sabato 10 luglio 2010

Danza, Verona Domenica 11 Luglio, Galà "Notte di stelle" a Corte Mercato Vecchio


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Domenica 11 luglio, nella suggestiva cornice medioevale di Corte Mercato Vecchio in centro a Verona, con inizio alle ore 21.30, si terrà il Gala di danza “Notte di stelle”, con la partecipazione straordinaria di alcune delle più acclamate étoiles del panorama della danza internazionale come Olga Esina, Marzia Falcon, Giuseppe Picone, Vladimir Shishov, Avetik Karapetyan, assieme ai primi ballerini, ai solisti e al Corpo di ballo dell’Arena di Verona il cui direttore, Maria Grazia Garofoli è l’ideatrice della serata. Lo spettacolo, che presenta al pubblico un ricchissimo programma, con alcune fra le sequenze di danza più note ed amate della storia, è suddiviso in due parti; la prima si aprirà con il Carnevale di Venezia (musica di Cesare Pugni) interpreti Scilla Cattafesta e Antonio Russo sulla celebre coreografia di Agrippina Vaganova.

Sulla musica di Minkus, tratta dal celebre balletto Il Corsaro danzeranno a seguire Ghislaine Valeriani e Tommaso Renda, sulle note del Lago dei Cigni di Čajkovskji si innesteranno Olga Esina e Vladimir Shishov, ad eseguire l’oramai storica coreografia di Marius Petipa; seguono Alessia Gelmetti e Zheren Pan, protagonisti di una coreografia di Maria Grazia Garofoli su musica di Invierno, di Astor Piazzolla, La lacrimosa di Mozart e Wolz verrà interpretata da Giuseppe Picone; questa prima parte terminerà con il “pas de deux” tratto dal Don Quixote di Minkus, sempre con coreografia di Petipa, eseguita da Avetik Karapetyan e Teresa Strisciulli.

La seconda parte si aprirà sulle note di Brahms e Marzia Falcon e Evgueni Kourtsev, che interpreteranno L’appuntamento, per la coreografia di Maria Grazia Garofoli, segue un omaggio all’88° Festival Lirico Arena di Verona, con una coreografia di Maria Grazia Garofoli tratta da Carmen, il capolavoro di Bizet in cartellone quest’anno, in cui si esibiranno Alessia Gelmetti e Avetik Karapetyan, con altri elemeti del Corpo di Ballo dell’Arena di Verona. successivamente, in questo ricchissimo programma, un “a solo” di Marzia Falcon su musica di Villa-Lobos, Guitare, per la coreografia di Micha Van Hoecke, seguito da una creazione di Maria Grazia Garofoli, Narcissus su musica di Debussy, che verrà interpretata da Giuseppe Picone, Ilenia Montagnoli e Scilla Cattafesta.

Prima della chiusura il “pas de deux”da Le Corsaire, su musica di Drigo e coreografia di Petipa, con protagonisti Giuseppe Picone, Olga Esina e Vladimir Shishov. Chiusura con il Gran finale al quale tutti i protagonisti del gala di danza saranno chiamati a partecipare.Il biglietto d’ingresso per accedere al meraviglioso spazio di Corte Mercato Vecchio è di 8 € per questa eccezionale occasione per il pubblico veronese appassionato di danza.
Direttore del Corpo di Ballo Maria Grazia Garofoli,
Maetre e assistente alle coreografie Eriberto Verardi.
fonte carnetverona.it

Informazioni presso il call center dell’Arena di Verona 045 8005151
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Giuseppe Picone


Olga Esina


Vladimir Shishov


Marzia Falcon


Avetik Karapetyan


Alessia Gelmetti Evgueni Kourtsev


Amaya Ugarteque e Toni Russo


Teresa Strisciulli


Scilla Cattafesta


Ilenia Montagnoli


Ghislaine Valeriani

LGBT, "GAY" E "TRANS": LITE FURIBONDA IN TV DA BARBARA D'URSO TRA PAOLA CONCIA E ALESSANDRO MELUZZI!



Lite furibonda tra l'onorevole Paola Concia (Pd) e lo psichiatra Alessandro Meluzzi negli studi di "A Gentile Richiesta", programma pomeridiano condotto da Barbara D'Urso su Canale 5. Si parlava di transessualità e omosessualità.

A un certo punto, Concia denunciava l'esistenza di un tale Nicolosi, che negli States "curerebbe" l'omosessualità, conducendo i gay sulla "retta via" e trasformandoli in etero.

Meluzzi furibondo blaterava da studio qualcosa e non si capiva niente. Alla Concia era impossibilitato parlare. La deputata ha protestato più volte, sbottando: "Sei un cafone , Meluzzi". La lite è continuata per un po'.

Meluzzi sosteneva che Joseph Nicolosi non è un cialtrone ma uno psichiatra accreditato.
La Concia ribatteva che è impossibile guarire o far guarire dall'omosessualità.
Ma Meluzzi continuava a interrompere l'onorevole, la quale ha gridato tante volte:"Sei un prepotente, perchè non mi fai parlare, così come ti ho fatto parlare io". Meluzzi sosteneva la "legittimità" delle azioni di Nicolosi : "se uno è sposato e bisex ha diritto a farsi aiutare a scegliere".

Ritornando al tema della puntata, la Concia ha concluso che è difficile per un trans essere accettato in famiglia e nella società. La deputata ha consigliato alle persone gay in difficoltà di rivolgersi all'Assaociazione denominata Agedo che ha lo scopo di sostenere la condizione omosessuale e transessuale.

"I genitori vanno aiutati , visto che la società non lo fa" ha concluso Paola Concia.
Da un'indagine, è risultato che su 5 ragazzi frequentanti le scuole, almeno uno compie atti di bullismo omofobo. Tale comportamento è più diffuso nel sud e negli istituti tecnici. Tra i termini offensivi più usati, "frocio", "finocchio", "checca".
fonte blog.libero.it ROMOLO RICAPITO

Lgbt, Queer-Ink.com, prima libreria gay in India


In India è stata aperta la prima libreria online completamente gay, con sede a Malad, nella periferia di Mumbai. La libreria si chiama QueerInk.com. Il portale della libreria è stato avviato da Shobhna Kumar, una lesbica che ha lavorato nella comunità lgbt, prima come consulente, attivista, e anche come portavoce per le prevenzioni dall’HIV; Kumar spiega che l’idea di rendere disponibile questo servizio per gli utenti è nato da una propria esperienza personale.

Infatti, la donna non era mai riuscita ad acquistare libri a tema lgbt e Amazon, compagnia commerciale online, di certo non sarebbe riuscito a mandare i testi a destinazione, perché non avrebbero superato il controllo alla dogana perché libri a tematica lgbt, offenderebbero la sensibilità indiana.

Ci sono poche librerie online indiane, ma richiedono diverse settimane per la consegna. E soprattutto perché ci sono molte altre persone che si trovano nella stessa posizione della donna lesbica.

Queer-link.com offre libri di narrativa, libri universitari, libri sulla salute, le opere sulle dinamiche genitori e figli, libri per bambini e una miriade di riviste. La linea erotica non è in vendita. Attualmente ci sono 200 testi disponibili, di cui la metà di autori indiani,tradotti in diverse lingue regionali.

I libri sono per gli omosessuali e chiunque voglia saperne molto di più su questi temi, si tratta quindi di responsabilizzare e informare.

Kumar spiega che le persone gay vogliono modelli, per vedere le loro vite riflesse nella narrativa. Queer-Ink.com inoltre funziona come una community, completo con un calendario di eventi LGBT in tutta la nazione. Molti degli eventi elencati, sono oggetti di discussione nel forum, perché Kumar spera di incoraggiare i suoi utenti a dialogare.

Il portale dispone di una sezione per gli scrittori gay, dove gli utenti possono presentare storie originali e poesie e le più interessanti saranno pubblicate. Il sito è impegnato a portare alla luce le nuove voci e dar loro l’attenzione che meritano.

La comunità lgbt indiana sta compiendo enormi passi avanti, tuttavia l’essere gay continua ad essere visto come un tabù e le difficoltà per farsi accettare nel Paese sono ancora molto evidenti.
Immagine tratta da: advocate.com;
fonte Advocate

Fashion, «La scarpetta nel piatto»: un libro tra stile e gola, che parla di tacchi e lasagne


Nenella Impiglia Curzi, imprenditrice calzaturiera marchigiana, racconta della sua storia e di quella della sua terra, di moda e cucina, attraverso le ricette della nonna e l'evoluzione del gusto del vestire

Al posto della culla una scatola da scarpe imbottita d'ovatta. Quasi un'incubatrice casareccia per quello scricciolo di bambina nata a solo otto mesi.
A Nenella Impiglia il destino ha subito indicato la strada. E quella che sembra una favola è solo l'inizio della vita di un'imprenditrice marchigiana di successo. Nel campo delle calzature, naturalmente.

