sabato 17 agosto 2019

Lgbt: Paolo Bandini diventa Nicky Bandini. Il giornalista del Guardian annuncia (sul Guardian) di essere transgender


Lo struggente articolo anche sul machismo del calcio e del giornalismo sportivo: “Non mi aspetto di essere immediatamente accettata ma chiedo rispetto e gentilezza”.

L’articolo sul Guardian
La notizia colpisce. Per due motivi: per la notizia in sé, e perché ci rendiamo immediatamente conto di come sarebbe impossibile in Italia e quindi di quanto siamo indietro anni luce. Oggi sul sito del Guardian c’è un articolo così intitolato: “Sono Nicky Bandini e sono ancora un giornalista sportivo” con tanto di foto della reporter che ha firmato l’articolo col suo nuovo nome. Fino a ieri i suoi articoli erano firmati Paolo Bandini uno dei giornalisti più autorevoli della testata, che si occupa di calcio italiano. Il suo coming out è anche in un video pubblicato sul suo nuovo account Twitter.  IL VIDEO DI TWITTER
Bandini scrive un articolo profondo e struggente. Comincia ricordando il suo amore per la scrittura già da ragazzo e poi l’opportunità che gli offrì il Guardian dopo aver seguito un corso di giornalismo di venti settimane. Cominciò nel 2006 gli piace immaginare che il Guardian non si sia mai pentito. Prosegue soffermandosi sulla capacità di trovare le parole giuste e usa quelle che avrebbe usato con un amico incontrato parlando a cuore aperto con un amico su una collina.

Sono transgender

Queste sono le parole. “So che questa dichiarazione sarà scioccante per molte persone”. Ma adesso, dopo aver combattuto la disforia per il senso di dissociazione tra il corpo che lai vita gli ha inflitto e le attese che lui aveva, ecco che adesso, a 35 anni,  lo dice ad alta voce. “Ho scritto il mio articolo col nome Paolo Bandini, da oggi sarò Nicky Bandini”.


Il coming out tre anni fa con secchiate di lacrime
Parla e si sofferma sulla confusione che questa notizia creerà in molte personale, sa che alcuni continueranno a usare il pronome maschile. “Sarebbe ipocrita da parte mia immaginare che le persone digerissero informazioni che mi hanno preso innumerevoli ore di terapia e di vita vissuta. Il cambiamento è un viaggio lento”.

Racconta che alle persone più importanti della sua vita lo ha rivelato tre anni fa. “E non con una dichiarazione di intenti ma con secchiate di lacrime e un attacco di panico. La scelta è stata dura – scrive -: rinunciare alla vita o trovare un nuovo modo per andare avanti. Alla fine, ho scelto la seconda strada e mi sono trasferita in una nuova città dove avevo spazio per ricominciare. Ho sperimentato i modi in cui mi presento e ho parlato con psichiatri. Ci sono voluti un milione di piccoli passi per iniziare a stare a mio agio”.


Il calcio e il giornalismo sportivo

“Il coming out al lavoro ha richiesto qualcosa di più di un atto di fede. Il giornalismo sportivo non è un luogo sempre accogliente con chi non è un maschio etero. Né lo sono gli sport che hanno grande pubblico e altrettante attenzione mediatica. Non conosco oggi altri giornalisti sportivi – carta stampa o tv – transgender nel Regno Unito (se sto sbagliando, per favore fatemelo sapere). E sebbene nessuno deve sentirsi obbligato a discutere la propria sessualità se non lo vuole, è sconvolgente che non ci sia un calciatore dichiaratamente gay nelle prime quattro divisioni di calcio maschile in Inghilterra”.

Ricorda che solo poche settimane dopo la fine del Mondiale femminile, il calciatore che si celava dietro l’account twitter “The Gay Footballer” – che ha dichiarato di giocare in Championship – ha cambiato i suoi progetti e ha fatto coming out scrivendo: “pensavo di essere più forte, mi sbagliavo”.
Prosegue Bandini: «Quello che chiedo è rispetto e gentilezza per me e per i transgender in generale”. E ancora: “Preferirei di gran lunga non scriverlo e vivere in un mondo in cui il mio cambiamento non richiedesse alcun commento. Ma visto che non viviamo ancora in quel mondo, eccomi qui”. E ripete la richiesta di rispetto e gentilezza.

Poi, un altro passaggio che colpisce non poco: “Essere trans non ha alcun impatto sulla mia capacità di analizzare una partita di calcio”
fonte:  www.ilnapolista.it

venerdì 16 agosto 2019

16 agosto 1972: 43 anni fa Stefano Mariottini ritrovava i Bronzi di Riace nei fondali del reggino

Reggio, oggi il 43° anniversario del ritrovamento dei Bronzi di Riace: una storia emozionante
Sono passati esattamente 43 anni dalla scoperta dei Bronzi di Riace: era infatti il 16 agosto 1972 quando Stefano Mariottini, un giovane sub dilettante romano, si immergeva come mille altre volte a 300 metri dalle coste di Riace, nel mar Jonio in provincia di Reggio Calabria.

Chissà le sensazioni che avrà provato quando a 10 metri di profondità riuscì a scorgere le statue dei due guerrieri immerse nella sabbia. Emergeva soltanto il braccio sinistro di quella che oggi conosciamo come “statua A”: il giovane sub tornò in superficie, avvisò le autorità competenti e i sommozzatori dei Carabinieri recuperarono le due statue utilizzando un pallone gonfiato con l’aria delle bombole. Il 21 agosto fu recuperata la statua B, mentre il giorno successivo toccò alla statua A (che ricadde al fondo una volta prima d’essere portata al sicuro sulla spiaggia).

