venerdì 26 luglio 2019

Lgbt: Cats, il trailer del film tratto dal celebre musical

Le prime immagini del film tratto dal musical di Andrew Lloyd Weber mostrano moltissime star, da Judi Dench a Taylor Swift, ma anche effetti speciali ritenuti da alcuni raccapriccianti

È una parata di stelle quella che vediamo scorrere sulle note di Memory nel trailer di Cats, il film che Universal ha voluto trarre dal celebre musical di Andrew Lloyd Webber.

Tratta a sua volta dall’opera di TS Eliot Old Possum’s Book of Practical Cats, l’opera musicale vede come protagonisti dei gatti antropomorfi, i Jellicle Cats, intenti a festeggiare il loro capo, Old Deuteronomy, in una festa annuale in cui uno di loro potrà ascendere al paradiso chiamato Heaviside Layer, anche se l’irruzione del malvagio gatto Macavity creerà notevole scompiglio.

La storia del musical è ora adattata in questa pellicola che vede il massiccio impiego degli effetti speciali per trasformare diverse star di Hollywood in creature dell’aspetto felino ma dal volto umano.

Nel cast, come si vede nella clip, troviamo attori come Judy Dench, Idris Elba, Taylor Swift, Ian McKellan, Rebel Wilson, James Corden e Jason Derulo, mentre nei panni della protagonista Victoria fa il suo debutto sul grande schermo Francesca Hayward, prima ballerina del Royal Ballet del Covent Garden di Londra. Sentiamo anche la cantante e attrice Jennifer Hudson cantare appunto Memory, uno dei brani più rappresentativi dello show.

Queste prime immagini del film diretto da Tom Hooper erano molto attese, tanto che anche al Cinemacon dello scorso aprile ci si aspettava di vederle ma la presentazione è stata rimandata per l’ingente lavoro di effetti speciali necessario a completarle.

Non tutti però sono entusiasti del risultato, con alcuni commentatori che osservano l’aspetto un po’ raccapricciante di certi felini e il modo a volte un po’ raffazzonato con cui i volti umani sono sovrapposti ai corpi da gatto. Un’opinione completa però la si potrà avere solo una volta che Cats arriverà nelle sale, ovvero il prossimo dicembre.

PER IL TRAILER DEL FILM CLICCA QUI 
fonte:  di Paolo Armelli per www.wired.it

Lgbt: Danza "Alice" il nuovo spettacolo dei Momix, la fantasia alla prova. A Verona dal 29 luglio al 3 agosto.

TEATRO ROMANO. Sale l’attesa per l’arrivo della compagnia americana di ballerini-illusionisti con il nuovo spettacolo. La prima dello spettacolo lunedì 29 luglio 2019.

Grande successo per le prevendite dei biglietti dello spettacolo Alice della compagnia americana di ballerini-illusionisti Momix, che dal 29 luglio al 3 agosto 2019 e dal 5 al 10 agosto 2019 saranno sul palco del Teatro Romano per Estate Teatrale Veronese

Un successo che conferma ancora una volta l’amore che lega la città di Verona a questo gruppo di strepitosi ballerini, diretti dal genio di Moses Pendleton, conosciuti nel mondo intero per gli spettacoli di eccezionale inventiva e bellezza. La compagnia dei Momix lega la sua fama alla capacità di evocare un mondo di immagini surreali facendo interagire corpi umani, costumi, attrezzi, giochi di luce.

Lo spettacolo Alice, che ha visto il suo debutto in prima mondiale al Teatro Olimpico di Roma il 20 febbraio scorso, è ispirato ad Alice nel Paese delle Meraviglie e, come nel romanzo di Lewis Carroll, è caratterizzato da mondi simili a sogni, popolati spesso da creature strane e stravaganti.

Il corpo di Alice cresce, si restringe e cresce di nuovo; quelli dei ballerini mutano per mezzo di oggetti, corde e corpi di altri ballerini. Il Bianconiglio, il Cappellaio matto, lo Stregatto, la Regina di Cuori e il Bruco che consiglia ad Alice di mordere il fungo su cui è seduto, con effetti mutaforma – il mondo di Alice nel paese delle meraviglie continua a lanciare incantesimi.
«Alice – spiega il direttore artistico Pendleton – è una scelta naturale per Momix e un’opportunità per noi di scoprire fin dove arriva la nostra fantasia. Con questo spettacolo voglio raggiungere sentieri ancora inesplorati nella fusione di danza, luci, musica, costumi e proiezioni». Il pubblico sarà coinvolto in un vero e proprio viaggio magico, misterioso, divertente, eccentrico. 