Vestire i piedi per lei è qualcosa che, al di là degli affari, ha molto a che fare con la moda, ma soprattutto con la sua terra.
Perchè i piedi, scrive Nenella, «simboleggiano le nostre radici e quindi il rapporto con la realtà, l'espressione del nostro muoverci nella vita».
Lo scrive nel suo primo libro, «La scarpetta nel piatto» (Éthos edizioni), per raccontare con grazia e originalità della sua vita e del suo lavoro, della creazione delle scarpe e di tradizioni delle Marche, a incominciare da quella culinaria.L'altra tipica di questa regione, si sa, è quella calzaturiera.

Un mix strano di fashion ed eno-gastronomia, costume e storia, esperienza e mito, che indaga sul significato di un piatto prelibato come di una mise dall'eleganza perfetta, che scava in una ricetta come nell'origine di una calzatura e di un abito.
«Moda e cucina: due universi che si sfiorano, si toccano e talvolta si intersecano.

É la passione e la creatività che muovono entrambi...Il cibo, al pari di un abito, assume significati sociali, culturali, simbolici», scrive Nenella nel libro.
Ecco che allora si può parlare insieme di tacchi e di lasagne, trovando un antico legame che va oltre gli uni e le altre.

I primi, per qualcuno furono indossati la prima volta dal sultano turco Tamerlano, per nascondere l'andatura claudicante e per qualche altro furono inaugurati da Monna Lisa, perchè Leonardo voleva la sua figura più slanciata e sensuale.

Le seconde, quelle grosse e rettangolari che chiamano «vincesgrassi», sono il piatto-bandiera della cucina marchigiana. Sarebbero state battezzate così nel 1799 da un capitano austriaco poco avvezzo all'italiano, che compatteva nella regione le truppe di Napoleone. Il principe Windisch-Graetz ne fu tanto entusiasta da storpiarne per sempre il nome.

Raccontando della storia antica insieme alla vita nella sua grande famiglia dominata dalle donne, Nenella riporta alla luce i consigli di nonna Cesira nella preparazione dei piatti, le indicazioni per la tavola da apparecchiare, i suggerimenti per il vestito nero e «svolazzante» da indossare per la prima cena con quello che diventerà suo marito.
Con lui, Renato Curzi, inizierà l'avventura nel mondo dell'industria calzaturiera in cui entreranno anche le figlie Silvia e Valentina, fino alla creazione di brands oggi famosi come Akethon, Vic Matiè, Oxs.

«Moda e cucina - spiega Nenella- rivivono ogni giorno nell'Antica Fornace, la ex fabbrica di mattoni che, con l'azienda di famiglia, abbiamo ristrutturato e restituito al territorio, trasformandola in contenitore di idee, ove assaporare anche i piatti della tradizione marchigiana».

Si potrebbe dire che anche questo libro si divora in un boccone, tanto è ricco di aneddoti, superstizioni, consigli, storie strane e curiose.
Tanto è pieno di autentica emozione per la propria terra d'origine.
L'espressione scelta come titolo è particolarmente efficace, perchè unisce i due universi in cui all'autrice piace vivere.

Per «fare la scarpetta nel pietto», ci vuole entusiamo e gioia di vivere, buon gusto e una sana voracità che può diventare impulso creativo.
Con uno sguardo deciso e anticonvenzionale verso le tendenze future e un po' di nostalgia per quel che vogliono dire le vecchie ricette della nonna.

Raccolte dalla mamma su un quaderno a quadretti e pubblicate oggi dalla nipote, sono un omaggio alla tradizione su cui poggiano le scarpe del domani.
fonte ilgiornale.it di Anna Maria Greco

venerdì 9 luglio 2010

News dal Mondo lgbt....Stop contro la legge bavaglio


Ci fermiamo un giorno per dire no alle leggi liberticide e per dire sì al diritto di essere informati!

Anche i media LGBTQ dicono SI alla libertà d’informazione e dicono NO alla “Legge bavaglio” e quindi al tentativo da parte di questo Governo di restringere la libertà d’informare da parte della stampa e quella di conoscere e sapere da parte di tutti gli italiani.

Il testo di Legge, dopo il sì del Senato, dovrebbe arrivare alla Camera entro la fine di luglio e verrà discusso in aula - come si è deciso - dopo il dibattito sulla manovra di Tremonti.

Che cosa cambierà se il ddl intercettazioni dovesse diventare una legge dello Stato?
I punti di maggior rilievo sono due:

1. la prima grande differenza riguarda lo strumento delle intercettazioni nelle indagini condotte dai Pm e realizzate dalla polizia giudiziaria.

2. la seconda è la censura imposta a giornalisti ed editori, con forti limitazioni alla libertà d’informazione.

E’ per questo che oggi 9 luglio abbiamo deciso di aderire alla manifestazione nazionale, che si terrà anche in rete, contro questa legge vergognosa e liberticida per cui per tutta la giornata il nostro sito non sarà aggiornato.
Aderiscono anche Gay.tv, Gay.it, Gaynews24.com, Notiziegay.com, Gayfreedom.it, napoligaypress.it, Newsdalmondolgbt

la legge bavaglio punto per punto su il salvagente clicca o vai al link

http://www.ilsalvagente.it/Sezione.jsp?titolo=Punto+per+punto+la+legge+bavaglio%3A+ecco+cosa+cambierebbe&idSezione=7273



Riporto qui di seguito, stralcio per i blogger da espresso.repubblica.it

"Tre esponenti del Partito Democratico (Civati, Gentiloni e Orfini) hanno invece lanciato una campagna "salva blog" contro uno specifico comma della legge Bavaglio. "Il comma 29 dell'art. 1 – si legge nell'appello - prevede che la disciplina in materia di obbligo di rettifica prevista nella vecchia legge sulla stampa del 1948 si applichi anche ai "i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica"!

I blogger all'entrata in vigore della nuova legge anti-intercettazioni, dovranno provvedere a dar corso ad ogni richiesta di rettifica ricevuta, entro 48 ore, a pena, in caso contrario, di vedersi irrogare una sanzione fino a 12.500 euro. Ma un blog non è un giornale, il blogger non è un redattore, spesso gli aggiornamenti sono saltuari.

Si può rischiare una maximulta perché magari si è in vacanza o non si controlla la posta? Ciò significa rendere la vita impossibile a migliaia di siti e di blog, ben diversi dalle testate giornalistiche. Lo fanno dimenticando che la rete è proprio un'altra cosa". Sul sito del Partito Democratico è possibile firmare l'appello o esporre il widget della campagna sul proprio blog."

Oltre alle iniziative degli ultimi giorni, online è possibile aderire anche alle mobilitazioni nate mesi fa, che tutt'oggi continuano a crescere e ad informare chi vi ha aderito sull'evoluzione della protesta. La petizione di No Bavaglio, lanciata tra gli altri dal costituzionalista Stefano Rodotà, ha raggiunto le 240 mila firme e il relativo gruppo su Facebook ha 80 mila utenti.

La campagna dei post-it lanciata da Repubblica e ValigiaBlu ha superato le 1.200 foto e, sempre sul sito di Repubblica è possibile ascoltare i video-appelli di personalità della cultura e dello spettacolo contro il ddl interecettazioni.

La pagina "Italy's democracy at risk" raccoglie invece gli articoli della stampa internazionale, con il doppio intento di favorire la diffusione tra chi non parla italiano e fornire agli italiani il punto di vista della stampa estera sulla vicenda. Nella pagina "discussioni" di questo gruppo è possibile leggere gli articoli scegliendoli in base alla lingua in cui sono scritti: spagnolo, tedesco, francese e inglese.

Non accenna a diminuire neppure il numero di utenti che hanno deciso di "togliere la faccia" per questa protesta e che su Facebook espongono come foto del profilo non uno scatto personale ma immagini legate alla legge Bavaglio: bandiere italiane listate a lutto, manichini imbavagliati, i cartelli della ValigiaBlu, la prima pagina bianca de La Repubblica e soprattutto Post-it con messaggi come "Non ci faremo mettere il bavaglio", "La legge Bavaglio impedisce ai cittadini di essere infornati" e annunci della manifestazione del primo luglio.

