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sabato 25 settembre 2010
Discriminazioni Lgbt,Parla l'insegnante quarantenne che ha denunciato il caso all'Arcigay "Per quell orrendo rifiuto ora mi sento invisibile"
"Basta una frase a farti sentire emarginato, invisibile. La violenza di quelle parole, "Io non affitto ai gay", mi ha ferito profondamente". A parlare è Massimo Frana, insegnante di 42 anni, nato in Calabria e da quattro anni residente a Roma, che ieri si è rivolto all'Arcigay dopo che una signora di circa 65 anni ha negato la disponibilità ad affittargli l'appartamento in quanto omosessuale (LEGGI).
Ci racconta cosa è successo?
"A metà agosto su un giornale ho letto l'annuncio di una stanza in affitto al Tuscolano, in via Lucio Sestio. Il prezzo, 500 euro al mese, e la grandezza corrispondevano alle mie esigenze, quindi ho telefonato alla proprietaria per vedere l'appartamento (La registrazione). Poi la settimana scorsa l'ho visitato".
È stata la proprietaria a farle vedere la camera in affitto?
"No, con lei non ci siamo mai incontrati. Sono stato accompagnato da una signora straniera e poi ho richiamato la proprietaria per dirle che la stanza mi interessava. Ma volevo alcuni chiarimenti su una frase che aveva pronunciato in una telefonata precedente".
Quale frase?
"Mi disse che non avrebbe affittato la stanza a gay o a extracomunitari. Non credevo fosse possibile un atteggiamento del genere, quindi le ho chiesto spiegazioni".
E la signora cosa le ha risposto?
"Ha ribadito che non avrebbe affittato la stanza ai gay. Ma non per sua scelta, quanto perché, a suo dire, nel palazzo non avrebbero capito e quindi, dopo una settimana, mi avrebbe dovuto mandare via".
Lei ha mai dichiarato espressamente alla proprietaria di essere omosessuale?
"No assolutamente. È lei che ha voluto affrontare la questione. Ha posto subito un paletto: "Non affitto ai gay". Una discriminazione inaccettabile per un paese dove, a quanto pare, c'è ancora molto da fare per i diritti degli omosessuali".
Lei cosa ha risposto alla proprietaria dell'appartamento?
"Le ho spiegato che consideravo moralmente ed eticamente inaccettabile negare l'affitto ai gay. A quel punto è diventata una questione di principio. Poi le ho detto di essere omosessuale".
È il primo episodio del genere che le capita in questa città?
"Si, nessuno prima mi aveva mai sbattuto la porta in faccia. E comunque, mi ha indignato sentire dire dalla proprietaria che, oltre che agli omosessuali, non avrebbe affittato neanche agli extracomunitari. È inaccettabile".
Ha denunciato l'episodio alle forze dell'ordine?
"No, sarebbe stato inutile. In Italia, purtroppo, non esiste una legge a cui appellarsi nel caso di discriminazioni di questo tipo.
Quindi ha deciso di rivolgersi all'Arcigay...
"Una cosa del genere non poteva passare sotto silenzio. Ho perdonato la signora, ma le sue parole sono state per me una forma di violenza. Da dieci anni insegno ai miei alunni a essere aperti e rispettosi di ogni diversità, vista come valore che arricchisce. E loro, i giovani, questo lo capiscono. Sono gli adulti che, evidentemente, hanno ancora molto da imparare".
fonte roma.repubblica.it
Viaggi Parigi, Shopping di lusso Champs Élysées, la via più costosa al Mondo
Se avete trascorso qualche giorno a Parigi e vi siete concesso un tour di shopping sugli Champs- Élysées, sicuramente avrete notato le cifre da capogiro esposti nelle vetrine dei negozi. Infatti, secondo una recente classifica, la celebre strada parigina è la più cara al mondo, rubando il primato alla Fifth Avenue di Manhattan.
Queste due mete, si contendono il ruolo di leadership di meta più ambita per lo shopping di lusso. Ma le somme elevatissime non riguardano solo i prodotti in vendita, ma anche l’acquisto degli stessi locali per negozi, che raggiungono a Parigi i 1256 dollari al piede quadrato, ossia 30 centimetri circa.
Un incremento dei prezzi pari al 2% rispetto allo scorso anno a Parigi, mentre la crisi economica che ha colpito l’America, ha determinato un calo dei prezzi del 10% nella mitica quinta strada.
Ma abbandoniamo i primi due posti per scoprire le altre posizioni, occupate dalla Russell Street di Hong Kong, la Bond Street di Londra ed al quinto posto l’italianissima Via Montenapoleone a Milano.
Insomma, se avete in mente di concedervi un pomeriggio di shopping a cinque stelle, ora sapete dove andare!
Via | luxuryonline pourfemme.it
venerdì 24 settembre 2010
Lgbt Transessuali e Politica, Nepal: trans di 23 anni ai vertici politici
La ragazza, trans di soli 23 anni, ha battuto ben 50 rivali politici più esperti e siederà al Congresso del partito riformista.
Bhumika Shrestha sarà la prima rappresentante politica transgender del Nepal: la ragazza infatti è riuscita a conquistare un seggio nell'assemblea generale del partito del Congresso, ovvero l'organo che eleggerà il comitato centrale del partito
Bhumika, 23 anni, ha battuto oltre cinquanta personalità politiche in lizza per il seggio, grazie anche al prestigio di cui gode presso la popolazione in quanto attivista per i diritti lgbt nel paese.
Bhumika si è fatta conoscere dall'opinione pubblica grazie al suo lavoro nell'associazione lgbt Blue Diamond: anche il suo nome, adottato a seguito dell'impegno attivista, ha un significato politico. Bhumika infatti significa "ruolo".
fonte gay.tv
giovedì 23 settembre 2010
Lgbt Transessualità, Storie di vita..Obiettivo lavoro,un miraggio per chi cambia sesso
Deborah Orlandini è pugliese. E’ nata a Lecce e ha un passato da uomo che non ricorda più. Sono passati quasi 5 anni da allora, da quando cioè non era nella sua pelle. Ora è finalmente quello che ha sempre sentito di essere: una donna. Chi la conosce bene, sa che è una persona tenace.
Un appello su facebook mi porta da lei: ”Sono stata avvisata di un’emergenza riguardante una persona transessuale di 26 anni che al momento si trova a Bari. Serve alloggio e sostentamento di emergenza. Teniamoci tutti in allerta pronti a dare una mano. Chi è disposto me lo scriva in PVT (privato). Niente regno dei cieli, ma soddisfazione di servire a qualcosa sulla terra ok?”.
Da quello che scrive e dalle informazioni che raccolgo, intuisco che se non fa l’avvocato, almeno deve intendersene di questioni legali. Così, faccio un giro di telefonate e attraverso Rete Lenford, la rete di avvocatura per i diritti GLBTQ, la raggiungo telefonicamente.
Perché le persone transessuali danno così fastidio alla società?