Per il trailer dello spettacolo clicca QUI
Qui il programma della 71ᵃ Estate Teatrale Veronese.

Lgbt: «Mob Girl»: Paolo Sorrentino dirige Jennifer Lawrence

L'attrice premio Oscar sarà Arlyne Brickman nel prossimo film del regista italiano.


La donna, la cui storia vera è raccontata in «Mob Girl: A woman's life in the Underworld», è stata una colonna portante della mafia Usa. Oggi, è un'informatrice dell'Fbi


 Lei mafiosa, lui regista. Il sodalizio professionale, stretto, a Hollywood, tra Jennifer Lawrence e Paolo Sorrentino, è costellato di elementi che, all’apparenza, parrebbero trovarsi agli antipodi: una storia di crimine, un premio Pulitzer, due Oscar.  Cose, tutte, che a ben guardare rimandano invece,alla volontà di raccontare una stessa storia. La storia, incredibile, di Arlyne Brickman.

La donna, un’ebrea nata a New York, nella metà degli anni Trenta, è diventata una colonna portante del sistema mafioso americano. Poi, per amor della propria bambina, ha cambiato rotta e di quel sistema mafioso è diventata una traditrice. Arlyne Brickman, che, stuprata da una banda di gangster, ha capito che non esiste amico all’interno del crimine, si è messa in proprio a 35 anni. Droga, mariti mafiosi, commerci illeciti. La Brickman, una ragazza benestante, perversamente affascinata dal Male, è diventata un boss tra i più temuti. Poi, quando uno strozzino ha minacciato di uccidere sua figlia se non avesse pagato il riscatto chiesto, s’è appiccicata addosso tutti i cavi che l’Fbi le ha fornito e, senza mai temere per la propria vita, s’è arrischiata a fare la spia.

Di lì in avanti, era il 1978, la Brickman ha continuato a lavorare come informatrice per le autorità americane. Nel 1986, la sua testimonianza ha portato alla condanna di Anthony Scarpati, nel caso contro la famiglia Colombo. La protezione testimoni che, per conseguenza, avrebbe dovuto ottenere, la Brickman l’ha rifiutata. «È il modo più veloce per essere uccisi», ha detto allora, ben prima che Teresa Carpenter, vincitrice di un Pulitzer, decidesse di prendere quelle sue parole e infilarle in una biografia.

Mob Girl: A woman’s life in the Underworld è uscito nel 1992. A (quasi) trent’anni di distanza, sono stati Paolo Sorrentino, attualmente al lavoro su The New Pope, e Jennifer Lawrence a rimettervi mano. I due, l’uno regista, l’altra interprete di Arlyne Brickman, hanno deciso di co-produrre la pellicola insieme alla Wildside di Lorenzo Mieli, per raccontare una classica storia di mafia dal punto di vista, assolutamente originale, di una donna.
fonte:  di Claudia Casiraghi per www.vanityfair.it

Tinder segnala i paesi nemici degli Lgbt

(ANSA) - ROMA, 26 LUG - L'app per incontri Tinder inserisce una funzione per gli utenti che viaggiano: come spiega il sito The Verge si chiama "Traveller Alert" e avvisa di quei paesi in cui ci sono discriminazioni nei confronti della comunità Lgbtq per proteggerli da eventuali pericoli.

Lancia funzione ad hoc, nasconde orientamento sessuale

Durante la permanenza in questi paesi, gli utenti avranno la possibilità di nascondere i loro profili, l'orientamento sessuale e l'identità di genere. "Crediamo che tutti debbano essere in grado di amare liberamente e ci sforziamo di portare questo pensiero in tutto ciò che facciamo - spiega il Ceo Elie Seidman - siamo orgogliosi di offrire funzionalità che possano proteggere tutte le comunità indipendentemente dal loro orientamento sessuale".

