venerdì 6 novembre 2020

Usa 2020, da stagista di Obama a prima senatrice transgender: chi è Sarah McBride

A 30 anni è stata eletta senatrice per lo stato del Delaware. Con il risultato elettorale ancora in bilico si tratta di una vittoria simbolicamente importante per il partito democratico

Con l’esito dell’elezione ancora incerto, l’elezione di Sarah McBride, diventata a 30 anni la prima persona transgender a essere eletta al Senato americano, i democratici mettono a segno un’importante vittoria simbolica. Il suo trionfo in Delaware arriva infatti in un momento in cui i legislatori di vari Stati del Paese hanno introdotto leggi che prendono di mira le persone transgender e non binarie – dal divieto per le atlete transessuali di competere negli sport femminili alle nuove limitazioni in ambito di assistenza sanitaria introdotte dall’amministrazione Trump.

«Penso che i risultati di stasera dimostrino quello che ho saputo per tutta la mia vita, ovvero che i residenti di questo quartiere sono di buon senso e guardano alle idee dei candidati e non alla loro identità», ha detto McBride martedì sera. «La mia speranza è che un giovane ragazzo LGBTQ+ qui in Delaware o in qualsiasi altro posto in questo Paese possa guardare i risultati e sapere che anche la nostra democrazia è abbastanza grande per loro».  

“It is my fervent hope that tonight a young person in Delaware [...] or anywhere in this country can go to sleep tonight […] with a powerful but simple message: that our democracy is big enough for them too.” - @SarahEMcBride

 IL SUO INTERVENTO >>> QUI

La carriera politica

La strada di McBride verso il senato americano parte da lontano. Nel 2012 è diventata la prima persona apertamente transgender a lavorare alla Casa Bianca, come stagista dell’ex presidente Barack Obama. Nel 2016 ha raggiunto un altro primato, come prima persona transgender a parlare alla convention di uno dei due principali partiti, nel suo caso, il partito democratico. Ma McBride ha costruito la sua carriera pezzo per pezzo, battendosi per i diritti LGBTQ presso il Human Rights Campaign and Equality nel Delaware e lavorando alle campagne elettorali del governatore dello stato Jack Markell e del procuratore generale, Beau Biden, uno dei figli del candidato democratico.

fonte:  di Riccardo Liberatore  www.open.online

martedì 3 novembre 2020

Libri: "Nessuna causa è persa" di Cathy La Torre. Dal 10 novembre in tutte le librerie

I diritti civili e sociali nel nostro paese sono costantemente sotto attacco, mentre le leggi che cercano di includere e integrare vengono messe in discussione, procrastinate. Intanto, quasi ogni giorno le cronache raccontano di violenze e aggressioni nei confronti di chi incarna una diversità. 

Ma dietro ogni ingiustizia si celano sempre un volto e una storia. Cathy La Torre dà voce a queste storie, sottraendole al silenzio e all'indifferenza. E ci racconta di Michele, nato Michela, e del suo dolore di sentirsi lacerato perché si sente un uomo. Oppure di Luca, omosessuale e cattolico, padre meraviglioso di una splendida bambina con la sindrome di Down. Ma anche di Ada e della sua battaglia per diventare magistrato benché non vedente. E di Alice, vittima di uno «stupro virtuale» a causa di alcune sue immagini finite su Telegram. 

O ancora di suor Mariachiara, che si batte per vedere riconosciuta l'«autorevolezza» delle donne di Chiesa e intanto tiene sempre aperta la porta per chi ha bisogno del suo aiuto. «Accompagnare le persone lungo un percorso di giustizia vuol dire anche questo: fare casino. Trasgredire regole ingiuste, e rendere accessibili i diritti a un numero sempre più grande di persone.» 

Nata e cresciuta in Sicilia, Cathy ha vissuto da sempre sul proprio corpo una battaglia tra generi e stereotipi. Un percorso complesso il suo, che ci racconta in questo libro insieme alle battaglie che le hanno valso, nel 2019, la nomina di migliore avvocata pro bono d'Europa. Ne risulta un intreccio di storie che ci parla di diritti negati e crimini d'odio, di omotransfobia e 'revenge porn', di nuove forme di genitorialità e leggi ancora tutte da scrivere. Per raggiungere un diritto extralarge così «comodo e confortevole» da non escludere nessuno.

