mercoledì 5 settembre 2018

Lgbt: Il film "Girl" nei cinema da giovedì 27 settembre

Nata nel corpo di uomo, Lara è una ragazza di quindici anni che sogna di diventare ballerina. Il film è stato premiato al Festival di Cannes.

Lara ha quindici anni e un sogno, diventare una ballerina professionista. Ci prova ogni giorno Lara, alla sbarra, in sala, davanti allo specchio, nascondendo al mondo il suo segreto. Lara vuole danzare come una ragazza ma è nata ragazzo e deve fare i conti con un corpo che non ama, trasfigurandolo attraverso la danza e trasformandolo con gli ormoni.

Seguita da un padre amorevole e un’équipe di medici che l’accompagnano psicologicamente nel passaggio di genere, insegue sulle punte il giorno dell’emancipazione da un corpo che odia fino a spezzarlo.
Opera prima di Lukas Dhont, Girl è un crudo racconto di formazione che “mescola i sogni con gli ormoni”.
Come nella celebre canzone di Fabrizio De André (“Princesa”), come nella camera di Lara, ansiosa di diventare donna. Ma per quello ci vuole pazienza, le dice il padre in una delle repliche più belle del film di Lukas Dhont, che indaga l’attesa di una riattribuzione sessuale e sonda i movimenti intimi di un’adolescente irriducibile alla mercé della natura che sul suo conto si è davvero sbagliata.

E allora Lara la combatte coi mezzi che ha e con la pratica di una disciplina che può essere più tiranna del destino. Lara danza e impone al corpo un esercizio estenuante perché assomigli presto all’idea più vicina che ha di sé.

Coming of age che volge in coming of self, Girl è un film sull’impazienza della giovinezza, sulla sofferenza del corpo e sul percorso di un’anima per diventare se stessa. Nelle lunghe e straordinarie sequenze di danza, la protagonista prova con tenacia e altrettanto dolore a riprendere possesso del suo corpo, a domarlo, a correggerlo, a piegarlo alla sua volontà. Un corpo a misura del suo desiderio. Un corpo che chiede spazio a quel padre presente e accogliente che impara con lei a lasciarla andare, che si aggrappa emozionato gli ultimi bagliori della sua infanzia.
La metafora della danza, immediata e cinematografica, evoca dietro alle partiture coreografiche tutta la violenza di una società (e di una disciplina) che fa del canone classico la forma unica di bellezza.

Frontale ma pieno di pudore, Girl mostra cosa significa concretamente abitare un corpo altro. Le manifestazioni maschili di quel corpo sono insopportabili alla protagonista, che si scoccia il sesso tra le gambe quando danza e si piaga i piedi sulle punte. L’autolesionismo dei ballerini è un tema sovente abusato al cinema ma in Girl eccede l’aspetto psicologico e si fa condizione indispensabile della metamorfosi di Lara. Lei non ha scelto di soffrire ma deve andare fino in fondo alla sofferenza.

A interpretare Lara è Victor Polster, ballerino dell’accademia di Anversa e vera e propria epifania. Toccata dalla grazia e incalzata dalla macchina da presa, l’androginia esplicita del suo volto illumina il ritratto ‘incarnato’ di un adolescente transgender.
Fonte:  Recensione di Marzia Gandolfi per www.mymovies.it/

Lglbt: Firenze_a Palazzo Strozzi, Marina Abramović con "The Cleaner"

Organizzata da: Fondazione Palazzo Strozzi
A cura di: Arturo Galansino, Fondazione Palazzo Strozzi, Lena Essling, Moderna Museet, con Tine Colstrup, Louisiana Museum of Modern Art, e Susanne Kleine, Bundeskunsthalle Bonn

Dal 21 settembre 2018 al 20 gennaio 2019 Palazzo Strozzi ospita una grande mostra dedicata a Marina Abramović, una delle personalità più celebri e controverse dell’arte contemporanea, che con le sue opere ha rivoluzionato l’idea di performance mettendo alla prova il proprio corpo, i suoi limiti e le sue potenzialità di espressione.

L’evento si pone come una straordinaria retrospettiva che riunirà oltre 100 opere offrendo una panoramica sui lavori più famosi della sua carriera, dagli anni Settanta agli anni Duemila, attraverso video, fotografie, dipinti, oggetti, installazioni e la riesecuzione dal vivo di sue celebri performance attraverso un gruppo di performer specificatamente formati e selezionati in occasione della mostra.

L’esposizione nasce dalla collaborazione diretta con l’artista nella volontà di proseguire – dopo Ai Weiwei e Bill Viola – la serie di mostre che hanno portato a esporre a Palazzo Strozzi i maggiori rappresentanti dell’arte contemporanea. Il palazzo verrà nuovamente utilizzato come luogo espositivo unitario, permettendo a Marina Abramović di confrontarsi per la prima volta con un’architettura rinascimentale e in cui verrà sottolineato lo stretto rapporto che ha avuto e continua ad avere con l’Italia.

Sabato 22 settembre alle ore 15.30 l’artista sarà protagonista dello speciale appuntamento già SOLD OUT organizzato dalla Fondazione Palazzo Strozzi presso il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. In conversazione con Arturo Galansino, curatore della mostra e direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi, l’artista affronterà alcuni temi del suo percorso esistenziale e creativo, ripercorrendo le tappe della sua carriera dagli esordi in Serbia alle ultime grandi performance in tutto il mondo.

La mostra è organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi, prodotta da Moderna Museet, Stoccolma in collaborazione con Louisiana Museum of Modern Art, Humlebæk e Bundeskunsthalle, Bonn.
A cura di Arturo Galansino, Fondazione Palazzo Strozzi, Lena Essling, Moderna Museet, con Tine Colstrup, Louisiana Museum of Modern Art, e Susanne Kleine, Bundeskunsthalle Bonn.
fonte: https://www.palazzostrozzi.org