Questo blog è un aggregatore di notizie, nasce per info e news dall'Italia e dal mondo, per la Danza, Teatro, Cinema, Fashion, Tecnologia, Musica, Fotografia, Libri, Eventi d'Arte, Sport, Diritti civili e molto altro. Ogni articolo riporterà SEMPRE la fonte delle news nel rispetto degli autori e del copyright. Le rubriche "Ritratto d'artista" e "Recensioni" sono scritte e curate da ©Lisa Del Greco Sorrentino, autrice di questo blog
sabato 3 luglio 2010
Lgbt, Spot gay in Inghilterra per la Lloyds TSB
Nella sua recente campagna pubblicitaria, la Lloyds TSB ha deciso di inserire anche una coppia omosessuale, portando una ventata di novità e di assoluta integrazione con la comunità lgbt. La coppia gay è disegnata accanto ad un’altissima pila barattoli di vernice, rulli e carta da parati, e riporta la scritta: “Possiamo aiutarvi a risparmiare per trasformare la vostra abitazione nella casa dei tuoi sogni”. Un’iniziativa davvero carina quella di questa banca, che è stata definita una delle banche inglesi più gay friendly, e che ha capito che puntare sulle coppie omosessuali è ormai effettivamente molto remunerativo.
Ben Summerskill è l’amministratore delegato dell’associazione Stonewall, e si è detto piuttosto soddisfatto di questa nuova campagna pubblicitaria gay.
“Finalmente abbiamo la prova che sia le coppie lesbiche che quelle coppie gay si aspettano di trovare un buono riscontro nel marketing commerciale e pubblicitario. Ci ritroviamo pienamente nella visione della Lloyds TSB e questi annunci ci rispecchiano pienamente”, ha detto Summerskill.
La stessa banca fece parte della lista delle aziende più gay friendly nel 2009, ed ancora una volta si è distinta per una mentalità molto aperta nei confronti della comunità Lgbt.
fonte gayprider
Libri Lgbt, Frammenti di un discorso amoroso [1977] recensione di Giovanni Dall'Orto
Roland Barthes (1915-1980) è uno di quegli autori che o si amano o si detestano.
Ed io non appartengfo a coloro che lo amano.
A mio parere la sua compiaciuta oscurità non nasconde, come sostengono i suoi fans, una profondità particolare, ma l'esatto contrario: l'assenza d'una profondità che sia capace, oltre che d'autocompiacersi di se stessa, anche di dialogare con la sua contemporaneità nel linguaggio stesso della contemporaneità.
Nella pretesa di Barthes d'inventare un linguaggio nuovo che tutto il resto della società avrebbe dovuto imparare da lui, nonché nel suo atteggiamento da "guru alla moda" trovo quel tanto di ciarlatanesco che è tipico di qualunque guru, laico o religioso che sia.
In più, per qualcuno che ha preteso in vita d'essere maestro (anzi, Maestro) d'amore per gli altri, pesa il limite d'aver sempre vissuto la propria omosessualità come colpa segreta, da vivere di nascosto, lontano dagli occhi dei discepoli osannanti... e del Potere (accademico, culturale, letterario) da cui dipendeva il suo concretissimo benessere economico.
Ma che Maestro è quello che non è capace di dire o dare nulla di nuovo su un argomento tanto cruciale nel reticolo dei discorsi d'amore quanto l'omosessualità?
Forse un "maestro" che sa di stare bluffando, e d'essere alla fin fine un conferenziere salottiero. Che si limita a confermare i punti di vista e i preconcetti che il pubblico aveva già al momento d'entrare nella sala, ma confezionandoglieli in modo più elegante e prestigioso, in modo che tutti, all'uscita, si sentano molto "colti" e molto "filosofici". Da qui gli entusiasmi dei lettori che dicono, dope aver letto questo libro, "Ma è proprio come scrive lui!".
Di fronte a tanto reboare di Filosofia e Semiologia e Psicoanalisi, le testimonianze postume ci raccontano tutte una storia ben diversa, quella d'un Barthes che "batte", cercando di non farsi riconoscere (lui che la fama l'inseguiva), i cessi parigini alla ricerca di marchette extracomunitarie... E se tutta la filosofia contenuta nelle sue opere sull'Amore serviva per arrivare a questo, allora...
Se almeno Barthes avesse analizzato la contraddizione che generava nella sua vita la sua condizione umana di omosessuale, o la sua condizione di anziano respinto dal "mercato del sesso" giovanilistico gay, avrebbe potuto dire qualcosa di nuovo, e forse anche di rilevante. Ma questa è esattamente la scelta che egli non fece.
Questo Frammenti di un discorso amoroso ha avuto un successo strepitoso negli anni Settanta, al punto che non era quasi possibile una conversazione minimamente colta (specie in ambienti "di sinistra") senza trovarselo citato ad ogni piè sospinto.
Forse la mia antipatia per Barthes è nata da qui, dall'essere stato costretto a leggere come una specie di bibbia dell'amore un libro che stringi stringi era un'antologia d'aforismi di letterati, filosofi e (in dosi massicce) psicoanalisti alla moda, legati da aforismi di Barthes stesso, il tutto infilato come sfilza di voci in ordine alfabetico: "abbraccio", "abito", "adorabile" "affermazione", "alterazione", "angoscia", "annullamento", "appagamento", "ascesi", "assenza"...
Le "spiegazioni" sono di questo tipo:
"INDUZIONE. L'essere amato è desiderato perché un altro o degli altri hanno segnalato al soggetto che esso è desiderabile: per quanto speciale esso sia, il desiderio amoroso viene scoperto per induzione" (p. 112).
Chiaro, no?
In effetti il tono del volume è sempre quello del filosofo che riflette su filosofi (e psicoanalisti, da Freud a Lacan, la cui inopportuna presenza è debordante), cosicché la vita reale coi suoi problemi (e le sue gioie!) non "sporca" mai queste pagine. Non c'è mai l'amore, in queste pagine sull'amore. Si parla non della realtà, ma di quel che i letterati e gli psicoanalisti chiamano con questo nome.
Se a voi piace, il genere è questo: buona lettura. A me però non piace, come è palese fin dalla prima riga di questa recensione.
E l'omosessualità? L'omosessualità qui fa la figura della vecchia fata che ci si è dimenticati d'invitare al battesimo della Bella Addormentata: ci si accorge che manca da questo vortice di frammenti e citazioni solo se qualcuno si chiede dove sia mai, quando cioè è ormai troppo tardi per rimediare alla gaffe. Ed è un silenzio assordante, che rivela il limite dell'autocensura di questo autore.
Certo, mi rendo conto del fatto che se questo libro fosse stato intitolato "Antologia commentata di citazioni di filosofi e psicoanalisti sul tema dell'amore" sarebbe stata più veritiero, però non sarebbe mai diventato un best-seller. Anche il marketing vuole la sua parte...
E mi rendo conto pure del fatto che forse per chi leggerà Barthes oggi, a un quarto di secolo dalla sua morte, sarà possibile giudicarlo solo sulla base del testo stesso, senza l'interferenza fastidiosissima della sua figura mondana di guru tuttologo (se fosse vivo oggi, Barthes sarebbe il tipico intellettuale da "Maurizio Costanzo show").
Ma anche con questi "caveat", non me la sento di suggerire la lettura di quest'opera se non a chi abbia una particolare affinità per lo Strutturalismo francese degli anni Settanta o per la "Queer theory" (che ne deriva), ed è appassionato del "frammento, che tutto evoca e disperde" (come promette la quarta di copertina dell'opera).
fonte culturagay
venerdì 2 luglio 2010
Lgbt, Roma Pride: "Uno spot ironico Assurda la divisione sull'evento"
Il coordinamento per il corteo di sabato - DìGayProject, Arcigay Roma, Gaylib Roma e Azionetrans - ribatte punto per punto alle contestazioni delle realtà glbtqi che si dissociano dalla manifestazione
Il testo del comunicato con cui il comitato organizzatore del Gay Pride di Roma risponde alle polemiche sollevate dal fronte dei 'fuoriusciti': una cinquantina di realtà omosex di Roma che non si riconosco nell'evento.
"Noi difendiamo il Pride da chi vuole svuotarlo e chi fa polemiche assurde dicendo che non ci sarà spaccando il movimento.
COORDINAMENTO PRIDE: Per la prima volta il Roma Pride è organizzato da un coordinamento e non da una sola associazione. Si è voluto proporre, nella Capitale, quindi, un modello organizzativo che richiami quello degli altri Pride in Italia e nel mondo. In nessun’altra città italiana o del mondo il Pride viene gestito e organizzato da una sola organizzazione come è avvenuto a Roma fino ad oggi. Il coordinamento Pride vuole essere anche un luogo di discussione e confronto politico, dove i temi che interessano alla comunità lesbica, gay e trans vengono affrontati da associazioni, movimenti, singoli, in modo trasparente e durante tutto il corso dell’anno, per proporre un modello unitario e condiviso di iniziativa.
LO SPOT: Si tratta di uno spot ironico giocato sugli stereotipi e sui pregiudizi più comuni. Uno spot che vuole dare in modo semplice anche un messaggio contro l’omologazione. L’immagine del ragazzo gay che guarda quasi annichilito la televisione e che non ricorda l’appuntamento del Pride, fino a quando un personaggio amatissimo dalla comunità gay non glielo ricorda, vuole ‘scuotere le coscienze’ e parlare proprio ai milioni di omosessuali e transessuali italiani che non ci ‘mettono la faccia’. Sono stati molti i contributi video realizzati spontaneamente nella rete con i messaggi più vari, alimentando una forma di comunicazione ‘virale’ che ha usato i social network e la partecipazione diretta di tutti.
