sabato 19 settembre 2020

Libri: "Il discorso" di Fabrice Caro

Fabrice Caro "Il discorso" traduzione: Camilla Diez

Sono le 17:56 di un giorno qualunque, ma per Adrien è un’ora fatale: la sua ex Sonia, in pausa di riflessione, ha letto l’smsche lui le ha inviato alle 17:24 nel tentativo di riagganciarla dopo trentotto giorni di ansiogena separazione, e non gli ha ancora risposto. 

Che fare?, è la domanda che comincia ossessivamente a ronzare in testa al protagonista. Insistere, aspettare, procrastinare, assumere ad arte un contegno distaccato o cedere all’impulso, costi quel che costi? 

Tutto questo mentre Adrien è a tavola per una cena familiare, che potrebbe seguire il suo rassicurante copione con annessi refrain se non fosse che, oltre alle congetture sulle reazioni al messaggio che mettono in subbuglio i suoi nervi, il futuro cognato lo incastra con una frase che lo getta nel panico piú totale: “Sai, a tua sorella farebbe davvero piacere se tenessi un discorsetto il giorno del matrimonio”. 

Si incrociano cosí, nella mente di questo quarantenne incline alla depressione ma dotato di un’autoironia folgorante, due flussi di elucubrazioni: gli abbozzi di discorsi matrimoniali fallimentari, che lo fanno impantanare sempre piú nel suo odio per le cerimonie, e il film della storia con Sonia, alla ricerca spasmodica di un lieto fine. Il quadro che ne deriva è una commedia romantica, dolceamara e spesso esilarante, in cui l’humour sulla coppia e sul disadattamento esistenziale crea una miscela irresistibile. 

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140.000 COPIE VENDUTE IN FRANCIA

"Un libro fuori dal comune" > Liberation

fonte:  www.edizioninottetempo.it

Ambiente: Sì, le etichette virali di Patagonia ‘Vota e caccia quegli idioti’ sono vere. Ma lo slogan non è nuovo

Il fondatore di Patagonia, Yvon Chouinard, non ha paura di fare politica.

L’azienda che produce vestiti e accessori per la vita all’aria aperta ha una lunga storia di militanza ambientale ma ora che l’emergenza climatica si fa sempre più grave a livello globale, Chouinard avverte l’obbligo di denunciare i negazionisti del clima che occupano posizioni di potere. Senza giri di parole.

Oltre a mettere a disposizione una serie di informazioni utili per le elezioni e a incoraggiare il voto a favore di quei leader che hanno a cuore l’emergenza climatica, Chouinard sta chiarendo in modo cristallino la posizione politica di Patagonia con lo slogan: “Vota e caccia quegli stronzi”.

La foto dell’etichetta di un capo d’abbigliamento di Patagonia con questo slogan è girata recentemente sui social. E se è vero che qualcuno ha dubitato che potesse essere vera, la portavoce di Patagonia, Corley Kenna, ne ha invece confermato l’autenticità a Mashable per email.

“Le abbiamo aggiunte agli short per uomo e donna della nostra collezione del 2020 ‘Regenerative Organic Stand-Up perché ci siamo schierati contro i negazionisti del clima praticamente da quando abbiamo cominciato a produrre quegli short”, ci ha spiegato Kenna.

E se l’etichetta degli short è una novità, lo slogan circola già da un po’, chiarisce ancora Kenna.

“’Vota e caccia quegli stronzi’ Yvon Chouinard lo dice da anni, riferendosi ai politici di qualsiasi partito che negano o trascurano l’emergenza climatica ignorando i dati scientifici non perché non ne siano a conoscenza ma perché le lobby del petrolio e del gas gli riempiono le tasche di soldi”, dice Kenna.

A quanto pare, lo slogan era già apparso su una maglietta e il messaggio è ribadito con chiarezza anche sul sito di Patagonia. Lo scorso aprile, Chouinard ha usato quelle stesse parole concludendo una lettera indirizzata alla 1% for the Planet community. (Chouinard e il fondatore di Blue Ribbon Files Craig Mathews hanno creato il gruppo 1% for the Planet nel 2002. I membri dell’organizzazione si impegnano a donare almeno l’1 per cento delle loro vendite annuali a favore della tutela dell’ambiente).

“Ricordatevi di votare per cacciare quegli stronzi – tutti quei politici che pensano che non si debba fare niente per i cambiamenti climatici”, scriveva Chouinard. “Votate per il pianeta e contro quelli che non vogliono fare niente. Il potere è in mano a noi e adesso è il momento di usarlo”.

Da quando la foto dell’etichetta di Patagonia è diventata virale la gente sta coprendo di lodi l’azienda per il suo messaggio così audace e diretto.

È interessante però notare che questa dell’etichetta non è l’unica azione pubblica che Patagonia ha intrapreso negli ultimi anni. Nel 2016, l’azienda donò fino all’ultimo centesimo degli incassi del Black Friday a organizzazioni ambientaliste no profit. E nel 2017 si schierò nettamente contro la decisione del presidente Trump di ridurre significativamente la superficie di due monumenti nazionali: Bear Ears e Grand Staircase-Escalante.

