Un tribunale italiano ha riassegnato il sesso a una transgender che anatomicamente non subirà interventi: la cura ormonale è stata considerata sufficiente per essere considerata anagraficamente donna.
La persona nata uomo che ha chiesto di cambiare genere anagrafico (oggi sulla sua carta di identita' compare il nome Lucia) è un ex libero professionista di Arco. è' riuscito ad ottenere la nuova definizione alla voce "Sesso: femminile" non facendosi operare nelle parti intime. In sostanza, seguendo dal 2009 una terapia ormonale femminilizzante, ha dichiarato al giudice di sentirsi donna.
Secondo Alexander Schuster, legale della donna, la "riattribuzione del genere anagrafico senza operazione nè sterilizzazione" comporta "maggiori spazi di tutela per l'identita' di genere".
In una nota inviata all'Agi, l'avvocato precisa che "la sentenza depositata il 3 maggio 2013 e passata in giudicato a fine luglio il Tribunale di Rovereto ha compiuto un passo importante per la tutela delle persone trans.
Dal 1997 ad oggi si registrano solo tre sentenze che riconoscono ad una persona che non intende sottoporsi ad un'operazione chirurgica e senza che sia accertata la sterilita' della stessa il diritto ad ottenere il cambio del genere anagrafico". I tre precedenti del 1997, 2011 e 2012 erano una giurisprudenza isolata del Tribunale di Roma. La decisione roveretana è la prima che fa proprio questo indirizzo giurisprudenziale fuori dalla capitale.
Schuster sottolinea come "una parte fa proprio il principio di diritto secondo cui "nei casi di transessualismo accertato il trattamento medico chirurgico previsto dalla legge 164/82 è necessario nel solo caso in cui occorre assicurare al soggetto transessuale uno stabile equilibrio psicofisico, qualora la discrepanza tra psico-sessualita' ed il sesso anatomico determini nel soggetto un atteggiamento conflittuale di rifiuto nei confronti dei propri organi genitali, chiarendo che laddove non sussista tale con?ittualita' non è necessario l'intervento chirurgico per consentire la rettifica dell'atto di nascita"".
Dirimente diviene pertanto "il benessere psicofisico del soggetto: un intervento chirurgico è necessario solo dove sia utile per rimediare alla eventuale conflittualita' vissuta dalla persona".
fonte http://www.gay.it/
Questo blog è un aggregatore di notizie, nasce per info e news dall'Italia e dal mondo, per la Danza, Teatro, Cinema, Fashion, Tecnologia, Musica, Fotografia, Libri, Eventi d'Arte, Sport, Diritti civili e molto altro. Ogni articolo riporterà SEMPRE la fonte delle news nel rispetto degli autori e del copyright. Le rubriche "Ritratto d'artista" e "Recensioni" sono scritte e curate da ©Lisa Del Greco Sorrentino, autrice di questo blog
venerdì 2 agosto 2013
Lgbt: Gay sì, trans giammai
Katie e Arin sono una coppia di adolescenti transgender dell’Oklahoma. Non hanno neanche venti anni e si sono innamorati.
Kate, appena iniziato il passaggio da maschio a femmina, è stata vittima di bullismo transfobico a scuola e per questo si è rivolta a un gruppo di sostegno. Qui ha incontrato Arin, nato femmina e in transizione verso il genere maschile. I ragazzi oggi appaiono sereni, determinante è stata per loro la mano tesa delle famiglie.
Ma cosa succede ai tanti Katie e Arin che in Italia sono alle prese con un disagio rispetto al genere? Nel nostro paese i centri sono pochi, la richiesta è in aumento, e la risposta deve essere offerta da operatori con esperienza consolidata.
A Napoli un team di psicoterapeuti è in forza dal 2005 presso l’“Unità Operativa Complessa di Psicologia” che fa parte dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II.
In otto anni ha seguito circa 90 famiglie con figli che presentano problematiche nell’ambito dell’identità di genere (età tra 15 e 17 anni).
Quali sono le richieste dei ragazzi? “I giovani vengono per essere aiutati ad iniziare un trattamento ormonale”, dichiara Paolo Valerio, presidente Osservatorio nazionale identità di genere (Onig) e professore di psicologia clinica alla Federico II.
E i parenti accolgono o rifiutano? “Desiderano che i ragazzi cambino idea e auspicano un intervento riparativo. La prima reazione dei genitori è la vergogna, alcuni dicono: “gay sì trans no” , ” per me è una cosa impensabile ed inimmaginabile, non lo accetto”, “se ne deve andare via di casa, non voglio assistere a questo cambiamento”, “se continua così sono costretto a cambiare città, non posso fare davanti a tutti questa cattiva figura””, aggiunge Paolo Valerio. A scuola va meglio? “Le reazioni della scuola e degli amici sono molto diverse.
I professori di solito fanno finta di non vedere il problema. Tra i compagni di classe c’è chi comprende e chi, invece, esercita azioni di bullismo transfobico. Gli amici, al contrario, in genere accettano e diventano una preziosa risorsa per il ragazzo”. Occorre lavorare su più fronti: “Il nostro obiettivo è aiutare i ragazzi a conoscersi e a comprendere meglio chi sono e quello che desiderano essere.
Alcuni di loro sono stati seguiti anche per anni (fino a sette e la terapia è ancora in corso). Secondo il nostro gruppo la psicoterapia nel caso di ragazzi gender variant va intesa come un percorso di accompagnamento e di sostegno per aiutarli ad affrontare le complesse vicissitudini connesse al momento evolutivo che si trovano ad attraversare”.