La società ha lavorato con l'International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association per identificare 69 paesi, tra questi in nove (ci sono Iran e Arabia Saudita) le relazioni con lo stesso sesso sono punite con la pena di morte.(ANSA).
fonte:  www.ansa.it © Copyright ANSA

Lgbt: Il Caos dentro. In arrivo a ottobre a Roma la mostra dedicata a Frida Kahlo

In arrivo a ottobre a Roma una mostra sensoriale per immergersi totalmente nel mondo di Frida Kahlo
Il vissuto di alcuni artisti si fonde inevitabilmente con le loro creazioni. Nel caso di Frida Kahlo è stata proprio la vita a generare la sua arte dal momento del tragico incidente con l’autobus che le spezzò la spina dorsale in tre punti quando era una ragazza di appena diciotto anni.  

La lunga degenza a letto la spinse a indagare se stessa attraverso l’autoritratto: “Dipingo autoritratti perché sono spesso da sola e sono  la persona che conosco meglio” amava ripetere. Grazie al letto a baldacchino e a uno specchio che le avevano regalato i genitori, Frida cominciò ad esprimere il suo dolore trasfigurandolo nel suo corpo martoriato. 

E da quel giorno, abbandonato il sogno di diventare medico,  la sua vita si trasformò in un’opera d’arte.  I suoi autoritratti così ricchi di simbolismi sono solo una parte di questa immensa “performance” della quale fanno parte anche le sue poesie, le pagine del suo diario, le fotografie che la ritraggono, i suoi abiti che riprendevano il folklore messicano. Per questo motivo, la mostra “sensoriale” che aprirà i battenti il 12 ottobre a Roma, è diversa dalle solite mostre immersive che da qualche anno vengono dedicate agli artisti più rappresentativi.

L’esposizione infatti permetterà un’immersione a 360 gradi del mondo di Frida non solo attraverso la riproduzione in altissima risoluzione nello speciale formato “modlight” delle sue opere, ma anche attraverso una serie di sezioni tematiche che si focalizzeranno su alcuni aspetti salienti della vita della Kahlo, dalle fotografie realizzate dal fotoreporter Leo Matiz – intimo amico dell’artista –  fino alle appassionate lettere, dalle  pagine di diario  alla ricostruzione degli spazi in cui visse: la sua camera da letto, il suo studio e il giardino di casa Azul. Una sezione particolare sarà dedicata ai francobolli internazionali stampati da molti paesi per celebrare la più importante artista messicana di tutti i tempi, prima donna ispanica ritratta su di un francobollo degli Stati Uniti d’America.

Il Caos dentro
Dal 12 ottobre 2019 al 29 marzo 2020

Set Spazio Eventi di Roma – via Tirso 16 mostrafridakahlo.it
fonte: di  Vera Monti - per https://www.artslife.com

giovedì 25 luglio 2019

Prosa: a Firenze "Ti racconto Don Giovanni” di Alessandro Riccio, una pièce perfettamente riuscita.


Ho avuto il piacere, ieri sera al Teatro Romano di Fiesole, di assistere alla pièce teatrale 
"Ti racconto Don Giovanni” di e con Alessandro Riccio, accompagnato dall'ensemble di archi e fiati dell'Orchestra regionale della Toscana. 
Questo opera per me merita una lunga tournèe: perchè è uno spettacolo ben riuscito dal punto di vista della messa in scena e della scrittura. 
Quando la prosa è strutturata così bene avvicina a sé anche persone non abituate ad andare a teatro. 
 
“Ti racconto Don Giovanni” é godibile e leggibile in tutte le sue forme, ed anche chi, tra il pubblico, è a digiuno di musica classica, viene invogliato da Riccio a conoscere e ad approfondire l'opera. Ma non solo: lo spettatore, tanto incuriosito, andrà poi ad ascoltare e ad approfondire oggi il genio di Mozart, domani un altro grande autore a lui sconosciuto.

In questa regia Riccio ci riporta scenicamente alla Commedia dell'Arte, caratterizzata all’epoca dalla mancanza di copione: in questo caso, peró, il copione c’è eccome, ma lui riesce a giocarci e a destrutturarlo, in alcuni momenti coinvolgendo il pubblico in modo estemporaneo, con la semplicità di chi davvero sa stare su quelle tavole di legno chiamate palcoscenico.
L’idea di creare un piccolo palcoscenico nel palcoscenico, rende il camerino a vista per i suoi veloci cambi di costume, un elemento di coinvolgimento per il pubblico che si sente parte integrante dello spettacolo. I suoi tanti personaggi, da Leporello a  Donna Elvira, prendono vita sotto l’occhio attento e divertito del pubblico,  mutando voce, corpo, personalità, svelandone allusioni e sottintesi.