IL LIBRO E' PRENOTABILE >> QUI 

------------------------------------------------------------------------------------------------------

Chi è Cathy La Torre

Metà sicula, metà statunitense Cathy La Torre nasce a Erice nel 1980.

Nel 1999 si trasferisce a Bologna dove quattro anni più tardi si laurea in giurisprudenza, per poi diventare avvocato e fondare il primo studio legale interamente dedicato alla tutela e all'affermazione dei diritti che lei definisce “XXL”: extralarge, così comodi che entrano tutti.

Genderfluid e lesbica, è attivista per i diritti, nonché la prima persona non transessuale a diventare vicepresidente della più grande Associazione Trans d’Europa, il "Movimento Identità Trans”.
Nel 2008 fonda il Centro Europeo di Studi sulla Discriminazione e nel 2013 GayLex, rete di
avvocati e attivisti per la tutela dei diritti delle persone gay, lesbiche, bisessuali, Transgender.  È attualmente senior legal presso Unar - Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Presidenza del Consiglio nonché Ceo di “Legali Associate Wildside Human First”.

Da anni si occupa di quello che definisce “il lato selvaggio dei diritti” perché meno praticato come il antidiscriminatorio, gli illeciti digitali e i diritti umani in generale.
Svolge anche attività di Formazione in Diversity management e Diversity Inclusion ed è Data Protection Officer per diverse Pubbliche Amministrazioni. Nel luglio del 2019 assieme alla filosofa Maura Gancitano ha fondato “Odiare Ti Costa": una iniziativa contro l’odio in rete che in pochi mesi ha catalizzato l’attenzione di migliaia di persone. Sempre nel 2019, è stata insignita del premio “The Good Lobby Awards” come “Miglior avvocato pro bono d’Europa” per il suo impegno nelle battaglie per i diritti umani e civili.  Pagina Facebook >> QUI

fonte: ph. twitter   www.mondadoristore.it

A Roma stanno per morire due teatri. Chiudono Salone Margherita e Teatro dell'Angelo

"Roma sta per perdere due teatri. Chiudono il Salone Margherita e il Teatro dell’Angelo, punti di riferimento della cultura in città." Nella foto: il Salone Margherita

Roma a breve dovrà fare a meno di due dei suoi teatri: stanno infatti per chiudere i battenti il Salone Margherita e il Teatro dell’Angelo. Il primo, lo storico teatro di via Due Macelli, aperto nel 1898 e reso celebre dai famosissimi spettacoli di varietà e di cabaret (soprattutto quelli della compagnia del Bagaglino) che vi si sono sempre tenuti, ha fatto calare definitivamente il sipario lo scorso 30 settembre, a causa della crisi del coronavirus e delle pressioni della Banca d’Italia, proprietà dello stabile, che da tempo faceva pressioni sulla società Cinema teatrale Marino & C., fondata nel 1920 e da sempre concessionaria della gestione delle attività teatrali: la Banca vorrebbe infatti vendere l’immobile.

“Non è davvero più possibile continuare in questo contesto”, ha dichiarato all’Ansa il titolare della società, Nevio Schiavone. “Alla continua pressione da parte dell’Istituto di via Nazionale che da 2 anni preme per riavere il teatro allo scopo di venderlo e quindi non ci ha concesso il rinnovo del contratto d’affitto, si è aggiunta la tragedia della pandemia. Lasciamo consapevoli ed orgogliosi di aver dato nuova linfa vitale in questi ultimi otto anni al Salone e nella consapevolezza che comunque Bankitalia manuterrà il teatro come un gioiello e lo farà vivere concedendolo alle produzioni con contratti transitori, in attesa di un acquirente che non si è ancora mai palesato pur se in vendita da oltre 10 anni. Anzi ci candidiamo sin da subito per poter continuare ad offrire ogni anno al nostro pubblico gli spettacoli ideati scritti e diretti dal maestro Pier Francesco Pingitore”. Il regista, dal suo canto, afferma che “il solo pensare che il Margherita possa non riaprire i battenti mi sembra inconcepibile. Sarebbe un’offesa grave alla cultura, allo spettacolo, alla sensibilità degli spettatori. Un’istituzione come la Banca d’Italia non può, e certamente non vorrà, chiudere in faccia al pubblico le porte di un luogo così caro ed amato, incastonato con il suo splendore architettonico e decorativo nel corpo vivo di Roma”.