Sul sito di microblogging Twitter è stata lanciata una campagna parallela: attraverso il servizio Twibbon centinaia di avatar espongono adesso un triangolino giallo in segno di protesta. La causa No Bavaglio ha già raccolto su Twitter oltre duemila persone. Per seguire la protesta "cinguettante" ci sono le hashtag #noalbavaglio e #freeitaly che rimbalzano in questi giorni online.
fonte espresso.repubblica.it/dettaglio/no-bavaglio

giovedì 8 luglio 2010

Lgbt, Orgoglio trans, in migliaia a Roma in occasione dello scorso Gay Pride


Oltre 100mila persone: giovanisismi e meno, lesbiche e trans, figli e genitori, etero e gay. C'è chi li guarda. I politici li temono
Per fare un Gay Pride a Roma questa non era certo la settimana migliore. Transessuali di nuovo accusati di voler “incastrare” politici, petardi contro il Gay Village, ritrovo estivo degli omosessuali nella Capitale, e tutti i manifesti che annunciavano il corteo coperti da altre scritte.

La Festa però, al Roma Pride 2010, non sono riusciti a rovinargliela. Non tanto per i numeri – gli organizzatori dicono 100mila, ma anche tra i partecipanti c’è chi ammette che sono molti meno – quanto per chi c’è. Giovanissimi e meno, lesbiche e trans, figli e genitori, etero e gay. Tutti insieme a chiedere una cosa semplice semplice: uguaglianza. Il ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna ovviamente in piazza non c’è e nemmeno sulle accuse ai transessuali lanciate dalla finestra di via Manlio Torquato aveva detto una parola.

Ieri non ha potuto che definire la manifestazione “gioiosa, serena e partecipata”. Per dare un segnale più concreto della sua presenza potrebbe adoperarsi per la modifica della legge Mancino che le associazioni chiedono da tempo: estendere il reato di discriminazione per motivi razziali, etnici e religiosi anche all’omofobia. O almeno, rispondere a un’altra richiesta ancora più semplice: creare a Roma quel monumento intitolato ai gay e ai trans vittime di violenza che già esiste a Parigi e Berlino.

Ieri, il Pride romano una corona l’ha già deposta in un luogo ideale. Per dire che se nessuno li ascolta fanno da sé, hanno anche attraversato San Giovanni in Laterano, la piazza che vorrebbero ma che gli hanno sempre negato. Ovvio che il corteo non chieda solo simboli. Vogliono matrimonio, possibilità di adozione, la fine delle discriminazioni sul lavoro, una legge contro l’omofobia. Sperano che nel Parlamento italiano possa finalmente nascere una ‘lobby dei diritti’, così come ci sono, e si sentono, quella dei cattolici e quella dei bravi di giorno e cattivi di notte. Daniele Priori è il segretario nazionale di GayLib, associazione gay di centrodestra.

Sono ragazzi iscritti al Pdl, alla Lega e all’Udc, stanchi dell’“incoerenza” dei loro partiti. Il caso Zaccai insegna: in piazza con il crocifisso a lanciare strali contro la prostituzione, a casa in compagnia di trans e imbottito di cocaina. “Non c’è limite al ridicolo – dice Priori – Lo scriva pure, anche se è ora di finirla con questo gossip guardone. Accompagnarsi a un trans non è reato, sono fatti suoi. Il punto è che l’amore – non quello sporco, quello fatto con la droga – è uguale per tutti. Deve diventare come una battaglia sindacale”. Ma di una ‘lobby’, si sente il bisogno anche nella società. Mariella, 56 anni, è madre di una ragazza lesbica. Confessa che nonostante lei e suo marito siano laici e di sinistra, il coming out sia stato uno shock.

Per questo ora – ogni lunedì pomeriggio, in via Efeso a Roma – vanno all’Agedo, l’associazione che aiuta i genitori a riprendersi dal colpo. “Mi dispiace – dice Mariella – di aver cominciato ad impegnarmi solo quando sono stata personalmente coinvolta. Una nazione che non ha diritti uguali per tutti non si può chiamare democratico. Ricordiamocelo anche quando non ci riguarda”.
fonte ilfattoquotidiano.it

Danza, domani sera a Roma “NOTTE DI STELLE” FONDAZIONE ARENA DI VERONA & ASSOCIAZIONE INVITO ALLA DANZA


Domani sera Venerdi 9 luglio
FONDAZIONE ARENA DI VERONA & ASSOCIAZIONE INVITO ALLA DANZA
presentano
“NOTTE DI STELLE”
prima assoluta
serata appositamente ideata da Maria Grazia Garofoli per il ventennale di Invito alla Danza
GALA con le étoiles ospiti
Giuseppe Picone, Igor Yebra, Oksana Kucheruk, Vladimir Shishov, Olga Esina, Marzia Falcon
e i Primi Ballerini dell’Arena di Verona
Amaya Ugarteque, Toni Russo, Alessia Gelmetti, Ilenia Montagnoli, Eugenio Kourtsev

La serata coprodotta dalla Fondazione Arena di Verona e dal Festival Invito alla Danza, prevede un Gala interpretato dalle étoiles più affermate nel panorama internazionale che in questi anni si sono esibite per l’Arena di Verona quali Giuseppe Picone e Igor Yebra étoiles internazionali freelance, Oksana Kucheruk étoile del Balletto dell’Opéra National di Bordeaux, Vladimir Shishov ed Olga Esina étoiles del Balletto dell’Opera di Vienna e Marzia Falcon impareggiabile interprete della Compagnia l’Ensemble di Micha van Hoecke. Accanto a questo eccezionale ensemble si esibiranno Amaya Ugarteque, Toni Russo, Alessia Gelmetti, Ilenia Montagnoli ed Eugenio Kourtsev, primi ballerini dell’Arena di Verona.
Il repertorio sarà di ampio respiro. Si passerà infatti dal virtuosismo dei più importanti balletti classici dell’800 quali “Carnevale di Venezia”, “Lago dei cigni”, “Don Quixote”, “Carmen” e “Le Corsair” accanto a creazioni moderne quali “Zorba il Greco” di Lorca Massine, “Guitare” di Micha Van Hoecke e “Aimez vous Brahms?”, “Invierno” e “Narciso” di Mariagrazia Garofoli, direttrice del Corpo di Ballo.

FONDAZIONE ARENA DI VERONA
Dopo una lunga e orgogliosa storia, iniziata nel lontano 1913, la Fondazione Arena di Verona che gestisce il più grande Teatro Lirico all’aperto del mondo, nasce a tutti gli effetti nel giugno del 1998. L’attività principalmente svolta è lo sviluppo e la diffusione dell’arte musicale, coreutica e concertistica sia in Italia che all’Estero, producendo spettacoli di alto livello artistico e professionale. Con la nomina a Sovraintendente del dott. Francesco Girondini, il balletto riceve un nuovo impulso e nuovi spazi. Da questa lungimirante scelta nasce la proposta di una coproduzione tra la Fondazione Arena di Verona e il Festival Invito alla Danza che presentano, per l’eccezionalità dell’evento, un programma in prima assoluta e in esclusiva, ideato da Maria Grazia Garofoli, direttore del Corpo di Ballo, assistente alle coreografie Eriberto Verardi
fonte invitoalladanza.it

Clicca sulle foto per ingrandire.

Giuseppe Picone


Vladimir Shishov e Olga Esina


Marzia Falcon


Amaya Ugarteque e Toni Russo


Alessia Gelmetti e Eugenio Kourtsev


Oksana Kucheruk


Igor Yebra


Ilenia Montagnoli

INFORMAZIONI
INFO c/o Villa Pamphilj tel 06.5817425 (attivo dal 23 giugno)
da lunedì a venerdì dalle h. 10.00 alle h. 13.00 e dalle h. 16.30 alle h. 19.30
sabato dalle h. 10.00 alle h. 13.00

BOTTEGHINO tel 06.5812892 (attivo dal 23 giugno)
da lunedì a sabato dalle h. 16.00 alle h. 19.00

UFFICI INVITO ALLA DANZA
dal lunedì al venerdì dalle ore 11.00 alle ore 17.00
tel 06.39738323 fax 06.39372574
info@invitoalladanza.it

PRIMO SETTORE
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SECONDO SETTORE
Intero € 25
Ridotto € 22

Lgbt, Un libro gay per l'estate. Bert d'Arragon: La Libellula


Scrivere un libro sulla Resistenza; anzi, una storia di persone nella resistenza, e lì, come una prosa di amore essenziale, narrare la storia di Pietro, di Giovanni che, adolescenti, scoprono di essere innamorati l’uno dell’altro, in una Italia tra le peggiori della sua storia: il fascismo, le persecuzioni, i confini, gli assassinii dei “nemici”, la guerra. La Libellula, di Bert d’Arragon, toscano di adozione, nato in Westfalia da una famiglia dalle antiche origini spagnole, è un romanzo dai respiri intensi che grazie alle meticolose ricerche dell’autore, più volte diventa narrazione storica, lasciando che gli immaginari personaggi, sembrano diventare parte vera di quella nostra fetta di storia assurda e, speriamo, irripetibile.

