cristiana, mi sento di poter dire.
Inoltre, nessun diritto costituzionale viene leso. I genitori possono sempre educare i loro figli dicendo che l’omosessualità è una malattia, che i gay sono dei pervertiti dai quali stare lontano, persino educarli a menare le mani, ma ciò che non possono fare è scaricarsi dalle loro responsabilità morali, giuridiche e politiche nei confronti di tutti i ragazzi gay e tutte le ragazze lesbiche che, nel pieno della loro infanzia e adolescenza, aspettano con ansia delle risposte. Qualcuno di loro, nell’attesa, decide di farla finita.
Qualcuno dovrebbe ricordare a questi signori catto-censuristi che la censura non è un diritto, e soprattutto non è una risposta. È silenzio, e il silenzio non allevia la sofferenza o i problemi sociali, ma li alimenta.
Che dire, infine, dei diritti degli studenti e delle studentesse di crescere in un ambiente sano, libero da istigazioni alla discriminazione, all’insulto e alla violenza? Sembriamo averlo dimenticato, ma anche i minori hanno dei diritti e, forse vale la pena di rammentarlo, sono persone dotate di sensibilità e cervello. Trattarli come dei minus habens è forse una delle cose che impedisce a questo Paese di crescere, civilmente ma soprattutto moralmente.
Ieri sera sono uscito con amico, qui negli Stati Uniti dove mi trovo per un soggiorno di studio. Parlavamo dell’Italia e lui se n’è uscito con una battuta: “Is Italy homophobic, isn’t it?” Ho fatto fatica, molta fatica, a contrastare con le parole questa sua impressione.
p.s.: mi ha fatto ridere a crepapelle leggere che Avvenire ha rimproverato al governo di aver speso dei soldi sul progetto dell’Unar, a suo dire 250mila euro. Loro, proprio loro, che ingoiano dal bilancio italiano milioni di euro e godono di privilegi inimmaginabili in una società che si rispetti. Già, proprio loro.
fonte http://www.ilfattoquotidiano.it/di Matteo Winkler
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/24/omofobia-cosa-pensa-il-governo-dei-questionari-dellunar/923903/
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