Nel 2018, Patagonia ha lanciato una piattaforma digitale chiamata Patagonia Action Works per aiutare i consumatori a impegnarsi in prima persona partecipando a iniziative per la tutela dell’ambiente. E a giugno 2020 figurava tra i marchi che hanno ritirato la pubblicità da Facebook e Instagram in segno di protesta contro l’assenza di provvedimenti concreti per fermare la proliferazione di messaggi di odio e la disinformazione sulla piattaforma.

Visto che il pianeta si sta inesorabilmente surriscaldando, è poco probabile che Patagonia ammorbidisca il suo messaggio politico nell’immediato

fonte: By Nicole Gallucci  https://it.mashable.com

Sicilia Queer Filmfest 2020, la X edizione del festival internazionale di cinema queer arriva su MYmovies

Nuove visioni e cortometraggi saranno disponibili gratuitamente in streaming dal 15 al 20 settembre.
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Il programma completo QUI

Nato a Palermo nel 2010, e in partenza sia in versione fisica che in remoto, dal 15 settembre arriva su MYmovies il Sicilia Queer Fest, il festival dedicato alla promozione della cultura queer. Saranno due le sezioni disponibili gratuitamente in streaming: la categoria Nuove Visione (otto lungometraggi) e la sezione Queer Short (quattordici cortometraggi). I film saranno valutati da una giuria internazionale, composta dal performer Ernesto Tomassini, dalla produttrice Jasmine Basic, dalla direttrice artistica di Filmadrid Nuria Cubas, dal regista Michael Dacheux e dal distributore Dietmar Schwarzler.

NUOVE VISIONI
Sezione competitiva dedicata a opere prime o seconde, nuovi autori o film innovativi, film di finzione o documentari, Nuove Visioni è aperta anche a progetti non legati a tematiche esplicitamente queer.

Ne è un esempio il francese Ne croyez surtout pas que je hurle di Frank Beauvais, racconto autobiografico di una particolare ossessione, la cinefilia compulsiva, scaturita dallo shock per gli attacchi terroristici di cui la Francia è stata vittima nel 2015. Francese è anche Felix in Wonderland di Marie Losier, ritratto del grande artista Felix Kubik e delle sue sperimentali creazioni musicali.

Dal Brasile arriva una tripletta cinematografica, aperta dal documentario Indianara di Aude Chevalier-Beaumel e Marcelo Barbosa, sulle lotte condotte dall’attivista Indianara per la sopravvivenza delle persone transgender in Brasile. Dallo stesso paese arrivano anche Vil, Mà di Gustavo Vinagre, intervista documentario alla regina della letteratura sadomasochistica Wilma Azevedo, e A Rosa Azul De Novalis di Gustavo Vinagre e Rodrigo Carneiro, sulle memorie di un dandy quarantenne in grado di ricordare tutte le sue vite precedenti.

L’Italia è rappresentata da La casa dell’amore di Luca Ferri, pedinamento cinematografico della transessuale milanese Bianca e della sua compagna brasiliana, figlia dello scultore Cesare Riva. Più visionari e di ricerca, infine, il tailandese Krabi, 2562 di Anocha Suwichakornpong e Ben Rivers, ricerca per immagini sull’origine mitologica dell’uomo, tra vicende personali e storia nazionale, e Tito di Grace Glowicki, racconto incentrato su un uomo intrappolato nelle proprie paure, convinto di avere una gobba.

QUEER SHORTS

Dedicata a opere legate a tematiche queer, Queer Shorts fa della varietà il proprio cavallo di battaglia, aprendosi a ogni genere e formato. Una selezione eterogenea, che spazia da film più introspettivi come Tendresse di Maxime Rappaz, delicata indagine di corpi e sguardi tra i vapori di una sauna gay, o The distance between us and the sky di Vasilis Kekatos, poetico incontro notturno con un insolito mercante di cielo, fino alla favola apocalittica e poliamorosa A mordida di Pedro Neves Marques.

In mezzo, una vasta gamma di generi e temi tra i quali spicca - spesso in una versione “contaminata” dalla finzione - il documentario. Tra questi titoli Erwin di Jan Soldat, su un uomo sessualmente inquieto che vive in una roulotte nel suo giardino, Mother’s di Hippolyte Leibovici, su una famiglia drag di Bruxelles che attraversa quattro generazioni, Carne di Camilla Kater, su tre donne che hanno fatto del proprio corpo il terreno di ricerca artistica e Le Dragon à deux tetes di Paris Cannes, ritratto in bilico tra finzione e realtà di due gemelli fuggiti in Europa dalla persecuzione omofoba in Brasile. Si ritaglia un posto a parte tra i documentari anche l’epistolare Letter to my mother di Amin Maher, drammatica lettera-confessione in cui il regista rivela alla madre le violenze subite da ragazzo.