Trecentonovanta pagine dove il lettore giovane troverà sprazzi intelligenti e formativi per sapere, ove necessitasse ancora, cosa era quell’Italia nefanda e tuttavia non arresa del tutto; e ai meno giovani saprà dare memoria e lucidità.

La Libellula è un libro accogliente e affascinante tanto da instillare in chi lo legge un desiderio di far parte di quell’amore tra Giovanni e Pietro prima, e poi tra il primo e Niccolò. In questo uragano di passioni e avventure, altri personaggi non meno interessanti, tra ruffiani, donne mercenarie, uomini piegati al potere mussoliniano, altre donne particolarmente coraggiose da imbastire ragnatele di resistenza necessarie a salvare se stesse e gli altri.

C’è una sconfinata umanità nel libro di Bert d’Arragon, che la privilegia dinanzi alla violenza di un regime satrapo e meschino. E poi, questi amori, incanalati in cuori dolci e misteriosi, quasi innocenti. Ci si innamora di Giovanni che batte le dita sul pianoforte per poi diventare un insigne musicista; di Pietro, l’io narrante della prima parte del romanzo, fresco e quasi sacro, persino quando rivela a Giovanni che sposerà una donna. E Niccolò, l’ultima tenerezza che sente il peso di essere arrivato a narrazione iniziata, ma non sarà di certo questo a frenare la sua passione.

Quel loro peregrinare in un’Italia che li insegue, anche a causa della loro omosessualità, fa dire ad Adolfo, amico fervido di Giovanni e Pietro:

“(…) Poi arrivano due finocchi e ti insegnano come affrontare la vita da uomo. Non ci avevo mai pensato, ma ho capito che non importa che cosa uno prende in culo, importa come prende la vita”.

Dovrei narrare di Maria Margherita, una donna benestante, che accoglie i fuggiaschi Pietro e Giovanni, nella sua casa, facendoli diventare figli, regalando loro istruzione, successo, e poi lei stessa al servizio della Resistenza, della cellula La Libellula che forgia uomini e donne nella Resistenza e anche nel dolore più struggente.

Dovrei raccontare di tanti tra coloro che Bert insignisce nel suo fantastico libro, storie che potrebbero essere vere, in quella fase di storia, dove tanti eroi sono scomparsi senza che qualcuno li ricordi come tali.

Ci sono stacchi, nel libro, che potrebbero confondere. Dico, potrebbero, a causa di tanti documenti che l’autore riporta nella sua integralità. Ma non si tratta di difficile lettura, proprio per questa ipotetica catenella che aggancia un fatto all’altro; una persona con altra persona; l’amore tra due ragazzi e altri.

“Per il regime gli omosessuali in Italia non esistevano e lasciando intatta questa bugia, si poteva fare quel che si voleva. Ma chi smascherava la bugia, come facevamo noi con la nostra sola esistenza, veniva schiacciato.”

Bello è, che a leggere storie di ieri, e per giunta in chiave romanzata, sembra che ci sia una continuità nell’oggi, come l’impietoso ma reale quadro che Bert fa sulla chiesa cattolica, dall’egoismo sfrenato e dall’attenzione assurda alla moralità sessuale.

Come tanti tra voi sapranno, Bert d’Arragon, è dalla fine degli anni ‘80, un militante di Arcigay; insegna anche yoga e Meditazione. Speriamo ci sia un nuovo libro perché Bert, con La Libellula, dà prova di una passione innata per la scrittura. Peccato davvero se dovesse fermarsi qui.
Bert d’Arragon “La Libellula” I.S.R.Pt Editore, 13,00 euro
fonte queerblog

Fashion Style, Stuart Hughes presenta l’iPhone 4G Diamond Edition


Come previsto Stuart Hughes non ha deluso le attese. L‘iPhone 4G di Apple ha una nuova versione ancora più preziosa. Proprio ieri vi avevo parlato dell’ultima edizione del telefono della Apple di quarta generazione, (da 32 GB sbloccata) tutta in oro. Infatti, il lato è in oro bianco 20 carati, oro rosa 18 carati e oro giallo 24 carati. Per la versione gold del Melafonino il prezzo parte da 1.595 sterline fino ai 2.195 sterline per l’esemplare con anche la parte posteriore d’oro. Ma oggi è già arrivata la notizia del nuovo iPhone in platino e diamanti.

Stuart Hughes interpreta il nuovo telefono di lusso utilizzando i metalli più preziosi. La nuova versione si chiama iPhone 4G Diamond Edition, il celebre telefono ora brilla sempre di più.

La cornice perimetrale del telefono è decorata da 6.5 carati di diamanti con base tutta in platino. Il nuovo modello è stato creato nell’atelier di Liverpool, città di provenienza del designer e non mancherà di attirare l’attenzione di tanti amanti del lusso, soprattutto di quello più sfarzoso.

L’edizione è super limitata, solo 50 sono gli esemplari in vendita per 13.000 sterline ciascuno. Il design è pulito e nel pacchetto è incluso un un portafogli in pelle di struzzo rifinito a mano, con diversi alloggiamenti per le carte di credito.
foto tratta da luxurylaunches.com, fonte Stuart Hughes

mercoledì 7 luglio 2010

Lgbt, Napoli i napoletani ed il gay pride, La città ha ancora una volta dimostrato il suo alto grado di tolleranza


Due settimane fa un gigantesco e variopinto corteo è sciamato per le strade cittadine portando una nota di allegria ed un invito alla tolleranza: erano i partecipanti al Gay pride, il giorno dell’orgoglio omosessuale, festeggiato per la prima volta nella nostra città.

L’evento al quale hanno aderito non meno di 50.000 persone è stato preceduto da intense giornate di riflessione e di approfondimenti, dalle tavole rotonde alla presentazione di libri sull’argomento; si è inoltre messo a fuoco l’esigenza di una normativa specifica che includa l’aggravante per il reato di omofobia, una pratica disdicevole che ha visto una vergognosa impennata negli ultimi tempi in città come Roma e Milano.

La manifestazione da piazza Cavour a piazza Plebiscito si è svolta sotto lo sguardo divertito e compiaciuto di tutti i napoletani, che, pur non prendendo parte direttamente alla sfilata, la osservavano incuriositi additando il carro più esotico o più pruriginoso, mentre alcuni, i più anziani, esclamavano senza malizia: “ non mi ero mai accorto che a Napoli ci fossero tanti ricchioni”.

La città, patria dei femminielli e riconosciuta capitale mondiale della tolleranza non poteva comportarsi altrimenti. Nella sua storia millenaria si è nutrita di diversità, facendo prevalere l’alieno sull’identità.

Napoli nella sua lunga storia, più volte millenaria, non ha conosciuto né il ghetto né l’Inquisizione, perché il carattere peculiare che ci contraddistingue da sempre è la tolleranza, che oggi, pur tra tante pressanti emergenze, ci fa progettare a Ponticelli una grande moschea e che in futuro ci permetterà certamente di rappresentare un ideale laboratorio sperimentale di convivenza tra popoli eterogenei e culture diverse.

Il napoletano, come dimostrano recenti statistiche, non vede di buon occhio l’omosessuale più o meno dichiarato, quello politically correct, che oggi, altrove, va tanto di moda ed è apparentemente accettato da una società ipocritamente buonista, ma ha sempre accettato la figura del femminiello, che da noi può vivere quasi sempre, soprattutto nei quartieri popolari, in una atmosfera accogliente, segnata dal consenso e dal buonumore.

Nel variegato universo omosessuale, ancora mal classificato sia scientificamente che culturalmente, il pianeta costituito dai femminielli napoletani occupa un’isola privilegiata.
Nato in uno squallido basso, privo di aria e di luce, in una famiglia in cui la promiscuità è la regola, e dove i figli, tanti, dormono tutti assieme in un unico letto, il femminiello trova il pabulum ideale per sviluppare le sue particolari tendenze; è sempre l’ultimo dei figli maschi, cocco di mamma, al cui modello di dolcezza femminile tende spontaneamente, decidendo, ad un certo momento, senza essere incalzato da cause organiche o costituzionali, di appartenere: di essere donna!