Diversi gli appelli per non far morire il Salone Margherita, a cominciare da quello lanciato dalla soubrette Valeria Marini: “Non lasciate morire il Salone Margherita”, ha dichiarato, “un gioiello liberty, unico in Europa, il teatro che ha ospitato spettacoli seguiti da milioni di persone. Un’icona, un luogo di culto. Deve continuare a esistere. Grazie al ministro Franceschini il Salone Margherita potrà continuare ad essere utilizzato solo per spettacoli teatrali e non potrà avere nessun altra ’destinazione d’uso’. Spero che la Banca d’Italia, l’attuale proprietaria, si metta una mano sul cuore, per trovare insieme, lo ripeto, il modo di riaprire il Bagaglino”. Alla showgirl si aggiunge anche il comico Fabrizio Maturani, alias Martufello, che si dichiara “certo che il Salone non potrà essere sottratto al pubblico romano, né vietato agli artisti che per tante stagioni lo hanno tenuto vivo. Faccia la Banca d’Italia quei lavori che certamente servono al decoro del Teatro. Ma poi lo gestisca consentendo che vi svolgano il proprio lavoro le compagnie teatrali, in primis la nostra. E imponendo all’eventuale compratore il mantenimento della destinazione d’uso teatrale del locale”.

Destino ancora più infausto quello del Teatro dell’Angelo, aperto nel 1995 (lo spettacolo inaugurale fu di Vittorio Gassmann) nel quartiere Prati, forte di un’apprezzata e partecipata stagione di prosa in grado di richiamare sempre grandi nomi, e di una scuola di teatro con corsi anche per bambini. Il Teatro è chiuso da mesi, e ci sono lavori in corso, ripresi dopo la fine del lockdown: dai cartelli installati sul cantiere pare che il teatro sia destinato a essere trasformato in un supermercato (la società proprietaria dello stabile, Menni srl, è titolare di diversi noti supermarket). Le attività sono cessate con la stagione 2017/2018: il teatro non era infatti più in grado di sostenere i costi dell’affitto. Era stata anche lanciata una petizione per evitare la chiusura del teatro.

Del caso si sta interessando il Codacons, che potrebbe dare il via a una battaglia per salvare il teatro. Anche se le possibilità sono molto ridotte.

fonte: di   www.finestresullarte.info

Calcio > Claudio Marchisio contro l’omofobia fa un mea culpa: “Da ragazzino..”

Claudio Marchisio ha pubblicato il suo libro, Il mio terzo tempo – Nel calcio e nella vita valgono le stesse regole, e come riporta Gay.it fra i vari capitoli ce n’è anche uno in cui parla apertamente di omofobia nel mondo del calcio.

“Nella mia storia sportiva posso dire di non avere quasi nessun rimpianto, difendo le scelte che ho fatto nella mia carriera e ritengo che quasi tutte siano state azzeccate, almeno dal mio punto di vista e per la mia scala di valori. Se di qualcosa mi posso rammaricare, casomai, è proprio il fatto di non essere arrivato prima a comprendere quante situazioni ho dato per scontate senza considerare che potessero in qualche modo fare male a qualcuno. Il tema dell’orientamento sessuale e quello della marginalizzazione dell’omosessualità sono certamente due di queste questioni, e me ne rendo conto appieno solo adesso che ho smesso di giocare.

Non so se ho mai avuto dei compagni di squadra omosessuali. Se ci sono stati, non si sono mai sentiti liberi di dirlo pubblicamente, né a me (cosa che conta poco) né al mondo. Ho però ben presente la disinvoltura con cui, specialmente da ragazzini, si usavano parole come «froc*o» o «finocch*o» per riderne, per sfotterci a vicenda, per scherzare. Forse non pensavamo al significato di quello che dicevamo, o forse ci rassicurava il fatto di poterci sentire parte di un gruppo di uguali, ci aiutava usare categorie maschiliste perché ci metteva al riparo dalle nostre fragilità che, qualunque origine avessero, restavano per l’appunto nascoste dietro questo teatrino. Eravamo ragazzini e come tutti gli adolescenti ci portavamo dietro i modelli che introiettavamo dai nostri miti, a partire dagli sportivi e passando per musicisti e attori. E lì il modello era uno e uno soltanto: l’uomo che non deve chiedere mai, come recitava anche una pubblicità (oggi fortunatamente ridicola) di quegli anni”.