Io credo che dipenda dal fatto che noi transessuali mettiamo in crisi l’unica vera certezza primordiale della società e cioè che, da un lato ci sono i maschi e dall’altro ci sono le femmine. Di noi spesso viene data un'idea assolutamente distorta, confusa, qualcosa che non mette la gente in condizioni di capire. E come disse M. Jackson "la società tende a distruggere ciò che non capisce”.
Dalla maggior parte delle persone transessuali, la gente si aspetta o che siano già sulla strada o che ci finiscano prima o poi. Secondo te perché?
E’ un cliché che quasi mai corrisponde al vero, associare il transessualismo alla prostituzione è funzionale ad una logica discriminatoria.
E’ come quando si associa l’omosessualità alla pedofilia, si dice una pericolosa falsità, per alimentare il pregiudizio. E' vero però che in molti casi la prostituzione è stata l'unica possibilità di sopravvivenza per chi si è trovata senza lavoro, ha visto frustrate le benché minime possibilità di trovarne uno e si è vista abbandonata dalla famiglia, dalle istituzioni, dai servizi sociali, dagli enti di beneficenza ecc.
Recentemente a Livorno, c’è stata la denuncia di un caso di discriminazione sul lavoro da parte di una persona transessuale nei confronti dell’azienda per cui lavorava. Ti è mai capitato di perdere il lavoro per il fatto di essere transessuale?
Sì, purtroppo è capitato anche a me. Lavoravo ormai da diversi anni, nell’ufficio legale di un'azienda.
Pur non avendo ricevuto contestazioni o lettere di licenziamento, un giorno sono stata invitata dal mio datore di lavoro a trovare entro sei mesi un’altra occupazione, diceva, per motivi di bilancio. Dopo circa un mese, sono stata invitata a trovare questo famoso lavoro entro tre mesi, dopo dieci giorni ho ricevuto un altro invito a trovarlo entro un mese. A quel punto, mi sono vista costretta a presentare una lettera di licenziamento e in seguito ad avviare una vertenza che si é conclusa con una transazione.
Secondo te perché il tuo ex datore di lavoro ha agito così?
Per me è stato abbastanza facile associare tutto questo al fatto che i primi cambiamenti, a seguito dell’assunzione di ormoni, iniziavano ad essere evidenti e i pettegolezzi cominciavano a circolare nell’ambiente di lavoro.
E con colleghi, invece, com’è andata?
Prima ci sono state le battutine più o meno scherzose nella pausa caffè, del tipo “ma come reggi quella sigaretta sembri una trans” oppure “com’è che ti interessano tanto i discorsi da donne” fino al più comune “ma dillo che sei gay”. Poi è arrivato il punto in cui quello che facevo e come lo facevo non andava più bene, i miei lavori venivano affidati ad altri con la scusa della riorganizzazione interna. E finisce che non hai più una posizione di lavoro assegnata, oppure arrivi in ufficio e la tua scrivania è occupata da altri.
Questo a me è successo per ben tre volte, in tre diversi posti di lavoro. Perché se capita che il mio curriculum interessi, poi la paura che la gente si accorga che in quell’ufficio ci lavora una trans e che questo possa comportare una riduzione del giro d’affari, prende spesso il sopravvento.
Ma allora perché non tutte le persone trans o gay vittime di discriminazione sul lavoro denunciano?
Perché gli ambienti lavorativi sono una specie di casta, se porti uno studio o un’azienda davanti ad un giudice del lavoro, in breve tempo si sparge la voce e lo sanno tutte le attività produttive nel giro di 100 km. Ed è come se fossi iscritta in una lista nera. Da quel momento non solo sei la trans, ma sei anche quella che fa le vertenze, e quindi non sei da assumere. A volte si conserva la speranza che attraverso un atteggiamento di basso profilo possa residuare qualche possibilità.
Mi sembra di capire che, però, l’esistenza di tutele per chi è discriminato perché trans, non risolve il problema più serio di trovare poi un altro lavoro.
Proprio così, per noi transessuali il problema più serio è l’accesso al lavoro. Siamo demonizzate dall’immagine che soprattutto i media danno di noi, e il risultato è che nessuno vuole avere a che fare con una transessuale, come se non fossimo ritenute adatte a svolgere alcun tipo di lavoro. E’ come se ci fosse una specie di presunzione assoluta nei nostri confronti.
Una presunzione? Di che tipo?
La gente pensa che se decidi di cambiare sesso allora hai qualcosa che non va nel tuo cervello e quindi sei inaffidabile, inadatto a qualunque tipo di lavoro. Ciò che prevale nella percezione del potenziale datore di lavoro è che sei trans, non che sei una persona preparata e volenterosa. Come dire “con tanti bravi padri di famiglia che la crisi mette per strada, chi me lo fa fare a dare lavoro ad una trans”. Però, vorrei ricordare, che anche noi siamo esseri umani e cittadini e non cambiamo sesso certo perché abbiamo un’irrefrenabile voglia di fare le prostitute.
Secondo qualcuno, però, se pure ci fossero più occasioni di lavoro per le persone transessuali, non tutte lascerebbero i guadagni facili della strada. Chi la pensa così si sbaglia?
Il mondo della prostituzione è una spirale che quando ti avvolge difficilmente ti lascia andare, specialmente se sei giovane e attraente e non hai sviluppato una forza caratteriale che ti consente di tirartene fuori. Questo per chi non cade addirittura in reti di sfruttamento in mano alla criminalità. E per andare dove poi, se come dicevamo, ti trovi circondata da un muro di indifferenza per la tua sorte, che ti annienta psicologicamente. Prostituirsi poi, significa mettere a repentaglio la propria incolumità e la propria vita. La quasi totalità delle transessuali uccise esercitavano la prostituzione.
Quando parlavi di un problema più urgente di accesso al lavoro, ti riferivi a tutte le tipologie di lavoro?
Secondo le stime dell’ONIG, l’Osservatorio Internazionale sull’Identità di genere, le transessuali sono lo 0,005% della popolazione italiana. Non tutte le persone transessuali hanno problemi di inserimento lavorativo, non ce l’ha chi studia, chi ha un’azienda di famiglia, chi è già in una situazione lavorativa protetta prima della transizione. Ci sono degli ambiti in cui il fatto di essere transessuale non è un problema.
Quali?
I call center ad esempio, non hanno in genere problemi ad assumere, o il mondo dell’arte e dell’intrattenimento in generale. Ci sono professioni particolarmente richieste come quelle nel settore informatico e della medicina dove la condizione di persona transessuale o transgender passa in secondo piano. Però evidentemente non siamo tutte artiste o medici o geni dell'informatica,quindi chi non rientra in queste categorie, ha un problema molto serio di accesso al lavoro, e qualche volta nonostante abbia tutti i requisiti, non trova sbocchi.
Chiaramente la situazione è molto più grave al sud e nelle isole dove l'economia è meno dinamica, il turn over molto lento e i tassi di disoccupazione giovanile rendono praticamente impossibile per una persona transessuale inserirsi nel mondo del lavoro. E queste sono situazioni drammatiche che sono irrisolvibili senza interventi radicali.
Come ad esempio?