Guarda dichiaratamente al dramma Ionut and Calin di Sorin Poama, che affronta il tema della mattia mentale e della fine di una relazione, mentre è la commedia nera a ispirare De la terreur, mes soeurs! di Alexis Langlois, su una particolare vendetta architettata da quattro amiche transgender.

In programma anche il musicale Rose Minitel di Olivier Cheval, sulle avventure amorose dentro e fuori le chat erotiche, il mistico Chrishna Ombwiri di Claire Doyon, reale e metafisico attraversamento di genere, e due film dal carattere spiccatamente politico: il manifesto “afrofuturista” sul cammino esistenziale dei ragazzi neri di San Paolo Negrum3 di Diego Paulino e il film di montaggio I have Mike Pence’s dick in a pickle jar. Want to see it di Charles Lum e Todd Verow, in cui un uomo gay alla ricerca di sesso si propone di rendere l’America “di nuovo grande”.
 
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fonte:  di Ilaria Ravarino   www.mymovies.it

Cinema: "Undine - Un amore per sempre" di Christian Petzold

Una ragazza riflette sull'uccidere o meno il suo ragazzo che l'ha lasciata. Il film è stato premiato al Festival di Berlino. Un film emotivamente potentissimo, ermetico da comprendere, emozionante da vedere.

Undine lavora come storica presso il Märkisches Museum di Berlino: il suo compito è spiegare ai visitatori i plastici che raffigurano la città nei suoi progressivi stadi evolutivi. Undine è appena stata lasciata da Johannes, nonostante lui abbia giurato di amarla per sempre. 

All'improvviso, però, nel bar del museo compare il sommozzatore Christoph, ed è amore a prima vista. Undine ricostruisce la sua vita come Berlino ha ricostruito molteplici volte sé stessa, ma una sera Christoph la chiama infuriato perché si sente tradito da lei, dal momento che non gli mai rivelato l'esistenza di Johannes. Come farà Undine a ricucire con Cristoph? E riuscirà a vendicarsi di Johannes, come aveva promesso prima di essere abbandonata?

 Il tedesco Petzold rielabora alla sua maniera la figura mitologica dell'ondina, creatura marina del folklore europeo, con una storia d'amore e vendetta che si sviluppa nel corpo fisico di Berlino, tra architettura e cinema.

Costruire una città significa pensare alla vita delle persone in termini di spazio: quale la ragione di una costruzione, quale la sua storia, quale la sua destinazione. Allo stesso modo, fare cinema è come allestire uno spazio: creare personaggi all'interno di un ambiente, dare a ciascun di essi un passato, un pensiero, raccontare lo sviluppo di una o più relazioni. Le storie d'amore, poi, sono come città stratificate, ricordi sovrapposti, corpi intrecciati, sentimenti vecchi ed emozioni nuove. Undine, lo straordinario film di Christian Petzold presentato in concorso alla 70esima Berlinale, è una storia d'amore dentro una città, Berlino, e la sua geografia carica di storia.

Punto di partenza è il Märkisches Museum, il museo dove la protagonista Undine - interpretata da Paula Beer - spiega i grandi plastici della città, in cui il colore degli edifici cambia a seconda dell'epoca d'appartenenza e in cui passato, presente e futuro convivono. In questo luogo, e nel bar adiacente la struttura, un amore finisce, un altro sboccia, una maledizione viene lanciata e dal plastico si passa alla messinscena realistica della storia come in un zoom di Google Maps. Il cinema, in fondo, non ha una forma definita; il cinema è semplicemente vita nello spazio.

Petzold lavora per piccoli ma continui rimandi interni; ricostruendo un mito, racconta alla maniera del mito. Gli eventi del film riecheggiano modelli ancestrali (un acquario si spezza e nell'inondazione d'acqua la protagonista incontra la sua natura marina); le azioni e le inquadrature rimano fra loro (rotture di oggetti, ripetizioni di situazioni, i corpi ripresi di Paul Beer e Franz Rogowski ripresi frontalmente e poi di spalle); il piccolo contiene il grande, e viceversa (un sommozzatore giocattolo e un sommozzatore vero, il plastico di una città, la città stessa e il racconto della sua evoluzione).

Undine ha una struttura perfettamente congegnata, come i plastici che il regista filma da vicino. La superficie delle sue immagini, dei corpi e degli elementi naturali che raffigura, contiene la forza degli eventi: la terra trattiene l'acqua (che però può esplodere, soffocare, accogliere nel suo abbraccio), «un palazzo del XXI secolo che ancora non esiste», come dice la protagonista a proposito dell'Humboldt Forum, progetto museale che avrà sede nel ricostruito Palazzo di Berlino, «sarà la replica di uno del XVIII, perché nulla evolve». Per questo motivo il film può apparire oscuro, forse freddo, eppure nella sua progressione quasi cantilenante è emotivamente potentissimo, ermetico da comprendere, emozionante da vedere. Petzold racconta fedelmente la maledizione del Sonno dell'Ondina, leggenda in cui la creatura marina si vendica del cavaliere che non ha saputo amarla, ma prosegue oltre con il suo racconto.