LA DATA DEL PRIDE: Nell’assemblea del movimento lgbt di novembre 2009 si era deciso che il Pride di Roma si sarebbe tenuto dopo il Pride nazionale di Napoli del 26 giugno, proprio per favorire la mobilitazione alla manifestazione nazionale in una città che dista appena 200 Km dalla Capitale. Al contrario, nell’assemblea del movimento lgbt di febbraio 2010 la presidente del Mario Mieli comunicò in modo unilaterale lo spostamento della data al 12 giugno, anticipando il Pride di Roma rispetto a quello nazionale di Napoli. Si è scelto, al contrario, di tenere fede agli impegni presi in precedenza, soprattutto per dare maggior rilievo al Pride Nazionale di Napoli .
IL PERCORSO: Il Pride attraversa il centro di Roma, da piazzale dei Partigiani fino a piazza Venezia. Un Pride che attraversa il cuore della città, si chiude in un luogo che simbolicamente ‘tocca’ le Istituzioni (Palazzo Chigi, Quirinale, Parlamento) e che, per la prima volta, passa accanto alla Gay Street.
UN PRIDE CHE NON INSEGUE LA POLITICA MA VUOLE DETTARE L’AGENDA: Si è scelto di non inseguire più la politica. Il Pride è un simbolo di visibilità e rivendicazione di diritti a cui la politica aderisce impegnandosi concretamente. Così hanno fatto Nichi Vendola, Paola Concia e Vladimir Luxuria. Da Luxuria sono venute anche parole sagge contro l’assurda divisione che si è voluta creare attorno a questo Pride, proprio in un momento in cui bisogna rispondere con efficacia all’omofobia e alla transfobia.
LO SLOGAN E LE DECISIONI: Il Roma Pride 2010 è stato organizzato in modo aperto, trasparente e unitario. Tutte le decisioni sono state prese all’interno di assemblee pubbliche aperte a chiunque, associazioni e singoli. Mentre negli anni precedenti le riunioni del coordinamento erano state al massimo tre, questa volta ci sono stati incontri settimanali, oltre a innumerevoli riunioni dei singoli gruppi di lavoro. In nessun caso si è fatto ricorso alla psicoterapia, accusa che ha del ridicolo. Sono state prese in considerazione le opinioni e i contributi di persone e associazioni provenienti da tutta Italia e anche dall’estero: le bozze del documento politico, ad esempio, sono state fatte circolare con ampio anticipo tramite Facebook e mailing list, in modo che tutti potessero fare commenti e dare suggerimenti.
LE RIVENDICAZIONI: Lo slogan del Roma Pride 2010, ‘Ogni bacio una rivoluzione’, sottolinea una scelta di contenuto forte, già abbracciata in passato da altri movimenti europei e latino americani Come dimostra il manifesto politico, non si abbandonano le rivendicazioni del movimento: uguaglianza, la laicità e libertà. Si è scelto di porre l’accento sul fatto che in questi mesi hanno scatenato violenza proprio le manifestazioni di omo- e trans-affettivà. Prova ne sono le innumerevoli aggressioni venute alla luce negli ultimi tempi ai danni di chi si era soltanto abbracciato, baciato o preso per mano.
LA TRASPARENZA: Per la prima volta il bilancio del Pride verrà reso pubblico, con una chiara indicazione delle entrate e delle uscite. Non ci sarà alcun party ufficiale, ma una settimana di eventi che contribuiscono a finanziare la manifestazione. Le casse di questo Pride non hanno fatto ricorso a finanziamenti pubblici come successo negli anni scorsi. Si è aperto una forma di finanziamento diffuso: chiunque ha potuto contribuire acquistando dei ticket di donazione.
LE ADESIONI: Al Roma Pride hanno aderito tutte le principali realtà del movimento lgbt, mentre le adesioni al documento ‘Noi non ci saremo’ risultano essere circa 20, di cui molte espressioni di serate in discoteca o di sigle appena costituite.
AL NAPOLI PRIDE: Al Pride nazionale di Napoli c’era anche il Roma Pride, che è intervenuto dal palco con il suo portavoce, ha organizzato la partecipazione e ha sostenuto con forza l’evento nazionale dell’orgoglio omosessuale e transessual".
fonte roma.repubblica.it
Questo lo spot del Roma Pride, che ha diviso alcune associazioni
Questo invece lo spot che promuoveva il gay pride a Napoli dello scorso 26 Giugno,
molto apprezzato dalla comunità glbtqi, a differenza di quello pensato per Roma,
voi cosa ne pensate?..
Cinema, Matthew McConaughey ha incontrato le fans a Milano
Il bell’attore texano Matthew McConaughey, è stato a Milano il 18 giugno, in occasione della sfilata e delle celebrazioni per il 20esimo Anniversario di Dolce&Gabbana Uomo. McConaughey in quell’occasione ha visitato la Rinascente di Piazza Duomo dove ha incontrato i suoi fans e ha firmato autografi. Ragazze accampate all’ingresso, perchè un’occasione così non capita di certo tutti i giorni! Ma scopriamo qualcosa in più su questo appuntamento.
Ma ora parliamo un po’ di lui, Matthew McConaughey, eletto più di una volta, “uomo più sexy dell’anno” e attore noto soprattutto per i suoi ruoli in “La vita è un sogno”, “Non aprite quella porta 4″, “Il momento di uccidere”, o ancora in “A casa con i suoi” assieme a Sarah Jessica Parker.
Biondo e con un fisico statuario, è considerato da molti come il nuovo Paul Newman, per via del suo fascino. In amore è un inguaribile latin lover e pensate che è stato legato a donne di straordinaria bellezza e carisma, come con l’attrice Sandra Bullock, Ashley Judd, Salli Richardson e Penélope Cruz.
Attualmente è legato alla modella brasiliana Camila Alves dalla quale ha avuto due figli.
L’attore è anche testimonial della campagna pubblicitaria della fragranza Dolce & Gabbana The One for Men realizzata dal fotografo Jean Baptiste Mondino.
fonte pourfemme
Life Libri, Donne singles: come (e dove) trovare l’amore
Decisamente più facile a dirsi che a farsi. Se non vivete a New York , non avete amiche spassose e divertenti, non siete costantemente corteggiate da uomini bellissimi e ricchissimi e non vi potete permettere (da sole) montagne di Manolo Blahnik e Louboutin, la singletudine può rivelarsi decisamente poco divertente! Ma come fare a trovare a trovare l’uomo perfetto? Per prima cosa molte donne sono convinte che l’amore deve capire: ok, bisogna essere un po’ fatalisti nella vita, ma contando che negli ultimi mesi gli unici contatti maschili che avete avuto sono stati quelli con i vostri colleghi (sposati e decisamente poco attraenti), con il fornaio (di 80 anni) e il vostro gatto, forse sarebbe il caso di darvi una mossa e uscire!
A questo proposito c’è un libro molto interessante che si intitola “Uomini!” scritto da Isabel Losada (Feltrinelli) con pratici consigli su come incontrare l’anima gemella.
«Il problema non è trovare un uomo con cui fare sesso. Il problema è trovare un uomo con cui sia bello cenare. Uno con cui, quando lo si conosce, si vorrebbe uscire a cena e che, dopo essere usciti, si vorrebbe rivedere».
Eggià…facile a dirsi! M quali sono i posti migliori per incontrare un uomo. Prima di tutto provate a puntare sui corsi. Chiaramente sarà un po’ difficile trovare l’anima gemella al corso di danza contemporanea, ma magari provate a frequentare qualche degustazione di vini o lezioni di bricolage, per non parlare di sport come le immersioni o la vela.
Secondo punto: abbassate le pretese. Noi donne siamo maestre in questo e sappiamo mandare al diavolo un uomo solo perché il colore della sua camicia non era perfettamente abbinato a quello del maglione.
«Ma, in effetti, se pensate alle vostre storie quanti hanno soddisfatto questi criteri? L’ultimo che ho conosciuto e al quale ho voluto molto bene aveva lasciato la scuola a quindici anni e un mio precedente fidanzato era calvo. Eppure non sceglierei mai un calvo da una fotografia», sottolinea Isabel Losada.
Evitate infine agenzie matrimoniali o siti di incontri: spesso la delusione è in agguato. Molto meglio una storia che inizia con prospettive reali ma soprattutto “in carne ed ossa”!
fonte Style
Lgbt, Nasce ArciEtero
Nasce Arcietero, l’associazione di eterogenei dalla parte degli omosessuali. Arcietero permette anche agli etero di supportare la causa omosessuale come accade con qualsiasi altra minoranza, dai neri alle tartarughe dell’Illinois.
Ovvero: molte persone combattono contro la pena di morte. Anche se non sono mai morte. Al contrario, i gay spesso combattono e sono rappresentati solo da loro stessi. Siamo noi eterosessuali a non essere abbastanza emancipati da capire che spetta a noi chiedere più diritti per gli omosessuali. Così come gli uomini si sono battuti per dare il diritto di voto alle donne e chi ha un lavoro manifesta al fianco di chi non ce l’ha e chi ha una casa sfila in corteo accanto ai terremotati dell’Aquila.
fonte lucabecattini.it
Lgbt, Russia: manifestanti gay bloccati dalla polizia
La polizia russa ha bloccato diversi attivisti lgbt nel giardino pubblico davanti al Museo dell’Ermitage a San Pietroburgo durante una manifestazione per i diritti lgbt. Una trentina di attivisti gay si erano dati appuntamento per un raduno, hanno sventolato i loro striscioni gridando: “L’omofobia è la vergogna del Paese” e “Diritti uguali per tutti”, ma il raduno degli attivisti lgbt è stato interrotto dall’arrivo della polizia antisommossa e sei dei manifestanti gay hanno opposto resistenza alle forze dell’ordine.