I musicisti dell’Orchestra della Toscana eseguono alcune fra le più belle arie del “dramma giocoso” di Mozart, in un susseguirsi di momenti divertenti ed emozionanti.

Senza infine dimenticare che questa opera veicola molti messaggi, mettendo in risalto tra i tanti, anche l’attuale violenza di genere. 
In breve ieri sera abbiamo assistito ad una pièce perfettamente riuscita.
- Recensione di Lisa Del Greco © Riproduzione riservata

  
"TI RACCONTO DON GIOVANNI"
spettacolo ideato e scritto ed interpretato da Alessandro Riccio musiche di Wolfgang Amadeus Mozart, adattamento per dieci strumenti di Francesco Oliveto
Per il trailer dello spettacolo clicca QUI 

Fonte: scritto da ©Lisa del Greco per lisadelgreco.blogspot.com © Riproduzione riservata. ©Photo di Luca Brunetti

domenica 21 luglio 2019

Lgbt: Firenze "OBEY. Make art not war" a Palazzo Medici Riccardi fino al 20 ottobre 2019

Nel trentennale dell’inizio della sua attività di street artist Shepard Fairey in arte OBEY arriva a Palazzo Medici Riccardi, nel cuore di Firenze, con la mostra OBEY. MAKE ART NOT WAR un viaggio visivo che incrocia quattro temi – Donna, Ambiente, Pace, Cultura – ricreando nel museo un’ideale passeggiata nella notte metropolitana.
 Con il sostegno della Regione Toscana e il patrocinio di Città Metropolitana di Firenze, iniziata lunedì 8 luglio fino al 20 ottobre 2019, grandi opere e piccole serigrafie di OBEY, grazie al suo messaggio pacifista ed ecologista, stimoleranno riflessioni su temi umanitari, su passaggi esistenziali, su utopie sociali, su valori al di sopra delle leggi.

Un excursus a tutto tondo dedicato ad un artista che, con il suo apporto di creatività, lanciò la prima campagna politica di Obama trasformando l’immagine del futuro presidente degli Stati Uniti in un’icona tra le più riconoscibili al mondo.

Figlio di un medico e di una agente immobiliare, Fairey cresce nella Carolina del Sud, compie studi artistici e nel 1988 si diploma presso l’Accademia d’Arte. Nel 1989, esattamente trent’anni fa, fa il suo esordio nel mondo artistico inventando e realizzando l’iniziativa Andre the Giant Has a Posse, disseminando sui muri della città alcuni adesivi che riproducono il volto del wrestler André the Giant.

Lo stesso Fairey ha poi spiegato che non vi era nessun significato nella scelta del soggetto, il senso della campagna era quello di produrre un fenomeno mediatico e di far riflettere i cittadini sul proprio rapporto con l’ambiente urbano. L’iniziativa che ha dato visibilità internazionale a Fairey è stato il manifesto Hope che riproduce il volto stilizzato di Barack Obama in quadricromia, diventato l’icona della campagna elettorale che ha portato il rappresentante democratico alla Casa Bianca.

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fonte: www.palazzomediciriccardi.it/

Lgbt: Addio Like, Instagram nasconderà i like alle foto anche in Italia

Dopo l’esperimento in Canada, Instagram nasconde il numero dei ‘like’ anche in Italia.

Il test inizia da oggi, non è una decisione definitiva ma una prova per sondare il parere degli utenti. Se in futuro la decisione venisse applicata definitivamente, sarebbe una rivoluzione per il mondo del marketing digitale e dei cosiddetti ‘influencer’.

Vogliamo aiutare le persone a porre l’attenzione su foto e video condivisi e non su quanti Like ricevono“, dice Tara Hopkins, Head of Public Policy EMEA di Instagram. “Vogliamo che Instagram sia un luogo dove tutti possano sentirsi liberi di esprimersi. Stiamo avviando diversi test in più paesi per apprendere dalla nostra comunità globale come questa iniziativa possa migliorare l’esperienza su Instagram“, aggiunge Tara Hopkins.

