venerdì 6 gennaio 2023

Libri: "It ends with us. Siamo noi a dire basta" di Colleen Hoover, tradotto da Roberta Zuppet

Un caso editoriale internazionale nato dal passaparola. Una storia unica e commovente, impossibile da dimenticare. Amare significa perdonare ad ogni costo?

«Lo stile di scrittura è semplice e lineare, come si addice a un romanzo young adult, eppure i protagonisti acquistano una propria tridimensionalità nel momento in cui sbagliano e chiedono scusa, fanno tentativi e passi falsi, dimostrandosi lungi dall’essere del tutto positivi o del tutto negativi.» – Beatrice Toscano per Maremosso

È una sera come tante nella città di Boston e su un tetto, dodici piani sopra la strada, Lily Bloom sta fissando il cielo limpido e sconfinato. Per lei quella non è una sera come tante. Poche ore prima, ha partecipato al funerale del padre, un uomo che non ha mai rispettato, che le ha strappato l'infanzia e Atlas, il suo primo amore. 

Mentre cerca di dimenticare quella giornata tremenda, viene distratta dall'arrivo di Ryle Kincaid, un affascinante neurochirurgo totalmente concentrato sulla carriera e sull'evitare qualunque relazione. Eppure, nei mesi successivi, Ryle sembra non riuscire a stare lontano da Lily e alla fine cede ai sentimenti e all'attrazione che prova per lei. 

Dopo una vita non sempre facile, la ragazza ha tutto quello che desidera: il negozio di fiori che ha sempre sognato di aprire e un fidanzato che la ama. Tuttavia, qualcosa non torna: Ryle a volte è scostante e inizia a mostrare un lato pericoloso, in particolare quando Lily rincontra per caso Atlas. Pur non sentendosi al sicuro con Ryle, Lily si rende conto in fretta che lasciare chi ci fa del male non è mai semplice. Troverà allora il coraggio di dire basta?

COME COMINCIA
Mentre me ne sto seduta qui, a cavalcioni sul parapetto, e guardo giù da dodici piani sopra le strade di Boston, non posso fare a meno di pensare al suicidio.
Non al mio, beninteso. La mia vita mi piace abbastanza da voler arrivare fino in fondo.
Sono più interessata alle altre persone e a come, in sostanza, prendano la decisione di farla finita. Se ne pentono mai? Devono pur provare un briciolo di rimpianto durante la breve caduta libera tra il momento in cui si buttano e quello in cui si schiantano. Fissano forse il suolo che si avvicina a tutta velocità, dicendosi: Cazzo, è stata una pessima idea?
Per qualche motivo, credo di no.
Rifletto spesso sulla morte. Specialmente oggi, perché dodici ore fa ho tenuto uno degli elogi funebri più leggendari che gli abitanti della mia città natale – Plethora, nel Maine – abbiano mai sentito. Okay, forse non è stato il più leggendario. Si potrebbe benissimo considerare il più disastroso. Dipende se lo chiedete a mia madre o a me.

Colleen Hoover (Sulphur Springs, 1979) vive in Texas con il marito e i figli. È autrice bestseller del “New York Times” con i romanzi Tutto ciò che sappiamo dell’amore (Rizzoli, 2013) e il seguito Tutto ciò che sappiamo di noi due (Fabbri, 2015). Fra gli altri suoi libri ricordiamo: Le sintonie dell'amore (Leggereditore, 2014), Forse un giorno (ONE, 2017), Le confessioni del cuore (Leggereditore, 2016), Un ricordo ti parlerà di noi (Sperling & Kupfer, 2019) e It ends with us. Siamo noi a dire basta (Sperling & Kupfer, 2022).

fonte: www.ibs.it 

Danza: Raffaele Paganini ritorna a teatro con omaggio ai Pink Floyd

Raffaele Paganini
Riparte da Modena la tournée di 'Shine Pink Floyd Moon' l'ultimo spettacolo firmato dal regista e coreografo Micha van Hoecke. Il 3 febbraio lo spettacolo con i Pink Floyd Legend e la Compagnia Daniele Cipriani festeggerà i 50mila spettatori dall'inizio del tour  

Ritorna a teatro Raffaele Paganini, divo tra i divi, stella della danza di prima grandezza, nuovo protagonista di 'Shine Pink Floyd Moon', opera rock con le musiche live dei Pink Floyd Legend (direzione musicale Fabio Castaldi), ultimo lavoro del regista e coreografo di origine russa Micha van Hoecke scomparso nell'agosto del 2021. In scena la Compagnia Daniele Cipriani con Mattia Tortora. La ripresa dello spettacolo, con Paganini nel ruolo di Syd Barrett, è partita la scorsa estate e ora sta per toccare varie città italiane nei primi mesi del 2023. 

