venerdì 10 dicembre 2021

Lina Wertmüller, first woman nominated for Oscar in directing, has died

Frank Leonardo/The New York Post via Getty Images
Lina Wertmüller's most famous film, Seven Beauties, is about a dissolute Italian Army deserter captured by the Germans during World War II. She's shown above in September 1984.

> Heard on Morning Edition

Italian filmmaker Lina Wertmüller was the first woman ever nominated for an  Oscar in directing. The films she made were extravagant and eye-popping, and she used to say she wasn't surprised to be the first woman nominated for an Oscar in directing — she was only surprised that she didn't win.

 Wertmüller has died at the age of 93, according to a Dec. 9 statement from Italy's minister of culture.

Professor Marguerite Waller, who herself passed away in 2020, told NPR before her death that she loved springing Wertmüller's movies on her students. Students, she said, often expect subtitled European films to be dry and boring, but Wertmüller converted even hardcore haters.

"The films are so much fun, and they're so raucous, and there's so much going on, and they're chaotic, you don't have time to be intimidated," Waller said.

That view was apparently shared by the Academy voters who nominated Wertmüller's movie, Seven Beauties, for four Oscars, including best director in 1976. Set during World War II, the film is about a man from Naples who aspires to be a gangster and a gigolo — but abuses his sister for dancing in a nightclub run by a pimp.

 Over the course of Seven Beauties, our "hero" will commit rape and murder, and be imprisoned in both a mental institution and a concentration camp. He survives there by servicing its sadistic, grotesque female commandant. Hard as it might be to believe, Seven Beauties is a comedy. It's also strange and sad. Hollywood, uncharacteristically, loved it.

"When I begin to write a story, it's the story that carries me, not me that carries the story."
Lina Wertmüller


In Wertmüller's notorious 1974 film, Swept Away, a wealthy socialite gets shipwrecked on an island with a handsome communist deckhand. They hate each other's guts and the screaming is fortissimo. He slaps her around; she falls in love with him anyway. After they're rescued, the unforgiving class system maroons them again, this time on separate economic islands. In an NPR interview in 1992, Wertmüller was asked, why all the violent sexual behavior between men and women in her films?

 

The DVD Room  'Swept Away' — Twice

"In my story there is a sort of passionality," she explained. "Too much passion is a different point of view."

But the question, again, why?

"I can't explain because when I begin to write a story, it's the story that carries me, not me that carries the story," she said.

That answer didn't satisfy everyone. Waller, who taught women's studies as well as comparative literature, said many feminists excoriated Wertmüller as a pointless provocateur.

"I think a lot of feminists couldn't see beyond what looked like a man dominating a woman," she said.

But Waller saw heavy irony in the director's circus of control. "Nobody wins, and that's hard to do — that's surprisingly hard to do — with two characters," she says.

Wertmüller came from a family of Swiss nobility and grew up in Rome, the daughter of a wealthy lawyer. She rebelled by joining an avant-garde puppet theater and apprenticing herself with the masters of Italian neo-realism.

With her trademark white glasses, she was an unmissable icon on the festival circuit for decades. She kept making movies, though fewer and fewer were screened in the U.S. When asked why, the director, whose films sharply criticized capitalism, did not hesitate to explain.

"Money, money, money," she told NPR with a laugh. "It's always the same problem, I think."

The problems Wertmüller found most interesting — fascism, sex, anarchy, love — were for her an opportunity to leave an outrageous, audacious stamp on world cinema.

source: by    for https://www.npr.org/

domenica 5 dicembre 2021

Scala, a pochi giorni dal Macbeth, stato di agitazione in solidarietà al Corpo di ballo: "Ballerini e mimi arruolati all'esterno è aggravio di costi"

I lavoratori della Scala proclamano lo stato di agitazione in solidarietà al Corpo di ballo a pochi giorni dal Macbeth di Giuseppe Verdi che aprirà la stagione lirica del Piermarini il prossimo 7 dicembre. 

