domenica 10 ottobre 2021

Lirica: San Carlo riparte con La Bohème di Emma Dante, il 12 ottobre, sala con massima capienza, 5 recite verso sold out

(ANSA) - NAPOLI Una 'prima' inaugurazione al cento per cento: il Teatro San Carlo riparte con La Bohème di Puccini per la regia di Emma Dante, una novità assoluta per il Massimo partenopeo, il 12 ottobre (ore 20) , il giorno dopo il ritorno della massima capienza nelle sale italiane in zona bianca. 

''Una bella notizia, per noi fondamentale, un inizio di normalità' annuncia il sovrintendente Stéphane Lissner, con un pensiero ad artisti e tecnici e alle difficolta dei 'mesi orribili' alle spalle.

E Napoli sembra proprio avere voglia di tornare all'opera: i biglietti per le cinque recite, con lo sblocco delle 'liste d'attesa', in poche ore sono quasi esauriti, per la prima è annunciata la presenza del ministro della Cultura Dario Franceschini. 'Sarà un allestimento onirico sia dal punto di vista del tempo che dello spazio', anticipa la regista che ha portato i suoi quattro amici bohèmien sui tetti, a cercare il calore dei comignoli. 

''La loro storia si svolge all'aperto, non nella soffitta. Incontreranno la gente, anche prostitute e trans. Adoro quest'opera, è una fiaba d'amore, un giocattolo musicale che non si può rompere, ma è anche una tragedia'. Sul podio Juraj Valčuha alla guida dell'Orchestra e del Coro del Teatro San Carlo, coro in mascherina, solo i cantanti sul palco non la indosseranno. Ad interpretare Mimì sarà Selene Zanetti, Benedetta Torre darà volto e voce a Musetta, Stephen Costello (che andrà in scena con una spalla immobilizzata per una frattura composta causata da un brutto scivolone in Galleria Umberto) vestirà i panni di Rodolfo e Andrzej Filonczyk quelli di Marcello. 

Le scene sono di Carmine Maringola, i costumi (alcuni ispirati a inquietanti giocattoli) di Vanessa Sannino. 

"Il debutto di Emma Dante al San Carlo rappresenta per me un momento speciale - racconta Lissner - tengo molto a questa produzione perché segna una fase importante nella vita del nostro teatro, e perché l'esordio di Emna nella regia lirica avvenne proprio con me alla Scala di Milano il 7 dicembre 2009 con Carmen di Bizet". Il 21 novembre seconda inaugurazione al San Carlo con Otello di Verdi regia di Martone, protagonista Jonas Kaufmann. (ANSA). 

fonte: Redazione ANSA RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA www.ansa.it

Cinema: "L'uomo che vendette la sua pelle" di Kaouther Ben Hania

Un ragazzo escogita uno strano modo per arrivare dal Libano all'Europa. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, Il film è stato premiato al Festival di Venezia, ha vinto un premio ai Lumiere Awards 

Una storia d'amore senza frontiere che apre il dibattito ma non scende mai sotto la superficie.
Recensione di Tommaso Tocci

A Raqqa, nella Siria del 2011, il giovane Sam è innamorato di Abeer, che lo ricambia ma sembra riluttante. L'entusiasmo di Sam nel chiedere la mano della ragazza è mal ricompensato da una soffiata alle autorità che lo mette nei guai per propaganda rivoluzionaria. Sam fugge così in Libano, mentre Abeer finisce in Belgio, sposata con un ricco diplomatico. Passano gli anni, Sam si arrangia come può, ma le circostanze economiche e politiche non gli consentono di raggiungere l'Europa per un tentativo disperato di ribadire il suo amore. Finché l'incontro casuale con un artista, che vuole tatuargli la schiena per farne un'opera d'arte vivente, non cambia le carte in tavola.

La regista tunisina Kaouther Ben Hania mescola una storia d'amore senza frontiere con la blanda provocazione di una satira sul mondo dell'arte, il tutto premendo sul nervo scoperto della crisi dei rifugiati. Un tema attuale che mette alla berlina il privilegio occidentale, ed europeo in particolare, attraverso il simbolo di una schiena tatuata con un visto che permette l'ingresso nell'area Schengen.

Un uomo in difficoltà diventa quindi arte in carne e ossa, con il film di Ben Hania a sottolineare esplicitamente come la circolazione degli oggetti di consumo sia più facile, nella nostra epoca, di quella delle persone. Lo spunto viene da una trovata simile dell'artista belga Wim Delvoye, che nel 2006 ha davvero tatuato una sua opera sulla schiena di un uomo, obbligandolo per contratto a "posare" nei musei e a farsi asportare un pezzo di pelle alla sua morte per consegnarla al compratore.