È stata poi pubblicata la denuncia ufficiale depositata il 17 agosto 1972 con Protocollo n. 2232, presso la Soprintendenza alle antichità della Calabria a Reggio, in cui Stefano Mariottini “… dichiara di aver trovato il giorno 16 c.m. durante una immersione subacquea a scopo di pesca, in località Riace, Km 130 circa sulla SS Nazionale ionica, alla distanza di circa 300 metri dal litorale ed alla profondità di 10 metri circa, un gruppo di statue, presumibilmente di bronzo. Le due emergenti rappresentano delle figure maschili nude, l’una adagiata sul dorso, con viso ricoperto di barba fluente, a riccioli, a braccia aperte e con gamba sopravanzante rispetto all’altra. L’altra risulta coricata su di un fianco con una gamba ripiegata e presenta sul braccio sinistro uno scudo. Le statue sono di colore bruno scuro salvo alcune parti più chiare, si conservano perfettamente, modellato pulito, privo di incrostazioni evidenti. Le dimensioni sono all’incirca di 180 cm"

Sul lato sinistro di questa denuncia ufficiale, tutta battuta a macchina, è un appunto scritto a mano, di colore rosso, a firma G. Foti (soprintendente scomparso poco prima dell’arrivo dei Bronzi a Reggio di Calabria): “La presente segnalazione fa seguito alla comunicazione telefonica del 16 agosto 1972, ricevuta alle ore 21 che denunziava la scoperta“.

Lgbt. Buon compleanno Madonna: “Madame X” compie 61 anni

Oggi la Regina del Pop “Madame X” compie 61 anni. Madonna festeggia il suo compleanno preparandosi per il suo nuovo tour mondiale nei teatri (Italia esclusa, purtroppo)

Madonna è più in forma che mai e il suo ultimo progetto discografico Madame X lo dimostra alla grande.

Tredici brani (quindici per la versione deluxe digitale e per la versione in vinile) che raccontano alla perfezione cosa ha ascoltato la signora Ciccone in questi ultimi tempi. Come ha più volte raccontato, Madame X è stato ispirato dalla permanenza dell’artista in Portogallo. E infatti sono molte le sonorità che ricordano questa terra.

Il quattordicesimo album in studio di Madonna è un gioiellino. È uno dei suoi lavori più sperimentali in assoluto: dal singolo Medellin insieme a Maluma che ha dovuto attendere un po’ per arrivare definitivamente al pubblico a brani più intimi e introspettivi. Messaggi sociali forti (vedi God Control, pezzo contro Trump e le armi in America) e confessioni personali. Madonna è tutto questo. E, forse, è anche per questo che ci piace tanto. Ed è forse per questo che continua a stupirci, nonostante i (numerosi) anni di carriera. Killers Who Are Partying, ad esempio, è un capolavoro (andate ad ascoltarla e leggete bene il testo: un manifesto elegante e verissimo per i tempi odierni).

 

 

Madame X è… tantissime cose 

Il breve documentario World of Madame X (disponibile su Amazon Prime) racconta la genesi del disco e, davvero, mostra un’artista appassionata. Creativa come pochissimi. Pronta a mettersi in discussione. Madame X, come ha più volte affermato lei stessa, è tante cose. «Madame X è un agente segreto. Viaggia in tutto il mondo. Cambia identità. Combatte per la libertà. Porta la luce in luoghi bui. Lei è una ballerina. Una professoressa. Un capo di stato. Una casalinga. Una cavalleriza. Una prigioniera. Una studentessa. Una madre. Una bambina. Un’insegnante. Una suora. Una cantante. Una santa. Una puttana. Una spia nella casa dell’amore. Io sono Madame X».

CLICCA QUI PER IL VIDEO  Madonna, Maluma - Medellín

 

È il primo progetto discografico di Madonna dopo Rebel Heart del 2015. Dal 12 settembre Madonna sarà impegnata in un tour nei teatri (niente da fare per il nostro Paese). In queste settimane l’artista sta condividendo sui suoi social alcuni momenti delle prove con i suoi fan.  

fonte: credit Ricardo Gomes - www.billboard.it

Lgbt: Mj Rodriguez Wins Best Actress at Imagen Awards, Makes Trans Herstory

Mj Rodriguez is a trailblazer once again. The Pose star became the first transgender woman to win Best Actress - Television at the Imagen Awards, an annual event honoring positive representations of Latinx people in media.

Rodriguez, who portrays Blanca on the acclaimed FX drama, recognized the historic nature of her win Saturday onstage at the Beverly Wilshire Hotel.

"It’s so crazy to be standing up here because you'd never think in a million years you’d get an award like this being a woman like me," said Rodriguez, who thanked her mother, Pose cocreators Steven Canals and Ryan Murphy, and Janet Mock in her speech.
"Obviously, this is not just for me," she added. "This is for the little kids like me ... and I’m just trying to speak as much as I can for my community as possible and that goes for my Latino community."

CLICK HERE TO WATCH THE EVENT
Rodriguez was not the only win for Pose; the series tied with Magnum P.I. for Best Television Drama. Additionally, One Day at a Time won Best Comedy, with Rita Moreno taking home Best Supporting Actress – Television.

Pose received six Emmy nominations this year, including Best Actor for Billy Porter (Pray Tell) and Best Drama. The series, set in New York City's ballroom scene of the 1980s, made history for having the most transgender actors in a scripted series — yet none of those actors has received an Emmy nom. In particular, Rodriguez and Indya Moore (Angel) have been lauded by critics for their performances.
At present, Laverne Cox is the only transgender woman to have ever received an Emmy nomination, for her role as Sophia in Orange Is the New Black.
fonte:  By Daniel Reynolds per www.advocate.com

Lgbt. In Italia un autunno di grandi maestri. Da Raffaello agli Impressionisti fino ai giganti del '900

Sarà un autunno di grandi maestri, dall'antico al '900, quello che attende in Italia gli appassionati d'arte. Al Chiostro del Bramante arriverà "Bacon, Freud, la Scuola di Londra. Opere della Tate": allestita dal 26 settembre al 23 febbraio, la mostra presenta oltre 45 dipinti, disegni e incisioni (opere dal 1945 al 2004) di artisti raggruppati nella "School of London", non solo Bacon e Freud, ma anche Michael Andrews, Frank Auerbach, Leon Kossoff e Paula Rego. Dal 6 ottobre all'8 marzo Palazzo Bonaparte presenta "Impressionisti.