La novità era stata anticipata da Mark Zuckerberg alla Conferenza per gli sviluppatori di Facebook di fine aprile a San Josè, in California. Poi il test è partito in Canada. In pratica, il tasto ‘Like’ non verrà rimosso, bensì non sarà più visibile il numero dei ‘Mi piace’; solo l’utente che ha condiviso il post su Instagram potrà avere accesso a tale informazione. E agli utenti coinvolti nel test comparirà fonte: un avviso. Instagram ha oltre 1 miliardo di utenti nel mondo, 500 milioni usano Le Storie.
fonte:  http://www.spyit.it/

Lgbt: Quando lo sport di genere colpisce i maschi

Manila Flamini e Giorgio Minisini hanno vinto l'argento mondiale nel nuoto sincronizzato misto, ma non parteciperanno ai Giochi. Perché per il CIO quello sport non è per maschi.

Manila Flamini ha 31 anni, ne ha dedicati una ventina al nuoto sincronizzato, 13 buoni alla Nazionale, di cui è diventata capitana e che ora lascerà.
 Perché la vita va avanti, prosegue oltre lo sport, e perché a un certo punto le motivazioni finiscono. Manila Flamini ha gareggiato con la squadra femminile ma le sue più importanti vittorie le ha ottenute con Giorgio Minisini nel misto, la specialità introdotta nel 2015 per permettere finalmente anche agli uomini di gareggiare.

Nel 2017, in coppia con lui, ha conquistato il primo storico oro mondiale per il nuoto sincronizzato italiano, a Gwangju, quest’anno, ha ottenuto un argento con la solita coda di polemiche per le vecchie gerarchie che tendono sempre a premiare un po’ di più la Russia.
Poi ha salutato, perché l’unica cosa che ancora le manca è una medaglia olimpica, e il misto alle Olimpiadi non c’è.

Quello che subisce Manila Flamini è l’effetto collaterale di una discriminazione che non la tocca direttamente. Perché nel triste panorama degli “sport di genere”, lo stereotipo vuole ancora che il nuoto sincronizzato sia una roba da donne. I maschi hanno abbattuto il muro dopo decenni di lotta, esibizioni non competitive e gare semi clandestine, ma ci sono riusciti solo con la FINA, la Federazione internazionale che organizza Europei e Mondiali. Il CIO non si è ancora convinto, e allora niente Olimpiadi. Non a Rio 2016 – ma era troppo presto – non a Tokyo 2020 – e forse poteva pure già essere tempo – per ora nemmeno a Parigi 2024, tra cinque anni. Manila Flamini lo ha detto chiaramente: «Potrei tornare solo per le Olimpiadi».

Lo spera anche Giorgio Minisini, che un’Olimpiade non l’ha mai fatta. Perché se per le bambine è difficilissimo giocare a calcio, immaginatevi cosa deve essere per un bambino convincere papà a portarlo in piscina per nuotare seguendo la musica. Una situazione simile è vissuta anche nella ginnastica ritmica, che esiste anche al maschile sebbene sia poco conosciuta.
I giapponesi la praticano assiduamente nelle scuole, dal 1985 si disputano i Mondiali di specialità, ma è qualcosa che assomiglia di più alla ginnastica acrobatica. Solo in Spagna non presenta nessuna differenza con la versione femminile che siamo abituati a vedere ai Giochi: clavette, cerchi, nastri e palle. La Federazione internazionale di ginnastica ancora non sa bene quale delle due versioni riconoscere come ufficiale, il Cio non si pone nemmeno il problema.

D’altra parte, persino in molti sport che oggi rappresentano alla perfezione la parità, alcune barriere di genere sono state abbattute solo di recente. Nella scherma, per esempio, si è dovuto attendere Atlanta ’96 per vedere le donne competere nella spada alle Olimpiadi e addirittura Atene 2004 per la sciabola. La boxe femminile ha esordito solo a Londra 2012. Le donne hanno storicamente subito più limitazioni degli uomini, che comunque hanno fatto fatica e ne fanno ancora in alcune discipline. I tempi di Billy Elliot non sono poi così lontani, e non bastano i Nurayev, i Paganini e i Bolle per cancellare di tutto i luoghi comuni sulla danza.

