venerdì 6 settembre 2019

Lgbt. Il principe George deriso perché farà danza classica, in 300 ballano per lui a Times Square

Alcuni ballerini professionisti hanno organizzato una lezione di danza a New York, per dimostrare che sì, #boysdancetoo

Non si ferma sulle tastiere la rivolta a difesa del balletto come una disciplina anche per maschi. Dopo che la giornalista Lara Spencer ha deriso il principino George perché prende lezioni di balletto, alcuni ballerini professionisti hanno organizzato una lezione di danza oggi 27 agosto a Times Square, New York, che ha coinvolto 300 persone. Lo scopo era quello di dimostrare che sì, #boysdancetoo, anche i ragazzi danzano.

Il programma Good Morning America, della rete Abc, è stato criticato da molti utenti che su Twitter hanno addirittura lanciato una sorta di movimento #metutu. La giornalista ha finito per scusarsi, ma le sue parole non hanno arginato il disappunto per una discriminazione che perdura da secoli.

Su Twitter, c’è chi posta una foto del film Dirty Dancing, rivolgendosi al Principe George affermando che Patrick Swayze era un uomo davvero forte, che ha frequentato lezioni di ballo da ragazzino.

fonte:  www.open.online

A scuola di cinema con David Lynch. Il corso online

Il regista americano è l'ultimo invitato illustre, in ordine di tempo, del programma di didattica online MasterClass.com. In una serie di 13 lezioni Lynch dispenserà perle di saggezza sulla creatività e sull'arte del filmmaking.

CLICCA QUI PER il video > David Lynch Teaches Creativity and Film | Official Trailer | MasterClass

Come facilitare l’arrivo delle idee, catturarle, esprimerle e trasformarle in un progetto concreto. Sono solo alcune delle tematiche che verranno affrontate da David Lynch (1946) nel suo corso online per il sito MasterClass.com. Il regista americano, che vanta schiere di fan in ogni parte del mondo grazie a capolavori che hanno segnato la storia del cinema e della televisione come Eraserhead, Blue Velvet, Mulholland Drive e Twin Peaks, è l’ultimo ospite d’eccezione del programma, che comprende tanti grandissimi nomi: da Werner Herzog a Martin Scorsese, da Spike Lee a Neil Gaiman, da Carlos Santana a Dan Brown.

Creativity and Film, questo il titolo del workshop, comprende una serie di tredici lezioni che accompagneranno gli studenti attraverso un percorso che parte dalla parte creativa (“come attrarre idee potenti”) per arrivare alla costruzione del film, alla scelta degli attori e alle tecniche di postproduzione. Immancabile, vista la passione di Lynch per l’argomento, un capitolo bonus sulla meditazione trascendentale, una pratica che, secondo le sue stesse parole, gli ha insegnato “ad affrontare la vita e il lavoro con maggiore consapevolezza” e “ad apprezzare il ‘fare’ in ogni tipo di attività”.

Il corso è acquistabile online per la modica cifra di 100 dollari, ma si può anche decidere di accedere all’intero contenuto del sito MasterClass.com pagando un abbonamento annuale di 200 Euro.
fonte: By Valentina Tanni  www.artribune.com

Julie Andrews Leone alla carriera, 'sono fortunata'. L'attrice, la Mostra è il primo Festival al mondo

"Ancora mi meraviglio, sono stata una ragazza fortunata che ha potuto recitare ruoli bellissimi".

Lo ha detto Julie Andrews (SCHEDA ANSA CINEMA), dopo aver ricevuto in Sala Grande il Leone d'oro alla carriera dalle mani di Paolo Baratta, presidente della Biennale.