Tra i problemi, la questione risorse. C’è una fondazione, “Genere Identità e Cultura”, che eroga borse di studio ad hoc, ma “sarebbe opportuno un interesse anche del Servizio sanitario nazionale, in quanto interventi precoci riducono il rischio di forme psicopatologiche in età adulta conseguenti a stigma e pregiudizi”, aggiunge il professor Valerio. Basti pensare che si sono rivolte al centro anche famiglie con bambini gender variant di 5 e 6 anni. Ancora.
Diventa fondamentale una azione culturale che incrini stereotipi e pregiudizi: “E’ ineludibile associare all’intervento offerto alla famiglia ed al ragazzo anche azioni rivolte alla scuola per prevenire e combattere pregiudizi e stigma, ma con quali fondi?”, osserva Paolo Valerio.
Della questione si parlerà al convegno internazionale “Varianze di genere” che si terrà a Napoli il 26 e il 26 ottobre organizzato da Onig con il patrocinio dell’Unar. Urge focalizzare l’attenzione non solo sui ragazzi ma anche sul contesto – famiglia e società – da considerare “in transito”.
Che messaggio dare ai genitori? “Per aiutarli a sfuggire ai profondi sensi di colpa e ai vissuti di inadeguatezza ribadirei che quanto accade non è colpa di nessuno. Se i genitori auspicano che lo psicologo faccia “guarire ” il ragazzo rimarranno delusi.
Non si tratta di una malattia da curare. La terapia non mira a far cambiare idea al figlio e se i genitori dovessero decidere, di fronte ai mancati risultati attesi, di interromperla, gli procurerebbero un grave danno”. Anche i genitori hanno bisogno di sostegno: “Suggerisco a padri e madri di intraprendere un percorso di accompagnamento psicologico per comprendere quanto sta accadendo al loro figlio o alla loro figlia al fine di accettarli e continuare ad amarli qualunque strada possano intraprendere.
Sono loro l’unico porto al quale i ragazzi possono rivolgersi in caso di un rifiuto da parte della società che in una fase della vita così complessa e delicata qual è l’adolescenza potrebbe risultare devastante”.
fonte http://liberitutti.com.unita.it/Autore: Delia Vaccarello
Kate, appena iniziato il passaggio da maschio a femmina, è stata vittima di bullismo transfobico a scuola e per questo si è rivolta a un gruppo di sostegno. Qui ha incontrato Arin, nato femmina e in transizione verso il genere maschile. I ragazzi oggi appaiono sereni, determinante è stata per loro la mano tesa delle famiglie.
Ma cosa succede ai tanti Katie e Arin che in Italia sono alle prese con un disagio rispetto al genere? Nel nostro paese i centri sono pochi, la richiesta è in aumento, e la risposta deve essere offerta da operatori con esperienza consolidata.
A Napoli un team di psicoterapeuti è in forza dal 2005 presso l’“Unità Operativa Complessa di Psicologia” che fa parte dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II.
In otto anni ha seguito circa 90 famiglie con figli che presentano problematiche nell’ambito dell’identità di genere (età tra 15 e 17 anni).
Quali sono le richieste dei ragazzi? “I giovani vengono per essere aiutati ad iniziare un trattamento ormonale”, dichiara Paolo Valerio, presidente Osservatorio nazionale identità di genere (Onig) e professore di psicologia clinica alla Federico II.
E i parenti accolgono o rifiutano? “Desiderano che i ragazzi cambino idea e auspicano un intervento riparativo. La prima reazione dei genitori è la vergogna, alcuni dicono: “gay sì trans no” , ” per me è una cosa impensabile ed inimmaginabile, non lo accetto”, “se ne deve andare via di casa, non voglio assistere a questo cambiamento”, “se continua così sono costretto a cambiare città, non posso fare davanti a tutti questa cattiva figura””, aggiunge Paolo Valerio. A scuola va meglio? “Le reazioni della scuola e degli amici sono molto diverse.
I professori di solito fanno finta di non vedere il problema. Tra i compagni di classe c’è chi comprende e chi, invece, esercita azioni di bullismo transfobico. Gli amici, al contrario, in genere accettano e diventano una preziosa risorsa per il ragazzo”. Occorre lavorare su più fronti: “Il nostro obiettivo è aiutare i ragazzi a conoscersi e a comprendere meglio chi sono e quello che desiderano essere.
Alcuni di loro sono stati seguiti anche per anni (fino a sette e la terapia è ancora in corso). Secondo il nostro gruppo la psicoterapia nel caso di ragazzi gender variant va intesa come un percorso di accompagnamento e di sostegno per aiutarli ad affrontare le complesse vicissitudini connesse al momento evolutivo che si trovano ad attraversare”.
Tra i problemi, la questione risorse. C’è una fondazione, “Genere Identità e Cultura”, che eroga borse di studio ad hoc, ma “sarebbe opportuno un interesse anche del Servizio sanitario nazionale, in quanto interventi precoci riducono il rischio di forme psicopatologiche in età adulta conseguenti a stigma e pregiudizi”, aggiunge il professor Valerio. Basti pensare che si sono rivolte al centro anche famiglie con bambini gender variant di 5 e 6 anni. Ancora.
Diventa fondamentale una azione culturale che incrini stereotipi e pregiudizi: “E’ ineludibile associare all’intervento offerto alla famiglia ed al ragazzo anche azioni rivolte alla scuola per prevenire e combattere pregiudizi e stigma, ma con quali fondi?”, osserva Paolo Valerio.
Della questione si parlerà al convegno internazionale “Varianze di genere” che si terrà a Napoli il 26 e il 26 ottobre organizzato da Onig con il patrocinio dell’Unar. Urge focalizzare l’attenzione non solo sui ragazzi ma anche sul contesto – famiglia e società – da considerare “in transito”.
Che messaggio dare ai genitori? “Per aiutarli a sfuggire ai profondi sensi di colpa e ai vissuti di inadeguatezza ribadirei che quanto accade non è colpa di nessuno. Se i genitori auspicano che lo psicologo faccia “guarire ” il ragazzo rimarranno delusi.