Nei quartieri popolari è raro che questa decisione venga giudicata una disgrazia, la famiglia non pensa nemmeno lontanamente di allontanarlo, perché sa bene che anche la società del vicolo lo accetterà senza problemi, anzi poco alla volta lo utilizzerà bonariamente come un factotum buono per mille piccoli servizi, dall’aiuto nel fare la spesa al rammendo degli abiti, mentre nessuna mamma avrà timore di affidargli i suoi bambini, anche piccoli, se dovrà allontanarsi per qualche ora dal basso per un’improvvisa incombenza.

Il femminiello gode quindi di una bonaria tolleranza in tutti i quartieri poveri della città, dove collabora attivamente all’arcaica economia del vicolo e dove, per la cultura popolare, non è mai un deviato, ma al massimo uno stravagante, che ama travestirsi ed imbellettarsi come una donna, assumere movenze e tonalità vocali caricaturali, amplificate da una gestualità quanto mai espressiva.

Il popolino lo accetta volentieri e lo utilizza frequentemente come valvola di sfogo di malumori e aspettative insoddisfatte, scaricandogli addosso, senza malizia, una valanga di improperi in un cordiale quanto irripetibile turpiloquio, condito di frasi onomatopeiche ad effetto, comunque senza mai isterismi o inutili intenzioni moralistiche.

Volgarmente è chiamato ricchione dal popolino, che ignora di adoperare un termine assai antico e di origine spagnola. Furono infatti i nostri dominatori per tanti secoli ad introdurre, all’inizio del Cinquecento, nel nostro dialetto la parola orejones, con la quale si indicavano gli omosessuali, eredi della dinastia incaica, che si facevano forare ed allungare i lobi delle orecchie come segno distintivo.
Di giorno il femminiello fa vivere al quartiere momenti di gustosa ilarità, quando va a fare la spesa o semplicemente passeggia guardandosi intorno.

Truccati pesantemente soprattutto alle labbra, indossano camicette scollate e pantaloni attillatissimi, che a fatica nascondono una dimenticata, ma sempre imbarazzante appendice sessuale. Nonostante la cultura modesta, hanno spirito mordace, senso del ridicolo e la battuta sempre pronta. Raggiungono il massimo della teatralità dal verdummaro, quando palpeggiano e scelgono le zucchine più lunghe e più dure o si beano accarezzando i meloni più tondi.

Quando entrano in un negozio il divertimento è assicurato, vengono accolti con piacere dagli astanti e qualche ragazzo impertinente li sfruculea, canticchiando qualcuno dei motivi dedicati a loro dai neomelodici o la celebre canzone di Pino Daniele, che racconta la storia di un travestito di nome Teresa.

La diffusione capillare della droga, anche se giunta in ritardo nella nostra città, perché ad essa si opponevano famosi camorristi, come lo stesso Cutolo, ha travolto equilibri secolari ed anche la comunità dei femminielli ne ha risentito vistosamente. La peste del XXI secolo, l’AIDS, ha cominciato a dilagare, riducendo a larve e fantasmi vaganti tanti omosessuali, costretti a diventare miseramente posteggiatori abusivi o mendicanti.
I vicoli dei quartieri spagnoli, dopo il sisma del 1980, sono stati progressivamente occupati da extracomunitari, dalla cultura lontanissima dalla nostra, per cui è scomparso quell’ambiente familiare del vicolo, con la sua economia ed i suoi rapporti interpersonali molto stretti, quasi maniacali. La vita quotidiana nelle stradine sopra via Toledo era scandita da un senso di socializzazione e di appartenenza fortissimo, ancor più stretto per chi viveva nella stessa strada. Il senso della vita comunitaria tra il popolino si è affievolito lentamente dal dopoguerra in poi, per deteriorarsi maggiormente con l’arrivo di cingalesi e capoverdiani.

Un dato eminentemente urbano, non derivato dalla civiltà contadina, che ha caratterizzato per secoli i nostri vicoli e che oggi è al capolinea. Scomparso il proprio territorio protetto i femminielli si trovano oggi alla deriva senza bussola e senza consenso sociale. Devono combattere con i viados brasiliani, importati massicciamente dalla malavita, portatori di una sottocultura diversa, legata unicamente al moloch dei nostri giorni infelici: il denaro.

Cambieranno, scompariranno, come sono scomparse le nostre puttane, sostituite egregiamente da albanesi e nigeriane? Sembra sia in atto una vera e propria mutazione cromosomica. In ogni caso i femminielli di domani saranno diversi da quella specie, che ha allignato per 25 secoli all’ombra del Vesuvio, costituendo una caratteristica, nel bene e nel male, della nostra amata città.

L’importante è che una manifestazione come quella di sabato serva a rinsaldare il carattere tollerante dei napoletani e sia di monito ad essere ogni giorno rispettosi dei diritti dei diversi, soprattutto quando per diverso si intende il disabile o l‘extra comunitario.
fonte capitanata.it Achille della Ragione

LGBT, ATLETICA: IAAF,CASTER SEMENYA PUO' TORNARE ALLE GARE, ESCLUSA FU' AL CENTRO DI UN CONTROVERSO CASO SULLA SUA IDENTITA' TRANSESSUALE


(ANSA-AFP) - ROMA, 6 LUG - Caster Semenya può tornare a gareggiare. Lo ha reso noto la Federazione internazionale di atletica (Iaaf) con un comunicato diffuso oggi. La 19/enne atleta sudafricana, medaglia d'oro negli 800 ai Mondiali di Berlino nel 2009, si era sottoposta a esami per chiarire i dubbi sul suo sesso e da allora aveva dovuto sospendere l'attività agonistica. "L'iter iniziato nel 2009 per il caso di Caster Semenya è stato completato - si legge nel testo -. La Federazione mondiale di atletica leggera (Iaaf) accetta le conclusioni di una commissione medica, secondo cui l'atleta può gareggiare con effetto immediato. (...) I dettagli sanitari del caso rimangono riservati e la Iaaf non farà ulteriori commenti su questo argomento".
La Iaaf aveva deciso ad agosto scorso, prima della finale degli 800 dominata dalla Semenya, di nominare un gruppo di esperti per investigare sull'identità sessuale dell'atleta, che ha un fisico molto mascolino. I risultati dei primi test avevano rivelato che Semenya è uno pseudoermafrodita, in quanto, come organi genitali interni, al posto di utero e ovaie ci sarebbero i testicoli. In base agli esami svolti la Iaaf ha deciso di riammettere la mezzofondista sudafricana alle gare femminili. I dubbi della Iaaf e dell'opinione pubblica internazionale sull'identità sessuale della Semenya avevano provocato forti reazioni politiche e sociali in Sudafrica. Il caso aveva gettato nel caos anche la Federazione sudafricana di atletica. Il presidente, Leonard Chuene, aveva assicurato che sull'atleta non erano stati svolti test prima dei Mondiali 2009, salvo poi essere smentito. Secondo quanto emerso, invece, gli esperti della Federazione sudafricana avevano sconsigliato di iscrivere la ragazza alla rassegna iridata.
Fonte: Ansa-Afp

Iniziative Lgbt, “Diversamente etero” un documentario per parlare di identità negate e omofobia nei media


Nell’ultima edizione del Grande fratello due concorrenti, Sarah e Veronica, hanno avuto una storia “d’amore”. E così hanno dato una visibilità mediatica senza precedenti all’omosessualità femminile. Il paradosso è che due ragazze hanno sempre sostenuto di essere eterosessuali, eppure hanno conquistato migliaia di fan lesbiche, bisessuali, etero-curiose, oppure innamorate dell’amore “a prescindere”. Donne che hanno difeso il rapporto di Sarah e Veronica contro tutte le censure e gli stereotipi con cui è stato affrontato dalla tv ufficiale.

Abbiamo deciso di raccontare la storia loro e delle loro fan per parlare di omofobia e visibilità glbt nei media. Nel paese che ospita il Vaticano, la questione gay viene ancora trattata come un problema di morale sessuale invece che di tutela delle minoranze. In questo contesto la visibilità gay acquista un’importanza centrale.

La minoranza gay e lesbica, infatti, è uno di quelli che gli psicologi sociali chiamano “gruppi screditabili”: come gli ebrei, hanno la possibilità di mascherarsi da “maggioranza” per evitare le discriminazioni. Ma l’invisibilità è una condanna. Ecco come la descriveva Patricia Highsmith, forse la più importante scrittrice di crime stories del secolo scorso. E segretamente lesbica: Fino ai trent’anni circa ero essenzialmente come un ghiacciaio, o come una pietra. Penso che mi stessi “proteggendo”. Era sicuramente legato al fatto che ero costretta a nascondere completamente i miei impulsi emotivi più importanti. Questo è il problema dell’omosessuale dotato di coscienza: che non solo nasconde i suoi obiettivi sessuali, ma che nasconde altrettanto la sua umanità e il suo cuore.