Sebbene il raduno non fosse stato annunciato precedentemente, temendo un “no” sicuro da parte delle autorità, i giornalisti erano tutti presenti grazie ad una soffiata. I diritti dei gay in Russia non sono osservati completamente e non è un caso se la polizia russa è spesso violenta contro i manifestanti. L’omofobia è tutt’oggi molto diffusa nello stato, sebbene l’omosessualità sia stata legalizzata nel 1993 e lo stato abbia cessato di definirla malattia mentale nel 1999.
È stato un vero e proprio scandalo che la polizia ci abbia fermato senza darci la possibilità di manifestare sulla violazione dei nostri diritti – ha dichiarato il leader del movimento per i diritti lgbt della Russia, Nikolai Alexeyev, dopo il raduno.
Il grande meeting nel giardino pubblico dell’Ermitage non è stato ben accolto dai visitatori del museo, uno tra le strutture più antiche al mondo, fondato nel 1764 da Catherine la Grande che per secoli ospito le famiglie degli zar.
“Tutti quanti hanno il diritto di proteggere i propri diritti nel caso in cui vi siano delle violazioni messe in atto dallo stato e dalle istituzioni - ha dichiarato Igor Bazilyevevsky, un turista – allo stesso tempo ci sono altri gruppi i cui diritti sono violati, come ad esempio gli ebrei o gli armeni, ma loro non vanno ai raduni!
Un’altra passante ha dichiarato che non avrebbe voluto vedere queste persone lì, perché lei era andata al museo per vedere delle mostre e non per assistere a quella “rappresentanza d’idioti”; per questo commento si spererebbe che la turista si riferisse al comportamento dei poliziotti, ma in realtà era contro la comunità lgbt, dopotutto esprimere il proprio disgusto e disprezzo nei confronti dell’omosessualità è molto usuale nella società russa. Tanto è vero che lo stesso sindaco di Mosca, Yury Luzhkov ha definito che i gay rappresenterebbero il diavolo.
Nel mese di maggio scorso gli attivisti lgbt sono riusciti a celebrare il Gay Pride 2010 nonostante l’ennesimo impedimento da parte delle istituzioni nazionali.
fonte e foto Advocate.com
giovedì 1 luglio 2010
Lgbt, Pisa, Sindaco indossa fascia arcobaleno e issa bandiera gay per campagna contro omofobia e transfobia
Si è svolta in questi giorni a Pisa la presentazione della campagna contro l'omofobia regalata al Comune dal portale Gay.it, il principale quotidiano rivolto al pubblico omosessuale, che proprio in quella città ha la sua sede.
Alla conferenza stampa erano presenti oltre al Sindaco Marco Filippeschi, anche Marilù Chiofalo, Assessore alle Pari Opportunità, Titina Maccioni, presidente del Consiglio Comunale, Alessio De Giorgi, presidente del portale Gay.it, Regina Satariano, leader del movimento transessuale, Marco Michelucci, presidente di Arcigay Pisa, Cinzia Bucchioni, presidentessa di Arcilesbica Pisa, Marco Buzzetti, presidente di Agedo Toscana.
Nel giorno dell'orgoglio gay, che si celebra in tutto il mondo ogni 28 giugno, il Sindaco Filippeschi ha indossato una fascia arcobaleno - simbolo proprio dell'orgoglio gay in tutto il mondo - al posto di quella tricolore e ha ricordato i moti di Stonewall, quando i clienti di un bar gay di New York si ribellarono all'ennesimo raid ingiustificato delle forze dell'ordine, e ha spiegato come «il diverso orientamento sessuale è un dono e non uno stigma». "Omofobia vituperio delle genti" è lo slogan scelto per i manifesti e le cartoline che saranno distribuite in tutto il territorio pisano. Parafrasando la terzina dell'Inferno in cui Dante aveva definito la città di Pisa come "vituperio", il Sindaco ha ricordato come proprio la città da lui amministrata sia da sempre la sede ideale per la rivendicazione dei diritti lgbt: da città dove si svolse il primo Gay Pride italiano nel 1979 al primo Comune ad aver adottato nel 1999 il registro delle Unioni Civili. «In questa città - ha detto Filippeschi - abbiamo aperto strade che poi sono state di esempio per molti altri Comuni».
«Non è un caso che sia proprio Pisa il primo Comune ad adottare una simile iniziativa - ha dichiarato Alessio De Giorgi -. Qua c'è una tradizione consolidata in cui i diritti lgbt vengono tutelati con atti simbolici ma che poi si traducono in gesti concreti, silenziosi e meno mediatici».
Il Sindaco si è poi diretto al vicino Ponte di Mezzo issando, primo caso in Italia, la bandiera arcobaleno sul pennone della città tra una folla di gay e lesbiche, turisti e semplici curiosi.
«L'accoglienza affettuosa del sindaco di Napoli allo scorso Pride, un altro sindaco, quello di Pisa, fa un gesto dal forte valore simbolico: issare sul pennone la bandiera rainbow simbolo della rivendicazione dei diritti e della dignità delle persone gay, lesbiche e trans». Lo ha detto Vladimir Luxuria in una nota. «Questo significa che ad occuparsi delle nostre questioni deve essere tutta la città, solo quando le nostre rivendicazioni non saranno più appannaggio del nostro movimento ma se ne faranno carico tutte le istituzioni vorrà dire che si riuscirà finalmente ad ottenere qualcosa di concreto».
Ivan Scalfarotto, Vice Presidente del PD ha affermato che «Il Sindaco di Napoli in prima fila al Gay Pride di Napoli e il Sindaco di Pisa che issa la bandiera gay sul pennone del Ponte di mezzo sono il segno che le cose stanno rapidamente cambiando, nel Partito Democratico e in Italia in generale». «Come democratico e come cittadino voglio esprimere la mia piu' sincera gratitudine a Rosa Russo Jervolino e a Marco Filippeschi per aver dato un segno di presenza così forte a nome della parte migliore del nostro Paese - ha concluso - e averci per un giorno fatto sentire a pieno titolo cittadini europei».
Il presidente di Arcigay Paolo Patanè afferma che «I sindaci con la fascia arcobaleno sono la realizzazione che la rappresentanza istituzionale, al di là del credo politico, riguarda tutti i cittadini compresi omosessuali, lesbiche e transessuali e sono una risposta chiara e netta alla violenza omofoba, alla discriminazione e alla negazione pervicace del Parlamento di diritti alla comunità omosessuale italiana. Speriamo che altri Municipi realizzino iniziative come quella di Filippeschi di oggi: i sindaci con fascia arcobaleno ci avvicinano all’Europa».
fonte gay.it
Clicca sul manifesto per ingrandire
Cinema, Anticipazioni da Cannes: Bridget Jones diventa un musical
Il diario di Bridget Jones ha già avuto, fino ad oggi due vite: quella cartacea dei libri bestseller di Helen Fielding e quella di celluloide dei due fortunatissimi film interpretati dalla simpatica e cicciottella (solo per il ruolo) Renee Zellweger. Ma ora la storia della single inglese sui trent'anni in cerca di marito e di una linea più snella diventa un musical che farà furore nei teatri londinesi. Sembra, addirittura, che la stessa autrice dei romanzi collaborerà non solo allo script dello show teatrale ma anche alla scrittura delle canzoni. bridget.jpg Unica nota stonata, è il caso di dirlo, il rifiuto della Zellweger di tornare ad indossare le minigonne di Bridget, aspirante giornalista grandi forme capace di far girare la testa, col suo candore e il sex appeal innato, al donnaiolo Hugh Grant e allo scapolone Colin Firth. La Zellweger, forse, si sarà stufata di ingrassare e dimagrire a comando ma la perdita del volto cinematografico della Jones è sicuramente un brutto colpo per la produzione che avrà il compito non facile di trovare un'altra interprete all'altezza dell'originale.
fonte filmzone
Spot Lgbt, Un puma gay (censurato) per la Orangina.
Un puma gay, che utilizza la famosa bibita francese, come lozione dopo barba. Alla fine della pubblicità, un ragazzo lo saluta. Una pubblicità che, secondo l’agenzia che l’ha realizzata, è stata giudicata troppo forte, e per questo non sarà trasmessa.
Forte? Davvero strano che i francesi l’abbiano censurata.
fonte river-blog
Quella pazza idea di andare in pensione
Le donne in pensione a 65 anniL’Unione Europea ci invia un secondo richiamo: l’Italia deve parificare l’età della pensione per gli uomini e per le donne che lavorano nella Pubblica Amministrazione. Attualmente è di 65 anni per gli uomini e di 60 per le donne.
La questione viene dibattuta a senso unico: equiparare equivale a innalzare a 65 anche per le donne l’etè della pensione.
Siamo sicuri che sia una buona idea? (Domanda retorica).
In un paese in cui aumenta drammaticamente la disoccupazione – tanto da doverla considerare come elemento costitutivo del sistema economico finanziario/capitalista -; dove i giovani non trovano impiego, né precario né tantomeno stabile, fin oltre i trentanni; in cui si registrano picchi di invecchiamento nella porzione di popolazione attiva nelle fabbriche e negli uffici; dove il ricambio generazionale è una chimera che ti fa invecchiare a forza di discuterne e ti ritrovi cinquantenne senza averlo mai avvistato, è corretto proporre di aumentare la permanenza delle donne al lavoro?
O non sarebbe meglio, partendo proprio dalla Pubblica Amministrazione, andare nella direzione opposta, equiparando sì l’età della pensione per uomini e donne, e diminuendola complessivamente a 60 anni?
Quante possibilità si aprirebbero per lo Stato! Stabilizzazione dei precari, fine delle politiche di esternalizzazione dei servizi, riqualificazione e snellimento della burocrazia italiana, nuove energie, nuove idee.
I conti dell’INPS sono in attivo. Ce lo potremmo permettere, con qualche accorgimento. E faremmo un passo in avanti, basato sull’innovazione, verso il superamento della crisi economica.