 

Motivo della protesta la decisione del teatro definita "inspiegabile"  di ricorrere a personale esterno circa 18-20 mimi/ballerini, per la "pantomima" del terzo atto del capolavoro verdiano, "escludendo il Corpo di Ballo con un notevole aggravio di costi per il teatro".

Si tratta dei mimi voluti dal regista dell'opera Davide Livermore che saranno tra i protagonisti della sua messa in scena in chiave contemporanea dell'opera. Sale la tensione anche tra i ballerini scaligeri e il direttore del ballo Manuel Legris. A poche settimane  dalla prima rappresentazione de La Bayadère con la storica coreografia di Rudolf Nureyev, che inaugurerà la stagione del balletto il prossimo 14 dicembre.

In un comunicato firmato dalle segreterie di Slc Cgil, Fiestel Cisl e Uilcom Uil e Fistal Cisal e dalle rappresentanze sindacali della Scala si legge che "In riferimento alle decisioni assunte dal Direttore del Corpo di Ballo di non riconoscere il ruolo di étoile e i conseguenti avanzamenti di ruolo nel classico e storico allestimento "La Bayadère", nonostante sia previsto dall'art 99 e dall'art 100 del contratto unico Teatro alla Scala, prendono atto anche della non disponibilità del direttore ad un confronto con i delegati e con il Corpo di Ballo".

Ecco perché i lavoratori riuniti in assemblea hanno deciso di aprire lo stato di agitazione. E di fare proprie le determinazioni dei lavoratori e dei delegati del Corpo di Ballo "con riserva di assumere tutte le iniziative che si rendessero necessarie".

Non è la prima volta che le danze del terzo atto di Macbeth sono protagoniste di una polemica. In occasione dell'apertura della stagione d'opera e balletto 1975/76  con il capolavoro di Verdi, diretto allora da Claudio Abbado il balletto del terzo atto fu cancellato, non per questioni sindacali, ma per volontà di Giorgio Strehler che firmava la regia dello spettacolo.   

fonte:

Pisa: A Palazzo Blu, la mostra "Keith Haring" fino al 17 Aprile 2022

“L’arte è vita. La vita è arte. L’importanza di entrambi è esagerata e fraintesa”
Keith Haring, Diari

La Nakamura Keith Haring Collection, in collaborazione con la Fondazione Pisa e Palazzo Blu, è orgogliosa di presentare il progetto di mostra intitolato Keith Haring.


Curata da Kaoru Yanase, Chief Curator della Nakamura Keith Haring Collection in Giappone, questa mostra si concentrerà sull’arte e la vita di Haring attraverso una ricca selezione di opere, con un focus sul suo dipinto murale pisano del 1989 “Tuttomondo”.
La Nakamura Keith Haring Collection è la collezione personale del Dr. Kazuo Nakamura, oggi esposta nel museo dedicato all’artista che si trova Giappone. Essa raccoglie opere che vanno dai primi giorni fino agli ultimi lavori di Haring, tra cui molte serie complete di stampe come Apocalypse (1988), Blueprint Drawings, (1990) e diversi altri disegni, sculture e grandi opere su tela come Untitled (1985).

Ampiamente riconosciuto per le sue opere d’arte dai colori vivaci e giubilanti, l’arte di Haring presenta anche messaggi forti sulla nostra società. In questa mostra il pubblico sarà invitato a scoprire un altro lato della sua creatività, il messaggio visivo dei caotici anni ’80 il quale, trasmesso attraverso la sua arte, continua a risuonare con noi oggi, 31 anni dopo la sua morte.