Essere invisibili agli altri significa anche essere invisibili a se stessi. In più, si “diventa” o “ci si scopre” gay, lesbiche, bisessuali e trans perché di solito si nasce da una famiglia etero. Questo significa che l’obbligo dell’invisibilità rende ancora più difficile per le persone glbt costruire la propria identità, scoprire chi sono. Per questo esistono le “icone gay”: sono i modelli che gay e lesbiche vanno a cercarsi dove possono.

Oggi la sfida della visibilità glbt, nel nostro Paese, si gioca soprattutto sui media – e quelli italiani sono ancora molto omofobi. Diversamente etero vuole raccontare tutto questo, attraverso il fenomeno Grande fratello – le immagini che fanno bene e quelle che fanno male – e attraverso le parole di fan, attiviste, ricercatori ed esperti che si occupano di omofobia.

Per farlo, però, abbiamo bisogno anche del vostro aiuto. Diversamente etero è un progetto libero, indipendente e auto-prodotto. Vorremmo che restasse tale: per questo abbiamo aperto sul nostro sito una pagina dedicata alle donazioni http://www.diversamentetero.it/partecipa.html
Bastano pochi euro a testa, se siamo in tanti, per riuscire a rompere il silenzio sull’omofobia nei media italiani. Aiutateci.
Elena Tebano
fonte donnedellarealta

Lgbt, Ornella Muti: «Siamo tutti diversi e tutti uguali»


Ornella Muti è dalla parte dei gay, ed ha voluto sottolineare bene questo concetto, con un discorso dove traspare tutta la sua gratitudine al pubblico lgbt che l’ha sempre sostenuta. «La differenza tra essere omosessuale o meno è la stessa che passa tra l’avere i capelli biondi o mori. – ha detto Ornella Muti - È solo una constatazione. O sei bionda o sei mora. Siamo tutti diversi e tutti uguali». L’attrice si è sempre battuta per la comunità lgbt e contro ogni forma di discriminazione.

«Io sono cresciuta, sono stata sostenuta, supportata dal mondo gay. E questa mia presenza da Elton John al Gay Village, è un modo per essere sempre con loro e magari dare una mano, un aiuto contro la discriminazione», ha spiegato l’icona gay Ornella Muti.

Oltre alla Muti, vi sono tante altre icone gay, dalla grande Raffaella Carrà a Valeria Marini, tutte accomunate dalla completa “tranquillità nei confronti degli omosessuali”, e da un forte carattere.

Un attimo di attenzione l’attrice lo riserva anche per le persone transessuali, ricordando che lei ha recitato nel 1981 in “Nessuno è perfetto“, che tratta proprio questa tematica: «Non credo siano cambiate molte cose per i trans dagli anni Ottanta a ora. Forse adesso se ne parla di più, ma loro sono sempre ghettizzati, picchiati, nascosti».
fonte gaynews via gaywave

martedì 6 luglio 2010

Lgbt Pride, Cancellate le trans, criminalizzato il movimento. Tra i promotori l’unica trans è antimmigrati e antiprostituzione, di Porpora Marcasciano


Il Pride di quest’anno ci è stato scippato, però per coprire la questione e camuffarla si sente dire che si tratta di uno scazzo tra associazioni o tra prime donne.

E’ un modo semplicistico per liquidare una cosa ben più pesante: che è il primo Pride più o meno dichiaratamente di destra della storia. Intanto perché ad organizzarlo ci sono soggetti non molto limpidi, che dentro il movimento glbt sono stati visti con diffidenza: Imma Battaglia che difende a spada tratta Alemanno, dicendo che è il miglior sindaco che Roma abbia avuto perché ha degli interessi da salvaguardare, l’Arcigay Roma che difende i propri locali sulla Gay Street romana e Gaylib, associazione che si dichiara di destra.

I proponenti sono questi. La rappresentanza transessuale è in mano a tale Francesca Busdraghi (Azione Trans) la quale, oltre ad essere di Gaylib, è esplicitamente di destra, antimmigrati, antiprostituzione. E’ lei che dovrebbe rappresentare le trans.

Ma l’origine del Pride fu la rivolta di Stonewall, e a Stonewall l’eroina, colei che lanciò il tacco a spillo che fece esplodere tutto, era Silvia Rivera: trans, prostituta, ispanica, emarginata. E tutte queste sue particolarità Silvia le ha difese appassionatamente anche venendo in Italia, fino alla sua morte, nel febbraio 2002.

Il Pride ha un senso, la storia glbt ha un senso: si iscrivono nella logica della liberazione, nella lotta per i diritti e l’uguaglianza. Questa logica nel Pride romano 2010 se ne è andata a quel paese. Tra le iniziative c’è un dibattito su questione transessuale e mass media tra Francesca Busdraghi e Martina Castellana, la candidata del Pdl nella provincia di Salerno. Le trans non sono rappresentate, vorrei gridarlo.

In più il dibattito si è svilito, c’è stata dietro una strategia di distruzione ben precisa. Gli organizzatori hanno usato lo stesso sistema che usano i politici di destra in tv: provocare fino a quando uno risponde, a quel punto basta dire un semplice “a” che diventa aggressione. Qualsiasi cosa si dice e si fa diventa un’aggressione.

Hanno fatto diventare un caso politico nazionale la supposta aggressione a Paola Concia al Pride di Napoli. Paola Concia è una politica, in quanto tale è esposta a critiche e contestazioni. A Napoli c’è stata una semplicissima contestazione da parte di 5 travestite drag che le hanno dato della fascista perché era andata a Casapound.

Da qui a dire che questa è un’aggressione violenta ce ne passa. Così tutta l’area “antagonista” viene liquidata come violenta, aggressiva, quando poi a ben vedere la vera aggressione arriva da loro, la vittima passa per aggressore e viceversa.

Tutto questo viene usato per motivare il Pride di Roma, che non ha struttura portante politica né rivendicazioni. Il documento “Noi non ci saremo” è stato firmato da 50 associazioni del movimento glbt italiano: si tratta di quasi tutte le associazioni italiane, è questo che va chiarito. Un fatto simile avrà un significato. Altro che prime donne.

Rattrista anche vedere come tutta l’operazione sia chiara al movimento ma non ai politici che dovrebbero rappresentarci. Mi spiace che Nichi Vendola appoggi questo Pride. La sinistra fa un passo avanti e due indietro. Credo che dei punti di riferimento ci debbano essere, io ce li ho, il mio percorso di liberazione è cominciato 35 anni fa e più passa il tempo e più mi pare chiaro, mi spiace che questo percorso prezioso venga svilito con accuse brutte, le associazioni hanno una storia e la rivendicano.

In Italia l’area gay-lesbica-trans rispecchia la situazione del Paese, che è di arretramento culturale e politico. C’è il revisionismo storico, quando ci vengono rivolti certi attacchi vengono rovesciate le parole. Il termine “antagonista” oggi è usato come dispregiativo, per indicare tutti coloro che cercano di approfondire le questioni, di dare senso al proprio percorso di liberazione.

E’ in corso un tentativo di discredito, di criminalizzazione di un movimento, per cui tutto quello che è critica o articolazione del discorso viene tacciato come pericoloso e violento.
di Porpora Marcasciano
fonte gayroma.splinder da "Liberazione

Lgbt, "Cambiare sesso non è un capriccio". Trans, l'inchiesta di "Terre di mezzo"


Cambiare sesso non è un capriccio o una perversione. Ma un percorso, a tappe: colloqui dallo psicologo, cure ormonali, cambio del guardaroba, sedute dall'estetista. Sandra Tognarini, giornalista transessuale, racconta il suo viaggio nell'inchiesta "Senza trucco" di Terre di mezzo - street magazine di luglio-agosto.

A partire da Bologna, dove dal 1994 esiste il consultorio del Movimento italiano transessuale, convenzionato col servizio sanitario nazionale. Al momento assiste 670 persone, due su tre sono uomini che desiderano diventare donne. Età media 25-30 anni e di buona cultura: la metà sono diplomati e uno su quattro è laureato.