Opere nascoste": in mostra 50 tele di artisti tra cui Monet, Renoir, Cézanne, Pissarro, Sisley, Gauguin, per mettere in luce gli aspetti principali del movimento Impressionista, tracciando la sua storia a partire dal 1870. A Palazzo Braschi dal 9 ottobre al 15 marzo la mostra evento dedicata ad Antonio Canova, dal titolo "Canova eterna bellezza": più di 170 opere articolate in 10 sezioni per scoprire la perfezione dell'arte canoviana anche alla luce del contesto che lo stesso Canova incontrò quando giunse a Roma nel 1779. "Robotica e Animatronica. Da Carlo Rambaldi a Makinarium" è la mostra che il Palazzo delle Esposizioni dedica dal 21 ottobre al 23 dicembre alla figura di Rambaldi e alla sua capacità di trasformare in brand internazionale l'artigianalità di tradizione italiana. MILANO

- Circa 50 capolavori dei grandi maestri impressionisti, post-impressionisti e delle avanguardie dei primi del '900, tra cui Cézanne, Renoir, Degas, Gauguin, Manet, Monet, van Gogh e un nucleo importante di opere di Picasso compongono la mostra "Guggenheim. La collezione Thannhauser, da Van Gogh a Picasso" a Palazzo Reale dal 17 ottobre al 9 febbraio. La mostra presenta opere mai esposte in Europa, facenti parte della collezione che negli anni Justin Thannhauser e la seconda moglie Hilde costruirono per poi donarla, nel 1963, alla Solomon R. Guggenheim Foundation.

FIRENZE - Il 28 settembre Palazzo Strozzi accoglierà la mostra "Natalia Goncharova tra Gauguin Matisse e Picasso", allestita fino al 12 gennaio. Attraverso oltre 150 opere che pongono la sua poliedrica produzione di pittrice, costumista, illustratrice e scenografa a confronto con lavori di Cézanne, Gauguin, Matisse, Picasso, Chagall, Boccioni, sarà analizzata la figura della grande artista russa.

URBINO - Dal 3 ottobre al 19 gennaio "Raffaello e gli amici di Urbino" arriverà alla Galleria Nazionale delle Marche - Palazzo Ducale di Urbino: il progetto indaga e racconta la conquista della modernità del grande maestro anche alla luce delle relazioni che egli ebbe con un gruppo di artisti operanti nella cittadina marchigiana.
    
VENEZIA - Si aprirà il 14 settembre alla Fondazione Cini la grande antologica dedicata a Emilio Isgrò, in programma fino al 24 novembre. Il percorso creativo di Isgrò dagli anni '60 a oggi viene analizzato attraverso lo spazio espositivo reso come un supporto per un'enorme operazione di cancellatura a partire dal romanzo Moby Dick di Herman Melville.

MANTOVA - Dal 6 ottobre al 6 gennaio Palazzo Ducale ospiterà, grazie alla collaborazione con il Louvre di Parigi, "Con nuova e stravagante maniera", la mostra che riporta Giulio Romano a Mantova. Esposti, concessi per la prima volta in prestito dal museo francese, 72 disegni che ripercorreranno in maniera organica e completa la carriera professionale dell'artista.
    
VERONA - "Il tempo di Giacometti da Chagall a Kandinsky. Capolavori dalla Fondazione Maeght" è il titolo dell'appuntamento che il 16 novembre si aprirà a Palazzo della Gran Guardia. In programma fino al 5 aprile, il progetto presenta al pubblico circa 100 opere tra sculture, dipinti e disegni: di queste circa 70 compongono il focus su Alberto Giacometti, artista che la mostra mette in relazione con altri protagonisti che gravitavano nella Parigi soprattutto degli anni tra le due guerre ma anche nel decennio successivo.

GENOVA - La complessità storica, politica, sociale e culturale degli anni '20 del '900 e l'impatto che essa ebbe sulle ricerche artistiche in un percorso di circa 100 opere firmate da artisti del calibro di Carrà, Casorati, de Chirico, Severini: è la mostra "Anni venti in Italia. L'età dell'incertezza", a Palazzo Ducale dal 5 ottobre al 1 marzo.

CASERTA - "Da Artemisia a Hackert. Storia di un antiquario collezionista alla Reggia" alla Reggia di Caserta dal 16 settembre al 13 gennaio presenta le opere appartenenti al gallerista Cesare Lampronti, tutte riconducibili a 5 aree tematiche: pitture caravaggesche; pittura del '600; vedute; paesaggi e nature morte.
    
PISA - A Palazzo Blu aprirà l'11 ottobre "Futurismo!", visitabile fino al 9 febbraio. Nel percorso più di 100 opere documentano come i più grandi fra gli artisti futuristi seppero rimanere fedeli alle teoriche enunciate nei manifesti.
fonte: ANSA www.ansa.it  © Copyright ANSA

Lgbt. Tango Queer: a Catania la scuola di ballo dove non esistono ruoli

Il tango argentino, metafora in danza della passione tra due amanti, sta negli ultimi anni abbandonando i cliché e i ruoli eteronormativi. Lo sta facendo tramite il tango queer, un movimento nato nei quartieri di Buenos Aires – dove ogni anno vi è dedicato un festival – e ormai diffuso in tutto il mondo.