 

Claudio Marchisio contro l’omofobia

E ancora:

“Ora so che qualcuno di quei compagni può aver sofferto, può essersi sentito sbagliato, magari ha interrotto il suo percorso sportivo proprio per smettere di sentirsi isolato e sotto assedio. Per chiunque, l’adolescenza è un periodo turbolento e agitato, si scopre poco a poco chi si è e chi si vorrebbe essere. In molti casi la confusione regna sovrana, ci si sente come una banderuola nel vento di una società che è sempre piena di pretese e di paletti, di aspettative e di modelli impossibili. Si fa una fatica estrema a cercare di mantenere l’equilibrio tra i propri sbalzi di umore, il proprio corpo che cambia, i desideri che nascono, crescono e si modificano. È complicatissimo, per tutti. E allora immagino l’improbo sforzo di un adolescente che inizi ad acquisire consapevolezza del proprio orientamento sessuale, che ci faccia i conti poco a poco, che cerchi degli appigli intorno a sé per avere la sicurezza di non essere solo, di non essere l’unico ma di potersi rispecchiare in tante altre storie simili. E invece trova un branco di ragazzini sboccati e grezzi che, ancora una volta senza intenzione, rendono questo processo più titanico di quanto non sia. Se poi prova a rivolgersi timidamente al mondo adulto, allora lì la negazione è pressoché completa.

Non esiste il tema, non se ne parla, non lo si considera, non lo si cita per paura di toccare un nervo scoperto che non si sa gestire. Non mi sarei mai sognato di condividere con il mio allenatore delle giovanili i miei dubbi adolescenziali, così come non lo avrei fatto con i miei maestri e professori di scuola, con gli animatori del centro estivo che frequentavo o con il prete della parrocchia dietro casa. E la distanza era ricambiata, perché nessuna di queste figure adulte ha mai provato ad aprire quella porta, a mostrare che ci si poteva confrontare liberamente e che nessuno era sbagliato. Ciascuno sperava che a parlare delle questioni «imbarazzanti» fosse qualcun altro, problema risolto.

Gli unici che forse ogni tanto ci provano (ancorché spesso un po’ goffamente, e parlo per esperienza personale quelli che nessun adolescente vorrebbe interpellare per le questioni più spinose). Abbiamo estremo bisogno di una rivoluzione dei costumi. Bisogna che l’inconsapevolezza di fondo sparisca, è necessario che il linguaggio comune si liberi una volta per tutte da qualunque ammiccamento machista, da ogni ironia sottintesa quando si parla di orientamenti sessuali. Sono convinto che debba arrivare il giorno in cui i discorsi sulla sessualità, qualunque orientamento questa abbia, perderanno l’aura di malizia che ancora oggi li ammanta”.

Belle parole, alla soglia del 2021 sarebbe bello se si rompesse il tabù dell’omosessualità nel mondo del calcio.

fonte:  Fabiano Minacci  www.biccy.it

Gigi Proietti, la figlia Carlotta rompe il silenzio: “Questo lutto è di tutti”

Carlotta, figlia di Gigi Proietti, rompe il silenzio pubblicando un toccante messaggio su Instagram.
Ph. Carlotta e Gigi Proietti – Fonte: Instagram

Carlotta, figlia di Gigi Proietti, rompe il silenzio dopo la morte dell’attore romano e affida a un lungo post su Instagram i suoi pensieri in questi giorni difficili. Frutto dell’amore fra Proietti e Sagitta Alter, sua compagna per oltre cinquant’anni, Carlotta era legatissima al suo famoso papà. Sui social ha condiviso una tenera foto in cui ride insieme all’attore, scrivendo un messaggio commovente che racconta tutto il suo dolore, ma anche la marea d’amore che ha investito la famiglia di Gigi dopo la sua scomparsa.

