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sabato 10 luglio 2010
Fashion, «La scarpetta nel piatto»: un libro tra stile e gola, che parla di tacchi e lasagne
Nenella Impiglia Curzi, imprenditrice calzaturiera marchigiana, racconta della sua storia e di quella della sua terra, di moda e cucina, attraverso le ricette della nonna e l'evoluzione del gusto del vestire
Al posto della culla una scatola da scarpe imbottita d'ovatta. Quasi un'incubatrice casareccia per quello scricciolo di bambina nata a solo otto mesi.
A Nenella Impiglia il destino ha subito indicato la strada. E quella che sembra una favola è solo l'inizio della vita di un'imprenditrice marchigiana di successo. Nel campo delle calzature, naturalmente.
Vestire i piedi per lei è qualcosa che, al di là degli affari, ha molto a che fare con la moda, ma soprattutto con la sua terra.
Perchè i piedi, scrive Nenella, «simboleggiano le nostre radici e quindi il rapporto con la realtà, l'espressione del nostro muoverci nella vita».
Lo scrive nel suo primo libro, «La scarpetta nel piatto» (Éthos edizioni), per raccontare con grazia e originalità della sua vita e del suo lavoro, della creazione delle scarpe e di tradizioni delle Marche, a incominciare da quella culinaria.L'altra tipica di questa regione, si sa, è quella calzaturiera.
Un mix strano di fashion ed eno-gastronomia, costume e storia, esperienza e mito, che indaga sul significato di un piatto prelibato come di una mise dall'eleganza perfetta, che scava in una ricetta come nell'origine di una calzatura e di un abito.
«Moda e cucina: due universi che si sfiorano, si toccano e talvolta si intersecano.
É la passione e la creatività che muovono entrambi...Il cibo, al pari di un abito, assume significati sociali, culturali, simbolici», scrive Nenella nel libro.
Ecco che allora si può parlare insieme di tacchi e di lasagne, trovando un antico legame che va oltre gli uni e le altre.
I primi, per qualcuno furono indossati la prima volta dal sultano turco Tamerlano, per nascondere l'andatura claudicante e per qualche altro furono inaugurati da Monna Lisa, perchè Leonardo voleva la sua figura più slanciata e sensuale.
Le seconde, quelle grosse e rettangolari che chiamano «vincesgrassi», sono il piatto-bandiera della cucina marchigiana. Sarebbero state battezzate così nel 1799 da un capitano austriaco poco avvezzo all'italiano, che compatteva nella regione le truppe di Napoleone. Il principe Windisch-Graetz ne fu tanto entusiasta da storpiarne per sempre il nome.
Raccontando della storia antica insieme alla vita nella sua grande famiglia dominata dalle donne, Nenella riporta alla luce i consigli di nonna Cesira nella preparazione dei piatti, le indicazioni per la tavola da apparecchiare, i suggerimenti per il vestito nero e «svolazzante» da indossare per la prima cena con quello che diventerà suo marito.
Con lui, Renato Curzi, inizierà l'avventura nel mondo dell'industria calzaturiera in cui entreranno anche le figlie Silvia e Valentina, fino alla creazione di brands oggi famosi come Akethon, Vic Matiè, Oxs.
«Moda e cucina - spiega Nenella- rivivono ogni giorno nell'Antica Fornace, la ex fabbrica di mattoni che, con l'azienda di famiglia, abbiamo ristrutturato e restituito al territorio, trasformandola in contenitore di idee, ove assaporare anche i piatti della tradizione marchigiana».
Si potrebbe dire che anche questo libro si divora in un boccone, tanto è ricco di aneddoti, superstizioni, consigli, storie strane e curiose.
Tanto è pieno di autentica emozione per la propria terra d'origine.
L'espressione scelta come titolo è particolarmente efficace, perchè unisce i due universi in cui all'autrice piace vivere.
Per «fare la scarpetta nel pietto», ci vuole entusiamo e gioia di vivere, buon gusto e una sana voracità che può diventare impulso creativo.
Con uno sguardo deciso e anticonvenzionale verso le tendenze future e un po' di nostalgia per quel che vogliono dire le vecchie ricette della nonna.
Raccolte dalla mamma su un quaderno a quadretti e pubblicate oggi dalla nipote, sono un omaggio alla tradizione su cui poggiano le scarpe del domani.
fonte ilgiornale.it di Anna Maria Greco
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