Si potrebbero concepire degli incentivi all’assunzione da parte di privati attraverso degli sgravi fiscali sostanziosi che rendano conveniente assumere una transessuale e che non manderebbero di certo in malora lo Stato. Non si tratterebbe di un trattamento di privilegio, perché stiamo parlando di persone che non hanno le stesse possibilità degli altri sul mercato del lavoro.
Gli Enti locali potrebbero elaborare progetti di inserimento lavorativo, affidando ad esempio dei servizi pubblici a cooperative gestite da persone transessuali, piuttosto che escluderci anche dai servizi sociali come l’assistenza domiciliare integrata, solo perché siamo ritenute persone “non socialmente presentabili”. Tutto questo, però, dipende dalla volontà politica di affrontare il problema.
E secondo te non c’è?
Io credo che ci siano stati troppi studi e seminari sul transessualismo, ed è ora di passare all’azione. Perché quando una persona transessuale è in difficoltà vuol dire che sta davanti ad un bivio: prostituzione o suicidio. Gli psicologi usano un termine inglese "helplessness", ovvero la sensazione di abbandono, la consapevolezza di essere privi di qualsiasi sostegno.
Abbiamo detto quanto sia pericoloso il mondo della prostituzione. Non è il caso si prendere sotto gamba il problema, perché c’è gente che muore e, oggi come oggi, nel mondo transessuale ci sono tante persone culturalmente preparate con curricula di tutto rispetto e capacità lavorative non inferiori a qualunque altro lavoratore. Insomma possiamo anche noi contribuire al progresso della società.
Tu credi che negli altri Paesi per le persone transessuali sia più semplice trovare lavoro?
Sì, perché nel nostro Paese occorre prima di tutto un cambio di mentalità. Recentemente il ministero della difesa britannico ha dichiarato “a noi non importa se una persona cambi sesso, ma che sappia fare il suo lavoro”. In Italia purtroppo siamo lontanissimi da questo tipo di logica.
Al margine della conversazione, con una battuta fuori dai denti, perfettamente nel suo stile, Deborah mi fa capire che, è molto difficile che qualcuno dovendo scegliere, si faccia difendere da un avvocato transessuale.
Parla “per esperienza”. Eppure lei non si è arresa, non è finita sulla strada né ci finirà. Al momento collabora con alcune associazioni, fornisce consulenza legale. Riceve decine di richieste d’aiuto, a cui fa seguire appelli e mobilitazioni come quello che mi ha portato da lei. Per molte altre persone transessuali, invece un lavoro onesto, purtroppo è ancora un miraggio.
fonte www.lanazione.it/cronaca
Iniziative Lgbt, Ecco la prima squadra di calcio gay bolognese!
La BogaCalcio organizza allenamenti gay-friendly al giovedì.
Dopo il Volley (pallavolo) e il Basket (pallacanestro) la squadra bolognese gay Boga apre un nuovo gruppo sportivo.
Questa volta saranno gli appassionati di calcio, bolognesi o comunque che vivono vicino all'Emilia-Romagna, che potranno fare squadra e cominciare gli allenamenti in un nuovo gruppo gay e gay-friendly, per divertirsi, fare sport e combattere l'omofobia.
BogaCalcio organizza allenamenti di calcio a 5 a partire da questo mese di settembre tutti i giovedì alle ore 21.00 presso la palestra Copernico, in via Garavaglia 11 a Bologna.
La nascita della squadra è avvenuta grazie al supporto dei circoli Arcigay Red Club e Black Sauna.
fonte parmadaily.it
mercoledì 22 settembre 2010
Iniziative Lgbt, Transessualità e Transessualismo, A Salerno apre un consultorio per trans: è il primo realizzato al Sud
Il centro, frutto di un protocollo d’intesa tra l’Asl e la Provincia, fornirá assistenza psicologica e medica.
Si tratta del terzo in Italia e del primo al Sud. In via Santoro, quindi, sará aperto dal lunedì al venerdì un vero e proprio sportello per i disagi di identitá di genere sessuale
• Sará aperto dal lunedì al venerdì - dalle 10 alle 18 - e potrá contare su un’equipe medica che spazia dallo psicoterapeuta all’e ndocrinologo. Quello che si appresta ad aprire i battenti in via Santoro (nelle vicinanze della stazione) è il terzo sportello in Italia (l’unico nel Mezzogiorno) dedicato ai disagi di identitá di genere, ossia un consultorio pensato per quanti non si sentono sessualmente etero.
• Un evento, per un Mezzogiorno tradizionalmente diffidente e maschilista, che nasce dalla sigla di un protocollo d’intesa tra l’A sl ed un’amministrazione provinciale retta da un presidente di destra, parlamentare ed ufficiale dei carabiniere che, in Commissione giustizia, ebbe modo di dire più volte la sua nella battaglia per il riconoscimento giuridico delle identitá sessuali. Nessun cambio repentino di idee, assicura Cirielli, che ribadisce l'importanza dello sportello «per evitare discriminazioni ed aiutare ad accettarsi chi ha dei dubbi sulla propria sessualitá».
Il primo consultorio Dig del Sud, nasce infatti con lo scopo di offrire un percorso sinergico a quanti potranno essere seguiti passo dopo passo dalla scoperta della propria identitá alle terapie ormonali, fino ad un eventuale intervento per il cambio del sesso. Intervento che, è bene precisare, non potrá essere praticato presso le strutture sanitarie dell’Asl, dove al momento manca un personale adeguamente formato. A servizio di trans e di quanti vorranno avere un consulto gratuito, ci saranno psicologi, psichiatri, assistenti sociali, un urologo, un andrologo, un ginecologo ed un chirurgo plastico.
Il coordinamento spetta a Martina Castellana, medico, trans e componente con Rosa Masullo della commissione Pari Opportunitá che insieme all’assessore al ramo Anna Ferrazzano hanno fortemente voluto che fosse realizzato l’innovativo progetto. «L’obiettivo è quello di offrire sostegno psicologico ed educazione sociale - ha spiegato la Ferrazzano - nell’ottica di una destra moderna, vivace, contemporanea, non più agganciata a stereotipi conservatori». Lo sportello, come spiegato dalla Castellana, «si prepara ad accogliere le richieste provenienti da tutto il Sud. Proprio per questo, la scelta di aprirlo in prossimitá della stazione non è stata casuale».
Soddisfatti il sub commissario Asl Walter Di Munzio e il dirigente del distretto salernitano Enzo D’Amato. La speranza per il futuro è che oltre a poter offrire anche una degna assistenza chirurgica, possa essere affiancato da un centro di coordinamento per mettere in condizione le persone transessuali di avere un’integrazione reale nella societá, che cominci dal mondo del lavoro, come sottolineato da Francesca Eugenia Busdraghi, presidente Azione Trans. Un percorso difficile, irto di ostacoli e porte chiuse figlie del pregiudizio.
fonte lacittadisalerno.gelocal.it
Addio a Sandra Mondaini, se n’è andata anche lei...
