Quando fu che il mugugno quasi animale,
appena significativo, si mutò in voce?
E che cosa fece davvero la differenza?
Quando, esattamente, il suono informe divenne voce?
Che cosa lo snaturò (o lo elevò) a tal punto?
La voce è uno strumento, si suol dire, specie per chi la usa nel proprio lavoro (nel teatro, nel mondo della musica e dello spettacolo, e in mille altre situazioni comunicative), e non mancano certo i manuali che promettono di insegnare come si fa.
Difficile descrivere cosa invece faccia questo libro, se non dicendo che risponde ai perché: con quale scopo, verso quale direzione, provenendo da quale storia e da quale base spirituale e filosofica stai facendo uscire la tua voce? «La voce è una mano, un artefice, è l’erpice che smuove la terra e evoca il germoglio. Così ̀ il suono autofeconda il pensiero. E nella voce, il suono si pensa»: dunque usare bene la propria voce – qualcosa di unico, inevitabilmente individuale, ma anche antico come l'uomo – senza comprenderne il significato, senza un impianto che si può ben definire filosofico, significa rischiare di possedere una tecnica priva di pensiero, priva di anima. E, infine, priva dell’elemento che secondo l'autrice è forse il più importante nell’abilità vocale: la capacità di ascoltare.
LAURA DE LUCA ha compiuto studi di filosofia e scienze della comunicazione. Radiogiornalista, conduttrice e autrice radiofonica, dal 1982 alla Radio Vaticana, ha studiato il fenomeno radio in diversi studi, saggi e convegni; sul fronte produttivo si è dedicata in particolare al recupero dello storico format delle interviste impossibili. Tra le ultime pubblicazioni: Cara Radio. Cartoline dal mondo della radio nell’epoca del web (Armando 2019), Manifesto per la liberazione dell’uomo (scritto da una donna) (Il Giornale, 2019), Nati per la radio (Solfanelli, 2020). Ha siglato anche testi di narrativa, poesia, e opere da lei illustrate.
fonte: Ufficio stampa www.graphe.it