Gli appassionati di questa danza hanno deciso di dire addio ai ruoli fissi di lead & follow, tipici della maggior parte dei balli di coppia: non è necessariamente l’uomo a guidare la donna, ma può avvenire il viceversa, così come possono essere due uomini o due donne a ballare assieme scambiandosi più volte i ruoli.

Se state pensando che si tratti del frutto di eccessivo femminismo o di ideologia gender, è la storia a smentirvi. Il tango veniva ballato da coppie di uomini anche nei decenni scorsi, quando l’immigrazione aveva portato a delle sproporzioni tra persone di sesso femminile e maschile; questi ultimi provavano quindi assieme i passi più adatti a compiacere il gentil sesso, al fine di essere allenati quando questa rara eventualità si fosse presentata.

Le scuole di ballo che insegnano questa nuova concezione di ballare l’elegante ballo sudamericano stanno iniziando a pullulare anche in Italia. Un episodio di ballo tra due uomini ha avuto recentemente grande risalto in TV, con la partecipazione di Giovanni Ciacci a Ballando con le stelle in coppia con Raimondo Todaro, con le immancabili e ridicole proteste del Popolo della Famiglia di Adinolfi.

A Catania la prima scuola di Tango Queer è stata aperta da pochi giorni da una coppia di ragazzi. L’idea è nata due mesi fa, quando Alessandro ha iniziato a prendere le prime lezioni di tango argentino dal compagno Ivan, ballerino da molti anni e vincitore di alcuni campionati italiani.
Alessandro ci ha raccontato che le emozioni che prova a ballare col suo compagno sono molto diverse rispetto a quelle che prova con le donne, un mix di passione ed energia che fa fatica a spiegare. In poche settimane il sogno di Ivan di aprire una scuola di ballo è diventato anche il suo, e le premesse fanno ben sperare, con già 18 iscritti nella nuova scuola.
Auguriamo a questa coppia di portare avanti il proprio progetto – che potete seguire su Instagram e Facebook – e di appendere le scarpe da ballo al chiodo il più tardi possibile.
fonte: di  per www.nonegrindr.it/

mercoledì 14 agosto 2019

Lgbt. "L'amore è cieco" il libro di William Boyd

Edimburgo, 1894. Brodie Moncur ha ventiquattro anni e da sei lavora per la Channon & Co., il quarto maggior produttore di pianoforti in Gran Bretagna. Valente accordatore, viene invitato un giorno da Ainsley Channon a trasferirsi nella sede di Parigi, dove i pianoforti Channon stentano a conquistare le simpatie francesi.

Nell’imponente negozio parigino, due grandi vetrine che si affacciano in avenue de l’Alma, Brodie abbraccia con entusiasmo la sua nuova vita, lontana dalla Scozia, soprattutto, lontana dal suo tirannico padre. Si rimbocca le maniche e concepisce un’idea brillante: ingaggiare un grande pianista, un virtuoso dello strumento, che suoni un Channon nei suoi concerti e dia, così, lustro all’azienda.
L’occasione per realizzarla gliela offre il Theatre de la Republique, in una serata in cui John Kilbarron, ex bambino prodigio e musicista di indiscusso talento chiamato Le Liszt irlandais, esegue la Sinfonia n. 3 di Čajkovskij e un poema sinfonico di Panin per la voce solista di Lydia Blum, soprano russa.

Capelli scuri pettinati all’indietro, profonde rughe che gli solcano le guance, Kilbarron sembra un individuo freddo, con un atteggiamento arrogante studiato apposta per le scene. La sua esecuzione, tuttavia, è a dir poco impeccabile: un uragano; probabilmente ciò che gli spettatori dovevano aver provato ai concerti di Liszt.

Alla fine della serata, Brodie si reca nei camerini degli artisti e, bussando a una porta, si ritrova al cospetto di una giovane donna. Capelli biondi mossi e arruffati, occhi azzurri e labbra rosee, una vestaglia sgargiante addosso a coprire un’evidente nudità, una sigaretta tra le labbra con qualche briciola di tabacco raccolta alla punta della lingua, Lydia Blum, la soprano russa, fissa i suoi occhi nei suoi, e una grossa bolla d’aria si fa largo, come un pugno, nel petto di Brodie Moncur, giovane accordatore scozzese.

Storia di un amore folle e cieco, intimo ritratto della vita di un uomo e, al contempo, lucido sguardo sullo spirito del tempo, L’amore è cieco è il nuovo, magistrale romanzo di uno dei più amati scrittori inglesi. Un romanzo di vertiginosa passione e brutale vendetta, in cui arte e vita si danno la mano dinanzi alle speranze e alle illusioni, alla potenza e alle crudeltà che l’amore puntualmente riserva.

RECENSIONI

«Boyd è tornato con un romanzo che pochi dei suoi contemporanei potranno eguagliare. Questo libro bello, toccante e intelligente è la cosa migliore che abbia mai scritto».
Obsever

«Una raffinata performance: un’abile alchimia di fatti e finzione, di mito letterario e immaginazione».
The Guardian

«William Boyd è nel suo elemento con questo avvincente romanzo: un mondo e una storia così fuori dell’ordinario, eppure così convincenti da sembrare reali».
The Times
fonte: di  neripozza.it

How One Airline Has Made Flying More LGBTQ+ Friendly

United Airlines has partnered with The Trevor Project to make the friendly skies a lot more inclusive
Pride month shouldn't be the only time that LGBTQ+ people feel welcome as they move through the world. Unfortunately, though, sometimes this is the case, which is exactly why measures should be taken year-round to ensure that all people feel safe when walking around the world, and shouldn't have to deal with uncomfortable looks or questions for just being themselves. 
And, The Trevor Project, in its work with United Airlines, is seeking to make airlines, specifically, more welcoming and safe to queer travelers.