Si comincia con Modena, Teatro Comunale (25 gennaio), si prosegue per Pordenone Teatro Verdi (30 gennaio) per approdare poi all’Auditorium Parco della Musica di Roma, Sala S. Cecilia (3 febbraio) dove si festeggeranno i 50mila spettatori dall'inizio del tour partito da Ravenna Festival l'8 giugno 2019. Ultima tappa, il Teatro Verdi di Firenze (21 marzo).

"Il mio non è un ritorno in palcoscenico, ma un ritorno a sorridere", afferma Raffaele Paganini, che dopo un’assenza dalle scene internazionali durata molti anni, si prepara ad interpretare Syd Barrett, musicista dei Pink Floyd perdutosi nelle regioni sconosciute della 'luna', intesa come malattia mentale, a cui i compagni della band resero omaggio in alcune loro iconiche canzoni. Paganini, già primo ballerino del Teatro dell’Opera di Roma, è stato popolarissimo grazie alle apparizioni in programmi televisivi di grande ascolto come Fantastico negli anni ’80. "Un giorno Daniele Cipriani mi telefona per propormi di subentrare a Denys Ganio nella ripresa di Shine Pink Floyd Moon - racconta - La mia risposta non poteva che essere 'sì!!!', con un grido che partiva dal profondo dell’anima come quello della vocalist in 'The Great Gig in the Sky!'"  

"Perché, pur essendo un ballerino classico abbeverato alla fonte di Ciaikovsky e degli altri grandi compositori - aggiunge - faccio parte di quella generazione che respirava ancora nell’aria le canzoni dei Pink Floyd. Per non parlare della mia grandissima amicizia sia con Micha van Hoecke, sia con Denys Ganio, entrambi artisti al cui fianco ho lavorato per anni. Insomma, il ruolo di Syd mi calza in maniera stu-pe-fa-cen-te. era scritto nelle stelle che dovessi un giorno interpretare Shine Pink Floyd Moon". Le stelle a cui Paganini allude sono sempre presenti nelle liriche dei Pink Floyd. Roger Waters, Nick Mason, Richard Wright e David Gilmour esortano Syd a continuare a brillare, cantandogli 'Shine on, you crazy diamond!'. Quasi che in Shine Pink Floyd Moon, ispirato da questi versi, Micha abbia impartito una simile e imperitura esortazione ideale, prima a Denys Ganio, e ora a Raffaele Paganini.

Ad un anno dalla scomparsa di Micha van Hoecke quest’opera rock, come il grande regista e coreografo l'aveva definita, rimontata oggi da Miki Matsuse van Hoecke, è il testamento spirituale del maestro russo-belga, un lavoro intriso di speranza, rappresentata simbolicamente dalla 'fiamma' che Syd/Paganini accende nell’oscurità. "'Shine Pink Floyd Moon' ci esorta, dunque, ad accendere il lato luminoso della nostra luna interiore - si legge in una nota dello spettacolo - Emblema della poesia, della fantasia, della vita di ogni essere umano, per combattere il materialismo dilagante dei nostri giorni e ritrovare sempre noi stessi, il nostro 'io', anche in questi tempi bui di smarrimento".