Keith Haring ha vissuto gli sconvolgimenti della New York degli anni ’80.
L’economia americana era in cattive condizioni, soprattutto a New York, dove molti problemi sociali come la violenza, la droga, la discriminazione e la povertà affliggevano la città. Senza Internet, telefoni cellulari o social media, Haring ha cercato di comunicare con un pubblico il più ampio possibile. Per rendere l’arte disponibile a tutti, ha rotto la tradizione dell’arte e ha riversato tutto se stesso nel suo lavoro.
Tragicamente questo è durato solo poco tempo poiché è morto per complicazioni legate all’AIDS all’età di soli 31 anni. Tuttavia le sue opere e il suo messaggio rimangono ancora rilevanti, specialmente nel mondo di oggi con i problemi globali che affrontiamo: la pandemia di COVID-19, il cambiamento climatico e disuguaglianze crescenti, solo per citarne alcune.

L’esposizione ha il patrocinio del Ministero della Cultura, della Regione Toscana e del Comune di PisaTutte le INFO >> QUI

La mostra presenta per la prima volta in Europa una ricca selezione di opere, oltre 170, provenienti dalla Nakamura Keith Haring Collection, la collezione personale di Kazuo Nakamura, che si trova nel museo dedicato all’artista, in Giappone. Fanno parte della collezione, e sono in mostra a Pisa, opere che vanno dai primi lavori di Haring fino agli ultimi, molte serie complete quali Apocalypse (1988), Flowers, (1990) e svariati altri disegni, sculture nonché grandi opere su tela come Untitled (1985). Ampiamente riconosciuto per le sue opere d’arte dai colori vivaci e giubilanti, i lavori di Haring sono familiari e noti anche a chi non conosce la sua breve parabola artistica perché i suoi omini stilizzati e in movimento, i suoi cuori, i suoi cani e i suoi segni in generale fanno parte del bagaglio di immagini pubbliche e non solo, in tutto il mondo, e sono proprio queste ad averlo reso un simbolo della cultura e dell’arte pop degli anni Ottanta.

L’esposizione ripercorre l’intera carriera artistica di Haring e l’ampia gamma di tecniche espressive da lui indagate – pittura, disegno, scultura, video, murales, arte pubblica e commerciale – iniziando dai disegni in metropolitana, Subway Drawings, 1981-1983 (gesso bianco/carta/pannelli di legno) che restano tra i suoi lavori più noti e acclamati, fino al portfolio delle diciassette serigrafie dal titolo The Bluprint Drawings, la sua ultima serie su carta che riproduce le prime e più pure narrazioni visive nate nel 1981, pubblicata nel 1990, un mese prima della sua morte.  

Il percorso di mostra, allestito nelle sale di Palazzo Blu dagli architetti di Panstudio, si divide in nove sezioni: dal PRINCIPIO, prima sezione, in cui si raccontano gli inizi e la vita nella città di New York, dove Haring si trasferisce nel 1978 per studiare alla School of Visual Arts. In quel periodo fa coming out. Inizia con semplici segni grafici a disegnare bambini, animali, cuori, televisori, angeli, piramidi e omini, con il gesso bianco, sopra i pannelli pubblicitari inutilizzati delle stazioni metropolitane di New York. Le foto dei suoi lavori iniziano a circolare e il suo stile diventa subito molto riconoscibile perché crea un linguaggio che si legge a colpo d’occhio, il “codice Haring”. E la sua fama presso il pubblico cresce rapidamente. 

La sezione OLTRE I LIMITI, ci porta dentro i colori fluorescenti che brillano sotto la luce nera dell’artista, attraverso una serie di cinque serigrafie, Untitled (Fertility Suite), pubblicata dalla Tony Shafrazi Gallery nel 1983, in cui Haring da spazio alle sue icone, simboli di vitalità e fertilità, sempre in movimento, forse agitate. 

Subito dopo LE STORIE, in cui è esposta l’opera The Story of Red + Blue, 1989, una serie di litografie realizzata espressamente per i bambini divenuta così nota da essere usata per diversi concorsi di storytelling e inserita nei programmi educativi in molte scuole americane. 