L'amore del pubblico per l'attrice ha preso forma prima con un battimani corale sulle canzoni di Mary Poppins, nel montaggio di alcuni dei suoi film piu' importanti, e poi con l'appassionata laudatio di Luca Guadagnino, accogliendola con una standing ovation durata circa 10 minuti. Elegante in un tailleur pantalone celeste, Andrews ha ricordato che da bambina in Inghilterra amava cantare arie in italiano (e ne ha accennate, con una voce cristallina, un paio), "ero molto giovane e a malapena capivo le parole che stavo cantando, quindi credo che per oggi sia meglio per tutti fare il mio discorso in inglese" ha sottolineato con un sorriso.

Per lei Venezia "e' oggi il primo Festival del mondo: guardando alla selezione di quest'anno mi rendo conto ancora una volta di che grande potere di unire abbia il cinema". L'interprete di Tutti insieme appassionatamente e Mary Poppins ha dedicato un ringraziamento anche ai giovani talenti emergenti: "Chiedo loro di rimanere fedeli ai loro sogni e alla loro visione, le gratificazioni in questo modo saranno incomparabili.E ringrazio i pubblici di tutto il mondo, con la loro passione per il cinema rendono ancora tutto questo possibile, il loro supporto continuo tiene viva la luce sullo schermo".

Guadagnino nel suo discorso introduttivo ha dimostrato, con un excursus della vita e della carriera, la sua profonda conoscenza di Julie Andrews (lei ha ricambiato dicendogli "sono stupefatta da quante cose Luca sai di me, ma anch'io sono fan del tuo cinema"), e l'ammirazione che nutre per lei: "Per me e' chiaro che, in una vita come la sua, fatta di tanti viaggi attraverso il mondo del cinema e dello spettacolo, Julie Andrews sia uno di quei bambini capaci di utilizzare il potere dell'immaginazione per nobili fini" ha detto il cineasta. Ma Julie Andrews "e' anche un'artista sovversiva, che ha saputo ridefinire costantemente la propria immagine nell'arco di tutta la sua carriera.

Ragionando sul suo tempo, su chi e' e cosa rappresenta, Andrews ha giocato con le aspettative, senza mai farsi trovare due volte nello stesso posto". Per Guadagnino l'attrice e' "un'icona del ventesimo e ventunesimo secolo, che sa trasmettere una sorta di classicismo olimpico in ogni cosa che fa. Ha rappresentato ai massimi livelli la recitazione, la danza, la musica, la scrittura e l'attivismo politico; la sua eleganza e' diventata un valore assoluto: unica nella storia del cinema e assolutamente inimitabile".

A concludere l'evento in Sala Grande, la proiezione di Victor Victoria (1982) uno dei capolavori con lei protagonista firmato da Blake Edwards, marito di Julie Andrews, scomparso nel 2010.
fonte: Francesca Pierleoni  www.ansa.it

Lgbt: Alla Cgil di Novara nasce l’Ufficio nuovi diritti, lo sportello contro l’omofobia sul lavoro

Si chiamerà «Ufficio nuovi diritti» 
e nascerà dalla collaborazione tra la Cgil e l’associazione NovarArcobaleno per dar voce a chi subisce discriminazioni sul posto di lavoro perché omosessuale o trans. 

Il primo passo di questo percorso è la tavola rotonda incentrata sui diritti della comunità Lgbtqia+ nel mondo dell’occupazione in programma oggi alle 18 alla Camera del lavoro di via Mameli. È il primo evento della settimana di dibattiti, mostre e concerti «Pride week» che è stata organizzata da NovarArcobaleno con altre associazioni cittadine e che culminerà sabato 14 settembre nella seconda sfilata dell’orgoglio gay. 
 
La collaborazione
La collaborazione tra la Cgil e la onlus che rappresenta la comunità Lgbtqia+ è cominciata lo scorso anno in occasione del primo Novara Pride quando la Camera del lavoro ha dato il suo patrocinio all’iniziativa e offerto un supporto operativo con spazi e mezzi per organizzare la sfilata. Oggi l’obiettivo è ancora più ambizioso: creare un punto di riferimento a chi viene discriminato sul posto di lavoro per il suo orientamento sessuale. 
 