Undine è la storia di un amore che finisce, rinasce, muore ancora e poi ricomincia, sempre uguale a sé stesso e sempre diverso. Il mito resta intatto come modello - è uno sguardo a pelo d'acqua, un nome scritto sulla pietra, una città che rinasce dalle sue rovine - ma il cinema lo aggiorna, riportandolo dall'universale al particolare, dall'esistenza eterna alla vita mortale

fonte:  Recensione di Roberto Manassero www.mymovies.it

Chi era Ruth Bader Ginsburg, giudice liberal e icona pop

L'omaggio di Trump, "un titano della Legge". Ma lei ha lasciato il testamento politico: "Non venire sostituita fino a quando non si sarà insediato il nuovo presidente”.

Giudice liberal e icona pop. Ruth Bader Ginsburg, seconda donna della storia americana a far parte del massimo organo giudiziario (dopo Sandra Day O'Connor) è morta all'età di 87 anni, per complicazioni legate al cancro al pancreas. Paladina dei diritti e della lotta per la parità di genere era stata nominata da Bill Clinton nel 1993.

Il presidente Donald Trump l’ha definita “un titano della Legge”, ordinando le bandiere a mezz’asta alla Casa Bianca. Si è spenta circondata dai familiari nella sua abitazione di Washington.

Pochi giorni prima di morire aveva dettato il suo testamento politico alla nipote Clara Spera: “"Il mio più fervente desiderio è di non venire sostituita fino a quando non si sarà insediato il nuovo presidente”. 

Era uno dei quattro giudici progressisti nel panel di nove membri del massimo organo giudiziario Usa che si avvia verso una schiacciante maggioranza conservatrice, 6 a 3.

Il leader repubblicano al Senato, Mitch McConnell, si è detto pronto a votare la ratifica della nomina della Casa Bianca che potrebbe arrivare a giorni. I democratici reclamano che sia il prossimo presidente a scegliere il successore.

Ginsburg è stata l'architetto legale della lotta per l’emancipazione femminile negli anni Settanta e l’alfiere delle libertà civili. Lo status di popstar, consacrato anche al cinema con due film sulla sua vita, è arrivato in tarda età, intorno agli 80 anni. Ha un soprannome da rapper, Notorious Rbg (preso in prestito da The Notorious Big, assassinato nel 1997) e la sua immagine troneggia su magliette, tazze, tatuaggi e ogni tipo di gadget mentre i suoi rinomati colletti,  oltre a fare tendenza, lasciavano intuire il suo stato d’animo.      

Occhialoni, minuta e riservata, senza mai alzare la voce è stata la donna più rivoluzionaria d’America. Nata a Brooklyn nel 1933 da genitori ebrei immigrati dalla Russia,  si era laureata ad Harvard (una delle nove ragazze in una classe di 500).  Dopo la laurea, eèdiventata avvocato in un momento in cui “le donne non erano desiderate nella professione legale”. Faticò moltissimo a trovare lavoro.

La sua prima vittoria in tribunale risale agli anni Settanta, nel caso “Frontiero versus Richardson”,  quando sostenne le ragioni di una sottotenente dell’aeronautica discriminata per poi arrivare all’equiparazione tra discriminazione razziale a sessuale.          

La sua prima rinomata opinione come giudice risale al 1996 quando venne dichiarata incostituzionale la policy del Virginia Military Institute che da 157 anni ammetteva solo uomini. I suoi “Io dissento” sono diventati proverbiali. Vantava una profonda amicizia con il giudice conservatore Antonin Scalia con il quale condivideva un profondo amore per l’opera.

Del marito Marty Ginsburg, conosciuto all’università e morto di cancro nel 2010, disse che era l’unico uomo al quale importava che lei avesse un cervello. Lascia due figli, Jane e James, sua nipote ed un posto da riempire che segnerà la cultura americana per almeno una generazione.

fonte:   www.agi.it

venerdì 18 settembre 2020

Verona: Controfestival della bellezza con tutte donne

Erosive replica al Festival della Bellezza. Il 18 settembre in Bra (ore 18), alcune voci del movimento femminile «Non una di meno» si soffermeranno su alcuni tempi assenti nella rassegna ospitata in Arena che ha sollevato polemiche e un intenso dibattito per la minima presenza femminile, l'attrice Jasmine Trinca e la pianista Gloria Campaner (ad accompagnare la lectio di Alessandro Baricco).

Su «Eros e Bellezza» si soffermeranno Michela Murgia e Chiara Valerio, Giulia Biasi, Federica Cacciola, Maura Gancitano e Vera Gheno. «E dunque, ecco una serata che nasce dai nostri desideri, da sguardi e voci differenti: non un evento cultuale, ma di cultura, che racconterà l’eros partendo da sé attraverso letteratura, filosofia e linguistica. Una cultura erosiva: di stereotipi, muri, discriminazioni e declamazioni. E generativa, capace di mettere al mondo nuovi mondi. Perché l’intenzione di chi ha aderito, non è silenziare la voce altrui, ma fare sentire anche la propria», dicono le organizzatrici.