Il mondo dello spettacolo perde un’altra leggenda che entra a pieno titolo nella storia della televisione italiana: a cinque mesi di distanza dalla morte del suo Raimondo Vianello, infatti, ci ha lasciato per sempre anche Sandra Mondaini che si è spenta oggi intorno alla 13 all’Ospedale San Raffaele di Milano per un’insufficienza respiratoria grave dopo dieci giorni di ricovero. I funerali saranno giovedì a Segrate.
Le immagini sofferenti di Sandra Mondaini in occasione del funerale di Raimondo Vianello lo scorso aprire erano entrate nel cuore di tutti perchè nonostante avesse gravi problemi di salute non aveva voluto mancare l’appuntamento con l’ultimo saluto con l’amore di tutta una vita e quando poi aveva gridato “Raimondo” davanti a tutti in chiesa una piccola lacrima era scesa a molti dei presenti.
Da allora sono passati quattro mesi che per la Mondaini non sono stati facili e ha faticato non solo a ritrovare la forza di fare semplici come mangiare, ma ha dovuto combattere con i problemi di salute di cui soffriva da diversi anni e che avevano portato anche a diversi ricoveri tra cui un periodo in una clinica di Pisa.
Oggi, però, è arrivata la notizia della sua morte avvenuta presso l’Opsedale San Raffaele di Milano intorno all’ora di pranzo dove era ricoverata da circa dieci giorni dopo essere stata colpita da una grave crisi respiratoria che le è stata fatale e in poco tempo appena si è venuti a sapere di questo sono stati in molti ad esprimere il proprio dispiacere e come spesso capita per personaggi importanti anche siti come Facebook hanno diffuso messaggi di solidarietà e in ricordo della sua memoria.
Al momento la salma dell’attrice si trova nella camera mortuaria dell’ospedale e non sono state concesse visite, ma nella giornata di domani sarà allestita la camera mortuaria presso gli studi Mediaset di Cologno Monzese come già era avvenuto per il martio, mentre i funerali si terranno giovedì alle 11 presso la Chiesa di Din Padrè di Milano 2 a Segrate.
Questa triste notizia è stata forse il segno pià evidente che la Mondaini negli ultimi periodi non risuciva più a trovare la forza per vivere e forse in questo modo tornando ad unirsi con il tanto amato Raimondo potrà cercare di ritrovare la pace.
Non è stato ancora deciso se le principali reti televisive decideranno nella prima serata di questa sera di modificare la programmazione prevista mandando in onda un suo ricordo, anche se questo triste evento segna gli animi delle persone di tutte le età perchè anche i ragazzi di oggi sono cresciuti con le celebri gag che avevano per protagonista la coppia e con la sua famosa frase “Che barba, che noia!”.
E’ curiosa poi anche una triste coincidenza: anche la morte di Giulietta Masina era avvenuta a cinque mesi di distanza da quella del suo amato Federico Fellini e anche in quel caso era rimasta impressa l’immagine dell’attrice che salutava pallida e con uno stato di salute incerto la bara del marito regista in occasione del funerale.
fonte fictiontv.guidaconsumatore.com
Shopping di Lusso e Curiosità: Idee regalo, perché non acquistare la Luna?
Alziamo il naso, la notte, e lei è là. La Luna, bellissima e piena di luce. Trionfa sulla nostra vita, indicando il sogno per eccellenza e gli amanti di astrologia credono che abbia un’influenza particolare sulla nostra vita. Avete mai pensato di regalare la Luna a qualcuno? Si può fare.
Abramovich qualche anno fa aveva incantato la sua Daria. In questi anni la tendenza è sempre stato quello di dare a una Stella il nome dell’amata, ma ora c’è davvero qualcosa di più prezioso, di magico. Vediamo insieme come fare, sempre che sia possibile in termini economici.
Lunarinternational (il sito internet) vende a costi davvero piccoli pezzi di luna. In questo modo chiunque può venire in possesso del sogno per eccellenza. Chi invece punta più in alto deve cercare di entrare in possesso dell’ultima edizione del libro intitolato Moonfire, scritto da Norman Mailer e edito da Taschen. Un luxury book, limitato a sole 12 edizioni, a cui viene allegato un frammento di suolo lunare.
Costo esorbitante: 60 mila euro. Le pietre, tutte di dimensioni diverse, hanno un peso che varia dai 0,4 ai 30,34 grammi. Differiscono inoltre nel colore, nella composizione e nella storia individuale.
Sappiamo che la pietra lunare sia fortissima. La Lunar Rock 1969, per esempio, è un frammento di 348 grammi, ritrovato in Marocco, ed ha la particolarità di essere ancora integro. Per questa ragione, fra le 12 pietre lunari è la più costosa: occorrono infatti 480 mila euro per entrarne in possesso.
Via | MondoLusso myluxury.it
Viaggi e Mete Friendly, La Svezia l’eldorado del turismo gay, anzi lgbt
La Svezia che in queste ore si sta dotando di un governo di destra, con una spruzzatina di parlamentari xenofobi, questa estate ha cominciato a raccogliere i frutti di una politica cominciata qualche anno fa, una politica volta a presentare e stilare dei viaggi, degli itinerari ed un turismo ad hoc per gli lgbt.
Chi sono gli lgbt? Quelli che nessuno vuole, meno che meno, stante agli episodi di Ostia e del Colosseo, gli italiani.
Lgtb sta per lesbiche, gay, bisessuali e transgender.
In qualche post precedente abbiamo messo in evidenza come la clientela gay stia diventando, a maggior ragione in tempi di crisi, un consumatore particolarmente ambito in virtù di un’altra sigla: DINK, ossia Double Income No Kids (doppio reddito e niente figli).
Da un lustro circa l’amministrazione cittadina di Stoccolma e il governo centrale si sono attivati per cercare di attrarre queste persone che in altre realtà sono trattate alla stregua di paria, di intoccabili.
Hanno messo su un network di servizi corredato da tante iniziative, l’ultima delle quali promossa dalla Sas, la compagnia aerea che ha lanciato un concorso “Loves in the air” che regala alla coppia vincitrice (anche gay) un matrimonio sulla tratta Stoccolma-New York con annessa luna di miele.
Ma l’Italia come è messa? Alessio Virgili di Quiiky, il principale tour operator italiano gay, afferma che in Italia “non riusciamo a creare un circuito nel quale i visitatori omosessuali si sentano rappresentati” il quale dice che le aggressioni di sicuro non fanno bella pubblicità “ ma credo che il problema principale sia il crescente appeal di paesi come quelli del Nord Europa, la Spagna e Israele, dove la promozione di mete gay è molto ben strutturata”.
La Regione Toscana va un po’ in controtendenza con l’apertura sul portale turistico di una sezione dedicata al turismo gay. Le cose peggiorano un po’ a livello nazionale in quanto l’Enit non eroga finanziamenti né promuove iniziative in tal senso, nonostante sia membro del Igtla (International Gay&Lesbian Travel Association).
fonte puntoblog.it
martedì 21 settembre 2010
Diritti e Politici Lgbt, Germania: matrimonio gay per il Ministro degli Esteri
Matrimonio gay in Germania tra il Ministro degli esteri Guido Westerwelle e il suo partner Michael Mronz. Quarantotto anni il primo, quarantatre il secondo sono insieme da anni.