One of the best ways to make airlines LGBTQ+ friendly is to make sure that all employees are understanding of and attuned to queer identities and specific needs. In its partnership with The Trevor Project, United Airlines gives its employees access to Ally Trainings; as The Trevor Project's head of corporate development Muneer Panjwani describes, these trainings give attendees "a foundational understanding of what it means to be LGBTQ+... A lot of people [in the company] are really interested in learning how to be an ally, they just don't know how to do so."
Since these trainings aren't available globally just yet, United is also working with The Trevor Project to bring all of its employees an online learning module "so that all of the employees have a baseline understanding of LGBTQ+ knowledge." This will be available to everyone at the company, regardless of position, so that it will be more inclusive at its core.

What happens if this information isn't given? Well, it can make going through the process of getting to the gate feel demeaning. The need for understanding LGBTQ+ identities extends to TSA agents, as well, especially when people are going through security screenings. Panjwani points out that "trans and genderqueer people sometimes alter their bodies" to help them present as the gender they identify as. So, if someone wears a chest binder, for instance, they can often be met with hostility or a lack of understanding from agents. "They may flag that person as a threat, and then they have to go through security checking, which is a very dehumanizing process for a lot of trans people because a lot of the TSA agents don't know what it means to be trans," he notes. "They don't know what a binder is. They don't know some of the things that trans people do to make their bodies look like how they feel inside."

For its customers, though, United is taking measures to ensure that people can feel that their identities are validated. The company has started to offer a third gender option to customers booking flights, so that those who don't identify as either "male" or "female" won't have to lump themselves in one of those categories when they book a flight. This makes the brand the first airline to do so, and Panjwani says it will help nonbinary people to feel accepted. "When people have the option to define themselves, especially trans and genderqueer people, when they have the option to present themselves as how they want to be seen, it creates a space where they feel validated and affirmed," he details.

If there's one way for every airline to do better, Panjwani notes, it's for attendants to not take a person's pronouns for granted. "An easy thing that all airlines can do is to start sharing their own pronouns and asking for people's pronouns," he says. "It's a very easy thing to do, and actually changes the culture dramatically to be more inclusive and respectful." 

And, too, on top of these institutional changes, United is lifting up its partners at The Trevor Project to help it continue its important work in helping prevent suicides in the LGBTQ+ community. United MileagePlus, the airline's loyalty program, donated over 1 million MileagePlus miles to the organization that members redeemed to attend a number of Pride event activations, which Panjwani notes will help its employees get to areas that need its support. "Traveling is a significant cost to any organization," he continues. "These miles will ensure our teams are where they need to be to further our work to end suicide among LGBTQ+ young people

Panjwani hopes that the leadership of United and The Trevor Project's work can lead to a widespread industry change. When asked what other airlines could do, he tells me that they should follow their leadership. Panjwani has a few examples: "Change the system to include options beyond the gender binary. Train employees on LGBTQ+ allyship. Understand specific concerns and issues that LGBTQ+ travelers face, and record those issues to understand the extent and try to actually address them in a meaningful way."

Lgbt. La danza di Carla Fracci in 12 anni di scatti


Dodici anni di foto, dal 1996 al 2018. Sul palco, in scena. Nei teatri più importanti di tutto il mondo. Per raccontare il mito e la storia di una delle danzatrici italiane più famose: Carla Fracci.
Si intitola "Los Abrazos" la mostra fotografica ospitata dall'Istituto di Cultura di Città del Messico a partire dal 22 agosto della fotografa toscana Lucia Baldini. 
Baldini ha collaborato con l'étoile per oltre 12 anni, vivendo un periodo molto interessante della carriera dell'artista. Sono stati anni in cui la Fracci ha interpretato ruoli meno convenzionali della cultura del balletto, proponendo un ventaglio ampio e intenso di figure femminili. Raccontandone la forza, la fragilità, l'amore e la disperazione, ogni volta andando a esaltare le potenzialità del femminile nelle sue infinite identità e modalità.




La mostra si muove su flussi paralleli creando un allestimento che ha il sapore di un'istallazione costruita da un'ampia galleria di ritratti fotografici in bianco e nero, fotografie analogiche, di formati diversi che vanno a creare un percorso visivo in continua evoluzione. Fotografie in scena che Lucia Baldini ha creato a fianco della Fracci, interpretando opere proposte su palcoscenici italiani e internazionali. Un fil rouge in cui l'étoile dialoga con coreografi e ballerini: Carolyn Carson per la Biennale di Venezia, Micha Van Hook per raccontare i "Giorni Felici" di Beckett, "L'apres midi d'un faune" reinterpretando i costumi e le coreografie di Nijinsky e dei Balletti Russi, ma anche il Nijinsky dei giorni tormentati in manicomio. 
 
Un'interpretazione maestosa di Isadora Duncan, l'appassionata Filumena Marturano che tanto Edoardo De Filippo ha voluto per lei. Il dolore della madre palestinese che soffre con la madre israeliana degli stessi strazi di vedere i propri figli morti che Mario Luzi ha scritto perché Carla la mettesse in scena e ne potesse raccontare la potenza della devastazione del dolore materno. E poi un Amleto insolito, inventato da Beppe Menegatti, in cui la Fracci è proprio Amleto e tutti gli altri ruoli, maschili e femminili, sono interpretati esclusivamente da danzatori maschi. 
Una mostra che passo dopo passo apre nuove strade narrative, diversi registri registici e coreografici, un caleidoscopio di ruoli femminile interpretati ogni volta magistralmente dalla Fracci per sorprenderci e per emozionarci.

martedì 13 agosto 2019

Comune di Firenze. Presentata la Card per i musei civici, con 10 euro i fiorentini avranno un anno di ingressi illimitati e tre visite guidate

L’assessore Sacchi: “È un passaporto per incentivare la conoscenza degli spazi museali e culturali del Comune. Il Pass era nel programma di mandato del sindaco e lo abbiamo realizzato”

Accesso privilegiato nei musei civici per tutti i fiorentini, residenti a Firenze o nell’area della Città metropolitana: nasce infatti la Card del fiorentino, Pass nominativo che al costo di soli 10 euro consente per un anno ingressi illimitati e tre visite guidate negli spazi museali e culturali del Comune di Firenze.

