La diva della nightlife romana e la sua storia, diretta da Chloé
Barreau, per un podcast divertente, intimo ed emozionante, sulla
transizione e sulla femminilità. Foto di Giuseppe Zizza
Lilith Primavera è un personaggio mitico della notte romana. Una donna dal fascino che non lascia indifferenti. Una donna nata maschio, come dice lei stessa, ma è solo un dettaglio.Lilith è una cantante, una performer, un’attrice, una poetessa, una femminista. Per arrivare fino a qui, è stata costretta a fare i conti con alcune ferite.
Malafemmina è un viaggio vibrante nella vita di un’artista underground. Uno sguardo intimo sul tema della transizione. Un diario di amicizia e di sorellanza.
La storia di come sono rimasto affascinato dal podcast Malafemmina,
è di quelle che capitano nelle pandemie, in un tempo in cui niente è
normale. Mi capita quasi per caso di scambiare due chiacchiere virtuali
con Lilith Primavera, robe di musica, mentre ignoro assolutamente chi sia. Vengo dalla campagna toscana, non troppo intima con la nightlife romana,
di cui Lilith è regina. Poco male. Mentre ampliamo la forbice delle
chiacchiere da lockdown su argomenti tipo cani o serie tv, mi fa sentire
un po’ della sua musica che migliora di una buona percentuale l’umore
della mia giornata, poi mi butta lì che uscirà a breve, il 25 novembre,
un podcast su di lei su Storytel.
La cosa mi incuriosisce, e dopo poco entro in contatto con la regista
Chloé Barreau,
parigina da 20 anni a Roma, che mi passa sotto banco tutto il podcast.
Lo ascolto in una botta, in cuffia tra faccende di casa e sparato in
macchina nei viaggi pirata a sconfinare la zona rossa. Ne rimango
rapito. Chloé mi dice che è
cinema da ascoltare, ed è
una definizione assolutamente calzante. Riesco a vedere nitide le
immagini di quello che sento, il podcast è montato perfettamente, Le
musiche di
Giorgio Maria Condemi, poi, sono la
ciliegina sulla torta. Un viaggio con tante voci, in cui Lilith recita
alcune pagine del suo libro al momento inedito (si intitola
Piccola Gemma
e gioca col thriller e con l’ucronia da vera pro) ancora in fase di
revisione, scegliendo solo quelle autobiografiche, alternandole a
momenti di vita quotidiana, incontri casuali, poetici e gong assurdi di
cui capirete il significato solo ascoltando le 4 puntate. Ascese e
cadute, momenti di festa, altri tremendi, nella vita di una
donna trans.
Chloé e Lilith, foto di Marco Ragaini
Il punto è quello, la transizione, ma resta in
secondo piano rispetto allo storytelling e alla storia molto poco
fiction di due donne che entrano in contatto tra di loro in modo
complementare: la narratrice e la narrata. La femminilità data per scontata e quella da conquistare,
la lotta per i propri diritti di essere umano, senza etichette o
catalogazioni. Io, ascoltatore, sono poco dentro le storie di femminismo
e transizione, e non nego da perfetto italiano medio di essere uno di quelli che ha avuto pregiudizi,
almeno una volta, anche se non lo ammetterebbe mai in società. Un po’
come quelli che pensano che il sovrappeso nei film debba sempre essere
il pauroso della compagnia, la studiosa per forza la sfigata, l’asiatico
quello che ne sa di tecnologia e l’africano quello col ritmo nel
sangue, anche a me è capitato di riporre le caratteristiche di una certa
scena LGBTQ+ nel cassetto della frivolezza e dello
stare senza pensieri, poco educato per fare il passo laterale e capire
che ogni persona ha una storia a sé stante, che merita di essere
ascoltata e va decisamente oltre la definizione di genere.
Non ci sono arrivato proprio oggi, a onor del vero, ma
Malafemmina di
Chloé Barreau sulla storia di
Lilith Primavera,
mi ha fatto entrare nella vita di una donna che ha un milione di
sfaccettature che non t’immagini: dall’ovvio lato vamp della notte a
quello dell’artista ricercata, dalla donna semplice, bucolica a quella
inaspettatamente nerd. Non solo oscurità e punti luce, però: nel podcast
ci sono un sacco di momenti in cui Lilith si mette in discussione, roba
davvero intima e personale in cui ogni persona che ha passato i 30 si
riconosce. Ecco la chiave:
Malafemmina non è (solo) un podcast che racconta la transessualità,
altrimenti sarebbe la solita cosa di nicchia che se sei interessato
all’argomento, bene, altrimenti sticazzi e se invece sei hater
congenito, schifi a priori. È la storia di una diva di provincia (perché
pure se stai sotto al Colosseo, l’Italia è tutta provincia), e di come
riesce a vivere in un mondo a volte gentile, spesso no, tra gli sguardi,
la curiosità morbosa e le domande che, alla fine, sono sempre le
stesse. Ascoltarlo non è solo divertente e interessante, ma anche un
passo verso la civiltà.
fonte: di
Simone Stefanini
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