“Ho pensato tanto a questo momento, l’ho sognato, ne sono stata terrorizzata – ha scritto Carlotta Proietti -. Un papà famoso vuol dire tante cose, tra queste non avere un’intimità perché quando esce la ‘notizia’ si scatena lo ‘scoop’… tutte parole che col momento che vivi non c’entrano niente. Malgrado questo però, le vostre parole e tutti i messaggi che ci stanno arrivando corrispondono all’amore che tutti provavate per papà. Voglio dire grazie con tutto il cuore ad ognuno di voi e lo farò, piano piano. Il dolore è forte – ha aggiunto -, ma sappiamo che non è solo nostro, questo lutto è di tutti. Papà ha vissuto per il suo pubblico e il vostro affetto lo dimostra. Grazie e ancora grazie per tutto questo amore”.

37 anni, Carlotta ha una sorella maggiore, Susanna, di 40 anni. Le figlie di Proietti hanno ereditato la bellezza da Sagitta Alter e l’amore per l’arte da papà Gigi. Susanna infatti fa la scenografa e costumista, mentre Carlotta è un’attrice e cantante. “All’inizio non credevo che avrebbero scelto un mestiere attinente – aveva raccontato tempo fa l’attore romano, parlando delle figlie -. Carlotta andava a lezione di canto: prendeva tre autobus senza che lo sapessi, me l’ha detto la madre”.

Carlotta era molto legata a Gigi Proietti, con cui aveva uno splendido rapporto. Studente del DAMS e in seguito dell’accademia del padre, ha condiviso con lui il set di Una pallottola nel cuore 2. “I miei primi ricordi sono tutti uguali – aveva confessato tempo fa al Corriere della Sera -. Io, mia madre e mia sorella sedute in prima fila, e a fine spettacolo una coda di persone adoranti che volevano stringergli la mano. Mi dava fastidio, a più di uno avrei dato un morso”.

fonte:  https://dilei.it

domenica 1 novembre 2020

Ha il record del mondo di eletti Lgbt: ecco il parlamento che esce dalle elezioni in Nuova Zelanda

Con la vittoria dei laburisti di Jacinda Ardern, il 10% degli eletti è composto da lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer dichiarati. Wellington è stata la prima a riconoscere il diritto di voto alle donne nel 1893 

La Nuova Zelanda diventa il Paese con la maggiore rappresentanza arcobaleno nel mondo: dopo le elezioni di sabato scorso, che hanno confermato a larga maggioranza il governo guidato dalla popolare leader laburista Jacinda Ardern, Wellington può vantare il maggior numero di parlamentari Lgbtiq+ al mondo, saliti da 7 a 12 nella Camera di 120, con il 10% di parlamentari apertamente lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer.

Di questi 8 sono stati eletti nel partito laburista e 4 tra i verdi. Nel Regno Unito la percentuale è del 7%. La Nuova Zelanda, primo paese al mondo nel 1893 a riconoscere il diritto di voto alle donne, nel 2005 ha riconosciuto le unioni civili fra coppie dello stesso sesso e nel 2013 ha legalizzato le nozze gay.

fonte:  www.ilfattoquotidiano.it

Libri: "Il caffè dei gatti" di Anna Sólyom

Immagina di aver perso tutto quello che conta nella vita. Il tuo compagno, il tuo lavoro, persino la città in cui vuoi vivere. 

È proprio quello che succede a Nagore, che alla soglia dei quarant’anni rientra a Barcellona, dopo aver trascorso dieci anni a Londra lavorando col suo compagno in una galleria d’arte, e si ritrova single e senza il becco di un quattrino. 

Poco prima di perdere anche il suo appartamento, le viene offerta un’occasione di lavoro del tutto inusuale: cameriera al Neko Café, il nuovo caffè dei gatti, dove non uno, non due, ben sette felini circolano in libertà. Nagore non ha nessuna esperienza come cameriera, ma Yumi, la padrona del locale, viene dal Giappone e cerca qualcuno che parli bene l’inglese. 

