lunedì 25 marzo 2024

Teatro > sola e testarda sognandosi étoile, Abbagnato si racconta. Nel docufilm 'Una stella che danza' su Rai3 il 29 marzo

(Luciano Fioramonti) Bambina prodigio sulle punte, testarda già a tre anni e mezzo nel voler diventare grande ballerina affrontando sacrifici e rinunce, una vita diversa dalle coetanee per coronare il suo sogno, e la difficoltà poi di trovarsi sola all' estero nel tempio del balletto, superando gli ostacoli per diventare finalmente etoile dell' Opéra de Paris. 

E' un viaggio emozionante e una grande lezione di vita il docufilm ''Eleonora Abbagnato, una stella che danza'' firmato da Irish Braschi che sarà trasmesso in prima serata il 29 marzo su Rai3 e Raiplay per raccontare l' avventura e i successi dell' artista, oggi direttrice del corpo di ballo e della scuola di danza del Teatro dell'Opera di Roma.

Prodotto da Matteo Levi per la 11 Marzo Film in collaborazione con Rai Documentari, incrocia passato e presente, le parole dei genitori, dell' amica del cuore Evelina e della sua prima maestra di danza Marisa, le testimonianze di grandi cantanti che hanno lavorato con lei come Claudio Baglioni e Vasco Rossi e degli amici-attori Ficarra e Picone.

 Un puzzle che prende le mosse da Palermo dove la piccola Eleonora passava ore e ore a guardare i giovani della scuola di ballo che poi avrebbe frequentato sbaragliando tutti. Il padre la portò a vedere un balletto a teatro e la tenne in braccio fino a farsi venire i crampi perchè lei non voleva saperne di scendere. ''Ero entrata in una favola - dice la grande ballerina -. Ce la devi fare, devi entrare in quel teatro''. In un continuo rimando di ricordi e momenti di commozione, scorrono l'esperienza a 11 anni all' Accademia di Danza a Montecarlo e poi alla Scala. Ecco i grandi nomi del balletto, dal geniale Roland Petit, che la volle al Massimo di Palermo per La Bella Addormentata, a Carla Fracci - ''l' incontro che mi ha cambiato la vita''. E, infine, a 14 anni, l' approdo all' Opera di Parigi. Anni duri e di solitudine sofferta per 'la piccola mafiosa' - così la chiamavano le mamme delle sue giovani colleghe francesi - che trovò nella direttrice Claude Bessy appoggio e rassicurazioni. 

''Quando una è brava è sempre sola'', osserva la mamma. Nel tempio della danza parigino Eleonora è diventata prima ballerina a 23 anni ma la nomina ad ètoile tanto attesa tardava ad arrivare. E allora ecco le esperienze di cinema con Ficarra e Picone, gli incontri con Baglioni e Vasco Rossi, la partecipazione come ospite al Festival di Sanremo. 

Etoile dell' Opèra poi lo è diventata, punto di arrivo di un lavoro durato 30 anni coronato da una commovente serata d' addio. In un cerchio che nel docufilm si chiude con la figlia Julia, anche lei ballerina in erba, che interpreta la madre da ragazzina sulle note del pianoforte suonato da Dardust. ''Faccio la forte ma alla fine non lo sono'', ha ammesso Eleonora Abbagnato asciugandosi una lacrima al termine della proiezione. 

''L' idea di questo lavoro - ha detto il regista Irish Braschi - era raccontare il sogno della bambina che ha raggiunto l' Olimpo della danza. Nessun sogno è impossibile quando c' è questo fuoco''. 

fonte: (Luciano Fioramonti) Redazione ANSA  www.ansa.it  RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA - Tutti i diritti riservati

Mostre: al Museo del Tessuto a Prato "Walter Albini. Il talento, lo stilista" dal 23 marzo - 22 settembre 2024

Dal 23 marzo al 22 settembre 2024, la Fondazione Museo del Tessuto celebra lo stilista Walter Albini con una grande mostra curata da Daniela Degl’Innocenti ed Enrica Morini

Walter Albini. Il talento, lo stilista” vuole offrire una rilettura di tutto il percorso professionale di un protagonista della moda italiana tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta, nata da un lungo lavoro di ricerca condotto dalle curatrici allo scopo di delineare un ritratto dello stilista, per molti quasi sconosciuto.

Per la prima volta la mostra affianca a materiali grafici – disegni, bozzetti, schizzi, fotografie, riviste di moda e documenti d’archivio – moltissimi abiti, accessori e tessuti spesso inediti e mai esposti, permettendo così di ricostruire l’intera storia creativa di Albini, dalle prime esperienze come illustratore e disegnatore di moda alle ultime collezioni degli anni Ottanta.

Punto di partenza per la realizzazione del progetto è stata la Collezione Walter Albini del Museo del Tessuto, acquisita grazie a una cospicua donazione di Paolo Rinaldi, collaboratore di Albini, pervenuta tra il 2014 e il 2016: un patrimonio che comprende oltre 1.700 oggetti tra bijou, bozzetti, disegni, fotografie, documenti, libri, abiti e tessuti appartenuti allo stilista, che documentano gli interessi, la creatività e la grande capacità progettuale dello stilista.