Di certo, però, gli esempi aiutano, e Minisini può fare tanto per il nuoto sincronizzato maschile esattamente come Barbara Bonansea e Cristiana Girelli stanno facendo tanto per il calcio femminile. Senza un’apertura completa e la vetrina olimpica, però, gli sforzi rischiano di essere vani, e i desideri di tanti bambini continueranno a sbattere contro il muro di gomma degli stereotipi. Il Cio ascolti Manila Flamini: sarebbe bello vederla tornare in vasca, e stavolta non si tratta solo di stima e riconoscenza verso una grande atleta che ha fatto la storia dello sport italiano.
fonte:  di Gabriele Lippi per https://www.vanityfair.it/

Lgbt: È morta Ilaria Occhini. Attrice di grande eleganza, da Visconti a Ozpetek

Addio a Ilaria Occhini. L’attrice era nata a Firenze il 28 marzo 1934.

Colta e raffinata, era cresciuta in un ambiente culturalmente stimolante, essendo figlia dello scrittore Barna Occhini, nipote per parte materna dello scrittore Giovanni Papini (che la descrive bambina nel racconto breve ‘La mia Ilaria’) e per parte paterna del senatore del Regno d’Italia Pier Ludovico Occhini. Inoltre, per più di cinquant’anni è stata sposata con lo scrittore Raffaele La Capria.

Amica di Luca Ronconi, la Occhini ha debuttato nel cinema a soli diciannove anni nel film ‘Terza liceo’ con lo pseudonimo di Isabella Redi, per poi diplomarsi all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” a Roma.  

Nel 1957 ha debuttato in teatro, diretta da Luchino Visconti, Orazio Costa e Giuseppe Patroni Griffi, e in quegli anni si è anche affermata in televisione, diretta da Anton Giulio Majano negli sceneggiati ‘L’Alfierè e ‘Jane Eyre’.

Nel 1992 ha vinto il Nastro d’argento come miglior attrice non protagonista per ‘Benvenuti in casa Gori’ di Alessandro Benvenuti, e dopo aver riconquistato l’attenzione del pubblico televisivo con nel 2005 per il ruolo della madre nelle quattro stagioni della fiction di Rai 1 ‘Provaci ancora prof!‘, ha vinto il Pardo d’oro nel 2008 come protagonista di ‘Mar Nero’ di Federico Bondi e, nel 2010, il David di Donatello per la migliore attrice non protagonista di ‘Mine vaganti’ di Ferzan Özpetek, ottenendo anche il Nastro d’argento alla carriera. Sempre per Mine vaganti ha vinto il premio Alida Valli per la migliore attrice non protagonista al Bif&st 2011.

La Occhini si è impegnata anche in politica al seguito di Marco Pannella e dei Radicali dagli anni ottanta (due le candidature: una alle politiche del 1987 e una alle europee del 2004 con Emma Bonino), nel 2008 ha aderito alla lista Pro Life di Giuliano Ferrara, accettando la proposta di presentarsi nel collegio del Lazio.
fonte:  https://www.huffingtonpost.it > photo. Mondadori Portfolio via Getty Images

Lgbt: Topolino si veste da astronauta e celebra i cinquantʼanni dallo sbarco sulla Luna

In edicola unʼesclusiva action figure da collezione insieme a due storie a fumetti interamente dedicate allʼallunaggio.

A cinquant'anni dallo sbarco sulla Luna, Topolino è pronto a imitare l'impresa di Neil Armstrong

Dal 17 luglio, in edicola "Topolino e il castello sulla luna" storia a fumetti in due puntate, pubblicata da Panini Comics, che celebra l'allunaggio e con essa verrà presentato AstroTopo, l'esclusiva action figure di Mickey Mouse nelle vesti di astronauta, un gadget da collezione.


In questa nuova avventura, Topolino e Pippo viaggiano sulla Luna dove scopriranno la presenza di un vero castello: i due astronauti improvvisati avranno così l'occasione di incontrare gli strani personaggi che vivono nella nostra galassia. Questo nuovo "fantathriller" è stato scritto e disegnato da Casty. 

Topolino celebra il cinquantenario dello sbarco sulla Luna anche sui social, sul profilo Topolino Magazine.
fonte:  https://www.tgcom24.mediaset.it

Lgbt: Maria Anna Mozart suonava meglio di Wolfgang. Ma fu costretta a smettere per imparare a cucire e trovare marito


Maria Anna Mozart, la sorella maggiore di Wolfgang Amadeus Mozart, aveva quanto meno lo stesso talento del fratello, ma fu costretta a smettere di suonare per imparare a cucire e trovare un marito.

