Un'autobiografia brillante. Un ritratto complesso, indomito e vitale.
«A Chiara le donne piacciono davvero quando
sanno fare squadra.» Non è l’incipit della storia di questa donna
eclettica e resiliente, ma le donne, di certo, occupano un posto
importante nella vita della stilista toscana. Le amiche sono al suo
fianco sin dall’inizio, quando seguiva la mamma in sartoria a Firenze,
dove quest’ultima provava modelli e lei, bambina, già imparava i trucchi
del mestiere.
Poi nella stagione dei balli, o quando Chiara, appena
diciottenne, parte per Londra, la città che le insegna a vestirsi libera
da qualsiasi condizionamento. Anni dopo, in Italia, l’incontro con
Titti, il suo primo marito, la politica, un figlio. Le prime «cose»
create e vendute, l’avanguardia architettonica degli UFO – di cui Titti
era ideatore – l’influenza dell’arte, del cinema, della musica. E poi la
Milano degli anni Ottanta, quando è una giovane donna separata alle
prese con una carriera in ascesa.
La sperimentazione con il Collettivo
Moda Nostra e il successo che arriva quando il suo marchio entra nel
GFT, il Gruppo Finanziario Tessile, e lei sceglie di usare un unico
tessuto, un jersey elastico, e un unico colore, il nero. Nasce così la
sua petite robe, un abito adatto a tutte, che si può ripiegare in una
bustina e che rappresenta la sua concezione della moda e della bellezza:
un vestito che possa farsi interpretare da ogni corpo, dando a ogni
donna la possibilità di esprimersi.
Tante persone attraversano la sua
vita privata e lavorativa, e amori appassionati – da Cesare Romiti ad
Angelo Rovati, a Fabrizio Rindi. E, ancora, il sogno americano, con lo
sbarco negli Stati Uniti, seguendo un itinerario funambolico di Stato in
Stato, e una vita che mai si ferma, riservandole anche prove dolorose.
Questa autobiografia, scritta con Daniela Fedi, si snoda parallela al
racconto di un’Italia che cresce e cambia nelle vicissitudini politiche,
negli scontri generazionali, nella trasformazione dei costumi. Chiara
Boni si svela come donna e come stilista, lasciando che le pieghe più
intime del proprio vissuto esprimano sempre un’idea della moda che da
quel vissuto origina, rilanciandone un invincibile senso di gioiosa
libertà.
Chiara Boni scopre la sua passione con la mamma in sartoria a Firenze,
dove quest’ultima provava modelli e lei, bambina, già imparava i trucchi
del mestiere. Poi, appena diciottenne, parte per Londra, la città che
le insegna a vestirsi libera da qualsiasi condizionamento. Anni dopo, in
Italia, le prime «cose» create e vendute, l’avanguardia architettonica
degli UFO, l’influenza dell’arte, del cinema, della musica, il brand You Tarzan Me Jane
notato e acquisito da GFT, il Gruppo Finanziario Tessile. Sceglie di
usare un unico tessuto, un jersey elastico, e un unico colore, il nero.
Nasce così la sua petite robe, un abito adatto a tutte, che si può
ripiegare in una bustina e che rappresenta la sua concezione della moda e
della bellezza: un vestito che possa farsi interpretare da ogni corpo,
dando a ogni donna la possibilità di esprimersi.
Il racconto della sua vita in Io che nasco immaginaria, a cura di Daniela Fedi, è pubblicato nel 2023 da Baldini + Castoldi.
fonte: www.lafeltrinelli.it