Arricchiscono il progetto espositivo anche importanti prestiti provenienti da istituzioni pubbliche come il Centro Studi e Archivio della Comunicazione (CSAC) dell’Università di Parma e Palazzo Morando | Costume Moda Immagine di Milano, e dai prestatori privati: Archivio A.N.G.E.L.O., Archivio Nicoletta Canu, Collezione Carla Sozzani – Fondazione Sozzani, Collezione Doris Beretta, Collezione Enrico Quinto e Paolo Tinarelli, Collezione Francesco Campidori, Collezione Ilaria De Santis, Collezione Massimo Cantini Parrini, Collezione Simona Morini, Collezione Tiziana Vintageafropicks, Collezione Vito De Serio, Madame Pauline Vintage Archivio.

Tra i celebri fotografi che hanno dato accesso ai loro archivi per la mostra e il catalogo si ricordano Maria Vittoria Backhaus, Archivio Alfa Castaldi, Archivio Ballo&Ballo, Fiorenzo Niccoli, Franco Bottino – Archivio Storico Fondazione Fiera Milano, Fondazione Gian Paolo Barbieri, Aldo Liverani.

Fondamentale per l’attività di ricerca è stata la collaborazione con l’Archivio storico Camera Nazionale della Moda Italiana conservato presso l’Università Bocconi di Milano oltre all’importante patrimonio documentario su Walter Albini conservato presso lo CSAC di Parma.

Una grande mostra che attraverso più di 300 oggetti – molti dei quali inediti – tra disegni, fotografie, bijou, tessuti e abiti, racconta oltre un ventennio di produzione di un pioniere assoluto del Made in Italy: stilista, padre nobile del prêt-à-porter e del total look.

La mostra si snoda in tutti gli spazi del museo – su una superficie di oltre 1.000 metri quadrati – e, parallelamente alla carriera da stilista, approfondisce anche altri aspetti dell’estro creativo di Albini, come la passione per il teatro, per il cinema e per il design di interni.

Nella sala delle collezioni storiche al piano terra saranno ripercorsi gli anni della formazione, dagli esordi come disegnatore per riviste di settore alle collezioni unitarie, passando per le collaborazioni con Baldini, Krizia, Billy Ballo, Cadette, Paola Signorini, Princess Luciana, Glans, Annaspina, Cole of California, Ideacomo, Montedoro, Diamant’s, Misterfox, Sportfox, Basile, Callaghan, Escargot (dal 1959 al 1972).

Al piano superiore, le creazioni a marchio WA presentate a Londra, Venezia e Roma tra il 1973 e il 1974, e capi della seconda linea Misterfox.

Infine, nell’ultima sala espositiva del primo piano, trovano spazio gli anni da 1975 al 1983 con l’Alta Moda, le collezioni realizzate in collaborazione con Trell, Mario Ferrari, Lanerossi e Lane Grawitz.

La figura di Walter Albini è stata oggetto di una ricerca puntuale e di uno studio interdisciplinare che hanno potuto avvalersi di documenti archivistici inediti, utili a ricondurla nella cultura del suo tempo – sottolinea Daniela Degl’Innocenti, co-curatrice della mostra. La formazione giovanile di Albini, unita a un eccezionale talento naturale, lo vedono protagonista di quella progettualità che, in parallelo allo specializzarsi dell’industria, gli ha permesso di tracciare le linee guida del prêt-à-porter italiano e di costruire, con l’esperienza, l’immagine dello stilista. Oltre ogni mito, il suo percorso professionale segue i tempi della sua ricerca personale.

Studiare di nuovo Walter Albini dopo quarant’anni è stata un’opportunità straordinaria, di cui sono grata al Museo del Tessuto – dichiara Enrica Morini, co-curatrice della mostra. È stata l’occasione per capire le complessità di un autentico creatore di moda che ha vissuto l’entusiasmo, le fragilità e le contraddizioni di un sistema che sarebbe diventato il Made in Italy, ma che all’epoca stava nascendo e cercando la propria identità. Le risposte sono venute da un approfondito (e lungo) lavoro di ricerca in cui sono stati coinvolti studiosi di diverse specializzazioni che ringrazio per l’impegno, ma soprattutto per la passione con cui hanno affrontato il lavoro del grande stilista.

Walter Albini. Il talento, lo stilista” la cui importanza è attestata dal patrocinio della Camera Nazionale della Moda Italiana, si completa con un ricco catalogo edito da Skira, curato da Daniela Degl’Innocenti e Enrica Morini e corredato da contributi che ricostruiscono le sfaccettature della figura di Albini. 

Accanto ai saggi delle curatrici Daniela Degl’Innocenti, storica del tessuto, conservatrice del Museo del Tessuto e Enrica Morini storica della moda, docente all’Università IULM di Milano, il volume raccoglie gli interventi di Paolo Volontè, sociologo, professore associato al Politecnico di Milano; Antonio Mancinelli, giornalista professionista e docente universitario; Margherita Rosina, storica del tessuto e curatrice; Bianca Cappello, storica del gioiello, docente e curatrice di mostre; Samuele Magri, storico della moda e docente universitario; Lucia Miodini, responsabile Sezione Media e Moda, CSAC, Università degli Studi di Parma; Alberto Zanoletti, giornalista di moda e design, docente di Styling alla Naba Nuova Accademia di Belle Arti di Milano e Roma; Elena Gipponi, ricercatrice in Cinema, Fotografia e Televisione all’Università IULM di Milano; Valentina Garavaglia, storica del teatro e dello spettacolo, professore ordinario presso Università IULM di Milano. Conclude il volume un’appendice documentaria sulle società che hanno interessato il percorso professionale dello stilista, curata da Michela Taloni, ricercatrice in ambito storico.

Hashtag:    #WalterAlbiniMdT

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fonte articolo e foto: www.museodeltessuto.it