 Negli anni giovanili fratello e sorella si esibirono insieme in giro per l'Europa, e spesso fu proprio "Nannerl" (il soprannome di Maria Anna) a conquistare di più l'attenzione dei critici.

Poi però il capofamiglia Leopold decise di sacrificare il talento della giovane Nannerl per puntare tutto su Wolfgang: i soldi non bastavano per finanziare i tour europei di entrambi, e così a 18 anni la carriera di Maria Anna fu interrotta. Il destino di Nannerl era un altro: sposare un ricco barone, diventare una buona moglie e una buona madre.

A far risuonare a distanza di quasi due secoli la storia della sorella dimenticata di Wolfgang Amadeus Mozart è l'opera teatrale scritta da Sylvia Milo "The Other Mozart". Utilizzando documenti e lettere della famiglia Mozart, Milo ha deciso di dare voce a Nannerl, alla donna e all'artista, alla musicista che è stata e a quella che sarebbe potuta diventare.

Le lettere citate da Milo parlano da sole. Così scriveva il padre Leopold: "A soli 12 anni, la mia piccola ragazza è tra i migliori pianisti d'Europa". Lo stesso Wolfgang aveva ben chiaro il talento della sorella: "Sono stupefatto! Non sapevo fossi in grado di comporre in modo così grazioso. In una parola, il tuo Lied è bello. Ti prego, cerca di fare più spesso queste cose".

Purtroppo, le cose sono andate diversamente – e in modo fin troppo prevedibile. A quel tempo, infatti, soltanto le famiglie ricchissime potevano permettersi di investire su una pianista, poiché era dato per scontato che le donne suonassero gratis.

Eppure – spiega Milo in un'intervista a The Huffington Post – il responso dei critici dell'epoca è chiaro: "Nannerl suonava anche meglio di Wolfgang. Spesso, guardando la storia dal punto di vista delle donne, ci accorgiamo di non avere una fotografia completa".
fonte: https://www.huffingtonpost.it Redazione, L'Huffington Post  ph. wikimedia

Lgbt: MostraVenezia, Settimana Critica con Amelio e 7 film in concorso

Presentato programma della sezione autonoma della Mostra del Cinema (askanews)

Saranno sette lungometraggi e sette cortometraggi quest’anno in concorso nella Settimana internazionale della critica, la sezione autonoma e parallela della Mostra d’arte cinematografica di Venezia, che si terrà dal 28 agosto al 7 settembre.

Saranno tutte opere prime, sia i film in concorso che i corti di “Sic@Sic”, ma ci sarà in apertura anche un cortometraggio d’autore, “Passatempo” di Gianni Amelio, interpretato da Renato Carpentieri.

Tra i film in concorso spicca “Tony Driver”, dell’italiano Ascanio Petrini, che racconta la storia di un tassista italoamericano arrestato in Usa per traffico di migranti alla frontiera con il Messico ed estradato in Italia. “E’ un film che ci parla dell’assurdità delle frontiere, che farà arrabbiare Trump e ancora più Salvini” ha detto alla presentazione del programma Giona Nazzaro, Delegato generale della Settimana della Critica.

Gli altri film in gara sono: “All this victory” di Ahmad Ghossein, che racconta la guerra tra Israele e Libano del 2006 con una visione inedita; “Parthenon” di Mantas Kvedaravicius, ambientato in uno spazio- tempo astratto tra Turchia, Grecia, Ucraina; “The Prince” di Sebastian Munoz, ambientato in un carcere durante l’ascesa politica di Allende; “Psychosia” di Marie Gratho, thriller al femminile ambientato in un istituto psichiatrico; “Rare Beasts” dell’inglese Billie Piper, commedia sentimentale, divertente e acidula; “Scales” di Shahad Ameen, giovanissima regista dell’Arabia Saudita che ha ambientato il film in una comunità di pescatori che si confronta con il mare e delle sirene.

Come eventi, nella sezione, saranno presentati: “Bombay Rose” di Gitanjali Rao e “Sanctorum” di Joshua Gil.

Nella 34.edizione della Settimana della Critica, che ha come main sponsor BNL Gruppo BNP PARIBAS, sono previsti due premi di 5.000 euro per i lungometraggi, più un Leone del Futuro-premio opera prima “Luigi De Laurentiis”, e tre premi per i corti della sezione “Sic@Sic”, nata dalla collaborazione con l’Istituto Luce-Cinecittà.
fonte:  https://www.askanews.it