Una buona, pazza idea quella di andare prima in pensione.
Verrà anche solo valutata, presa in considerazione? No. Si ragiona solo per sottrazione, tanto a destra, quanto a sinistra, nei partiti e nei sindacati, da decenni in posizione di difesa di diritti sempre più fragili e inconsistenti.
fonte puta.it
Salute, Le infezioni trasmettibili sessualmente non riguardano solo il mondo gay e lgbt
Gli studi scientificidi analisi sulle infezioni e malattie sessualmente trasmissibili sono all’ordine del giorno e spesso il concetto di malattie e infezioni sessualmente trasmissibili vanno a braccetto con la comunità lgbt, in particolar modo con i gay. È importante tener presente che l’uso delle precauzioni è sempre necessario per prevenire un contagio sessuale di qualsiasi natura, ma i gruppi a rischio non sono solo e sempre i gay.
Uno studio condotto sulle avventure sessuali di coppie scambiste in Olanda ha rivelato che le persone oltre i quarantacinque anni sono maggiormente a rischio nel contrarre malattie e soprattutto infezioni sessualmente trasmissibili, rispetto ai ragazzi tra i venti o trenta anni o i gay come si è sempre sostenuto finora. Basti pensare alle ricerche che riguardano le malattie sessualmente trasmissibili.
Oggi sono molte le persone che fanno parte della comunità o gruppo degli scambisti, ossia una coppia etero che regolarmente scambia il proprio partner durante degli incontri organizzati in dei club e si concede anche al sesso di gruppo.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Sexually Transmitted Infections, ha rivelato che i pazienti che si sono curati presso tre cliniche olandesi hanno un alto grado d’infezioni sessualmente trasmissibili rispetto a giovani ragazzi etero o rispetto agli uomini gay considerati, questi ultimi, i più a rischio alle infezioni sessualmente trasmissibili.
Il non sapere di essere fortemente a rischio potrebbe trasformarli da ricevitori a trasmettitori d’infezioni sessualmente trasmissibili ad intere popolazioni, giacché gran parte di loro non pensa minimamente di essere a rischio.
I ricercatori hanno studiato quasi nove mila casi di pazienti che sono stati curati tra il 2007 e il 2008 per infezioni trasmesse in seguito a rapporti sessuali.
L’uso del preservativo è molto importante, essendo l’unico strumento che permette di vivere intensamente e serenamente il rapporto sessuale con il proprio partner.
Il problema degli scambisti e dei rapporti sessuali a rischio, non protetti, era già stato segnalato proprio qualche mese fa, durante un servizio delle Iene. Nel servizio condotto in un vero e proprio villaggio per scambisti e naturalisti, le coppie si scambiavano e avevano rapporti sessuali con altre coppie in maniera del tutto automatica ma soprattutto senza mai usare i preservativi.
È importante, pertanto, che tutti tengano a mente quanto sia necessario l’uso del preservativo, non solo per i gay ma anche per gli etero. Divertitevi pure ma con un po’ di testa!
fonte Advocate
mercoledì 30 giugno 2010
Lgbt Islanda, premier sposa la compagna dopo legalizzazione nozze gay
Solo pochi giorni fa la votazione ha stabilito che in Islanda era possibile sposarsi tra persone dello stesso sesso e ora la premier sposa la compagna.
Johanna Sigurdardottir eletta primo ministro islandese ha sposato la compagna Jonina, giornalista e scrittrice, con cui è unita dal 2002 civilmente. Nessuna cerimomia, ma solamente l’apposizione di alcune firme sui documenti che convertono l’unione civile in matrimonio. La Sigurdardottir, amatissima nel suo paese, è sempre stata dichiaratamente omosessuale.
In Islanda ora basta solo questo per passare dall’unione civile al matrimonio. Johanna, precedentemente sposata e madre di due figlie, ha voluto cogliere al volo quella legge, appena approvata, che permetteva a lei e alla compagna di diventare una coppia sposata. Il matrimonio è stato legalizzato proprio il primo giorno in cui la legge è entrata in vigore. Per lei dev’essere stata una bella soddisfazione.
In Europa sono sempre di più i paesi che si aprono ai matrimoni gay, il pimo però fu la Danimarca nel lontano 1989 che sancì una legge in cui le coppie gay avevano gli stessi diritti delle coppie etero. I pacs sono arrivati in Francia dieci anni dopo e nel 2001 è stata la volta dell’Olanda. L’unico paese in cui è possibile adottare un bambino per una coppia gay è però la Spagna.
fonte matrimonioblog
Lgbt «Perché vado con le trans» Le testimonianze di alcuni uomini
Le testimonianze di chi va alla ricerca di "quel qualcosa in più": uomini sposati, fidanzati, single, padri di famiglia, giovani e meno giovani. E le storie di chi si traveste e si vende e di chi a trans ci va col marito. Infine il parere di un terapeuta
Amori a pagamento, clandestini, consumati di nascosto in auto, in un appartamento di periferia. Amori considerati "trasgressivi", incontri piccanti che se capitano a un vip, a un politico o a un calciatore finiscono sui giornali. Amori di cui non si parla, per non essere giudicati, additati, etichettati.
Sono migliaia gli uomini che ogni anno fanno sesso con una trans. E le donne non se ne fanno una ragione. Cosa cercano? Cosa vogliono? Cosa chiedono? Sono gay? Sono etero col vizietto? Sono insoddisfatti? Le domande sono tante. Le risposte arrivano dai nostri lettori, da quelli che a trans ci sono andati e hanno deciso di raccontarci perché. C'è chi è alla ricerca del batticuore, chi ha moglie e figli ma si traveste e si vende per amore, chi a trans ci va con la moglie per fare qualcosa di diverso, chi con la fidanzata fa sesso stupendo ma vuole variare,
chi è insoddisfatto del rapporto con le donne. E c'è anche uno psicoterapeuta, che prova a fare luce tra i pensieri. Perché le risposte migliori a queste domande, non arrivano dai giornali ma dai lettori.
Quell'amore forsennato
Mario: «Noi uomini in fondo siamo perenni bambini e come tali abbiamo bisogno di continue coccole e di essere amati intensamente. Dopo qualche tempo di convivenza e di condivisione, le donne perdono le loro affettuosità per motivi di carriera, per il sopraggiungere di un figlio o altro ancora. Per tali motivi, dopo qualche tempo, ci sentiamo trascurati e poco amati. Ciò ci induce a cercare altrove le sensazioni di un tempo. E non per una questione di sesso, che è relativo, ma per un fatto di mero sentimento d'amore di cui siamo alla forsennata ricerca da sempre. Tali emozioni si possono trovare, perché no, anche in una trans,
se disposto ad ascoltarci e ad amarci con forte intensità».
Con le trans anche se il sesso con la mia ragazza è stupendo
Nasone: «Forse posso parlare con cognizione di causa visto che vado a trans! anticipo che la vita sessuale con la mia ragazza, va non bene, ma benissimo quindi voi vi chiederete perché vado a trans!?! perchè è un amore diverso sono donne, hanno corpi di donne ma godono come un uomo... la maggior parte delle persone che vanno a trans sono solo attivi compreso me quindi è da sfatare lo stereotipo che ci vuole prettamente passivi».
La trans piace anche a lei
Beppe: «Forse non sapete che non ci sono solo uomini che vanno a trans. Magari trasgredendo in coppia, ma c'è anche qualche donna che ha avuto quest'esperienza e non ne parla così male, è solo questione di tempo... Perché la redazione non fa un servizio anche su questo? Ma forse preferite dare sempre addosso agli uomini, rende di più».
Io, sposato, con figli, trav per divertimento
Giuseppe: «Io son maschio, sposato con figli e di tanto in tanto in privato divento donna offrendomi però gratuitamente e non nascondo che son tanti gli uomini che ricorrono a me sia per la trasgressione e sia per la mia immensa partecipazione a quello che è l'atto sessuale».
Quello che le donne non sanno dare
«Nessuna donna può dare il piacere a un uomo che può dare una trans. È una questione di natura: nessuna donna potrà mai conoscere il corpo, le sensazioni, i piaceri di un uomo, come un uomo stesso, e viceversa. Gli uomini possono regalare piaceri infiniti, esagerati, giusti, immensi, attenti agli uomini stessi, perché conoscono perfettamente il loro corpo, i loro desideri e i loro piaceri».
Siamo tutti un po' gay, ma lo nascondiamo?
Claudio: «Più che quello che le donne non danno io direi di spostare l'attenzione su "quello che gli uomini non hanno il coraggio di ammettere" e sarò esplicito: tutti noi, intesi come uomini nel termine assoluto, neghiamo l'esistenza, nei nostri atteggiamenti erotici, dell'istinto omosessuale. Non ammettiamo quindi la nostra parte opposta e rimane per noi la parte DEBOLE, con cui "fare i conti"con le proprie compagne o dare sfogo al nostro puro istinto senza vergogne»
Ebbene sì, siamo egoisti senza freni
San Vincenzo: «Non penso, che le donne non siano capaci d'amare. Sono soprattutto madri e di amore ne hanno da vendere. Il problema è che l'uomo è egoista, e non rispetta i tempi delle donne che sono diversi da quelli dell'uomo. La donna ragiona con il cuore l'uomo solo con il pene. Sono solo trasgressioni belle buone e buone, e ormai non ci accontenta più. Dopo le trans cosa verrà ancora per soddisfare l'ego maschile???».