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lunedì 2 gennaio 2023

Gala Les Étoiles la grande danza internazionale a Roma

Il cast di Les Étoiles si arricchisce, il programma raddoppia e una mostra fotografica a Roma celebra le edizioni precedenti del gala immortalando i “virtuosismi in volo e sulle punte” che sono da sempre il suo leitmotiv. Il conto alla rovescia per la prossima edizione di Les Étoiles, la 12° del gala internazionale di danza è in atto da mesi. In programma alla Sala Santa Cecilia, Auditorium Parco della Musica Roma, il 28 gennaio (ore 21.00 programma A) e il 29 gennaio (ore 16.30 programma A,  ore 21.00 programma B) 2023, i biglietti hanno cominciato ad andare letteralmente a ruba quando si sono spente le luci in sala dopo l’ultima edizione romana lo scorso gennaio. Questo fa la differenza tra un gala di danza qualsiasi – l’ennesimo gala, il solito gala – e un gala ‘cult’ come, appunto, Les Étoiles.  Ma c’è un altro motivo, molto più importante, che fa di Les Étoiles un gala speciale.

LES ÉTOILES, UN GALA CON UNA MISSIONE SPECIALE – “La bellezza salverà il mondo”, ribadisce il Direttore Artistico di Les Étoiles Daniele Cipriani: “Non lo dico per ripetere un “meme”, come è d’uso in questa epoca di taglia e incolla. La verità è che questo è un momento della storia particolarmente preoccupante: si combatte una guerra che ci tocca da vicino e incombe sul mondo un pericolo sinistro. Si può fare affidamento solo sull’intelligenza del cuore ed in questo senso mi ritrovo pienamente nelle parole di Dostoevsky. Non è un’affermazione puramente estetica se consideriamo che gli artisti traducono la giustizia e la moralità del cosmo in immagini, suoni, e chiaramente danza. Ho sempre creduto che, in questo senso, Les Étoiles abbia una missione speciale: è un gala in cui si esibiscono grandissimi ballerini, certo. Eppure non è solo “glamour” con nomi di richiamo: è un concentrato di bellezza che implicitamente inneggia alla bellezza più alta di un’ ideale fratellanza, a prescindere da nazionalità, credenze, o stile di vita.”

I PROTAGONISTI – Ai nomi annunciati in precedenza – ossia quelli di Marianela Nuñez, William Bracewell, Marcelino Sambé, Anna Rose O’Sullivan (THE ROYAL BALLET, LONDON);  Polina Semionova  (STAATSBALLETT BERLIN, già AMERICAN BALLET THEATRE); Sergio Bernal (già BALLET NACIONAL DE ESPAÑA); Maia Makhateli, Giorgi Potskhishvili (HET NATIONALE BALLET, AMSTERDAM), Paul Marque, Valentine Colasante (OPÉRA NATIONAL DE PARIS); Matteo Miccini (STUTTGART BALLET) – si aggiungono ora quelli di due stelle provenienti dal prestigioso HAMBURG BALLET JOHN NEUMEIERAlessandro Frola e Madoka Sugai. A questi nomi si aggiungerà poi quello dell’étoile ‘a sorpresa’ che verrà svelato alla vigilia della prima.

Daniele Cipriani tiene sempre a ospitare anche rappresentanti della nutrita diaspora di primi ballerini nostrani attivi in tutti i continenti del pianeta, ennesima eccellenza italiana all’estero, e ha chiamato Alessandro Frola, efebico e affascinante figlio d’arte, a raggiungere nel cast i connazionali Matteo Miccini e Valentine Colasante (parigina, ma di origine italiana). Da Londra si attende l’arrivo dell’ “altra regina inglese”, Marianela Nuñez: non ce ne voglia Queen Camilla, ma per la sua straordinaria popolarità e il numero di presenze a Les Étoiles, è la ballerina del “Royal” che ne detiene scettro e corona! Insieme a lei, tre giovani stelle dello stessa compagnia Royal Ballet: Marcelino Sambé, William Bracewell, Anna Rose O’Sullivan. Di status regale nel regno del balletto anche Polina Semionova, che fa un gradito ritorno a Les Étoiles.  

Applauditissima l’anno scorso per la sua eleganza e classe, Maia Makhateli ritorna accompagnata da un nuovo talento, Giorgi Potskhishvili, georgiano come lei  (nonché come Balanchine e tanti altri giganti di quella gloriosa patria della danza) di cui i follower che seguono i suoi reel apprezzano la folgorante energia, i salti altissimi e l’esuberanza. Porterà lo scintillio della Ville Lumière la stella del suo maggiore teatro, Paul Marque, e poi c’è lui, “El Rey del Flamenco”, Sergio Bernal, che porta immancabilmente a Les Étoiles un clima invidiabile: sole rovente di Spagna e scrosciante pioggia di applausi.