Gli obiettivi
«Definiremo nei prossimi mesi se costituire un ufficio alla nostra Camera del lavoro oppure se ricavarci uno spazio come Cgil all’interno della sede dell’associazione ma vogliamo arrivare al Pride 2020 con il nuovo servizio già attivo – annuncia Lara Bozzola, membro della segreteria provinciale del sindacato –. Noi facciamo già parte della rete anti-mobbing e anti-discriminazioni: uno sportello dedicato alle problematiche della comunità omosessuale e trans può far emergere casi che adesso purtroppo restano nell’ombra e vengono affrontati in solitudine dalla vittima». «La lotta alle discriminazioni per motivi di genere e orientamento sessuale è una priorità della Cgil di Novara» afferma il segretario provinciale Attilio Fasulo. 
 
La tavola rotonda
Alla tavola rotonda di oggi intervengono Laura Galasso, presidente di NovarArcobaleno e attivista femminista & Lgbtqia+, Antonia Monopoli, peer educator e attivista trans che a Milano gestisce uno sportello anti-discriminazioni, Lara Invernizzi di Agedo Novara e avvocata attivista in Rete Lenford, Lara Bozzola della Cgil e Valeria Gritti, del coordinamento di Cgil Piemonte. «I problemi maggiori sul posto di lavoro riguardano soprattutto le persone transessuali che spesso si ritrovano a presentare documenti con un nome che non corrisponde più a loro – commenta Galasso –. Noi parliamo di diritti e la conquista di luoghi di lavoro corretti e non discriminanti riguarda tutti, non solo la nostra comunità: alcune lotte portano vantaggi collettivi e raggiungono punti di incontro interessanti tra diversi mondi». 
fonte: 

mercoledì 4 settembre 2019

Lgbt. Keanu Reeves compie 55 anni e dopo l'esperienza da modello torna a interpretare Matrix

Keanu Reeves compie 55 anni e nelle stesse ore alcuni rumors sembrano confermati: Matrix 4 si farà. E a condurre il gioco saranno ancora Neo, alias il bell'attore di sangue misto (hawaiiano di padre, mezzo cinese e mezzo portoghese, e inglese di madre) e Trinity, alias Carrie-Ann Moss, per la regia di Lana Wachowski.

Al primo film della saga (uscito nel 1999), Keanu deve infatti molto, ma non tutto. L'attore ha dato prova negli anni di saper interpretare ogni ruolo con successo, da Siddhartha ne Il Piccolo Buddha a Jack Traven in Speed, dall'avvocato Kevin Lomax nel thriller soprannaturale L'avvocato del diavolo all'alieno Klaatu in Ultimatum alla Terra.

Nato a Beirut il 2 settembre 1964 dalla costumista inglese Patricia Taylor e il geologo hawaiiano Samuel Nowlin Reeves Jr., Keanu viene battezzato Keanu dalla parola hawaiiana Keaweaheulu: "brezza leggera che sale (dal mare verso i monti)”. A soli due anni si trasferisce a vivere in Canada con la madre e lì cresce coltivando la passione per l'hockey su ghiaccio ma la sua carriera viene stroncata da un infortunio, come accade a Johhny Utah da lui interpretato in Point Break.
L'esordio al cinema nel 1986 con I ragazzi del fiume, il primo ruolo da protagonista nello stesso anno nei film Spalle larghe. Nel 1995 Keanu Reeves è incluso dalla rivista statunitense People tra le 50 persone più belle del mondo. A renderlo ricco tuttavia è il ruolo di protagonista in Matrix che gli ha fruttato 20 milioni di dollari a film più il 15% delle entrate mondiali, per un totale di 185 milioni di dollari.