Lo psicoterapueta: perché la trans è la donna perfetta
Doppiotrikster: «Sono un medico, psicoterapeuta. Ho diversi pazienti che vanno con le trans. Non voglio far lo specialista: mi limito a riportare il "vissuto" di chi me ne ha parlato. Effettivamente la "trans" SEMBRA in grado di dare una atmosfera che la donna del cliente non dà più: ascolto, attenzione, desiderio. Credo che, inconsciamente o no, la trans si comporti esattamente come (lui biologicamente uomo) ritiene debba comportarsi una "vera" donna con il proprio partner. In questo senso, ho sentito molti uomini dirmi che la "trans" non crea o risolve i problemi che creano le donne. Credo che, buona o malafede che ci sia in questo tipo di relazione, ciò significhi comunque una grave e grande confusione sul ruolo della donna: alla fine, la "trans" è sì una donna "perfetta2, ma solo perché vissuta da un uomo per un altro uomo. Si rivela allora una "non-donna". Ma perché gli uomini hanno bisogno di una "non-donna" con queste caratteristiche?»
fonte liberonews
Lgbt, Parte la nuova campagna di Gay Help Line Roma: “Coming Out contro omofobia e transfobia” Gay Help Line 800.713.713
Secondo la volontà di alcuni, a regolare gli atti omosessuali devono essere il pudore e la discrezione. Fatti privati che se restano tali possono essere accettati, altrimenti la questione diventa talmente seria che, dall’accettazione si passa al disprezzo, alla negazione all’omofobia. Il sesso degli eterosessuali può manifestarsi pubblicamente: ci si bacia, si cammina avvinghiati l’uno all’altra, si mostra orgogliosi il partner o la partner agli amici.
Nulla di tutto questo è concesso alla persona omosessuale che bene che vada, si ritroverà occhi indagatori e sommessi commenti di spregio. Se poi entriamo in una famiglia dove vive un omosessuale o una transessuale, spesso è la tragedia che attende paziente di intervenire, per dividere affetti che altrimenti resterebbero tra i più sacri. Avere un omosessuale o una transessuale in casa, per molti genitori è una condanna, una disgrazia, loro che hanno vissuto anche per fare in vecchia la parte più meravigliosa per loro: i nonni. Ma al di là di questo, l’omosessualità tra le mura domestiche, innesca persino violenze, forti disagi, incomprensioni tali che parecchie volte si preferisce tacere.
A Roma, in questi anni, la Gay Help Line, il contact center antiomofobia e antitransfobia per persone gay, lesbiche e transessuali, ha fatto un lavoro meraviglioso, grazie anche al Comune di Roma, la Regione Lazio e la Provincia di Roma. Il contributo di tutti, e dei tanti volontari, ha aiutato molti cittadini dell’Urbe a uscire dall’anonimato, a essere concretamente sostenuti sui loro problemi familiari e personali, grazie ad una serie di strutture come la consulenza medica, legale, psicologica. Non è un caso che quest’anno la nuova campagna sia rivolta proprio alla famiglia. Roma verrà inondata di manifesti e i responsabili di Gay Help Line, chiedono che anche le televisioni lo distribuiscano tra gli spot sociali.
“Quest’anno - afferma Fabrizio Marrazzo, presidente di Arcigay Roma e responsabile di Gay Help Line - la campagna di comunicazione è dedicata al tema dell’incomunicabilità e della visibilità a partire dalle relazioni in famiglia delle persone lesbiche, gay e trans: molte persone, infatti, non riescono a vivere serenamente perché non hanno fatto coming out in famiglia, a scuola, con gli amici o al lavoro. Vogliamo dir loro che essere visibili è un’opportunità e un’occasione di crescita per se stessi e nella società. E che Gay Help Line, con i suoi servizi, può essere un punto di riferimento importante”.
A supportare la messa a punto e lo sviluppo della campagna, quest’anno, è stata una delle più importanti agenzie di comunicazione: la Saatchi & Saatchi. Oltre alle affissioni, la nuova campagna di comunicazione di Gay Help Line prevede anche uno spot radio che sarà diffuso sul circuito radio del comune di Roma e uno spot video realizzato da Sebastian Maolucci e Alessandro Guida che sarà diffuso attraverso il circuito video delle metropolitane ed autobus di Roma, ma anche tramite alcune emittenti locali che hanno dato la loro disponibilità, ma anche attraverso modalità di diffusione ‘virale’ online, sfruttando tutte le opportunità che le nuove tecnologie e i social network come facebook offrono.
“Con i propri familiari - spiega Rosaria Iardino, presidente di Nps, associazione partner del progetto - c’è una forte necessità di comunicare ma, spesso, non se ne hanno reciprocamente gli strumenti. Per questo è importante affrontare il tema del dialogo tra genitori e figli”.
Continua Marrazzo:
“Voglio ringraziare tutto il team dell’agenzia Saatchi & Saatchi, in particolare modo i creativi, con cui abbiamo lavorato per settimane: siamo felici di aver avuto l’occasione di collaborare con una grande e prestigiosa azienda italiana il cui management ha scelto di impegnarsi contro ogni forma di discriminazione diventando partner di Gay Help Line. Molto importante è stato il supporto dell’Amministrazione Comunale e dell’assessore Umberto Croppi che ha sostenuto questa iniziativa, di tutte le volontarie e i volontari che hanno collaborato alla realizzazione e quotidianamente si impegnano gratuitamente per il servizio”.
Non è difficile comprendere che in una città come Roma, il servizio di Gay Help Line è necessario e irrinunciabile. Un lavoro di volontariato che dovrebbe coinvolgere più persone e istituzioni. Roma non può e non è una città di violenza omofoba.
fonte queerblog.it
Lgbt, Mogli, amanti, madri lesbiche Antonella Montano presenta il suo libro a Drink a book
La sessualità lesbica, la relazione di coppia tra donne, il “matrimonio” omosessuale, la maternità, la fecondazione assistita, l’influenza della genitorialità lesbica sulla crescita dei figli, procreazione e adozione, il punto di vista dei bambini.
Sono questi alcuni dei temi che saranno affrontati questa sera alle ore 21.30 a Drink a book, ospite della serata presso la libreria Melbookstore di Ferrara la psicoterapeuta Antonella Montano.
Il suo libro “Mogli, amanti, madri lesbiche” si basa sui più aggiornati studi riportati nella letteratura scientifica internazionale e, al tempo stesso, con uno stile divulgativo, questo “manuale” passa in rassegna una molteplicità di questioni di scottante attualità e getta luce sui profondi cambiamenti sociali e sulle nuove sfide individuali che attendono tutti i giorni le donne e le loro partner.
Nonostante le giovani lesbiche appaiano più disinvolte, realizzino prima il coming out e siano più determinate nel vivere intensamente le loro storie d’amore, negli ultimi dieci anni nulla è cambiato dal punto di vista dei diritti riconosciuti alle coppie omosessuali, compromettendo il loro benessere psicologico sia con se stesse sia all’interno della coppia.
Una serie di testimonianze dirette di mogli, amanti e madri lesbiche, intervistate sul loro desiderio di costruire una famiglia e avere un figlio con la propria partner, dimostra come ancora lunga sia la strada per un adeguato riconoscimento dei loro sentimenti e della loro dignità di persone e di donne.
Il calendario di Drink a book 2010 proseguirà per i prossimi 3 mercoledì con la seguente programmazione:
mercoledì 30 giugno – ore 21.30
Alessandro Fullin presenta “Come fidanzarsi con un uomo senza essere una donna”
mercoledì 7 luglio – ore 21.30
Sandro Campani presenta “Non ti avevo nemmeno notato”
mercoledì 14 luglio – ore 21.30
Maura Chiulli presenta “Maledetti froci e maledette lesbiche”
La rassegna Drink a book si avvale del sostegno e del contributo dell’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Ferrara.
fonte estense.com
Sessualità, Il sesso ok? Circa 10 minuti "Poi il cervello pensa ad altro"
L'indagine condotta da 50 specialisti della Society for Sex Therapy and Reserch. I primi minuti sono i migliori perché l'attenzione è altissima. Poi la nostra mente comincia a vagare
ROMA - Altro che maratone tantriche: il sesso migliore è quello che dura al massimo 13 minuti. A stabilire la durata perfetta del rapporto ci ha pensato un team di 50 specialisti della Society for Sex Therapy and Reserch, composto da psicologi, terapisti di coppia, medici e assistenti sociali. Per anni gli studiosi hanno analizzato centinaia di coppie con problemi sessuali, concludendo che la durata ideale di un amplesso è di 10 minuti. Oltre diventa noioso. E vediamo perché. Secondo lo studio pubblicato su Journal of Sexual Medicine, sta tutto nel cervello: per i primi 10 minuti l'attenzione è altissima ed è possibile concentrarsi al meglio sul rapporto. Superata questa soglia temporale la mente comincia a vagare altrove e diminuiscono sensibilmente sia il livello di eccitazione che la soddisfazione psicologica.
Secondo gli studiosi 2 minuti sono troppo pochi per un rapporto, la situazione migliora fra i 3 e i 7, ma l'equilibrio perfetto si raggiunge solo fra i 7 e i 13. Paradossalmente, fare l'amore oltre questo limite di tempo è controproducente e l'amplesso ha un alto rischio di fallimento causa noia. Dilungarsi in più o meno fantasiose pratiche amatorie predispone a distogliere la mente dall'atto sessuale e a occuparla con tutte le preoccupazioni della vita quotidiana o, peggio ancora, con fantasie erotiche pericolose e potenzialmente fedifraghe. Uno dei dei ricercatori che ha condotto la ricerca, lo psicologo della Penn State University Eric Corty, ha spiegato che "molti credono erroneamente alla fantasia di notti di sesso continuo e prolungato. Speriamo che il nostro studio incoraggi uomini e donne ad avere aspettative più realistiche".