MARATONA LES ÉTOILES  – Per le due recite di domenica 29 gennaio sono previsti programmi diversi; da qui la possibilità di fare la “Maratona Les Étoiles” e acquistare un biglietto per entrambi gli spettacoli, usufruendo di uno sconto del 20% sul biglietto serale. Entrambi i programmi domenicali (come anche quello di sabato 28) prevedono brani dal repertorio tradizionale e non mancheranno di certo gli entusiasmanti passi a due da Il Lago dei CigniDon Chisciotte o Il Corsaro; ci saranno però anche brani di sofisticata modernità, firmati da coreografi sulla cresta dell’onda oggi. Tra questi troviamo Carbon Life di Wayne McGregor (O’Sullivan/Sambé), Voices di David Dawson (Semionova), due brani di John Neumeier, Spring and Fall e Shall We Dance? (Frola/Sugai), Äffi di Marco Goecke (Miccini) e Orgía, brano di danza classica spagnola, in prima mondiale a Les Étoiles (Bernal). Molti i lavori che vengono presentati in prima nazionale.

fonte:  Redazione https://giornaledelladanza.com

Cinema: Un premio prestigioso per il film Ciurè di Gianpiero Pumo

Recensione di Giuseppe Maurizio Piscopo. Venerdì ho avuto il piacere di vedere Ciurè al cinema Eden di Termini Imerese, un paese pulito ed accogliente, che merita di essere visitato non soltanto per il carnevale. Avevo sentito parlare in maniera entusiasta  del film alla radio regionale nel programma Auditorium di Eliana Escheri. Era tra i miei film da vedere, in agenda. Il cinema Eden di Termini è una bomboniera con le sedie colorate, ha un calore antico che mi ha fatto sentire ai cinema d’essay parigini, quando avevo 19 anni ed il cinema riempiva i vuoti e le ribellioni della mia anima.

Alla fine sui titoli di coda, come ai vecchi tempi del cineforum, l’architetto Roberto Tedesco che aveva introdotto il film con grande professionalità all’inizio, ha animato il dibattito ed ha dato voce al regista, agli attori ed anche al pubblico presente in sala. Il pubblico alla fine del film  ha sottolineato il suo entusiasmo con un’ovazione durata alcuni muniti e con le persone tutte in piedi. Qualcuno era così commosso che l’ho visto piangere.  E’ la storia di un rude picchiatore che s’imbatte in una ballerina trasgender. L’incontro fra due anime che si riconoscono nonostante i loro corpi suggeriscano il contrario. Il film è dedicato alla tematica dell’omotransfobia che vede Matranga e Minafò per la prima volta come produttori. La pellicola, girata proprio nelle strade di periferia del capoluogo siciliano e in un night club, è diretta dal regista esordiente Gianpiero Pumo e sarà presentata in occasione del Sicilia Queer filmfest. 

Il film prodotto nel 2022 da CDMstudios (Compagnia del Marketing), TNM Produzioni, Sicilia Social Star con il sostegno della Sicilia Film Commission, racconta una ruvida storia d’amore ambientata in una Palermo inedita dal sapore autentico, lontana da cliché e stereotipi. Per offrire una vita dignitosa al figlio, Salvo pesta la gente per conto di un piccolo boss della zona.

Una sera viene picchiato e derubato. In suo soccorso arriva una ragazza transegender di nome Ciurè che lavora come ballerina in un club gay. Con soli tre giorni di tempo per recuperare i soldi, Salvo è costretto a chiedere l’aiuto di Ciurè ed esibirsi al club sfidando i suoi pregiudizi. Un lungometraggio palermitano indipendente di genere drammatico dal sapore internazionale che affronta alcune delle tematiche legate al mondo Lgbt con un linguaggio semplice. Il film, girato in dialetto palermitano, vede Matranga e Minafò in una veste inedita: “Abbiamo prodotto questo film non appena abbiamo letto la sceneggiatura, scritta dallo stesso regista, Giampiero Pumo – spiegano Matranga e Minafò -. 