HARING A PISA, racconta l’avventura pisana di Keith Haring, l’amicizia dopo l’incontro fortuito con Piergiorgio Castellani, e il lavoro corale per la realizzazione del murale “Tuttomondo” su una parete del Convento di Sant’Antonio: la Chiesa che mise a disposizione la superficie da dipingere, il Comune e la Provincia che coordinarono il progetto, gli studenti dell’università che aiutarono l’artista come assistenti.

Si passa poi alla MUSICA; ovunque Haring lavori, sulla strada o nel suo atelier, c’è sempre. Le sue opere incarnano il suono delle strade di New York e dei locali più cool. Collabora alla creazione di un gran numero di cover, una delle più note è per un album di David Bowie del 1983 che raffigura due omini stretti in un radioso abbraccio. Insieme alla musica la sezione MESSAGGIO: l’obiettivo di Haring è raggiungere il maggior numero di persone possibile e i poster sono uno strumento in grado di stabilire una connessione immediata col pubblico. Il Poster for Nuclear Disarmament, del 1982, è senza parole, ma invoca visivamente la fine dell’energia nucleare. Da allora Haring realizza oltre cento poster per pubblicizzare le proprie esposizioni, concerti, prodotti o per sensibilizzare le persone ai temi che ha particolarmente a cuore: la prevenzione dell’AIDS, i diritti dei gay, l’apartheid, il razzismo, l’uso delle droghe, la guerra, la violenza e la salvaguardia ambientale. 

In SIMBOLI E ICONE, troviamo Radiant Baby, Dog, Angel, Winged Man, Three-Eyed Face, la serie pubblicata nel 1990, che include i personaggi più iconici della sua intera opera. Come si legge nei diari, The Radiant Baby simboleggia l’innocenza, la purezza, la bontà e il potenziale di ognuno.

DISTOPIA RIVELATA è una sezione dedicata a una fase di maturazione e consapevolezza di Haring. Come si nota in Apocalipse, 1988, la materia della sua arte si fa più profonda e complessa. Come omosessuale che convive con l’AIDS, la politica e la paura diventano i temi dominanti dei suoi lavori. In collaborazione con lo scrittore beat William Burroughs lavora a questa serie, offrendo un assaggio del suo inferno personale: ogni immagine realizzata con la tecnica del collage, riprende la poesia, e utilizza pubblicità, referenze di storia dell’arte e teologia cattolica per amplificare le scene di caos. 

ENERGIA PRIMORDIALE: piramidi affollate di omini, animali, soli, maschere, il body painting e i totem. L’opera di Keith Haring diventa uno spazio fra arte vernacolare e arte accademica, fra creazione e appropriazione. I suoi lavori celano poteri misteriosi di provenienza non occidentale, ispirati all’arte azteca, eskimo, africana e afroamericana, nonché a simboli antichi e mitologici. 

LA FINE DELL’INIZIO, chiude la mostra con le immagini che meglio raffigurano il linguaggio iconico di Haring: piramidi, dischi volanti, cani, serpenti e bambini che si mescolano a figure erranti ed extraterrestri. Nel 1990, poco prima di morire, Haring pubblica la sua ultima edizione su carta, The Blueprint Drawings. «Questi 17 disegni sono nati in poche settimane fra dicembre 1980 e gennaio 1981. Gli originali li ho realizzati su pergamena con inchiostro Sumi perché avevo intenzione di riprodurre tutti i disegni in cianografia. Li portavo regolarmente al cianografo locale, dove mi divertivo a cercare di spiegarne il contenuto agli addetti ai macchinari. Nel giro di qualche settimana, in negozio, tutti avevano grande familiarità con i miei disegni. (…) Quelle stampe sono una perfetta capsula del tempo dei miei inizi a New York City», Keith Haring New York City 4 gennaio 1990. 

Keith Haring ha vissuto gli sconvolgimenti della New York degli anni ’80 quando l’economia americana era in crisi e la città era preda di violenza, droga, discriminazione e povertà.