Tuttavia, se è vero che i tempi troppo lunghi possono trasformarsi in una forzatura e ridurre la carica erotica del rapporto, è altrettanto vero che porre dei limiti al convegno amoroso è una stonatura che avvilisce gli sforzi di fantasia degli amanti più entusiasti. E, forse, la cosa migliore è adottare la massima di Sant'Agostino: "Ama e fà ciò che vuoi".
fonte repubblica.it
martedì 29 giugno 2010
LGBT, NAPOLI: QUANDO COCCINELLE TRASFORMO' I FEMMINIELLI IN TRANS
A Napoli il primo caso italiano. Le difficoltà dei medici di fronte al cambio di sesso
«La prima volta che ho incontrato una persona transessuale è accaduto 12-13 anni fa, quando arrivò, inviata dal reparto di uroandrologia del Policlinico di Napoli, una persona che si era rivolta a loro per fare il cambio di sesso. All'epoca avevo avuto molti contatti con il mondo della diversità, ma non avevo mai incontrato una persona che ponesse un simile quesito». Il racconto di Paolo Valerio, ordinario di psicologia clinica alla facoltà di Medicina della Federico II e membro dell'Osservatorio nazionale identità di genere, è contenuto nel volume Elementi di critica trans, a cura di Laurella Arietti, Christian Ballarin, Giorgio Cuccio e Porpora Marcasciano. «Vedevo continua Valerio una ragazza di quasi 18 anni, molto carina, molto femminile, che aveva la sua ragazza e voleva cambiare sesso; mi sembrava una follia. (...)
Non aveva sperimentato quello che poi appresi essere un real life test, né assunto ormoni, né aveva alcuna consapevolezza dell'iter medico legale». Ma non era solo a lei che mancava la consapevolezza, ammette Valerio: «Erano molte le incertezze con cui io stesso mi stavo confrontando, non avendo altra conoscenza del mondo trans se non quella acquisita attraverso la lettura di testi di psichiatria». Guardando la questione da un altro punto di vista, «se il transessualismo sia una patologia o un'esperienza umana significativa è una domanda delicata, alla quale le persone transessuali non possono sottrarsi, perché volenti o nolenti sono chiamate a confrontarsi con medicina e psicologia», spiega nella prefazione Porpora Marcasciano, sociologa e vicepresidente del Movimento italiano transgender: «Lo stesso termine transessuale nasce in ambito medico.
Fu infatti il dottor Caudwell, uno psichiatra tedesco, a coniare il termine nel 1948; poi, nel 1952, il professor Harry Benjamin lo presentò all'Accademia delle Scienze. Paradossalmente, la stessa scienza che aveva contribuito a far emergere l'esperienza dalle tenebre in cui era stata cacciata per secoli, poneva il marchio inconfondibile di disforico o disturbato sulla vita di tantissime persone». A tale marchio le risposte sono spesso molto diverse, come è emerso nel corso del seminario tenuto in Toscana ricostruito nel volume.
«L'incontro con Coccinelle è stato come vedere la Madonna. (...) Una nanetta, però fiera in mezzo alla gente, altera», racconta per esempio Roberta. E Porpora spiega: «Fa riferimento alla Coccinelle di Napoli, considerata la prima trans a Napoli e in Italia. Per uno strano caso della vita sono morte a distanza di una settimana: la Coccinelle francese e la Coccinelle di Napoli». Pia domanda: «Prima dov'erano le trans? I femminielli che, invece, a Napoli sono un fenomeno storico, si può pensare che siano una prima traccia di transessualismo?».
Risponde Porpora: «Io credo che la tradizione dei femminielli napoletani, paradossalmente abbia cominciato a finire quando è cominciato il percorso transessuale che è un percorso di liberazione dove noi cominciamo a riprenderci quella che è la nostra esperienza».
Sono solo brevi spunti da un dibattito ricco di interesse anche per chi si sente totalmente estraneo al mondo in esplorazione. Cosa è accaduto nei due anni trascorsi da quel seminario? «Negli ultimi tempi scrive Porpora Marcasciano si sono verificati fatti preoccupanti come l'aumento esponenziale della violenza transfobica e della penalizzazione dell'accesso al lavoro». Anche da questo nasce il Gay pride.
fonte gaynews
Lgbt Spagna, Il primo nudo maschile di Interviú, con Jesús Vázquez star dei presentatori di TeleCinco
A 45 anni, star indiscussa dei presentatori di TeleCinco, una carriera iniziata sulla rete di Silvio Berlusconi alla fine degli anni 80, presentando con Penélope Cruz un programma musicale, Jesús Vázquez ha aggiunto alla sua carriera un nuovo record: è il primo uomo ad apparire nudo sulla copertina di Interviú, rivista specializzata in nudi femminili (ma solo in copertina, all'interno ci sono quasi sempre servizi e informazioni molto più interessanti). Perché il bel Jesús ha accettato di posare nudo?
Non è un uomo pudico: nella Rete girano fotografie in cui lo si vede, giovanissimo, praticare nudismo sulle spiagge spagnole. Ma posare nudo non gli era venuto in mente, fino a quando Interviú non gliel'ha offerto e lui ha pensato a una buona causa. Il denaro guadagnato con il servizio fotografico sarà versato all'ACNUR per costruire una scuola in Africa (e Interviú informerà nei prossimi mesi sul progresso della costruzione, sull'inaugurazione e quindi la presenza die bambini nelle aule, insomma, non saranno soldi versati in beneficenza per modo di dire).
Ma, nonostante la causa benefica, Jesús ci tiene a fare bella figura: omosessuale dichiarato da anni, sposato con il manager Roberto, il loro è stato uno dei primi matrimoni omosessuali spagnoli, è icona sia della comunità omosessuale che delle donne, che continua ad affascinare da TeleCinco, grazie a eleganza e savoir-fair (adesso presenta la non riuscitissima ultima edizione di Supervivientes, L'Isola dei Famosi spagnola). "E' da un mese che vado avanti a insalata e petto di pollo" ha confessato in tv. E il corpo che esibisce sulla copertina e nelle foto interne è decisamente de escandalo, come commentano oggi nel web.
Nonostante il prevedibile successo dell'edizione, Interviú mette le mani avanti: il nudo di Jesús Vázquez è un'eccezione, un regalo della rivista alla Semana del Orgullo Gay in corso da oggi fino al 3 luglio a Madrid.
fonte rottasudovest
Lgbt, Criticata Rosa Russo Iervolino per la sua partecipazione al Gay Pride di Napoli
La partecipazione attiva di Rosa Russo Iervolino al Gay Pride di Napoli ha scatenato critiche e polemiche. In prima linea si è schierato il ministro per le politiche europee Andea Ronchi che ha visto la presenza della donna come un “sì” al registro delle unioni gay. E quindi: apriti cielo:
“Ancora una volta i cattolici del centrosinistra tradiscono i valori nel nome dell’opportunismo. Un conto e’ la tutela dei diritti della persona umana, altro e’ il rozzo tentativo di dare dignità legislativa a famiglie costituite contro il diritto naturale. Le parole della Jervolino dimostrano per l’ennesima volta quanto di profondamente incoerente e giustificabile solo per la conservazione delle singole poltrone, sia il definirsi cattolici nello schieramento di centrosinistra”
E voi come avete letto e visto la partecipazione della Iervolino al Napoli Pride 2010?
fonte Diritto-oggi via queerblog
Musica, Christina Aguilera Scatti ultrasexy per il nuovo album Bionic
E' un ritorno nel segno della provocazione e di immagini fin troppo evocative, al limite della censura, quello di Christina Aguilera sulle scene musicali. Bionic è stato annunciato da tempo come un album con "un'atmosfera effervescente e sexy grazie ad elementi elettronici e umani". Ma di sexy si sono viste, per ora, solo le immagini, annunciate già nel video di Not myself tonight, il singolo che ha lanciato l'album, dove Christina è apparsa nella nuova versione fetish, con abiti succinti, stivaloni di pelle nera e reggiseni in pvc.
E così anche il nuovo album, Bionic, è stato presentato corredato da un booklet di foto hot e scatti ultrasexy di una Aguilera che, dopo l'esordio deludente di Not Myself Tonight punta tutto sull'immagine. Eccola quindi nuda con un sottile nastro nero a coprirle i capezzoli, con la rete sul viso, con collari e catene in bocca, con un gattino a coprire le parti intime e con la bocca aperta in un gesto esplicito (al cui interno c'è il titolo della canzone Morning Dessert che anticipa, manco a dirlo, Sex for Breakfast).
L'album contiene 18 brani, viene pubblicato in due versione, di cui una deluxe con 23 canzoni, e vanta le collaborazioni di Sia, Tricky Stewart, Polow Da Don, Le Tigre, Hill & Switch e Ladytron.
“Lavorare a questo disco con artisti e produttori che ammiro è stata un’esperienza davvero incredibile. Grazie al talento di ognuno di loro l’album Bionic ha raggiunto livelli sonori unici. Volevo fortemente entrare nel loro mondo e nel loro modo di lavorare per amalgamarlo con le mie idee e il mio sound. Il risultato è pura magia”.
Nel disco è presente Linda Perry che ha prodotto e scritto una ballata dal titolo Lift Me Up.
“Christina è sempre una sfida per me. È divertente lavorare ai suoi dischi. Sa esattamente cosa vuole, ma lascia sempre spazio alla scoperta. Crede in tutto ciò che fa, che vi piaccia o no. Non trova mai giustificazioni” dice Linda Perry, mentre Sia commenta: “Christina è uno scienziato pazzo. Mi ha rapito la mente con la sua straordinaria comprensione dell’arte del canto. Potrebbe scrivere canzoni mentre dorme, le sono molto grata per avermi offerto la possibilità di partecipare alla lavorazione del disco".