Sandra Tognarini
"La mia non è una scelta, ma una scommessa obbligata -scrive Sandra Tognarini-. La speranza è quella di trovare la serenità a lungo cercata". Ormai è quasi giunta al traguardo: a ottobre verrà operata al Sant'Orsola di Bologna. Nell'inchiesta raccontano la loro storia, lontana dagli stereotipi, anche Nicole e Sheina: la prima è buddista, la seconda è una fedele della Chiesa-vetero cattolica. "Anche le persone transessuali pregano e hanno una vita spirituale".

Un servizio di Terre di mezzo di luglio, inoltre, è dedicato al cinema distribuito "dal basso": con poche decine di euro è possibile organizzare una serata con film e documentari di qualità ma fuori dai circuiti delle grandi major. Basta andare, per esempio, sui siti zalab.org o docume.org per rendersene conto.
fonte affaritaliani.it

Libri Lgbt, Il romanzo storico ora diventa gay, in arrivo “Helpless”, l’omosessualità ai tempi di Oscar Wilde.


Ecco qualcosa che molto probabilmente non vedremo mai sugli scaffali delle librerie italiane.
Stiamo parland di “Helpless”, l’ultimo romanzo di M.J. Pearson, una scrittrice che, come dice lei stessa nel suo sito, “scrive romanzi storici gay”.

In Helpless si parla della storia d’amore di due uomini dell’alta società inglese, durante gli anni del processo ad Oscar Wilde,

Il romanzo precedente, “Discreet Young Gentleman”, ebbe un enorme successo e vinse anche il “Lambda Literary Award” (premio letterario per i migliori scrittori di tematiche LGBT) per la miglior storia d’amore.

Marlys sul suo sito (marlyspearson.com) racconta come mai a scelto di scrivere romanzi omosessuali, dichiarando di sostenere la comunità e i matrimoni tra persone dello stesso sesso.

Una scrittrice molto vicina alle esigenze dei suoi lettori. Ci ha fatto sorridere, visitando il suo sito, la sezione “Aiuto! Non posso portarmi il libro sull’autobus”, in cui, un giovane lettore chiedeva aiuto perchè le copertine dei romanzi di Marlys (abbastanza esplicite) gli impedivano di leggere serenamente in pubblico. Ecco allora che l’autrice ha pensato di suggerire un tutorial per fabbricarsi autonomamente una copertina che protegge da sguardi indesiderati.

Insomma, per chi fosse stanco della saga di twilight e volesse immergersi nelle suggestive atmosfere vittoriane, Helpless e gli altri romanzi della Pearson potrebbero essere un buon suggerimento per le letture sotto l’ombrellone.
fonte tribe.notiziegay

Icone Lgbt, Madonna: “Deve ancora nascere la mia erede”


Niente eredi per Madonna
“Deve ancora nascere chi mi sostituirà” - ha sentenziato Madonna a proposito di una sua erede nel firmamento della musica internazionale di cui lei è da anni l’indiscutibile regina. La cantante italo - americana si è stufata di sentir parlare di artiste che potrebbero presto prendere il suo posto, semplicemente perchè nessuna finora si è rivelata all’altezza di Sua Maestà Musicale. E fa i nomi di Gwen Stefani, Patsy Kensit, Cindy Lauper. Tutte sparite.
fonte gaywave

Il Confucianesimo è un ostacolo per la comunità lgbt cinese


Matrimonio di massa in cina durante l’expo 2010
Circa il novanta per cento tra gay e lesbiche cinesi si sente oppresso dalla società, secondo cui la cosa giusta sarebbe quella di sposare un membro del sesso opposto per asserire ai valori del Confucianesimo, fondamentale scuola filosofica, morale e politica della Cina.
Uno dei precetti del Confucianesimo è, infatti, quello riferito all’importanza della famiglia, intesa qui come l’unione tra uomo e donna; questi ultimi hanno, pertanto, l’obbligo di portare avanti la famiglia e procreare.

Per fortuna il confucianesimo non include l’omosessualità nella lista delle pratiche proibite, ma l’enfasi sull’importante dei doveri matrimoniali e la procreazione esercitano una sorta di discriminazione sessuale nei confronti della comunità lgbt.

Elizabeth Murphy, una giovane studentessa presso l’università statale di Penn ha condotto una ricerca sull’argomento a Shanghai, tra i giovani della comunità lgbt.

Il movimento gay cinese non è abbastanza sviluppato, l’ha anche dichiarato un docente di sociologia, Wei Wei, ciò per cui si sentono maggiormente oppressi non sono tanto le aggressioni omofobe o le situazioni legate all’omofobia ma piuttosto la pressione esercitata dalla società stessa per il matrimonio.

I risultati della ricerca riguardano anche le storie di giovani studenti tra gay, lesbiche, bisessuali e transessuali che non hanno fatto coming out per evitare l’orrore da parte dei genitori. Ora questi ventenni si sentono in colpa perché “costringerebbero i loro genitori a chiudersi dentro l’armadio” perché dovrebbero nascondersi per evitare che gli altri membri della famiglia possano sapere.

I ragazzi e le ragazze della comunità lgbt sono disperati perché molti potrebbero non accettarsi, in Cina la società è impostata sulla famiglia e la cosa più brutta sarebbe quella di rovinare le aspettative dei propri genitori. È anche vero che queste cose si verificano in tutte le altre società, compresa la nostra.

Molte delle coppie intervistate dalla studentessa hanno dichiarato che stanno progettando un matrimonio eterosessuale strategico. Basterebbe trovare due coppie di sesso opposto e il gioco è fatto: una coppia gay sposa una coppia lesbica; alla fine sono tutti contenti e non si deludono le aspettative della famiglia.

Gli organizzatori del Gay Pride di quest’anno speravano in una partecipazione più numerosa da parte della comunità lgbt rispetto a quanto accaduto al festival del gay pride di Shanghai dello scorso anno, interrotto dalla polizia che ha censurato molti eventi.

L’omosessualità è stata legalizzata in Cina tredici anni fa ed è stata eliminata dalle malattie mentali nel 2001.
fonte Advocate

lunedì 5 luglio 2010

News dal Mondo LGBT e non solo...oltre 10.000 Visite...Grazie Lisa


Volevo ringraziare tutte le persone che passano da questo mio Blog...
Ringrazio a chi passa casualmente...
Ringrazio chi passa regolarmente...
Ringrazio tutti/e, ma proprio tutte le persone che passano da qui....
Ho aperto questo Blog solo pochi mesi fà,
era solo il 24 Dicembre, e oggi 5 Luglio...

E siamo arrivati a oltre 10.000 visite!
Per me sono tantissime se considerate in solo 190 giorni!!
Forse per qualcuno non sarà un record, ma per me è un successo..
Ricordo benissimo quando pubblicavo i miei primi post,
con la speranza...e un pò col dubbio..
che qualcuno li avesse mai letti...

Ho iniziato a gestire questo Blog come qualcosa di emozionante e fragile..
visto il mio fine e gli argomenti trattatati,
poi è stato un crescendo di stimoli a proseguire,
vista la vostra fedeltà nel seguirlo..
ma mai avrei creduto a tanta attenzione.

Poi via via, post dopo post e tanti commenti..
siamo arrivati fino a qui, e a questo splendido risultato..Grazie a voi.
Sul Blog come saprete, potete leggere informazioni in vari settori
dal mondo Lgbt a Danza, Cinema, Teatro, Eventi, Musica, Libri, Arte, etc..
Credetemi, è fondamentale per qualsiasi Blog vedere che è seguito,
e il mio oltre che dall'Italia, con molta soddisfazione,
anche dal resto del Mondo grazie alla translitterazione.

Lo potrete verificare cliccando ed entrando nel contatore "Visite al mio Blog"
per poi cliccare dopo sulla colonna a sinistra su Geolocation,
e li vedrete in dettaglio Nazioni e Città.

Le vostre visite e commenti, mi danno sempre più voglia e convinzione di continuare,
il mio successo lo fate voi, che siete la parte la parte più importante del mio impegno qui...

Un Grazie Speciale va a tutti quei miei Amici e Amiche
che mi hanno sempre incoraggiata a continuare...
Vi ringrazio, uno per uno per il vostro apporto !

Ad i miei tanti amici che conosco, e anche a chi non conoscerò mai...
ora siete veramente tanti..!
Non posso che dirvi
Grazie...Thank you, Merci, Danke, Choukran, Tighmmi, Gracias, Obrigada, Spasiba, Asante, Tack...Lisa

Lgbt, Video gay da YouTube: 21 modi per fare coming out


Il coming out è qualcosa che è al centro della vita di tutti i gay, volenti o nolenti. C’è chi decide di dirlo a tutti e di vivere apertamente la propria sessualità, chi fa una cernita accurata delle persone a cui confidarlo e chi invece non se la sente e vive nell’ombra i propri gusti sessuali e sentimentali.