Crediamo che l’arte, sotto qualsiasi forma, abbia un valore fondamentale. E se attraverso un film si riesce a sensibilizzare anche solo qualcuno su un tema così importante allora l’arte ha vinto. Ciurè tocca corde inusuali, abbraccia tutta la comunità Lgbt ma non solo. È un film che ti spinge a riflettere molto, perché l’amore non ha nessun confine, né di razza né di religione né di sesso. L’importante è che sia amore”. Ciurè descrive con le immagini e la recitazione la dura  vita nella Palermo di periferia. Salvo è un giovane padre che per mantenere il figlio si arrabatta  tra impieghi di fortuna e faccende criminal-grottesche. Quando la spirale di violenza gli si ritorce contro si imbattè in Ciurè, una ballerina trasgender che va in suo soccorso spalancandogli le porte di un cailedoscopico night club gay dove si esibisce tutte le sere. Salvo riuscirà a superare i propri pregiudizi nei confronti dei “viandanti della notte” e a vestire panni inediti, fino a reinventarsi un nuovo corpo.

Ciurè è un’opera prima dal ritmo travolgente, con una sceneggiatura che si apre al dialetto-creolo di strada, popolata da personaggi nevrotici e spassosi, dalle cui urla trapela il disagio sociale, affrontato però con un policromo spirito di rivincita che corrode dall’interno la gabbia del machismo. Un film in cui l’immagine cinematografica stereotipata della sicilianità aleggia negli esterni, ma penetra nei suoi caldi e luccicanti ambienti interni dove le relazioni rimodellano il reale. 

“Ciurè è qualcosa che riguarda tutti noi, non solo il genere e l’orientamento sessuale, -dice il regista e attore Gianpiero Pumo è quella parte più intima e libera del nostro essere che spesso celiamo perché diversa, e questo spaventa.  A meno che non vediamo in quella diversità la nostra unicità”. Una bella storia, poetica ambientata in una città difficile, violenta  ed amara. 

Gli attori sono molto convincenti Vivian Bellina, Marilù Pipitone, Maurizio Bologna un attore che riesce a dare ai personaggi uno spessore indimenticabile, Lucio Calabrese Falcone, Ernesto Tomasini, Antonello Russo. Il film è nelle sale italiane dal 7 dicembre nel circuito UCI Cinemas e merita di essere visto dal pubblico internazionale. Un plauso particolare al bambino protagonista che con il suo silenzio riesce a commuovere e a comunicare un mondo migliore e lontano dai pregiudizi degli adulti. Sono certo e me lo auguro di cuore che questo film possa ricevere i premi internazionali nei Festival dove sarà presentato. 

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Moda: Christian Dior, il designer dei sogni in mostra a Tokyo. Il savoir faire della maison e i legami con il Giappone

Dopo il successo al Musée des Arts Décoratifs di Parigi la mostra "Christian Dior: Designer of Dreams" si è spostata al Mot, Museum of Contemporary Art di Tokyo (fino al 28 maggio 2023), reinventata dalla sua curatrice Florence Muller.

Grazie a una nuova narrativa scenografica, quasi un omaggio alla cultura giapponese dell'architetto Shohei Shigematsu dell'agenzia Oma di New York, questo evento corona oltre 75 anni di creatività, iniziata dalla visione pionieristica di Christian Dior.

Con l'obiettivo di esplorare la vita del fondatore-couturier della maison, la mostra si apre con un preludio che esalta il suo amore per l'arte. 

In un gioco di contrasti in bianco e nero, la prima sala mette in scena il rivoluzionario New Look e l'irresistibile modernità che incarna. Celebrando la profonda amicizia che unisce Dior e il Giappone, questo viaggio nello spazio e nel tempo, da Parigi a Tokyo, si prolunga con documenti d'archivio del tutto inediti che raccontano il legame privilegiato che Dior ha avuto con questo paese. Vengono così svelate, a loro volta, lettere, bozzetti e pezzi di spettacoli che si sono svolti nelle città giapponesi; una moltitudine di accattivanti souvenir e resoconti, che esprimono le collaborazioni tra Dior e il Case Daimaru o Kanebo. 