C’è un unico problema: Nagore è affetta da ailurofobia, la paura dei gatti, ma la sua situazione finanziaria è così brutta che non può permettersi di rifiutare. Peggio di così non potrebbe andare…
Nella torrida estate barcellonese, Nagore si appresta ad affrontare le sue paure e il suo mese di prova al caffè, tra cappuccini con i baffi, ciotole da riempire e affascinanti clienti dai capelli corvini. E se invece quei felini tanto belli quanto scontrosi nascondessero una grande saggezza? Non più sette gatti ma sette maestri di vita, pronti a insegnarle come ritrovare equilibrio, concentrazione e positività, come riaprirsi all’amore e vivere felice. Oggi...

Pare che siano più di 7 milioni i gatti che vivono nelle case degli italiani. Sono dunque dei compagni di vita molto comuni eppure, i nostri piccoli felini di comune hanno davvero poco: che siano giocherelloni o riservati, scontrosi o teneri, ognuno di loro sembra custodire una speciale saggezza da cui potremmo trarre qualche insegnamento, se solo riuscissimo a sintonizzarci sulla loro lunghezza d’onda.

È quello che succede alla protagonista de Il caffè dei gatti, il romanzo Anna Sólyom che racconta la storia di Nagore, una quarantenne single e squattrinata, che si trova costretta ad accettare un lavoro che proprio non fa per lei: la cameriera al caffè dei gatti, dove ben sette felini circolano in libertà. Nagore si accorgerà ben presto che quei mici, tanto belli quanto scontrosi, nascondono una grande saggezza. I sette gatti si trasformeranno così in altrettanti maestri di vita, pronti a insegnarle come ritrovare equilibrio, concentrazione e positività, come riaprirsi all’amore e vivere felice.

Anna Sólyom  è nata a Budapest e vive a Barcellona insieme al suo compagno, lo scrittore Francesc Miralles, e ai loro due gatti. Laureata in Filosofia, oltre a scrivere si occupa di fisioterapia e mindfulness. Il caffè dei gatti, il suo primo libro a essere pubblicato in Italia, è in corso di traduzione in 6 Paesi.

fonte:  www.giunti.it

Libri: "Un caso maledetto. Un'avventura del commissario Bordelli" di Marco Vichi

Gennaio 1970. Il commissario Bordelli in aprile andrà in pensione, dopo quasi un quarto di secolo in Pubblica Sicurezza, e ancora non sa cosa aspettarsi, non riesce a immaginare come accoglierà questo totale cambiamento. Ma per adesso è in servizio, e il tempo per riflettere e farsi troppe domande non c’è: in una via del centro di Firenze avviene un omicidio brutale. Sarà proprio quel crimine odioso il suo ultimo caso? Ma soprattutto, riuscirà a risolverlo? Lui e il giovane Piras, che nel frattempo è diventato vice commissario, lavorano a stretto contatto, spinti come ogni volta dal senso di giustizia, ma in questa occasione anche dalla intollerabile inutilità di quell’omicidio. Passano i mesi, arriva la primavera, la data del pensionamento si avvicina. La relazione del commissario con la bella Eleonora sembra essere sempre più solida. Non mancherà la cena a casa di Franco Bordelli, dove come d’abitudine ognuno racconterà una storia. Ma una mattina il commissario riceve una telefonata dalla questura… un altro omicidio?

 

Marco Vichi è nato nel 1957 a Firenze e vive nel Chianti. Presso Guanda ha pubblicato i romanzi: L’inquilino, Donne donne, Il brigante, Nero di luna, Un tipo tranquillo, La vendetta, Il contratto, La sfida, Il console, Per nessun motivo; le raccolte di racconti Perché dollari?, Buio d’amore, Racconti neri, Il bosco delle streghe, Se mai un giorno; i graphic novel Morto due volte con Werther Dell’Edera e Il commissario Bordelli con Giancarlo Caligaris, e la favola Il coraggio del cinghialino. Ha inoltre curatole antologie Città in nero, Delitti in provincia, È tutta una follia, Un inverno color noir, Scritto nella memoria. Della serie dedicata al commissario Bordelli sono usciti, sempre per Guanda: Il commissario Bordelli, Una brutta faccenda, Il nuovo venuto, Morte a Firenze (Premio Giorgio Scerbanenco– La Stampa 2009 per il miglior romanzo noir italiano), La forza del destino, Fantasmi del passato, Nel più bel sogno e L’anno dei misteri.  Il suo sito internet è www.marcovichi.it

fonte:  www.guanda.it