Not myself tonight, il singolo scelto per lanciare Bionic non ha avuto l'effetto sperato, scivolando e restando ancorato intorno alla 40esima posizione della classifica Billboard, tanto che il tour è stato - per ora - cancellato.
fonte Virgilio
lunedì 28 giugno 2010
A Napoli 26 Giugno 2010, Gay pride senza esibizionismi
Omosessuali, lesbiche e transessuali tornano a sfilare per le strade di Napoli, a tredici anni dall'ultimo Gay Pride e alla vigilia di un voto che ha rischiato di avvelenare con la polemica una manifestazione che si è svolta in modo pacifico all'insegna dello slogan "Liberi tutti, libere tutte".
Sono state le adesioni all'evento, o la mancanza di esse, di esponenti politici locali e nazionali a creare un po' di polemica attorno al Napoli Pride. Totalmente assente il centrodestra, i partiti di centrosinistra hanno fatto sentire il loro sostegno al corteo anche se gli organizzatori hanno lamentato l'assenza di "un'adesione ufficiale del PD alla manifestazione".
Presenti, oltre a numerosi rappresentati della giunta comunale, la parlamentare del Pd Paola Concia, l' assessore alle Pari Opportunità della Regione Campania Alfonsina De Felice, l'assessore alle Politiche Sociali del Comune di Napoli Giulio Riccio.
C'era anche il segretario nazionale di Rifondazione comunista Paolo Ferrero che ha colto l'occasione per criticare la reticenza del Pd "a partecipare a qualsiasi movimento sociale avvenga nel Paese". Assenti fisicamente Rosa Russo Iervolino e Antonio Bassolino, ma sia il sindaco che il presidente della Regione, che ieri aveva fatto visita agli organizzatori, hanno dato il loro patrocinio alla manifestazione che da piazza Bellini è arrivata fino a piazza del Gesù passando per piazza Matteotti.
Tre luoghi scelti dagli organizzatori perché simbolo di libertà e antifascismo. Al suono di brani legati alla cultura omossessuale, un corteo composto da circa mille persone ha sfilato in modo ordinato per via Roma, nonostante la strada fosse stata solo parzialmente chiusa al traffico.
Poco lavoro per le decine di poliziotti che sorvegliavano sul regolare svolgimento della manifestazione, mentre incuriositi dalla folla colorata i passanti del centro storico hanno scattato diverse foto con i loro telefonini. Unico momento di tensione, la separazione del corteo a piazza Matteotti in due tronconi: quello istituzionale, rappresentato dagli organizzatori, e quello "dissidente" dei collettivi universitari che hanno continuato a suonare musica a tutto volume ostacolando di fatto gli interventi dal camion dell'Arcigay.
Da sottolineare l'assenza di stereotipi da gay pride. A parte qualche boa di struzzo e un paio di tacchi a spillo, non c'é stata alcuna forma di esibizionismo al Napoli Pride, una manifestazione nata soprattutto per lottare "contro ogni fomra di discriminazione", come ha ricordato Carlo Cremona, presidente di I-Ken.
fonte notiziegay.it foto solonews.net
Associazioni Lgbt, Gay in divisa
"Fino a non molti anni fa ti dicevano: se sei drogato, fuori di testa o frocio non puoi fare il militare, e io sono stato ben zitto" dice con amarezza e rabbia Piero, omosessuale, ricordando i tempi della naja. Ma cosa è cambiato e sta cambiando, a livello legislativo, per quanto riguarda il rapporto delle persone omoaffettive con le istituzioni militari e di polizia, chi difende i diritti delle donne e degli uomini, lesbiche e gay, che servono lo Stato vestendo la divisa?
Si chiama "POLIS APERTA", è un'associazione nata nel 2005, riunisce prevalentemente, ma non in modo esclusivo, persone che operano nelle forze di polizia e nelle forze armate e che hanno un orientamento affettivo omosessuale.
Ne è presidente Nicola Cicchitti, finanziere, che vive e lavora in Trieste. Polis Aperta fa parte di una rete europea di associazioni LGBT (lesbiche – gay – bisessuali – transgender) di polizia, EUROPEAN GAY POLICE NETWORK, il cui obiettivo principale è lottare contro le discriminazioni, in particolar modo quelle fondate sull'orientamento sessuale e l'identità di genere, trasmettendo l'idea di una polizia aperta in una società aperta, per la creazione di un ambiente rispettoso anche delle persone gay e lesbiche che servono il loro Paese in uniforme.
I suoi membri sono circa 200, ma tendono ad aumentare.
"Da più di dieci anni sono nella Guardia di Finanza – ricorda Cicchitti – non ho mai nascosto di essere gay, i miei superiori non mi hanno mai discriminato, marginali gli episodi di intolleranza da parte di colleghi; tuttavia servono leggi e regole chiare, come la proposta di legge della senatrice PD Roberta Pinotti, che prevede il divieto di ogni riferimento all'orientamento sessuale nelle selezioni per qualsiasi corpo". E aggiunge: "Ai colleghi diciamo che è meglio vivere alla luce del sole la propria realtà, il cosiddetto coming out, ma so che per chi fa il carabiniere, il poliziotto o il paracadutista questa scelta può comportare prezzi altissimi".
Sempre più spesso sportivi, attori, professionisti, artisti ed anche persone in divisa dichiarano la loro omosessualità, anche se a volte in forma ambigua, autoreferenziale ed autocelebrativa. Specialmente se ciò può aiutare a vendere libri o dischi. Nel mondo politico, invece, l'omoaffettività è ancora un tabù quasi assoluto. Spicca in tal senso la scelta coraggiosa della deputata del PD Paola Concia, unica parlamentare ad essersi dichiarata apertamente lesbica, e sempre in prima linea, nella lotta politica, per l'approvazione di una legge contro l'omofobia. L'Italia, con pochissimi altri paesi, non punisce ancora con un aggravio di pena gli atti di violenza, verbale e fisica, basati sull'intolleranza sessuale, come invece avviene nel resto d'Europa.
"Secondo me non esiste incompatibilità tra omosessualità e servizio militare nelle Forze Armate nazionali – dichiara il ministro della Difesa Ignazio La Russa – adesso che c'è un servizio professionale e non obbligatorio, l'essere gay o il non esserlo non ha rilevanza per essere ammesso, ma non bisogna molestare persone del proprio o dell'altro sesso, ora ci sono le ragazze nelle forze armate, non dimentichiamolo".
Il direttivo di Polis Aperta prende atto delle parole del ministro, ma precisa che la discriminazione di gay e lesbiche nelle forze armate e nelle forze dell'ordine è questione non completamente risolta, affermando la propria disponibilità ad incontrare il titolare del dicastero della Difesa per dare il proprio contributo.
A livello continentale Polis Aperta partecipa, in qualità di osservatore, ai lavori biennali di una vasta rete di associazioni LGBT, per operare con comuni strategie nella lotta contro le discriminazioni sessuali: l'European Gay Police Network. Gli obiettivi della conferenza biennale sono: promuovere l'eguaglianza e la diversità all'interno delle forze di polizia in Europa, utilizzando i mezzi di comunicazione per accrescere la consapevolezza sulle questioni LGBT; scambiare informazioni e sostenere lo sviluppo delle reti di polizia LGBT; operare con i governi ed il Parlamento europeo per promuovere il cambiamento e per l'attuazione locale della vigente legislazione contro le discriminazioni. E, ovviamente, aumentare la visibilità delle persone omosessuali delle forze dell'ordine nel continente.
Anche in sede extraeuropea qualche cosa si muove: "Sono qui con un messaggio semplice – ha ribadito il presidente statunitense Barack Obama – sono con voi in questa battaglia: porrò fine alla politica del don't ask, don't tell (non chiedere, non dire, la riforma introdotta da Bill Clinton), e rimuoveremo il divieto per i gay dichiarati ad entrare nelle forze armate".
Tornando all'Italia e a Polis Aperta, una delle sue più importanti iniziative è la creazione di un Vademecum per informare i cittadini su come agire per rispondere a comportamenti criminali (hate crimes) dettati da un sentimento di avversione per questioni riguardanti l'orientamento sessuale, le origini etniche, il credo religioso. Il vademecum si può scaricare dal sito dell'associazione, http://www.polisaperta.it
Quella dell'associazione Polis Aperta, tuttavia, non è solo l'azione di aiuto da parte di donne e uomini omoaffettivi in divisa nei confronti di colleghi ed altri cittadini, ma piuttosto un grande e faticoso lavoro teso alla fondazione di un nuovo pensiero, una novella cultura sociale, una lunga e difficile battaglia civile in difesa dell'inalienabile diritto di ogni cittadino di tutelare la possibilità di essere liberamente se stesso. Diverso, alla luce del più grande principio di ogni matura e compiuta democrazia: l'uguaglianza.
fonte nuovasocieta.it di Paolo Fallico
Libri Lgbt, Mondo Queer-il documentario-la musica al cinema.
Nell’invasione di manuali e manualetti, storici e teorici, di argomento cinematografico che rappresentano ormai il grosso della “ricerca” (tra molte virgolette) universitaria e non, il nuovo libro di Pier Maria Bocchi, Mondo Queer – Cinema e militanza gay (Lindau, pp. 214, 19 euro), piomba come un oggetto curioso: perché, ben lontano dall’essere una storia del cinema a tematica omosessuale, è soprattutto un libro di “idee”, al limite del pamphlet, molto critico, spesso arrabbiato, in cui l’autore, approfittando della polisemia del termine queer, si concede numerose deviazioni in territori che con il cinema omosessuale (e poi solo al maschile) c’entrano poco, almeno all’apparenza.