Haring si è sempre impegnato attraverso le sue opere a sensibilizzare il pubblico su temi quali l’energia nucleare, gli aspetti negativi dell’era tecnologica, la salvaguardia dell’ambiente, il razzismo dilagante, l’uso delle droghe e la prevenzione contro l’AIDS. Sin dall’inizio della sua carriera Haring trova il modo di fondere ciò che è inequivocabilmente riconosciuto come arte con la vita di tutti i giorni. 

E con il soggetto del bambino, individua il mezzo più efficace per assicurarsi l’immortalità. Nessuno sa quanti bambini abbia disegnato. Due giorni prima di morire, troppo debole anche per parlare, prende un pennarello e tenta ripetutamente di disegnare qualcosa, poi finalmente ci riesce: è il bambino radiante. Un neonato che sprigiona raggi di potere ricevuto dall’universo; che possiede un’energia infinita; che gattona incessantemente, senza fermarsi mai, verso ogni dove, sfidando ogni pericolo. E dopo la morte di Keith, nel corso degli anni Novanta fino al caos dei giorni nostri, questa immagine iconica continua a trasmettere il suo messaggio di gioia. Il bambino radiante rappresenta Keith Haring stesso.

fonte:  https://palazzoblu.it

3 idee di viaggio LGBTQ+ friendly per il tuo ponte dell’Immacolata 2021

Il ponte dell’Immacolata si avvicina e non sai ancora cosa fare? Oggi ti proponiamo 3 idee di viaggio LGBTQ+ friendly per trascorrere qualche giorno lontani dalla solita routine giornaliera.

Matera  

Matera è sicuramente una delle città più affascinanti e caratteristiche d’Italia. Città della Cultura nel 2019, Matera è famosa per il suo Centro dei Sassi (patrimonio mondiale UNESCO).

Il periodo natalizio è l’ideale per lasciarvi stupire dalla sua atmosfera magica, quando scende il buio, la città si illumina e i suoi negozietti vi offriranno prodotti d’artigianato locale, squisite specialità gastronomiche e bellissimi souvenir. Un viaggio ideale per acquistare i vostri regali di Natale e lasciare a bocca aperta chi li riceverà. Qui potrete soggiornare in un autentico sasso, scoprire i locali gay friendly della città (Area 8, Wine&Coffee 9.1, Charlie’s…) e provare il ristorante BurBaCa situato nel centro di Matera.  Per maggiori info: https://bit.ly/319A3Y6

Venezia

Trascorrere il ponte dell’Immacolata a Venezia è un classico che non stanca mai. La sua bellezza fa sempre emozionare. Culla di arte, storia e cultura è sicuramente l’ideale per un soggiorno romantico. Soggiornare al Boutique Hotel Ca Maria Adele nel sestiere di Dorsuso renderà il tutto ancora più speciale. Affacciato sul Canale della Salute, fonde levante e ponente, barocco e minimalismo, in un pentagramma dal motivo inaspettatamente armonico. A Venezia vi consigliamo di organizzare un tour guidato per scoprire la sua lunga storia LGBTQ+. Per maggiori info: https://bit.ly/32M92e8

Berlino 

Se non siete mai stati a Berlino e amate il Natale, potreste approfittare dell’atmosfera natalizia che contraddistingue la città durante il mese di dicembre per visitarla. Completamente rasa al suolo durante la Seconda Guerra Mondiale, la città di Berlino è una metropoli recente ma con una difficile storia alle spalle. Qui potrete vedere i resti del muro che per anni ha diviso la città, il monumento dell’olocausto costruito per commemorare le vittime del periodo nazista e l’Isola dei Musei. Situata nel centro storico di Berlino, quest’ultima è patrimonio mondiale dell’UNESCO e racchiude cinque musei di fama internazionale e la James-Simon-Galerie.