Il realtà non si tratta proprio di un matrimonio, in Germania il matrimonio gay non è riconosciuto, ma di un’unione sociale che prevede alcuni benefici e diritti del matrimonio.
A dare la notizia che venerdì i due hanno regolarizzato la loro unione è stato il Bild, quotidiano tedesco, ma non ci sono state molte dichiarazioni perchè i due vogliono che la cosa rimanga un fatto privato.
Il “coming out” fu fatto in occasione del cinquantesimo compleanno della Merkel, dello stesso partito politico di Westerwelle.
In Germania ci sono altri due politici che sono dichiaratamente gay: l’ex sindaco di Amburgo, Ole von Beust e Berlino Klaus Wowereit sindaco di Berlino, però nessuno dei due ha ancora regolarizzato la sua relazione.
A celebrare la cerimonia tra il Ministro e il compagno il sindaco di Bonn alla presenza di familiari e amici, insomma una cerimonia intima per suggellare un rapporto e il loro amore, non per fare notizia.
Questo si potrebbe capire dal loro desiderio di mantenere la cosa nel riserbo. Le coppie omosessuali, come si diceva, in Germania non possono sposarsi, ma dal 2001 hanno la possibilità di “contratto di vita comune“.
fonte matrimonioblog.it
Social Network, Ricatti a mezzo web e l’estinzione del nickname
La vicenda dell’uomo che tramite un social network, avrebbe ricattato alcune donne con cui aveva stretto amicizia, ripropone in maniera drammatica il tema di internet e della privacy.
L’uomo che, secondo le indagini, avrebbe concretizzato i ricatti tramite dei fotomontaggi pornografici, purtroppo non rappresenta un caso isolato in Italia.
Anche in passato, e ora sempre più spesso, internet è divenuto un mezzo per danneggiare il prossimo. Con una differenza. Negli ultimi cinque anni, prima nei paesi anglosassoni, poi nel resto del mondo, è andata sempre di più scomparendo la pratica di usare il “nickname” e celare così i propri dati personali. Ciò che una volta era la prima norma cautelativa, adesso va diventando desueta, anzi, quasi banale.
L’allargamento della base di fruitori del web, che coinvolge persone di tutte le età, non necessariamente tutte esperte e avvezze ai rischi della rete, ha progressivamente reso le piattaforme ed i social network alla portata di tutti ma mediamente più vulnerabili a situazioni incresciose.
Come in ogni società che si rispetti, tutte le tipologie umane sono rappresentante nelle comunity, anche chi ha intenzione di fare un uso sbagliato delle informazioni personali che riesce a reperire.
Il livello di difesa dei dati personali è diventato praticamente minimo, basta aver immesso un curriculum, una foto personale, aver lasciato su qualche sito numero di telefono o indirizzo e chiunque, teoricamente, potrà rintracciare queste informazioni.
Il caro vecchio nickname, oggi sempre meno usato, può essere certamente un’arma a doppio taglio: perché se da un lato protegge voi dagli altri, può essere anche un’arma per il prossimo che tenta di nuocervi.
Però ha comunque il vantaggio, un nickname, di garantire uno schermo, una piccola barriera con chi in fondo, webcam o meno, non è una persona che avete davanti a voi fisicamente. Il web dei giorni nostri ha fatto comunque molti passi in avanti dal punto di vista della sicurezza, rispetto a dieci anni or sono, ma non ancora su standard elevati.
Lo si potrebbe paragonare al vecchio far west di una volta, dove c’era sì lo sceriffo ma erano ancor più numerosi i banditi che assalivano banche e diligenze.
fonte notiziefresche.info
Scrittori Lgbt, Oscar Wilde: spunta un nuovo carteggio sull’eccentrico artista
Dell’eccentricità geniale del dandy che fece scandalo in epoca vittoriana, abbondano le cronache del tempo e molto si è scritto. Ma adesso c’è di nuovo carne a cuocere se Alan Judd, specialista del dipartimento manoscritti della casa d’aste Bamfords, ha dichiarato che la raccolta di cinque lettere ”contribuisce a collocare altri pezzi nel puzzle delle tempestose relazioni di Oscar Wilde”.
Il carteggio e’ stato messo all’asta dai discendenti di Alsager Vian che nel 1891 si sposo’ e poi inizio’ a lavorare al ”Dictionary of National Biography”, monumentale opera per la quale scrisse molte biografie di illustri personaggi inglesi.
Le lettere furono conservate in una cassaforte fino alla morte di Vian nel 1924, quando fu aperta dagli eredi. Da allora la raccolta epistolare e’ sempre rimasta di proprieta’ della famiglia.
Della vita di Oscar Wilde, le cui relazioni furono sempre scandalose per la società dell’epoca in cui visse, nè tanto meno per ciò stesso tentò d’adeguarvisi, esprimendo anzi nella propria vita la concezione che aveva dell’arte, si scopre un nuovo tassello, si squaderna un’altra pagina.
Conforta almeno sapere o quanto meno sperare, che il lettore di oggi non sia succube degli stessi pregiudizi di quelli dell’epoca in cui Oscar Wilde visse, ovvero che l’omosessualità sia solo una chiave interpretativa per tentare di comprenderne la vita, ma non per giudicarla.
Fonte: Adnkronos via notiziefresche.info
Iniziative Lgbt, Friuli Doc 2010: mappa mondiale dei diritti degli omosessuali
Non solo manifesti per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’omofobia. Arcigay Udine e Pordenone, insieme con Arcilesbica Udine, infatti, hanno presentato a Friuli doc il volantino preparato appositamente per la loro presenza alla manifestazione udinese.
Una mappa mondiale che raffigura tutti gli Stati del mondo dove gli omosessuali vedono riconosciuti i propri diritti, ma anche quelli in cui gay e lesbiche sono ancora puniti o, peggio ancora, uccisi soltanto per il loro orientamento sessuale. “Siamo felici nel constatare – spiega il vicepresidente di Arcigay Udine, Giacomo Deperu – che, sebbene preparata appena una settimana fa, la nostra mappa è già datata, in quanto è di ieri la notizia che anche le Antille Olandesi hanno approvato una legge che riconosca il matrimonio tra persone dello stesso sesse”.
Una notizia che, se da un lato, fa senz’altro piacere a tutta la comunità omosessuale, dall’altro costituisce ancora un motivo per pensare alla mancanza di leggi in materia in Italia. “Il nostro Paese – spiega Daniele Brosolo, presidente del sodalizio udinese – in questa mappa si colloca ancora in una zona grigia e, purtroppo, non si vede all’orizzonte nemmeno un raggio di sole.
Tutte le proposte di legge, non solo per il riconoscimento dei nostri diritti, ma anche quella che vuole estendere la legge Mancino ai reati di omo-transfobia sono ferme. Quanto dovremo ancora aspettare – conclude – perché anche da noi, come in praticamente tutti gli Stati europei, si riconoscano i nostri diritti?”.