IL PROGRAMMA. L’evento prevede la partecipazione della conduttrice radiofonica e giornalista Giulia Blasi con il talk “Brutta”; di Maura Gancitano, fondatrice della scuola permanente di filosofia e immaginazione Tlon, che interviene su “Il mito della bellezza”; di Federica Cacciola, inventrice dell’alias, popolarissimo in rete, di Martina Dell’Ombra, che parlerà di “Shakespeare in sex”, mentre la sociolinguista Vera Gheno accompagnerà il pubblico in una “Piccola antologia di discorsi sul sesso”, dalla letteratura al porno. Ci saranno anche Chiara Valerio e Michela Murgia. L'evento è stato organizzato a titolo gratuito dal movimento veronese «Non una di meno» e ha per titolo «Erosive, la differenza è erotica». 

fonte: A.P.  www.larena.it

Alberto Sordi, mostra-ritratto tra mito e privato. A Roma apre grande esposizione in Villa dell'attore

ROMA - Una villa imponente ma discreta, immersa nel verde di Caracalla, 'soffiata' sul filo di lana nel 1954 a Vittorio de Sica (anche lui interessato a comprarla) pagandola dieci milioni di allora in contanti. 

Una dimora, progettata negli Anni Trenta dall'architetto Clemente Busiri Vici, trasformata da Albertone nel proprio scrigno di quotidianità, successi, amici, passioni e riservatezza (era off limits per stampa e telecamere). 

Un luogo che ora potrà venire scoperto per la prima volta dal pubblico con 'Il Centenario - Alberto Sordi - 1920 -2020', la grande esposizione/ritratto sull'icona del nostro cinema, in programma dal 16 settembre al 31 gennaio, realizzata nel rispetto di tutte le norme precauzionali anticovid. Un percorso che comprende anche due grandi tensostrutture davanti alla villa (realizzate dov'era in precedenza la piscina) e il Teatro dei Dioscuri, dove trovano accoglienza "Storia di un italiano", "I viaggi nel mondo" e "Il mito americano".

Un viaggio, senza soluzione di continuità, nella carriera e nella vita di Sordi, fra centinaia di oggetti famigliari, pezzi d'arte, copioni, foto (dai set al legame a filo doppio con la madre e le sorelle), lettere, premi, bozzetti, costumi e oggetti di scena, da buona parte del guardaroba del Marchese del Grillo ai camici del dottor Tersilli, dalla divisa da 'Pizzardone' de Il Vigile alla Harley Davidson di Un americano a Roma. "Proprio per rispettare la storia di questa casa, che diventerà presto un museo, ho cercato di non alterare gli ambienti che sono rimasti intatti dopo la morte dell'attore, così come lui li aveva voluti e vissuti, facendoli dialogare con l'esposizione" spiega Alessandro Nicosia, curatore della mostra con Vincenzo Mollica e Gloria Satta. Tra i primi ambienti c'è il Teatro che Sordi fece costruire per rappresentazioni private o proiezioni con pochi amici (completo di cabina di proiezione), adornato con raffigurazioni mitologiche realizzate su 35 medaglioni da Andrea Spadini e da un fondale per il palco di Gino Severini. Proprio il teatro sarà dedicato "in maniera permanente alle proiezioni dei film di Alberto Sordi - ha annunciato la sindaca Virginia Raggi prima di visitare l'esposizione - in modo da avere un punto di contatto costante, tra la città, le persone. Sordi e la sua opera, che è per noi preziosa, immortale e ci fa tanto riflettere". Proseguendo nel tragitto, si passa per la palestra di Sordi, con tanto di toro meccanico e cyclette, per salire ai saloni, che ospitano anche due de Chirico, e nello sguardo della mostra, gli ingredienti del legame profondissimo di Sordi con Roma, dalla sciarpa da tifoso alla fascia da sindaco per un giorno, per i suoi 80 anni. Si arriva al suo studio, dove fanno bella mostra tutti i premi vinti; alla camera da letto, dove figura anche una poltrona inginocchiatoio e alla candida barberia.

All'esterno, nelle tensostrutture, ci si immerge invece nel Sordi doppiatore, conduttore, attore, di teatro, radio e cinema, poi anche regista, capace di diventare con i suoi film volto simbolo degli italiani nelle loro contraddizioni. Si viene a contatto infine con il Sordi più segreto: quello degli amori, veri (da Andreina Pagnani all'attrice tedesca Gisela Hahn) e presunti come il lungo legame platonico con Silvana Mangano. Ma anche con la sua estesissima e sempre taciuta attività di benefattore, testimoniata dalle decine di lettere commosse di ringraziamento che riceveva. La mostra, la cui iniziale apertura prevista ad aprile era saltata per il lockdown, è stata organizzata da C. O. R. Creare Organizzare Realizzare e promossa da Fondazione Museo Alberto Sordi, con Roma Capitale e Regione Lazio, con il riconoscimento del MIBACT Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Soprintendenza Speciale di Roma Archeologia Belle Arti Paesaggio, Soprintendenza Archivistica e Bibliografica del Lazio, con il patrocinio di SIAE, con il sostegno di Luce Cinecittà, Acea, Banca Generali Private e con la collaborazione di Rai Teche.

