Riceviamo e pubblichiamo questa lettera aperta al dottor Cannata da Lorenzina Opezzo
"Egregio dottor Cannata,
premetto che non sono alla ricerca di
visibilità né penso di candidarmi in futuro. Ciò per sgombrare il campo
da eventuali illazioni o pensieri molesti o che potrebbero diventare
tali.
Ho ascoltato il Suo intervento in Consiglio Comunale con un misto di
incredulità, imbarazzo per Lei e, se mi permette, di tenerezza per il
tentativo messo in atto di argomentare fatti tanto distanti tra loro da
non permettere collegamenti se non artificiosi. Su Bibbiano e dintorni
sono piene le pagine di giornali e non intendo soffermarmi; penso invece
alla Sua dichiarazione sul fatto che si batterà a favore della famiglia
“tradizionale” che mette bene in evidenza la Sua considerazione verso
un grande numero di cittadini che non sono eterosessuali, se ci fosse
bisogno di ulteriori esplicitazioni aggiuntive ai suoi chiarissimi post.
Non uno, più di uno, con scritte vergognose.
Lei è naturalmente libero di fare del Suo tempo ciò che vuole,
esprimendo il Suo disprezzo pubblicamente ma non può pensare che,
proprio per essere pubblico, non raccolga dissenso e disprezzo a sua
volta, quella che Lei ha definito gogna mediatica. E’ anche libero di
battersi per chi vuole ma non è libero di insultare. “Merde, feccia” si
può scrivere sul proprio diario personale o dire tra quattro amici al
bar; non in un luogo pubblico in cui vivono gay e lesbiche ed i loro
genitori.
Questi ultimi, madri e padri di coloro che Lei definisce
merde, tra l’altro, appartengono perlopiù a famiglie tradizionali, per
usare il termine che Lei predilige. Ecco, noi genitori di queste “merde”
abbiamo vite normali con i nostri ragazzi. Alti e bassi, feste di
famiglia, problemi, insomma tutto ciò che appartiene a tutti. Con la
differenza che i nostri ragazzi (e di riflesso anche noi) hanno spesso
avuto esperienze difficili, a volte dolorose, a volte molto dolorose. A
sentirsi definire "merde" a molti, dopo aver sopportato sguardi
ammiccanti, parole pesanti, essere stati tollerati, non interessa un bel
nulla; ad altri, invece, aumenta le difficoltà che spesso hanno e
preferiscono tacere, nascondersi.
Alcuni, non così di rado, nel sentirsi
messi alla gogna (anche loro!) e considerati fallati da gente come Lei,
non hanno strumenti e capacità per reagire e spesso scelgono un’altra
soluzione. Le lascio immaginare quale. Forse nella sua carriera di
medico non ha mai dovuto constatare la morte di chi ha preferito
togliersi la vita piuttosto che dare un dispiacere a qualcuno. Le parole
non sono mai leggere neanche quando si è tra amici, sono gravissime se
pronunciate da chi ricopre cariche pubbliche o aspira a ricoprirle.
Stupisce che Lei non capisca.
Egregio dottore, ha fatto male a non dimettersi. Legalmente può fare
ciò che vuole, ne ha diritto, ma non avere la consapevolezza che non si è
graditi neppure, a quanto pare, all’interno della propria maggioranza
e, soprattutto, che certe affermazioni in un ruolo pubblico sono
gravissime, è davvero singolare.
Per quanto riguarda me/noi la vita non subirà scossoni per ciò che
Lei scrive e, soprattutto, mi è difficile considerarLa un nemico.
Sarebbe eccessivo; la vita è molte volte complicata per mille motivi
tanto che tengo a salvaguardare quel che resta del giorno e,
soprattutto, non mi appartengono odio e rancore ma sono pronta però a
battermi anch’io per ciò in cui credo. Vuol dire che La penserò come un
signore che, con l’età che ha (non si offenda, siamo vicini
anagraficamente), ha ancora voglia di dividere il mondo in buoni e
cattivi in base al sesso ed alla provenienza (mi pare che abbia anche
detto che ci difenderà dalle invasioni) senza conoscere le persone.
A me, docente in pensione, continuano ad interessare l’umanità e
l’animo umano e sono fondamentalmente intransigente. La mia
intransigenza deriva però dalla capacità di ascoltare e dialogare,
capendo le ragioni degli altri perché l’esperienza umana è varia e
complessa e la nostra cultura, la nostra arte, scienza servono ad
accrescere le vite degli uomini, ad alimentarne l’animo. Non varrebbero
nulla se non riuscissimo a far con esse del bene agli altri uomini.
Sventolare il Vangelo non ci rende migliori. Don Gallo diceva che da
secoli un’idea di natura uguale per tutti, immutabile nel tempo e nello
spazio, non si trova più se non nei testi ufficiali cattolici. Ed
aggiungeva che “la nostra libertà non si aggiunge semplicemente a quella
altrui ma ne è parte integrante e costitutiva, poiché la libertà
procede sempre da chi ne è stato storicamente escluso”.
Ciò per dire che
la penserei così anche se non fossi coinvolta personalmente. Certi
principi sono irrinunciabili perché, se nella nostra famiglia non ci
siamo mai sentiti cittadini di serie b, essi valgono per tutti, anche
per coloro che non hanno la forza per farsi sentire.
Con questi pensieri Le auguro di vivere più serenamente la Sua età e
di confrontarsi spesso con gli altri perché l’umanità di persone
diverse da Lei non potrà che arricchirLa. E’ ancora in tempo."