Più che positivo, intanto, il riscontro che Arcigay e Arcilesbica, insieme con l’associazione studentesca Iris, hanno avuto in questi giorni di presenza a Friuli doc. “Fortunatamente la società civile, quella fatta da persone comuni – spiega ancora Brosolo –, spesso anticipa il legislatore. Sempre più uomini e donne ci manifestano la loro vicinanza e si dicono favorevoli al riconoscimento delle unioni di gay e lesbiche.
La società è pronta, lo dicono i sondaggi, e lo viviamo noi – prosegue – che abbiamo deciso di mettere la faccia per chi ancora non si sente di farlo o non può farlo. Mi chiedo, quindi – conclude –, che cosa aspetti la nostra politica a rispondere all’elementare esigenza di veder riconosciuti alcuni dei diritti fondamentali dei quattro milioni di cittadini italiani omosessuali”.
Nel volantino, distribuito gratuitamente ai passanti, c’è spazio anche per un breve riassunto della storia dell’associazione friulana, tra le prime nate in Italia e che proprio quest’anno spegne venti candeline. La campagna, infatti, coincide anche con la celebrazione dei vent’anni di attività di Arcigay a Udine, nata nell’ottobre del 1990 in difesa dei diritti della comunità gay, lesbica, bisessuale e transessuale locale.
fonte www.udine20.it
lunedì 20 settembre 2010
Inziative Lgbt, "FIACCOLATA CONTRO L’OMOFOBIA E LA TRANSFOBIA" Domani a Milano 21 Settembre 2010
Martedì 21 Settembre 2010 le realtà gay, lesbiche, bisessuali e trans di Milano si riuniranno per una grande fiaccolata contro l’omofobia attraverso il centro della città, a partire dalle 20.30, presso i Bastioni di P.ta Venezia.
Il corteo partirà da Porta Venezia per recarsi in Piazza San Babila , allo slogan di “… e io non ho paura”, sul modello delle fiaccolate che periodicamente si stanno tenendo a Roma in risposta agli episodi di omofobia e di transfobia che hanno caratterizzato questo estate.
“L’estate che volge al termine è stata caratterizzata dal susseguirsi preoccupante di notizie di ragazzi e ragazze vittime di violenza fisica e di altre forme di intolleranza” – dichiara Ivano Cipollaro, portavoce dell’organizzazione, “Intimare a due uomini gay di abbandonare una spiaggia perché si stanno scambiando un bacio è un gesto colmo d’odio che non può lasciare indifferente nessun cittadino italiano, etero o omosessuale. Altrettanto irragionevoli sono i licenziamenti all’ordine del giorno di cui sono vittime le persone trans, motivati esclusivamente dal pregiudizio e dall’ignoranza”.
“Ad oggi, in Italia”, ricorda il Comitato Eiononhopaura, “nessuna norma è prevista nell’ordinamento a tutela delle persone gay, lesbiche, bisessuali e trans vittime della violenza o della discriminazione su base dell’odio omofobico e transfobico.”
L’evento, organizzato da un comitato spontaneo di giovani cittadini (Progetto GenderQueer, Ivano Cipollaro, Pietro Galeoto), che ha come madrina l’attivista transessuale Antonia Monopoli, è stato appoggiato dal Ministro Mara Carfagna, da tante associazioni e gruppi (ArciGay Nazionale, Arcobaleni in Marcia, Arcigay Milano CIG Centro di Iniziativa Gay, Arcilesbica Zami Milano, Associaione radicale Certi Diritti, GayLib, Gruppo Soggettività Lesbica,
KOB Kollettivo Omosessuale Bicocca, Famiglie Arcobaleno, Milk Milano, UAAR Milano, Radicali Enzo Tortora, Micò-Milano Contro L’Omofobia, GayStatale, Linea Lesbica Amica, Associazione TransGenere, Associazione Crisalide Pangender, 3D-Democratici per pari diritti e dignità LGBT, Orsi Italiani,
Gruppo del Guado, Nuova Proposta-donne e uomini omosessuali cristiani, Bergamo Contro l’Omofobia) singoli esponenti del movimento GLBT italiano (Paolo Patanè, Antonia Monopoli, Aurelio Mancuso, Sergio Prato, Enrico Fusco) e personaggi della cultura, e dello spettacolo (Viola Valentino, Fabio Canino, Mariella Nava, Costantino della Gherardesca).
Per contatti:
www.eiononhopaura.com
Ufficio stampa “E io non ho paura”
eiononhopaura@gmail.com
tel.: 349-4681478
fonte progettogenderqueer.wordpress.com
Lgbt Transessualità e Transfobia, Latina: trans tenta il suicidio dopo anni di mobbing “Ti faremo impazzire” gli dicevano
Anni di soprusi sul lavoro perché transessuale l’hanno portato a tentare di ammazzarsi. “Ti faremo impazzire” gli dicevano.
E’ quanto S.T., transessuale (da donna a uomo) di 35 anni che vive in provincia di Latina, ha denunciato all’avvocato Daniele Stoppello, responsabile dell’ufficio legale di Gay Help Line. E’ quanto si legge in una nota dell’Arcigay. “S.T.- afferma l’avvocato Stoppello - lavora da circa dieci anni per una grande azienda casearia pontina come operaio e i suoi problemi cominciano circa cinque anni fa, quando dichiarò apertamente al datore di lavoro e alle sue colleghe di voler intraprendere il percorso di transizione“.
“TI FAREMO IMPAZZIRE” - “Da quel momento – continua - è iniziato un vero e proprio calvario: gli viene vietato l’accesso al bagno e allo spogliatoio costringendolo, di fatto, a cambiarsi in corridoio, gli ripetono “vedrai, un po’ alla volta ti faremo impazzire“, si rivolgono a lui usando l’appellativo ‘Transformer’, viene isolato dagli altri colleghi durante l’ora di pranzo, nel 2008 riceve una serie di lettere di richiamo a cui, però, non segue alcun provvedimento e viene più volte malmenato e insultato con le parole “Sei mezza lesbica e mezzo frocio’“.
“Il 13 settembre scorso, S.T., esasperato da questo clima, ha tentato di togliersi la vita tagliandosi i polsi con un taglierino all’interno dell’azienda, in presenza di colleghe e dirigenti - aggiunge Stoppello – nonostante perdesse molto sangue è stato anche spintonato per essere poi soccorso all’uscita dello stabilimento dagli operai di un’azienda vicina, e trasportato successivamente all’ospedale Santa Maria Goretti di Latina“.
“S.T. – conclude Stoppello – si è rivolto alla nostra associazione insieme ai suoi familiari per denunciare l’accaduto e per chiedere assistenza legale. La vicenda merita l’immediata attenzione dell’autorità giudiziaria perché risultano violate tutte le normative che tutelano le persone lesbiche, gay e trans nei luoghi di lavoro“.