Il viaggio continua con le creazioni firmate dai diversi direttori artistici di Dior, immortalate negli scatti ammalianti di Yuriko Takagi. Queste immagini poetiche affrontano le sagome leggendarie dei successori di Monsieur Dior in un'atmosfera essenziale, che evoca quella dell'architettura tradizionale giapponese. Dopo un viaggio da sogno, segnato dalle stampe accattivanti del fotografo, il visitatore arriva alla stanza iconica delle tele bianche, illuminando il virtuosismo degli atelier, che viene reinterpretato in un gioco di curve che rende omaggio alle linee Dior. 

Un riflesso dell'affascinante dialogo tra l'estetica giapponese e l'inventiva della maison Dior alla guida di questa retrospettiva, un giardino incantato in lode della bellezza della natura, presenta i pezzi di scartoffie dell'artista Ayumi Shibata.  

fonte: Redazione ANSA ROMA  www.ansa.it  ANSA RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

Musica: Re Carlo nomina i nuovi «Sir». C’è anche il chitarrista dei Queen Brian May

Il musicista 75enne è stato premiato per i servizi resi alla musica e per l’impegno nella beneficenza.

C’è un nuovo sir nel Regno Unito. Si tratta del chitarrista dei Queen Brian May, che all’età di 75 anni è stato insignito del prestigioso titolo di Knight Bachelor da Re Carlo III, che per la prima volta ha firmato la lista dei cittadini del Regno premiati. A May, in particolare, il titolo onorifico «per i suoi servigi resi alla musica e per i servizi di beneficenza». «Mi viene da ridere ogni volta che qualcuno pronuncia la parola “sir”», ha commentato con la sua classica ironia il chitarrista. «Non so se dovrei essere “Sir Brian” o “Sir Bri” anche se credo che, ufficialmente, dovrei essere chiamato Sir Brian Harold May». Il musicista ha reso noto che da cavaliere si impegnerà a «fare le cose che ci si aspetta da una persona con questo titolo: lottare per la giustizia, per le persone che non hanno voce». Assieme a May, Re Carlo ha premiato altre 1.106 persone, tra cui 546 donne, che sono state insignite di vari titoli britannici.  

Gli impegni animalisti di Brian May

Meno note della sua folta zazzera di capelli ricci, una volta castani ma oggi completamente bianchi, sono le opere benefiche di May. Con la sua associazione Save me trust, il chitarrista si spende da anni per una campagna contro l’abbattimento dei tassi, che sono considerati i responsabili della tubercolosi bovina. In maniera simile, si è sempre schierato contro la caccia alla volpe. «Ho sempre ritenuto errata l’idea di chi pensa che gli esseri umani siano la specie più importante di questo pianeta. Sono convinto che, se ci vedesse un alieno, non la penserebbe in questo modo. Sono invece certo che ogni specie e ogni essere vivente abbiano il diritto di avere una vita e una morte degni di questo nome», ha dichiarato in passato spiegando la sua posizione. 

I concerti ai giubilei della regina

May ha suonato lo scorso giugno in occasione del giubileo di platino della defunta regina Elisabetta II, che festeggiava il 70esimo anniversario del suo regno. Lo aveva già fatto vent’anni prima, sul tetto di Buckingham Palace quando la sua chitarra aveva intonato God Save the Queen. «Questo titolo sarebbe stato un grande onore per mio padre – ha detto May ringraziando per il premio – che non è più qui tra noi. Ma penso che sarebbero stati entusiasti entrambi i miei genitori», ha aggiunto.

Gli altri premiati

Tra gli individui premiati dal Re anche Mary Quant, novantaduenne inventrice della minigonna, l’attore Stephen Graham e Catherine Belton, denunciata da numerosi oligarchi russi per il suo libro sull’entourage del presidente russo Vladimir Putin, che è premiata per i suoi servizi resi al giornalismo. I premi vengono conferiti due volte all’anno, una per il Capodanno e una per il compleanno del monarca, celebrato a giugno a prescindere dalla reale data di nascita. 

fonte: di Redazione    www.open.online

Cinema: Guerritore, il mio omaggio ad Anna Magnani a 50 anni dalla morte

L'attrice debutta alla regia cinematografica con 'Anna'

"Il 2023 sarà l'anno di Anna Magnani, di cui il 26 settembre ricorrono i 50 anni dalla morte.