fonte: di Francesca Pierleoni RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA   www.ansa.it

L’omotransfobia che crea un esodo di ragazzi dal Sud alle grandi città del Nord

Le ultime vicende di cronaca non sono altro che la conferma dell’ondata omotrabsofobica che si registra nel nostro Paese. In un articolo odierno, Il Riformista riporta che la metà degli iscritti nei registri delle associazioni LGBT+ settentrionali proviene dal Sud. Il che indica che una moltitudine di persone è costretta ad abbandonare la propria terra per trovare rifugio e accettazione altrove.

E questo perché, come sappiamo, la violenza non si esprime solo in botte o aggressioni – come il caso più recente di Caivano – ma molto spesso si traduce in minacce, allontanamenti dalla famiglia e dalla casa di residenza, abbandono quindi da parte dei propri affetti. 

Antinoo Arcigay Napoli riporta che nell’area metropolitana di Napoli, nell’ultimo anno, ci sono stati almeno 13 episodi di denuncia di discriminazione. Il che spiegherebbe come e tra iscritti delle associazioni di Piemonte e Lombardia la metà proviene dalle province del meridione. Un fenomeno che non è nuovo, come conferma la testimonianza di Gianpaolo, ragazzo molisano che dopo essere stato cacciato di casa si è trasferito a Firenze.

Come riportato nella mappa delle denunce elaborata dall’attivista LGBT+ Massimo Battaglio, salta subito all’occhio l’assenza di denunce provenienti dal meridione. Solo a partire dal 2016 si assiste ad un incremento di denunce tanto che, nel 2019, quelle registrate a Napoli emulano quelle di Roma. Come anche registrato dalla nostra campagna L’odio non è un’opinione, si assiste ad un aumento di segnalazioni e denunce derivante dall’insostenibilitá delle vessazioni e delle discriminazioni e che si sostanzia nella necessità dell’approvazione di una legge contro l’omotransofobia. Proprio il ddl Zan potrebbe rappresentare un primo passo nella tutela degli interessi e dei diritti delle persone LGBI+ e , anche, delle donne.

fonte:   www.neg.zone

Ursula von der Leyen ammonisce la Polonia: «Non c’è spazio in Europa per zone LGBT-free»

Tra i temi trattati da Ursula von der Leyen nel primo discorso sullo stato dell’UE, tenutosi oggi, c’è quello dell’omotransfobia e dei crimini d’odio. 

La presidente della commisione europea ha sottolineato che «l’odio non va tollerato», annunciando che verrà proposto «di allungare la lista dei crimini di incitamento all’odio, sia che si tratti di matrice razziale, di genere o di orientamento sessuale».

La politica tedesca si è poi concentrata sull’oppressione delle istituzioni polacche nei confronti delle minoranze sessuali. «Essere te stesso non è un’ideologia, è la tua identità – ha premesso von der Leyen – e nessuno può portartela via. Voglio essere chiara: le zone libere da LGBTQI sono zone libere da umanità e non trovano posto nella nostra Unione».

Il discorso della presidente, che arriva all’indomani di un’iniziativa simbolica di 32 eurodeputati a supporto dei diritti LGBT+, ha anche toccato il tema dell’omogenitorialità, diritto che ancora non è riconosciuto da molti Paesi europei. «Chiederò il mutuo riconoscimento dello status familiare – ha affermato – perchè se si è genitore in un Paese, si è genitore in ogni Paese [dell’Unione Europea]».

Video dell'intervento QUI

fonte:   www.neg.zone

Books: JK Rowling’s latest book is about a murderous cis man who dresses as a woman to kill his victims

A new book penned by JK Rowling finds her private detective protagonist, Cormoran Strike, investigating a cis male serial killer who dresses as a woman to kill his cis female victims, according to an early write-up. 

ph. JK Rowling. (Samir Hussein/WireImage)

The first review for Troubled Blood describes it as a “book whose moral seems to be: never trust a man in a dress”.

According to The Telegraph, the “meat” of the 900-page novel is an investigation into a cold case: the disappearance of a woman in 1974, believed to be a victim of a cis male serial killer whose modus operandi is dressing as a woman.

“One wonders what critics of Rowling’s stance on trans issues will make of [the] book,” writes reviewer Jake Kerridge.

Troubled Blood is the fifth entry in Rowling’s Cormoran Strike series, penned under the pseudonym Robert Galbraith.

The second in the series, The Silkworm, has previously been criticised over its depiction of a trans character described as “unstable and aggressive”.

In the book, the woman, Pippa, stalks Strike before attempting to stab him.

After the attack the titular detective manages to trap Pippa in his office, where her trans identity and deadname are revealed. At this point, JK Rowling describes the character’s Adam’s apple and hands, with the Strike character warning her that prison “won’t be fun for you… Not pre-op”.

Trans journalist Katelyn Burns reviewed the passage for them in 2018, writing: “It’s an entirely common though insulting trope about trans women – that they are aggressive and unable to overcome their masculine nature, not to mention villainous – that has become all too common from cisgender authors with only a passing knowledge of trans people.”

PinkNews has contacted JK Rowling’s representatives for comment.

source: Reiss Smith    www.pinknews.co.uk

lunedì 14 settembre 2020

L’Ultima de’ Medici: arriva la serie tv che valorizza le Ville e Giardini medicei della Toscana

La docu-fiction in 14 puntate, realizzata da Fondazione Sistema Toscana per la Regione, racconta le gesta della famiglia fiorentina attraverso i ricordi della sua ultima esponente, Anna Maria Luisa, interpretata da Piera degli Esposti.

Una serie tv per raccontare le gesta dei Medici e valorizzare le Ville e i Giardini medicei della Toscana, dichiarati dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’umanità. È la serie docu-fiction tv “L’Ultima de’ Medici”, promossa dalla Regione Toscana con il contributo Mibact e realizzata da Fondazione  Sistema  Toscana, che sarà disponibile da novembre su Sky Arte.

I Medici, una famiglia che ha fatto la storia

Quattordici  puntate della durata media di 26 minuti per raccontare la famiglia fiorentina di centrale importanza nella storia d’Italia e d’Europa, dal XV al XVIII secolo: i Medici.
Una famiglia di mercanti e banchieri, che ha intessuto relazioni politiche diventando strategica nelle alleanze delle dinastie europee, ha dato i natali a cardinali, quattro papi e regine alla corte di Francia e che, con il suo mecenatismo, ha dato un impulso decisivo all’arte rinascimentale e alla realizzazione di opere artistiche e architettoniche dal valore inestimabile.
La storia della dinastia dei Medici, dal 1458 al 1737, da Cosimo il Vecchio a Anna Maria Luisa, detta l’Elettrice palatina, è testimoniata oggi dalla presenza – a Firenze e altre città toscane – di Ville, circondate  da  giardini  monumentali,  che  della  famiglia  fiorentina  riflettono  la  filosofia, l’aspirazione alla bellezza, all’esaltazione del rapporto dell’uomo con la natura e il suo ambiente, ma anche l’aspirazione al potere, rappresentato da costruzioni magnifiche e imponenti. Edifici che testimoniano  un  passato illustre e nei quali i Medici trascorrevano il proprio tempo, intrattenendosi con filosofi, poeti, artisti.

Una serie per valorizzare le Ville e i Giardini medicei

Nella serie “L’Ultima de’ Medici” la narrazione delle vicende umane dei vari esponenti della famiglia viene utilizzata come espediente narrativo per raccontare ciò che oggi rimane ed è fruibile degli antichi fasti medicei: le Ville e i Giardini tutelati dall’Unesco.
È la prima volta che una produzione tv affronta la narrazione della famiglia dei Medici dal primo all’ultimo esponente, ovvero l’ultima donna della famiglia, Anna Maria Luisa. 

In foto: Drusilla Foer dal set "L'ultima de' Medici" - Villa Medicea di Cerreto Guidi

 La chiave di lettura  è quella della contemporaneità, nelle forme e nei linguaggi.  La narrazione è intervallata da “corto  circuiti”, da incursioni di “pillole  d’arte”, di attori, danzatori, musicisti, artisti, performer, che nel corso delle puntate portano lo spettatore alla conoscenza dei Medici nel loro contesto  familiare, abitativo  e naturale, come se vivessero ai nostri giorni.

“La serie tv L’Ultima de’ Medici, operazione mai realizzata prima per un sito Unesco, si inserisce in una cornice più ampia di azioni promosse dalla Regione Toscana per valorizzare le Ville e i Gardini medicei – sottolinea la vicepresidente della Toscana – il progetto, iniziato nel 2017, ha visto anche la nascita di un sito web dedicato un ricco programma di attività formative ed educative. Date le restrizioni ai viaggi da e per l’estero che ancora permangono, in questa fase le azioni di comunicazione puntano principalmente a far riscoprire i nostri tesori ad un pubblico prevalentemente italiano. Inoltre, la visita dei luoghi Unesco coincide con una tipologia di “turismo lento”, che permette al viaggiatore di riappropriarsi dei propri spazi, immersi nella natura e nella bellezza di luoghi unici.”

Piera degli Esposti è Anna Maria Luisa de’ Medici

È Piera degli Esposti a intepretare Anna  Maria  Luisa  de’  Medici, l’Elettrice  palatina, l’ultima grande rappresentante della dinastia medicea, che nella serie tv narra in prima persona, interloquendo con il notaio Jacopo Guiducci (Amerigo Fontani), la storia della propria famiglia, raccontando aneddoti, circostanze, stati  d’animo  dei  propri  antenati. 

Le vicende narrate portano la protagonista ogni volta a presentare una delle 12 Ville e dei 2 Giardini medicei.
Sono quelli inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO: Villa di Cafaggiolo, Villa del Trebbio, Villa di Careggi, Villa Medici a Fiesole, Villa di Castello, Villa di Poggio a Caiano, Villa della Petraia, Giardino di Boboli, Villa di Cerreto Guidi, Palazzo di Seravezza, Giardino di Pratolino, Villa La Magia, Villa di Artimino, Villa del Poggio Imperiale.

L'Ultima dei Medici: Ascesa e declino di una dinastia - il Trailer >>> QUI

Tra i protagonisti della serie tv anche Amerigo Fontani, Chiara Francini, Sandro Lombardi, Massimo Poggio, Francesco Ciampi, Luca Calvani, Marco Zannoni, Carlina Torta e la partecipazione di Fabio Canino, Fiona May e Drusilla Foer

La narrazione della serie è intervallata da incursioni di artisti contemporanei, come Niccolò Fabi alla Villa del Trebbio, Franck Bouroullec alla Villa di Cafaggiolo, Francesca Tancredi alla Villa di Fiesole e molti altri.

“Fino dalle prime bozze del soggetto – affermano gli autori Tobia Pescia e Luigi Formicola – è stato chiaro che l’intento primario di  rappresentare  le Ville come sono  oggi avrebbe impedito alla narrazione di essere ambientata nel suo contesto storico. L’idea di trasportare una trama così intensa di eventi come la storia medicea nell’attualità, nel mondo di oggi, si è fatta largo più per necessità che per vezzo artistico.  I nostri personaggi parlano e agiscono come se fossero nella loro epoca ma sono ospitati nella nostra, si vestono come noi, usano la tecnologia pur non nominandola. La trasposizione, in realtà, è stata del tutto naturale soprattutto se si considera che le vicende umane che hanno caratterizzato  la  famiglia  fiorentina  dei  Medici sono senza dubbio ancora attuali e moderne.”

fonte:  www.intoscana.it

A Berlino, il leggendario Berghain club si trasforma in una galleria d’arte


Rinomato per il suo ingresso ultra-selettivo, il tempio della techno berlinese, chiuso dallo scorso marzo, riapre domani con ben cento opere firmate dai più grandi artisti contemporanei. Questa volta non c'è il rischio di essere respinti all'ingresso. Ph. © Maja Hitij/Getty Image

A causa del contesto pandemico, l’11 marzo il Berghain è stato costretto a chiudere i battenti lasciando migliaia di clubbers delusi. Una coppia di collezionisti tedeschi, Christian e Karen Boros, appassionati d’arte contemporanea, hanno avuto l’idea di investire in questa ex centrale elettrica e di sfruttarne gli straordinari volumi per trasformarla in una galleria d’arte effimera mescolando pittura, fotografia, scultura, video e suono. La mostra intitolata Studio Berlin riunisce un centinaio di artisti contemporanei tra cui Tacita Dean, Olafur Eliasson, Cyprien Gaillard, Elmgreen & Dragset, Katharina Grosse, Alicja Kwade, Danh Vō e Wolfgang Tillmans, noti per essere visitatori abituali.

Studio Berlin, dal 9 settembre, www.studio.berlin

fonte: di Marina Hemonet   www.ad-italia.it

Gli auguri del Lovers Film Festival e del Museo Nazionale del Cinema per gli ottant'anni di Angelo Pezzana

“Una vita preziosa quella di Angelo Pezzana. Tutto il movimento LGBTQI deve le sue origini alla fondazione del FUORI! nel 1971: da quel momento l’amore che non osa dire il suo nome non è più stato zitto. 

Un uomo schietto, diretto, mai accomodante con il quale si poteva anche non essere d’accordo ma che ha sempre agito ispirato da una grande cultura e da un sincero impegno intellettuale. Fondamentale la sua militanza nel Partito Radicale e in Parlamento per dare rappresentanza a una comunità fino a quel momento clandestina e invisibile a causa del proprio orientamento sessuale e della propria identità di genere. Festeggiamo 80 anni di coraggio, e sarei ben felice di ospitarlo al prossimo appuntamento con il Lovers Film festival per ringraziarlo a nome del nostro movimento e della città di Torino” dichiara Vladimir Luxuria, dichiara la direttrice del Lovers Film Festival.

“Tanti auguri ad Angelo Pezzana, storica figura della scena culturale torinese - sottolineano Enzo Ghigo e Domenico De Gaetano, rispettivamente presidente e direttore del Museo Nazionale del Cinema. È uno dei massimi esponenti del gruppo di intellettuali che, a partire dagli inizi degli anni 70, con impegno e dedizione, hanno dato un contributo significativo e insostituibile alla crescita di quel tessuto prolifico e visionario che ha reso Torino, negli anni a venire, un polo culturale nazionale e internazionale. E per questo, e per tutte le sue battaglie, non lo ringrazieremo mai abbastanza”.

fonte: ufficio stampa: con.testi – Torino & Roma