TRANSFOBIA - “Questo episodio mostra in modo drammatico – afferma Fabrizio Marrazzo, presidente di Arcigay Roma e responsabile di Gay Help Line – una condizione lavorativa assurda, disumana e inaccettabile e dimostra la necessità di norme severe che contrastino l’omofobia e la transfobia.
Il lavoro per le persone trans rappresenta una vera e propria emergenza sociale: Gay Help Line 800.713.713 – numero verde per lesbiche, gay e trans del Comune di Roma supportato anche dalla Provincia di Roma e dalla Regione Lazio, il cui sostegno assicura il servizio in tutto il territorio regionale – riceve moltissime segnalazioni e denunce di chi, dopo aver iniziato un percorso di transizione subisce episodi di mobbing, perde il proprio impiego e non sempre riesce a trovarne un altro“.
“Una realtà dolorosa e complessa perché espone moltissime persone al racket, allo sfruttamento, al mercato del lavoro nero o, come in questo caso, al suicidio. L’Italia - conclude Marrazzo – e’ una repubblica fondata sul lavoro. Le Istituzioni intervengano per rendere valido questo principio per tutti, eliminando ogni barriera che ostacola il lavoro per le persone trans“.
fonte giornalettismo.com
Lgbt Cinema, Vivien Leigh era bisessuale?
Chi non ha amato Rossella O’Hara in Via col vento? Una nuova biografia ci rivela ora particolari piccanti non tanto della protagonista del film, quanto dell’attrice che l’ha interpretata, Vivien Leigh.
Il libro uscirà il prossimo 23 settembre, il titolo è Damn You, Scarlett O’Hara e gli autori sono Darwin Porter e Roy Moseley (l’originale Scarlett diviene in italiano Rossella per mantenere, a suo modo, il richiamo cromatico della versione inglese).
Secondo questa biografia Vivien Leigh fu bisessuale e adultera e il suo matrimonio con Laurence Olivier (che pare fosse bisex…) fu solo fumo agli occhi, dal momento che entrambi iniziarono a tradirsi ben presto, anche se il loro matrimonio durò venti anni.
Stando alla nuova biografia Vivien ebbe almeno tre amanti donne, tra le quali spicca l’attrice inglese Isabel Jeans. Per quel che riguarda gli amori maschili, invece, Vivien ebbe relazioni con Marlon Brandon e Rex Harrison e, alla bisogna, faceva ricorso a degli escort.
Al di là della nota di colore, queste biografie scritte anni dopo la morte dei protagonisti (Vivien Leigh morì di tubercolosi nel 1967) mi lasciano alquanto perplesso, dal momento che mi pare siano carenti di credibilità e risulta difficile confermare o smentire quanto si afferma.
fonte queerblog.it
Icone Lgbt, Material Girl: fa causa a Madonna Non poteva usare il nome per vestiti disegnati dalla figlia Maria Lourdes Ciccone
Non è iniziata bene la carriera di stilista di Maria Lourdes Ciccone, la figlia di Madonna. La linea di vestiti da lei disegnata e in vendita nei magazzini Macy's, "Material Girl", rischia di portare più guai che altro. Un'altra azienda di abbigliamento infatti, la LA Triumph, ha fatto causa a Madonna che non avrebbe potuto usare il nome: infatti nello stesso modo era stata registrata un'altra linea di vestiti prodotta proprio dalla LA Triumph.
Taylor Momsen
Il paradosso è che Madonna non avrebbe potuto utilizzare il titolo di una delle sue canzoni più celebri in quanto preceduta da altri. "Il nostro cliente e il predecessore hanno continuato a vendere prodotti simili negli stessi magazzini e con prezzi concorrenziali almeno dal 1997 - ha fatto sapere un rappresentante legale dell'azienda -. Madonna e la suo nuova compagnia non hanno il diritto di vendere negli stessi spazi usando quel marchio".
La paura della LA Triumph è che, a parità di marchio, la popolarità della cantante (e la disponibilità economica per le campagne pubblicitarie) metta completamente in ombra i prodotti da loro realizzati creando un grave danno economico. Come finirà?
fonte tgcom.mediaset.it
Scrittrici Famose, Agatha Christie: Google celebra la famosa autrice e Regina dei romanzi gialli, nasceva 120 anni fà
Agatha Christie all’anagrafe Agatha Mary Clarissa Miller e’ nata a Torquay nella contea inglese del Devon il 15 settembre del 1891 e oggi ricorre il 120°anniversario della nascita e Google come sempre molto attento ad avvenimenti e ricorrenze speciali vuole ricordare questo giorno dedicandole il suo logo.
Agatha Christie e’ senz’altro la piu’ famosa autrice inglese di romanzi gialli, i suoi libri sono stati tradotti in diverse lingue e le sue opere piu’ popolari, l’investigatore belga Hercule Poirot e la pettegola signorina Jane Marple, hanno brillantemente risolto decine di casi di omicidio, ad iniziare dal primo libro su Poirot, The Mysterious Affair at Style.
Google celebra Agatha Christie
La famosa scrittrice ebbe molto successo anche come scrittrice d’opere teatrali. Il suo Witness for the Prosecution (Testimone d’accusa) fu trasformato in un film molto popolare nel 1958. Ancora oggi i romanzi di Agatha Christie continuano ad essere pubblicati in tutto il mondo con grande successo.
fonte lachiacchiera.it
domenica 19 settembre 2010
Lgbt, Chiuso l'ufficio per le differenze: Le associazioni gay, lesbo, trans e bisessuali di Bologna al Comune: perché?
Nato per creare una consulta permanente e vari progetti contro l’omofobia. «Soppresso con un colpo di spugna»
L’ufficio politiche delle differenze «è stato soppresso prima di poter funzionare al pieno delle sue potenzialità». Motivo per cui le associazioni gay, lesbo, trans e bisessuali di Bologna chiedono all’amministrazione comunale «di fornire una spiegazione esaustiva su come e con quali mezzi intende continuare a offrire ai suoi cittadini servizi, progetti e consulenze su questi temi».
In una nota le associazioni (Arcigay Il Cassero, ArciLesbica Bolognam, Mit, Agedo, Famiglie Arcobaleno, 3D-Democratici per pari Diritti & Dignità di lesbiche, gay, bisessuali, trans) spiegano di aver appreso che l’ufficio è stato «di fatto smantellato»
e che le sue aree di competenza sono confluite nell’ufficio progetti e attività promozionali del dipartimento servizi alle famiglie, definito un «mare magnum che si occupa di molte altre tipologie di interventi e progetti, dall’ambito socio-sanitario alle tossicodipendenze».
L'UFFICIO - Istituito da Sergio Cofferati, l’ufficio «aveva avuto un forte impulso grazie all’assessore Simona Lembi», durante la Giunta Delbono. Lembi, proseguono, aveva convocato le associazioni Lgbt bolognesi per creare un tavolo di consulta permanente e avviare vari progetti per migliorare la qualità della vita delle persone Lgbt, tra cui una campagna comunicativa di contrasto all’omofobia.