Non potrà mancare una visita al quartiere Schoneberg, il primo quartiere LGBTQ+ al mondo, tutt’oggi punto di incontro della comunità gay locale.

Se invece siete alla ricerca di divertimento, non preoccupatevi, la città di Berlino è anche famosa per i suoi locali (SchwuZ, Connection, ISO 36, Cafè Fatal…) e per i divertentissimi party. Per maggiori info: https://bit.ly/3rmWZhp

fonte: by Redazione    https://quiikymagazine.com

Milano: “TVBOY. La mostra” al Mudec – Museo delle Culture. Fino al 9 gennaio 2022

2 Mudec – Museo delle Culture
via Tortona 56, Milano, dicembre 2021 – 9 gennaio 2022
> Ingresso gratuito

Il suo nome d’arte è TVBOY.
Lo street artist Salvatore Benintende è a livello internazionale uno degli esponenti principali del movimento Street Art di matrice Neo Pop.

Le sue opere sono esposte in diversi Paesi, dalla strada alle mostre museali. Ora Mudec Photo lo ospita per la prima volta a Milano in una personale dell’artista che svela al visitatore l’occhio ironico e satirico ma sempre attento alla riflessione con cui TVBOY reinterpreta i vari trend seguiti dalla società moderna attraverso la sua street art.

TVBOY. La mostra” racconta – attraverso più di 70 tele – il percorso di questo giovane e prolifico artista, soffermandosi sulle sue principali tematiche: l’amore, il potere, gli eroi, l’arte. La mostra, prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e promossa dal Comune di Milano-Cultura, è a cura dell’esperto di street art e giornalista Nicolas Ballario ed è realizzata in collaborazione con Studio TVBOY.

La collaborazione tra il Mudec e l’artista è stata – come spesso accade in questi casi con artisti ‘disruptive’ nei confronti della società e delle istituzioni – assolutamente casuale.

In occasione della mostra del Mudec dedicata a Banksy nel 2018 “A Visual Protest. The Art of Banksy” (21 novembre 2018 – 14 aprile 2019), TVBOY realizzò nottetempo un primo murale di protesta sul muro di cinta del museo, in via Tortona 56.

Il murale rappresenta (è ancora oggi visibile) uno street artist incappucciato, ritratto di spalle, che gioca sull’ambiguità Official/Un-official, riferendosi alla mostra non ufficiale di Banksy che si svolgeva all’interno delle sale del museo. Dallo “scontro” è nato un dialogo interessante, che al contrario ha visto lavorare il Museo delle Culture e TVBOY insieme, per un progetto molto ambizioso all’interno del distretto Tortona.

Il Comune di Milano e il Mudec colsero l’occasione spontanea invitando TVBOY a replicare l’opera durante una performance pubblica in Museo realizzando una serie di opere successivamente vendute, il cui ricavato finanziò il progetto “Un muro che unisce”, in collaborazione con Municipio 6.

INFO:  infoline 02 54917 (lun-ven 9.00-18.00)

ORARI: 2.12.2021 – 9.01.2022
Lunedì 14.30 – 19.30
Martedì – mercoledì – venerdì – domenica 9.30 – 19.30
Giovedì – sabato 9.30 – 22.30
ULTIMO INGRESSO UN’ORA PRIMA

Ingresso gratuito

A partire dal 6 dicembre, l’accesso alle mostre e agli spazi espositivi è consentito solo tramite esibizione del Green Pass rafforzato.corredato da un valido documento di identità per accedere al museo.
Le disposizioni non verranno applicate ai bambini di età inferiore ai 12 anni e ai soggetti con certificazione medica specifica.
Rimangono in vigore le prescrizioni di sicurezza anti-Covid: all’ingresso è necessaria la misurazione della temperatura al Termo-scanner, rimane in vigore l’obbligo di indossare la mascherina, rimane in vigore l’obbligo del distanziamento interpersonale di almeno 1 mt 
 
fonte:  www.mudec.it