La novità, contenuta in una delibera approvata nella seduta di ieri della giunta su proposta dell’assessore alla cultura Tommaso Sacchi, vuole da un lato avvicinare ancora di più i fiorentini al loro grande patrimonio artistico, e dall’altro contribuire alla conoscenza della straordinaria offerta culturale dei musei civici, che conservano al loro interno numerose opere storiche e contemporanee, artistiche e scientifiche.

 “La Card del fiorentino è un passaporto culturale dedicato ai residenti a Firenze e nella Città metropolitana - dichiara l’assessore Sacchi -. Riteniamo fondamentale, infatti, che i fiorentini possano usufruire di un biglietto ‘speciale’ per quelli che sono i ‘loro’ musei, e questo in aggiunta alle occasioni già offerte con le Domeniche Metropolitane, che continuiamo a organizzare a cadenza mensile con accesso gratuito per i cittadini metropolitani, e con l’altra iniziativa di promozione della cultura in atto, ovvero l’ingresso gratuito a tutti i musei civici aperti il lunedì per tutti i giovani europei tra 18 e 25 anni”.

“Il prezzo popolare di questo Pass - aggiunge Sacchi - è anche un modo per offrire l’opportunità di moltiplicare le occasioni di visita e di attirare nei nostri musei chi di solito non è interessato o ancora non ha avuto occasione di visitarli”. “Viviamo in una fase politica in cui è giusto che un territorio come Firenze rivendichi la centralità della cultura come servizio di base accessibile a partire dal prezzo con tenuto - continua l’assessore -. Questo è un approccio rivoluzionario e importantissimo nel quale credo molto e a cui ho iniziato a lavorare dal primo giorno come assessore che mi sono messo a lavoro per attuare il programma di mandato del sindaco Nardella”.

Il Pass sarà introdotto il 1° ottobre e avrà durata sperimentale di un anno. Al costo di 10 euro e riservato esclusivamente ai residenti dell’area metropolitana, consente al titolare l’accesso a tutti i percorsi di visita ai musei civici e luoghi di cultura del Comune e la fruizione di tre visite guidate, gratuite, ma su prenotazione.

La Card sarà utilizzabile per visitare il Museo di Palazzo Vecchio (compresi il percorso degli scavi, la Torre di Arnolfo e la mostra degli Arazzi nel Salone de’ Dugento), il Museo di Santa Maria Novella, il Museo Novecento, il Museo Stefano Bardini, la Cappella Brancacci e la Fondazione Salvatore Romano, il Forte di Belvedere e le torri e le porte dell’ex cinta Muraria (Torre San Niccolò, Torre della Zecca, Porta Romana e Baluardo San Giorgio). Inoltre, consentirà l’accesso anche nei Musei civici attualmente ad accesso gratuito: Memoriale di Auschwitz, Museo del ciclismo Gino Bartali e Museo del Bigallo.

Le modalità di prenotazione delle visite guidate sono quelle indicate per ciascun museo nel sito istituzionale dei Musei civici (https://cultura.comune.fi.it/pagina/musei-civici-fiorentini) e non sono uguali per tutti in quanto per alcuni percorsi di visita (Arazzi, Memoriale, Cappella Brancacci) sarà necessaria la prenotazione anche per la visita semplice.
fonte:  http://met.cittametropolitana.fi.it

Lgbt. Il party di Elizabeth Day: come sopravvivere (con un giallo) a una cena iper-informale

Un romanzo edito da Neri Pozza si trasforma in una spietata analisi sul rancore e sull’ambizione dell’alta borghesia cittadina

Avete presente una di quelle cene annunciate come “super-informali” in cui di informale però non c’è nulla? Una di quelle in cui il dolce è un budino di uva spina e in cui le giacche degli ospiti hanno il taglio perfetto nel camoscio più sottile? Ecco, se avete presente quelle cene, avete ben presente anche il disagio silente che avete probabilmente provato.

 Attorno a quelle cene, e soprattutto attorno quel disagio, ruota l’ultimo romanzo di Elizabeth Day, pubblicato da Neri Pozza (trad. S. Prina, pp. 350, euro 18). Si intitola “Il party”, che non è la cena di cui sopra, ma un party vero e proprio organizzato da Ben (e da sua moglie Serena), in occasione dei suoi 40 anni. Lui, il festeggiato, “scuola privata, Cambridge, dirigente di fondi speculativi”, è uno che – per intenderci – a un certo punto del romanzo comincia a ripetere “ci sei?” invece di “capisci?” solo perché, nonostante l’enorme ricchezza ereditata, di lui si possa sempre dire: “Oh, è uno di noi, uno che non si dà tante arie”.

 

Ben e Martin, “la piccola ombra”

Tutta un’altra storia rispetto a quella di Martin, l’altro protagonista del romanzo: figlio unico di madre vedova, cresciuto col rancore materno e con addosso i vestiti stinti e i maglioni slabbrati, prima di sbarcare in collegio grazie a una borsa di studio. Ed è lì, in collegio, che conosce Ben, a cui si lega talmente tanto da diventarne la sua “piccola ombra”. Poi, dopo essere diventato un discreto critico d’arte, incontra Lucy, sua moglie, “una non proprio”: colta e intelligente certo, ma troppo disillusa e insicura per essere disinvolta e brillante.