Con questa mia prima opera cinematografica conto di riempire un vuoto su di lei".

A dirlo è Monica Guerritore, che firma il suo primo film per il cinema, 'Anna', anticipato l'1 gennaio a Domenica in. 

"Celebrare coraggio, fierezza e dignità di questa donna, che ha riscattato l'immagine di una Italia umiliata nel mondo - sottolinea l'attrice - è un dovere del mondo dello spettacolo e per me donna, prima che interprete, raccontarne la vita difficile, l'immenso talento, e la forza del carattere. 

Torniamo a commuoverci per la sua faticosa vicenda umana e riaccendiamo la luce su di lei, un gigante. Guerritore sarà ospite di Mara Venier per un approfondimento inedito con alcune anticipazioni sulla sceneggiatura. Il racconto di questa produzione artistica porta avanti una rivoluzione: coinvolgere direttamente lo spettatore, ascoltarne la reazione, il respiro, saltando le intermediazioni mediatiche e commerciali. 

'Anna' è prodotto dalla Società LuminaMgr di Monica Guerritore, presieduta da Roberto Zaccaria. La produzione ha chiesto per la pellicola il sostegno del ministero della Cultura come film di interesse culturale nazionale e verrà realizzata anche grazie al supporto economico del progetto Mecenati, il primo token digitale lanciato in Italia e tra i primi in tutto il mondo da un'attrice. (ANSA). 

fonte: Redazione ANSA ROMA  www.ansa.it  ANSA RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

Libri: "Strana carne" di Roberta Torre

Lavinia detta Jo, un giorno incontra il suo destino e il suo destino ha l'aspetto di BB il Mandriano, un uomo che non sembra camminare ma librarsi sulla terra, o meglio sull'asfalto dell'autostrada, mentre si avvicina alla macchina di sua madre per rubarla. 

Lavinia è annoiata della vita da ragazza di buona famiglia e soprattutto di sua madre, così quando il Mandriano si siede al volante accetta l'avventura senza opporre resistenza. 

In fuga da chi segue le loro tracce, i due troveranno rifugio a Pensione Pineta, un ricovero nascosto nei boschi, diventato riparo di una popolazione di anziani transfughi, ballerini di tango, assassini per amore, ex cacciatori, nobilastri locali in un circo che si rinnova ogni giorno di piccole vanità. 

Per questi stravaganti ospiti non c'è altro luogo dove andare, tutti sono devoti a una misteriosa presenza che pare vegliare come un nume tutelare sulla pensione, una centenaria custodita in una teca da cui i pensionanti si recano come in processione. 

Da quella casa, a ogni modo, non ci si allontana se non da morti. Per tutti loro l'arrivo di BB e di Jo segnerà una frattura della routine, con l'esplodere di gelosie, rancori e spaventi. 

Un romanzo che travalica i generi, che ci traghetta in notti paurose e pleniluni cari ai fantasmi, figure malefiche e straziate creature innocenti. Un canto alla libertà dai vincoli delle relazioni. 

Nelle pagine di Roberta Torre il mondo invisibile e il mondo apparente diventano tutt’uno.

Roberta Torre, regista, sceneggiatrice, fotografa, frequenta la Scuola Civica di Cinema e la Scuola D’Arte Drammatica Paolo Grassi. Si diploma in recitazione e drammaturgia. I suoi cortometraggi vincono subito premi in numerosi festival di cinema nazionali e internazionali, ma il suo punto d’arrivo è nel 1997 in Tano da morire, suo primo lungometraggio che, oltre a riscuotere un grande successo di critica e pubblico, ottiene numerosi riconoscimenti fra cui tre David di Donatello. 

Hanno fatto seguito Sud Side Stori, Angela, Mare Nero, I baci mai dati, presentato alla 67a edizione della Mostra del Cinema di Venezia e in concorso, come unico film italiano, nella sezione World Cinema del Sundance Film Festival 2011, è anche candidato a due Nastri d’argento, di cui uno proprio per il soggetto. I baci mai dati è anche un romanzo di Roberta Torre, pubblicato da La Tartaruga edizioni nel 2011.

fonte: www.lafeltrinelli.it