Non altrettanto fortunata la vita privata: nel 1999 frequenta l'attrice Jennifer Syme e dopo circa un anno nasce la loro bambina che tuttavia muore a pochi giorni dal parto per una malformazione cardiaca. Reeves e Syme si lasciano, e nel 2001 muore anche lei in un incidente stradale, messa alla guida di un'auto dopo una festa a casa del cantante a Marilyn Manson.
Da allora, nessuna delle sue relazioni è stata ufficializzata e recentemente (maggio 2019) in un'intervista l'attore ha dichiarato: «Sono single ma non me ne preoccupo. Anche perché non esco molto, non faccio davvero niente, sono abbastanza noioso, mi piace la mia routine. Ma sarei comunque felice di conoscere una donna». Nel giorno del suo compleanno lo festeggiamo così, con una gallery di foto che lo ritraggono da ieri (primi anni Ottanta) a oggi, recentemente protagonista della campagna moda uomo di Yves Saint Laurent Autunno/Inverno 2019.
fonte:  https://d.repubblica.it

Peter Lindbergh è morto, e con lui ci lascia uno dei fotografi di moda più visionari dei nostri tempi

Ci hai insegnato l'individualità, la bellezza, l'ageismo e l'umanità, e ci mancherai molto #RIP

Il genio della fotografia, Peter Lindbergh è morto a 74 anni. E con lui ci lascia un altro genio dell'universo moda e showbiz che ha tracciato (e immortalato) la storia di questo secolo. L'annuncio arriva dalla pagina Instagram dello stesso fotografo: "È con grande tristezza che annunciamo la scomparsa di Peter Lindbergh il 3 settembre 2019, all'età di 74 anni. Lascia la moglie Petra, la sua prima moglie Astrid, i suoi quattro figli Benjamin, Jérémy, Simon, Giuseppe e sette nipoti. Lascia un grande vuoto".

Ma chi era davvero Peter Lindbergh? Riduttivo etichettarlo come fashion photographer; Peter (sì, ci aveva autorizzato a chiamarlo così durante la presentazione della sua mostra Peter Lindbergh A Different Vision Of Fashion Photography alla Venaria Reale di Torino una manciata di anni fa...) era un artista geniale che attraverso i suoi scatti d'avanguardia, con il bianco e nero cinematografico, non ha raccontato solo il fashion ma la società. Ed è andato ben oltre la moda (pur usandola come trama narrativa) per restituirci una riflessione profonda sulle donne. Sulla loro identità. Sul significato della femminilità. E sulla loro bellezza. Vera, personale, autentica, imperfetta, normale. Lontana dai cliché e dalle patinature glamour. Traspare da ognuna delle sue immagini, quella tipologia di bellezza. Ed è parte integrante del suo stesso modo d'essere.

Cappellino da baseball, t-shirt nera, semplicità estrema. Sorriso affabile e cordiale, risultato di una disponibilità totale e di un'attitudine giocosa, Peter Lindbergh era così: una persona easy in grado di farsi amare e ricordare. Al pari della sua estetica fotografica - che rifugge le convenzioni stilistiche dell'epoca in cui si è affermata (parliamo di quegli Anni 80 e 90 in cui edonismo, eccesso e finzione erano la regola) - egli stesso è lontano anni luce dallo stereotipo del fotografo di moda capriccioso e distante.  

Peter Lindbergh è stato un artista che attraverso la sua opera si è sempre assunto la responsabilità di mostrare la "normalità", che nei suoi 40 anni di carriera ha ridefinito gli standard di bellezza, che ha sostituito al concetto dell'eroina e della femme fatale quello di una donna forte e autentica, che ha dato la possibilità di essere imperfetti senza sentirsi esclusi e di avere, assieme a lui, uno sguardo alternativo sulla femminilità... Un artista così non può non essere ammirato e ricordato per sempre.

Addio Peter Lindbergh, ci hai insegnato l'individualità, la bellezza, l'ageismo e l'umanità, e ci mancherai molto.
fonte:  www.elle.com