Non si tratta di una malattia da curare. La terapia non mira a far cambiare idea al figlio e se i genitori dovessero decidere, di fronte ai mancati risultati attesi, di interromperla, gli procurerebbero un grave danno”. Anche i genitori hanno bisogno di sostegno: “Suggerisco a padri e madri di intraprendere un percorso di accompagnamento psicologico per comprendere quanto sta accadendo al loro figlio o alla loro figlia al fine di accettarli e continuare ad amarli qualunque strada possano intraprendere.
Sono loro l’unico porto al quale i ragazzi possono rivolgersi in caso di un rifiuto da parte della società che in una fase della vita così complessa e delicata qual è l’adolescenza potrebbe risultare devastante”.
fonte http://liberitutti.com.unita.it/Autore: Delia Vaccarello
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Lgbt Italia: L'imprenditore cattolico: "Sì al congedo matrimoniale retribuito per coppie gay e lesbiche"
L'imprenditore 58enne Umberto Costamagna, presidente dalla società di call center Call & Call ha deciso di promuovere un accordo coi i sindacati presenti nella sua azienda, per riconoscere il congedo matrimoniale anche alle coppie omosessuali.
I suoi lavoratori, dipendenti gay o lesbiche che si sposano, quindi, potranno godere di 15 giorni di assenza retribuita dal lavoro.
Stesso trattamento verrà riservato per coloro che stringono un’unione civile all’estero, visto che in Italia non è possibile.
DIRITTI PER TUTTI
In nome di questi valori Costamagna ha esteso ai dipendenti omosessuali i diritti previsti per gli altri. "Io non entro nelle questioni morali, se non lo fa il Papa perché dovrei farlo io? Ma è un fatto di equità e giustizia". Per Riccardo Saccone di Slc Cigl, che ha firmato l’accordo con Call & Call è anche "la prova che in questo Paese il mondo del lavoro è decisamente più avanti della politica".
L'ETICA NELL'IMPRESA
Costamagna cita di continuo Don Milani e la dottrina sociale della Chiesa, "che sull’etica applicata all’economia e più avanti di tutti". "Riconoscere i diritti delle persone, farle stare bene non è buonismo: significa farle lavorare meglio. Come dice il cardinale Dionigi Tettamanzi, l’etica nel mondo dell'impresa non è un freno, è un’accelerazione", afferma con sicurezza l'imprenditore.
PROGETTI PER MIGLIORARE LA QUALITA' DELLA VITA DEI LAVORATORI
Tutto questo si traduce in asili nido interni aperti anche al territorio, biblioteche aziendali gratuite e senza tessere, flipper, biliardini e internet gratis nelle aree relax comuni, una cooperativa sociale che dà lavoro ai detenuti di Bollate anche a fine pena, gruppi di acquisto solidale e un progetto in Calabria di conciliazione tra vita personale e lavoro attraverso orari molto flessibili, rivolto soprattutto alle madri.
IL CASO DI ELISA
Tutto è cominciato dopo che Elisa, trentunenne operatrice del call center di Pistoia, ha chiesto un permesso per la cerimonia che il 30 settembre in Germania la unirà alla sua compagna Valentina, 34 anni. I responsabii hanno dapprima spiegato che la legge non lo prevede, ma hanno riportato la questione al presidente, che ha deciso personalmente. Elisa, quando ha saputo di aver avuto il congedo matrimoniale, è rimasta senza parole: "Non me lo aspettavo, a essere sincera", spiega. Poi ha invitato il suo datore di lavoro in Germania, per la cerimonia. Costamagna ha accettato volentieri: "Ne ho parlato con mia moglie, andremo".
fonte http://www.nanopress.it/
I suoi lavoratori, dipendenti gay o lesbiche che si sposano, quindi, potranno godere di 15 giorni di assenza retribuita dal lavoro.
Stesso trattamento verrà riservato per coloro che stringono un’unione civile all’estero, visto che in Italia non è possibile.
DIRITTI PER TUTTI
In nome di questi valori Costamagna ha esteso ai dipendenti omosessuali i diritti previsti per gli altri. "Io non entro nelle questioni morali, se non lo fa il Papa perché dovrei farlo io? Ma è un fatto di equità e giustizia". Per Riccardo Saccone di Slc Cigl, che ha firmato l’accordo con Call & Call è anche "la prova che in questo Paese il mondo del lavoro è decisamente più avanti della politica".
L'ETICA NELL'IMPRESA
Costamagna cita di continuo Don Milani e la dottrina sociale della Chiesa, "che sull’etica applicata all’economia e più avanti di tutti". "Riconoscere i diritti delle persone, farle stare bene non è buonismo: significa farle lavorare meglio. Come dice il cardinale Dionigi Tettamanzi, l’etica nel mondo dell'impresa non è un freno, è un’accelerazione", afferma con sicurezza l'imprenditore.
PROGETTI PER MIGLIORARE LA QUALITA' DELLA VITA DEI LAVORATORI
Tutto questo si traduce in asili nido interni aperti anche al territorio, biblioteche aziendali gratuite e senza tessere, flipper, biliardini e internet gratis nelle aree relax comuni, una cooperativa sociale che dà lavoro ai detenuti di Bollate anche a fine pena, gruppi di acquisto solidale e un progetto in Calabria di conciliazione tra vita personale e lavoro attraverso orari molto flessibili, rivolto soprattutto alle madri.
IL CASO DI ELISA
Tutto è cominciato dopo che Elisa, trentunenne operatrice del call center di Pistoia, ha chiesto un permesso per la cerimonia che il 30 settembre in Germania la unirà alla sua compagna Valentina, 34 anni. I responsabii hanno dapprima spiegato che la legge non lo prevede, ma hanno riportato la questione al presidente, che ha deciso personalmente. Elisa, quando ha saputo di aver avuto il congedo matrimoniale, è rimasta senza parole: "Non me lo aspettavo, a essere sincera", spiega. Poi ha invitato il suo datore di lavoro in Germania, per la cerimonia. Costamagna ha accettato volentieri: "Ne ho parlato con mia moglie, andremo".
fonte http://www.nanopress.it/
mercoledì 31 luglio 2013
Lgbt: Londra, le discoteche gay boicottano la vodka russa
Londra – Un boicottaggio vero e proprio, per ragioni politiche e di protesta.
Così, numerose discoteche gay nel panorama dell’intrattenimento londinese hanno deciso di mettere al bando dai propri banconi la vodka russa, per protesta contro l’approvazione di diverse leggi liberticide nei confronti della comunità omosessuale russa.
La repressione dei diritti dei gay, il divieto di manifestare in pubblico o addirittura parlare dell’esistenza degli omosessuali, è oggetto di questa lodevole iniziativa, firmata e portata avanti dal gruppo G-A-Y, che gestisce la nota discoteca Heaven, il quale ha pubblicato un comunicato stampa per spiegare e giustificare il boicottaggio verso il noto superalcolico.
«Mentre altri paesi avanzano sui diritti omosessuali, la Russia recede. Per questo, è importante essere solidali (agli omosessuali russi, n.d.r.) in questi tempi così difficili». Queste le parole di Jeremy Joseph, presidente e fondatore del gruppo d’azione britannico, al quale si sono accodati anche altri locali molto noti, con le stesse identiche motivazioni.
The Shadow Lounge – il primo club omosessuale d’Europa – Compton’s e Manbar, nel quartiere di Soho, hanno così ascoltato le parole dello scrittore statunitense Dan Savage, che in un appello pubblicato la scorsa settimana aveva invitato tutti i bar omosessuali a «lasciar perdere Stoli (la vodka Stolichnaya) e la vodka russa», per ritorsione contro il «pogrom anti-omosessuale di Putin». «Un appello grandemente propagatosi dentro la comunità gay internazionale», ha affermato Christopher Amos, proprietario del Manbar.
Una reazione ufficiale è però arrivata dalla stessa ditta Stolichnaya, che, attraverso il suo direttore generale Val Mendelev, ha condannato «i terribili atti commessi dal governo russo» verso la comunità gay, e ha ribadito di «essere da sempre, e continuare ad esserlo, un fervente sostenitore della comunità LGBT». La Stolichnaya, peraltro, è russa solo nel nome e nella preparazione, ma non è controllata dal governo di Mosca, e la sua sede è fissata in Lussemburgo.
La Russia continua però ad essere al centro dello sdegno internazionale, e il prossimo 10 agosto migliaia di manifestanti dovrebbero manifestare davanti l’ambasciata a Londra, richiamate da una petizione lanciata attraverso Facebook. Boicottaggi e protesta civile, in risposta all’ignoranza e alla baldanza di un leader politico che pretende di incarnare una falsa verità.
fonte http://www.wakeupnews.eu articolo di Stefano Maria Meconi
Così, numerose discoteche gay nel panorama dell’intrattenimento londinese hanno deciso di mettere al bando dai propri banconi la vodka russa, per protesta contro l’approvazione di diverse leggi liberticide nei confronti della comunità omosessuale russa.
La repressione dei diritti dei gay, il divieto di manifestare in pubblico o addirittura parlare dell’esistenza degli omosessuali, è oggetto di questa lodevole iniziativa, firmata e portata avanti dal gruppo G-A-Y, che gestisce la nota discoteca Heaven, il quale ha pubblicato un comunicato stampa per spiegare e giustificare il boicottaggio verso il noto superalcolico.
«Mentre altri paesi avanzano sui diritti omosessuali, la Russia recede. Per questo, è importante essere solidali (agli omosessuali russi, n.d.r.) in questi tempi così difficili». Queste le parole di Jeremy Joseph, presidente e fondatore del gruppo d’azione britannico, al quale si sono accodati anche altri locali molto noti, con le stesse identiche motivazioni.
The Shadow Lounge – il primo club omosessuale d’Europa – Compton’s e Manbar, nel quartiere di Soho, hanno così ascoltato le parole dello scrittore statunitense Dan Savage, che in un appello pubblicato la scorsa settimana aveva invitato tutti i bar omosessuali a «lasciar perdere Stoli (la vodka Stolichnaya) e la vodka russa», per ritorsione contro il «pogrom anti-omosessuale di Putin». «Un appello grandemente propagatosi dentro la comunità gay internazionale», ha affermato Christopher Amos, proprietario del Manbar.
Una reazione ufficiale è però arrivata dalla stessa ditta Stolichnaya, che, attraverso il suo direttore generale Val Mendelev, ha condannato «i terribili atti commessi dal governo russo» verso la comunità gay, e ha ribadito di «essere da sempre, e continuare ad esserlo, un fervente sostenitore della comunità LGBT». La Stolichnaya, peraltro, è russa solo nel nome e nella preparazione, ma non è controllata dal governo di Mosca, e la sua sede è fissata in Lussemburgo.
La Russia continua però ad essere al centro dello sdegno internazionale, e il prossimo 10 agosto migliaia di manifestanti dovrebbero manifestare davanti l’ambasciata a Londra, richiamate da una petizione lanciata attraverso Facebook. Boicottaggi e protesta civile, in risposta all’ignoranza e alla baldanza di un leader politico che pretende di incarnare una falsa verità.
fonte http://www.wakeupnews.eu articolo di Stefano Maria Meconi
Lgbt Libri: Paestum: al via “Liberi Tutti!” con un omaggio a Mario Mieli, giovedì 8 agosto
Torna Liberi tutti!, la rassegna di letteratura gay, lesbica e trans che si svolge all’oasi dunale di Legambiente Paestum.
Il primo appuntamento è fissato per giovedì 8 agosto con la presentazione del libro “Mario Mieli trent’anni dopo” (a cura di Dario Accolla e Andrea Contieri) realizzato in collaborazione con il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli di Roma.
La pubblicazione, che contiene documenti inediti e testimonianze di amici e militanti, sarà presentata da Francesco Gnerre (critico letterario, tra i fondatori del circolo Mario Mieli) e dal Pasquale Quaranta (giornalista e promotore dell’iniziativa).
Mario Mieli diventa un personaggio noto nel 1977 quando Einaudi pubblica la sua tesi di laurea in filosofia morale “Elementi di critica omosessuale” che, tradotta in inglese nel 1980, sarà uno dei pilastri degli studi queer. Alla base delle sue riflessioni ci sono Marx e Freud, la Scuola di Francoforte, in particolare il Marcuse di Eros e civiltà e dell’Uomo a una dimensione, ma anche Deleuze e Guattari, René Scherere, Guy Hocquenghem, Laing, e tutta la cultura più innovativa degli anni Settanta, di cui non troviamo traccia nella produzione culturale italiana degli anni successivi.
“Mario Mieli – afferma il prof. Gnerre – è tra le figure più significative e utili per provare a ricostruire uno dei momenti più esaltanti della lotta per la liberazione gay in Italia. La sua vita e la sua militanza dovrebbero diventare tema di testi letterari o di opere cinematografiche, come avviene con militanti di altri paesi, perché il significato del suo pensiero entri nella cultura di tutti e diventi patrimonio comune di una coscienza collettiva”
“L’intuizione di Mario Mieli – commenta Pasquale Quaranta – è stata liberare l’eros, vivere in modo più autentico la sessualità non solo per le persone omosessuali, ma per tutti. La decostruzione sociale e culturale del maschile e del femminile, la libertà di cercarsi in tutte le direzioni, la volontà di andare oltre le convenzioni sono al centro di un pensiero che non è stato ancora metabolizzato dalla cultura italiana”
Appuntamento giovedì 8 agosto alle ore 19.00 presso l’oasi dunale di Legambiente di Paestum (Sa).
[in auto: Autostrada A3 SA-RC, uscita Battipaglia o Eboli, seguire le indicazioni fino a Paestum, area archeologica-porta Aurea; quindi svoltare a destra costeggiando le mura antiche sul lato mare; auperata porta Marina, svoltare a destra, quindi ancora a destra, in via Poseidonia. L’ingresso all’oasi protetta di Legambiente è lungo via Poseidonia, a Torre di Mare, comune di Capaccio-Paestum]
fonte http://www.napoligaypress.it
Il primo appuntamento è fissato per giovedì 8 agosto con la presentazione del libro “Mario Mieli trent’anni dopo” (a cura di Dario Accolla e Andrea Contieri) realizzato in collaborazione con il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli di Roma.
La pubblicazione, che contiene documenti inediti e testimonianze di amici e militanti, sarà presentata da Francesco Gnerre (critico letterario, tra i fondatori del circolo Mario Mieli) e dal Pasquale Quaranta (giornalista e promotore dell’iniziativa).
Mario Mieli diventa un personaggio noto nel 1977 quando Einaudi pubblica la sua tesi di laurea in filosofia morale “Elementi di critica omosessuale” che, tradotta in inglese nel 1980, sarà uno dei pilastri degli studi queer. Alla base delle sue riflessioni ci sono Marx e Freud, la Scuola di Francoforte, in particolare il Marcuse di Eros e civiltà e dell’Uomo a una dimensione, ma anche Deleuze e Guattari, René Scherere, Guy Hocquenghem, Laing, e tutta la cultura più innovativa degli anni Settanta, di cui non troviamo traccia nella produzione culturale italiana degli anni successivi.
“Mario Mieli – afferma il prof. Gnerre – è tra le figure più significative e utili per provare a ricostruire uno dei momenti più esaltanti della lotta per la liberazione gay in Italia. La sua vita e la sua militanza dovrebbero diventare tema di testi letterari o di opere cinematografiche, come avviene con militanti di altri paesi, perché il significato del suo pensiero entri nella cultura di tutti e diventi patrimonio comune di una coscienza collettiva”
“L’intuizione di Mario Mieli – commenta Pasquale Quaranta – è stata liberare l’eros, vivere in modo più autentico la sessualità non solo per le persone omosessuali, ma per tutti. La decostruzione sociale e culturale del maschile e del femminile, la libertà di cercarsi in tutte le direzioni, la volontà di andare oltre le convenzioni sono al centro di un pensiero che non è stato ancora metabolizzato dalla cultura italiana”
Appuntamento giovedì 8 agosto alle ore 19.00 presso l’oasi dunale di Legambiente di Paestum (Sa).
[in auto: Autostrada A3 SA-RC, uscita Battipaglia o Eboli, seguire le indicazioni fino a Paestum, area archeologica-porta Aurea; quindi svoltare a destra costeggiando le mura antiche sul lato mare; auperata porta Marina, svoltare a destra, quindi ancora a destra, in via Poseidonia. L’ingresso all’oasi protetta di Legambiente è lungo via Poseidonia, a Torre di Mare, comune di Capaccio-Paestum]
fonte http://www.napoligaypress.it
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Lgbt: Instant book di ricette gay-friendly, lo crea lo chef dei vip Alessio Mecozzi
Tra i piatti esclusivi carré di maialino con mele e scalogno e crema di piselli secchi.
Uno dei resort più importanti del mondo, che ha ospitato pezzi da novanta del calibro di Robert De Niro, George Clooney, Gérard Depardieu e il regista cult Robert Zemeckis, ha predisposto un menù super esclusivo per coppie gay vip, rigorosamente ricche e famose.
A firmarlo è Alessio Mecozzi, chef del lussuoso CastaDiva Resort & Spa di Blevio, sul lago di Como, il quale ha ideato delle portate speciali per le coppie omosex e per turisti LGBT, che rappresentano una crescente fetta di mercato (giro d’affari di 3,2 miliardi di euro solo in Italia ovvero il 7% del settore turistico) e che mediamente dispongono di un budget di spesa più elevato rispetto ai viaggiatori eterosessuali.
In attesa di dare alle stampe un vero e proprio instant book di ricette “gay friendly”, Mecozzi ha elaborato l’originalissimo “Elton John Menu”: un nome non casuale poiché è stato proprio il celebre cantante inglese la principale fonte di ispirazione per lo chef che, in questa speciale proposta “culinaria”, ha raccolto portate adatte a questa crescente tipologia di ospiti.
Si comincia con un’entrée a base di “crema di piselli secchi con tortino di patate”, accompagnata dall’immancabile re dei salumi italiani, il “culatello di Zibello croccante”, passando poi a un delizioso “mantecato di riso al miele d’agrumi, pecorino al malto e polvere di caffè”, seguito ovviamente da un “carré di maialino da latte con mele e scalogno su cicoria piccante”, per concludere con golosi dolci dal Sud America.
“Per l’antipasto abbiamo giocato con la crema di piselli secchi – spiega il cuoco, formatosi alla scuola di Antonello Colonna (1 stella Michelin) – che, tra l’altro, hanno un sapore più dolciastro rispetto a quelli tradizionali.
Il tortino di patate, vista la sua consistenza, funge un po’ da spugna, mentre il culatello conferisce una nota croccante e un po’ salata. Quanto al primo, invece, dal momento che il cantante vive in Inghilterra, una delle patrie della birra, abbiamo trovato un produttore della nostra zona che ci fornisce un particolarissimo pecorino al malto.
In più mettiamo la polvere di caffè perché il malto ha un retrogusto di cioccolato e di torrefazione di caffè e quindi serviva qualcosa che caricasse un po’ di più i sapori”.
“Per secondo – continua Mecozzi - abbiamo il carré di maialino, una carne molto morbida. Lo cuociamo a bassa temperatura in padella, così rimane soffice e fa la crosta, dopodiché realizziamo un abbinamento classico del Nord Europa aggiungendo mele e scalogno.
In pratica uniamo la dolcezza acidula della mela, che serve a pulire un pochino il palato dal grasso del maiale, agli zuccheri dello scalogno, caramellati grazie a una cottura a bassa temperatura.
Poi con la cicoria inseriamo una nota piccante sul piatto per accentuare ulteriormente il contrasto. Per concludere come dessert abbiamo scelto dei sapori dal Sud America: si tratta di una crumble al cioccolato con una puntina di sale per attutirne la dolcezza.
Sopra questa terra di cioccolato vengono saltate delle banane con un caramello all’anice stellato e, per finire, aggiungiamo una spuma al rum caraibico, che conferisce una nota alcolica”. Insomma un menù che certamente non deluderà l’interprete di “Candle in the wind”, amante della buona cucina tanto da rendere vani i continui tentativi del partner David Furnish di metterlo a dieta.
Nato in Germania, l’estroso Mecozzi, prima di approdare nelle cucine del resort lariano, ha fatto esperienza in ogni angolo del pianeta e, proprio grazie ai suoi numerosi viaggi all’estero, ha avuto modo di scoprire i bizzarri segreti culinari di celebri coppie omosessuali che ha avuto modo di servire e che saranno raccolti in un esclusivo volumetto.
L’originale pubblicazione sarà distribuita poi agli ospiti del CastaDiva Resort & Spa, lussuosa struttura sul lago di Como finita recentemente sui giornali di tutto il mondo per aver ospitato il premio Oscar Robert De Niro.
Qualche anticipazione del contenuto? Si va dalle bizzarrie gastronomiche della famosa conduttrice americana Ellen DeGeneres e di sua moglie Portia de Rossi, che, dopo essersi sposate, si sono convertite alla cucina vegana, passando per i capricci culinari del cantante Ricky Martin che, con il compagno Carlos Gonzalez, alterna scorpacciate di paella alla ferrea dieta vegetariana.
Cibi rigorosamente senza glutine, invece, per l’ex campionessa del tennis Martina Navratilova che dal 2006 ha una storia con la russa Julia Lemigova, mentre la mitica Jodie Foster, antesignana LGBT, va matta per qualsiasi tipo di frutta, verdure cotte, zuppe e riso al vapore, senza farsi mancare qualche bella T-bone, pollo e dessert rigorosamente a base di fragole. Cucina semplice a base di tacchino, mais e pane di mais, invece, per il noto anchorman della CNN Anderson Cooper, mentre il leggendario George Michael è ghiotto di pasta e biscotti. Si dice che gli uomini si prendono per la gola…ma, a quanto pare, anche i vip omosex non fanno eccezione!
FONTE http://www.affaritaliani.it/
Uno dei resort più importanti del mondo, che ha ospitato pezzi da novanta del calibro di Robert De Niro, George Clooney, Gérard Depardieu e il regista cult Robert Zemeckis, ha predisposto un menù super esclusivo per coppie gay vip, rigorosamente ricche e famose.
A firmarlo è Alessio Mecozzi, chef del lussuoso CastaDiva Resort & Spa di Blevio, sul lago di Como, il quale ha ideato delle portate speciali per le coppie omosex e per turisti LGBT, che rappresentano una crescente fetta di mercato (giro d’affari di 3,2 miliardi di euro solo in Italia ovvero il 7% del settore turistico) e che mediamente dispongono di un budget di spesa più elevato rispetto ai viaggiatori eterosessuali.
In attesa di dare alle stampe un vero e proprio instant book di ricette “gay friendly”, Mecozzi ha elaborato l’originalissimo “Elton John Menu”: un nome non casuale poiché è stato proprio il celebre cantante inglese la principale fonte di ispirazione per lo chef che, in questa speciale proposta “culinaria”, ha raccolto portate adatte a questa crescente tipologia di ospiti.
Si comincia con un’entrée a base di “crema di piselli secchi con tortino di patate”, accompagnata dall’immancabile re dei salumi italiani, il “culatello di Zibello croccante”, passando poi a un delizioso “mantecato di riso al miele d’agrumi, pecorino al malto e polvere di caffè”, seguito ovviamente da un “carré di maialino da latte con mele e scalogno su cicoria piccante”, per concludere con golosi dolci dal Sud America.
“Per l’antipasto abbiamo giocato con la crema di piselli secchi – spiega il cuoco, formatosi alla scuola di Antonello Colonna (1 stella Michelin) – che, tra l’altro, hanno un sapore più dolciastro rispetto a quelli tradizionali.
Il tortino di patate, vista la sua consistenza, funge un po’ da spugna, mentre il culatello conferisce una nota croccante e un po’ salata. Quanto al primo, invece, dal momento che il cantante vive in Inghilterra, una delle patrie della birra, abbiamo trovato un produttore della nostra zona che ci fornisce un particolarissimo pecorino al malto.
In più mettiamo la polvere di caffè perché il malto ha un retrogusto di cioccolato e di torrefazione di caffè e quindi serviva qualcosa che caricasse un po’ di più i sapori”.
“Per secondo – continua Mecozzi - abbiamo il carré di maialino, una carne molto morbida. Lo cuociamo a bassa temperatura in padella, così rimane soffice e fa la crosta, dopodiché realizziamo un abbinamento classico del Nord Europa aggiungendo mele e scalogno.
In pratica uniamo la dolcezza acidula della mela, che serve a pulire un pochino il palato dal grasso del maiale, agli zuccheri dello scalogno, caramellati grazie a una cottura a bassa temperatura.
Poi con la cicoria inseriamo una nota piccante sul piatto per accentuare ulteriormente il contrasto. Per concludere come dessert abbiamo scelto dei sapori dal Sud America: si tratta di una crumble al cioccolato con una puntina di sale per attutirne la dolcezza.
Sopra questa terra di cioccolato vengono saltate delle banane con un caramello all’anice stellato e, per finire, aggiungiamo una spuma al rum caraibico, che conferisce una nota alcolica”. Insomma un menù che certamente non deluderà l’interprete di “Candle in the wind”, amante della buona cucina tanto da rendere vani i continui tentativi del partner David Furnish di metterlo a dieta.
Nato in Germania, l’estroso Mecozzi, prima di approdare nelle cucine del resort lariano, ha fatto esperienza in ogni angolo del pianeta e, proprio grazie ai suoi numerosi viaggi all’estero, ha avuto modo di scoprire i bizzarri segreti culinari di celebri coppie omosessuali che ha avuto modo di servire e che saranno raccolti in un esclusivo volumetto.
L’originale pubblicazione sarà distribuita poi agli ospiti del CastaDiva Resort & Spa, lussuosa struttura sul lago di Como finita recentemente sui giornali di tutto il mondo per aver ospitato il premio Oscar Robert De Niro.
Qualche anticipazione del contenuto? Si va dalle bizzarrie gastronomiche della famosa conduttrice americana Ellen DeGeneres e di sua moglie Portia de Rossi, che, dopo essersi sposate, si sono convertite alla cucina vegana, passando per i capricci culinari del cantante Ricky Martin che, con il compagno Carlos Gonzalez, alterna scorpacciate di paella alla ferrea dieta vegetariana.
Cibi rigorosamente senza glutine, invece, per l’ex campionessa del tennis Martina Navratilova che dal 2006 ha una storia con la russa Julia Lemigova, mentre la mitica Jodie Foster, antesignana LGBT, va matta per qualsiasi tipo di frutta, verdure cotte, zuppe e riso al vapore, senza farsi mancare qualche bella T-bone, pollo e dessert rigorosamente a base di fragole. Cucina semplice a base di tacchino, mais e pane di mais, invece, per il noto anchorman della CNN Anderson Cooper, mentre il leggendario George Michael è ghiotto di pasta e biscotti. Si dice che gli uomini si prendono per la gola…ma, a quanto pare, anche i vip omosex non fanno eccezione!
FONTE http://www.affaritaliani.it/
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Info point LGBT via smartphone
È stata lanciata Quist,(http://www.quistapp.com/) un’applicazione interattiva per smartphone sull’aggiornamento dal mondo LGBT.
Che si propone di colmare, attraverso nuove tecnologie di condivisione delle informazioni e di sensibilizzazione, le storie e gli eventi quotidiani che riguardano l’universo omosessuale.
Ogni giorno dell’anno, infatti, questo nuovo strumento riporterà episodi e accadimenti delle comunità gay, anche attraverso link di approfondimento, documenti, immagini e video.
Scaricabile sia su iPhone che su Android è disponibile gratuitamente a livello globale. In un’epoca di grandi conquiste sui diritti e le libertà civili, ma anche di nuove leggi omofobiche e di un numero di adolescenti gay suicidi che è ancora una realtà devastante, Quist vuole essere una sorta di memoria digitale. Per fare il punto sui successi, le lotte, i progressi, ma anche le sconfitte di ciascun “giorno nella storia LGBTQ”, come riporta la stessa pagina web dell’app.
fonte http://www.west-info.eu/di Ivano Abbadessa
Che si propone di colmare, attraverso nuove tecnologie di condivisione delle informazioni e di sensibilizzazione, le storie e gli eventi quotidiani che riguardano l’universo omosessuale.