«Ora invece - accusano - apprendiamo che con un silenzioso colpo di spugna questo percorso è stato estromesso dal profilo amministrativo di questa città, e che il taglio peculiare di quell’azione si andrà a perdere nell’ accorpamento con un vastissimo insieme di altre competenze
fonte corrieredibologna.corriere.it
Lgbt, in Polonia lesbiche e trans sfidano il divieto al matrimonio gay
Tra i Paesi che fanno parte dell’Unione Europea, tre sono quelli che più di tutti si sono dichiarati, nei fatti, avversi ai diritti delle coppie di fatto omosessuali: l’Italia, la Grecia e la Polonia.
In mezzo, un clero che difende con ogni mezzo il matrimonio tra un uomo e una donna compiendo spesso un atto di prevaricazione contro la sovranità degli Stati in materia di leggi e diritti. Ora, nella cattolicissima Polonia, una coppia gay è riuscita a celebrare pubblicamente la loro unione, aggirando il divieto nella maniera più semplice e senza infrangere la legge.
Si tratta di due donne, Greta e Ania. La prima ha 37 anni ed è conosciuta come attivista del movimento di liberazione sessuale. Ha alle spalle una relazione durata dieci anni con un’altra donna. Ania invece ha 37 anni ed è ingegnere. Alcuni anni fa ha fatto coming out e intrapreso l’iter per il cambio di sesso. La cerimonia nuziale non ha trovato ostacoli perché all’anagrafe, Ania risulta ancora di sesso maschile.
Dal punto di vista biologico sono uomo - ha dichiarato al quotidiano Gazeta Wyborcza - ma mi sento donna psichicamente e così vivo fra i due sessi. Sposandoci in modo formale volevamo richiamare l’attenzione sul fatto che anche in Polonia il matrimonio è riservato solo alle coppie eterosessuali.
La funzione, con rito civile, si è tenuta a a Zelazowa Wola (città natale di Chopin). Entrambe le spose indossavano pantaloni bianchi e giacca viola. Pare abbia creato una certa ilarità tra gli invitati, quando l’officiante si è rivolto verso Ania continuando a chiamarlo al maschile.
Lo scorso anno, un istituto di ricerca polacco, svolse una indagine per conto di un quotidiano conservatore, per sapere se i polacchi erano pro o contro il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Uno su quattro si dichiarò favorevole alla legalizzazione delle unioni civili gay. Un buon segnale per una terra intrisa di integralismo cattolico.
Si ha anche notizia di un altro matrimonio tra donne, avvenuto ai primi di agosto, celebrato con rito umanistico, grazie all’Associazione dei Razionalisti polacca (omologa più o meno della UAAR).
Durante la cerimonia, una delle due donne ha detto:
Sin dall’inizio della nostra relazione abbiamo cercato di formalizzare il nostro rapporto, per dimostrare, attraverso il matrimonio, che eravamo una famiglia. Con il matrimonio, volevamo sottolineare un cambiamento avvenuto quando decidemmo di stare insieme.
È un cambiamento molto importante nelle nostre vite, e volevamo mostrarlo agli altri per essere percepite come famiglia e non più come singole persone. Il matrimonio umanistico, che ha preceduto quello religioso, ci ha dato oggi questa opportunità. Il nostro desiderio è di essere trattate come una coppia regolarmente sposata.
Auspichiamo che questo desiderio sia esaudito al più presto, magari anche da noi, ma a differenza di Greta e Ania, l’unione tra le due donne non avrà gli stessi effetti e diritti sanciti dalla legge polacca.
fonte queerblog.it da mario cirrito, Foto | Flickr
Al Cinema "La solitudine dei numeri primi" Una rilettura originale del romanzo di Paolo Giordano.
Alice e Mattia. Coetanei a Torino. Bambini le cui coscienze sono attraversate da un trauma profondo che non li abbandonerà mai. Alice e Mattia. Si conoscono. Potrebbero amarsi. Si separano (lui accetta un incarico in Germania e lei si sposa). Potrebbero ritrovarsi se consentissero a se stessi ciò che si sono sempre in qualche modo vietati.
Saverio Costanzo alla sua terza prova si assume il non facile compito di rileggere un best seller quale è il romanzo omonimo di Paolo Giordano (con il quale scrive la sceneggiatura). Lo fa con grande coraggio a partire dal nuovo mutamento di stile. Nessuno dei tre film del regista è simile all'altro nello sguardo e nelle modalità di ripresa perché Costanzo adatta il proprio fare cinema (che resta coerente in quanto a scelta di tematiche di base) alla storia che racconta.
Questo può spiazzare chi preferisce che un regista rimanga sempre fedele ad elementi linguistici che lo rendano facilmente identificabile e collocabile.
Costanzo destruttura la linearità narrativa del romanzo avvertendoci sin dall'inizio (grazie anche alla musica di Mike Patton e a una grafica di forte impatto) che ci troviamo dinanzi ad un horror.
Perché l'orrore della sofferenza attraversa corpi ed anime dei due protagonisti. Alice, la cui lesione fisica verrà spiegata solo molto più avanti ma che da subito determina il suo rapporto con il mondo e Mattia, che ha un vulnus che lo tormenta nel profondo spingendolo all'autolesionismo.
Due corpi che potrebbero fondersi ma che restano murati in una solitudine che si presenta come ineluttabile perché il senso di colpa e il sentirsi fuori posto (in una società sempre più spietata sin dalle età più giovani) finiscono con lo spingere a costruire muri in cui si possono aprire solo piccole brecce che sembrano sempre pronte a richiudersi.
I flashback inseguono i flashforward perché il dolore non conosce percorsi canonici e gli eventi che hanno segnato una vita non chiedono il permesso per riemergere. Costanzo ricostruisce la sofferenza del vivere di Alice e Mattia quasi fosse il puzzle che quest'ultimo portò alla festa di compleanno di un compagno di classe che costituì l'atroce punto di non ritorno della sua vita.
I pezzi di un puzzle si combinano per associazioni che ogni appassionato al gioco individua in modo diverso e finiscono con il determinare solo alla fine una struttura che origina dal caos di una miriade di pezzi. Così come le vite dei due protagonisti. Così come le vite di molti. Numeri primi divisibili solo per uno e per sé stessi in disperata e talvolta contraddittoria ricerca di una possibilità diversa.
fonte parmadaily.it
Lgbt, Skin è fiera di essere un'icona gay e parla dell'omofobia in Italia
“Sono al corrente di questa cosa, la trovo davvero orribile, è una vergogna per un paese civilizzato come l’Italia. Ogni uomo dovrebbe essere tutelato dallo stato, indipendentemente dalla sua sessualità. Gli dovrebbe essere garantita la sicurezza e gli stessi diritti. Ovviamente sono a favore dei matrimoni gay e delle adozioni”
Skin, da tempo vista come un’icona lesbo mondiale, è felice di questa considerazione e commenta con queste parole la situazione omofoba in Italia.
Per vederla dal vivo, in Italia, bisogna aspettare il 12 febbraio 2011, quando verrà a Milano in concerto.
Via Gay.it, queerblog