Adattata sul grande schermo, la schiena è quella magnetica di Yahya Mahayni, che fa un piccolo miracolo nel tenere insieme i molti toni, spesso divergenti, del film. Lo fa non solo con la schiena, che pure è ovviamente centrale, ma con tutto il corpo - organismo sinuoso e vibrante che passa dal sacrificale al tracotante.

A contendersene l'umanità c'è una schiera di personaggi che, un po' come tutto L'uomo che vendette la sua pelle, risultano posticci e superficiali, e purtroppo ben oltre le intenzioni degli autori. Da una bionda Monica Bellucci all'artista interpretato dal belga Koen De Bouw, tutti rimangono intrappolati in una satira dalle basi traballanti, mai nemmeno così sostenuta come in opere che ne facevano il loro fulcro (The Square di Ostlund o Animali notturni di Tom Ford).

Non può esserlo perché la regia ben consapevole di Ben Hania deve spesso tornare al paradosso principale, che misura la libertà umana in base ai passaporti e al controllo della propria pelle.

Certamente suggestivo e capace di provocare il dibattito (caratteristica che ha regalato al film anche una candidatura agli Oscar), ma solo ed esclusivamente a un livello ben più epidermico di qualunque tatuaggio.

fonte: Recensione di Tommaso Tocci  www.mymovies.it

Spettacolo: AGIS su aumento capienza “Grande soddisfazione per la riapertura al 100%”

Esprimiamo grande soddisfazione per la decisione presa oggi dal Consiglio dei Ministri in merito all’aumento delle capienze al 100%, sia al chiuso che all’aperto, per i luoghi di spettacolo, decisione che recepisce – ed anzi ottimizza – l’indicazione espressa dal CTS la scorsa settimana e che abolisce le regole sul distanziamento interpersonale tra gli spettatori”.

E’ quanto esprime in una nota, attraverso le parole del proprio Presidente Carlo Fontana, l’AGIS – Associazione Generale Italiana dello Spettacolo.

“Un sincero e forte ringraziamento va al Ministro Dario Franceschini, che si è speso su questo fronte con grande energia, sottoponendo direttamente al Presidente del Consiglio le nostre proposte, che oggi finalmente vengono accolte”.

Consideriamo questa notizia – prosegue la nota – il passo finale e decisivo verso la normalizzazione di un settore che fino ad oggi era stato penalizzato più di altri da norme stringenti che ne avevano limitato la regolare attività, nonostante i luoghi di spettacolo si siano dimostrati, senza timore di smentita, assolutamente sicuri per la salute del pubblico”.

“Unitamente alla soddisfazione dell’AGIS si unisce quella delle più importanti associazioni ad essa aderenti e rappresentative del settore, quali FEDERVIVO – Federazione dello Spettacolo dal Vivo, ANFOLS –Associazione Nazionale Fondazioni Lirico-Sinfoniche ed ANECAssociazione Nazionale Esercenti Cinema”.

 “La decisione presa oggi dal Consiglio dei Ministri  – commenta Filippo Fonsatti, Presidente FEDERVIVO suona come una vera e propria rinascita per lo spettacolo, resa possibile dal determinante lavoro svolto dal Ministro Franceschini, il quale è riuscito a far passare in modo chiaro ed inequivocabile il messaggio di quanto siano sicuri i luoghi di spettacolo”.

Grande soddisfazione anche da parte del Presidente ANFOLS Francesco Giambrone, che sottolinea “quanto l’aumento della capienza al 100% segni una svolta determinante per il ritorno alla normalità di un settore che ha vissuto momenti di grande sofferenza a causa delle forti limitazioni in vigore fino ad oggi. La giornata di oggi – conclude Giambrone – segna perciò un passo fondamentale per una nuova ripartenza, ed un grande ringraziamento va al Ministro Franceschini che ha mostrato grande sensibilità e senza il quale tutto ciò non si sarebbe realizzato”.

Sulla stessa linea Mario Lorini, Presidente ANEC: “Quello di oggi – dichiara – è un segnale
estremamente positivo per il pubblico e per la ripartenza del mercato. Il ritorno al 100% delle capienze per cinema e teatri era un obiettivo dovuto, ed è stato però reso possibile in primo luogo dalla forte spinta impressa del Ministro Franceschini. Ora è tempo di andare avanti sugli ulteriori obiettivi per tornare nel più breve tempo possibile alla piena condivisione della esclusiva esperienza che solo il grande schermo sa dare”
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fonte:   https://notiziedispettacolo.it

Prosa > Firenze: dal 15 al 17 ottobre al Teatro della Limonaia "4:48 PSICOSI" diretto da Dimitri Milopulos