E noi di Queerblog vi veniamo incontro e vi regaliamo questo video gay in cui un ragazzo ( e che ragazzo…) ironicamente suggerisce 21 modi per poter dire di essere omosessuali.
Qui sotto il video, con alcuni dei modi più originali e divertenti:

* in giapponese (tanto chi vi capisce?)
* allo specchio (quello forse più sfacciato)
* cantando (meglio di lui, spero…)
* ruttando (molto “maschia” come modalità)
* in chiesa (ma sottovoce, eh…)
* nudo (direi il più diretto e comprensibile)
fonte queerblog.it Foto IrregularTimes

Life, "Il maschio ideale si riconosce dalla voce"


JANE l'aveva capito subito, sentendo l'urlo di Tarzan, che su un uomo con quella voce si poteva contare. Perché non importa il fisico - altezza, peso, massa muscolare - è la voce a rivelare la forza di un uomo, la sua aggressività, anche la potenza sessuale. Lo dice una ricerca scientifica apparsa sulla rivista The Proceedings of the Royal Society.

Gli scienziati dell'Università di California hanno realizzato uno studio per analizzare i segreti della voce maschile e hanno scoperto che le donne hanno una sorprendente abilità a capire quanta potenzialità ci sia in un uomo, solo ascoltandolo parlare (tralasciando forse, le cose che dice). Solo analizzando voci maschili registrate, anche se parlano lingue straniere, le signore sanno selezionare i compagni più forti, indipendentemente dall'aspetto fisico.

Dimmi come parli e ti dirò chi sei: la virilità non si stabilisce guardando un fusto silenzioso che esibisce i muscoli, ma al contrario, sentendo parlare un mingherlino o un simpatico orso che esibisce una voce profonda.
(nella foto George Clooney, buona parte del suo sex appeal dicono derivi proprio dalla voce! Cioè, anche dalla voce!)

È l'appeal della voce a guidare le donne (dunque), spiega l'autorevole Times che ha dedicato allo studio ampio spazio, anche se - guarda caso - sono uomini fascinosi come Cary Grant, George Clooney, Richard Burton, Russell Crowe ad avere anche il tono giusto. Basso, profondo. Una voce che tocca corde misteriose e avvicina esseri umani di sesso diverso, che segna le differenze e contribuisce a garantire la continuazione della specie.

L'esperimento è partito registrando le voci di uomini più diversi (dai rappresentanti di una tribù boliviana ai pastori delle Ande, agli allievi di college in Romania e negli Stati Uniti), che ripetevano tutti la stessa frase, pronunciata con un tono normale. La forza fisica è stata misurata in base alla stretta di mano, alla circonferenza del torace e dei bicipiti, in base a quanti scontri fisici avevano avuto negli ultimi 4 anni. Ogni soggetto è stato giudicato in base a una scala di sette livelli.

Modulare la voce si rivela un'arma vincente, come spiega Trevor Cox, professore di Ingegneria acustica all'Università di Salford, Manchester, che spiega come una conversazione può diventare intima quando i toni diventano bassi, si stabilizzano, tendono a creare complicità. La tecnica usata dai grandi seduttori dello schermo: basta vedere Cary Grant nella versione originale di Notorious, quando cede al fascino di Ingrid Bergman.

Dalle origini dell'umanità le voci maschili si sono sempre imposte rispetto a quelle femminili, gli uomini primitivi combattevano per procurarsi il cibo e la terra: dovevano imporsi sul nemico incutendo rispetto e paura, non solo con la forza fisica. Già nel 2007 un gruppo di ricercatori americani dell'università di Harvard, insieme ai colleghi della McMaster University e dell'ateneo statale della Florida, studiando la tribù degli Hazda, in Tanzania, hanno scoperto che le donne trovano più attraenti i timbri bassi, e che a un timbro basso e tenebroso è legata una maggiore facilità di procreazione.

A quel tipo di voce più profonda è associato un maggiore tasso di testosterone, potrebbe essere indicativo di una maggiore abilità nella caccia e nel proteggere la prole. Secondo gli scienziati, dunque, la voce è un elemento importante per far luce sull'evoluzione del genere umano.

Le donne affascinate dai taciturni prendano appunti, è importante sentire almeno due parole, il tono con cui vengono pronunciate. Se la voce impressiona e lascia il segno è un buon inizio: l'abbiamo imparato dal regno animale. Nelle tribù delle scimmie, ad esempio, le grida più potenti servono alle femmine di scimpanzé per capire quale sia il maschio dominante, quindi il più forte. Il compagno ideale con cui costruire una famiglia.
fonte Repubblica

Lgbt, Gay licenziato: tutto nelle mani del giudice


Salvatore è un uomo omosessuale di Ostia che ha fatto coming out già da diverso tempo. Da molti anni convive con il fidanzato, non si traveste da donna, non ha atteggiamenti effeminati. È semplicemente omosessuale. Ebbene, questo dettaglio – secondo lui – avrebbe causato il suo licenziamento dall’ azienda farmaceutica del nord per la quale ha lavorato per ben 18 anni. Secondo quanto riportato dall’azienda, la ragione del licenziamento sarebbe ben diversa.

“Passeggiava tra le bancarelle allestite per la finale della Champions League, - è riportato dall’azienda che ha licenziato il ragazzo - nei pressi dell’Arco di Augusto e dello stadio Olimpico di Roma, mentre aveva comunicato di avere regolarmente svolto la sua attività di informazione scientifica con ben nove medici. Ed anche al pomeriggio non intervistava i medici dichiarati”.

Ma Salvatore non ci sta a farsi licenziare per una ragione del genere: “Avrò fatto quattro passi tra le bancarelle, ma ho anche lavorato. Tra l’altro, la mia mansione di informatore tecnico scientifico non prevede un orario fisso predeterminato e verificabile concretamente, in quanto le mansioni, vista la natura del lavoro svolto, sono tali da rendere impossibile l’esercizio di un efficace controllo”.

Se non si tratta di questa ragione, allora cosa sta alla base del licenziamento? Salvatore sostiene di non aver nascosto la sua omosessualità, ma da qualche tempo riceveva battutacce da parte di alcuni capoarea, del tipo: “non vogliamo froci in azienda” oppure “troveremo il modo di farti fuori”.

“Eppure io, in diciotto anni, ho sempre tenuto un comportamento irreprensibile.- spiega l’uomo, che tramite l’avvocato Antonella De Santis, ha presentato ricorso al tribunale di Viterbo - Al limite, per la contestazione avanzata, potevano darmi una sanzione disciplinare, non il licenziamento. Non si può buttare in mezzo a una strada una persona di 45 anni: dove lo trovo un altro lavoro?”

Adesso la decisione spetta al giudice, che dovrà decidere se questo licenziamento è dovuto ad un atteggiamento discriminatorio, ed a noi non resta che esprimere il nostro sostegno e la nostra solidarietà a Salvatore!
fonte gaynews

domenica 4 luglio 2010

Lgbt, Fiat a Madrid: le 500 sfilano al gay pride

Fiat 500 Gay Leather

TORINO 3 luglio 2010 (Ansa)Cinque modelli di Fiat 500, rivisitati in nome dell'orgoglio gay, sfilano nel fine settimana a Madrid in occasione del Gay Pride. Lo rivela un servizio del quotidiano spagnolo El Mundo, che ha diffuso le immagini dei cinque originali allestimenti.

Ogni modello è stato disegnato per cogliere le caratteristiche dei gruppi che animano la sfilata di Madrid. C'é la versione 'Drag', omaggio alla cultura e alla storia delle Drag Queen, quella 'Lesbo', una 500 cabrio con tanto di rossetto che spunta dalla capote di tela e smack sulla fiancata. La 'Cool' assomiglia invece a una palla stroboscopica da discoteca, mentre la 'Leather' è dedicata a chi ama la pelle e le borchie.

Originale anche la 'Bear', che fa il verso agli orsacchiotti di peluche. Questi modelli, così personalizzati, saranno poi esposti nella Plaza de Vasquez de Mella. Un'idea del settore marketing di Fiat Spagna che non sembra essere destinata ad avere un seguito. Le cinque auto, infatti, sono state realizzate apposta per il Gay Pride, non è prevista la loro vendita.
Fonte Agenzia Ansa
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Fiat 500 Lesbo


Fiat 500 Drag Queen


Fiat 500 orso


Fiat 500 Cool