©Getty
La stilista, classe 1941, continua a essere protagonista nella storia del
costume mondiale, in un 2021 che moltiplica le ricorrenze per la
matriarca della moda britannica suggellando, oltre al compleanno tondo, i
50 anni dall’esordio nella Swinging London e i 40 dalla prima sfilata
in passerella destinata a consacrarla regina-ribelle del fashion
d'Oltremanica.
Ottant'anni e non sentirli. Nata nelle Midlands inglesi l'8 aprile 1941, Vivienne Westwood gira la boa dell'ottavo decennio di vita 'young at heart',
nessuno può negarlo. Sono lo spirito battagliero e l'irriverente senso
dello stile che le consentono di restare protagonista nella storia del
costume mondiale dopo mezzo secolo di carriera a tinte forti. In un 2021
che moltiplica le ricorrenze per la matriarca della moda britannica:
suggellando, oltre al compleanno tondo, i 50 anni dal fragoroso esordio
nella Swinging London e i 40 dalla prima sfilata in passerella destinata
a consacrarla regina-ribelle del fashion d'Oltremanica.
L'ascesa dell'astro Westwood
Figlia d'una coppia di operai tessili del Derbyshire, inizia a disegnare abiti nel 1971 con il compagno Malcom McLaren, vendendoli nella storica boutique londinese al numero 430 di Kings Road, che avrebbe cambiato nome ed arredamento diverse volte rispecchiando l'evoluzione creativa del duo. Da Let it Rock a Too Fast To Live, Too Fast Too Die, quando le prime collezioni si ispiravano ai rockers fra cui la stilista aveva già fatto numerosi proseliti come Ringo Starr, fino ad arrivare all'esplicito Sex: con abiti di cuoio, magliette di gomma, catene e immagini osé che suscitano un tale scandalo da costringere la polizia a far serrare le saracinesche del negozio. Ma la futura dame Vivienne ed il compagno non si arrendono e nel '76 riaprono i battenti dello store di culto, ribattezzandolo questa volta Seditionaires, gioco di parole fra seduzione e sedizione, con tanto di collezione omonima in grado di definire la cultura Punk.
Sono gli anni in cui McLaren diventa impresario di una nuova band rivoluzionaria, i Sex Pistols, gruppo musicale simbolo del movimento punk che adotta il codice stilistico di Queen Viv, ovvero il concetto di moda come strumento di lotta contro l'establishment. A partire dalla stessa Elisabetta in persona, sbeffeggiata nell'urlo dell'immortale hit God Save The Queen.
Nel 1981, la stilista sfila per la prima volta in passerella: la collezione s'intitola Pirates e inaugura una nuova stagione del suo linguaggio creativo, il New Romantic. Dopo le creste, gli spilli e i chiodi dei ribelli anni 70, arrivano i corsetti, le crinoline, i panieri degli edonistici Eighties.
Mentre l'ascesa dell'astro Westwood prosegue inarrestabile. Nel 1982 è la prima inglese dopo Mary Quant a essere accolta nel calendario dei de'file' di Parigi. Sarà proprio la Ville Lumiere il teatro della memorabile caduta - entrata negli annali della moda - di Naomi Campbell, inciampata sulle vertiginose zeppe delle platform di Vivienne "ideate per issare la bellezza femminile su un piedistallo".
Un piedistallo su cui a salire è in effetti anche la creatrice, che nel 1992 si vede ricevere dalla stessa Elisabetta II, quasi come in un incontro fra sovrane, e insignire - malgrado gli affronti passati dell'era punk - col prestigioso Order of the British Empire (OBE) per i suoi meriti artistici; un'onorificenza e un titolo che la neo dame Viv accetta con apparente rispetto dell'etichetta, salvo sorprendere i fotografi a fine cerimonia con una provocatoria alzata di gonna nude look.
Nello stesso anno, la designer convola a nozze con uno di suoi allievi alla Scuola di Moda di Vienna, Andreas Kronthaler, di 25 anni più giovane, che da quel momento diventa il fidato braccio destro fino a ereditare nel 2016 la direzione creativa della griffe
Dallo spirito ribelle all'impegno civile, alla rivoluzione green
Una griffe consolidata nel tempo come piattaforma di comunicazione e d'impegno civile progressista all'insegna di slogan come "Make Love, not Fashion" o "Buy less, choose well, make it last". E trasformata negli ultimi anni in veicolo di campagne di sensibilizzazione dell'opinione pubblica su temi come la battaglia contro il consumismo estremo, per l'ambiente, contro gli effetti del cambiamento climatico, per la pace, in difesa della libertà di Julian Assange. Sfide condotte non solo a parole o a colpi di provocazioni, del resto, ma anche nelle scelte concrete di collezioni realizzate ormai con materiali e modalità di produzione eco-sostenibili. Perché non c'è dubbio che, sulla trincea degli 80 anni, lo spirito ribelle dell'ex Queen del punk rimanga vivo e vegeto. La sua missione adesso? Una Rivoluzione Green per combattere "la guerra per la sopravvivenza della razza umana e del pianeta".
fonte: https://tg24.sky.it