Ogni giorno dell’anno, infatti, questo nuovo strumento riporterà episodi e accadimenti delle comunità gay, anche attraverso link di approfondimento, documenti, immagini e video.
Scaricabile sia su iPhone che su Android è disponibile gratuitamente a livello globale. In un’epoca di grandi conquiste sui diritti e le libertà civili, ma anche di nuove leggi omofobiche e di un numero di adolescenti gay suicidi che è ancora una realtà devastante, Quist vuole essere una sorta di memoria digitale. Per fare il punto sui successi, le lotte, i progressi, ma anche le sconfitte di ciascun “giorno nella storia LGBTQ”, come riporta la stessa pagina web dell’app.
fonte http://www.west-info.eu/di Ivano Abbadessa
Lgbt Sport: Ecco “Libera Rugby Club”, la prima squadra gay-friendly d’Italia
E’ arrivata, anche in Italia, la prima squadra gay friendly di rugby ed è proprio a Roma che la comunità gay ha raccolto le adesioni per farla nascere.
L’Italia era uno dei pochissimi paesi occidentali a non avere ancora squadre di rugby gay-friendly, a differenza di nazioni europee e d’oltre oceano e di città come Parigi, Londra, Amsterdam, Berlino, Bruxelles, Lisbona, Dublino, Los Angeles, New York, Sydney.
Al momento sono 23 i ragazzi fissi della formazione, due di loro non sono gay e non rimarranno gli unici. Sono giovani che hanno aderito perché, come ci spiegano gli organizzatori, questa iniziativa serve non solo a permettere a ragazzi omosessuali di poter giocare serenamente in una squadra di rugby, ma anche un modo per combattere alcuni falsi stereotipi che vedono l’omosessuale privo delle tipiche caratteristiche maschili di forza e carattere.
“Libera Rugby Club”, federata Gaycs, dipartimento Glbt dell’Aics, l’Associazione Italiana Cultura e Sport, e a breve federata della FIR, è il nome dell’associazione sportiva dilettantistica, dove quel “Libera”, volutamente al femminile, sta a sottolineare che non esiste nell’ideologia del gruppo nessun tipo di sessismo, ma anche che il rugby italiano ha bisogno di essere liberato da falsi pregiudizi, dall’omofobia ed essere davvero un gioco di squadra aperto a tutti, gay ed etero, dove fare amicizia e dare un bell’esempio di integrazione.
Da meno di un mese sono iniziati i primi incontri di prova e da poco gli allenamenti ufficiali della nuova squadra di rugby romana Libera Rugby Club, come il primo della serie, il 4 luglio, che ha visto scendere in campo 25 ragazzi. La Libera Rugby Club è inoltre gemellata con la squadra di serie C degli AllReds per la condivisione di valori di antisessismo e antiomofobia. Gli allenamenti si stanno infatti tenendo presso il campo degli AllReds, all’ex cinodromo, dove la nuova squadra è molto grata agli AllReds per il loro indispensabile appoggio.
Adesso non resta che la presentazione ufficiale al Coni, evento che dovrebbe avvenire entro il 20 luglio 2013. Chiunque voglia condividere la passione per il rugby, contribuendo ad abbattere l’omofobia nel mondo dello sport maschile, può inviare una mail a romanrugby2013@gmail.com
fonte http://www.nprugby.it
L’Italia era uno dei pochissimi paesi occidentali a non avere ancora squadre di rugby gay-friendly, a differenza di nazioni europee e d’oltre oceano e di città come Parigi, Londra, Amsterdam, Berlino, Bruxelles, Lisbona, Dublino, Los Angeles, New York, Sydney.
Al momento sono 23 i ragazzi fissi della formazione, due di loro non sono gay e non rimarranno gli unici. Sono giovani che hanno aderito perché, come ci spiegano gli organizzatori, questa iniziativa serve non solo a permettere a ragazzi omosessuali di poter giocare serenamente in una squadra di rugby, ma anche un modo per combattere alcuni falsi stereotipi che vedono l’omosessuale privo delle tipiche caratteristiche maschili di forza e carattere.
“Libera Rugby Club”, federata Gaycs, dipartimento Glbt dell’Aics, l’Associazione Italiana Cultura e Sport, e a breve federata della FIR, è il nome dell’associazione sportiva dilettantistica, dove quel “Libera”, volutamente al femminile, sta a sottolineare che non esiste nell’ideologia del gruppo nessun tipo di sessismo, ma anche che il rugby italiano ha bisogno di essere liberato da falsi pregiudizi, dall’omofobia ed essere davvero un gioco di squadra aperto a tutti, gay ed etero, dove fare amicizia e dare un bell’esempio di integrazione.
Da meno di un mese sono iniziati i primi incontri di prova e da poco gli allenamenti ufficiali della nuova squadra di rugby romana Libera Rugby Club, come il primo della serie, il 4 luglio, che ha visto scendere in campo 25 ragazzi. La Libera Rugby Club è inoltre gemellata con la squadra di serie C degli AllReds per la condivisione di valori di antisessismo e antiomofobia. Gli allenamenti si stanno infatti tenendo presso il campo degli AllReds, all’ex cinodromo, dove la nuova squadra è molto grata agli AllReds per il loro indispensabile appoggio.
Adesso non resta che la presentazione ufficiale al Coni, evento che dovrebbe avvenire entro il 20 luglio 2013. Chiunque voglia condividere la passione per il rugby, contribuendo ad abbattere l’omofobia nel mondo dello sport maschile, può inviare una mail a romanrugby2013@gmail.com
fonte http://www.nprugby.it
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