Intercity Festival Al Teatro della Limonaia, il 15, 16, 17 ottobre ore 20.30
4:48 PSICOSI di Sarah Kane
disegnato e diretto da Dimitri Milopulos
con Valentina Banci, Teresa Fallai, Sonia Remorini
musiche originali Marco Baraldi
traduzione Barbara Nativi rivista da Dimitri Milopulos
soprano Francesca Maionchi
assistente alle musiche Federico Ciompi
effetti sonori Vanni Cassori
sartoria Silvana Castaldi
 
Psicosi è un testo frainteso. Non è un monologo al femminile ma un’opera monologante, “una sinfonia per uno strumento solo”: sono tante le voci che lo compongono e sono migliaia le possibilità che implica. 

Psicosi è noto come “note per un suicidio” ed è vero che racconta di questo, ma è anche un omaggio alla vita, e al vivere sani di mente. Un modo di affrontare il teatro che solo Sarah riusciva a dominare alla perfezione. In un’intervista durante il Festival Intercity London II nel 1997 e parlando di Blasted disse: “Per me la funzione del teatro è quella di farci sperimentare una cosa attraverso l'arte in modo che non abbiamo la necessità di sperimentarla effettivamente nella vita reale. 
 
Se sperimentiamo in teatro quello che significa commettere un atto di violenza estremo, magari ne possiamo provare una repulsione tale da impedirci di andare poi a commettere un atto di violenza estremo fuori nelle strade. Io credo che la gente possa cambiare, e credo che sia possibile, per noi come specie, cambiare il nostro futuro, ed è per questo che scrivo quello che scrivo.” 
 
Stessa cosa con Psicosi. Mostrare la tragicità della vita così come la viviamo oggi attraverso la nostra follia e questa grande voglia (Crave) di connettere anima e corpo – unica possibilità di salvezza. Ė la nostra difficoltà nel farlo che ci spinge al suicidio. E magari se riusciamo a provare repulsione per tale scelta vedendo il lavoro di Sarah, se arriviamo a capire Lei, forse riusciremo a vedere la nostra vita e nostra esistenza con occhi diversi. “Cercando di lasciare un segno più duraturo del mio”. Un testo sulla speranza, quindi.

Psicosi è un vortice. Ogni parola, ogni frase, ogni paragrafo è un concentrato di significati e di rimandi. Un susseguirsi di orgasmi di linguaggi e di sensi. Tutto è estremamente e minuziosamente collegato. Niente è lasciato al caso. Sarah ha impiegato un anno a scriverlo. E poi se ne andata. Per citare il suo illustre collega greco Dimitri Dimitriadis “quando il corpo non riusciva più a sopportare il peso dell’altro corpo, quello dalle mille teste, insaziabile, singolare, anarchico, immortale che si dibatte in ogni corpo che ha pulsioni stravaganti e crudeli”.

Psicosi è il risultato di uno studio dell’animo umano, di una ricerca che ha portato Sarah oltre Crave (lavoro molto collegato a quest’ultimo). La ricerca di un linguaggio poetico teatrale senza precedenti, che conferma ancora una volta il grande talento della sua creatrice.
Dimitri Milopulos
 
Sarah Kane (1971 – 1999) ha debuttato nel 1994 con la trilogia di monologhi Sick; nel 1995 il suo Blasted al Royal Court di Londra fu accolto da reazioni estreme e contrastanti. In seguito ha scritto Phaedra's love, Cleansed, Crave, 4:48 Psicosi e la sceneggiatura di Skin, cortometraggio diretto da Vincent O'Connell. Ha firmato due regie al Gate Theatre: Phaedra's love e Woyzeck di Georg Büchner. A seguito della sua tragica scomparsa nel 1999, 4:48 Psychosis è stato rappresentato postumo al Royal Court Theatre nel giugno 2000 (regia di James Macdonald). In Italia è stata introdotta per la prima volta al Festival Intercity nel 1997 con Blasted, per la regia di Barbara Nativi.
 
Dimitri Milopulos, regista, scenografo, costumista, autore, attore,grafico. Nel 1988 crea insieme a Barbara Nativi e altri collaboratori il Teatro della Limonaia e il Festival Intercity di cui è direttore artistico dal 2005. Dirige - oltre ai propri - testi di Sarah Kane, Oscar Wilde, Virginie Thirion, Michel Tremblay, David Ireland, Barbara Nativi, Arkàs, Dimitri Dimitriadis, Wajdi Mouawad e firma le scene di più di 60 produzioni su testi di autori come Sarah Kane, Jon Fosse, Jean-Luc Lagarce, Sergi Belbel, Barbara Nativi, Michel Tremblay, Martin Crimp, Michel Marc Bouchard.