 

Una storia sul potere e sul rancore

Intorno a queste due coppie Elizabeth Day allestisce un romanzo che si trasforma presto in una satira implacabile sul potere. Day indaga nel rancore e nell’ambizione dell’alta borghesia cittadina con una prosa cinica e disincantata, avendo quasi sempre l’accortezza di evitare descrizioni caricaturali e ideologiche. Per farlo non sceglie la strada del romanzo sociale; piuttosto, batte quella del giallo psicologico e in questo si avvicina a un altro autore cult pubblicato da Neri Pozza, l’Herman Koch della "Cena". Come lui, sfugge  dai soliti cliché letterari, ma con una dose più garbata di cinismo e un finale malinconico all’altezza dell’intreccio narrativo.
fonte:  di Filippo Maria Battaglia per tg24.sky.it

Lgbt. Pardonnez-moi, la vie m'est insupportable: 30 anni fa l'ultimo applauso per Dalida

Trenta anni fa il suicidio dell’artista francese. Una carriera dorata e una vita in solitudine. I suoi brani intramontabili e il successo del film con la Alviti che racconta la sua storia

“Pardonnez-moi, la vie m'est insupportable” (Perdonatemi, la vita mi è insopportabile). Questo il biglietto che Dalida lasciò prima di togliersi la vita nella sua casa in rue d’Ochamp nei pressi di Montmartre a Parigi il 3 maggio del 1987, trent’anni fa. Una fine tristissima che colpì profondamente la Francia intera e chi la seguiva in tutto il mondo.

Quel suicidio che metteva fine ad una vita artisticamente ricca di successi ma umanamente tormentata da momenti difficili e drammatici, lasciò sconcertato e smarrito l’esercito sterminato dei suoi fan che l’aveva sempre amata incondizionatamente. E non poteva essere altrimenti, perché Dalida era la diva della canzone francese, un’artista unica e carismatica, un’interprete di razza e di rara sensibilità, un’icona della femminilità, regina dei tabloid e della “presse du coeur”.

Un’artista insomma che nel corso della sua carriera era divenuta uno dei personaggi più famosi ed apprezzati della scena internazionale e che con quel tragico epilogo peraltro già tentato in precedenza per due volte, diveniva automaticamente e suo malgrado un mito, capace di continuare a fare breccia nel pubblico nel tempo come i 20 milioni di dischi venduti da quando è scomparsa, che si aggiungono ai 150 milioni precedenti, dimostrano.

Un donna forte sul palcoscenico ma fragile nei sentimenti, capace di emozionare e interessare ancora oggi con la sua vicenda, come conferma il grande successo che sta riscuotendo ovunque, nelle sale e nei festival cinematografici (Parigi, Atene, Quebec, Las Vegas, ecc.), il film diretto da Lisa Azuelos da noi trasmesso su Rai 1, che ripercorre la sua esistenza dall’infanzia al Cairo, al primo concerto all’Olympia di Parigi nel ’56, dall’affermazione in Francia al tragico Sanremo in cui morì Luigi Tenco, dal successo in tutto il mondo fino al suo suicidio a soli 54 anni.

Un biopic molto apprezzato anche dalla critica, con una formidabile Sveva Alviti protagonista assoluta di enorme talento, che con un’interpretazione memorabile e perfetta fa rivivere la cantante di origini italiane (Jolanda Cristina Gigliotti il vero nome) insieme a Riccardo Scamarcio, che interpreta il fratello e produttore Orlando, Jean-Paul Rouve, il marito Lucien Morisse e Alessandro Borghi un Luigi Tenco introverso e molto credibile.

Figlia di un maestro di violino calabrese stabilitosi al Cairo, Jolanda giovanissima partecipa al concorso di Miss Egitto e lo vince, gira alcune pellicole e notata da un regista francese si trasferisce a Parigi dove diventa Dalida, richiamando nel suo nome d’arte quello del celebre personaggio femminile del film di De Mille, “Sansone e Dalila”. L’incontro con Lucien Morisse direttore di Europe 1 e suo futuro marito e con Eddy Barclay, editore musicale e proprietario dell’omonima etichetta discografica, si rileverà decisivo. Incide “Bambino”, cover del celebre “Guaglione” del nostro Aurelio Fierro, ed è subito boom.


Da quel momento sarà tutto un susseguirsi di successi, concerti, recital, partecipazioni nei più importanti programmi televisivi e manifestazioni canore (in Italia ospite fissa alle varie “Canzonissime” oltre che al famoso Sanremo del 67 in coppia con Tenco), collezionando ben 55 dischi d’oro (uno per ogni milione di 45 giri) e sette dischi di platino (uno per ogni 10 milioni di dischi venduti), grazie alle interpretazioni di brani come “Romantica”, “La danse de Zorba”, “Mama”, “Bang bang”, “Dan dan dan”, “Paroles paroles” con Alain Delon, “Il venait d'avoir 18 ans”, “Gigi l'amoroso”, “Je suis malade”, “J'attendrai”, “Laissez moi dancer” e “Avec le temps”.

Una vita in prima pagina tutti i giorni e sempre sotto i riflettori quindi, tra amori tormentati, illusioni, felicità effimera e tanta solitudine, una vita consumata in fretta condizionata dal “male oscuro” che la affliggeva, la depressione e che cercava di dimenticare quando interpretava le sue canzoni divenute delle hit internazionali ed entrate nella memoria collettiva dei francesi e nel cuore del suo pubblico.