Si tratta, più esattamente, di una raccolta di saggi (ma ordinati secondo un precisa progressione interna), costruiti attorno a interrogativi di ordine diverso (estetico, politico, culturale etc.) tenuti insieme dal costante riferimento agli “schermi velati” (per usare il titolo del celebre volume di Russo sul cinema omosessuale) e dall’intreccio tra analisi filmica e contesto. Il primo, per esempio (La militanza matrigna) tratteggia con lucidità gli “errori di prospettiva della critica queer”, come recita il sottotitolo, scavando i molti sensi di etichette ricorrenti nel dibattito sul cinema e la cultura omosessuale: come queer, appunto, ma anche camp, trash e pop: gioco di “insiemistica” in cui Bocchi ha di mira la critica all’autoghettizzazione e il rinnovamento di tali etichette nella prospettiva di una “sensibilità sociale e politica queer”.
Ricerca difficile, poiché gli schematismi, le facilonerie interpretative e il “politicamente corretto” rischiano sempre di appiattire il senso, travisare il valore politico del cinema gay e concedere facili esultanze sia alla cultura queer, sia alle pieghe omofobiche della società. Il problema, come emerge a poco a poco, che è del critico e dello storico prima ancora che dello spettatore, ha dunque a che fare con la giusta relazione tra “contenuto”, condizione sociale dell’omosessualità e immagine cinematografica: approccio culturologico (e del resto il volume è nutrito soprattutto di studi americani e “all’americana”) che rappresenta già di per sé una decisa novità nell’ambito della ricerca italiana e che risulta particolarmente prezioso per (ri)disegnare limiti e prospettive d’ambito.
Bocchi, del resto, non si limita mai a parlare solo di cinema: l’inquadramento è sempre più vasto, e il cinema diventa semmai un luogo (magari emblematico) in cui si manifestano le contraddizioni della cultura queer contemporanea, come mette acutamente in luce l’ultimo capitolo, dedicato allo stereotipo e soprattutto al suo “buon uso”: “come dovrebbe fare la critica cinematografica – si chiede l’autore – per individuare un buon film gay?
Cioè: un film gay che possiede degli stereotipi, o si sviluppa attraverso di essi, è sempre e comunque un cattivo film gay?”. La differenza tra “un film che usa degli stereotipi” e “un film stereotipato” è sottile ma fondamentale; ed ecco allora una rassegna delle grandi figure del cinema gay (drag queen, adolescenti, il gay macho, quello debole e vessato e quello militante…) dove Bocchi a volte sorprende, “bocciando” certi paladini (Jarman) e promuovendo magari piccoli film o serie televisive che però, in modo forse più silenzioso o “locale”, hanno contribuito a far bene il loro “lavoro”.
Che, riassumendo un po’, dovrebbe coincidere soprattutto con l’affermazione di una diversità: queer, alla fine, persi per strada tanti altri significati, suggerisce soprattutto questo. Essere diversi, contro l’omologazione imposta dalla cultura dominante e suggerita dalle debolezze e dalla miopia della stessa cultura gay.
DUE MANUALI: Il documentario e La musica al cinema
Continua, presso l’editore Lindau, la pubblicazione degli “strumenti” editi originariamente nella collana dei Cahiers du cinéma. Dopo il punto di vista, l’inquadratura, il montaggio e il cinema d’animazione, escono adesso quelli dedicati al documentario e alla musica. Si tratta, come sempre, di piccoli manuali contenuti nelle cento pagine, stesi da docenti universitari e divisi equamente tra riflessione teorica e analisi. Scritto da Jean Breschand, quello sul documentario (“L’altra faccia del cinema”, recita il sottotitolo), si apre con un breve ma efficace inquadramento storico (“Le origini del documentario”) in cui, a poco a poco, vengono a disegnarsi tre orientamenti attraverso cui questo particolare “genere” (che però, in effetti, è più correttamente un’altra “faccia”) è stato pensato e praticato a partire dagli anni Venti, quando il termine diventa di uso comune per giungere fino a noi.
Il primo orientamento riunisce quei registi che “fanno del documentario il luogo di una presa di coscienza del mondo, dei suoi molteplici livelli di realtà come né le attualità, troppo ellittiche, né la finzione, troppo artificiale, riescono a mostrare agli spettatori”; il secondo è interpretato, al contrario, da coloro che “considerano la macchina da presa come un dispositivo di percezione che li avvicina a un’esperienza poetica del mondo” mentre il terzo identifica una serie di autori che, spesso sulla base di un’opzione politica ben definita, intendono il documentario come “un mezzo per arrivare sperimentalmente a nuove rappresentazioni”.
Le tre opzioni, non solo compresenti lungo tutta la storia del cinema ma talvolta sovrapposte nello stesso autore, identificano alla fine tre diverse storie – comunicanti – nate con la scoperta delle possibilità e potenzialità “documentarie” dell’immagine cinematografica. Una bussola preziosa per aggirarsi, senza farsi strangolare dalle definizioni, nella molteplicità di forme e opzioni stilistiche e ideologiche assunte da questo genere fino a oggi, passando per il cinema diretto e il cinema verità, l’uso propagandistico e quello, più vicino ai giorni nostri, “privato” (i film di famiglia).
Preziosa, come sempre in questo tipo di volumi, la seconda parte di “documenti, testimonianze, testi, analisi delle inquadrature”, a cui si perdona volentieri una prospettiva un po’ troppo “francesecentrica”. Opere di Marker, Philibert, Cavalier, Depardon e Morin, tra gli altri, vengono sottoposte a brevi ma illuminanti analisi, chiuse da una rassegna di scritti teorici. Completa il volume una bibliografia aggiornata. Stessa struttura per il volume di Gilles Mouëllic su La musica al cinema.
Per ascoltare un film. Prima parte storica, veloce e originale, con molti esempi tratti anche dal cinema contemporaneo (Godard, Lynch, Coppola). Al percorso storico si intreccia quello semantico, destinato a presentare i molteplici usi che sono stati fatti, di volta in volta, della musica al cinema, distinta, secondo la definizione di Chion, tra musica “da buca” (quella extra-diegetica) e musica “da schermo” (diegetica). Semantica del suono musicale che l’autore associa poi, utilmente, ai “fondamentali” del linguaggio cinematografico (montaggio, inquadratura, ritmo…), muovendosi nell’analisi tra usi “industriali” e usi “autoriali”.
Nella parte di testi e documenti, l’unicum dei “diari” di Paul Fosse per il Gaumont-Palace, un’analisi di Luci della città, le note di Resnais per Toute la mémoire du monde e, naturalmente, Fino all’ultimo respiro di Godard.
Luca Bocchi, Mondo Queer – Cinema e militanza gay, Lindau, Torino 2005, pp. 214, € 19
Jean Breschand, Il documentario, Lindau, Torino 2005, pp. 96, € 12,80
Gilles Mouëllic, La musica al cinema, Lindau, Torino 2005, , pp. 96, € 12,80
(http://www.close-up.it/spip.php?article1001)
fonte tribe.notiziegay
Iniziative Lgbt, Zingaretti propone una casa di accoglienza per i gay e trans cacciati dalle famiglie
A pochi giorni dal Gay Pride di Roma (in programma per il 3 luglio), il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, propone la fondazione a Roma di una casa di accoglienza per tutti i ragazzi e ragazze maggiorenni emarginati dalle loro famiglie perchè omosessuali.
La proposta è stata annunciata oggi da Zingaretti durante la conferenza per la presentazione dell’agenda anti-stalking Alba, realizzata dall’Associazione Differenza Donna in collaborazione con l’associazione ChiamaMilano. Questa ipotesi rientra nella serie di provvedimenti e iniziative su cui le istituzioni del Lazio stanno riflettendo a seguito dell’aumento degli atti di violenza nei confronti della comunità lgbtqi (lesbo-gay-bisex-transex-queer-intersex) della Capitale.
La casa-famiglia a Roma sarebbe la prima esperienza italiana di questo tipo, in Francia e in Inghilterra è una realtà già molto diffusa. Per il momento è solo un’ipotesi, ma “sto riflettendo – ha affermato Zingaretti - su quella che potrebbe essere l’utilità di una struttura di prima accoglienza per gay e lesbiche maggiorenni che potrebbe occuparsi di quei giovani che hanno dei problemi nel rapportarsi con le loro famiglie, che ne rifiutano l’identità sessuale”.
In questo ambito di lotta contro la discriminazione sessuale rientra anche il nuovo spot della campagna di Gay Help Line, associazione che si occupa di dare sostegno ai gay discriminati. La campagna è promossa dal Comune e dalla Provincia di Roma e dalla Regione Lazio e si focalizza sull’incomunicabilità e sui rapporti familiari per lanciare il numero verde gratuito 800713713.
L’ipotesi proposta da Zingaretti piace molto alle associazioni. Il primo commento è di Imma Battaglia, presidente di Dì Gay Project: “Trovo che la proposta di Zingaretti di creare una casa di accoglienza per giovani gay e lesbiche cacciati di casa perchè non accettati dalle loro famiglie sia importante, lodevole e innovativa e vada nel senso di dare un forte contributo alla lotta contro l’omofobia, permettendo inoltre ai giovani di non sentirsi come spesso accade soli e deboli”. “E’ fondamentale, – conclude Battaglia – e sono certa che Zingaretti già ne abbia tenuto conto che il progetto includa anche le persone transessuali”.
Commenti arrivano anche da Aurelio Mancuso, esponente della comunità lgbtqi italiana: “Spero ardentemente che questo progetto si realizzi, perche’ sarebbe il primo servizio del genere in Italia e si tratterebbe finalmente di una risposta concreta nei confronti di tante persone omosessuali costrette a scappare di casa, senza avere una possibilita’ di aiuto e di orientamento. In altri Paesi europei questo tipo di servizi sono attivi da anni, si tratta, quindi, di raccogliere informazioni ed esperienze e adattarle alla nostra realta’”. Inoltre, conclude Mancuso, questa iniziativa, alla vigilia del Gay Pride Nazionale di Napoli e di quello di Roma, si configura come l’unica risposta che arriva dalle istituzioni per combattere l’omofobia.
fonte newnotizie Augusto D’Amante