Quello che oggi a Parigi, dove alla Ville Lumiere è stata aperta nel Museo della Moda, una mostra con i suoi abiti più belli indossati nella quotidianità e sulle scene, la ricorderà in occasione del trentennale della scomparsa, con un happening nella piazza a lei dedicata a Montmarte per tributarle un omaggio carico di nostalgia. Un attestato di affetto da parte di chi è stato sempre con lei e non l’ha mai dimenticata. 
CLICCA QUI PER IL SUO BRANO:  Dalida - Mourir sur scène
fonte: Francesco Troncarelli per www.globalist.it/

Lgbt: Lucca Comics & Games. Polemiche sullo spettacolo teatrale dedicato a Cinzia

Fervono i preparativi per la prossima edizione di Lucca Comics & Games e scoppia la polemica sullo spettacolo teatrale dedicato a Cinzia al Teatro Giglio di cui avevamo dato notizia.


Il sito LuccaInDiretta ha dato conto delle “perplessità” di alcune forze politiche «nell’ambito della seduta congiunta delle Commissioni partecipate e cultura dove erano presenti anche i vertici di Lucca Crea per parlare dell’edizione 2019 di Lucca Comics & Games. 

Dalle file dell’opposizione è stata espressa preoccupazione anche per alcune tematiche che saranno affrontate durante la manifestazione che, secondo gli esponenti di Lega, Forza Italia e Movimento 5 stelle, sarebbero molto vicine alla cultura gender».

Ogni anno la kermesse lucchese propone un tema che quest’anno è «Becoming Human», «un manifesto culturale che inneggia a un recupero delle relazioni umane, a un nuovo umanesimo e ad aprire le porte al diverso». Il tema è esplicitato dal manifesto della prossima edizione in cui sono rappresentati un’umana e un essere robotico. In tale ambito si inquadra lo spettacolo teatrale dedicato a Cinzia, la transessuale nata sulle pagine di Rat-Man protagonista dell’omonima graphic novel edita da Bao.

 

Non siamo a conoscenza di dettagli inerenti lo spettacolo ma siamo certi, conoscendo Leo Ortolani, che saprà affrontare un tema tanto delicato con acume e leggerezza, caratteristiche che contraddistinguono l’operato dell’autore di Rat-Man come mostrato anche dalla recente pubblicazione Due figlie e altri animali feroci.

Lo spettacolo dedicato a Cinzia è una delle maggiori attrazioni della prossima edizione del festival e ci auguriamo che simili censure preventive, basate sul preconcetto che temi del genere non devono essere affrontati, non abbiano seguito.

fonte:  www.rat-man.org

Lgbt. Cinema: Addio Piero Tosi, costumista da Oscar per Zeffirelli e Visconti

Morto l'artista che ha lavorato anche per teatro e lirica e per De Sica, Fellini, Liliana Cavani e Pasolini

In foto: Piero Tosi al lavoro con Claudia Cardinale sul set del Gattopardo di Visconti

Premio Oscar alla carriera nel 2013, è morto a Roma il costumista Piero Tosi. Aveva 93 anni ed era nato nel 1927 a Sesto Fiorentino (Firenze). Lo annuncia la Fondazione Franco Zeffirelli: Tosi infatti lavorò a lungo con il regista da poco scomparso, oltre che essere stato il costumista storico di Luchino Visconti firmando i costumi di suoi film come Il Gattopardo, Senso, Rocco e i suoi fratelli, Le notti bianche, Morte a Venezia, di spettacoli teatrali come La locandiera, di allestimenti lirici come La sonnambula e Macbeth. Tosi ha lavorato anche con registi come Mauro Bolognini, Vittorio De Sica, Federico Fellini, Mauro Bolognini, Liliana Cavani e Pier Paolo Pasolini.

Tosi fu allievo del pittore Ottone Rosai. E ha lavorato nelle sartorie fondamentali del teatro italiano come quella di Umberto Tirelli a Roma. La fondazione Zeffirelli ricorda come il regista e il costumista furono amici fin dai tempi in cui frequentavano l’Istituto d’arte di Porta Romana a Firenze. I due, dice in una nota il figlio del regista Pippo Zeffirelli, insieme a Danilo Donati, premio Oscar per i costumi di Romeo e Giulietta, e Anna Anni, costumista e scenografa, a Roma condividevano un unico appartamento “dove vivevano come bohémienne, ovvero con pochi soldi e molto talento. Questo dava a tutti la possibilità di collaborare, scambiarsi idee e ottenere grandi risultati”.

Tosi fu costumista di Zeffirelli in spettacoli teatrali, lirici, nei film La traviata del 1983, Storia di una capinera, oltre ad aver fatto il consulente per il trucco dei protagonisti dei film Otello (1986) e Hamlet (1990). La salma del costumista sarà deposta nella cappella della famiglia Zeffirelli, al Cimitero delle Porte Sante di Firenze, dov’è sepolta anche Anna Anni.
fonte:  giornaledellospettacolo.globalist.it/

Lgbt: Netflix risponde ad un omofobo: “Non sei necessario tra i nostri abbonati”

Netflix contro l’omofobia
Nelle scorse ore Netflix è finita nuovamente sotto i riflettori per la sua risposta nei confronti di un omofobo che aveva commentato un post stizzito un poste dell’azienda su twitter:  “I gay non sono necessari per le vostre serie tv”.

La risposta da parte di Netflix France non si è fatta attendere ed ha risposto a tono come segue:
“E tu non sei necessario tra i nostri abbonati”

 

Il tweet è diventato rapidamente virale ed ha raggiunto in pochissime ore oltre 17.000 retweet.
Ricordiamo che Netflix si è da sempre schierata a favore della comunità LGBT+ grazie anche a numerosi personaggi creati per alcune tra le sue serie più famose come La casa di Carta, Orange is the new black, Tales of the City e molte altre.
fonte: